TB Magazine Giugno 2010

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ASI Commissario da 16 anni! RIFLESSIONI La città dentro, di Roberto Romeo SCUOLA Le voci dei ragazzi PERSONE Saverio Cinieri, Antonella Chiaramida SATIRA/1 I crocieristi messi in croce SATIRA/2 Dalla Russia con “Nel Sole”

DOSSIER PORTO: MOLTE PROMESSE, POCHE NAVI

L’AUTORITÁ DEI PROCLAMI La frutta dall’Egitto, i collegamenti con Turchia e Bulgaria, la Biennale di Venezia nel capannone Montecatini, le navi containers... Viaggio tra le tante promesse (non mantenute) di Giurgola e dei suoi predecessori. Possono tre navi da crociera salvare un bilancio fallimentare? WWW.TBMAGAZINE.IT TB

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EDITORIALE

Non restate a guardare! Fabio

TUTTOBRINDISI NUMERO 21 - GIUGNO 2010 TIRATURA 5000 COPIE Autorizzazione Tribunale di Brindisi n. 4 del 13/10/1995

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Mollica Come siamo provinciali! Le crociere? Un grande risultato. Ma ora finiamola con le patetiche interviste auto-celebrative.

Direttore Responsabile FABIO MOLLICA Grafica SALVATORE ANTONACI Stampa Tipografia MARTANO (Lecce) Redazione/Pubblicità Prolungamento Viale Arno, sn 72100 Brindisi Tel/Fax 0831 550246 E-mail info@fabiomollica.com Hanno scritto su questo numero Emanuele Corvetto Guido Giampietro Stefano La Monica Iole La Rosa Mario Lioce Pierpaolo Petrosillo Tiziana Piliego Romberto Romeo

Distribuzione gratuita nei principali luoghi di lavoro e di ritrovo dal 10 di ogni mese La lista dei circa 200 punti di distribuzione è possibile consultarla sul nostro sito internet

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MA COM’È CHE SIAMO DIVENTATI COSÍ? Fino a qualche anno fa passavano da Brindisi un milione di turisti. C’era gente che dormiva sul lungomare, che passeggiava sui corsi. Ed era tutto normale. Oggi arrivano tre navi da crociera e sembra che sia arrivato in città Cristoforo Colombo con le sue caravelle. E passi per il primo “storico” ormeggio della Zenith, e per quell’indimenticabile parata di vip e stelle, nani e ballerine, sbandieratori e assessori, presidenti e giornalisti in estasi, ma ora basta! Caro presidente dell’Autorità portuale, Giuseppe Giurgola, abbiamo capito che sono arrivati i crocieristi, ma non è che ad ogni attracco dobbiamo sorbirci le interviste a lei, agli amministratori locali e ai turisti... Vede, potrà sembrare strano, ma questa è una città che aspira ad essere normale, anche se, grazie ad una inspiegabile involuzione avvenuta nel corso degli ultimi 30 anni, è diventata una città dove il normale è divenuto evento. Lei ha fatto un ottimo lavoro portando le navi da crociera a Brindisi, ma ha fatto esattamente il suo lavoro, cioé quello per cui è pagato. Nulla di più. La colpa di tutto questo, certo, non è tutta sua. Nel quasi-nulla che ci circonda,

l’arrivo dei crocieristi ha fatto perdere la testa anche a qualche nostro assessore, consigliere comunale e via dicendo. Ai giornalisti, quelli no, loro fanno quello che gli si dice. Anzi, quello che gli dite di fare: basta inviare un comunicato

Sono trascorsi due mesi dall’arrivo della prima nave, sarebbe ora di iniziare a risolvere altri problemi del nostro porto, come i traghetti spariti ed i containers mai arrivati

stampa e tutti in ginocchio sotto la nave, col microfono in mano, ad attendere la discesa dalla scaletta dei nuovi Messia. Basta, vi prego, basta con questo provincialismo. Sono passati due mesi dall’arrivo della prima nave! Non è che a Bari ad ogni ormeggio di Costa Crociere o Msc (navi ben più grandi e importanti delle nostre) fanno tutta ‘sta commedia. Ho avuto la fortuna di fare una crociera, e non mi è capitato di essere accolto da un sindaco con nastro bianco-rossoverde, da telecamere e fotografi, da presidenti dell’Autorità portuale. Grazie a Dio non c’erano ad attendermi nè sbandieratori nè musica folk, altrimenti sarei stato tentato di tornarmene sulla nave. Caro Giurgola, grazie per le navi da crociera. Ora, per favore, pensi a tutto il resto: ai traghetti spariti, ai containers mai arrivati, e alle tante altre cose che non vanno nel nostro porto. A quanti non fanno altro che gioire, inviare comunicati stampa, preparare interviste ad ogni arrivo delle nuove caravelle di Cristoforo Colombo, dico che la città e i cittadini sono cambiati. Ma, evidentemente, come ha scritto un lettore del mio blog su Brundisium.net: «Continuiamo ad essere considerati dai nostri capi, un popolo e una civiltà di serie Z».

Ogni lunedì, mercoledì e venerdì, prima del Tg, su Puglia Tv: TBTV Ogni giorno, su www.brundisium.net: TB BLOG

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ECONOMIA

L’AUTORITÁ DEI PROCLAMI Prima la frutta dall’Egitto. Poi la Biennale di Venezia nel capannone ex-Montecatini, e il porto fino a Cerano. Intanto i traghetti scompaiono. Possono bastare le navi da crociera a salvare la presidenza Giurgola?

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el 1994 l’istituzione dell’Autorità portuale di Brindisi fu salutata come un successo: molti speravano che potesse fare del nostro scalo marittimo un importante porto, al pari di Genova, Livorno, Taranto. La storia ha dimostrato come è andata: prima il barese Vito Mascolo, poi il genoano Mario Ravedati, il romano Luigi Giannini, infine l’attuale presidente, Giuseppe Giurgola. Una marea di promesse. Un numero infinito di conferenze stampa e parole al vento. Ma di fatti, beh, di quelli, davvero pochi. Il milione di passeggeri che passavano dalla città ce lo scordiamo. Perfino i turchi non passano più da qui. Ed i milioni di containers promessi da Mr Salucci non sono mai arrivati, ovviamente. Ci restano, guarda un po’, le navi carboniere e qualche nave da crociera di media stazza. Unico risultato utile, quest’ultimo, del secondo mandato brindisino di Giurgola. Ma non possono certo bastare due o tre navi da crociera a riportare in positivo un bilancio deficitario. Eppure anche questo presidente di promesse ne ha fatte tante, tantissime. Progetti e sogni rimasti sulla carta, quel-

la dei giornali, e nei servizi televisivi. Perché in una cosa a Brindisi siamo insuperabili: a sorbirci le interviste di chi comanda, che davanti ai microfoni è

autorizzato a dirle di tutti i colori. Tanto nessuno mai chiede conto delle cose che si dicono. Allora proviamo noi a ricordare, nell’or-

dine, i tanti proclami della presidenza Giurgola. Il primo fu quello dell’orto-frutta egiziana, che da un momento all’altro sembrava dover invadere l’Europa entrando dal porto di Brindisi. Quella della frutta è una storia ricorrente per la nostra città: alla fine degli anni ‘90 la CoeClerici annunciò di voler fare arrivare a Brindisi le banane raccolte in Africa. Nessuno le ha mai viste. Esattamente come la frutta egiziana, finita nel porto di Capodistria. Poi è stato il turno delle nuove linee per la Turchia, annunziate anch’esse ad inizio mandato, grazie all’accordo con un agente barese. Come è andata a finire? Come sempre: nessun collegamento. Anzi, perfino la nave che era stata portata qui da operatori locali è svanita nel nulla. Bye bye Turchia. Ma fosse solo la Turchia! Sparito da due stagioni l’aliscafo, provate ad andare in agenzia per prenotare il traghetto per Corfù o per altre destinazioni greche: trovare un posto sarà difficile, perché le navi sono pochissime. Uno sconforto totale. Se volete potete andare in Albania. Nel corso del suo mandato Giurgola ha annunciato anche nuovi collegamenti con la Bulgaria (li stiamo ancora aspet-

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VAMPIRI DI MATTINA

di Stefano La Monica

POLITICA & DROGA Apparentemente dovrebbero essere due mondi separati e distinti, senza alcun punto di contatto. Chi ha buona memoria non dovrebbe avere difficoltà a ricordare un servizio degli inviati del programma televisivo “Le Iene”, dove veniva prelevata un po’ di saliva ad un numero imprecisato di Onorevoli, e poi analizzata in laboratorio in cerca di tracce di stupefacenti. I risultati, rimasti assolutamente anonimi, evidenziavano che un Onorevole su tre era positivo al test. La mia prima reazione non fu lo sbigottimento, perché pensai che sono uomini anche loro. Più che altro mi venne in mente il paradossale conflitto di interessi che nasce quando le persone che fanno le Leggi per il nostro Paese, specie quelle per debellare la piaga degli stupefacenti, risultano drogate al 30%. E oltre questo, ci sono tanti altri punti di contatto: una volta sentii parlare un piccolo spacciatore che esultava perché la Guardia di Finanza aveva sequestrato un grosso carico di hashish, nascosto in un TIR proveniente dalla Grecia e destinato a altri spacciatori suoi concorrenti. Quindi lui avrebbe potuto vendere tutta la propria merce, aumentando anche i prezzi a suo piacimento secondo l’antica legge della domanda e dell’offerta. Tutto questo non vi fa venire in mente le risa di quegli imprenditori edili che alle quattro del mattino, poche ore dopo il devastante terremoto de L’Aquila, si sfregavano le mani perché molto presto avrebbero guadagnato un sacco di soldi? Ed io mi domando: tra il piccolo spacciatore e questi figuri, chi è più miserabile? E poi ricordo la sera in cui il piccolo spacciatore venne pizzicato dalle Forze dell’Ordine con qualche grammo di droga nelle tasche. Secondo procedura, gli agenti lo portarono a casa e gliela perquisirono da “C’è differenza tra cima a fondo, nonostante il ragazzo giurasse che quei due spinelli che aveva addosso un piccolo spacciarappresentavano tutto il suo patrimonio stupefacente. Naturalmente mentiva. E per gli tore e chi rideva agenti con i cani fu un gioco da ragazzi trovare una cassettina di legno, sapientemente occultata dietro lo scaldabagno, che conteneva un bilancino di precisione, arnesi del terremoto?” e carta stagnola utili per confezionare le dosi, e naturalmente qualche centinaio di grammi di erba. Il nostro eroe non si perse d’animo e disse serafico agli agenti che qualcuno gliel’aveva nascosti in casa a sua insaputa. Non vi ricorda moltissimo la risposta del nostro ex (per fortuna) Ministro per lo Sviluppo Economico, l’Onorevole (si fa per dire) Scajola? Un uomo che si è fatto da parte perché “un Ministro non può restare a vivere in una casa pagata in parte da altri a sua insaputa”. Ora dite la verità: vi ha fatto ridere di più questo ministeriale genio oppure il piccolo stravagante spacciatore? Almeno quest’ultimo non è andato a farsi intervistare da Bruno Vespa. Qualunque sia la vostra risposta, tenete a mente che Scajola si è sì dimesso dalla carica di Ministro, ma ha mantenuto quella di Deputato, ed ora siede in Parlamento e vota Leggi che noi dobbiamo subire. Tipo quella che mette il bavaglio a giornalisti, direttori ed editori che non potranno più scrivere di dibattimenti processuali ancora in corso (in alcuni casi fino al rinvio a giudizio, in altri casi fino al processo), né potranno pubblicare la sbobinatura delle intercettazioni che hanno portato a scoprire il crimine commesso. Poco male, tanto in qualche modo verranno limitate anche le intercettazioni. Politicamente parlando… questa nostra Italia è o non è un Paese di merda? E la merda puzza, è nauseante, è iniqua per noi gente normale. E allora l’unica arma che rimane è la disobbedienza civile. I giornalisti dotati di attributi pubblicheranno comunque quello che la Legge-bavaglio (peraltro esecrata dalla quasi totalità degli altri Paesi del Mondo) vuole vietare, e continueranno a dare notizie (purché vere) ai cittadini, rispettando così la fondamentale norma che dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) garantire la libertà di espressione. Io, nel mio piccolo, proverò a reperire tutte le notizie che non potranno più essere pubblicate (i canali restano tanti: il blog di Beppe Grillo; i Forum del Popolo Viola; la gente che Michele Santoro ha radunato – e radunerà ancora – nel Paladozza di Bologna per Raiperunanotte; Antonio Padellaro – direttore de Il Fatto Quotidiano – e tutti i suoi collaboratori: Luca Telese, Marco Travaglio, Peter Gomez, Furio Colombo, Paolo Flores d’Arcais, e tanti altri; Bruno Tinti, ex Magistrato, che pubblicherà l’impubblicabile e si farà felicemente “Non sono solo i processare; Antonio Di Pietro e gli altri Deputati dell’Italia dei Valori che leggeranno in giornali a dover diParlamento quello che non può essere letto e poi ne daranno conto alla gente con tutti sobbedire. È la gengli strumenti che rimangono loro; e tanti altri ancora) e poi proverò a scrivere articoli te che deve farlo” di piena, cosciente, morale e assolutamente obiettiva DISOBBEDIENZA. Quella che mi impone di scrivere che la Legge amorale che i signori della Destra italiana vorrebbero far passare alle Camere è identica alla Legge Mastella (e come ti sbagli…) che gli uomini del PD cercarono di far passare nel 2007 quando erano al Governo. Quindi lo ripeto: questa nostra Italia è o non è un Paese di merda? Non rispondete, è una domanda retorica… P.S. i giornalisti che non rispetteranno la Legge-bavaglio potranno essere arrestati, e gli editori che pubblicheranno infischiandosene verranno colpiti da pene pecuniarie che vanno dai 64 mila ai 464 mila euro. Temo che il nostro TB non potrebbe sopportare di pagare nessuna di queste ammende, e probabilmente non riterrà di dover disobbedire. Perché è la gente che deve disobbedire! E allora io continuerò a scrivere articoli contro-potere, contro la Legge stessa, contro la merda, e li spedirò a tutti i contatti che ho su Facebook. Così almeno questa grande comunità virtuale servirà davvero a qualcosa, qualcosa di importante, qualcosa che farà del bene a tutti i cittadini, di destra e di sinistra, qualcosa che vada oltre le banali pubblicazioni che la gente di Facebook è solita scambiarsi. Senza offesa.

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tando), mentre in Comitato portuale si era discusso dell’istituzione (con fondi comunitari) dell’Accademia italo-greca della marina mercantile, che per la gioia degli studenti del nautico Carnaro, avrebbe formato a Brindisi (e non più a Genova) capitani di lungo corso e capitani di macchina in loco. L’Accademia doveva nascere entro l’ottobre 2009 ed i suoi corsi dovevano partire dal 2010. Dovevano. Così come doveva partire un altro progetto mirabolante: la sede staccata della Biennale di Venezia, all’interno del capannone ex-Montecatini. Sono passati tre anni dall’annuncio, ma di opere d’arte lì dentro non ne abbiamo ancora viste. E non dimentichiamo il proclama dei proclami: il porto industriale a Cerano! Una aberrazione buona, per fortuna, solo per uno spot elettorale. Poi, di fronte alle ragionevoli perplessità di tutta la città, Giurgola ha dovuto fare retromarcia. E cestinare un progetto che sembrava piacere solo all’Enel. Tanto per cambiare. Per chiudere, segnaliamo l’inerzia sul porticciolo turistico, mai ultimato (manca ancora il cantiere per le manutenzioni), malgrado la richiesta della Regione Puglia (datata anno 2000), e secondo fonti bene informate forse neanche mai collaudato. Intanto, mentre la politica dei proclami non si ferma, le agenzie marittime boccheggiano, le biglietterie non esistono più, le navi sono sempre meno. Perfino i dati trimestrali dei traffici portuali, un tempo annunciati in pompa magna, non vengono più comunicati. Forse perché in calo. Però, ogni settimana, puntualmente, le redazioni ricevono il comunicato stampa dell’Autorità portuale che annuncia l’ingresso nel porto delle navi da crociera. E va bene che si tratta di un bel risultato, ma di fronte ai passi da gigante di Bari, Taranto e dei porti un tempo minori dell’Albania, festeggiare ogni settimana queste due navette è come andare al bar dopo un funerale. Il problema è che nessuno parla, a parte qualche voce fuori dal coro. Non parlano gli imprenditori. Non parla la politica. Perché? Semplice: troppi intrecci e troppi interessi. Troppe persone che dipendono dalle concessioni dell’Autorità portuale: per poter mettere in piedi nuovi approdi turistici, per continuare ad occupare le aree già ottenute, per non perdere la speranza di ottenere lavori e incarichi. Tutti zitti allora. Felici e contenti sul Titanic che affonda. Fabio Mollica


ECONOMIA

E ALL’ASI UN COMMISARIO DA 16 ANNI! La zona industriale resta nelle mani dei funzionari nominati dalla Regione. Perché i nostri enti locali non nominano i loro rappresentanti in seno al Consiglio. Sono cose che accadono. Solo a Brindisi.

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i certo a Lecce o a Bari una cosa del genere non sarebbe mai accaduta: figuratevi se i nostri dirimpettai lasciano nelle mani di “forestieri” un pezzo (importante) del loro territorio. Ma a Brindisi siamo buoni, fin troppo buoni, e allora permettiamo che le sorti dell’Asi, l’Area di sviluppo industriale (ex Consorzio Sisri) restino affidate, dal 1994, ai vari commissari nominati dalla Regione Puglia. Una follia. Che va avanti per colpa degli enti locali, che non provvedono a fare le nomine dei loro rappresentanti in seno all’assemblea che dovrebbe eleggere il presidente. Ora, finalmente, qualcosa sembra muoversi. Pare che alla poltrona di presidente punti qualche politico rimasto a digiuno di incarichi. Speriamo che anche in questo caso, così come accaduto per esempio per il distretto agroalimentare, si finisca per affidare

le sorti dell’area industriale a qualcuno che abbia un minimo di competenze. Intanto però bisognerà aspettare le nomine. Nel Consiglio direttivo dell’Asi, che ha poteri sulle zone industriali di

Brindisi, Fasano, Ostuni e Francavilla Fontana, siedono di diritto i rappresentanti di Provincia di Brindisi, Camera di commercio e dei quattro comuni interessati. Ad oggi solo la Camera ed il

comune di Francavilla hanno provveduto alla comunicazione dell’avvenuta nomina del loro delegato. Gli altri nicchiano. Così il controllo dell’ente resta affidato al funzionario regionale Armando Serra, mentre le funzioni di direttore generale sono state affidate a Giuseppe De Pace, subentrato a Pasquale Colelli, andato in pensione l’anno scorso. Il personale è sotto organico, ma la struttura riesce ad occuparsi dell’ordinaria amministrazione senza grossi problemi. Il fatto è che le aziende si aspettano molto di più in termini di manutenzione di strade e di servizi offerti. Non solo: con gli organi amministrativi al completo ed un organico rinforzato, l’Asi potrebbe occuparsi di retroportualità (cosa che al momento non fa), di bandi europei, dello sviluppo del Cillarese (che resta solo un bacino non sfruttato a pieno, non vissuto nè fruibile dai cittadini). Riusciranno i nostri enti a porre fine a 16 anni di commissariamento?

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RIFLESSIONI

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a città è lo spazio che racconta la nostra storia, è un contenitore di storie, di incontri e di memorie che disegnano tante città immaginarie nella città reale, la nostra. Qualunque strada o angolo di quartiere che abbiamo vissuto ci lascia dentro una sfumatura, una filigrana di ricordi in chiaroscuro, ci sono alberi, palazzi, marciapiedi, panchine, balconi che diventano qualcosa di più, impronte di un viaggio che creano quel rapporto che trasforma la città nel nostro mondo. Calvino diceva che la città, come i sogni, è costruita di desideri e di paure, è un caos apparente fatto di case asimmetriche, chioschi di edicole ricoperti da murales, ma è anche la cartina del nostro mondo interno, dove abitano i ricordi e i vuoti di conoscenze che ci distinguono dal futuro. È per questo che la città diventa il chilometro zero tra passato e presente, che prende corpo nello spazio vitale nel quale l’io non esiste senza il noi. La città è forse il segno più reale della vita comunitaria, il perimetro di mattoni che abitiamo mentre siamo “abitati” dagli altri che ci passano a fianco, che condividono le stesse strade, le stesse notti, le stesse visioni urbane. La città è dunque un quadro dipinto a più mani, dove la stratificazione è ricchezza, dove piazze, auto in sosta, sentimenti, facce sempre nuove, paure disarmate, si intrecciano. “Tu chi sei, città non città che vivi appesa in giù alle tue corde d’aria ferma”, così nel ’73 s’intonava il Banco del Mutuo Soccorso, ed è forse in queste parole il vero compito del cittadino, in particolare delle generazioni più giovani, convertire la non città in città, riportarla a misura di comunità tra immagini reali che si toccano e si respirano, ed altre che restano schizzi o fantasie. Come un organismo vivente e pulsante, biologicamente complesso,

LA CITTÁ DENTRO «La partecipazione è uno squarcio nel cielo di cartapesta dei silenzi e delle lamentele», scrive Roberto Romeo, in questo suggestivo invito a prendere coscienza che se la città non migliora è, innanzitutto, per colpa nostra. Foto di Domenico Somma WWW.TBMAGAZINE.IT TB

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RIFLESSIONI

la città ha bisogno di cure, di fermenti che siano i sottilissimi fili di una civiltà nuova, siano scelte, più che morali, più che politiche, capaci di condizionarci dal di dentro portandoci a uno sguardo diverso, più intenso e indirizzato al sistema città. La partecipazione è uno spiraglio nel cielo d’opale dei silenzi, della lamentela e dell’incastro amministrativo. Il pericolo di sprofondare nella “città di strada” c’è, inutile negarlo, spesso la città diventa un agglomerato di edifici e di persone che la attraversano per necessità, prendendola così com’è, senza guardarla, senza riconoscere le sue diversità, le sue meraviglie, le sue malefatte, senza amare la sua bellezza e la sua imperfezione. Ciò che a volte manca è proprio un’idea comune dei luoghi e degli spazi, un progetto condiviso di destino collettivo. “La città è una pentola che cuoce pezzi di dialoghi”, cantava Jovanotti, tanti pezzi che si sciolgono e si ricompongono in una sola materia attiva ed estremamente preziosa.

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rogettare la città sostenibile significa crearsi attorno un mondo sostenibile, partire a piedi dal chilometro zero per decidere il modello del pianeta che vorremmo. Dal canto loro, i Comuni hanno la responsabilità di replicare luoghi di proposta e di pensiero, nei quali s’impari a mostrarsi e a mettersi in gioco. Negli anni Settanta gli urbanisti avevano cercato di stabilire una relazione tra dimensione della città, espressa in numero di abitanti, e qualità della vita. Se da un lato la metropoli offre una serie innumerevole di stimoli culturali, occasioni e servizi, ma al tempo stesso crea individui che esistono (e resistono) a se stessi senza una vera vita sociale, spesso surrogata dall’ambiente lavorativo, dall’altro il piccolo centro dispone facilmente alle relazioni sociali ma offre pochi stimoli e possibilità determinando una mentalità di tipo “provinciale”. Anche Ligabue in Radiofreccia

Scegliere di partecipare alla cura della città non è solo una scelta etica, nemmeno solo politica, ma è una scelta che ci condiziona, ci educa ad uno sguardo nuovo, più attento e critico nei confronti del sistema cittadino

ha ripreso il concetto: “Credo che se hai voglia di scappare da un paese di ventimila abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso, e da te stesso non ci scappi nemmeno se sei Eddie Merckx”. Conclusero che la dimensione ottimale “ideale” si trova come al solito nel mezzo, 50-100mila abitanti, città nelle quali la qualità della vita ha uno sviluppo teorico più ampio. Il XXI secolo è comunemente considerato il secolo delle città. Brindisi ha scelto di dare a tutti consapevolezza dei suoi luoghi, della sua storia, di sollevare la brindisinità portandola a un fatto reale, attuale, di cronaca. La nostra città, la città nostra, in passato troppo spesso abbandonata all’attesa taumaturgica, cerca di farsi un’identità tra il recupero della memoria e un respiro da città europea, attenta al tempo e alla contemporaneità. Chi ha viaggiato sa bene che solo i posti dove forti sono l’identità, l’attaccamento al proprio passato, il senso di appartenenza anche fuori da uno stadio o da un

palazzetto, sono quelli che hanno più chance; gli altri diventano facile preda di sonno o di degrado sociale. Brindisi si risveglia dall’essere solo “città di pietra”, un tessuto affrettato di ferro e di cemento, e consegna a un imprecisato numero di generazioni avvenire il progetto di un’opera più complessa e sostenibile, quella “città dell’uomo e delle relazioni” nella quale ciascuno abbia “la città in tasca”, la padroneggi senza aspettarla, la inventi senza trasformarla, secondo un itinerario di sviluppo compatibile con la mappa genetica del territorio. Ciò che serve è una responsabilità condivisa. È tutta qui la svolta. Da parte delle istituzioni “istituite” a formare e avviare i giovani, da parte di ogni singolo soggetto che si “faccia altro”, in un gioco di prossimità e distanza, per non ritrovarsi spettatore passivo di uno spettacolo. Un ventre di mura sfogliate e tetti macchiati di verderame, è questo lo spazio che ci contiene, un corpo imperfetto che respira e si espande, e con tutta sicurezza esiste.

La tendenza alla passività c’è, non si può negare. Spesso la città diventa un semplice agglomerato urbano nel quale nemmeno investiamo il nostro tempo, semplicemente perché non la guardiamo

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Ma esistere non è sufficiente. Occorre imparare ad essere comunità, salire in cima al tempo per influenzarlo e indirizzarlo, rimanerci e imparare un modo nuovo di stare al mondo. “Io sono sempre più solo ed intorno la mia città cravatte di seta di povera gente che vive dentro un metrò”, per usare un vecchio verso di De Gregori, la comunità è l’unico antidoto contro la solitudine, contro la provvisorietà dei sogni e l’insicurezza dei desideri. La città è un tentativo di comunità, che spesso non riesce, che spesso fallisce contro la leggerezza di ciascuno di noi dentro un sistema troppo grande, ma che ci consegna “sentimenti organizzati” ben più voluminosi e talvolta più impegnativi dei propri: per alcuni è un “prodotto della natura umana”, tutt’altro che un banale fenomeno fisico o geometrico o una costruzione artificiale. La città è uno stato d’animo costellato da forme, da parole e storie, da echi e odori, a volte dal mare che segue la polare di una geografia interiore lasciando, laddove arriva e bagna, un più profondo senso di appartenenza. Già, l’appartenenza! “Non come lo sforzo di un civile stare insieme, o di un normale voler bene, ma aver gli altri dentro di sé”, per dirla alla Gaber. La città è chi la abita, chi intreccia storie sopra un drappo disteso di case e una selva di antenne, chi corre dentro chilometri quadrati scanditi dal tempo e pieni di strade che ne incrociano altre, e altre ancora nel loro andare incessante. E allora la città ideale, la città-comunitas, invisibile agli occhi del suo autore si scollò dal sogno urbano per sfilare lungo piazze e strade di palazzi signorili e diventare finalmente una città. La città dentro. Roberto Romeo


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SCUOLA

BELLE STORIE

di Iole La Rosa

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onsiderare il giovane cittadino-prototipo può contribuire a cambiare il modello di città e prepararla ad essere migliore per il futuro. “È bello sentirsi importanti ed essere considerati i migliori cittadini di Brindisi!”. Queste le parole dei bambini dopo l’incontro tenutosi mercoledi 26 maggio, presso Palazzo Nervegna. “È stato emozionante incontrare i nostri amministratori e parlare con loro”. Circa 150 tra bambini e ragazzi appartenenti a sette classi, provenienti dall’isituto tecnico Nautico “Carnaro”, dalle scuole elementari VI Circolo G.Calò del rione Casale e IX Circolo Mantegna di Sant’Elia, accompagnati dalle loro insegnanti, sono stati accolti dal sindaco Domenico Mennitti e dall’assessore alla pubblica istruzione Cosimo De Michele presso la sala delle conferenze del Palazzo di Città. È stata l’entusiasmante conclusione di un percorso intrapreso da TB con le scuole da dicembre 2009, che è andato via via arricchendosi, con nostra grande soddisfazione, d’iniziative, idee, approfondimenti. Avevamo chiesto ai giovani cittadini: «Qual è la vostra idea di città? Come vorreste che fosse Brindisi? Come immaginate il suo futuro?». Abbiamo così posto i nostri protagonisti di fronte ai reali interlocutori e gli amministratori locali di fronte alle esigenze concrete e spontanee dei più giovani, invitandoli così a riflettere sulle priorità che la società riconosce, se esse sono compatibili con tutte le esigenze; se la città che viviamo, gli standard ufficialmente riconosciuti come adeguati e corretti, sono condivisi, alla portata di tutti, a dimensione di “giovane”. I bambini e i ragazzi hanno dimostrato di avere le idee chiare, di sapere ciò che vogliono, desiderano e si aspettano dagli amministratori e da se stessi. Desiderano conoscere, approfondire, vogliono partecipare, amano poter sentirsi dire “questa è la vostra casa, venite ogni qual volta ne avete voglia”, ritenere il proprio ruolo importante nella vita della comunità cittadina! I nostri speciali cittadini, consegnando gli elaborati, sotto forma di cartelloni con slogan, parole, disegni, poesie, richieste, speranze, hanno avuto l’opportunità di porre, al primo cittadino e all’assessore presente, domande e avanzare proposte scaturenti dalle necessità vissute nel quotidiano. Ci ha colpito l’esposizione dei quesiti, la padronanza di chi vuole contribuire e diffondere il giusto messaggio per rendere

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LE VOCI DEI NOSTRI GIOVANI Gli studenti che hanno partecipato al progetto di TB hanno incontro il sindaco Mennitti e l’assessore De Michele. Ecco le loro richieste...

migliore la quotidianità della città. I bambini hanno chiesto maggiori aree verdi da destinare allo sport e alle attività ricreative sia per i più giovani che per gli anziani. Hanno proposto di utilizzare aree abbandonate come, ad esempio, il terreno antistante alla zona commerciale del Paradiso, per creare un parco giochi. Ed anche “Il suolo dove sorgeva il mercato rionale del Casale, oggi abbandonato e

Signor sindaco, vorrei diventare il Sindaco dei bambini. Mi potrebbe dare qualche consiglio?

sporco, potrebbe diventare un circolo per gli anziani o un centro ricreativo per i bambini” . I bambini hanno rivolto al sindaco e all’assessore De Michele domande e avanzato proposte concernenti l’ambiente, l’inquinamento, l’utilizzo dell’energia alternativa, chiarimenti sulle autorizzazio-

ni per l’istallazione delle antenne per la telefonia, conferme sull’importanza della raccolta differenziata. Hanno chiesto che sia assicurata una maggiore pulizia della città, che siano ripristinati i marciapiedi dissestati e che sia fatto rispettare, dai possessori degli animali, il divieto di lasciare sporcizie sui marciapiedi, impegnandosi, per primi, a seguire le più elementari forme di convivenza civile, non gettando carte e rifiuti per la strada. I giovanissimi cittadini si muovono a piedi o in bicicletta, i loro spazi sono limitati e, se anche questi sono usurpati, quale diritto è loro garantito? I bambini hanno chiesto agli amministratori che siano pulite le spiagge e, in particolare, che siano asportati i materiali tossici ancora presenti sulla costa brindisina, per permettere di godere, durante i mesi estivi, di un litorale attrezzato e sicuro. Si è ascoltata poi la voce degli studenti più grandi che vivono la città con maggiore senso critico. I ragazzi hanno fatto molte riflessioni sulla salvaguardia ambientale e della salute e chiesto che sia garantita maggiore sicurezza in città, l’incolumità di chi rientra a casa dopo una serata

trascorsa con gli amici. I ragazzi hanno anche puntato il dito sulla formazione e richiesto, a gran voce, un’oculata presenza universitaria sul territorio che rispecchi le esigenze cittadine e le potenzialità. Tra le proposte hanno ribadito: “Perché non si avvia l’Accademia della Marina mercantile a Brindisi? Nessuno ci dà delle risposte!”.

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l Sindaco, dopo aver salutato i giovani, ha lasciato all’assessore De Michele il compito di interloquire con gli studenti desiderosi di ascoltare le parole di chi li amministra. L’Assessore ha risposto a ogni singola domanda, ha dato le spiegazioni richieste, ha usato parole semplici e mirate, ha contribuito a dare il giusto valore a ciò che rappresentava lo spirito dell’incontro. Un confronto fresco, genuino, caratterizzato dalla semplicità delle piccole grandi idee da sviluppare, ha trasmesso la giusta energia, il desiderio di


Lo dice mio padre e prima di lui mio nonno: una ninna nanna per prendere sonno, storie e aneddoti passati guerre, fame e affetti ritrovati, ma quale Brindisi del futuro? Città di pace sicuro… Case per tutti, strutture e giardini, tanti spazi, parchi e giochi per bambini, gatti cani e animali, tutti liberi e sani; strade pulite, senza macchine e solo biciclette, passeggiate con mamma, papà e le scarpette. Il mare, la spiaggia, il sole, la sabbia, eliminare per sempre la rabbia, tutti felici, aria pulita niente industrie, carbone e natura ferita. Tutti quanti rispettare restare a Brindisi a lavorare tante storie da ricordare con nonni e nonne pronti a raccontare, perché in questa città anche io un giorno sarò papà e dirò: …Brindisi dei tempi miei. È il futuro che tu hai. Ed è anche grazie a tuo nonno, se questa ninna nanna è un dolce sonno. Qui ci vorrebbe la lampada di Aladino. Ma tutto questo non può restare, solo il sogno di un bambino. Paolo Cristofaro ed il suo papà

non interrompere il percorso intrapreso, ha donato la speranza concreta di una reale partecipazione e collaborazione tra le amministrazioni locali e i giovani. Spesso sfugge quanto possa valere riconoscere le capacità, i meriti, ascoltare. Dare adeguate risposte può aiutare ad accrescere il desiderio di investire nell’impegno sociale e civile. Soddisfatti, anche noi, degli esiti della nostra inchiesta, abbiamo già avviato la programmazione per l’anno scolastico 2010/2011. Saremo sempre in compagnia dei più giovani, degli Istituti scolastici locali, dei preziosi Dirigenti e docenti, che con pazienza li accompagneranno, e costruiremo insieme un rinnovato percorso ricco di nuovi spunti e aggiornate idee. I nostri saluti, l’augurio di una splendida estate e i dovuti ringraziamenti a tutti coloro che hanno collaborato. Ricordiamo l’indirizzo e-mail al quale far pervenire proposte e adesioni. Buone vacanze! iole.larosa@tbmagazine.it

CONCORSO INTERNAZIONALE DEL CORTOMETRAGGIO

La Kennedy-Mameli prima classificata a Treviso Grande soddisfazione per la scuola media J.F. Kennedy-G. Mameli che ha ricevuto il premio come prima classificata al Concorso Internazionale del Cortometraggio per ragazzi che il Gruppo Alcuni di Treviso tiene nella città da ben 21 anni e che coinvolge paesi europei ed extra europei, dalla Cina al Sud Africa. Esultanza da parte dei ragazzi della scuola media secondaria di primo grado, della dirigente Dina Nani, delle insegnanti Maruccia, Mongelli e Ruggero per un lavoro che premia la professionalità di chi ha diretto il gruppo, accompagnati dall’esperto, giovane regista brindisino Alessio Allegretti, che ha contribuito a valorizzare capacità e attitudini individuali. È stato, così, creato un laboratorio di comunicazione che ha dato vita al corto “Bye bye” che, dopo una prima selezione nazionale, è stato scelto come corto rappresentativo dell’Italia nel Concorso Internazionale. Grande la sorpresa nel vedere lo stesso corto classificato al primo posto, nella selezione assoluta internazionale, e sempre al primo posto, pari merito con la Slovenia, nel giudizio del pubblico. Il corto “Bye bye” ha avuto, inoltre, tre nomination per: migliore interprete internazionale, miglior soggetto internazionale e miglior spirito di Ciak Junior. Erano ben 15 anni che l’Italia non raggiungeva l’apice della classifica.

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PERSONAGGI

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Foto di Dino Matera

CIAO BRINDISI

A sinistra Valentina Mariani. Qui sopra, la recensione delle sue T-Shirt pubblicata sulla rivista Flair. Sotto, una delle sue creazioni

«Non pianifico mai dove voglio arrivare, seguo sempre quello che penso sia giusto per me in quel momento, e al momento ho ancora voglia di conoscere cose e posti nuovi, per il futuro chissà...»

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ravamo molto piccole, giocavamo con le Barbie ed eravamo comari (così ci chiamavamo), per il sol fatto di aver tenuto a battesimo, in uno dei nostri giochi di fantasia, il rispettivo Cicciobello. Quel modo di chiamarci è rimasto negli anni, anche ora che l’età delle bambole è passata da un pezzo e le nostre vite sono di due persone adulte. Lei è Antonella Chiaramida, una delle mie care amiche d’infanzia. Ve la voglio presentare perché è una di quei brindisini che hanno lasciato la propria terra per studiare e lavorare e che ci fanno onore. Adesso Antonella ha 36 anni, vive a Roma ed è manager di Poker Club per Lottomatica. Lei è sempre stata una con le idee chiare, le piaceva studiare e ha sempre ottenuto risultati lusinghieri. Litigavamo spesso percorrendo ogni mattina via Appia dall’inizio alla fine, per raggiungere la scuola. Lei sosteneva che chi frequentava l’Itis Majorana, come me ed un’altra nostra amica, fosse più agevolata negli studi che non un liceale. Mi sembra ancora di sentirla: “Voi avete un sacco di ore di laboratorio, avete da studiare di meno”. Difendendo la mia scelta scolastica ribattevo: ”Per stare in laboratorio bisogna essere preparati, aver studiato per mettere in pratica ciò che si apprende in classe”. Le nostre idee sono rimaste tali. Lei devota agli studi come pochi, ha continuato a coltivare questo interesse. A 18 anni consegue la maturità scientifica al Fermi, ovviamente col massimo dei voti, decide di partire alla volta di Torino. Si iscrive al Politecnico, facoltà di Ingegneria Gestionale, un indirizzo nuovo in quegli anni.

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ANTONELLA CHIARAMIDA Ha 36 ani, due lauree, ed è manager di Lottomatica, ma ha lavorato per Iveco, Barilla, Trenitalia Si laurea anche stavolta a pieni voti nei cinque anni previsti dal piano di studi. Già nel corso degli studi riceve numerose proposte di lavoro, ma con la laurea in mano, le si aprono nuovi orizzonti. Lavora per grandi aziende, curando tra gli altri progetti il sito per il Ferrari Fun club, sviluppando il progetto Carta Viaggio per Trenitalia, e analizzando i processi di sviluppo dei nuovi prodotti per aziende come Blu, Barilla e Iveco. Nel 2006 lavora nello staff delle Olimpiadi invernali di Torino, progettando il Main Operation Center, il centro di controllo di tutte le informazioni e i problemi generati nei siti olimpici sparsi sul territorio. Nel 2007 si trasferisce a Milano. L’aspetta un nuovo lavoro da senior account per un’agenzia di web marketing: si occupa di creare e gestire siti internet, di comunicazione e marketing online per il Gratta e vinci, per Granarolo, per la FIGC. Ma la vita

STORIE DA LONTANO

da stanziale non le è mai andata a genio e così nel 2009 si trasferisce a Roma, assunta da Lottomatica. Si occupa ora di Poker online. Nel frattempo, tanto per non perdere l’allenamento, ha conseguito la seconda laurea, questa volta in Scienze della Comunicazione. Ormai la vedo raramente, durante le sue brevi puntatine a Brindisi. Non credo che farà mai ritorno nella sua città, anche se, di questo sono sicura, non può dimenticare le sue origini e la sua infanzia. Una domanda mi sento di fargliela però, chissà se era questa la vita che sognava da piccola quando passavamo i pomeriggi a fare le donnine. “Non ho mai avuto una vocazione sin da piccola, o meglio una sola, cambiavo sempre molto spesso idea, ma ho avuto sempre molto chiaro di voler viaggiare e vedere cose e persone nuove, in questo

tutto sommato devo dire di essere riuscita. Il mestiere di consulente mi ha consentito di girovagare tra città che forse non avrei vissuto con una normale vita stanziale: Parma, Maranello, Lugano, Roma, Milano, Torino”. Chissà se anche lei, come ognuno di noi, ha dei rimpianti... “Come tutti mi chiedo cosa sarebbe stato se avessi seguito un altro corso di studi, se avessi fatto delle scelte diverse, ma in fin dei conti se mi guardo indietro sono contenta di quello che ho fatto e delle decisioni prese”. E chissà se ha deciso di mettere un punto alla sua scalata da donna manager o vuole continuare… “Non pianifico mai dove voglio arrivare, seguo sempre quello che penso sia giusto per me in quel momento, e al momento ho ancora voglia di conoscere cose e posti nuovi, per il futuro chissà”. Resta il fatto che lei, 18 anni fa, ha detto “ciao Brindisi” e a questo punto, credo che questa città le sarebbe andata stretta. Le sue ambizioni e i suoi progetti probabilmente, si sarebbero scontrati contro muraglioni enormi. Allora forse, meglio così. Per lei. Tiziana Piliego

Con questa rubrica vi proponiamo le storie di chi vive fuori città. Di quanti hanno scelto, o hanno dovuto scegliere, di emigrare. Saranno loro stessi a farlo, con le loro parole. Se siete uno dei brindisini emigrati, scriveteci: info@fabiomollica.com


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PERSONE

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rre cose mi hanno colpito di lui. La prima: camminando per il suo reparto, se vede una carta per terra si china e la prende per buttarla nella spazzatura, ammonendo: «E non lo faccio perché ci sei tu». Seconda: mentre mi faceva visitare i laboratori, i pazienti che avevano appena finito (o attendevano di iniziare) la terapia oncologica, gli si avvicinavano e lo salutavano, sorridenti, come se non fossero in quel dannato posto. Terzo: ha preteso di presentarmi tutto lo staff, fino all’ultimo degli infermieri. Come a dire: quello he vedi qui è frutto di un lavoro di squadra. Saverio Cinieri, 50 anni, è dal 2007 il direttore dell’Unità operativa di Oncologia medica del Perrino: 60 terapie al giorno, diverse sale piene di gente che ha dovuto affrontare la peggiore delle notizie, e che lotta per vincere il peggiore dei mali. Quello che in molti hanno ancora paura a chiamare per nome. Professore, mi guardo intorno e vedo sempre più brindisini, sempre più giovani, ammalarsi di cancro e tumore. È l’inquinamento, come pensiamo in tanti? Non avendo dati corretti sull’incidenza dei tumori in Puglia, non possiamo dire se stanno aumentando perché non possiamo fare un confronto con i dati vecchi. Oggi fortunatamente esiste un registro tumori, ma purtroppo molti tumori restano senza diagnosi e senza terapia, archiviati come “non individuati”. Ma avrete qualche dato! Quelli dell’Associazione italiana di Oncologia medica dicono che ci si ammal adi meno al Sud, ma c’è più rischio che i tumori qui siano più grandi e con più linfonodi. Purtroppo ancora in pochi fanno i controlli: pensi che tutte le donne sui 50 anni vengono chiamate a casa per lo screening mammografico gratuito, ma solo il 20% delle donne viene a trovarci. E su quel 20% abbiamo scoperto tumori che non si palpavano. Le cause? Spesso l’obesità. Molte donne ne soffrono, L’attività fisica non esiste, e perfino salire una rampa di scale è un problema. L’inquinamento c’è ed è una causa, ma è l’alimentazione scorretta la prima causa del cancro. E poi c’è il fumo: se uno fa l’operaio alla zona industriale e fuma tre pacchetti di sigarette al giorno, non muore per il

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ANCHE IN ONCOLOGIA SI PUÓ SORRIDERE Parla il direttore, Saverio Cinieri: «Il decoro è la cosa a cui tengo di più». Nel reparto del Perrino si sperimentano nuovi farmaci e nuovi protocolli. Quanto alle cause dei tumori... petrolchimico, ma per le sigarette. Infine notiamo aggravarsi un dato: l’aumento di pesticidi e anticrittogamici usati in agricoltura, spesso senza protezioni, sono causa di tumori. Su questo stiamo “studiando”... In che senso? Stiamo facendo ricerca clinica: sperimentiamo nuovi farmaci e nuovi protocolli. Abbiamno circa 500 pazienti che si sono sottoposti ai nostri studi. Usiamo

terapie innovative per le quali non c’è più bisogno di andare a Milano. Siamo parte del Centro internazionale “Best Cancer Study Group”, una unità scientifica internazionale con più di 100 sedi nel mondo, e quella di Brindisi è l’unica nel Sud al di sotto di Roma. Non posso non notare i cd di Al Bano e Ferrarese sulla sua scrivania. La Fondazione “Puglia per la vita” aiuta noi, pagandoci una ragazza che si occupa di accogliere i pazienti, ed io aiuto la fondazione, proponendo l’acquisto dei cd. Piccoli gesti che servono a migliorare la nostra realtà. Cosa non funziona nella sanità pubblica? Non va il coordinamento tra le varie strutture. Si litiga per cose personali, non per cosa è meglio per il paziente. Io mi chiedo: è meglio far morire un paziente qui o a casa? Ecco perché qui non ci sono orari di visita. I parenti possono restare dalle 7 alle 22 accanto ai loro cari. Poi devono andare a riposare, perché ne hanno bisogno. Perché ancora oggi questa malattia viene nascosta? È una usanza, meglio, una paura che va scomparendo. Il paziente deve sapere quello che ha. Ed i parenti devono essere informati. Anche l’informazione più brutta va data, purché in maniera corretta. Ciò che il paziente non vuole è il dubbio. E spiegare non è difficile. Lei lavorara all’Istituto europeo oncologico a Milano, non si è pentito di essere venuto a Brindisi? Guardi, guadagno la metà rispetto a quando ero lì, ma ho fatto questa scelta perché volevo dimostrare che si può fare una Oncologia moderna anche al Sud. E i risultati finora raggiunti mi danno una soddisfazione immensa. Qual è la cosa a cui tiene di più? Il decoro. Se esce dal reparto vede la differenza di pulizia tra il corridoio interno e le scale esterne. Qui il letto lo rifacciamo appena il paziente lascia la stanza, non dopo cinque ore, perché in quella stanza c’è un altro paziente e va rispettato anche in questo modo. le stanze non hanno numeri ma colori. È perché tengo al decoro che ho appeso alcuni miei quadri personali ai muri del reparto. E per lo stesso motivo chiedo al mio staff di sorridere sempre, dire buongionro e buonasera, chiedo di non arrabbiarsi. Il sorriso non costa nulla. E in questo reparto Dio solo sa quanto bisogno c’è di un sorriso.


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SPORT & VOLONTARIATO

IN BARCA A VELA CONTRO LE LEUCEMIE

Brindisi domenica 20 giugno e festeggiare così la Giornata Nazionale AIL. La mattina del 21 giugno le due barche salperanno nuovamente alla volta di Itaca dove porteranno labandiera delProgetto Itaca. Nel porto di Brindisi, come in tutti gli altri porti toccati dalla crociera, si svolgerà una giornata, ItacaDay, durante la quale un gruppo di pazienti ematologici, accompagnati dai medici e dagli infermieri, avrà la possibilità di imbarcarsi per vivere l’esperienza di una regata amatoriale della durata di

Anche a Brindisi arrivano i due equipaggi dell’Itaca Day, progetto di velaterapia promosso dall’Ail in collaborazione con CampioneSailing

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i chiuderà il prossimo 21 giugno nel porto di Brindisi il progetto Itaca, promosso dall’Ail e ideato da un giovane paziente affetto da leucemia ed amante della vela. IlProgetto permette la riabilitazione psicologica e il miglioramento della qualità della vita dei pazienti ematologici, attraverso la velaterapia. Una ricerca condotta nell’ambito di questa iniziativa mostra che, a seguito di ogni uscita in barca, la situazione dei pazienti presenta una generale tendenza al miglioramento: una significativa diminuzione del livello d’ansia e di debolezza ed un significativo innalzamento dello stato d’animo e dello stato di salute generale. Il progetto si è rivelato un’occasione

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di crescita non solo per i pazienti, ma anche per l’equipe curante; in barca infatti emerge un fondamentale bisogno di relazionarsi e di confrontarsi con l’altro per farsi aiutare, per nonperdere la“rotta”, per raggiungere insieme il porto e per condividere, in un clima di complicità, le emozioni e le fatiche del percorso. Ecco perché Ail e CampioneSailing (società di vela dilettantistica) hanno deciso di intraprendere, per il secondo anno consecutivo, un viaggio di oltre2.000 miglia nel mare della solidarietà e dell’impegno nel sociale. Martedì 8 giugno due barche oceaniche con equipaggi misti (formati da skipper professionisti, pazienti in fase riabilitativa, medici, infermieri e psicologi)

sono partiti da Genova e da Trieste per approdare contemporaneamente a

circa tre ore.


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STORIA CITTADINA

IL CASINO DI CAMPAGNA SKIRMUNT Ovvero come, da un casolare abbandonato e diroccato, può nascere un luogo dello spirito

COSE NOSTRE di Guido Giampietro

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ome l’immagine paesistica di Napoli, per tantissimi anni, si è identificata con un secolare pino marittimo e, sullo sfondo, la veduta del Vesuvio dal Vomero, così quella del porto di Brindisi riporta alla memoria la spiaggia di Sant’Apollinare e, sullo sfondo - immersa anche qui tra i pini - una bellissima villa di fine Ottocento. Villa che, per la cronaca, fu costruita da un polacco - tale Simone Skirmunt - originario di Pinsk, un paesino turistico che, a causa dei continui “taglia e incolla” a cui è stata sottoposta nel tempo la Polonia, oggi si ritrova in Bielorussia. Come mai lo Skirmunt (al quale i brindisini - e questo è il primo dei misteri in cui c’imbattiamo - affibbiarono il sopranome di “lu francesi”) capitò nella nostra città? Già! Perché proprio a Brindisi? E questo è il secondo dei misteri di una storia che avrebbe stuzzicato la curiosità di Dario Argento se mai ne fosse venuto a conoscenza. Di certo si sa - secondo quanto si legge nelle carte dell’Archivio di Stato di Brindisi - che era “gentiluomo e proprietario”; che aveva impiantato nelle campagne brindisine uno stabilimento enologico; che con atto del 30.3.1888 aveva venduto al Comune di Brindisi il Convento domenicano con annessa chiesa della Maddalena (immobile destinato poi a divenire l’attuale sede del Palazzo di città); che aveva costruito, in località “masseria Perrino”, quello che viene indicato con il nome - oggi un po’ démodé - di “casino di campagna”. Sempre per completezza di cronaca va detto che tale fabbricato, nel 1903, passò per successione ad Alessandro ed Enrico Skirmunt, presumibilmente figli di Simone che, nel frattempo, doveva essere rientrato a Pinsk (in effetti non aveva mai trasferito la residenza a Brindisi). Nel 1911 la villa fu acquistata dal conte Salvatore Balsamo e successivamente, nel 1930, venduta al dottor Antonio Monticelli. Ed è proprio in quest’ultimo periodo che

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il casino acquista la triste nomea di “villa degli spiriti”. Come mai? Qui le preziose carte vengono surrogate dalla memoria di quell’autentico patrimonio costituito dai nostri cari ottuagenari (o giù di lì). Lo scrittore Javier Marìas avrebbe sentenziato che, in casi come questi, “è alla letteratura che compete raccontare il mistero senza spiegarlo”. Io invece, in mancanza di testi autorevoli, insisto col dire che bisogna ascoltare la voce del popolo. E la voce del popolo parla di una tragedia che forse fu all’origine del rientro dello Skirmunt a Pinsk. Si sussurra (non certo per omertà, ma per il rispetto che tuttora gli anziani portano alle persone ancorché trapassate) di uno statuario guardacaccia della villa (sembra si chiamasse Vincenzo o, più realisticamente, Vicienzi) che, in aggiunta ai compiti “istituzionali”, s’era assunto anche quello - non autorizzato - di guardia del corpo (nell’accezione letterale del termine!) della padrona … Come dire che a Brindisi, prima ancora di ciò che avrebbe pubblicato D. H. Lawrence nel 1928, esistevano già un guardacaccia (Vicienzi s’identificherebbe con il Mellors del romanzo) e una dama antesignana di quella Connie meglio conosciuta come Lady Chatterley! In compenso la storia brindisina sarebbe più movimentata di quella del Lawrence perché annovera anche un sicario (assoldato dal marito della signora) che, dopo l’uccisione del guardacaccia, viene associato alle patrie galere. Il dramma si conclude con il suicidio dell’amante superstite. Sembrerebbe infatti che la Lady Chatterley brindisina dalla terrazza della villa precipitasse sugli scogli sottostanti che lambivano le chiare, fresche e dolci acque (allora!) di

Sant’Apollinare. Ma una leggenda, per essere tale, ha bisogno di testimoni e, allo stesso tempo, di un concreto interesse a mantenerla in vita. Requisiti, questi, entrambi presenti nella nostra storia. Da un lato, infatti, c’erano i tantissimi pescatori che sciabbicando alle prime luci dell’alba in quel tratto di mare giuravano e spergiuravano di vedere una signora dai pepli svolazzanti aggirarsi inquieta sulla terrazza della villa. Dall’altro c’erano i contrabbandieri che, per poter agire indisturbati nei momenti dello scarico merci, diffondevano voci sempre più circostanziate sulle passeggiate notturne dell’infelice donna. Alla fine anche a questa storia è toccato il destino di buona parte delle cose di Brindisi: l’oblio. Finché, percorrendo la strada che porta al parcheggio riservato ai visitatori dello Snim (leggasi Salone Nautico del Salento), non l’ho rivisto, il casino. Purtroppo dell’aggraziata costruzione d’un tempo non è rimasto che un rudere che mostra le orbite vuote delle finestre in un paesaggio che ha è il caso di dirlo - dello spettrale. A questo punto, tralasciando i fatti dei secoli XIX e XX, appare opportuno concentrarci su quelli del secolo in corso. Cominciamo col dire che l’ex casino di campagna, attualmente nella disponibilità dell’Autorità Portuale di Brindisi, insiste su un’area - Punta delle Terrare - che costituisce un interessantissimo sito archeologico a motivo della presenza d’importanti tracce di insediamenti neolitici. Per l’esattezza, la Soprintendenza Archeologica della Puglia ha effettuato sistematiche campagne di scavo negli anni 1966, 1969, 1972, 1979 e 1981 rinvenendo nel sito numerose “capanne sovrapposte, realizzate con battuti argillosi e muretti a secco in pietra, nonché focolari e aree di lavoro, databili alla metà del II millennio a.C.”. Come dire che tra i più antichi segni di antropizzazione nel nostro territorio vi sono proprio quelli di Punta delle Terrare! E tra il materiale rinvenuto, attualmente custodito

presso il locale Museo Archeologico Provinciale, spiccano, tra l’altro, anforette di produzione egea con decorazione dipinta a fasce del Tardo Elladico, asce e pugnali in bronzo, fusaiole per l’attività tessile, punteruoli in osso, olle per la cottura dei cibi, brocche e perfino un palco di cervo che, a parte le disquisizioni linguistico-messapiche sull’origine del nome della città, testimoniano la presenza di tali animali dalle nostre parti. A causa di queste importanti testimonianze rinvenute nelle vicinanze del casino ex Skirmunt vige pertanto un vincolo imposto con D.M. 03.04.1985. D’altro canto si deve rilevare come l’Autorità Portuale, pur “nel rispetto delle prescrizioni in materia ambientale ed archeologica, contenute nella delibera di approvazione del Piano regolatore portuale e nel decreto di Valutazione di Impatto Ambientale”, con il Piano Operativo Triennale 2010-2012 intenda riqualificare la zona di Punta delle Terrare, realizzando “un’opera di grande pregio, significativa di benvenuto ed accoglienza a Brindisi per chi arriva dal mare”. Questo, però, malgrado le lodevoli intenzioni dell’Autorità Portuale, significa che il nostro casino rimarrà - chissà per quanto tempo - in quelle miserevoli condizioni offrendo, di fatto, un pessimo biglietto da visita ai turisti che sbarcano in quel sito. Che fare allora per sbloccare la situazione? Sarebbe, a mio avviso, auspicabile che l’Autorità Portuale facesse pressione sul Ministero dei Beni Culturali per una rapida definizione della questione, al limite contribuendo, con stanziamenti ad hoc, al completamento della campagna di scavi. In tal caso, ove continuassero a venire alla luce ulteriori reperti, si valorizzerebbe definitivamente l’intera area con un conseguente ritorno d’immagine a tutto vantaggio di quanti sbarcheranno nei prossimi nuovi accosti di Sant’Apollinare. E il romantico casino? Opportunamente ristrutturato potrebbe costituire un’appendice museale del parco archeologico e/o ulteriori locali a disposizione dell’A.P. Sempre che tutto questo trambusto non risvegli dal sonno gli spiriti… Nella foto a sinistra, gentilmente concessa dalla Valigia Delle Indie, la famiglia Skirmunt immortalata dinanzi allo stabile oggi in totale stato di abbandono (foto sopra).


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LIBRI

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ata da una brillante idea di Luana Canepa, responsabile dello Sportello Immigrazione del Patronato Acli di Brindisi, e realizzata dal gruppo organizzato “Percorsi di Arte e Cultura per il Territorio”, è stata presentata lo scorso 21 maggio presso l’ex convento Santa Chiara l’antologia “Vuoti a rendere”, raccolta di dodici racconti incentrati sul tema dell’immigrazione. Gli autori dei racconti sono tutti scrittori brindisini. La copertina del volume è stata realizzata da Paolo Zongolo su disegno originale di Stefano Fusco. È importante sottolineare che il ricavato della vendita del libro, dedotte le spese di pubblicazione, sarà devoluto a favore di associazioni di volontariato che si occupano di assistenza agli immigrati. Partendo dal tema generale dell’immigrazione, i racconti toccano argomenti importanti e delicati quali la solitudine, il pregiudizio e la tolleranza fra gli uomini. Si tratta di racconti molto diversi tra loro, ma legati dal laccio emotivo della disponibilità (o della difficoltà) dell’uomo ad accettare il forestiero, il diverso, l’altro da sè. Alcune storie risentono di influenze chiaramente autobiografiche, altre sono scritte in chiave visionaria. Di ciascuna, vi proponiamo un brevissimo commento e uno stralcio del testo. “IL RICHIAMO DEL MARE” DI ADRENA. È una ricorrenza che tutto il mondo festeggia. Ogni anno, da 19 anni, una ragazza trascorre questo giorno su una spiaggia deserta. Perché c’è pochissimo da festeggiare e molto da ricordare. “Io ascoltavo facendo tesoro di ogni parola, di ogni impercettibile movimento del suo viso, sebbene fosse ben nascosto dai tratti aspri, forti, duri. Ascoltare i suoi racconti era proprio come avvicinare l’orecchio a quelle conchiglie che conservavano all’interno della spirale di madreperla il rumore del mare.” “Il mondo in una stanza” di Michele Bombacigno. La stanza è un’aula scolastica dove studiano ragazzi provenienti da tutto il mondo: è un posto dove gli alunni imparano parole. E l’insegnante impara che viaggiare non significa necessariamente spostarsi. “Il semplice fatto di essere nato in un luogo non sottende alcun merito né conferisce alcun privilegio o prerogativa rispetto a chi proviene da qualunque altro angolo del mondo. Io, che sono per caso nato a Brindisi, e non nel Burundi o nel Burkina Faso, non posso certo vantare un diritto di vivere in Italia maggiore di quello di Drissa o Yusuf o Amin.” “Di un altro sangue e di un’altra terra” di

RACCONTI DAL CUORE

WAR

“Vuoti a rendere”: Dodici storie di autori brindisini, per parlare si immigrazione,s olitudine, tolleranza...

Dario Bresolin. È grande l’emozione quando, in un giorno di primavera, un fratellino venuto dal mare fa irruzione nella tua vita. È dura vederlo ripartire, ma nel cuore si fa strada una piccola consolazione. “Ricordo di aver vissuto quei primi giorni come da ubriaco. In città ci si guardava l’un l’altro e nel mezzo c’era sempre uno di loro. Le scuole erano state chiuse per accoglierli, coccolati da mamme, papà, fratelli e sorelle che non conoscevano nemmeno una parola della loro lingua. Ci si parlava con gli occhi.” “L’amore fra due lune” di Antonio Caiulo. Nella notte più nera dell’anno, una traversata nell’inchiostro dello stretto canale fra due terre lontane. Notte di vento, di odore forte di nafta, di addii, di amori disperati e di coltelli. “Partirono nella notte fra due lune, quella più buia ma più sicura: la notte dell’amore. Illir e Magdalene si erano conosciuti ed amati nella notte fra due lune piene e Mansour e Saidou erano nati, anche loro, in una notte buia, senza luna. Dopo

Siamo diversi, ed ora la diversità che ci attirava diventa pugnale nelle mani fementi della vendetta. Siamo lontani, e quella distanza è accentuata dalla lotta. Veniamo da mondi diversi approdati in una terra unica, e mai la separazione è stata più totale.

“La pena e l’ansia di Deliza e Lediana si nebulizzarono nelle minutissime gocce di tenerezza che caddero su tutti i presenti e rinfrescarono di speranza la bambina e la madre che era in ognuno di loro. Luisa si sentiva come quel comandante che riesce a portare la nave nel porto, dopo averla salvata dalla burrasca e pensò che quel rapporto d’amore divinava la salvezza di sé.”

bambagia” Maya Guzzo. gli insuccessi Illir aveva PIER PAOLO CITO È“LaSTATO INdiAFGHANISTAN, Una vicenda al femminile. Il fuoco impescelto quella notte d’estate AL SEGUITO DELLE TRUPPE USA. tuoso della passione è bruciato troppo in perché diceva che portava ECCO ALCUNE FOTO. può diventare fretta. E il SUE fumo sprigionato bene.” altamente tossico. E LA TESTIMONIANZA DAL FRONTE. “Siamo diversi, ed ora la diversità che “Vuoto” di Luana Canepa. ci attirava diventa pugnale nelle mani Una giornata qualsiasi di persone che vivono ai mar- frementi della vendetta. Siamo lontani, e quella distanza è accentuata dalla lotta. gini. S’incontrano, si ricoVeniamo da mondi diversi approdati in una noscono ed è scintilla di terra unica, e mai la separazione è stata solidarietà umana. Ma non più totale.” c’è pace per i diseredati. “Dora porta con sé come “Fantasmi” di Clara Nubile. in una sporta pesante il Un’India lontana dalle immagini delle suo fetido odore. Taglia i capelli tutti sgancartoline illustrate. Un’India ostile e amica gherati perché si possano notare più facilal tempo stesso. Una terra che ti inghiotte mente e trascina il suo cigolante carrello e ti protegge. per lasciare un segno olfattivo e sonoro, “Come un film di Bollywood, che ci strappa desiderando che s’accorgano di lei negli lacrime e sorrisi, in un cinema di periferia stretti corridoi dei supermercati. Essere a guardare Kal Ho Naah Ho, e sentirmi individuata, per esistere.” umana in mezzo ai fazzoletti spiegazzati e gli occhi commossi dei mille indiani “Cuore nero” di Antonella De Carlo. Un terribile incidente, poi la lotta tra la vita intorno a me. E per un attimo capisco che il cuore è lo stesso, e batte allo stesso e la morte, e infine due grandi occhi neri modo.” di pece che si affacciano nella mente. Una tetra allucinazione o un’opportunità? “Principessina” di Sergio Sabato. “Le ferite dello schianto si erano rimargiUna ragazza aperta, qualcuno direbbe nate del tutto, lasciando sulla pelle segni “emancipata”. Una storia moderna su cui appena visibili; quelle dell’anima, invece, aleggia un pregiudizio antico, di quelli che erano ancora lì, intatte e profonde come si cibano di mormorii e si perpetuano nelle fenditure che, probabilmente, sarebbero generazioni. rimaste schiuse per lungo tempo, e dalle “Verso mezzogiorno il cielo venne oscuquali sgorgavano sensazioni del tutto rato da una nuvola di storni che bombarnuove che mai, prima d’allora, aveva darono il paese per un’ora lasciando una provato.” coltre di guano nero e, per molti anni a venire, la paternità di ogni tragedia scop“Cuore di città” di Carmen De Stasio. piata a Palasciano venne attribuita alla È la notte di Natale. In una città un po’ indifferente e un po’ minacciosa, un’anima maledizione dei polacchi.” bella si affanna allegramente per distribu“La scelta di Andrea” di Mimmo Tardio. ire regali. E sono regali davvero speciali. Chi viene da un’altra terra può diventare “Il gatto si strofina alle sue gambe. In preziosa risorsa. Scompiglia le carte, caserma tutti la salutano, meno un poliaccende luci nuove sul destino di chi si ziotto trasferito da poco: “Ma cosa fate, impegna nell’accoglienza e fatalmente gli date confidenza a una mendicante? – il neo poliziotto trasferito ha lo sguardo inor- curva il corso dei sogni. “Sul finire dell’estate, verso la metà di ridito e una smorfia di disgusto – Bellezza, settembre, ritornò dal Camerun anche io non puzzo, né vado a rubare… diciamo Andrea, carico di nuove esperienze e con che mi piace la libertà.” qualche maturata idea sul suo prossimo futuro. Avrebbe fatto il medico chirurgo, “La promessa” di Maria Rita Greco. sentiva che in quella professione forse Un fiume di ospiti inattesi. Un’intera città poteva dare il meglio di se stesso per allespalanca le braccia, una donna apre il viare le sofferenze degli uomini.” suo cuore. Scoprirà che a volte la vita ci mette alla prova e ci offre un’occasione di riscatto.

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SHORT STORIES

ROAD TO BRINDISI Un emigrante torna in città e si ferma sulla panchina dei giardini. Ricordi, speranze, illusioni in questo racconto di Emanuele Corvetto

L

La tipica giornata di sole agghindata da un venticello pungente che girovaga tra le vie del corso. Non so bene cosa ci facessi nei pressi del porto. Guardavo il cielo da dietro gli occhiali da sole e come quando ero piccolo non riuscivo a capire se avrebbe piovuto nelle ore successive. Si rimaneva sempre pronti ad un cambio metereologico, per dire, inaspettato. Del resto non m’importava poi molto, un po’d’acqua avrebbe solo aiutato a lavare i pensieri ed i muri di una città infiacchita e stanca. Chissà perché poi. Mi stravaccai sulla gelida pietra di una panchina dei giardini e rimasi a fissare il passeggio fantasma. Credo che il motivo principale per cui fossi lì mi sfuggisse del tutto, fatto sta che il confronto con quello che la memoria mi suggeriva era inevitabile. Venti anni prima, quando non bevevo ed avevo una vita più semplice e sociale, in quello stesso punto c’era sempre qualcosa da vedere... c’erano uomini strani provenienti chissà da quale paese, c’erano delle

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bancarelle da quattro soldi che vendevano giocattoli, caleidoscopi, c’era un vivere differente e quello pareva il cuore pulsante della città. Anche il sole sembrava un’altra cosa. Il sole scaldava ed era motivo di movimento, nei ricordi recenti invece suonava quasi come una noiosa freddezza. Uh, guarda, c’è il sole...che palle. Erano anni che non appartenevo più a quei luoghi almeno in superficie ed erano solo pochi mesi che ricominciavo a sentire la voglia di appartenervi ancora. Forse mi ci sarei solo dovuto riabituare. Ai tempi in cui il nonno mi portava a passeggio tenendomi la mano vedevo sempre navi, respiravo aria di viaggi, sarà che per questo sono cresciuto con la voglia di muovermi...e mi sono mosso. Paradossalmente mi sono dovuto muovere, il mio spostarmi non è stato dovuto solo al mio animo avventuriero. Un vecchio mi passò davanti, parlava da solo. Alzai lo sguardo, sempre tenendo le mani in tasca per ripararle dalla bava di vento freddo,

mi venne quasi voglia di parlargli. Lasciai stare perché sarebbe stato ridicolo. Era quasi l’una ed a colpo d’occhio i negozi erano già tutti chiusi... sembrava lutto nazionale. Cos’era rimasto per me in quei posti? Ovunque andassi la gente stava morendo. Chi per motivi legati al decorso della salute, chi per esigenze di spostamento legate al lavoro, altri perché piantonavano sempre il solito pub appena giungeva la sera e si scolavano i soliti drink aspettando di veder passare i propri anni migliori. Pensandoci non c’era nulla di accattivante in questo. C’era molto più fascino nel bruciare le formiche con la lente d’ingrandimento, immagino. Le persone andavano in autocombustione, tutta la città bruciava. Ero sempre stato a favore delle fiamme, ma non di quel tipo. Le persone bruciano e si consumano, l’avevo visto fare molte volte, mi consumavo anch’io del resto, ma questo avveniva inseguendo i propri scopi, accadeva durante il processo di realizzazione dell’individuo. Qui le fiamme erano inutili e vacue. La stessa differenza che corre tra scopare ed avere una polluzione. Non afferravo pienamente i misteri di casa mia e rimanevo lì a fissare un via vai assente, lo stesso di prima. Avevo voglia di fare grandi cose e per trovare la mia strada avevo iniziato a cercare tra le tante strade del mondo tenendo a mente che

il concetto base per salire è quello di partire dal basso, dalle cose piccole e spostarsi gradualmente ed a suon di caparbietà e botte di culo verso l’alto ma, mi stavo rendendo conto che se i miei interessi avessero prediletto Brindisi come base operativa della mia vita le cose sarebbe stato più facile farle al contrario. Sarebbe stato più semplice conquistare Roma e poi piantare qualcosa qui che sperare di nascere qui per poi avanzare verso le grandi mete. La strada verso casa mia era tutta in salita e più scarna di ricompense rispetto alle altre, si sarebbe trattato con ogni probabilità solo di soddisfazione fine a se stessa. Chiunque avesse avuto voglia di tirar via un po’di muffa da questo luogo di ricordi avrebbe avuto solo vita dura.

I

l culo mi si era gelato su quella lastra di pietra, così mi alzai e pensai a come tornarmene a casa. Una cosa finalmente era cambiata da quando avevo 14 anni: non dovevo per forza perdere la corriera prima di aspettare per un’altra ora quella seguente! Mi ero fatto un mezzo di locomozione tutto mio. Sorrisi rimirando il mare come in cerca di un epico futuro. Non c’era nessuno a riprendermi e la piantai. Mi diressi verso la macchina pensando ad un piano diabolico per realizzare qualcosa di carino nella mia piccola città, l’”idea” che non avrebbero ammazzato nel giro di due mesi o poco più. Orientai i miei pensieri verso qualcosa di propedeutico a questo, qualcosa da mangiare... per un piano accurato mi ci sarebbero volute ancora molte, molte, molte bevute ed a stomaco vuoto, si sa, è sconsigliabile. Almeno appartenevo a quella ristretta classe di fortunati che in tempi duri i soldi per fare la fame riuscivano a guadagnarseli. Avevo avviato da qualche mese una piccola attività in centro basata sul commercio di scritti rari e splendide fotografie e riuscivo a racimolare un migliaio di euro al mese al netto delle spese. Si, suonava proprio bene. Ovviamente era fantascienza, lavoravo al Nord per vivere! Misi in moto ed abbandonai la marina senza aver mai lasciato traccia del mio passaggio. Emanuele Corvetto


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TRADIZIONI

IL RACCONTO

“Nu giurnu a ferragostu” Sesta puntata

di PIERPAOLO PETROSILLO

Le radici che escono sempre L’ultima parte del racconto “Nu giurnu a ferragostu”, in cui il protagonista ritorna a casa. Comu fannu li curri cu girunu tanta fin’a ca si squaquagghiunu? Nu bellu strappu nc’hannu duvutu dari! ...N’atru picca scoppu an terra! ...E’ propia veru ca t’ha ‘scinucchiari an fronti alli bellezzi! ... Ma com’eti c’alli cosi vecchi ... “no’ li ta’ morti nisciunu”? Matonna comu nu scimunitu mi sta sentu! Sera’ ca eti puru lu sulagnu! Stu muerti di faugnu! “Stu soli ca coci!” Sobbra ‘sti chiancuni ‘llisciati ca stann’an terra: li tisciti sciulunu suli suli. Sapi ce nci stai qua’ sotta? No’ putimu ca ricostruiri cu li maceri nuestri stessi! Tennu lu culori ...di li tienti! Coma quiddi vangali ca nd’hannu tiratu t’incima alla “Chiesamadri”! E po’ misu quattru pupazzi di Santi... nuevi fiamanti! A culori di li tienti di chiumbu di cristianu crandi! No’ si ponnu chiama’ mancu statui chiùi! Tanta voti ti scuerdi lu fari e sfari di lu tiempu. Eppuru m’aggiu misu comu nu meridianu! To’ suspiri cu li razzi apierti ca girunu com’allu masculu di Leonardu ‘ntra lu cerchiu: pigghiu fiatu: e ‘mboccu la scinduta pi scir’ a “S.Teresa”. ‘Na ‘nticchia di Baroccu. A quai: si trovunu tutti li gnandi ca si sonnunu li Brindisini! E li lampiuni ca mi piacunu di chiùi! Dopu na tirupea di tanta maneri. Nu terrazzu “vista mari” eti quistu! Ci ti nfacci la visuali ti ‘muzza lu fiatu!

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L’AUTORE

Pierpaolo Petrosillo si presenta Il mio nome è Pierpaolo Petrosillo, sono nato e vivo, con ritrovato affetto ed immancabili dispiacere e rancore, nella mia Città: Brindisi, ...nu capulavoru di lu padreternu. Forse sono proprio questi sentimenti ad aver generato questo scritto: il primo per me in “dialetto”. Racconta i pensieri che faccio e ciò che provo il giorno di Ferragosto, correndo per il “Centro Storico” della Città. Dedico “Nu giurno a ferragostu” a tutti i brindisini che dimostrano di amare la propria città, ed in particolare ai loro figli che stanno imparando a farlo. E lo dedico ai miei figli : Lorenzo e Manuele. Pierpaolo Petrosillo “Mi sta ssonnu a uecchi apierti” di quand’era vagnoni: spiava li menni alli turisti di scundutu! Portu, Aeroportu. Nd’hannu “misu an pata” li Barisi. Doci doci. A futticumpagni hannu sciucatu! Facimu lu “giru di boa”: intorn’allu monumentu alli catuti! N’elencu luengu luengu dopu lu bombardamentu di lu 17’. Li fiumi mormoraunu e li muntagni ndi scundiunu...allu quindici-diciottu. Mo’ simu bueni a ‘nfiocchettari simbuli cu “favi e fogghi” ansiemi! Mi fermu n’attimu e li mitoddi mi dicunu ca quarche cosa ammu statu ci stannu ‘mbrugghiati tutti di stemm’ ansiemi! Mah! Pigghiu la strata di ritornu va’: ca cussi’

tuttu sutatu, ci si va vota tramuntana qua sobbra alla sicurduna: spugghicatu comu vau rischiu cu mi veni ‘na saietta! Mi ndi tornu chianu chianu. ‘Nfilatu comu cuttoni ‘ntra li magli di ‘sti stradini stritti stritti. M’è calata ‘na putarica. Di quai aggi’a sci’ nà! Addo portu li piccinni! La pigghiu a sciocula! Li dicu ca stai “l’arvulu ca parla”. Nci creunu e no nci creunu. Passandu: comu nu strusciu di vientu: mi dici: Pue’ camina’ quantu vuei! Luntanu, luntanu. Ma li r”r”adici... so’ “cosi ca nisciunu chianta”; sempri ‘ffundati qua sotta stannu! Com’alli mia. Puru ca no’ si vetunu. Quandu menu ti lu criti essunu di fori!

Sapi ce vol’a dici? Paroli di cristian’ anzianu mi sembrun! Armen’a iddu ti li pue ‘mmagginari li rradici! Luenghi fin’a via Tarantini! A propositu: Cu no’ aggiu vistu nu scavu romanu a cielapiertu! Ce cosa! Pricati sotta è capaci ca stanno! E “Giuvanni Tarantini”: ndi sapia chiù di quarche cosa! Lu feci ‘rrivivesciri: “S. Giuvanni allu Sepolcru”! Sti strati tennu pavimienti chiù ‘ngraziati e tuesti di quiddi nuevi! Senza bisuegnu di grechi o atri fissarii disignati. Cazzatora! Ce strittulecchia! Pozzanghiri di rota di travino port’ancora ehì! Nà nà nà nà nà, nu tettu cu l’irmici! E ci spiu di lu finistrieddu: si veti puru lu cannizzu! Speriamu cu li stipamu st’urtimi cosi ‘rrumasti! Beh! Mo’... m’aggiu stancunisciatu veramenti! Sta sprasimunu li muddicazzi! E’ ora cu mi ‘rritiru! Stuezzi di “storia Brindisina”. La cuntintezza di “Giuvanni Moricino” Ndi l’è cusuti a musura comu nsartu finu. E priava Diu! Parlandu di stuezzi m’è scazzicata la fami! Ava essiri l’una passata. Ci putia turna’ andretu… è capaci ca cangiava strata! “Truvava la tretta”. No nci sce’ “cacava chiù a mari”! Atru ca ”nu spramientu vali pi cientu”: nu suennu m’è parutu stamatina! E stau vistutu puru tuttu biancu. Comu n’assistenti a nu malatu ca sta ‘zzuppa lu sicchiu! “Ma li lacrimi pirduti so’ quiddi ca lu chiangunu ...lu muertu”. Bah! Quantu trasu va! Tanta quai : “scarti frusciu e pigghi primera”. Po’ chiutu lu purtoni, mi enchiu nu picca lu cuvazzu, mi pigghiu lu cafei, mi fumu na bella sicaretta e mi scordu tutti cosi. Fine


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SPORT TuttoBrindisi

E ORA?

Il Brindisi della famiglia Barretta ha sfiorato di un soffio la promozione in C1. Un risultato che vale quanto una promozione, visto che questa splendida avventura è stata portata a termine solo con le risorse economiche societarie, senza uno straccio di sponsor e per di più da neo-promossa. I Barretta hanno annunciato la resa, e l’unica cosa che gli si può dire è “Grazie”. Resta da capire cosa succederà ora. Saremo di nuovo orfani del calcio?

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SPORT

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CULTURA

MOSTRE PALAZZO GRANAFEI-NERVEGNA

Prosegue la mostra sui Piranesi Resterà aperta fino al 12 luglio, poi una rassegna di grandi foto di Folco Quilici.

P

rosegue con successo a Palazzo Granafei-Nervegna la mostra “Piranesi”, etchings by Giovanni Battista e Francesco Piranesi, in the Rare Books Collection of the British School at Rome. La mostra raccoglie 99 incisioni dei Piranesi, tutti di proprietà della British School at Rome. La Biblioteca e l’Archivio della British School at Rome dispongono di un vasto patrimonio librario, una raccolta di fotografie storiche originali, una ricca collezione di stampe antiche, manoscritti e disegni provenienti dal fondo di Thomas Ashby (1874-1931), uno dei personaggi più rappresentativi della storia dell’Istituzione. Fondata nel 1901 come Accademia per lo studio dell’archeologia romana e greco-romana nella sede di Palazzo Odescalchi a Roma, la British School at Rome ospitò Thomas Ashby come primo borsista già nel 1902, dopo i suoi studi classici all’Università di Oxford. La British School at Rome trovò la sua sede definitiva nel 1911, in occasione dell’Esposizione Internazionale che celebrava il cinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia. Il padiglione britannico, realizzato a Valle Giulia su progetto dell’eminente architetto inglese Sir Edwin Lutyens, riscosse

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un tale successo da spingere l’allora ambasciatore britannico, sir Rennell Rodd, a chiedere ad Ernesto Nathan, sindaco di Roma, il permesso di costruire, nello stesso sito, una sede permanente per la British School at Rome. Thomas Ashby, conosciuto prevalentemente come archeologo e topografo, arricchì le sue ricerche attraverso una profonda conoscenza della storia dell’arte e lo studio di incisioni, stampe, piante, vedute, disegni e dipinti che utilizzava per la ricostruzione della Roma antica. Si occupò e pubblicò studi e articoli sui disegni di Roma di Anton Van Den Wyngaerde, su Carlo Labruzzi, su Thomas Jenkins, collezionista del XVIII secolo, su Turner, sul quale pubblicò anche un volume, su Pirro Ligorio, Lievin Cruyl, Stefano du Perac, Canaletto e Bellotto e Alessandro Specchi. Tra le opere d’arte collezionate da Thomas Ashby e tuttora conservate presso la Biblioteca della British School at Rome,

un ruolo di spicco tocca senz’altro alle 139 incisioni sciolte di Giovanni Battista Piranesi. Le incisioni, 99 delle quali in mostra a Brindisi, sono rimaste nei cassetti di un vecchio tavolo da disegno in Biblioteca per molti anni, finchè non è stato possibile, grazie ai generosi contributi di numerosi sostenitori, avviare un progetto di rinnovamento dell’edificio in occasione del centenario della British School at Rome. Durante i lavori di ampliamento della Biblioteca, di costruzione di una nuova Sala di Conferenze e di una Galleria per l’allestimento di mostre d’arte, è stato finalmente possibile effettuare un programma di pulitura, restauro e conservazione delle preziose incisioni avvalendosi della prestazione professionale del Laboratorio Aelle di Luigia Antonazzo. Le incisioni, avente per tema fondamentale Roma, raccolgono quelle del Campo Marzio e del Pantheon, le antichità romane e le vedute di Roma, la raccolta dei tempi antichi. Sempre qui a Brindisi, in occasione della visita papale di Sua Santità Benedetto XVI, la British School at Rome ha realizzato un progetto di conservazione e restauro che ha consentito la realizzazione di una interessante mostra di 45 guide antiche di Roma. La mostra rimarrà aperta sino al 12 luglio e potrà essere visitabile ogni giorno, dal martedì alla domenica, dalle ore 10,00 alle ore 13,00 e dalle ore 17,00 alle ore 20,00.


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CITTÁ

TEMPO LIBERO CULTURA

La biblioteca De Leo censisce gli autori letterari brindisini «Abbiamo dimenticato che la memoria ha una storia e deve essere tutelata». “Tutti quelli che se ne vanno ti lasciano sempre addosso un po’ di sé... E’ questo il segreto della memoria? Se è così allora mi sento più sicura perché so... che non sarò mai sola...” (dal film “La finestra di fronte”). Il tema della memoria è radicato profondamente in ciascun essere umano che ha il terrore di essere dimenticato. Il nostro desiderio di immortalità, indipendentemente dal fatto che crediamo o meno nell’anima immortale, è comunque forte. Siamo pieni di oggetti che suscitano ricordi: foto, lettere, diari. Si può dire, un po’ metaforicamente, che abbiamo dimenticato che la memoria ha una storia e deve essere tutelata. E’ esistita infatti un’epoca, nella nostra cultura, vicina - perché si tratta di pochi secoli fa - in cui la memoria veniva coltivata e rafforzata artificialmente negli esseri umani. Un modo per coltivare la memoria e la storia locale è anche raccogliere tutto ciò che viene pubblicato da autori locali e dalle case editrici locali, che per legge hanno già l’obbligo di depositare copia delle proprie opere presso la Biblioteca Provinciale. Una delle criticità è rappresentata dalla mancanza di utili riferimenti per poter contattare gli autori. Per questa ragione si è deciso di avviare la redazione di un indirizzario di autori letterari brindisini, ai quali si richiede di far pervenire la propria opera e i propri dati presso la Fondazione Biblioteca Pubblica Arcivescovile “A. De Leo” (biblioteca@bibliotecadeleo.it, piazza Duomo 12, Brindisi). L’obiettivo iniziale è quello di un censimento degli autori locali brindisini, mancano infatti repertori a riguardo, per poter garantire visibilità negli spazi della biblioteca alle opere di questi autori. Si tratta di compiere un passo in più dunque, passando da raccolte ordinate a raccolte vive valorizzando gli autori locali, facendo conoscere le storie e le motivazioni di chi si cimenta con la scrittura, non solo per passione, ma a volte per farne la propria professione. Le biblioteche si prefiggono l’ambizioso compito di configurarsi come “piazze del

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SEX IN BRINDISI CITY

di Lady Violet

Diffidate di certe amiche... Ho provato sulla mia pelle che falsità e ipocrisia sono sempre dietro l’angolo Qualche giorno fa con Iris, Angelica, Anna, Eva e Sabry abbiamo visto il film “Sex and the city 2”. Si è praticamente sognato per 140 minuti tra gli abiti di Valentino e di Narciso Rodriguez, le borse Egon Von Furstenberg e le famose Monolo Blahnik di Carrie e le sue amiche. Film girato in luoghi incantevoli e lussuosi, come Manhattan, isola dove tutte noi vorremmo andare almeno una volta nella vita! Il rapporto alla base del film, oltre a quello dell’amore è l’amicizia. L’amicizia, che gran parola! Il dizionario porta come significato: “Reciproco affetto tra due o più persone, generato da affinità spirituali e da stima”. Stima e affinità, sono queste che mi legano alla mia Iris, credo sia un’amicizia molto rara la nostra, fatta di complicità, dell’essere sempre a disposizione l’una per l’altra in qualsiasi momento. In passato ho avuto rapporti d’amicizia che mi hanno tradito e che mi hanno fatto soffrire, credo inoltre che per l’amicizia ci siano delle regole mai scritte ma che hanno l’obbligo d’essere rispettate come la sincerità, il non essere invidiosi, il non fregarsi l’uomo o la donna dell’altro/a, non farsi una storia con l’ex della propria/o amica/o, specie se l’ex in questione ha fatto parte di un rapporto intenso, lungo e molto importante. Una ragazza che conosco si è finta prima mia amica e poi si è fatta una storia con il mio ex, e non un semplice ex, ma l’ex di una storia durata ben 5 anni! In queste circostanze cosa accade? Credi di essere una povera adolescente che va a fidarsi dell’apparenza e la prende in quel posto perché troppo ingenua per capire la falsità! Credo che un po’ tutte abbiamo sofferto per amicizia, ma che le esperienze e le lacrime siano servite a renderci meno ingenue e a saper distinguere il buono dal cattivo. Io nel tempo l’ho fatto, ecco perché penso che la mia Iris, la mia Sandra che accompagnerò presto all’altare come testimone di nozze, la mia Patricia ed Angelica, insieme ai miei angeli custodi Ivo e Dany, siano ciò che io reputo “Amicizia”, quella vera, fatta di rispetto e stima. Sì, proprio la stima che mi lega a loro oltre al bene, perché in ognuno ammiro ed apprezzo qualcosa della quale prendo esempio e qualora venisse meno tutto ciò sarebbe solo semplice conoscenza. Quindi, amiche mie, continuate a sognare con Carrie, Samantha, Miranda e Charlotte se vi va, tanto non costa nulla, ed abbiate cura, come loro fanno, delle vostre amicizie. Sappiate sceglierle affinchè siano davvero speciali. sapere” quindi incentivare la produzione locale va di pari passo con quest’obiettivo pur nelle attuali difficoltà economiche come ha ben testimoniato il convegno milanese del marzo scorso “Verso un’economia della biblioteca. Finanzia-

menti, programmazione e valorizzazione in tempo di crisi”. Da qui la volontà di creare un fondo librario di autori brindisi viventi o no presso la Biblioteca Arcivescovile, presidio storico di bicentenaria vita.


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I LOCALI DI TB

Ristoranti

t Hara Un locale originale e coraggioso, che sta riscuotendo ottimi consensi. Potete scegliere i piatti del giorno, oppure prediligere (e ve lo consigliamo) i menù degustazione: Hara (carne, pesce e verdure), Fresco (solo pesce), Gusto (carne), Verde (vegetariano), Leggero (per chi tiene alla forma fisica). Il Sushi e il Sashimi sono degni di un ristorante giapponese. Il locale è anche wine-bar e sala da thé. Via G. Bruno 26/28, tel. 0831520064. Chiuso la domenica sera e il lunedì. L’Araba Fenice u Da anni uno dei ristoranti brindisini più apprezzati. Ambiente elegante, cantina sontuosa che dà il giusto spazio ai vini del territorio, cucina di qualità a prezzi accessibili. Servizio puntuale e discreto. D’obbligo partire con l’antipasto della casa. Come primo vi consigliamo gli gnocchetti con gamberi e melanzane. Insuperabili i gamberoni rossi di Gallipoli al sale. Pesce sempre fresco. Dolci da applauso. Corso Roma 31, tel. 0831590009. Chiuso il lunedì.

t Iaccato La storia della cucina marinara brindisina. Da decenni questo locale è la meta prediletta di quanti amano mangiare pesce fresco. Nel locale della famiglia Romanelli potrete assaggiare, tra le altre cose, degli incredibili tagliolini all’aragostella. Ma se proprio volete vivere un’esperienza gastronomica indimenticabile, allora ordinate la zuppa di pesce della casa: senza paragoni. Pizze anche a pranzo. Piaz.le Lenio Flacco, tel. 0831524084. Chiuso il mercoledì. La locanda del porto u Ambiente classico e piacevole. Cucina tradizionale. Si apre con l’antipasto della casa (10 piatti tipici). Tra i primi, da non perdere i paccheri alla rana pescatrice con ricottina piccante (oppure gli agnolotti ai crostacei con ricciola). Per secondo carne arrosto (c’è anche la fiorentina) oppure l’ottimo tonno scottato con salsa di basilico e parmigiano. Dal lunedì al venerdì si serve la pizza anche a pranzo. Via Montenegro 20, tel. 0831568181. Chiuso il martedì.

t La Norcineria Cucina completamente rinnovata per questo locale accogliente e caldo situato ai piedi della Colonna Romana. All’ottima selezione di salumi, formaggi e carni, si aggiungono ora i piatti della tradizione marinara. Ottimi il tonno alla griglia con zucchine gratinate, la seppia alla catalana, l’insalata russa con il dentice, gli gnocchetti ai frutti di mare. Azzardate, ma squisite, le orecchiette al nero di seppia con le cozze. Via Colonne 57/59, tel. 08311720488. Chiuso il mercoledì. Penny u L’arte del buon bere, della cucina e della cordialità. Il Penny è uno dei ristoranti più belli e romantici della città, situato in un palazzotto del 1200 affacciato sul porto. La cucina è raffinata e privilegia i piatti a base di pesce fresco, come i tagliolini allo scorfano. L’antipasto propone quattro portate in un unico piatto dal design ricercato. Il Penny è anche enoteca (e che assortimento!) e cioccolateria. Via San Francesco 5, tel. 0831563013. Chiuso il lunedì. 36

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t Pantagruele Dal gennaio 1988, data di apertura, sempre al top della ristorazione locale e nazionale. Antipasto di 10-12 portate, tutte originali e sorprendenti (come il pesce spada marinato al lime). Tra i primi da provare la caramella di pasta fillo con ricotta, cicoriette, gambero rosso, e riso rosso. Tra i secondi: pescato del giorno cotto in tutti i gusti. Sugli scudi la zuppa di scorfano. Via Salita di Ripalta 1/3, tel. 0831560605. Chiuso il sabato a pranzo e la domenica (tutta). Skipper/Betty u La cucina di uno dei locali storici del centro, abbinata alla location del bar più popolare. Ne esce un mix di buona cucina marinara, posti a sedere in piazzetta oppure nel romantico cortile interno. Ottimi i tagliolini ai frutti di mare, ma anche le pappardelle ai porcini con le vongole. Abbondante la grigliata di pesce, buone le pizze. Per dolce, cosa c’è di meglio del gelato del Bar Betty? Viale Regina Margherita 6, tel. 0831563465. Chiuso il mercoledì.


TEMPO LIBERO

LA DOLCE VITA CONCORSI

Ristoranti, vini, locali, sapori

di Fabius Crumb

AL SATURNINO LA MEDAGLIA D’ORO

PILLOLE

IL ROSATO DELLE TENUTE RUBINO PREMIATO ALLA “SELEZIONE DEL SINDACO”. E RENNA VIENE NOMINATO PRESIDENTE Ottimi risultati si sono registrati per le aziende brindisine e della provincia di Brindisi nell’ambito del concorso “La selezione del sindaco 2010”, svoltasi in città dal 21 al 23 maggio scorsi. Con un respiro sempre più internazionale, l’itinerante concorso enologico firmato Città del Vino, ha trasformato Brindisi nella “Capitale del Vino”, dove le più significative aziende locali sono state chiamate ad accogliere la vasta delegazione internazionale giunta per l’occasione nella Città del Vino salentina. In tale contesto, la giuria ha assegnato la Medaglia d’oro - unica azienda

del capoluogo a fregiarsi di tale premio - all’Azienda Agricola Luigi Rubino per il “Saturnino”. Medaglie d’argento, invece, sono andate al “Simposio” (Bianco e Primitivo) della cantina Risveglio Agricolo, al Negroamaro e al Galatea delle Cantine Brancasi, all’Arcione dell’azienda Botrugno ed al “Visiello” dell’Azienda Luigi Rubino. Al termine della manifestazione l’assessore alle Attività produttive del comune di Brindisi, Francesco Renna, è stato eletto nuovo presidente nazionale dell’associazione Città del Vino.

Hostaria Marina Vecchia u Raffaele e Jole hanno di recente ristrutturato il locale per renderlo ancora più accogliente ed intimo. È il luogo ideale per colazioni di lavoro e piccoli ricevimenti. La cucina è prettamente tradizionale: dagli ottimi antipasti alla pepata di cozze (classica ma rivisitata), dai tagliolini prezzemolati all’astice al pesce sempre fresco. Ottima la carne, gustose le pizze e buoni i dolci fatti in casa. Via Montenegro 53, tel. 0831524316, 3471235516. Chiuso il lunedì.

Ma.Ri.Pa u Il piacere di una pausa pranzo veloce, leggera, a prezzi incredibili (pranzo a 7 euro!), con piatti saporiti e preparati con ingredienti di qualità. Il locale, situato proprio di fronte al Municipio, offre ogni giorno ampia scelta di primi e di secondi. È aperto solo a pranzo, eccezion fatta per il sabato sera (quando si trasforma in pizzeria). E’ organizzato per effettuare servizio catering. Via Casimiro 22 (ang. piazza Matteotti), tel. 336.825384. Chiuso la domenica.

Due guide per due regioni stupende Anche quest’anno le guide della Edizioni Effe, società che pubblica TuttoBrindisi, stanno andando a ruba e ottengono grandi consensi. Alla “storica” Made in Puglia, vetrina dei vini e dei sapori pugliesi, giunta alla sua ottava edizione, si è aggiunta quest’anno Made in Abruzzo, volume che promuove un’altra regione straordinaria, molto simile alla Puglia come tipologie di prodotti e di aziende. Le guide dedicate all’agroalimentare di qualità sono delle utilissime pubblicazioni per enotecari, ristoratori, importatori e winelovers a caccia di nuove etichette, di vini particolari, di prodotti di alta qualità. Made in Puglia e Made in Abruzzo sono distribuite gratuitamente, solo ad operatori del settore, nel corso delle fiere internazionali più importanti (Vinitaly, Cibus, Sial China e Sial Parigi, al Foodex di Tokyo ed al Summer Fancy Food di New York). Per informazioni e prenotazioni: www.fabiomollica.com.

La locanda ti li Spilusi u Il ristorante-pizzeria che soddisfa ogni “spilo”, ideato da Fabrizio e Gianfranco. Vecchie e nuove pietanze della cucina tradizionale pugliese ed italiana, in un ambiente rustico immerso nel verde. Da provare i troccoli ai granchi e la “taiedda” di riso patate e cozze, “bracioli e purpetti”, ed ovviamente la grigliata mista di carne o pesce. Antipasti numerosi e gradevolissimi. Contrada Restinco 4, tel. 0831555481, 3280898063. Chiuso a pranzo.

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OSPITATE

Ecco in esclusiva il testo integrale dell’Ufficio stampa della Provincia Filia Solis, che racconta per filo e per segno la visita dei giornalisti figli di Putin. Costretti ad ascoltare 100 volte in tre giorni l’inno brindisino, “Nel Sole” di Al Bano. Tre arzille e anziane ospiti hanno mostrato di gradire. Un altro giornalista invece farà ricorso per violazione della Dichiarazione universale dei Diritti Umani: «È stata una tortura!», racconta a TB.

DALLA RUSSIA CON “NEL SOLE” Dall’Ufficio Stampa della Provincia riceviamo e volentieri pubblichiamo, integralmente, il comunicato emesso in data 27 maggio. Sono giunti ieri a Brindisi i 30 giornalisti e fotografi russi ospitati dall’Amministrazione provinciale per promuovere il territorio locale in terra di Putin. La delegazione è arrivata al Papola con un volo Tupolev Mosca-Roma-Brindisi che fortunatamente non si è schiantato al suolo come spesso capita. Ad attendere gli amici russi in aeroporto c’erano Al Bano e Massimo Ferrarese. Purtroppo non c’erano gli sbandieratori, il gruppo folk, i clown, le ballerine e i venditori

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di lupini, notoriamente impegnati a dare il benvenuto ai crocieristi. «Ma risolveremo il problema con un miglior coordinamento tra le Amministrazioni locali», ha promesso Ferrarese. Sembra infatti che, trattandosi di un compito molto delicato, per le prossime navi da crociera verrà chiamata direttamente la Protezione Civile, e così sarà tutto un fiorire di massaggi e appalti. Nella mattinata di oggi, i russi sono stati accolti dal sindaco Mennitti, da Ferrarese, da Al Bano, dal vicepresidente della Camera di Commercio Convertino e dal commissario dell’Apt Francesco Nacci. Ognuno di loro è stato bene attento a ripetere esattamente le stesse cose dell’altro, e rigorosamente in ita-

liano, casomai i russi non capivano l’inglese. In sala erano presenti quasi tutti gli assessori della giunta Ferrarese, segno evidente che, quando il presidente è fuori stanza, nel Palazzo non sanno che cazzo fare. L’incontro è stato aperto con l’ascolto dell’inno brindisino, “Nel Sole”, di Al Bano, il cui ritornello recita: «Quando il sole tornerà e nel sole io verrò da te...». Dopo i saluti è stato proiettato un video che mostrava le bellezze naturali del territorio. La colonna sonora era, manco a dirlo, “Nel Sole” di Al Bano. Dopo la conferenza stampa, gli ospiti hanno visitato il museo Ribezzo: hanno ammirato i bronzi di Brindisi e qualche vasetto di

terracotta. Le teche più ammirate però sono state quelle che conservano i 45 giri più popolari di Al Bano, da “Felicità” a “Nostalgia canaglia”. Al termine della visita: saluti e baci, foto e autografi, e naturalmente le interviste di rito. Prima di uscire dalla sala, ad ogni giornalista russo è stato chiesto di ripetere a memoria almeno il ritornello della canzone di Al Bano. Tre arzille signore, evidentemente fattesi di vodka e negroamaro la notte precedente, hanno saputo cantare l’intero brano, riuscendo a riprodurre (non sappiamo come) perfino gli acuti del cantante di Cellino, e vincendo così un soggiorno di due notti nella tenuta di Al Bano. In serata però le giornaliste, ancora un po’ brille, hanno chiesto di poter dormire e scattare qualche foto nella suite di Al Bano. A quel punto al popolare cantante hanno iniziato a roteare un po’ le palle, ha preso il telefono ed ha chiamato l’amico: «Massimo, porco cane, è vero che siamo compagni e che dobbiamo lavorare insieme per la crescita del territorio, ma ‘ste russe iniziano ad essere un po’ invadenti». Alla fine, su suggerimento del presidente, è stato trovato un compromesso: le anziane giornaliste hanno dormito nella cantina di Al Bano, ma prima di addormentarsi hanno preteso che lo stesso cantasse loro la ninna nanna. La canzone prescelta è stata, ovviamente, “Nel Sole” di Al Bano. Ringraziamo Al Bano per la pazienza che ha nei nostri confronti. Sappiamo che ci legge e ci apprezza. E sa che, non potendo prendere in giro ogni mese Mennitti o Ferrarese, qualcuno si deve sacrificare al loro posto. E comunque, a forza di frequentare queste conferenze stampa, anche noi abbiamo quasi finito di imparare a memoria il testo della canzone “Nel Sole”. Inizia pure a piacerci. E la cosa ci preoccupa seriamente.


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PROVINCIALISTI

SALUTI E RISPETTO

di Alfieri Carbone

Un giovine spagnolo pensò, era Primavera, “Ho bisogno di vacanze, mi faccio una crociera ! Mi piace la sapienza e farmi un’opinione di popoli vicini ma con diversa tradizione!” Arrivò così ad Atene, patria di cultura, assetato di sapere e, gioioso oltremisura, ammirò l’Acropoli ed il grande Partenone “Che belle quelle statue… sembra vivo Poseidone!” “Cos’altro di più bello posso ora trovare Nel viaggio che mi accingo tosto a continuare?” L’iberico fanciullo ignorava e non a torto che la tappa successiva era Brindisi e il suo porto! E, infatti, appena giunti nella città del Monumento Si apre il portellon… Madonna che sgomento! Il Sindaco in persona con la fascia tricolore poi la banda, le bandiere. “Perché tanto rumore? Beato il brindisino - pensò quel giovinetto Se di noi che siam foresti portan sto rispetto figuriamoci che pacchia per la gente di sti luoghi Non avranno alcun problema, o almeno molto pochi….

I CROCIERISTI

MESSI IN CROCE Accolti in pompa magna, manco fossero extraterrestri. Braccati dai giornalisti, che li seguono anche nelle toilette. Disturbati da sbandieratori e musica folk. Il WWF accusa l’Autorità portuale: «Tuteliamo questa specie protetta».

I

l primo crocierista sbarcato a Brindisi si è ritrovato di fronte sindaco, presidente dell’Autorità portuale, giunte comunali e provinciali, vertici della Camera di commercio, parlamentari, telecamere, fotografi, giornalisti. Ha avuto giusto il tempo per esclamare «Mio Dio, dove siamo finiti?», ed è stato folgorato dalla musica folk e dallo spettacolo degli sbandieratori. A quel punto è risalito sulla nave, a passo veloce, e non è uscito dalla sua cabina per tre giorni. Ma neanche lì è stato al sicuro, perché si è ritrovato nel letto il presidente Giuseppe Giurgola che, per ricordare ai posteri lo storico evento (l’unico in 15 anni di Autorità portuale brindisina) si è fatto immortalare fuori dalla nave, sul ponte, nella sala motori, nelle cucine, nella palestra e nella cabina del malcapitato turista. La settimana successiva un crocierista americano ha denunciato per stalking la pur brava Maria Di Filippo (Studio 100), che aveva avuto l’ordine di seguire passo-passo la comitiva di turisti, importunandoli di tanto in tanto con domande del tipo “Do you like the city” and “Do you know la Madonna di Brindisi?”. 40

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Al terzo arrivo delle navi Giurgola si è fatto fotografare vestito da comandante e poi da cameriere di bordo. Le navi sono state accolte dall’inchino dei rimorchiatori Barretta, schierati in parata all’ingresso del porto, con a bordo i giocatori del Brindisi calcio in alta uniforme. Ai crocieristi, appena scesi sulla banchina, sono state offerte buste di lupini, un cd del duo Ferrarese-Al Bano (ed incredibilmente qualcuno di loro ha chiesto chi fosse Al Bano!) e due friselline. Al quarto arrivo sono stati esplosi dei fuochi d’artificio, ma essendoci ancora la luce del sole (cosa non calcolata dall’Autorità portuale) nessuno ha potuto ammirare lo spettacolo. Intanto i passeggeri, ormai redarguiti a bordo su cosa andassero incontro, tentavano di evitare i giornalisti scendendo dalla nave travestiti da uomini dell’equipaggio. Alla sesta settimana si è verificato l’episodio più increscioso: tutti i dipendenti dell’Autorità portuale si sono presentati sotto la nave Zenith con figli, parenti e amici al seguito, e tutti hanno preteso di farsi scattare una foto ricordo con

Ma il ragazzin gentile che aveva sospettato l’inganno virtuale in cui s’era trovato decise di vedere proprio coi suoi occhi l’intenzion di quei saluti eran veri oppur farlocchi? avea senz’altro letto, quand’era piccolino del colore e la bellezza del mare brindisino e chiedendo indicazioni a gente ‘si ospitale Ben presto si trovò a Nord, sul litorale! Non ebbe più alcun dubbio il giovan ch’era in ferie la visione non fu bella: disordine e macerie. Un discorso fece al Sindaco, tra se, nella sua mente Il rispetto e quei saluti li riservi alla sua Gente!

la nave-sfondo e i crocieristi, sempre più sbigottiti. Capito l’andazzo, i fotografi di Quotidiano e Gazzetta, Max Frigione e Mario Gioia, hanno deciso di aprire un chiosco sulla banchina, così da farsi trovare pronti per vendere i loro servizi e arrotondare il mensile. Nei giorni successivi, però, i loro colleghi li hanno subito imitati, arrivando sottonave con fari e scimmiette per foto-ricordo più artistiche. Alla settima settimana la Seabourn ha tentato l’attracco alle Pedagne, incagliandosi negli scogli. I crocieristi sono stati evacuati in tutta fretta e trasportati in ospedale, dove hanno trovato la sempre brava e bella Maria Di Filippo che, travestita da infermiera, ha chiesto loro: «Do you like the scogli?». All’ottava settimana qualcuno ha pensato bene di muoversi in difesa dei malcapitati turisti. Il WWF ha denunciato l’Autorità portuale alla Corte internazionale dell’Aja, chiedendo di tutelare questa specie protetta. Dopo i primi accertamenti è emerso che alcune autorità locali sono affette da una forte epidemia di provincialismo. Ai loro vertici è stato consigliato di fare una crociera, così magari si rendono conto che in tutti gli altri porti del mondo nessuno rompe le palle ai crocieristi, e sotto le navi - ad ogni santo attracco - non ci sono sindaci, assessori, presidenti, giornalisti e fotografi. Porca miseria!


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TUTTOBRINDISI

fotografia a cura dell’Accademia Fotografica Italiana

Francesco Scoditti

Matteo Surdo

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TEMPO LIBERO

SHOPPING BEST SHOP DEL MESE

Marino Zeronove «L’estate 2010: per lei tubini e maxi t-shirt con stampe anni ‘80, da indossare con leggings e fuson. Per lui cappelli di paglia e bermuda, quadrettati e non..».

A

bbiamo chiesto a Marino Baccaro titolare dell’attività commerciale Marino, Zeronove jeans & fashion, in corso Umberto 32/34, di descriverci la moda a Brindisi. Come si vestono i brindisini, cosa amano indossare durante il giorno e per le occasioni speciali. Qual è stato il capo più veduto nella scorsa stagione? Trench, cappottini sfiancati di colore grigio, nero o blu. Quali sono le tendenze per l’estate 2010? Noi abbiamo puntato molto sull’abito da cerimonia giovane con tessuti lucidi, tendenzialmente blu e neri, sia per uomo che per donna. Per l’abbigliamento casual andranno

senza dubbio pantaloni leggeri, colorati, bermuda e pantaloncini quadrettati e non, da indossare con ciabatte e cappelli di paglia. Una moda molto disinvolta e comoda. Per le donne tubini e maxi t-shirt con stampe anni ’80, da indossare con leggings e fuson. Toglici una curiosità, come definiresti il vostro target? Sicuramente abbiamo un target specifico ma non siamo e non amiamo definirci di tendenza. La nostra è una moda giovane, fresca, accessibile in termini di prezzi. Un target giusto senza eccessi! Cosa può trovare un cliente entrando nel vostro negozio? Tanta disponibilità e allegria e… tanti capi da indossare.

TECNO

Cartucce per stampanti Prink, risparmi fino al 60% Nuovo punto vendita di Giampiero Colella, in corso Umberto 118. Ha aperto a Brindisi il punto vendita della Prink, leader europeo nella distribuzione di consumabili per stampanti, presente in ben 13 nazioni. Da Giampiero Colella, in Corso Umberto 118, è possibile trovare cartucce, kit di ricarica, inchiostri per stampanti, sistemi di ricarica continua, stampanti, carta, carte speciali e fotografiche filtri, prodotti di tutte le marche per tutte le stampanti, inoltre con i prodotti a marchio Prink, è garantito un risparmio fino al 60%. Prink garantisce una gestione eco-compatibile delle sedi e della propria attività puntando su: risparmio energetico, riduzione dell’uso di materie prime, gestione rifiuti, riutilizzo, riciclo, limitazione delle emissioni delle macchine laser da ufficio, informazione continua rivolta sia ai dipendenti che ai clienti. Prink ricicla i prodotti di consumo esausti e li rigenera, secondo alti standard qualitativi, per riavviarli al corretto riutilizzo e permettere ai Clienti di risparmiare sui costi di stampa, rispettando l’ambiente. Con Prink l’acquisto è garantito, nel rispetto e andando oltre le normali regolamentazioni: 24 mesi di garanzia. soddisfatti o rimborsati su tutti i prodotti Prink. Inoltre alcune linee di prodotto Prink hanno la speciale “Garanzia+Plus Prink” che permette di sostituire il prodotto con uno della marca della stampante senza alcun onere per il cliente. Ai clienti Prink è consegnata una Prinkard che consente di accedere a benefit esclusivi. Con Prinkard si accumulano punti per ogni euro di spesa che permettono di poter scegliere tra una ricca gamma di prodotti per la famiglia, l’ufficio , il tempo libero. Il punto vendita di Brindisi è in grado di effet-

tuare consegne espresse anche in sole 4 ore dal momento della richiesta. Inoltre, con l’iniziativa Photoprink “ cartucce ad ogni costo”, è possibile ordinare online la stampa delle foto nei diversi formati e prodotti disponibili, e ritirarli e pagarli al momento della consegna presso il negozio Prink, senza costi di spedizione. Per maggiori approfondimenti www.prink.it oppure contattare il negozio di Brindisi allo 0831562772, brindisi@prink.it ; Giampiero Colella sarà certamente disponibile per aggiungere alla qualità dei prodotti, la cortesia e la professionalità, in Corso Umberto 118, nei pressi della stazione ferroviaria. WWW.TBMAGAZINE.IT TB

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COMPLICI

Turista per casa Mario

Lioce

Soli o bene accompagnati? Ovvero, il Grande Salento come area metropolitana fonte di opportunità NEGLI SCORSI ANNI IL LAVORO MI OBBLIGAVA AD UNA riunione settimanale presso la sede di Milano della mia azienda. In questi frequenti viaggi la presenza a Bologna di parte della mia famiglia mi convinceva a fare tappa nel capoluogo emiliano. Trascorrevo la notte a Bologna e di prima mattina partivo per Milano, dove spendevo l’intera giornata prima di far rientro nella città delle due torri o spostarmi verso altre sedi. Questa ed altre peregrinazioni professionali mi hanno dato nel tempo la consapevolezza che nella concezione della città moderna la rappresentazione mentale di spazio fisico è divenuta illusoria e persino fuorviante. La corretta misurazione non è più in chilometri, bensì in ore e minuti. L’arco temporale impiegato per recarsi in treno da Bologna a Milano non è dissimile dal tempo necessario in un grossa città per spostarsi dal centro verso la periferia estrema. L’ambito metropolitano policentrico, come viene definito dagli studiosi del fenomeno, è un concetto sul quale la politica e l’economia hanno gettato la loro attenzione da qualche anno. Diversi progetti e decreti legge hanno provato a delineare la costituzione e lo sviluppo di quelle che vengono ormai chiamate le città metropolitane che, nella visione si spera prospettica del

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legislatore, dovrebbero andare a sostituire le province come moderno ente territoriale di governo. QUALSIASI SIA LA “PERIMETRAZIONE” IPOTIZZATA, OGNI progetto di innovazione sembra vivere oggi uno stallo causato da una situazione socio-culturale ancora non matura. Tuttavia il principio sul quale fa cardine questa nuova concezione del territorio resta valido. Occorre comprendere che, nel doveroso rispetto delle identità di base, apparteniamo a comunità che spesso condividono problematiche di più ampia portata e quindi possono

e devono essere più estese di quelle originarie. Bene stanno facendo le province di Brindisi, Lecce e Taranto, tra loro divise da una relativa distanza in minuti, a perseguire con decisione la strada del Grande Salento. I fenomeni correlati alla globalizzazione hanno mutato i meccanismi che regolano l’economia, e la strutturazione non solo concettuale di una nuova macroarea in gran parte omogenea, come quella succitata, non potrebbe portare che benefici. Egoisticamente si potrebbe anche sottolineare che ad un ipotetico tavolo delle trattative Brindisi potrebbe sedersi con buone prospettive, essendo dotata di infrastrutture strategiche quali l’aeroporto ed un terminal portuale passeggeri che la porrebbero in una condizione privilegiata. Diversamente mi appare problematico e irto di difficoltà il percorso che vedrebbe la nostra città affrontare da sola gli scenari ipercompetitivi ai quali andiamo incontro e di cui in parte sentiamo già gli effetti devastanti. Ambiente, cultura, economia, turismo, sono solo alcuni dei tavoli sui quali si gioca la partita del futuro. Il traguardo è complesso e impegnativo e potrà essere conseguibile solo attraverso un reale percorso culturale, sociale e politico.


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