TB Magazine Maggio 2010

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PALANOVELA APRILE NO ALL’AMPLIAMENTO. FORSE SI. ANCORA NO. SI GIOCA A TARANTO. CITTADELLA E TENSOSTATICO CON UN UNICO APPALTO. MAGGIO DUE APPALTI, DUE PALAZZETTI. GIUGNO SPERIAMO BENE. E INTANTO IL CALCIO...

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EDITORIALE

Non restate a guardare! Fabio

TUTTOBRINDISI NUMERO 20 - MAGGIO 2010 TIRATURA 5000 COPIE Autorizzazione Tribunale di Brindisi n. 4 del 13/10/1995

Mollica Ma che razza di giornalisti siamo! Un giovane fa un incidente e rischia la vita. Ma qualcuno si sofferma sui suoi precedenti.

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Direttore Responsabile FABIO MOLLICA Grafica SALVATORE ANTONACI Stampa Tipografia MARTANO (Lecce)

Redazione/Pubblicità Prolungamento Viale Arno, sn 72100 Brindisi Tel/Fax 0831 550246 E-mail info@fabiomollica.com posta@tbmagazine.it

Hanno scritto su questo numero Guido Giampietro Emilio Graziuso Stefano La Monica Iole La Rosa Pierpaolo Petrosillo

La collaborazione a TB è libera e gratuita

Distribuzione gratuita nei principali luoghi di lavoro e di ritrovo dal 10 di ogni mese La lista dei circa 200 punti di distribuzione è possibile consultarla sul nostro sito internet

www.tbmagazine.it www.brundisium.it/dblog

IL MESE SCORSO UN GIOVANE BRINDISIno è rimasto vittima di un incidente stradale. Era a bordo della sua moto. Ha rischiato di morire (per fortuna le sue condizioni sono andate lentamente migliorando e sembra ora fuori pericolo). C’erano tutti i dettagli necessari per scrivere un articolo degno di lettura. Ma qualche mio collega (mi riferisco ad un paio di testate) non ha saputo resistere alla tentazione di dover informare i lettori che quel giovane, qualche mese fa, era stato arrestato per un reato collegato a storie di droga. Non conosco quel giovane, e spero che si possa riprendere presto, a prescindere dai suoi trascorsi con la giustizia. E se avessi dovuto scrivere un articolo sul suo incidente, di certo non sarei andato a raccontare cose che con quell’episodio non c’entravano un bel niente. A parte il fatto che mi sembra quanto meno disumano ricordare certi dettagli quando qualcuno giace su un letto in fin di vita. Sulla qualità del giornalismo locale, come sapete, mi sono spesso soffermato (attirandomi le ire di quanti ritengono di non dover essere mai messi in discussione), e pur non reputandomi migliore degli altri (forse solo un po’ diverso), è evidente che a Brindisi, nel settore gior-

nalistico, c’è, da anni, più di qualche problema irrisolto. Ci sono numerosi esempi di validi colleghi, ma anche lunghe liste di reggimicrofoni, di signorsì pronti a tenere la lingua bene in evidenza col potente di turno, che sia di destra o sinistra non fa alcuna differenza. E soprattutto ci sono quelli, più pericolosi, che fanno finta di fare le battaglie, per esempio contro l’Enel, per poi prenderne i soldi sotto forma di inserzioni pubblicitarie (che però non compaiono a Brindisi). Evviva la coerenza. Abbiamo una televisione che intervista solo ed esclusivamente assessori, sindaci e presidenti, manco fossero gli unici

Abbiamo tv a senso unico. Reggimicrofoni. Tizi poco coerenti. E testate che ricevono soldi a valanga dalle Amministrazioni locali. Ma abbiamo anche ottimi giornalisti

abitanti del territorio. Poi ci sono quelli che si sono eretti a paladini della promozione del territorio, e sparano certe cazzate talmente incredibili che ti verrebbe voglia di chiedere: «Ma pensi che tutti quelli che hai di fronte siano dei coglioni?». Parlo di un tizio che va in giro a dire che la sua redazione riceve ogni giorno più di mille telefonate da cittadini di paesi europei desiderosi di venire in Puglia. Roba da ricovero coatto! E infine ci sono testate che ricevono da Comune e Provincia soldi a valanga per dirette e promozioni, per lo più inutili e per lo meno più che celebrative degli stessi nostri amministratori. Tanti, tantissimi soldi. Che potrebbero essere spesi in maniera migliore. LASCIATEMI RINGRAZIARE QUANTI SEguono il mio blog su Puglia Tv (ogni lunedì, mercoledì e venerdì, prima del Tg) e online (www.brundisium.it/ dblog: 3500 contatti nel mese di aprile). Ringrazio quelli che commentano i miei post, condividendo ciò che dico e scrivo, oppure dando suggerimenti e consigli. E ringrazio ancor più quanti non condividono le mie opinioni e mi criticano, ma lo fanno senza nascondersi dietro l’anonimato.

TB viene distribuito a partire dal 10 del mese, e non più da giorno 1

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TEMI ROVENTI

PALANOVELA Lunedì 12 aprile: «No all’ampliamento del PalaPentassuglia». Martedì 13: «Forse si può fare». Mercoledì 14: «Non si fa». Giovedì 22 l’annuncio del sindaco: «Si gioca a Taranto e mettiamo 20 autobus». Domenica 25 la promessa, in diretta tv: «Si gioca a Brindisi, faremo tensostatico e Cittadella dello Sport». Sarà finita? Qualcosa lascia pensare di no. Si va verso un finale avvincente. O drammatico

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l patròn Massimo Ferrarese ha, come al solito, dettato la linea: «Tregua con il Comune. Seguiamo la linea diplomatica, perché con lo scontro non abbiamo ottenuto nulla». Ecco perché il patròn, a due giorni dalla festa casalinga che lo ha portato in trionfo, è voluto andare di persona ad incontrare Mennitti in Municipio. Temeva che la sua assenza potesse offendere il primo cittadino. Ma per non fare uno sgarbo a Mennitti si è rigettato nel calderone. Forse troppo preso dalla promozione in A1, non ha valutato il rovescio della medaglia: riapparire di nuovo come il numero uno dell’Enel Basket Brindisi potrebbe comportargli qualche problema quando tra qualche giorno dovrà andare a sedersi nuovamente di fronte ai dirigenti Enel per trattare sulle convenzioni. Senza mettere da parte che l’azienda di famiglia poteva tranquillamente essere una tra quelle in grado di realizzare il nuovo palazzetto... «Ferrarese è talmente impazzito per la serie A1 che non riesce a giudicare con distacco gli eventi. E questo potrebbe comportargli qualche problema», ci ha spiegato una nostra fonte. Del resto,

rimanere distaccati quando si verifica un evento così importante, sarebbe stato davvero difficile per tutti, figuriamoci per Ferrarese.

Tregua sia, dunque. Il patròn ha imposto il silenzio. Ha ingioiato una freddissima stretta di mano da parte del sindaco, che prima gli ha ricordato di essere il padro-

ne del palazzetto, e poi gli ha intimato, sicuramente esagerando un po’: «Il titolo è della città», riferendosi al titolo sportivo conquistato con l’accesso alla massima serie. Chiunque altro avrebbe alzato le barricate. Ferrarese, da presidente della Provincia, non poteva farlo. Ha sorriso amaro. E ora deve sperare che il vicesindaco Mauro D’Attis mantenga le promesse. Pur sapendo che se le promesse non saranno mantenute, non potrà essere certo lui a criticare l’Amministrazione comunale, ma lo dovranno fare i suoi scudieri Corlianò e Corso. Ecco, se c’è un personaggio che questa Palanovela ci ha finalmente svelato, è proprio il vicesindaco, cresciuto in questi anni sotto l’ala protettrice di Mennitti. Per non lasciare campo libero a Ferrarese, oppure perché crede veramente nella realizzazione del progetto (o forse per entrambi i motivi), D’Attis ha deciso di esporsi come mai aveva fatto prima d’ora, assumendosi la responsabilità di guidare la partita a scacchi che vedeva la giunta impegnata sia contro la società presieduta da Corlianò che contro gli otto consiglieri di maggioranza che si erano detti pronti a “prendere le conseguenti decisioni” se non si fosse

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VAMPIRI DI MATTINA

di Stefano La Monica

SCUSATE, MA ANCHE IO QUESTO MESE PARLO DI BASKET Il 10 aprile 2010, venne distribuito il numero 19 di TuttoBrindisi, quello con in copertina la foto di Omar “motoperpetuo” Thomas. E quella sera ci fu la partita dell’Enel Brindisi contro la Carmatic “vittimasacrificale” Pistoia. E proprio quel pomeriggio, senza curarmi della scaramanzia, scrissi questo pezzo per festeggiare la promozione in serie A1 non ancora avvenuta. Bella forza, dirà qualcuno, perché l’Enel, quel giorno, aveva già un piede e mezzo in A1. Ma non fu una scommessa a basso rischio, perché quel giorno si sentiva nell’aria che il destino si sarebbe compiuto in un modo soltanto. Quel giorno non contava più nulla, scaramanzie per l’appunto, non arbitri né avversari, palloni recuperati o bombe da tre punti tirate dallo spogliatoio, le alchimie di Perdichizzi o i nuovi giocatori comprati dal Patròn Ferrarese. Contava solo il fatto che sul soffitto del PalaElio c’era già una piramide di legno con le lampadine accese che parlavano di A1, come quella che venne calata sul parquet dopo la partita contro il Fabriano nel lontano 1981. Non si vedeva, ma c’era già. C’era perché il pubblico brindisino fa spavento, perché il fiume di bandiere biancazzurre che si muovono per raggiungere la squadra in trasferta è talmente grande e variopinto che lo si potrebbe vedere chiaramente con le foto di Google Earth. È un fiume che spruzza entusiasmo oltre le sponde e che darà a chiunque la forza per fare ancora meglio il suo dovere. Al Patròn per trovare quello che serve per affrontare il primo Campionato di basket, così come a Corso, Corlianò e a tutti gli altri dirigenti. Ai nostri Amministratori per regalare il nuovo Palazzetto dello Sport con un miliardo di “Il nostro pubblico? posti. Lo si potrebbe Ai giornalisti, ai cameraman, ai telecronisti e a tutti quelli che scrivono articoli sui giorvedere anche nali. su Google Earth” Ma tutta questa gente fa il proprio dovere, semplicemente perché è in grado di farlo. Di solito non mi piace puntualizzare l’ovvio, ma ora è necessaria una precisazione. Il Patròn ha trovato le risorse economiche che servivano perché era in grado di farlo. Ci avrà messo anche qualcosa dal suo portafogli (e neanche poco…), ma poteva farlo. Corso e Corlianò sottraggono tempo al loro lavoro e alla loro famiglia per essere il figlio e lo spirito santo e completare la trinità. Ma solo per il fatto che possono farlo. Il signor Joe “avoltevedoilcanestrocomeunavascadabagno” Crispin tira da dove tira solo perché lo sa fare. Così Bryan, Radulovic e Infante che tirano giù i rimbalzi. Thomas, Maresca e Pinton che sembrano avere tre polmoni a testa per quanto corrono. Tutta questa gente fa quello che fa perché ne è capace, perché lo sa fare. Entrando nella Facoltà di Ingegneria Aeronautica di Cambridge, c’è una scritta che dice: “Considerando l’apertura alare e la frequenza del battito delle ali, rapportate al peso, è scientificamente provato che un coleottero non può volare. Vola perché non lo sa.” E all’entrata del nuovo Palazzetto dello Sport io ci scriverei così: “Considerata l’apertura delle braccia e la pelle bianca, considerato il peso e l’altezza, è scientificamente provato che quel giocatore non può dominare una squadra che ha dominato il campionato di Lega2 2009-2010. Lui domina perché non lo sa.” Perché il nostro coleottero va molto oltre le cose che è in grado di fare. L’anno scorso era un oggetto misterioso, scampato all’epurazione perché in fondo alla panchina rimaneva il posticino del decimo uomo. E per un po’ è rimasto lì seduto a fare le parole crociate mentre fuori infuriava la battaglia tra Porzingis e Bum-Bum per un posto in quintetto. Uno aveva il fisico di una statua di Michelangelo, l’altro una mano baciata da qualche dio pagano e benevolo. Il nostro omino è rimasto in silenzio, là in fondo alla panchina, forse proprio perché della “Il nostro sua capacità di dominare ancora non sapeva nulla, ed è rimasto seduto ad aspettare, coleottero va molto senza fretta e senza mai clamori. Ché se la gente non poteva apprezzare le sue doti cesti- oltre le cose che è in stiche almeno poteva apprezzare l’uomo. E io penso che se i due sopracitati atleti avesgrado di fare...” sero posseduto quelle doti da coleottero, la stessa tenace e mostruosa voglia di voler dominare, il primo sarebbe stato preso a New York al posto di Danilo Gallinari, il secondo farebbe il sesto uomo alla MontePaschi Siena al posto di Carraretto. Ma le doti del nostro omino non si possono insegnare in una palestra, si possono affinare, certo, ma se non sei nato con quel fuoco nelle vene, se non sei nato coleottero… Non c’è neanche bisogno di dire il suo nome. Lui è quello che ha smesso da un bel po’ con le parole crociate in fondo alla panchina, che corre e salta come se la gravità e la resistenza dell’aria non fossero cose reali, che difensivamente cancella avversari e segna i numeri più alti nella casella delle palle recuperate . Lui è quello che ballava insieme agli altri dopo la vittoria con Trapani che ci portò in Lega2. Ma in tutta quella folla era una delle api operaie. Nella festa per la serie A1 di quest’anno la stessa folla festante dagli spalti si è riversata nuovamente sul parquet, e l’omino era ancora lì a festeggiare con gli altri. E nonostante quei due Bronzi di colore, nonostante tutti i centimetri generosamente donati agli altri giocatori, nonostante le mani fatate di Joe, nonostante tutto… in tutta quella folla era evidente la sagoma di una vera Ape Regina: il coleottero con la fascia di capitano. Se un giorno avrò un figlio, non implorerò per lui il fisico dei Bronzi, né le mani fatate o i polmoni senza fondo. Oltre alla salute, chiederò per lui la stessa anima da coleottero. Con affetto, Miche’…

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trovata una soluzione al problema del palazzetto. D’Attis sì è esposto in tv, sui giornali e perfino su facebook. Ha promesso un tensostatico per tenere l’A1 a Brindisi ed una cittadella dello sport. I soldi ci sono: con un avanzo di bilancio di 28 milioni di euro (dovuto in buona parte a fondi Ici girati dallo Stato), non si poteva certo dire che si era a corto di moneta. Ora bisognerà rispettare i tempi. Il presidente della Legabasket, Valentino Renzi, ha già telefonato in società: «Entro il 30 giugno serve l’iscrizione al campionato, un versamento di 250mila euro, e soprattutto l’indicazione del palazzetto in cui si giocherà». A quella data manca poco più di un mese. Se D’Attis farà partire appalto e lavori in tempo utile, sarà osannato come un eroe. In caso contrario farà da parafulmine per le proteste dei tifosi e della società. Ma alla data in cui andiamo in stampa tutto sembra procedere secondo i piani del vicesindaco, che ha incassato

anche la disponibilità del presidente dell’Autorità portuale Giuseppe Giurgola a stanziare un milione di euro per una struttura sportiva da 5/6000 posti da realizzare sul piazzale di Sant’Apollinare, e da utilizzare poi per ospitare eventi, fiere e convegni. Speriamo che a qualcuno non venga in mente di chiamarlo PalaRatzinger. In attesa di certezze, la società sembra ancora escludere ogni ipotesi di trasferimento. Di Taranto non si parla proprio. Ma anche Bari sarebbe una castrofe. La squadra si dovrebbe allenare nel capoluogo. L’ufficio marketing si dovrebbe trasferire a Bari (oppure bisognerebbe aprirne uno lì), perché a pizzerie e piccole aziende brindisine non importerebbe un tubo di pubblicizzare i loro nomi nel palasport barese. Perfino Perdichizzi è preoccupato per le problematiche che la cosa comporterebbe a lui e ai suoi giocatori (loro perennemente a Bari e mogli e figli a Brindisi). Probabilmente si dovrà sopportare il sacrificio di giocare qualche partita fuori città. Ma tutti sperano che si tratti solo di quello.


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ECONOMIA

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alorizzare le vocazioni del territorio, alimentare le sinergie della filiera nautica e sviluppare, in sintesi, una vera e propria economia del mare. Con questo ambizioso programma è nato il Distretto Produttivo della Nautica da Diporto della Regione Puglia. Un’idea tutta brindisina - nata su iniziativa della Camera di Commercio di Brindisi, del Comune di Brindisi, della Provincia di Brindisi e dell’Autorità Portuale del capoluogo adriatico – che al momento del suo riconoscimento, il 10 marzo scorso, contava sulla forza di 119 imprese sparse per tutta la regione, di Cgil, Cisl e Uil, delle organizzazioni imprenditoriali Cna, Confindustria, Confartigianato, Api, Claai, Confcommercio, Assonautica, dalle Camere di Commercio di Lecce e Taranto, dal Comune di Casarano e da otto Enti di formazione e ricerca del calibro di Enea, Cnr, Università del Salento, Cittadella della Ricerca, Cetma, Data Management, Istituto Tecnico Nautico “Carnaro” e di Optel Elettronica. Con una tale massa critica, il Distretto si candida ad essere un interlocutore privilegiato con la Regione oltre che a coordinare i progetti di sviluppo della nautica in Puglia. A presiedere il Distretto, vista l’estrema dinamicità delle aziende brindisine, c’è un nostro concittadino: Giuseppe Danese, titolare degli omonimi cantieri navali e dirigente della Cna provinciale di Brindisi. “L’impegno che ci ha portati fino a qui - esordisce Danese - dimostra senza ombra di dubbio che le aziende pugliesi stanno reagendo alla crisi puntando su innovazione, ricerca e sviluppo. La presenza di Enti di ricerca, poi, è un’ulteriore garanzia. Tra questi Enti, tra l’altro, presto si aggiungerà anche il Politecnico di Bari. Anche se il presidente è brindisino e la sede è qui a Brindisi, infatti, non bisogna dimenticare che il Distretto ha carattere regionale ed ha lo scopo di tutelare le aziende di

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LA FORZA DEL DISTRETTO NAUTICO

Giuseppe Danese spiega perché questo progetto, a cui hanno finora aderito 119 imprese, può essere un importante volano di sviluppo per Brindisi e la Puglia questa filiera sparse su tutto il territorio pugliese”. Due livelli di progettualità: progetti di sistema, che riguardano la filiera nautica nel suo complesso, e programmi strategici voluti dalle singole aziende per il rilancio di specifici settori, tutto con il fine di sviluppare un “Sistema integrato per la nautica da diporto” che non si limiti solo a questo settore ma che metta in connessione, valorizzandola, tutta la filiera che va da dalla cantieristica al turismo navale. “Vogliamo - aggiunge il presidente del Distretto - generare le condizioni per uno sviluppo sostenibile che ponga le basi per una migliore qualità della vita in tutto il territorio regionale”. La Regione Puglia, approvando il progetto

di sviluppo messo in campo dal Distretto ed i progetti di sistema, secondo quanto spiega Danese, “ci ha detto molto chiaramente che vuole discutere con noi e che ci riconosce come interlocutore privilegiato”. Il Programma di Sviluppo parla chiaro e parte da un assunto fondamentale: se non si fa sistema non si possono creare le condizioni necessarie all’emersione di una nuova imprenditorialità, non si può favorire l’insediamento di nuovi settori produttivi,

non si possono rafforzare ed ampliare le strutture produttive esistenti, non si può, in sintesi, programmare un rilancio a breve e medio termine del settore. “Il Programma di Sviluppo del Distretto parla di sviluppo della portualità turistica, è vero, ma non solo. C’è tutta una serie di servizi che le strutture pugliesi dovranno offrire. Nella nostra regione stanno arrivando sempre più imbarcazioni di ultima generazione. Per questo motivo c’è bisogno di infrastrutture, professionalità e, in generale, servizi all’altezza di questo mercato. Gli stati transfrontalieri si sono già adeguati in questo senso e quindi dobbiamo fare in fretta. Non possiamo permetterci di perdere quest’occasione”. Il Distretto, infine, ha altre due importanti armi per far valere il proprio peso. Prima di tutto la presenza delle associazioni sindacali e datoriali. “La Cna e tutte le altre associazioni imprenditoriali sottolinea Danese - hanno contribuito in maniera fondamentale sia in fase di promozione sia in fase di formazione del Distretto. La mia esperienza diretta, tra l’altro, mi rende ancora più convinto dell’importanza del rapporto tra mondo produttivo e territorio; un rapporto che le associazioni gestiscono in maniera efficace, e che non può che rappresentare un notevole sostegno per le imprese presenti all’interno del Distretto”. Il Salone Nautico di Puglia può rappresentare la vetrina migliore per la nuova nautica pugliese. “Si tratta di un evento sul quale la Regione sta puntando molto per promuovere la nautica da diporto pugliese, facendone, grazie al lavoro degli organizzatori, il più importante punto di riferimento per il settore in tutto il Meridione”. Francesco Piccinin


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SCUOLA

BELLE STORIE

di Iole La Rosa

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ualcosa che mai dimenticherò”, dice Stefano Altavilla, studente della Terza C Mercurio, dell’Istituto Tecnico Commerciale Statale “M.L. Flacco”, al rientro dal viaggio ad Auschwitz, sul “Treno della memoria”. Quando la cultura si apre alla storia, alla memoria di ciò che è stato, quando una gita diviene momento di crescita, di riflessione, di consapevolezza di ciò che l’uomo può essere capace di compiere; quando la scuola supera le barriere del dovuto e offre agli studenti l’opportunità di porsi delle domande e ricevere le risposte in autonomia di pensiero e di emozioni, si raggiunge il risultato, auspicato dai responsabili degli Istituti, con l’avvio di progetti che non rimangono sulla carta o all’interno delle aule di una scuola, ma si incardinano nell’anima dei ragazzi e delle ragazze. Si parla spesso del ruolo della scuola, quanto essa possa influire sulla formazione, culturale e umana, sull’uomo e sulla donna che da essa si andranno a formare. Tante volte le risposte arrivano da Istituti, dai Dirigenti e dai docenti che credono fermamente nel ruolo di “formatori”, e forniscono ai giovani le basi per imparare a capire, scrutare la società attraverso la storia, percepire sensazioni, emozioni, la consapevolezza dell’importanza di essere cittadini attivi, di conoscere doveri, diritti e responsabilità verso la società e la persona. Il Preside dell’Istituto Commerciale, Vincenzo Antonio Micia, ha voluto fermamente che il percorso dell’educazione alla legalità, guidato con grande entusiasmo e passione dalle professoresse Raffaela Scanni, coordinatrice del progetto, e Patrizia Passaro, partendo dal quotidiano, fosse ampliato per giungere all’approfondimento della cultura del rispetto dei diritti umani. “Il progetto, volto a recuperare i valori”, ci spiega il Preside, “ha permesso agli studenti d’approfondire l’origine che anima la Costituzione e i suoi principi. La memoria diventa, in tal modo, consapevolezza. Conoscere il passato per interpretare il presente, è questa l’idea che ha spinto l’Istituto, con il corpo docente e gli studenti, ad aderire a una splendida iniziativa quale “Il treno della Memoria”, che ha accompagnato i ragazzi attraverso un percorso, che li ha portati sui campi di sterminio di

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LA “GITA” DELLA MEMORIA

Gli studenti del “Flacco” sono andati a visitare i campi di concentramento di Auschwits e Birkenau. Ecco le loro impressioni

Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.
Mai dimenticherò quel fumo. Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.
Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede. 
Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l’eternità il desiderio di vivere. Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto.
Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai. 
 da La notte, di Elie Wiesel, sopravvissuto della Shoa.

Auschwitz e Birkenau. Un’esperienza formativa e suggestiva, che, siamo certi, rimarrà indelebile nelle loro menti”. L’idea di trasformare un momento storicamente goliardico, qual è quello della gita scolastica, in un’importante occasione per compiere “un viaggio all’interno della propria anima”, è un chiaro segno di coraggio e determinazione e rappresenta l’esempio di come un percorso formativo scolastico possa arricchire lo spirito. Vedere con Nelle foto: Stefano Altavilla, Clarissa Gimmi, Bruno Livera, Marianna Maggio, Maila Varallo, Paolo Zacheo della Terza C Mercurio, con la professoressa Raffaela Scanni; Angela Santoro della Quinta A Mercurio. In alto a destra il Preside Vincenzo Antonio Micia.


i propri occhi le conseguenze di una politica folle che non ha rispetto per la dignità umana, che porta alla disumanizzazione dell’individuo, privato del senso del futuro, impedito nell’ascolto e nell’esercizio dei propri sentimenti, delle proprie emozioni, della propria vita, trasmette “la consapevolezza di essere storia, testimonianza, memoria e impegno”,racconta Marianna Maggio. “Avventurarsi nella comprensione - se è lecito usare questa parola - dell’olocausto mette in gioco la nostra capacità di genitori, educatori, adulti, di raccontare e far partecipare in modo significativo le nuove generazioni alla presa in carico della memoria come forma di responsabilità, non verso il passato, ma verso il presente e nel presente”, commenta la professoressa Scanni. “Sei milioni di ebrei uccisi è un numero difficile persino da immaginare, impossibile da sentire, eppure davanti alle domande dei ragazzi, quelle che tentiamo quotidianamente di insegnare a fare, quel numero è diventato qualcos’altro, è diventato facce, storie, vite, memoria”. «Eravamo in tanti, sul “Treno della Memoria”, un treno colmo di storie, persone, entusiasmo, sofferenza. Studenti e docenti in partenza da tutte le province d’Italia», raccontano i ragazzi, «l’euforia del viaggio, della gita, ha animato le ore che sono seguite alla partenza. Nono-

stante avessimo intrapreso un percorso di preparazione, non avremmo mai immaginato di riuscire a vivere un’esperienza di tale intensità. Arrivati a Cracovia siamo stati ospitati in un ostello. Eravamo diventati un unico grande gruppo, non vi erano più divisioni di scuole o province, uniti alla scoperta di ciò che gli insegnanti ci avevano mostrato e spiegato. Mentre ci avvicinavamo ai campi di Auschwitz e di Birkenau, la vista a distanza degli edifici, l’aria gelida, creavano un’atmosfera diversa. Tutto era ricoperto di neve, silenzioso;

avvolto da una cupa aria di sofferenza: l’ingresso del campo, i forni crematori, il Muro della Morte, i vari blocchi, le stanze dove dormivano i detenuti, gli edifici cupi, i grandi alberi imbiancati, accentuavano queste sensazioni, ancora oggi difficili da descrivere”, ci confidano ancora gli studenti. «Percorrere, con passi lenti e silenziosi, ovattati dalla neve, lo stesso cammino degli ebrei detenuti, guardarsi dietro e vedere le impronte lasciate dalle scarpe che seguivano le nostre ombre ci ha riportato nel triste passato. Visionare

le foto dei deportati all’interno delle baracche che riproducevano volti esili, completamente trasformati in scheletri, formati da pelle ed ossa ci portava a pensare che, prima di essere prigionieri, quegli stessi uomini, le donne, i bambini avevano avuto sembianze normali, floride, avevano avuto una “vita” che gli apparteneva. I vestitini dei bimbi, sporchi e piccoli suscitavano una profonda angoscia, facevano riflettere sul trauma subito dal distacco violento dalle famiglie. E che dire delle protesi accatastate! Abbiamo provato un senso di dolore, di paura, di angoscia. All’uscita siamo rimasti tutti in silenzio. Non potevamo che sentire un irresistibile senso di smarrimento. Al cospetto di quel luogo il nostro pensiero è andato ai milioni d’individui, uomini, donne, bambini che mai più hanno varcato quei cancelli». «Questa esperienza ha segnato i nostri cuori e rimarrà dentro di noi per sempre; non rappresenta solo memoria, ma un modo per riflettere su tutte quelle situazioni in cui ancora oggi la dignità dell’uomo e i suoi diritti sono violati», dice Paolo Zacheo. La memoria storica è preziosa ma, allo stesso modo, con uguale intensità, va indagata, approfondita, scrutata la memoria “attuale”, la drammaticità di guerre, regimi politici, orrori, alcuni già manifesti, altri “sotterranei”, che diventa, ancora oggi, fonte di male e di morte, di dolore per chi subisce ma anche per l’intera comunità internazionale. Regimi politici, atti estremi, gesti violenti, episodi di bullismo nelle scuole, di ronde di cittadini che si fanno giustizia da soli, di discorsi e atteggiamenti razzisti, opinioni in base alle quali non vi può essere altra idea con cui confrontarci, oltre la nostra, sono tutti momenti di una “cultura” che non rispetta la dignità altrui e che può ritrovarsi pronta ad esplodere portando con sé tutto il suo strascico di male. Approfondire e diffondere tra i ragazzi la cultura della legalità diviene fondamentale affinché i giovani possano crescere con la consapevolezza di ciò che l’uomo può compiere se perde di vista la centralità della persona, il rispetto della dignità altrui e della diversità, che va interpretata sempre come una risorsa e mai come un elemento di emarginazione, riversando impegno e responsabilità per garantire, nel panorama internazionale, la salvaguardia dei diritti umani.

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PERSONAGGI

CB

Foto di Dino Matera

CIAO BRINDISI

A sinistra Valentina Mariani. Qui sopra, la recensione delle sue T-Shirt pubblicata sulla rivista Flair. Sotto, una delle sue creazioni

«Sin da piccola impegnavo il mio tempo libero disegnando gli abiti che mia sorella aveva nell’armadio, oppure creavo le collezioni più stravaganti! Le mie Barbie indossavano abiti speciali disegnati e cuciti da me».

H

o vissuto l’adolescenza, a personalizzare le mie giacche e i pantaloni. Toppe, spille da balia, catenine, finte collane di perle che penzolavano da una spallina all’altra, sulla tasca di un jeans o, addirittura, sulle scarpe! Bene, diciamo che ho sempre capito che la mia più grande passione, oltre alla ginnastica artistica, era la creazione e che avrei voluto continuare a coltivarla. A soli 16 anni, con mio padre, mi sono recata a Milano per visitare la mia futura università/accademia. Avevo già le idee chiare! Ovviamente in una cittadina come Brindisi, l’esternazione “voglio studiare moda e diventare una stilista” era vista come una stranezza, una pazzia, una mancanza di voglia di studiare “cose serie” come economia o politica o ingegneria. Per fortuna le persone da cui avevo bisogno di ricevere fiducia,mio padre e mia madre, non hanno mai sottovalutato la mia passione e mi hanno sostenuto nel tentativo di avviare un’attività non semplice, senza un briciolo di esperienza o di raccomandazione.

VALENTINA MARIANI «Ho 23 anni ed ho inaugurato la mia prima collezione di t-shirt, risultato di una sfida lanciata a me stessa ma, soprattutto, il frutto dell’immenso amore e della fiducia dei miei fantastici genitori». E invece già dal mio primo colloquio in Accademia, l’ex Direttrice dell’Istituto di Moda G. Marangoni, mi ha confermato che ciò che fa la differenza tra i tanti giovani che intraprendono gli studi nel settore della moda e dell’arte, è la passione. È così iniziata la mia avventura in questa fantastica Accademia, che mi ha dato l’opportunità di confrontarmi con giovani provenienti da ogni parte del mondo, (gli italiani sono veramente pochi) che animano le aule apportando culture, gusti, stili diversi. L’israeliano pazzo, con un mix di stili assurdi, la greca un pò hippie, la spagnola un pò trasandata, il francese fin troppo “pettinato”, la rumena sempre in tiro! Un’esperienza veramente

unica, vivere in un ambiente multietnico e ricco di “gusto”! Il senso della moda si sviluppa anche dall’interscambio,dai viaggi, dai film, dalla musica, dal balletto, dall’arte, dalla poesia. Scaturisce dalla fusione dell’arte, dello stile e della tecnica. Subito dopo aver finito il mio triennio in fashion design, ho iniziato a lavorare per 4 mesi come stylist freelance, mi sono, quindi, occupata dei servizi fotografici, del look delle modelle, il makeup, la storia da raccontare nelle foto. Grazie ai contatti acquisiti durante la suddetta esperienza, ho collaborato con riviste di settore come L’Officiel Ukraina o WUmagazine. Oggi ho 23 anni, a Gennaio ho cominciato uno stage presso la rivista di

moda Flair della Mondadori e tutt’ora lavoro presso questa splendida redazione con persone davvero fantastiche, capaci e disponibili, sempre col sorriso. Non appena terminerò lo stage, volerò a Londra (il mio più grande sogno) o a Berlino! La mia laurea in fashion design e il mio lavoro attuale, di fashion stylist, due genitori fantastici che continuano a sostenere le mie iniziative, mi hanno convinta che potevo partire con una collezione tutta mia. È così che è nata la collezione di t-shirt (recensita sulla rivista Flair) che ha avuto davvero un gran successo, con pubblicazioni su fashion blogs e comparse in alcuni servizi fotografici italiani e inglesi. A giorni i miei capi saranno presenti presso boutique di Milano e Bergamo! Colgo l’occasione per salutare la mia città e ringraziare tutti coloro che stimano il mio lavoro e che credono in me. Spero di rappresentare un orgoglio per Brindisi e per i miei cari e, a loro, dedicare i miei successi. Valentina Mariani

STORIE DA LONTANO

Con questa rubrica vi proponiamo le storie di chi vive fuori città. Di quanti hanno scelto, o hanno dovuto scegliere, di emigrare. Saranno loro stessi a farlo, con le loro parole. Se siete uno dei brindisini emigrati, scriveteci: info@fabiomollica.com

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COMPLICI

Diritti & Doveri

Graziuso Emilio

Quelle ipoteche nulle. Equitalia non può ipotecare per debiti sotto gli 8000 euro SONO NULLE TUTTE LE ISCRIZIONI IPOTECARIE POSTE IN essere da Equitalia per debiti inferiori ad € 8.000! È questo il principio sancito dalla Corte di Cassazione con una recentissima sentenza destinata a riscrivere completamente i rapporti tra cittadino ed esattoria. In virtù della pronunzia in esame tutti coloro che hanno subito l’iscrizione dell’ipoteca sul proprio immobile per importi inferiori alla detta somma potranno chiedere l’immediata cancellazione della stessa e, ove ne ricorrano gli estremi, anche il risarcimento del danno. È di palmare evidenza, infatti, il pregiudizio che potrebbe derivare al cittadino per una iscrizione ipotecaria, peraltro illegittima, per debiti di modico valore (nella fattispecie esaminata dalla Corte di Cassazione, il debito per il quale era stata iscritta ipoteca era pari ad € 916,93). Potrebbe, ad esempio, accadere che il cittadino si trovi in serie difficoltà, se non addirittura nell’assoluta impossibilità, di vendere il proprio immobile, in quanto illegittimamente gravato da ipoteca; ed ancora che il contribuente, pur di evitare l’iscrizione pregiudizievole

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chieda una rateizzazione, solo al termine della quale l’ipoteca viene cancellata, soggiacendo, quindi, a tassi di interesse estremamente elevati. Tornando alla sentenza della Suprema Corte, è opportuno evidenziare che quest’ultima ha statuito, senza lasciar margine a dubbi interpretativi, che l’iscrizione ipotecaria è un atto preordinato e strumentale all’espropiazione immobiliare e, di conseguenza, soggiace alle norme dettate dal legislatore per quest’ultima. Poiché, quindi, l’espropriazione non può essere avviata per debiti con amministrazioni statali inferiori ad € 8.000, anche l’ipoteca, misura cautelare conservativa, non può essere iscritta per importi inferiori a tale somma. Già in passato la Corte di Cassazione aveva avuto modo di affermare lo stretto ed imprescindibile rapporto tra iscrizione ipotecaria ed espropriazione immobiliare, sancendo l’illegittimità, ad esempio, delle iscrizioni per mancata notifica dell’atto di intimazione di pagamento e dal preavviso di ipoteca. Anche le Commissioni tributarie, dal canto proprio, riconoscono costantemente

l’illegittimità dell’iscrizione di ipoteca, effettuate dal Concessionario alla riscossione, che non sia stata preceduta dall’avviso al contribuente. In molti casi, esaminati dalla giurisprudenza, infatti, il contribuente aveva appreso dell’esistenza del “peso” sul proprio immobile per puro caso (al momento della decisione di vendere l’immobile o di porre lo stesso a garanzia di un debito). Il percorso, però, per ottenere il pieno rispetto dei diritti dei contribuenti è ancora, molto lungo. La sentenza esaminata, infatti, riguarda solo una delle violazioni di legge perpetrate a danno dei cittadini. Spesso, infatti, accade, ad esempio, che vengano emesse cartelle esattoriali per crediti ormai prescritti; ed ancora, che le cartelle vengono notificate dopo il quinto mese dalla consegna del ruolo; o, ancor più frequentemente, che non siano rispettati i principi sanciti dallo statuto del contribuente, non essendo garantita a quest’ultimo l’effettiva conoscenza degli atti sottesi alle cartelle nonché la trasparenza delle stesse, data la criticità di queste ultime.


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RIGASSIFICATORE

A BARCELLONA, DAL 1969 MAI NESSUN PROBLEMA La Brindisi Lng ha invitato il direttore dell’impianto spagnolo ad un convegno che si è svolto nel corso dello Snim. Per dimostrare che turismo e industria possono convivere. E che il pericolo è praticamente pari a zero.

L

a Brindisi Lng continua la sua campagna di informazione rivolta a sensibilizzare l’opinione pubblica brindisina, fornendole tutti i dati utili per comprendere meglio l’investimento che si intende realizzare sul territorio. Nei giorni scorsi, durante il Salone nautico di Puglia, si è svolto un convegno molto interessante sul tema “Il porto di Brindisi ed il rigassificatore”, durante il quale è intervenuto, tra gli altri ospiti, Antòn Martinez Rodriguez, responsabile del terminale di rigassificazione Enagas di Barcellona. Si è trattato di un momento importante, che poteva chiarire le idee a quanti ancora non hanno capito cosa sia e come funzioni un rigassificatore. Poteva essere l’occasione per un dibattito e per un confronto tra i favorevoli ed i contrari all’impianto che Brindisi Lng intende realizzare a Capo Bianco, ma nella platea non c’era traccia degli ambientalisti e di quegli stessi amministratori locali che da anni dicono no al rigassificatore. L’impianto di Barcellona, città che vive di turismo, ma anche di industria, commercio e servizi, è attivo dal 1969 ed ha una capacità produttiva doppia rispetto a quello di Brindisi. Ha 6 “tank” (i grandi serbatoi che si possono vedere nelle foto in questa pagina), mentre nella nostra città ne saranno realizzati due. In quaranta anni di esercizio non si sono registrati incidenti pericolosi, e pur trovandosi all’ingresso principale del porto, la presenza dell’impianto di Enagas (il più grande d’Europa) non ha impedito che nel porto di Barcellona si sviluppassero il traffico container, passeggeri e crocieristico. L’ingresso utilizzato dalle metaniere è lo stesso per le navi merci e per i traghetti. Considerato che il traffico di traghetti e navi da crociere presente a Barcellona è infinitamente maggiore rispetto a quello presente nel porto di Brindisi, se ne deduce che la

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presenza del più grande impianto di rigassificazione d’Europa non ha impedito lo sviluppo di questi traffici, e soprattutto non può bloccare per intere giornate l’accesso o l’uscita dal porto catalano. Quello dei tempi di manovra delle metaniere, infatti, è uno dei punti su cui più battono gli ambientali-

sti locali. In realtà nel porto di Brindisi è previsto l’arrivo di una, al massimo due navi metaniere a settimana, ed ogni nave ha tempi di manovrà inferiori all’ora, sommando i tempi di ingresso ed uscita. Dunque nessun blocco totale. Non solo: l’ingegnere Enrico Monteleone, direttore generale di Brindisi Lng, ha evidenziato in una slide della sua presentazione (ve la mostriamo in queste pagine) come le rotte di ingresso e di uscita delle metaniere nel e dal porto brindisino, coincidano solo in minima parte con quelle di traghetti, navi crociere e nautica da diporto: la zona di interesse, infatti, si sovrappone solo nella parte iniziale di ingresso nel porto esterno. Dunque anche in questo caso non ci sono grandi disturbi e ancor meno pericoli, come ha rimarcato il capo pilota Pantaleo Morolla. Il rigassificatore di Brindisi Lng, inoltre, sarebbe ubicato a circa 3,5 chilometri


TB PROMOTION Nella foto sotto, in primo piano, il rigassificatore di Barcellona. Le navi metaniere entrano dal lato destro e accostano (foto piccola in basso a sinistra). Lo stesso percorso, come si vede nella foto in basso a destra, è percorso dai traghetti. Nella zona evidenziata con l’ovale arancione, invece, ormeggiano le navi da crociera. Nella planimetria qui a lato, invece, il porto di Brindisi. Si può notare la distanza che separa il terminale di Brindisi Lng dalla città, e le rotte di traghetti, navi da crociera e metaniere. Come si può vedere, le zone di interesse coincidono esclusivamente nella parte iniziale di ingresso nel porto esterno.

dal centro abitato, ben più distante rispetto ad altri impianti industriali, come quello di Edipower (centrale termoelettrica di Costa Morena) e della Gasiero Adriatico (Gpl). Nel corso del convegno Monteleone è tornato a parlare delle ricadute positive sul territorio derivanti dalla presenza del rigassificatore: «A parte i circa 1000 lavoratori/anno nei quattro anni di costruzione dell’impianto, gli occupati a regime sarebbero una settantina direttamente nell’impianto. Ad essi andrebbero aggiunti i circa 250 posti di lavoro indiretti che sarebbero generati dalla nostra presenza (manutenzioni, forniture, cantieristica, ormeggiatori, piloti, servizi...). Senza considerare poi lo sviluppo della catena del freddo e la possibilità che altre aziende decidano di localizzarsi a Brindisi per sfruttarla». Sempre durante il convegno, un tecnico della società D’Appollonia, l’ingnere Uguccioni, ha spiegato come le navi gasiere siano ultrasicure, poiché non subiscono danneggiamenti ai serbatoi in caso

di collisioni, tra navi di uguale stazza, che dovessero avvenire a meno di 6,6 nodi (la velocità della navi in porto non supera i 2 nodi). Non solo: in 40 anni, in tutto il mondo, si sono registrati solo pochissimi

incidenti che non hanno mai portato a rilasci di gas e non hanno mai avuto conseguenze sulla popolazione e sul personale di bordo. Questo perché le moderna navi gasiere hanno i serbatoi bunkerizzati e sono costruite prestando grandissima attenzione alla sicurezza. La stoccata finale dell’ingegnere è stata abbastanza polemica: «In Spagna hanno potuto pensare, progettare e realizzare i rigassificatori. In Italia siamo bloccati alla progettazione. Ma quello che più mi rammarica è che siamo bloccati proprio qui al Sud, dove una persona su quattro è disoccupata. Sono dati che non dovrebbero far dormire la notte chi amministra il territorio. Invece qui i progetti industriali vengono osteggiati. Anzi, solo alcuni progetti industriali vengono bloccati». a cura dell’Ufficio Stampa di Brindisi Lng WWW.TBMAGAZINE.IT TB

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LIBRI

Sergio Sabato è nato nel 1961 a Sanarica, in provincia di Lecce. È sposato e ha due figli. È laureato in legge e conserva nel cassetto il foglio di abilitazione alla professione di avvocato. “Mai usato: lo tengo chiuso lì a tutela dei miei potenziali clienti”. Brillante autore di articoli e racconti pubblicati su giornali periodici e di testi umoristici per la radio, predilige la narrazione a sfondo ironico e l’analisi del costume. La sua prosa è elegante e originale. Il suo primo romanzo “Goodnight Brindìsi” (Ed.Giraldi, Bologna) è un noir grottesco. Abbiamo chiesto all’autore (che molti di voi sicuramente leggono su Senzacolonne, dove scrive in maniera ironica di basket locale) di auto-presentare il suo primo libro. Eccone il risultato e, a seguire, un capitolo di “Goodnight Brindisi”.

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o incontrato Fabio Mollica al palazzetto, tra milioni di coriandoli argentati, nel pieno dei festeggiamenti per la promozione. Gli ho domandato sfacciatamente se poteva dedicare un pezzettino del suo giornale alla notizia della pubblicazione di questo romanzo. Gliel’ho chiesto senza remore e senza remore mi ha risposto sì. Gli ho detto che apprezzavo il suo mensile. Gli ho anche detto che la parte dedicata alla satira era ben fatta, ma che non arrivava alle vette del Satyricon, l’inserto glorioso che nei primi anni novanta curavamo insieme, lui, io e altri matti garibaldini. Finì presto e finì male. Ci sparpagliammo di botto senza troppi chiarimenti, e mai ne facemmo parola tra noi. Ci siamo incontrati poche volte, spesso impacciati, chiusi nel guscio piccolo e roccioso del nostro orgoglio, ma non c’è stata occasione in cui io non abbia percepito la stima nei miei confronti e il suo affetto antico. Non mi è costato niente chiederlo, solamente una parola, e lui con una parola mi ha risposto. Io ho fede nella forza dirompente della parola, soprattutto se va a infrangersi contro le parole dell’altro. Erri De Luca dice che spesso gli urti accidentali tra i vocaboli ne aumentano l’energia. Ho scritto un libro di parole e ho il dovere di difenderlo, e per difenderlo debbo dire a tutti che c’è, che esiste da qualche parte. Alla prima presentazione ho tentato di

fregatura. Poi richiamai io col cappello in mano e salii fino in Emilia per firmare l’atto di donazione incondizionata di tutti i diritti del mondo. «Da stamparsi entro aprile duemilanove», diceva il contratto, e aprile duemilanove mi pareva una data irraggiungibile dall’umanità. Arrivò e passò lesta. Poi è successo di tutto, tra inopinati rinvii e gare di braccio di ferro, sommario avanti, sommario dietro, sinossi seria, PIER PAOLO CITO È STATO INfaceta. AFGHANISTAN, sinossi L’editing dei vocaboli AL SEGUITO DELLE TRUPPE brindisini è stataUSA. una mezza tragedia. mi aveva aiutato il professor Caputo ECCO ALCUNELìSUE FOTO. ed eroDAL in unaFRONTE. botte di ferro. Il problema E LA TESTIMONIANZA era che l’editor era del nord e aveva sviluppato allergia a tutte quelle “u” del nostro slang. L’ultima pallottola del fuoco amico me l’ha sparata Luana Canepa, meticolosa rabdomante di parole. Lei si spulcia le 257 pagine del romanzo e, un momento prima della stesura finale, mi eccepisce che la zanzara tigre non esisteva negli anni settanta. Ho tentato di difendermi citando l’orologio del centurione nel film di Ben Hur, ma poi mi sono arreso e ho corretto. L’editor mi ha augurato dissenteria. La settimana «Ho scritto un libro. È come aver partorito un figlio. scorsa la Giraldi ha organizzato una presentazione a Bologna. Mi hanno Vi racconto come è nato. E chi è stato mio complice...» solo chiesto di occuparmi degli inviti. del Satyricon. Mia moglie di mestiere fa spiegare quanto questo libro mi abbia Erano sospettosi perchè io ero uno di la psicologa e mi ha sospettosamente fatto sentire femmina. È come se mi fuori. Con certi autori, sebbene locali, incoraggiato nell’impresa. Mi ha fosse uscito dal corpo un figlio che urla i presenti si contano sulle dita di una confessato che trovava terapeutica per dirsi presente, concepito durante mano sola. A una presentazione erano l’iniziativa. Calarmi ogni santa sera nei un amore di gruppo e nato dopo un venuti solo i genitori dell’autore. Quella miei fantastici anni settanta e accanirmi travaglio doloroso. A scrivere sono assai sera noi eravamo una cinquantina, il per un anno intero intero sul mio povero diluvio ne aveva tenuti a casa altrettanti. lento, per finire il romanzo ci ho messo ispettore di polizia non poteva che un anno intero. Ero digiuno di cose di All’editore ho spiegato che l’affluenza questura e le dritte per la parte - diciamo recarmi benefici. Quando ho finito di del pubblico non dipendeva dalla scrivere la storia, vincendo il pudore, così - tecnica me le ha date Enzo qualità dell’autore; avrei voluto parlargli l’ho fatta leggere a due amici miei: Somma, che avevo conosciuto ai tempi dei brindisini erranti e del gran cuore di Michele Bombacigno e Clara Nubile, questa città, ma credo che abbia capito ferratissimi nell’insidiosa arte della lo stesso. Alle presentazioni di un libro scrittura. Il primo mi ha scarabocchiato ti domandano se la storia contenga In questi tempi di rosso praticamente tutti i fogli del elementi autobiografici. È sempre di bocche grandi dattiloscritto. Clara mi ha tagliato col una curiosità del lettore. All’autore machete interi pezzi del racconto che a interessa poco l’aver raccontato fatti e orecchie piccoline, me parevano decisivi. C’è voluto tempo, accaduti realmente oppure inventati. ho trovato gente che ma le ho perdonato le mutilazioni. È un Nel mio caso, il racconto non è stato mi ha semplicemente po’ come quando il parrucchiere ti rapa un abecedario di esperienze passate, è ascoltato. Ed è una cosa quasi a zero: sul momento ti scappano stato esso stesso un’esperienza di vita le lacrime, ma poi ti convinci che da vissuta. Ho incontrato gente che ha preziosa. Ho imparato fuori la gente ti vede più pulito. Al di là lavorato, sofferto e gioito con me, gente a rispondere e delle leccate di francobolli, l’invio del che mi ha gentilmente snobbato, gente soprattutto a manoscritto alle case editrici è uno dei che mi ha semplicemente ascoltato. domandare. Se non momenti più deprimenti. Soprattutto In questi tempi di bocche grandi e quando ti accorgi che l’editore, più che domandi rischi di di orecchie piccoline è cosa assai al tuo romanzo, è interessato ai tuoi preziosa. Ho imparato a rispondere e perderti per sempre risparmi. Quando mi arrivò la telefonata soprattutto ho imparato a domandare. un sorriso antico giusta era la fine del duemilasette e io Se non domandi rischi di perderti per che scintilla ero a letto con l’influenza. Rincoglionito sempre un sorriso antico che scintilla e e ti risponde sì. dall’antibiotico, declinai ruvidamente ti risponde sì. l’invito, convinto che fosse l’ennesima Sergio Sabato

WAR

GOODNIGHT

BRINDISI

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LIBRI

I

l tassì era rimasto imbottigliato in un piccolo ingorgo e l’ispettore faceva il pazzo perché aveva di nuovo perso di vista la macchina verde. Il tassista stava raccogliendo le forze per illustrare l’importanza della casa dove era morto il poeta Virgilio, quando avvertì un dolore straziante alla schiena. Il passeggero, in preda a un raptus, aveva cominciato a dare colpi a mano morta sulle spalle dell’autista, come di fronte ad un portone chiuso avrebbe fatto il viandante inseguito da cani famelici. “Mi localizzi immediatamente quell’auto e la raggiunga” ordinò l’ispettore. “Se fosse bravo a guidare come è bravo a dire chiacchiere, lei sarebbe Mario Andretti.” Ferito a morte nell’orgoglio, il tassista inforcò gli occhiali da sole, si sistemò lo specchietto retrovisore, spense la radio di bordo e si lanciò nel traffico seminando scintille sul selciato. Il tassì serpeggiava freneticamente tra le auto in colonna. Due preti, che attraversavano sulle strisce, videro la morte in faccia. Una signora con l’ombrellino aperto, si scansò e finì a gambe in aria all’interno di un’aiuola di piante grasse. Con ogni probabilità la Prinz era rimasta dietro, ma al tassista il particolare parve irrilevante. Con accelerazioni rabbiose la vettura imboccò via dei Mille e la percorse con le due ruote di destra sul marciapiede. Il trafficatissimo tragitto tra via Cristoforo Colombo e via Bastioni fu coperto in sei secondi netti, con picchi di velocità pari a centocinquanta chilometri orari. “Ferma, ferma…sono arrivato…mi lasci qui!” implorava l’ispettore ricorrendo a vergognose bugie. Nell’attraversamento di un dosso, la macchina si sollevò da terra per un tempo che sembrò infinito. All’atterraggio, si forò la coppa dell’olio e si spezzò in due la marmitta. L’ispettore teneva stretta la maniglia della portiera. Aveva il terrore dipinto sulla faccia. Già si immaginava i vigili del fuoco, armati di fiamma ossidrica, che tentavano di recuperare il suo corpo ridotto a confettura. Attraverso lo specchietto retrovisore cercava di incrociare lo sguardo del tassista, ma gli occhi dell’uomo avevano sclere iniettate di sangue e non rispondevano alle suppliche. Fuori c’era un’afa micidiale e l’interno della vettura era rovente. Tuttavia l’ispettore fu pervaso da un’onda gelida che gli attraversò il corpo da capo a piedi. La sudorazione, in un attimo, divenne più abbondante e tutti gli organi interni sembravano girare

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L’uomo addetto al primo soccorso si fece largo tra la folla e si chinò per esaminare quel disgraziato. Tastò la coscia in cerca di vene che sapeva solo lui, diede alcuni pizzicotti sul polpaccio, poi si girò verso la calca, si rabbuiò e si strinse il labbro in un’espressione di circostanza. Tutti rimanevano con il fiato sospeso. La vista di quei piedi divaricati e di quel borsello solitario sull’asfalto era sconcertante...

come un cestello di lavatrice che inizia la centrifuga. Dove non erano arrivate le parole e i gesti a fermare l’auto, arrivò una ricca vomitata a base di liquore, caffè e succhi gastrici. Sul ponte di via Taranto il tassista inchiodò all’istante e restò a fissare con sdegno la patacca sulla tappezzeria leopardata. L’ispettore scappò fuori dalla vettura e completò l’opera appoggiato alla ringhiera del ponte. Si era bloccato per qualche secondo con la fronte tra le mani ad aspettare gli ultimi conati di assestamento, quando vide la Prinz di colore verde che sfrecciava sulla strada di sotto. Con ampi gesti delle braccia cercò di attirare l’attenzione e fece segno di fermare. Riuscì appena a vedere il guidatore con lo sguardo per aria. Poi l’auto scomparve sotto di lui e si sentì un boato spaventoso. Il fragore di lamiere non fu preceduto dallo stridio prolungato di frenata. L’ispettore si mostrò compiaciuto. Si avvicinò al tassista che stava strofinando una pelle di daino sul sedile posteriore e, dopo aver consultato un appunto su un pezzetto di etichetta di acqua minerale, pose un quesito: “Chiedo scusa. Sa per caso dove si trova la zona tra mozzo e differenziale?” Il tassista non parve scandalizzarsi della domanda. Aveva visto tante cose strane nell’ultima mezz’ora, che aveva giurato a se stesso di non fare più caso alle stramberie per il resto della giornata. Poggiò un ginocchio per terra e indicò il punto senza altre spiegazioni. Poi si infilò con il busto all’interno della vettura e sentenziò: “La spesa della corsa è di tremila e settecento lire.” Sebbene procedesse con passo malfermo, l’ispettore era già lontano e rideva ad alta voce dopo avere udito la parola ‘corsa’.

“È un po’ alto, lo so,” si giustificò il tassista, “ma è compreso pure il tragitto della signorina prima di lei, che non mi ha pagato.” “Non è questo il punto” urlò l’ispettore sempre più distante. “Le rilascio pure una ricevuta” implorò il tassista. “Non è questo il punto.” “Mi paga solo il tragitto suo.” “Le ripeto. Non è questo il punto…” “E allora quale è il punto?” “Il punto è che io non pago. Sono leccese… ladro sono!” L’ispettore scomparve, inabissato nella scalinata che portava allo stradone inferiore. Il tassista rimase confuso, con la pelle di daino tra le mani, appoggiato al suo tassì col motore al minimo che faceva un rumore da trebbiatrice.

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a scena di un incidente stradale cittadino è sempre un pezzo di commedia dell’arte. E i due automobilisti coinvolti sotto il ponte di via Taranto si accingevano a scriverne un’ennesima pagina. Scesi simultaneamente dall’auto con atteggiamento spiritato, uno dei due cominciò a urlare forte, mentre l’altro si limitava a tirarsi su i pantaloni. La visione del danno alla carrozzeria generò reazioni diverse. Ululati di disperazione da una parte, sguardo catatonico e fenomeni di autolesionismo corporale dall’altra. Il tutto insaporito con riferimenti a santi del calendario. Uscirono alla spicciolata i passeggeri. Invece di rallegrarsi per il loro stato di salute, i conducenti cominciarono a riempirli di contumelie: mogli, bimbi, amici e altri terzi trasportati erano stati, ciascuno per la

propria parte di responsabilità, causa della distrazione del guidatore, e quindi causa del sinistro. Si avvicinarono alcuni curiosi. Uno, che sembrava pratico nella materia del primo soccorso, esortò i due contendenti a stendersi in terra perché poteva esserci pericolo di lesioni interne, ma quelli non gli diedero retta. Un altro portò dell’acqua per tutti, ma fece l’errore di non razionarla, perché il primo se la tracannò tutta. Un omaccione con gli occhiali si dichiarava specializzato nel codice della strada e si offriva gratuitamente per dirimere la questione seduta stante. Costui sfoderava commi e postille giuridiche di alta dottrina, ma di fronte alla violenza delle ragioni di entrambe le parti, se la cavò con il salomonico responso del concorso di colpa. Intorno alle vetture incidentate si era creata una baraonda da girone dantesco: gente imbestialita, biciclette, ragazzini, curiosi in auto, cani, passeggini. L’ispettore scese la scalinata a zig-zag, appoggiato un po’ al passamano di sinistra, un po’ al muretto di destra. Si avvicinò al gruppo con passo malfermo e, inosservato, andò a stendersi sotto la Prinz. Gli animi si erano un tantino calmati grazie all’intervento di alcuni pacieri di professione, e all’uomo che aveva gridato di più era stata riconosciuta la vittoria della lite. L’altro aveva promesso di denunciare il sinistro alla propria assicurazione, ma già si sapeva che, una volta a casa, un parente saputello lo avrebbe convinto a ritrattare tutto. Con disappunto di tutti i presenti, i due automobilisti si decisero a spostare le macchine per far defluire la colonna di vetture che aveva raggiunto le dimensioni di serpentone da autostrada del sole. “Mènchia!” esclamò l’uomo della Prinz alla vista di un corpo umano che sporgeva per metà dal fondo della macchina. In un attimo si sparse la voce che l’incidente aveva fatto una vittima. Il gruppo si ricompose più numeroso di prima. L’uomo addetto al primo soccorso si fece largo tra la folla e si chinò per esaminare quel disgraziato. Tastò la coscia in cerca di vene che sapeva solo lui, diede alcuni pizzicotti sul polpaccio, poi si girò verso la calca, si rabbuiò e si strinse il labbro in un’espressione di circostanza. Tutti rimanevano con il fiato sospeso. La vista di quei piedi divaricati e di quel borsello solitario sull’asfalto era sconcertante. Due volontari presero per le gambe quel corpo rigido e lo trascinarono pietosamente per riportarlo alla luce del sole. L’ispettore, con la bocca aperta, ronfava beato.


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FEDE E CULTURE

LA CHIESA VALDESE DI BRINDISI UNISCE ORTODOSSI, CATTOLICI E PROTESTANTI Un luogo di preghiera tutto da scoprire, situato nel cuore del capoluogo

COSE NOSTRE di Guido Giampietro

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on era trascorso molto tempo da quella fredda serata del 17 febbraio 1848 allorché una piccola folla s’era adunata davanti a un palazzo nobiliare di Torino per attendere l’esito degli ultimi colloqui che miravano a rendere l’Italia liberale e religiosamente neutrale. Fu infatti l’azione congiunta di Cavour e dei fratelli D’Azeglio a convincere Carlo Alberto a firmare, quella stessa sera, le lettere Patenti che riconoscevano ai valdesi i diritti civili. E non trascorse molto tempo che anche Brindisi - grazie al cosmopolitismo indotto dalla Valigia delle Indie - lasciata alle spalle la non esaltante esperienza borbonica, si aprì con entusiasmo alle idee liberali destinate a costituire l’ossatura della nuova Italia. Infatti è nel 1879 che il Comitato di evangelizzazione della Chiesa valdese riceve una petizione di quattordici persone che chiedono la predicazione dell’Evangelo in Brindisi. La richiesta non viene disattesa e, per la prima volta, un Pastore giunge nella nostra città: si tratta del Pastore Pons di Napoli che predica qui per 18 volte. Ma è con l’Anziano Evangelista Pietro Varvelli che, nello spazio di sette anni (1919-1926), i membri della Chiesa si triplicano (sono 62 nel 1925). Al centro di tutta questa frenetica attività vi è la famiglia Zaccaro

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- in primis la signora Luigia - generosa nei mezzi e nel lavoro. E si deve proprio al marito, il capitano di lungo corso Giovanni Zaccaro, la costruzione della chiesa evangelica valdese di Brindisi, che fu aperta al culto l’11 febbraio 1925, come si evince dall’epigrafe posta sulla parete interna destra del tempio e nella quale figurano i nomi dei dedicatari (Laura Zaccaro e il rev. Pietro Mariani) e quelli dei dedicanti (Giovanni Zaccaro e Luigia Mariani). Di lì a poco, però, si manifesta uno dei pericoli maggiori per la comunità: l’emigrazione. Nel solo 1926 emigrano 19 membri e simili episodi si ripetono a più riprese negli anni seguenti. A questo si deve aggiungere la morte della signora Luigia e, successivamente, la partenza di tutta la famiglia Zaccaro da Brindisi. La Chiesa valdese, ubicata in via della Congregazione, in pieno centro storico, è ad unica navata e in stile neogotico come il vicino palazzo Crudomonte che il capitano Zaccaro aveva ristrutturato qualche anno prima. Solo nel 1932 al primitivo corpo di fabbrica si aggiunsero l’alloggio per il Pastore e le foresterie. Sorprende, all’interno, l’essenzialità dell’arredo che però è in linea con il credo professato da questa Chiesa della Riforma. In effetti, oltre al crocifisso, al pulpito, alle due tavole degli inni e alle panche per i “fratelli”, più nulla. La scrittrice Melania Mazzucco l’avrebbe definita “una chiesa nuda come se qualcuno abbia dimenticato di vestirla”. Ma, in effetti, nuda non lo è più allorché risuona della Parola della Bibbia e dei canti dei fedeli. La vita di questa comunità, attualmente guidata dal Pastore Winfrid Pfannkuche, come un’isola felice nel bel mezzo d’una città solo apparentemente sorniona, è

andata avanti senza particolari scosse fino a martedì 19 febbraio di quest’anno allorché - in occasione della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani - ha ospitato, oltre a Padre Arsenio della Chiesa greco-ortodossa di Brindisi, monsignor Rocco Talucci, Arcivescovo della diocesi di Brindisi-Ostuni. La qual cosa ha rappresentato una vera e propria visita storica nel lunghissimo cammino della Chiesa cattolica brindisina (e non solo brindisina!) enfatizzando come meglio non si poteva il dialogo ecumenico in atto tra cattolici, protestanti e ortodossi; e tutto ciò in concomitanza con il primo centenario della Conferenza missionaria internazionale di Edimburgo che, sotto certi aspetti, ha segnato l’inizio del Movimento ecumenico moderno. Ma le “novità” non finiscono qui, perché quest’anno, in concomitanza con l’eccezionale evento di una Pasqua festeggiata contemporaneamente da tutti i cristiani (capita infatti di rado che - a causa degli sfasamenti tra i calendari gregoriano e giuliano - cattolici, ortodossi, protestanti e anglicani possano pregare e meditare

sulla risurrezione di Cristo lo stesso giorno) si sono avuti altri segnali che fanno ben sperare nella prosecuzione del processo di apertura verso l’ecumenismo. E così, mentre a Mosca è avvenuta una piccola rivoluzione liturgica con la ripresa dell’antica usanza del lavacro dei piedi il giovedì santo e i canti in latino nel giorno di Pasqua, a Brindisi, nel periodo dal 12 febbraio al 30 marzo - sempre presso la Chiesa valdese - ortodossi, cattolici e protestanti si sono uniti per vivere insieme “La Passione per la Parola”. In definitiva, anche per il fatto che questa Chiesa - al pari di quella ortodossa di via Indipendenza - costituisce un’importante testimonianza del percorso religioso della nostra città, non sarebbe male andare a “scoprirla”. Si farebbe così la conoscenza d’una comunità che “protesta” positivamente - come dice il suo Pastore - “in favore del Cristo (solus Christus), della grazia (sola gratia), della fede (sola fides), della Bibbia (sola scriptura) e di una vita volta alla sola gloria di Dio, cioè senza alcun vanto né ambizione di potere, ma al servizio del prossimo”.


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VOCI DI POPOLO

BASKET

SNIM

CELEBRAZIONI

POLO FIERISTICO

La tifosa senza festa

Ci mancava Filia Solis

Il San Marco dimenticato

Chiamate un Archi-Star

Vi scrivo questa mail non con l’aspettativa che sia pubblicata,ma con la speranza che in un qualche modo ci si renda conto, che assieme a 2500 tifosi che assistevano urlanti e festosi nel palazzetto c’erano altrettanti tifosi, se non di più, che a casa seguivano con partecipazione i festeggiamenti, la premiazione, e la consegna del trofeo... un trofeo che noi tifosi ferventi, che abbiamo seguito in questi tre anni la squadra e l’abbiamo supportata seppure a distanza perchè impossibilitati a entrare nel palazzetto, nonabbiamo potuto nemmeno vedere da vicino. Forse anche noi ci saremmo meritati di vedere la squadra sfilare in centro con il trofeo tra le mani, per far sì che tutta quella gente che ieri sera sino alle 23 era assiepata sotto il portone delle residenze dei tifosi, sperando di vederne uno, e accontentandosi di una firma su un fogliettino o una foto rubata, provasse la gioia di vedere il risultato tangibile del proprio tifo. Non penso che le nostre richieste siano assurde, non chiediamo festeggiamenti in grande stile, ma almeno una passeggiata dopo la partita per le vie del centro... non penso sia chiedere troppo! Parlando con il Dottor Corso e il Presidente Corlianò, giusto ieri sera durante la permanenza su Corso Roma, ci è stato risposto che “non ci avevano pensato”...e che in effetti avevamo ragione ad essere delusi per non aver potuto partecipare alla promozione se non sulla poltrona di casa! Si è parlato anche di mancati festeggiamenti per “ristrettezze economiche”, o per rispetto a manifestazioni di lavoratori in cassa integrazione; nessuno pretende settimane di festeggiamenti, nè tanto meno intende mancare di rispetto a questa gente in difficoltà, ma questo poteva essere un momento di aggregazione per la città, per unire migliaia di cittadini nel tifo per la loro squadra, e penso che nessuno di loro se la sarebbe presa a male, nè tutto questo avrebbe sminuito la loro posizione, di sicuro il non far nulla non gli ha cambiato ugualmente nulla... resta solo un po’ di amaro in bocca a chi sarebbe stato felice di condividere con la città, la vittoria della propria squadra. emanuela.guadalupi@gmail.com

Salve, volevo segnalarvi quella che per me è stata una grossa anomalia dello Snim di Brindisi. Mi spiego meglio. Sono andato a visitare il salone nautico nella giornata di domenica 18 e fatto un giro all’ interno del capannone exmontecatini ho notato qualcosa che non andava. Mi domando e vi domando: come è possibile che l’ evento, patrocinato dalla Regione e dalla Provincia e dal Comune di Brindisi, al suo interno non avesse uno stand con il logo Filia Solis in bella mostra per promuovere tutte le bellezze del nostro territorio (visto la portata dell’ evento)? Si parla di possibilità di sviluppo della provincia di Brindisi, ed invece... Oramai, visto che è diventata una tradizione consolidata qui da noi, i “forestieri” la fanno da padrone in casa nostra ed i nostri politici stanno a babbare!!! Infatti, all’ interno del capannone che ospitava l’evento,(al centro e quindi in una posizione importante) vi era lo stand della Provincia di Lecce e nessuna traccia di quella di Brindisi (visto che la capannina alla fermata della motobarca non era degna di considerazione). Quindi ricapitolando, la Provincia di Lecce non patrocinando l’evento aveva un suo stand all’interno della mostra, l’attività aperta sempre all’interno del capannone mi è sembrata che provenisse anche quella dalla provincia di Lecce (a Brindisi evidentemente l’alberghiero non era degno di considerazione per fare una bella figura e non c’era nessuno in grado di preparare qualche panino e servire birre, perché di questo si trattava) fino ad arrivare alla stampa dei biglietti per l’ingresso fatti nella provincia di Lecce (sul retro c’è scritto un numero di tel. di riferimento che inizia con 0832/…). Questo è quello che ho notato. Vi ringrazio anticipatamente per la vostra considerazione e per la vostra risposta, sperando in un vostro articolo per tirare le orecchie ai nostri amministratori locali che si sono dimostrati molto superficiali nei confronti del loro territorio, il che è molto grave per dei politici. chivarinialberto@libero.it

Oggi ci sono state le celebrazioni per la festa del S. Marco che coincide con la Liberazione. Nessuno dei “giornalai” nostrani si è degnato di presenziare alla cerimonia che si è tenuta alla caserma Carlotto, durante la quale sono stati premiati anche alcuni militari. Assenti anche le autorità, presente solo il vicesindaco! La stampa ovviamente era stata invitata. Non solo: qualche giorno fa uno dei marò ha avuto un incidente sul lavoro, si è ferito una falange, che per i giornalisti è diventata una mano. Hanno scritto assurdità accusando di scarsa sicurezza sul lavoro una delle istituzioni più attente in questo campo. I vertici del battaglione non sono stati nemmeno contattati, presumo che i giornalisti abbiano avuto le informazioni in ospedale. Sembra che del S. Marco non importa niente a nessuno in questa città, istituzioni in testa, salvo poi preoccuparsi se si paventa l’ipotesi di un trasferimento per le ricadute occupazionali. Una lettrice

Guadalupi chi?

Sul numero di marzo di TB, a causa di una incomprensione tra l’articolista e il dottor Roberto Placella, nell’articolo in cui si parlava del Centro dentistico San Lorenzo, è stato commesso un errore: abbiamo infatti citato come “collaboratori specializzati” persone che in realtà non lo sono. La svista è stata da noi immediatamente corretta sul numero di Aprile.

Quest’anno lo Snim si è tenuto a Sant’Apollinare usufruendo dell’ex-capannone Montecatini. Chiedendo informazioni (sono ritornato da poco a Brindisi) ho scoperto anche che ha preso corpo l’idea di creare in quell’area un polo fieristico. Grande idea, ho pensato. Subito dopo questo slancio di entusiasmo, pensandoci, non sono mancate le preoccupazioni: chissà quale scempio faranno! Chissà quali orrori permetteranno a qualche ingegnere o architetto che ha già deturpato lo skyline della nostra città. Quindi pur essendo un sostenitore dei professionisti locali, architetti o ingegneri che siano, penso che per un progetto del genere ci sia bisogno di un professionista con la P maiuscola, uno di quelli che ha già firmato opere del genere nelle più importanti città del mondo, inserendo dovutamente il suo progetto nel contesto locale. Seguendo un semplice ragionamento di marketing, punterei ad affidare l’opera ai vari Fucksas, Piano, Starck, Foster, Frank Gehry che oltre ad apportare il loro immenso Genio e professionalità, ci avvantaggerebbero da un punto di vista mediatico. Se la scelta dovesse ricadere sui nomi elencati in precedenza (Piano, Foster, etc.), poiché oltre ad essere degli architetti, possono essere considerati veri e propri Brand riconosciuti a livello globale, il polo fieristico, il porto, Brindisi e tutta la provincia raggiungerebbero canali di comunicazioni internazionali gratuitamente, come riviste di architettura e di design, l’interesse di giornali nazionali ed internazionali, guide turistiche e quant’altro. Questa scelta porterebbe anche dei vantaggi ai professionisti locali che avrebbero l’occasione di interagire e collaborare con colleghi di maggiore fama, successo ed esperienza. Sicuramente sarebbe un progetto ambizioso, con costi alti e mi rendo anche conto che probabilmente il Comune avrebbe difficoltà a coprire. Per questo motivo si potrebbe ricorrere ai fondi di private equity. Ad esempio, tre fondi di questo tipo presenti in Italia sono: Fondo Clessidra (Mediobanca), Fondo PPP Italia (San Paolo, Fondazioni bancarie), Fondo italiano infrastrutture (Cassa Deposito e Prestiti, Fondazioni bancarie). In fin dei conti, considerati i costi e i benefici, credo proprio che il gioco valga la candela. paolo.sciarra@gmail.com

Nell’ultimo numero di TB abbiamo ospitato una lettera pro-rigassificatore scritta dal signor Eugenio Guadalupi. Il signor Eugenio Guadalupi, ex consigliere comunale del PD, ci tiene a far sapere che non era lui l’autore della lettera ma un suo omonimo.

Errata corrige

AZIENDE PUBBLICHE

Profondo rosso alla Stp La STP di Brindisi (partecipata dagli Enti Comune - Provincia - Regione) ha chiuso il proprio bilancio con un passivo di oltre duemilioni di euro. La relazione del Presidente Onofrio Cretì è alquanto debole e puramente di circostanza. Brindisi è un concreto esempio dove società pubbliche o partecipate chiudono regolarmente i loro bilanci con gravi perdite senza che nulla accada, tutto ciò è una vergogna e un malcostume, si continua a volere ignorare che questo modo di agire ci porta alla emarginazione rispetto a realtà economicamente e socialmente più evolute, relegandoci nella cerchia dei perenni “assistiti” incapaci di una corretta gestione della cosa pubblica. Non va sottaciuto che, i soldi spesi dagli enti pubblici per risanare i bilanci delle società partecipate vanno poi a incidire su tutti i cittadini attraverso maggiori imposte. Davanti a bilanci disastrosi non andrebbero richiamati (per non dire altro) il management e il Cda (privo di specifica esperienza e frutto di nomine politiche)? Antonio Carito

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TRADIZIONI

IL RACCONTO

“Nu giurnu a ferragostu” Quinta puntata

di PIERPAOLO PETROSILLO

Piazza Duomo, che spettacolo! Il protagonista del nostro racconto-passeggiata arriva nel cuore della città: Palazzo Nervegna, la cattedrale, il teatro Verdi... Uèi Umbè! Ce facci di signa’ puerti! Mi siembri na umba! M’ha’ fattu sbantari. T’ha misu all’incrociu di li tre corsi? L’angulu di li fotografii ! E lu chiu cautu di tuttu lu centru! Ti scarfi puru t’inviernu ci ti mitti quai. Sta’vieni di la Stazioni no? La fessa sott’allu ventri. Addo si ‘rriva ...e si parti. ...Ognie tantu ti faci viteri! Ti vien’a faci li vacanzi! Ti piaci lu mari, li vigni, l’arvuli di aulii.

L’AUTORE

Li cosi no’ si scordunu! “Mar’a ci ‘rrumani”, dici quarchetunu! Serai ca la ‘ndrizzata cu ti ndi vai! Ti nd’a ‘duvutu sciri. Pi truva’ la fatia bona! Cu no’ ti ‘mbuchi li mani! ...Iu so’ lu pappa-pappa ca‘rrumani ! Ca teni spiranza; ca cumbatti; e ca si godi quiddu ca tinimu. E no’ è picca!

Storico” della Città. Dedico “Nu giurno a ferragostu” a tutti i brindisini che dimostrano di amare la propria città, ed in particolare ai loro figli che stanno imparando a farlo. E lo dedico ai miei figli : Lorenzo e Manuele. Pierpaolo Petrosillo

T’a fattu comu na fimminodda; ...ca poca no’ lu criti: nienti pili all’anchi, mancu alli razzi, sobbr’alli cegghi na filatora; e bellu russu d’in facci! Vue’ sa’ lu colmu pi nu brindisinu? Cu si faci la lampata di ‘stati ! Cu lu mari ca teni. Di lu mesi di li fiuri allu mesi di li muerti vogghia dicu! Comu minimu. Iu mi sta fazzu ferragostu! Cussi’, comu mi sta dici la capu!Streusu no? Ce ti paru nu pacciu? O Lazzaru fori lu “sepolcru di S.Giovanni ? Mi uarda: e riti; camin’annanzi. Sta chiazza è cangiata totta. “Certu non eti chiù comu ‘na vota; ma tuttu cangia, secuta la mota”. “Ndè vistu ca ndè vistu nuvitati” Minat’an terra tanta frabbicati: no’ pari chiù na cartullina! La chiamamu “Vittoria”! Vittoria di cini? Di la Prividenza Sociali? O di li Banchi nuevi? Stamu frischi sott’a st’arvuli! Sulu quarche rascia si scaffa! Pallini di luci brillunu an facci alla petra di la “Funtana de Torres”! Sempr’a mienzu stai! Comu lu putrisinu. Ma ca passa lu tiempu no’ si nd’accorgi avi buenu! Bocca e gira si ‘npizzava sobbr’a “Piazza Sitili”: la “Torri cu l’Orologiu” scaffatu

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piettu! M’aggiu stancatu nu picca sa’! Di tanta cosi. Peròi aggiu ngulatu!

Pierpaolo Petrosillo si presenta Il mio nome è Pierpaolo Petrosillo, sono nato e vivo, con ritrovato affetto ed immancabili dispiacere e rancore, nella mia Città: Brindisi, ...nu capulavoru di lu padreternu. Forse sono proprio questi sentimenti ad aver generato questo scritto: il primo per me in “dialetto”. Racconta i pensieri che faccio e ciò che provo il giorno di Ferragosto, correndo per il “Centro

Se volete contattare l’autore, scrivete a: pierpaolo.petrosillo@libero.it.

intra! Si trasia di la “Mestra” di tutti li vii! Ci’è fiaccu lu Comuni di fori. E puru di intra! Municipiu di Roma ehì! Parlandu cu licenzia: e no’ pi puliticari: nu pugnu allu uecchi eti pi quant’è bruttu! Strazzapircalli quanti ndi vuei. “Pi nu stuezzu ti giurnali, si cumenzunu a squartari”. Hannu fattu lu vacanti sott’a nui! Quantu scaffuni annu partutu ti ‘ddai. E quantu pinnuli nd’hannu fattu ‘gnottiri! Urtimu stu spaccimi di Mausuleu! Mpizzacchiatu dda’ comu nu mattoni! L’assassinu di “San Pietru di li Schiavuni”! “Insula Romana”. No’ sacciu mancu ci l’aggia chiamari: “Tiatru”! Mi pari chiùi: nu sorta di frangisoli ‘ppindutu sobbr’a quattru petri rumasti! Monument’ a tutti quiddi schifezzi ca mittimu alli balcuni! Nd’ essimu tinutu lu “Tiatru Verdi” “A fierru ti cavaddu la forma tinìa ; scuffulatu era statu, cussini si ticìa,

pirceni la cupula cchiù no tinìa” Nazzicatu e scazzicatu mi sentu peròi, di li spettaculi ca sta fannu moi. E stu meritu : di lu Prima Cittadinu eti. Megghiu di tei ...no’ putimu aviri, “Sinducu” caru. Ma “com’è pussibili c’a Brindisi no s’acchia nuddu rriparu?” “No ti stancari ca strata nci nde assai ca ttutti vandi a vetiri ci no pi nù sò uai!” T’a trasferitu a ”Palazzu Nervegna” mo’ ca l’hannu finitu di ‘ggiustari. “Fiuru d’in’pata alla camisa” Mostri fini ‘rricogghi moi! Prog”g”etti pi lu futuru! Speriamu no’ eti “fuecu di pagghia”! Caminava sottamanu cu la “Corti d’ Assisi”! Noni stu Sinducu eh ! Lu palazzu. Mi ‘rricorda la “giustizia” comu si devi! Ci ti vue’ ncanti facci a facci cu lu capitellu veru ti la “Culonna Romana” ‘ntra ‘ddu spettaculu ha ‘trasiri! Beh! Caledda caledda è spicciatu lu giru alli Giostri. Giustu giustu ‘ddo aggiu partutu! Mi sentu nu “scaunaru”! La crianza di stu quartieri mi faci ‘npacciri! Sta torn’a battiri chianu chianu ‘ntra lu

‘Llongu n’atru picca! Si dici : “quiddu ca ti ncresci ti veni buenu”! Facimu nu picca di fiatu di chiui! Cussi lu tinimu pi quandu parlamu linguacciuti a “cazzu di cani”! E po’ cu uardi no’ ti stanchi mai... Ci propria ti nueii: mittiti a babbari nanz’alla “Loggia Balsamu”! “Ristandu a sta biddezza ‘nfatulutu” Novi lirichi di petra... La strata ca mi ‘nduci teni lu nomi di lu “Duomu” ca sta v’a vesciu! Ce bellu spiazzu! Quai “la croci ti l’ha fa’ alla mberza”! Ci uardu all’aria: francati di palumbi comu nu vulari di pinsieri ! Ci uardu an terra: nu sciuecu di dami senza quatrati trubbi! Addo mi mettu mettu: so’ lu Re di Denari! Lu soli poi faci nu stran’effettu: Rei o Suldatu: so’ nu cristianu senz’ombr’a st’ora. Ti veni cu ti mitti a centru e cu ‘ccumienzi a girari comu nu curru fina ca ti fiermi! Lu Palazzu di li Vescuvi. La Bibblioteca De Leo: letteratu ca scapava lu megghiu megghiu di li lib”b”ri ; pinsava puru alli piccinni senza ‘ttani e alli femmini sfurtunati. La Cattidrali, lu Campanili, lu Museu, lu Porticu di li Cavalieri Gerosolimitani, lu Palazzu di li Suori, sempri nanzi alli prieviti, Palazzu Balsamu. Lu Palazzu di li Prieviti, Papa Ustinu Chimienti, chiesi sobbra chiesi, chiesi sobbra “templi”; Papa Pascalinu Camassa. L’arcu di via Culonni, lu Spitali, li Bronzi di Punta Serroni, lu stessu Porticu di li Cavalieri Templari, Santa Chiara, l’asilu di li piccinni, via Montenegro, la putea di Damianu. Pi la matosca! “Mai lu cori cussi’... s’avia sintutu” Aggiu “persu li vienti”! La capu mi sta gira... Continua sul prossimo numero


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SPORT TuttoBrindisi

UN ANNO AL BACIO

Di parole ne sono già state dette tante. Dunque qualunque cosa diremmo saremmo ripetitivi. I ringraziamenti li avevamo già fatti nel numero precedente. Allora non ci resta che proporvi alcune fotografie scattate da Damiano Tasco e Dino Matera durante gli ultimi incontri del campionato di Legadue e soprattutto durante i festeggiamenti per la promozione in A1. Istanti e scatti che rimarranno nella storia del basket e della nostra città.

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GINNASTICA ARTISTICA

La Rosa è quinta in Italia Conclusi i campionati di serie A-1 di ginnastica artistica femminile con “La Rosa Brindisi” che chiude al quinto posto, ottenendo la permanenza nella massima serie anche per la prossima stagione, oltre a sfiorare addirittura il podio nella classifica generale finale. Nell’ultima giornata del campionato, svoltasi a Genova, la Brixia Brescia, di Vanessa Ferrari, si è aggiudicata l’undicesimo scudetto, l’ottavo consecutivo. La formazione pugliese, l’unica rappresentante del Sud Italia in serie A, nella quarta prova di serie A-1, ha ottenuto il podio, chiudendo al terzo posto, e conquistando ben 22 punti grazie ad una prestazione straordinaria, dietro solo ai 31 punti di Brescia e ai 29 di Lissonese. Questo ha permesso di consolidare il quinto posto nella classifica generale ed avvicinare sensibilmente anche il gradino più basso del podio. Si tratta di un risultato storico, con il campionato di serie A-1 che si chiude in bellezza con Brindisi che si piazza subito dietro le due squadre più titolate ed attrezzate d’Italia come Brescia e Lissonese. Nel dettaglio la prova di Genova delle brindisine allenate dagli istruttori

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Luigi Piliego e Barbara Spagnolo: al volteggio Ilaria Caiolo 13,10, Serena Licchetta 13,60, Giulia Leni 13,25; alle parallele Giulia Leni 12,90, Serena Licchetta 13,20, Erica Saponaro 11,70; alla trave Giulia Leni 13,90, Serena Licchetta 13,50; al corpo libero Ilaria Caiolo 12,10, Giulia Leni 12,50 e Serena Licchetta 12,80. A completare la squadra brindisina Rebecca Di Caro e Federica Picano. In questa stagione la società del presidente Antonio Spagnolo ha esordito nella massima serie a Firenze, ottenendo il quarto posto, per ripetersi ad alti livelli anche a Mortara con il quinto posto ed essere poi penalizzata dagli infortuni nella terza prova di Modena. Il ringraziamento della società brindisina va alla Regione Puglia che ha sostenuto la squadra, allo sponsor tecnico “Glielfi” ed un ringraziamento particolare alle fisioterapiste della squadra che hanno supportato le giovani atlete pugliesi. Questo quinto posto assoluto in Italia rappresenta uno straordinario risultato per Serena Licchetta e compagne, oltre che per la città di Brindisi che viene così rappresentata ad altissimi livelli.


SPORT

GIOCHI DELLA GIOVENTÙ

Il 22 maggio in 1300 in gara a Masseriola Si svolgerà il 22 maggio prossimo, presso il Campo Scuola di Atletica Leggera “Lucio Montanile”, la Festa provinciale dei Giochi della Gioventù, all’insegna della consueta formula “Tutti protagonisti, nessuno escluso”, si terrà il 22 maggio prossimo presso il Campo Scuola di Atletica Leggera “Lucio Montanile”, a Brindisi. Saranno circa 1.300 gli alunniatleti partecipanti, in rappresentanza degli oltre 5.300 che hanno partecipato alle Fasi d’Istituto. Ancora una volta, grandi numeri, per un grande appuntamento. Ad organizzarlo è il Coni, in collaborazione con il Ministero della Pubblica Istruzione, della Camera di Commercio, del Comune di Brindisi e degli altri Comuni dai quali provengono gli atleti partecipanti e degli sponsor ufficiali quali l’Unicef, la Gazzetta dello Sport e la Kinder. Nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’evento, svoltasi nei giorni scorsi, sono stati consegnati ai referenti delle 15 scuole aderenti (S.M.”Kennedy-Mameli, S.M.”Marzabotto Cesare”, S.M.”Salvemini-Virgilio” di Brindisi, S.M.”Pascoli” - Ceglie

Messapica, S.M.”Manzoni” - Cellino San Marco, S.M.”Pascoli” - Erchie, S.M.”Bianco”- Fasano, S.M.”San Francesco”- Francavilla Fontana, S.M.”CroceMonasterio” - Latiano, S.M.”Bosco” - Ostuni, S.M.”Galilei” - Pezze di Greco, S.M.”Giovanni XXIII”- San Michele Salentino, S.M.”Don Minzoni” - San Pietro Vernotico, S.M.”Buonsanto-Meo”San Vito dei N.nni, S.M.”Mazzini” - Torre Santa Susanna) vari omaggi offerti dal Coni Nazionale. Durante la conferenza stampa è stato inoltre presentato il progetto “Giocosport 2010” che si rivolge agli alunni delle Scuole Primarie e che si esaurisce con le feste di Circolo. A questo progetto hanno aderito ben 16 Circoli Didattici dei vari Comuni della Provincia di Brindis. Il Coni Provinciale provvederà a dotare i Circoli Didattici di attrezzature sportive e materiale di premiazione. Al termine dell’incontro, il Presidente Provinciale Nicola Cainazzo, ha presentato la settima edizione della “Giornata Nazionale dello Sport, in programma domenica 6 giugno, auspicando un sempre maggiore coinvolgimento dei Comuni della provincia.

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UOMINI E FATTI

PERSONE POLTRONE

TRE GIORNALISTI PROMOSSI Il brindisino Leonardo Sgura è il nuovo caporedattore centrale del Tg1. Tea Sisto è il nuovo capo della redazione brindisina del Quotidiano, mentre l’ottimo Rosario Tornesello torna a Lecce: coordinerà la redazione della cronaca salentina.

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isto che abbiamo aperto questo numero di TB parlando di giornalisti e informazione, ci sembra doveroso dare spazio alla notizia della promozione di tre validi ed illustri colleghi. Ci riferiamo a Leonardo Sgura, Tea Sisto e Rosario Tornesello. Il primo è stato nominato (da circa due mesi, ormai) caporedattore centrale del Tg1, l’ammiraglia Rai, e continua ad essere uno dei conduttori dell’edizione delle 18. Una gran bella soddisfazione per l’ex direttore di Nuova Meridiana ed ex corrispondente da Brindisi per il Tg3 regionale. Sgura è inoltre impegnato in un progetto (di cui parleremo più ampiamente nei prossimi numeri) che mira a mettere insieme in una associazione i brindisini “emigrati” in altre città italiane o all’estero. Per Tea Sisto, invece, è giunta la promozione a caposervizio della redazione locale del Quotidiano di Brindisi, Lecce e Taranto, che per la prima volta viene affidata ad una donna. La Sisto succede a Rosario Tornesello, a sua volta giunto a Brindisi qualche anno fa per prendere il posto di Oronzo Martucci. Tornesello torna nella sua Lecce, dove coordinerà la redazione della cronaca locale. Anche per lui, dunque, si tratta di un passo avanti, riconosciutogli dopo l’ottimo lavoro svolto a Brindisi.

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Da sinistra: Leonardo Sgura, Tea Sisto, Rosario Tornesello


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APPUNTAMENTI

TEMPO LIBERO SPETTACOLI

Il TeatroDellePietre si prepara al saggio finale Dopo l’esibizione nel corso della Settimana della Cultura, fervono i preparativi per la serata di giugno. Parlano i fondatori: Marcantonio Gallo e Fabrizio Cito. Il TeatroDellePietre ha debuttato ufficialmente nell’ambito della “ XII Settimana della Cultura 2010” con lo spettacolo “Un’altra pelle”: un evento che ha visto attori e spettatori condividere il palcoscenico, eliminando così la “quarta parete” che solitamente li divide. «Il pubblico stava seduto sul palcoscenico di fronte alla penombra della platea e del teatro vuoto, la solitudine degli attori annullata nel silenzio complice, l’emozione condivisa», racconta Marcantonio Gallo, cofondatore del Gruppo In-Stabile di Puglia, insieme a Fabrizio Cito. Il TeatroDellePietre si propone come centro di promozione e formazione della cultura del teatro anche “fuori” dagli spazi teatrali, con la convinzione che la magia scenica possa avvenire non solo su un palcoscenico ma ovunque sussistano almeno due elementi: racconto e ascolto. “Vogliamo eliminare le barriere tra coloro che raccontano storie e coloro che le ascoltano, abitare non solo il complesso edificio teatrale nel quale si incontrano per convenzione l’artificio e l’ipnosi della finzione, ma collocarci in un nonluogo nel quale lo spettatore può entrare e guardare a stretto contatto con gli attori,” - dice Gallo, pugliese vissuto a Milano e rientrato in Puglia da poco - “e a tal proposito cercheremo accoglienza, oltre che nei teatri, anche in residenze storiche, aie e cortili, masserie e case private, insomma là dove non sia difficile entrare, dove non sia difficile uscire.” I principali ambiti di lavoro del Teatrodellepietre sono: la collocazione delle culture teatrali; l’organizzazione di iniziative a sfondo culturale e artistico; la ri-localizzazione del fare teatro. “Vogliamo uscire dalle scene del teatro ed entrare nelle carte del progetto urbanistico, nelle strade, nelle stanze all’aperto, con creatività” spiega Cito, “e cercheremo insistentemente collaborazioni per poter realizzare le nostre produzioni già in

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SEX IN BRINDISI CITY

di Lady Violet

Dove è andato a finire il romanticismo? Le ragazze della mia generazione accelerano i tempi di un rapporto Ho notato ultimamente che tra le ragazze della mia generazione si è diffusa la mania di accelerare i tempi di un rapporto. Mi spiego meglio, le trentenni di oggi, coinvolte in un rapporto sentimentale, accelerano i tempi di un percorso di coppia pensando a distanza di 4/5 mesi di frequentazione ad un’eventuale matrimonio. La mia amica Roberta ha conosciuto il suo attuale ragazzo a settembre dell’anno scorso, ha lasciato Brindisi e la sua nuova attività cha ha aperto agli inizi di Marzo, per trasferirsi a Roma dove il suo lui lavora, decidendo di sposarsi a dicembre di quest’anno. Un’altra coppia di amici, insieme da un anno, ha già comprato casa e pensa di sposarsi l’anno prossimo. Non sarà un po’ presto? Qual è il motivo di tutta questa fretta? Non nascondo che anche io all’età di 32 anni penso che il tempo passa e la domanda ricorrente balza anche nella mia mente: a che età farò un figlio? La cosa che mi rincuora però è che la mia amica Ester all’età di 42 anni ha avuto un bellissimo bambino dal nome Angelo. Al contrario invece, una delle mie più care amiche, Sandra, si sposa a giugno dopo più di 15 anni di fidanzamento, unico e primo ragazzo della sua vita con il quale ha avuto una bellissima bambina. Per lei, a differenza delle altre, sembra quasi che questo passo sia scontato farlo dopo così tanto tempo insieme al suo compagno. Spinta dai parenti e dai principi base, cioè quello di dare a sua figlia una famiglia regolarmente archiviata negli uffici comunali, compie questo “atto”. Ma il matrimonio non è più il coronamento di un bellissimo e strepitante amore?? Sia da chi velocizza le tappe che da chi ha avuto tempo per pensare a questo importante evento, non vedo enfasi ed esaltazione per un passo così importante. Il romanticismo dov’è andato a finire? Io sono frutto di un matrimonio sì veloce ma pieno d’amore, mio padre lasciò allora la sua fidanzata, dopo un lungo rapporto, quattro mesi prima delle nozze per poi sposare mia madre dopo solo sei mesi di frequentazione! Il 28 aprile scorso, hanno festeggiato 37 anni di vita insieme! Fantastico e veramente raro! Quindi il consiglio che vi dò, amiche mie, è che non importa se velocizzate i tempi o li allungate, l’importante è crederci nel matrimonio, ma soprattutto con desiderio e pieno di tutto l’amore del mondo! Buona fortuna! corso in luoghi inusuali che diventino parte dell’architettura stessa dello spettacolo. Anche la formazione rientra nel campo di azione: a marzo è partito il primo laboratorio/officina organizzato dal TeatrodellePietre e a giugno ci sarà un saggio finale che vedrà i partecipanti impegnati in una “pillola di spettacolo” tratta da

una commedia di Eduardo De Filippo, riscritta e adattata per l’occasione. Compagni di viaggio in questa avventura sono Stefania Savarese, Sara Palizzotto, Stefano Lanzo e Maurizio Puxeddu, musicista e sperimentatori di suoni. Per ulteriori informazioni: teatrodellepietre@yahoo.it, 348.0446507.


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I LOCALI DI TB

Ristoranti

t Hara Un locale originale e coraggioso, che sta riscuotendo ottimi consensi. Potete scegliere i piatti del giorno, oppure prediligere (e ve lo consigliamo) i menù degustazione: Hara (carne, pesce e verdure), Fresco (solo pesce), Gusto (carne), Verde (vegetariano), Leggero (per chi tiene alla forma fisica). Il Sushi e il Sashimi sono degni di un ristorante giapponese. Il locale è anche wine-bar e sala da thé. Via G. Bruno 26/28, tel. 0831520064. Chiuso la domenica sera e il lunedì. L’Araba Fenice u Da anni uno dei ristoranti brindisini più apprezzati. Ambiente elegante, cantina sontuosa che dà il giusto spazio ai vini del territorio, cucina di qualità a prezzi accessibili. Servizio puntuale e discreto. D’obbligo partire con l’antipasto della casa. Come primo vi consigliamo gli gnocchetti con gamberi e melanzane. Insuperabili i gamberoni rossi di Gallipoli al sale. Pesce sempre fresco. Dolci da applauso. Corso Roma 31, tel. 0831590009. Chiuso il lunedì.

t Iaccato La storia della cucina marinara brindisina. Da decenni questo locale è la meta prediletta di quanti amano mangiare pesce fresco. Nel locale della famiglia Romanelli potrete assaggiare, tra le altre cose, degli incredibili tagliolini all’aragostella. Ma se proprio volete vivere un’esperienza gastronomica indimenticabile, allora ordinate la zuppa di pesce della casa: senza paragoni. Pizze anche a pranzo. Piaz.le Lenio Flacco, tel. 0831524084. Chiuso il mercoledì. La locanda del porto u Ambiente classico e piacevole. Cucina tradizionale. Si apre con l’antipasto della casa (10 piatti tipici). Tra i primi, da non perdere i paccheri alla rana pescatrice con ricottina piccante (oppure gli agnolotti ai crostacei con ricciola). Per secondo carne arrosto (c’è anche la fiorentina) oppure l’ottimo tonno scottato con salsa di basilico e parmigiano. Dal lunedì al venerdì si serve la pizza anche a pranzo. Via Montenegro 20, tel. 0831568181. Chiuso il martedì.

t La Norcineria Cucina completamente rinnovata per questo locale accogliente e caldo situato ai piedi della Colonna Romana. All’ottima selezione di salumi, formaggi e carni, si aggiungono ora i piatti della tradizione marinara. Ottimi il tonno alla griglia con zucchine gratinate, la seppia alla catalana, l’insalata russa con il dentice, gli gnocchetti ai frutti di mare. Azzardate, ma squisite, le orecchiette al nero di seppia con le cozze. Via Colonne 57/59, tel. 08311720488. Chiuso il mercoledì. Penny u L’arte del buon bere, della cucina e della cordialità. Il Penny è uno dei ristoranti più belli e romantici della città, situato in un palazzotto del 1200 affacciato sul porto. La cucina è raffinata e privilegia i piatti a base di pesce fresco, come i tagliolini allo scorfano. L’antipasto propone quattro portate in un unico piatto dal design ricercato. Il Penny è anche enoteca (e che assortimento!) e cioccolateria. Via San Francesco 5, tel. 0831563013. Chiuso il lunedì. 44

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t Pantagruele Dal gennaio 1988, data di apertura, sempre al top della ristorazione locale e nazionale. Antipasto di 10-12 portate, tutte originali e sorprendenti (come il pesce spada marinato al lime). Tra i primi da provare la caramella di pasta fillo con ricotta, cicoriette, gambero rosso, e riso rosso. Tra i secondi: pescato del giorno cotto in tutti i gusti. Sugli scudi la zuppa di scorfano. Via Salita di Ripalta 1/3, tel. 0831560605. Chiuso il sabato a pranzo e la domenica (tutta). Skipper/Betty u La cucina di uno dei locali storici del centro, abbinata alla location del bar più popolare. Ne esce un mix di buona cucina marinara, posti a sedere in piazzetta oppure nel romantico cortile interno. Ottimi i tagliolini ai frutti di mare, ma anche le pappardelle ai porcini con le vongole. Abbondante la grigliata di pesce, buone le pizze. Per dolce, cosa c’è di meglio del gelato del Bar Betty? Viale Regina Margherita 6, tel. 0831563465. Chiuso il mercoledì.


TEMPO LIBERO

LA DOLCE VITA NOVITÁ

Ristoranti, vini, locali, sapori

di Fabius Crumb

IL BISCOTTO DI CEGLIE FINISCE IN AUSTRALIA

PILLOLE

PACKAGING MODERNO E NUOVA STRUTTURA COMMERCIALE: QUESTI I SEGRETI DELL’INCREDIBILE SUCCESSO

C

i sono piaceri che non hanno prezzo e che valgono un peccato. Di gola, ovviamente. Prodotti che vanno ben oltre il loro valore simbolico, e che sono sinceramente buoni: sono le chicche della linea “Dolci Tentazioni”, il biscotto di Ceglie Messapica e gli Amaretti, tanto per cominciare. Un successo a tempi di record: a solo un mese dall’inizio della promozione del prodot-

to, il biscotto di Ceglie Messapica è già finito in Australia, negli Stati Uniti ed in Svizzera, ed ha trovato nuovi rivenditori in Puglia e in alcune regioni del Nord Italia. Ci sono inoltre ottimi contatti in corso con importatori di Francia e Arabia Saudita. Il segreto di questo successo? Un nuovo packaging, accattivante, colorato e moderno, ed il matrimonio tra un produttore d’eccellenza ed una struttura commerciale in grado di assicurare contatti in tutto il mondo. E così che “lu pisquett” ha varcato i confini del piccolo comune dell’entroterra brindisino, ed è ora presente nelle

migliori enoteche e nei gourmet shop, ma anche in alcuni selezionati ristoranti. Si tratta di uno dei tanti prodotti tipici eccezionali nel gusto e nell’alta qualità delle materie prime utilizzate, ma purtroppo ancora poco noti (o addirittura sconosciuti) in Italia e all’estero, a causa dell’assenza di piani di marketing e canali di commercializzazione. Il biscotto di Ceglie Messapica è fatto di mandorle e marmellata di ciliegie. Sempre a Ceglie vengono prodotti anche gli Amaretti. A breve entreranno a far parte della linea “Dolci Tentazioni” anche delle ottime marmellate.

Hostaria Marina Vecchia u Raffaele e Jole hanno di recente ristrutturato il locale per renderlo ancora più accogliente ed intimo. È il luogo ideale per colazioni di lavoro e piccoli ricevimenti. La cucina è prettamente tradizionale: dagli ottimi antipasti alla pepata di cozze (classica ma rivisitata), dai tagliolini prezzemolati all’astice al pesce sempre fresco. Ottima la carne, gustose le pizze e buoni i dolci fatti in casa. Via Montenegro 53, tel. 0831524316, 3471235516. Chiuso il lunedì.

Ma.Ri.Pa u Il piacere di una pausa pranzo veloce, leggera, a prezzi incredibili (pranzo a 7 euro!), con piatti saporiti e preparati con ingredienti di qualità. Il locale, situato proprio di fronte al Municipio, offre ogni giorno ampia scelta di primi e di secondi. È aperto solo a pranzo, eccezion fatta per il sabato sera (quando si trasforma in pizzeria). E’ organizzato per effettuare servizio catering. Via Casimiro 22 (ang. piazza Matteotti), tel. 336.825384. Chiuso la domenica.

Che pausa pranzo al Central Bar! Si può pranzare con 6,50 euro e assaporare un primo ed un secondo come se si stesse mangiando in un ottimo ristorante? Ebbene sì, si può. Sono già diversi i locali brindisini dove si può mangiare con una spesa sotto i 10 euro, ma al Central Bar, ultimo arrivato in ordine di tempo, la cosa sorprendente, oltre al prezzo, è che i piatti sono presentati come se ci si trovasse in un ristorante stellato. Merito del nuovo chef e caposala, Vincenzo, manco a dirlo “sfornato” dal nostro istituto Alberghiero. Noi abbiamo provato il nido di risotto ai funghi (vedi foto) ed un secondo a base di pesce, e la soddisfazione è stata piena. L’unico problema è che con un prezzo così basso (€ 6,50 per un primo, un secondo, contorno, acqua e caffè) ed una saletta che può accogliere solo una trentina di persone, temiamo che si dovrà correre il rischio di fare qualche minuto di fila! Piazza Sedile 2, tel 0831.524150.

La locanda ti li Spilusi u Il ristorante-pizzeria che soddisfa ogni “spilo”, ideato da Fabrizio e Gianfranco. Vecchie e nuove pietanze della cucina tradizionale pugliese ed italiana, in un ambiente rustico immerso nel verde. Da provare i troccoli ai granchi e la “taiedda” di riso patate e cozze, “bracioli e purpetti”, ed ovviamente la grigliata mista di carne o pesce. Antipasti numerosi e gradevolissimi. Contrada Restinco 4, tel. 0831555481, 3280898063. Chiuso a pranzo.

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SATIRA

SPAM

“Il diritto di sembrare ridicoli è qualcosa a cui teniamo molto...” Tutto ciò che leggete in queste pagine è falso. Anche se è difficile crederlo

RIVELAZIONI

«Sia lodato il nome santissimo di mio figlio santissimo di mio figlio Gesù Cristo...». Più chiaro di così! Ora resta solo da scoprire chi sarebbe questo nipote che neanche il “Codice Da Vinci” aveva tirato in ballo. Alcune tracce portano a Francavilla Fontana, ma poi deviano verso piazza Santa Teresa, perché le nuove apparizioni avvengono in una contrada che porta lo stesso nome della piazza...

Ferrarese non commenta la notizia nè le voci sul suo conto, e si nasconde dietro uno scarno comunicato: «A parte qualche miracolo e le stimmate, non mi sento poi così speciale». Studio 100 ha già allestito il programma della diretta in mondovisione per la beatificazione, e il presidente Gaspare Cardamone dice: «Noi Ferrarese lo avevamo già dichiarato Santo da un bel pezzo». Qualche brindisino lo sospettava

GESÙ AVEVA UN FIGLIO! LO HA RIVELATO LA MADONNA DI BRINDISI

L

e apparizioni della Madonna a Brindisi si moltiplicano. Più o meno come i palazzetti, i distretti e le aziende che licenziano. Si fa presto a scherzare su certi argomenti, e dobbiamo ammettere che la tentazione di fare della facile ironia ci è venuta più di qualche volta, nei giorni scorsi. Ma alla fine abbiamo desistito, ed abbiamo deciso di analizzare il fenomeno delle “visioni” dal punto di vista scientifico e nelle pagine che meritano. Eccovi allora una analisi approfondita del Messaggio della Vergine

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del 30 Aprile 2010, così come è stato riportato da un giornale locale l’1 maggio scorso. La Madonna ha un nipote! È la cosa più sconcertante che emerge dal messaggio, ed è strano che nessuno (neanche l’arcivescovo Rocco Talucci) abbia colto la grande notizia. La rivelazione è contenuta nella prima frase della trascrizione: «Sia lodato il nome santissimo di mio figlio Santissimo di mio figlio Gesù Cristo…». Il figlio di mio figlio: dunque Gesù aveva un figlio! Una bomba di dimensioni devastanti per la chiesa, che

per due anni ha respinto l’ipotesi che Gesù avesse un flirt con Maria Maddalena. Oggi invece a Brindisi scopriamo che da quella relazione era nato un bambino, o forse una bambina. Speriamo di scoprirlo in uno dei prossimi messaggi. E chissà che non si possa realizzare il sequel del Codice Da Vinci proprio nella nostra città. Sarebbe un evento importantissimo. E sembra che Massimo Ferrarese abbia già pronto un nuovo marchio territoriale: Nipote Solis. Alla ricerca del Tabernacolo. In un passo

successivo, la Vergine ha dichiarato: «Il Signore della vita ci aspetta nella sua casa, ai piedi del Santo Tabernacolo». Purtroppo non è stata svelata l’esatta localizzazione del Tabernacolo. Inutile cercarlo su Google Maps o sui navigatori satellitari. L’assessore Teo Titi si è subito posto nei panni dei crocieristi: al fine di consentire anche a loro di giungere al Tabernacolo, saranno stampate delle nuove mappe di Brindisi con le indicazioni esatte per poterlo raggiungere. Ma si tratterà di fatica sprecata, perché in un altro passo del messaggio, la Vergine ammonisce: «Voi avete bisogno del mio materno aiuto perché soli non potete giungere a Cristo». A Palazzo Nervegna, dove ne sanno una più del diavolo, è già pronta una mostra di caratura internazionale, dal titolo “L’Ultima Cena”. Sono stati invitati a partecipare con proprie opere tutti i Madonnari d’Europa. Un riferimento al palazzetto. Molti hanno letto nelle parole della Vergine un chiaro riferimento alla polemica sul palasport. E non poteva essere altrimenti, visto che in città si susseguono le apparizioni di gente che pur non avendo un lavoro e una compagna, è entrata in analisi a causa della mancanza di certezze sul futuro dell’Enel Basket. Ha detto (o avrebbe detto la Vergine Maria, ma noi non nutriamo dubbi in merito): «Figli, Lui vi colmerà della sua grazia e lo spirito vi trasformerà in nuove creature» (è evidente, in questo passo, il riferimento al patròn Massimo Ferrarese, ndr). Cari figli, io vi offro un’opportunità, non rifiutatela e non insultate ciò che vado compiendo in questo luogo Santo e benedetto dalla Santissima Trinità». La Santissima Trinità è ovviamente quella formata da Antonio Corlianò, Antonello Corso e Giuseppe Marinò, mentre nel passo «Pregate, amate e riparate» molti hanno letto un invito a riparare il PalaPentassuglia per poter ospitare l’A1. Poiché sappiamo di avere dei lettori devotissimi, nel prossimo numero vi offriremo l’analisi approfondita dei prossimi messaggi.


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