TB Magazine Novembre 2010

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UN NUOVO CONCETTO DI ELEGANZA INAUGURATA LA NUOVA SEDE DI SAN VITO DEI NORMANNI: 3000 METRI QUADRATI DI ESPOSIZIONE. UN CONTENITORE CHE OSPITERÁ MODA, SFILATE, MOSTRE, EVENTI WWW.FABIOMOLLICA.COM TB

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TB PROMOTION

UNA NUOVA IDEA DI ELEGANZA

CARLO PIGNATELLI INAUGURA IL NUOVO CONCEPT STORE DI

Fotografie di Sandro Dell’Aquila

IDEA SPOSA Uno spazio di 3000 metri quadrati distribuito su due livelli. È la nuova scommessa imprenditoriale di Rosetta Iaia e dei suoi figli Ivano e Anna Maria Francavilla

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a piccolo laboratorio artigianale a concept store, ricco di sorprese e farcito di novità a non finire. Di acqua sotto i ponti ne è passata davvero tanta, ciò che è rimasto intaccato dal tempo è la passione smisurata per il bello e quella incredibile voglia di rendere felice il cliente. La consolidata tradizione sartoriale che rende il marchio “Idea Sposa” sempre più originale, unita all’esperienza trentennale nel settore, fanno da cornice ad una piacevolissima sensazione che riesce veramente difficile da descrivere con le parole: è quel senso di profondo agio che avvolge chi entra in questo mondo. Un mondo di eleganza, fashion, idee, competenze e tanta ambizione. A San Vito dei Normanni oggi “Idea Sposa” vanta un primato unico per la Puglia: è uno spazio di 3.000 mq, armoniosamente distribuiti su due livelli, con ben 17 vetrine a proporre un ammiccante assaggio di quello che l’occhio può apprezzare all’interno, stuzzicando la fantasia sul concentrato di creatività e bellezza che qui la fanno da protagonista. È la nuova scommessa imprenditoriale della famiglia “Idea Sposa”, di mamma Rosetta Iaia, che nel lontano 1978 scrisse l’incipit della fiaba, di Ivano, saggio e pacato compagno di viaggi e di ambizioni e di sua sorella Anna Maria, attenta e scrupolosa nella cura di ogni particolare. Un progetto nato quasi per gioco qualche anno fa, cresciuto col tempo e soprattutto studiato nei minimi dettagli, come sempre. Offerta totale. La nuova casa di “Idea Sposa”, parte già con una marcia in più: la posizione strategica. Sulla S.S 16 per Carovigno è in un luogo invidiabile, facilmente da raggiungere e per di più accessoriato da un ampio parcheggio. “Abbiamo voluto adeguarci al cambia-

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mento - spiega Anna Maria - delle tendenze e dei bisogni. Ci piacerebbe che chi si rivolge a noi per l’abito non debba avere altri pensieri, cioè che riesca a trovare tutto ciò che risulta utile e necessario in un giorno speciale come quello del matrimonio, non solo per sé, ma anche per i suoi cari”. Il nuovo concept store, infatti, vanta un’incredibile gamma di abiti ed un salotto per la scelta di scarpe ed accessori di tutto rispetto, dal quale sarà impossibile andare via a mani vuote. Oggi “Idea Sposa” - oltre ad essere un punto di riferimento nel panorama del matrimonio ed un prezioso scrigno di consigli per i futuri sposi - è anche sinonimo di moda e fashion di alta qualità: Max Mara, Moschino e Versace sono solo tre esempi di marchi presenti nello show room, che non hanno bisogno di alcuna presentazione. Qui anche i più piccoli troveranno l’abito ideale per le giornate da ricordare: per il battesimo o magari per interpretare al meglio il ruolo del paggetto o della damigella, le soluzioni sono svariate ed hanno nella raffinatezza il comune denominatore. Ma la novità importante è che si può scegliere l’abito anche per una serata all’insegna del lusso e dell’eleganza, non necessariamente legata al matrimonio ed alla cerimonia. Del resto “Idea Sposa” è la prova lampante di come non sempre top sia sinonimo di spesa esagerata. “Abbiamo linee e marchi di alto livello - prosegue Anna Maria - ma vogliamo sfatare il luogo comune che Idea Sposa sia accessibile solo a pochi. Quello che ci contraddistingue è la felicità di chi ci sceglie: riusciamo

ad accontentare sempre le aspettative del cliente”. Idee ed eventi. Ovvio che un posto così importante sia la culla di idee ed eventi “da prima pagina”. Sono davvero tante le iniziative in programma, a partire dalle sfilate della nuova collezione 2011, riservate a coppie di futuri sposi ed in programma la domenica pomeriggio, dal 28 novembre al 23 gennaio. Al piano superiore tra gli oltre 200 manichini permanenti, bellissime modelle e modelli mostreranno in anteprima le ultime creazioni. Ma le sorprese non finiscono qui: durante tutto l’anno, infatti, i partner di “Idea Sposa” presenteranno le loro novità più interessanti, dagli addobbi floreali alle

fotografie, dall’arredamento alle bomboniere, passando per le agenzie viaggio, le proposte per rendere sempre più “unico” il proprio matrimonio di certo non mancano. Per ricevere l’invito alle sfilate basta un click dal sito (www.ideasposa.it) o una semplice telefonata allo 0831.951736. “Idea Sposa” sarà anche la casa ideale per la presentazione di libri di autori importanti ed il posto accogliente per serate a tema su vino e gastronomia. È il posto dove, tra una scelta ed un dubbio, troverete il tempo di sorseggiare un caffè, di ammirare opere d’arte, di ascoltare buona musica, di scambiare idee ed opinioni e soprattutto di ricevere tanti consigli utili. “Questo è solo quello che possiamo svelare” assicurano i titolari. E se il buongiorno si vede dal mattino, c’è da credere che la giornata sarà splendida e piena di emozioni per gli amici di “Idea Sposa”. IDEA SPOSA, Via San Donato, 5, San Vito dei Normanni, Tel. 0831.957136 - www.ideasposa.it


INQUINAMENTO Non fermiamoci alle torce CITTÁ Nella base Onu gente da 50 nazioni SATIRA Pericolo Seggiolini: ecco come salvarsi. TEMPO LIBERO Al Central Bar l’aperitivo milanese GIOVANI La rivoluzione in gola

QUEST’UOMO CI FA VOLARE DOMENICO DI PAOLA, AMMINISTRATORE DI AEROPORTI DI PUGLIA, È IL PRINCIPALE ARTEFICE DEL BOOOM TURISTICO SALENTINO, TRAINATO DAI VOLI LOW-COST WWW.FABIOMOLLICA.COM TB

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TB EDITORIALE

N O N R E S TAT E A GUARDARE

Industrie e veleni? Leggete la sua canzone “VIENI A BALLARE IN PUGLIA”, DI CAPAREZZA, È L’EDITORIALE DI QUESTO MESE. E NON PENSIAMO CI SIA IL BISOGNO DI SPIEGARVI IL PERCHÈ DI QUESTA SCELTA. I BRINDISINI CHE VOGLIONO CAPIRE CAPISCONO.

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ieni a ballare in Puglia Puglia Puglia, tremulo come una foglia foglia foglia. Tieni la testa alta quando passi vicino alla gru, perché può capitare che si stacchi e venga giù. Ehi turista, so che tu resti in questo posto italico. Attento, tu passi il valico ma questa terra ti manda al manicomio. Mare Adriatico e Ionio, vuoi respirare lo iodio ma qui nel golfo c’è puzza di zolfo, che sta arrivando il demonio. Abbronzatura da paura con la diossina dell’Ilva, qua ti vengono pois più rossi di Milva e dopo assomigli alla Pimpa. Nella zona spacciano la moria più buona: c’è chi ha fumato veleni all’Eni, chi ha lavorato ed è andato in coma... Turista tu balli e tu canti, io conto i defunti di questo Paese, dove quei furbi che fanno le imprese, no, non badano a spese; pensano che il protocollo di Kyoto sia un film erotico giapponese. Vieni a ballare in Puglia Puglia Puglia dove la notte è buia buia, tanto che chiudi le palpebre e non le riapri più. Vieni a ballare e grattati le palle pure tu, che devi ballare in Puglia Puglia Puglia, tremulo come una foglia foglia foglia. Tieni la testa alta quando passi vicino alla gru perché può capitare che si stacchi e venga giù. È vero, qui si fa festa, ma la gente è depressa e scarica: ho un amico che per ammazzarsi ha dovuto farsi assumere in fabbrica. Tra un palo che cade ed un tubo che scoppia, in quella

bolgia si accoppa chi sgobba; e chi non sgobba si compra la roba e si sfonda, finché non ingombra la tomba. Vieni a ballare, compare, nei campi di pomodori, dove la mafia schiavizza i lavoratori, e se ti ribelli vai fuori. Rumeni ammassati nei bugigattoli come pelati in barattoli. Costretti a subire i ricatti di uomini grandi ma come coriandoli. Turista tu resta coi sandali, non fare scandali se siamo ingrati e ci siamo dimenticati d’essere figli di emigrati. Mortificàti, non ti rovineremo la gita. Su, passa dalla Puglia, passa a miglior vita. Vieni a ballare in Puglia Puglia Puglia dove la notte è buia buia buia, tanto che chiudi le palpebre e non le riapri più. O Puglia Puglia mia tu Puglia mia, ti porto sempre nel cuore quando vado via. E subito penso che potrei morire senza te. E subito penso che potrei morire anche con te. Caparezza, “Vieni a Ballare in Puglia”, dall’album “Le dimensioni del mio caos”. Parole forti, molto forti, quelle contenute in questa stupenda canzone. Però la cronaca di questi giorni, settimane, mesi, non sembra molto lontana da quanto canta Caparezza. C’è una terza via tra l’antindustrialismo e l’industrialismo esasperati: è la via che porta ad un capitalismo rispettoso delle regole, delle persone, dell’ambiente. È la via che è stata imposta a Taranto all’Ilva. E che si sta intraprendendo a Brindisi. Finalmente.

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PRIMO PIANO

DOPO IL SEQUESTRO DEL 26 OTTOBRE

NON FERMIAMOCI ALLE TORCE Polimeri e Basell non criticano i magistrati, segno che l’inchiesta fonda su solide basi. Ma è la procura a dover controllare l’inquinamento?

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isognerà attendere lo scadere del termine dei 20 giorni concessi a Polimeri Europa e Basell per la presentazione di progetti di adeguamento degli impianti, per poter effettivamente capire se le due multinazionali sono accusabili dei reati ipotizzati dalla procura di Brindisi. Ma i silenzi e le azioni conseguenti il sequestro delle torce lasciano intendere che l’inchiesta poggia su solide basi. Intanto vengono in mente alcune considerazioni. Eccole. 1) Se davvero le aziende non hanno rispettato le leggi, oltre che adeguare gli impianti, dovranno pagare per quanto accaduto. E pagare caro. 2) Spiace rilevare che se non fosse stato per quei 60 finanzieri che si sentirono male durante un’esercitazione in zona industriale, forse nulla sarebbe accaduto e le torce avrebbero continuato allegramente ad illuminare i nostri giorni e le nostre notti. 3) L’inchiesta della magistratura solleva un interrogativo: è la magistratura a dover controllare i tassi di inquinamento e contestare certe situazioni? Oppure avrebbero dovuto farlo le amministrazioni locali e l’Arpa? 4) «Di fatto non conosciamo la qualità e la quantità di ciò che è stato immesso nell’atmosfera, perché non esiste un monitoraggio sistematico», ha detto il procuratore capo Dinapoli. Eppure nessuno a Brindisi si è mai sognato di fare cortei o di protestare. Strano no? Ci preoccupiamo degli inquinamenti futuri ma continuiamo tranquillamente a respirare i fumi delle torce. 5) Il sostituto procuratore Antonio Negro, il suo capo Marco Dinapoli ed il dirigente della Digos Vincenzo Zingaro meritano un plauso: il 26 ottobre, data del sequestro, hanno convocato una conferenza stampa e spiegato i motivi alla base della decisione. Poi nulla più. In tempi di protagonismo, di colonnelli e questori divenuti veline e di magistrati abituati a stare ogni giorno sotto la luce dei riflettori, questo è davvero un bel segnale. Come un bel segnale è la consegna della rete di monitoraggio ambientale da parte dell’Enel alla Provincia: peccato che arrivi soltanto oggi. Peccato che il carbonile resti ancora scoperto. E che le convenzioni siano state dimenticate. TB

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ANCHE LA CONSEGNA DELLA RETE DI MONITORAGGIO AMBIENTALE DA PARTE DELL’ENEL ALLA PROVINCIA È UN BUON SEGNALE. PECCATO CHE AVVENGA SOLO OGGI. CHE IL CARBONILE RESTI SCOPERTO. E LE CONVENZIONI DIMENTICATE...


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PIERPAOLO profondo PETROSILLO dal del cuore

TUTTI SAPPIAMO, MA TUTTI FACCIAMO FINTA DI NULLA

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tavo pensando ad un carissimo amico portato via dalla leucemia qualche mese fa: Piero Scialpi. Ed allo scritto che gli ho dedicato, ricompreso tra quelli che conservo nel cuore. Aveva quarant’anni circa. Mai fumato, mai bevuto, mai vizi gravosi per la salute. Eppure... Le malattie del sangue, della pelle, delle ossa, che consumano una vita umana, esisterebbero a stento, senza l’inquinamento. Specialmente per un giovane uomo. O per un giovane ragazzo: Giuseppe Di Totero. Aveva poco più di vent’anni, ed era, anch’egli, di Brindisi. Tutti sappiamo che i nostri più tragici reparti d’ospedale sono stracolmi all’inverosimile. Tutti sappiamo del nostro amico, del nostro parente, di un anziano, di quel bambino. Tutti lo sappiamo, se siamo fortunati a saperlo. Oppure, non lo vogliamo sapere perchè abbiamo paura, siamo dei codardi e dei menefreghisti. O semplicemente, siamo dei bambini che, come i bambini, si credono immortali. C’è, invece, chi la morte la vede testimoniarsi tutti i giorni. Come i dottori e gli infermieri definibili tali, che soffrono fuori e dentro, guardando quotidianamente quel cimitero abitato. Come tutti i figli, tutti i fratelli, tutti i genitori, presenti, fino alla fine di un’agonia. Lo sappiamo tutti, quello che sta succedendo. Così come sappiamo delle Industrie insalubri, che si sono mangiate il nostro territorio spolpandoselo fin quasi l’osso, che oggi qualcuno tenta di spezzare. Queste, devono aiutarci col danaro perchè si sentono la colpa addosso. Devono aiutarci a soffrire. Aiutarci a morire. Aiutarci a tacere. Aiutarci a non capire, a non sapere. A tirare a campare. Non ci aiutano mai a mandarle via. Ma per campare, ci vuole una cosa che pulsi dentro, che nessuno deve toccare. Gli agnelli di Dio non devono togliere i peccati del mondo. E i lupi peccatori dai nomi irraggiungibili, non possono non avere pietà. Non ci sarebbe necessità di concertare intratte-

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nimenti musicali in luoghi inospitali. Di organizzare visite guidate ai nostri figli in siti pericolosi. Di regalargli pretestuosi cappellini e magliettine di parte. Di sovvenzionare associazioni a tutela e salvaguardia della nostra salute. Di sponsorizzare qua e là, come ha fatto da sempre, chiunque abbia speculato sul nostro territorio strafottendosene della nostra sanità. Invece lo fanno. Fanno anche corsi di specializzazione ai nostri adolescenti, si infiltrano con messaggi benevoli nelle nostre scuole e nelle nostre case, da cui, spietatamente, pretendono pesanti bollette, da chi le ha già pagate e la paga in altri modi e forme, a tariffe multimaggiorate.

«...PERCHÈ A BRINDISI STIAMO BENE, IMBOTTIGLIATI NELLA NOSTRA REALTÁ VIRTUALE...»

Spargono le molliche di pane con la manina. Impongono stipendi da fame, se paragonati agli incommensurabili introiti societari ed agli inestimabili danni ambientali e territoriali causati. Ci costringono a una mente da salario. Ma anche questo, tutti noi, lo sappiamo perfettamente. E allora perchè non alziamo il culo dalla sedia? Perchè? Perchè non facciamo sentire i nostri sani urli di rabbia? Perchè non scendiamo in piazza soffocando la città? Perchè ci rassegniamo? Perchè? Perchè stiamo bene. Stiamo davvero bene, imbottigliati nella nostra realtà virtuale. E ci sguazziamo dentro come “streusi nannaronchiuli” che gracidano nell’acqua ristagnante e putrida, in attesa che si consumi l’aria. “Conciati per le feste” dai padroni di questa città. “Conciati per le feste” dei padroni di questa città. Perchè quì arrivano padroni. Tutt’altro che Santi. Che si sciacquano i genitali con le nostre petizioni e le nostre volontà. Che decidono le nostre sorti. Dei nostri padri, delle nostre madri, di noi e di quelli del dopo. E forse anche della nostra politica locale così timorosa e mai lungimirante, che continua a subire o accettare, se non talvolta addirittura condividere il detto “a casa mpicciata... mittinci fuecu”. Questa è l’opinione di chi vive lontano dall’amore per questa città. Ma le strade dello stanco paesone si stanno svestendo come un malato terminale prima di esalare l’anima. La testa di Cervo sta sprofondando nell’acqua. La nostra terra sta inaridendo. E il sangue del nostro sangue, rallentando. Che cos’è tendere la mano ad un bambino per fargli attraversare la strada proteggendolo. Che cos’è lasciargliela subito dopo per consentirgli un suo cammino. Noi non lo sappiamo, che cos’è. E non sappiamo perchè lo facciamo ancora in una realtà abusata e cruenta, come quella che ci opprime. Di cui tutti, indistintamente, siamo colpevoli. Chi più, chi meno. Proviamo a guardarci in faccia. Proviamo a parlarci. Proviamo a capire e proviamo a fare. Una semplice minuscola goccia può creare una pozzanghera. Altre gocce ne creeranno altre. E altre altre ancora. Fino a far nascere un pantano scivoloso e inaccessibile, per chi vuole continuare a calpestare il nostro territorio. E noi sappiamo chi sono. Sappiamo dove cercare. Quello che non ci danno. Cosa vogliono. O meglio, pretendono. E sappiamo che, noi stessi, con le nostre azioni o non azioni, li aiutiamo. Mi piacerebbe tanto che ogni brindisino si trasformasse in una goccia insistente e perenne formando un mare invalicabile e florido che non imputridisca mai. Che tutte quelle gocce spegnessero i fuochi di dolore appiccati a sorte nelle nostre case. Che altre gocce non cadessero mai dagli occhi. Che nessuno debba essere vittima e nessuno assassino. Mi piacerebbe tanto. TB


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PRIMO PIANO

OCCASIONI PERSE

E LA RUOTA PANORAMICA (FORSE) FINIRÁ A BARI Il patròn dello ZooSafari la voleva installare a Brindisi sul lungomare, ma gli hanno detto di no. Emiliano invece gli ha messo a disposizione il parco di Punta Perotti. Ma la causa con i Matarrese, che chiedono la restituzione dei suoli, potrebbe riaprire i giochi...

Direttore Responsabile FABIO MOLLICA info@fabiomollica.com Grafica SALVATORE ANTONACI Stampa TIPOGRAFIA MARTANO (Lecce) Numero chiuso in redazione il 4 Novembre Il prossimo sarà in distribuzione martedì 10 dicembre.

www.fabiomollica.com Fabio Mollica Srl Prolungamento Viale Arno, sn 72100 Brindisi - Tel/Fax 0831550246 Le altre nostre pubblicazioni

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go De Rocchi, il proprietario dello ZooSafari, era intenzionato ad installare la sua ruota panoramica gigante (50 metri, tra le più alte al mondo) sul lungomare Regina Margherita. Ma dopo alcune riunioni e tante attese, da Palazzo di Città non è arrivato il benestare. De Rocchi voleva posizionare la ruota subito dopo la residenza del prefetto, di fronte all’ex ristorante “Il Gabbiano”. Aveva bisogno di uno spazio lungo 40 metri, nulla più, perché questa ruota panoramica è di tipo moderno, non necessita di tiranti o di altre strutture. A bloccare l’iniziativa sembra siano stati i lavori previsti sul lungomare (la cui data di inizio è ancora di là da venire). E allora l’imprenditore è finito a Bari, dove in pochi giorni l’assessore al al Turismo Franco Albore gli ha assicurato la disponibilità di una parte del parco di Punta Perotti, proprio all’ingresso della città. L’argomento è stato già discusso in giunta e si è già passati all’esame delle questioni tecniche. A bloccare il trasferimento verso Bari e a riaprire la pista Brindisi potrebbe però essere la richiesta di restituzione dei suoli di Punta Perotti avanzata dai fratelli Matarrese. In questo modo, forse, si potrebbe recuperare quella che sembrava già essere l’ennesima occasione persa per la nostra città. De Rocchi non è certo il tipo di imprenditore che spara progetti e poi non li mette in atto. Il suo ZooSafari è tra le principali attrattive turistiche di Puglia

TUTTOBRINDISI NUMERO 25 - NOVEMBRE 2010 TIRATURA 5000 COPIE Autorizzazione Tribunale di Brindisi n. 4 del 13/10/1995

SPECIALI Le migliori Spa e le mete del Golf. TURISMO Speciale Brindisi BERE I 10 Rossi da non perdere RISTORANTI 10 Ricette d’autore

(500mila visitatori l’anno). Sta costruendo un AcquaPark a Monopoli (lo aveva proposto a Fasano, ma in dieci anni - e tre sindaci - nessuno gli ha dato l’autorizzazione a costruire, così ha fatto armi e bagagli qualche chilometro più a Nord, dove gli hanno subito trovato la location adatta, sei ettari di terreno a Capitolo. Il parco aprirà il prossimo anno). La ruota panoramica - è quella che vedete in foto - è dotata di 40 cabine, ognuna delle quali può ospitare fino a sei persone. L’azienda di De Rocchi, la Leo3000, nel business plan ha previsto la possibilità di servire durante il giro un aperitivo o una pizza. La ruota è dotata di collegamento wi-fi, resiste a venti fino

a 200 km orari ed ha un basamento antisismico. L’investimento ammonta a 4,5 milioni di euro, e De Rocchi è stato già contattato dalle amministrazioni comunali di Genova e Venezia. Ma l’imprenditore continua a preferire Brindisi, perché è la sua terra da decenni, e perché potrebbe sfruttare le sinergie con lo ZooSafari. Sarebbe disposto perfino ad accettare un periodo di prova di un anno, ed a smantellare tutto per far eseguire i lavori previsti su lungomare Regina Margherita. Ma se nessuno continuerà a farsi sentire da Palazzo di Città, finirà come con l’AcquaPark, che il comune di Fasano tra qualche mese inizierà a rimpiangere. TB

CUORE DI PUGLIA Nichi Vendola: «Cinque anni per spiccare il volo» 1

PUGLIA MAGAZINE Uomini, imprese, eventi, luoghi, città di una regione straordinaria. Da gennaio nei migliori hotel e negli aeroporti di Puglia e nelle principali fiere nazionali ed internazionali.

MADE IN PUGLIA / MADE IN ABRUZZO Vini e sapori di due terre ricche di giacimenti golosi e vitigni autoctoni. In distribuzione nelle principali fiere di settore.

DE ROCCHI È UN TIPO CHE LE COSE LE FA, MA PRETENDE TEMPI CERTI DALLE AMMINISTRAZIONI. STA REALIZZANDO UN ACQUAPARK A MONOPOLI, DOPO AVER ATTESO PER 10 ANNI L’AUTORIZZAZIONE A FASANO

SAPORI DI PUGLIA 100 Ricette tipiche presentate dai migliori ristoranti della regione.

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PERSONE

È

da qualche settimana online MonitorArti.it, il magazine ideato dal brindisino Massimo Guastella, docente dell’Università di Lecce, con la collaborazione del laboratorio TASC (Territorio Arti Visive e Storia dell’Arte), di cui Guastella è responsabile scientifico, e con il professore Gianfranco Manca, che si occupa dell’organizzazione editoriale, e la dottoressa Letizia Molfetta, che ha di fatto creato l’impianto grafico e il funzionamento del portale web. «Abbiamo progettato una testata che fosse palestra professionalizzante e vetrina per i giovani laureati della facoltà di Beni Culturali; invero quelli del settore di Storia dell’Arte Contemporanea, miei allievi o allievi del Direttore del Dipartimento, il professore Lucio Galante. Quindi per la massima parte le firme che si avvicenderanno su monitorArti saranno quelle di giovani storici dell’arte contemporanea per un esercizio critico tanto permanentemente formativo quanto affatto specialistico, considerando la qualità del loro percorso di studi. Molti sono i nostri allievi che risiedono oltre la regione e che costituiscono i corrisondenti extraterritoriali del magazine consentendoci di non morire di localismi». Perché MonitorArti? «Il nome ci pare ovvio per un webmagazine dedicato alle arti visive, che si può leggere sostanzialmente attraverso un monitor, lo schermo elettronico del pc, dell’i-Pad o del telefono mobile, di chi naviga su internet. Il termine latino già traccia la linea editoriale della testata: deriva dal latino monitor-oris, derivato di monere, con il significato di ammonire, avvisare, informare, consigliare. È quello che sta facendo la testata nel campo delle arti visive e delle culture contemporanee». Com’è strutturato? «Il web-magazine già nella testatina riporta il rosso blu e il il giallo colori primari che rappresentano le tre macrosezioni: sostanzialmente la sezione rossa è quela che per lo più caratterizza la testa occupandoci prevalentemente di arti visive e storia dell’arte contemporanea. Poi abbiamo la sezione blu che ospita contributi dall’archeologico all’architettura e al design. Quindi la sezione gialla che è uno spazio di riflessioni sulle pro-

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GUASTELLA & Co. APRONO IL PRIMO WEB-ART-MAGAZINE MonitorArti.it nasce dall’idea del professore universitario brindisino e di un altro docente, Gianfranco Manca, con la collaborazione del laboratorio Tasc, di Letizia Molfetta e del dipartimento di Storia dell’Arte contemporanea della facoltà di Beni Culturali dell’Università di Lecce. blematiche e le politiche dei beni culturali, il mercato,sulle questioni metodologiche. Il tutto poi si archivia, confluendo nei file di competenza mostre, libri, territorio etc. Il taglio degli articoli è da terza pagina e di interesse glocal. Nel senso che ci occupiamo di ciò che accade nel panorama delle culture contemporanee non trascurando il territorio regionale, ma evitando di soffocarci nei municipalismi. Come è visibile, non lanciamo comunicati stampa bensì tutte le mostre che recensiamo sono sempre visitate, e non per sentito dire, come dichiariamo in coda ad ogni articolo. È il senso della formazione professionalizzante. Siamo orgogliosi ad esempio di aver messo on line la recensione della mostra di Parigi dedicata all’impressionista barlettano Peppino De Nittis, firmata da un mio allievo che vive a Parigi, dodici ore dopo l’inaugurazione: per le forze

del nostro progetto non è poco. In due settimane di vita abbiamo pubblicato una cinquantina di articoli e registrato circa 3500 visitatori del magazine. Prospettive? «Siamo partiti con un low-profile, perché siamo ancora agli inizi. Per ora oltre all’intervista per “TB”, che ci onora, altrettanto piacere ci ha fatto la lunga intervista apparsa in anteprima su “Affaritaliani.it”, la prima testata di informazione online italiana - nata nel 1996 - e credo la più cliccata tra le testate di sola edizione elettronica; il direttore di “Affaritaliani.it” Angelo Perrino, nostro conterraneo, nell’incoraggiare il progetto editoriale di MonitorArti non ha mancato di darmi consigli parlandomi, ad esempio, di come nel web vige una sorta di democrazia che premia laddove si evidenziano delle qualità, almeno sino a un certo livello; dopo di che valgono le leggi del mercato, com’è giusto che sia. Pertanto siamo consapevoli di aver solo avviato un progetto didatticamente e scientificamente ambizioso, ma restiamo consapevoli che decisivo sarà mantenerlo in vita e consolidarlo nel tempo. Magari tra un anno alzeremo il nostro profilo. Il 5 e 6 novembre abbiamo presentato la testata alla Fiera dell’Innovazione Tecnologica dell’Università del Salento, vetrina delle imprese spinoff di ricerca dell’Università del Salento che si è svolta negli spazi fieristici di Galatina. Nell’ambito di sinergie d’impresa culturale che abbiano intrapreso, MonitorArti è stato presente con il labTASC nello stand della spin-off universitaria CRACC srl - Conservazione e Ricerca Arti e Culture Contemporanee - (che ha come soci oltre l’università salentina, il gruppo Chez-vous e le società Opera Arte e Arti di Matera-Spoleto e Mercanti di idee di Spirale arte 2000, Milano) che si occupa di ricerche e servizi nel settore dei Beni Culturali e presenterà una sua produzione, la mostra Visioni Contemporanee del Paesaggio Urbano. Inoltre abbiamo avuto dei contatti con altre testate web di informazione generalista quotidiana, sia del territorio che nazionali, che vorrebbero linkarci come loro terza pagina per il settore delle arti. Proposte che ci gratificano e che abbiamo preso in considerazione».


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COPERTINA

DOMENICO DI PAOLA

L’UOMO CHE CI FA VOLARE Rispettato da tutte le forze politiche. Impegnato a livello socio-culturale. L’ingegnere barese ha rilanciato l’immagine del Papola e guidato il boom del turismo nel Salento. Ecco i suoi prossimi obiettivi di Gianpaolo Pensa

È

l’uomo che ha trasformato il nostro sistema aeroportuale, dando alla regione due aeroporti moderni, capaci di attirare i principali vettori low-cost, e attivando decine di rotte che mese dopo mese fanno aumentare a ritmi vertiginosi il numero dei viaggiatori che partono ed arrivano in Puglia. Dieci anni fa eravamo periferia. Oggi, grazie ad Aeroporti di Puglia, siamo al centro dell’Europa e del Mediterraneo: capitali un tempo inarrivabili sono solo a due ore di volo. Un giorno qualcuno dirà grazie all’ingegnere Domenico De Paola, amministratore di Aeroporti di Puglia dal 2001. Ma intanto lui non si smentisce e allontana da sé qualsiasi voglia di protagonismo: «Mi attribuisco solo il merito di aver servito con lealtà e tutte le mie energie la mia regione, ma il merito della crescita delle infrastrutture è dello straordinario esempio di coesione istituzionale che la nostra realtà ha avuto intorno ad un progetto. Da solo non avrei potuto fare tutto questo. Poi, certo, la continuità nella gestione è stata importante, ma non è questo il fattore principale del miracolo, che resta un ottimo esempio da seguire se la comunità vuole raggiungere risultati importanti in altri settori» De Paola oggi è un manager stimato e rispettato da destra e sinistra, caso alquanto raro in Italia. Non è legato alla sua poltrona, perché lo stipendio ad essa collegato (180mila euro lordi) non gli cambia di certo la vita. La vendita al colosso Exprivia della sua società di servizi informatici (la Svim Service, comprata

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«Mi attribuisco solo il merito di aver servito con lealtà, e con tutte le energie, la mia terra»

malmessa nel 1975 e portata fino a 400 dipendenti, nonché riconosciuta dalla stampa di settore come la più redditizia, d’avanti ad Ibm), avvenuta nel 2007, gli ha fruttato abbastanza per non avere problemi di sopravvivenza. «Sono qui per hobby e per passione. E mi creda, la passione è il segreto alla base di ogni successo. Quando ero imprenditore passavo tre mesi di vacanza nella mia casa a Corfù. Oggi il mio istruttore di sci nautico non mi vede quasi più, ed ogni tanto mi chiede preoccupato: “Ma chi te lo fa fare? Hai così tanto bisogno di lavorare?”. Il problema è proprio questo: non c’è il bisogno, c’è la voglia di farlo. Mi piace ricordare l’epitaffio usato da un mio caro amico: “Non vita, ma cose”. Ecco, io mi ci riconosco in pieno». De Paola segue personalmente l’organizzazione degli uffici, presidia un giorno a settimana il secondo aeroporto di Puglia, quello brindisino (anzi, del Salento) e sta lavorando alla prossima grande rivoluzione: il biglietto unico e l’orario unico. «L’idea è quella di fornire ai viaggiatori un servizio completo. Scendono dall’aereo e trovano il mezzo, treno o autobus, che li porta direttamente nelle località principali: Monopoli, Lecce, Gallipoli… In questo modo ridurremo i costi per gli operatori turistici (gli hotel non dovranno andare a prendere i clienti negli scali) e ridurremo i tempi di viaggio per gli utenti. E così anche un aeroporto che sembra lontanissimo come quello di Bari, diventerà vicino perfino a Lecce. Insomma, vogliamo rendere più efficiente la rete regionale dei trasporti». Sembra un’impresa titanica, perché dovrà convincere molti “stake-holders” ad adeguarsi: vettori ferroviari, compagnie di bus, gestori di hotel… Lui è fiducioso: «Le cose sono più semplici di come appaiono. Partiremo con pochi operatori e poche linee che funzionino bene». Per uno che ha studiato Ingegneria aerospaziale al Politecnico di Milano, e che a 50 anni si è iscritto all’Università di Astrofisica, non esistono imprese impossibili, solo rischi non prevenibili: «L’esperienza mi ha insegnato che per quanto possiamo sforzarci di cercare di dirigere la nostra vita, siamo esposti a troppi fattori imponderabili». Ma, ponderabilità a parte, lui ed il suo staff continuano a costruire il futuro di questa terra. Oltre al biglietto ed al percorso unico, spera in un progetto di sviluppo territoriale che nasca dalle nuove rotte aeree, ma questo progetto purtroppo non dipende da Aeroporti di Puglia, ma dagli enti locali. E qui iniziano i problemi: «Oggi abbiamo voli che ci collegano con il 60% del Pil europeo e con 150 milioni di persone. Bene, facciamone uno strumento di sviluppo territoriale. Ma per far questo abbiamo bisogno di nuovi terreni di gioco». Quali? Ricettività, segmentazione del mercato, asset, eventi: «Solo con tutte queste voci puoi costruire un progetto turistico intorno ai collegamenti. Dotiamoci delle strutture che i viaggiatori cercano, costruiamo un’offerta di servizi e prodotti che incontrino la domanda, sapendo però che se puntiamo ai turisti spagnoli stiamo parlando di famiglie con 2-3 figli, se invece pensiamo ai turisti scandinavi ci rivolgiamo a viaggiatori single, di conseguenza dobbiamo studiare pacchetti flessibili». Anche sugli asset le idee sono chiare: «Abbiamo il Petruzzelli a Bari ed il Teatro Verdi a Brindisi. Sfruttiamoli come offerta turistica. Abbiamo un mare da cartolina: quando arrivano i turisti facciamoglielo trovare com’è sui manifesti e nelle foto, non sporco e inarrivabile. Così pure per la voce eventi: facciamo un agenda unica del cartellone

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COPERTINA

regionale e mettiamolo sul mercato!». Un progetto che gli enti locali dovrebbero accogliere a braccia aperte, «invece a Brindisi siamo fermi, e a Bari va ancora peggio. Il marketing pugliese praticamente lo fa il sito internet di Ryanair. Stiamo perdendo tempo: non sfruttiamo l’occasione irripetibile. Quando gli amministratori locali festeggiano i numeri record dei nostri aeroporti, io ribatto che questa crescita non è frutto di un’azione di marketing del territorio e che dobbiamo sperare che tutta questa gente torni in Puglia. Non basta farla venire un volta sola». Siccome le passioni sono tante, Mimmo De Paola è impegnato con la sua associazione culturale “Impegno civile”. Quando la fondò, più di un anno fa, qualcuno sostenne che era una mossa politica: poteva essere il candidato alla Regione, oppure al Comune di Bari. Lui ancora oggi sorride: «Non è un movimento politico, non siamo un apparato. Non pretendiamo di cambiare il mondo e non abbiamo finalità politiche. Siamo un gruppo di imprenditori, docenti, professionisti che non vogliono essere un elite ma fanno delle proposte». Per la Sanità che affossa i conti della Regione, per esempio, ci sarebbe una ricetta facile facile: «Tetto massimo di spesa personale per le medicine, così da creare la cultura della necessità, non dello sperpero. E poi affidarsi ad un manager serio, di altissimo livello, che tagli i costi spropositati dei consumi delle varie Asl. Ma le sembra normale che le aziende sanitarie abbiano gestori telefonici diversi? Non possono utilizzarne uno solo e risparmiare?». Oltre alla sanità, l’associazione di De Paola ha proposto idee su altri quattro punti. Il primo riguarda lo sfruttamento delle potenzialità del territorio: «Dobbiamo valorizzare turismo e logistica, sono i due asset che possono creare sviluppo e lavoro. Quattro aeroporti e tre porti non ce li ha nessuno nel Mediterraneo. Ma per far questo bisogna riconvertire una gran massa di lavoratori, di operai, di tornitori, in camerieri, direttori d’hotel, addetti ai servizi turistici e culturali». Secondo, la rivoluzione del web: «La Puglia è ancora una regione arretrata nei servizi infotelematici. Eppure abbiamo sotto gli occhi il successo di Nichi Vendola e Ryanair, che partono proprio da internet. Serve un grande progetto in questo settore: un grande piano regionale dell’informatica sarebbe una grande opportunità». Terzo punto: diffondere la “cultura del progetto”. «Aeroporti di Puglia in 7-8 anni ha realizzato opere per circa 800 milioni di euro. Altrove i progetti sono fatti male, vengono bloccati dai ricorsi, dalle sospensive del Tar. La colpa spesso non è della burocrazia. Allora, per risolvere il problema, facciamo una Agenzia regionale che si occupi almeno dei grandi progetti». Infine, il quarto punto: una scuola di formazione per i dipendenti delle pubbliche amministrazioni, perché, spiega De Paola, «siamo una regione vecchia, con gente per così dire “arretrata”, che non conosce le lingue, o non usa le nuove tecnologie. Servono politiche per l’imprenditoria giovanile e politiche per gli ammortizzatori sociali. Ma queste politiche servono solo se abbiamo degli obiettivi e delle opportunità vere. Vogliamo puntare sul turismo? E allora dobbiamo dire ai nuovi giovani imprenditori che devono avviare aziende in questo settore, non in altri. Altrimenti saranno i soliti contributi a fondo perduto di cui dopo cinque o dieci anni non rimarrà traccia». TB

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«Ora serve un vero progetto di marketing territoriale. Finora il marketing della Puglia lo ha fatto il sito web di Ryanair»


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PROPOSTE

BRINDISI CAPITALE.

DELL’INTERCULTURALITÁ Nella Base Onu sono rappresentate più di 50 nazionalità diverse: un incredibile incrocio di culture, etnie e tradizioni. Che però conosciamo poco. Perché dall’accoglienza non siamo mai passati all’integrazione. Eppure il confine tra multiculturalità e interculturalità è davvero sottile.

BELLE STORIE di Iole La Rosa

“Nel mondo le persone possono apparire diverse o avere una religione diversa, un’istruzione o una posizione diversa, ma sono tutte uguali. Sono persone da amare, hanno tutte fame d’amore. Incontriamoci con un sorriso e una volta che abbiamo cominciato l’un l’altro ad amarci diviene naturale fare qualcosa per gli altri”. Madre Teresa di Calcutta

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i recente è stato aperto il dibattito sulla candidatura della città di Brindisi a “Capitale europea della cultura”. Molto è stato detto in proposito, tra approvazioni e critiche, realismo e possibilismo. S’intende qui, invece, porre l’attenzione su ciò che concretamente e realisticamente potrebbe risultare un valido appellativo della nostra città: “Brindisi Capitale dell’Interculturalità”. Può apparire l’ennesimo proclama ten-

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dente a suscitare stupore, ma non lo è. Sin dal 1994, da quando si è insediata a Brindisi l’Unlb, divenuta oggi la prima Base Logistica mondiale permanente aperta dalle Nazioni Unite, e ancora dal 2000, con il trasferimento della World Food Programme (Wfp), si è argomentato, a fasi alterne, sulle dimensioni della Base e sulla logistica, sulle attività operative di pronto intervento per gli aiuti umanitari internazionali, sulle opportunità occupazionali. Poco è stato detto sul ruolo della città di Brindisi in questo panorama globale, sulle sue opportunità e potenzialità. Al di là della straordinaria collocazione geografica, della preziosa rete di infrastrutture di comunicazione e di servizi che offre un po’ per “fortuna”, Brindisi è oggi un importante centro multietnico e multiculturale, rappresenta, cioè, un prezioso punto d’incontro di culture diverse. Le Nazioni Unite, che per definizione promuovono il dialogo interculturale, la collaborazione fra i popoli ed il rispetto per la diversità, fanno dell’interculturalità, la propria realtà lavorativa che si manifesta, in modo concreto, con la presenza di ben 50 nazionalità diverse, presso la locale Base. Persone provenienti da ben 50 paesi di tutto il mondo soggiornano a Brindisi!

50 etnie presenti in una città di appena 90.000 abitanti. Questo contesto multiculturale vivo, reale, operativo, è fatto di uomini e donne che collaborano quotidianamente, fianco a fianco, condividendo esperienze operative e tecniche ma anche umane ed emotive, in un costante e continuo interscambio di modi di vivere, gestualità, approcci. Una straordinaria realtà in cui ognuno provvede a miscelare la propria cultura d’origine alle influenze culturali, sociali, religiose degli altri. Un enorme, straordinario bagaglio di cultura, di tradizioni, credenze e di linguaggi, legati ai differenti modi di comunicare e rapportarsi. Capita spesso d’incontrare intere famiglie che passeggiano per le vie della città, per negozi, provvedono a fare la spesa al supermercato, accompagnano i bambini a scuola o a svolgere attività sportive ed i brindisini, così come tradizione ed educazione vuole, sono molto ospitali, gentili, accoglienti perché questa è la loro natura. È lo spirito multiculturale e multietnico che ha sempre caratterizzato la nostra città nella storia. Ma non è, assolutamente, sufficiente! Brindisi ha le potenzialità per rappresentare ben altro. A tal fine, è necessario che si transiti da un “livello multiculturale” al più profondo ed elevato

“livello interculturale”. Ciò implica che dall’accoglienza si passi all’integrazione. Tra la multiculturalità e l’interculturalità il confine è sottile ma la differenza è sostanziale. Occorre che la città, per voce delle sue istituzioni e delle organizzazioni maggiormente rappresentative, ammetta che la presenza sul territorio di tante etnie, costituisce un silenzioso e ordinato fenomeno sociale, da anni ampiamente diffuso. Conseguentemente, manifesti la volontà e la capacità d’integrare persone, culture e istituzioni, attraverso la realizzazione di spazi comuni di vita, di strutture, la creazione di sistemi e di valori condivisi. Al di là della fantastica esperienza e della reale integrazione che i lavoratori locali vivono ormai da ben sedici anni all’interno della Base, è importante chiedersi quali iniziative sono state intraprese dalle Istituzioni locali per interagire con persone e culture presenti in città. Sono mai stati programmati interventi mirati ad avvicinare e mettere a confronto questi straordinari mondi? Si è pensato che i nostri ospiti, che da anni vivono a Brindisi, hanno difficoltà a comunicare all’esterno dell’ambiente lavorativo? Possono assistere ad eventi e rappresentazioni tenuti esclusivamente in lingua italiana? Come


Il direttore della Base Onu, Kiplin Perkins si è provveduto ad integrare i numerosi bambini che stanno crescendo in città? Quali servizi sono loro garantiti? Un’integrazione globale scaturisce da un coinvolgimento istituzionale ed emotivo, è opportunità di comunicare, di formarsi, di incontrarsi e confrontarsi, permettere che possano nascere rapporti relazionali, personali e professionali. Quello che manca a Brindisi, per un’auspicata integrazione, è un “sistema sociale comune” in cui possano convivere esperienze di vita e percorsi condivisibili in un prezioso contenitore chiamato “Città interculturale”. Lo scorso anno, in occasione della Giornata Mondiale delle Nazioni Unite, sul tema “Dove le culture si incontrano”, è stato offerto dall’Organizzazione internazionale, alla città, un momento interculturale nel quale si è assistito alla Cerimonia Mehendi indiana, preparatoria al rito del matrimonio, si è avuta l’opportunità di apprezzare il rito del caffè etiopico, al ritmo della danza africana; occasione questa che ha reso chiaramente

l’idea di cosa s’intende per integrazione e che ha avuto l’importante funzione di evidenziare ciò che Brindisi può rappresentare nel panorama internazionale. Le Istituzioni locali bene farebbero ad intraprendere un percorso che permetta di approfondire le diverse culture, organizzando confronti sulle tradizioni dei paesi rappresentati dai lavoratori, di provvedere ad uno scambio interculturale autentico per una comprensione più profonda della storia e dell’identità di chi vive nella nostra città, lontano da casa e dagli affetti. È con i piccoli passi che nasce l’integrazione. Un forte legame nasce da un incontro che, se coltivato e curato, assume una sempre più importante valenza, forza, condivisione e complicità che permette che si rinsaldi nel tempo. Questi piccoli passi possono dare grandi soddisfazioni e portare molto, molto lontano, fino a raggiungere traguardi impensabili come quello di vedere una scritta identificativa di una piccola città del Sud Italia, che riporta: “Brindisi, Capitale della interculturalità”.

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BOBBY DIXON

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GUIDO GIAMPIETRO cose nostre

LA BONIFICA TROPPO SILENZIOSA O ra è Brindisi che, a causa di misteriosi segni tracciati sul mare, può mandare in crisi gli alieni. Proprio come loro hanno fatto con noi terrestri disegnando a Montegranaro - ma anche in tanti altri luoghi nel mondo - cerchi di grandi dimensioni ed altre strane figure sui campi di grano. Insomma, come avrebbe detto Pier Capponi, se gli alieni suonano le loro trombe, noi brindisini stiamo suonando le nostre campane. Ma, fuori di metafora, chi sta scampanando e cosa esattamente stanno vedendo gli alieni dall’alto dei loro osservatori spaziali? Fissano attoniti le misteriose “ghirlande” di boe gialle e rosse che da mesi la ditta incaricata del dragaggio del porto interno va continuamente spostando sullo specchio d’acqua del Seno di Ponente. E come in un caleidoscopio la lenta rotazione del tubo mostra figure simmetriche sempre nuove, allo stesso modo, sulle acque comprese tra il Villaggio Pescatori e il Castello di Terra, l’incessante riposizionamento delle “ghirlande” da parte d’un pittoresco battello crea mobili giochi d’astrusi disegni. Questa storia ha ufficialmente inizio il 13 dicembre 2007, ma è del 19 marzo 2009 il comunicato stampa con cui l’Autorità Portuale di Brindisi invita i rappresentanti degli organi d’informazione ad assistere alle operazioni di recupero in mare delle autovetture (saranno circa venticinque quelle tirate su) che si trovano nei fondali del porto interno. È questo solo un momento delle operazioni di dragaggio che per tre anni vedranno l’impiego d’un mezzo progettato per rastrellare, fino a mezzo metro di profondità, ben trentamila metri quadrati di fondale, liberandolo dalla presenza di idrocarburi e metalli pesanti, oltre che da strati e strati d’inquinamento organico risultante da tonnellate di reflui urbani (non depurati) riversati nel tempo dal canale Cillarese e dai quartieri Minnuta, Paradiso e Casale. Si tratta d’un intervento (sollecitato anche dai cittadini delle zone interessate, deliziati per anni dalle zaffate di miasmi pestilenziali) che s’inquadra in un “piano più ampio di risanamento ambientale e di riqualificazione di un’area vitale per lo sviluppo del territorio e delle attività produttive, culturali e turistiche di Brindisi”. E per realizzare tutto questo l’Associazione Temporanea di Imprese Teseco spa - Intercantieri Vittadello spa (aggiudicataria d’un appalto d’oltre 32 milioni di euro) opera sia con un cantiere a mare

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sia con un impianto ubicato nei capannoni ex Saca. In questi ultimi, dai sedimenti aspirati attraverso idropompe e poi riversati nelle vasche di stoccaggio viene separata la parte acquosa da quella solida. E mentre la prima, lavorata in loco, viene rigettata in mare, i fanghi, dopo il trattamento chimico e il procedimento di disidratazione, vengono trasferiti a Taranto presso una discarica per rifiuti speciali non pericolosi. Il tutto avviene - se non fosse per le evoluzioni delle boe-salsicce e i seppur saltuari disturbi olfattivi - in maniera discreta e in un quasi religioso silenzio. Tutto regolare, allora? A mio avviso, non tutto. E l’anomalia sta proprio nel silenzio - non in senso acustico, ma mediatico - in cui si sta svolgendo l’operazione. Perché su un evento importante come questo, a parte le manzoniane grida iniziali, non è trapelato più nulla. È vero che Sciascia diceva che “si ama più tacere che parlare”, ma lui apparteneva ad un’altra cultura e perciò, con tutto il rispetto che gli porto, in questo caso non fa testo. A dimostrazione di quanto oggigiorno la comunicazione sia importante vale la pena notare che la Società New Basket Brindisi, in occasione dei recenti lavori di adeguamento del Pala Pentassuglia, ha inserito nel proprio sito web un filmato che ha consentito ai tifosi (ma anche a chi tifoso non è, visto che il Palazzetto è un bene comunale e, per ciò stesso, di tutti i cittadini) di rendersi conto dello stato e

NEL COSTRUIRE LA CITTÁ DEL FUTURO, NON DIMENTICHIAMOCI DEL PASSATO...

dell’avanzamento dei lavori. E invece, per il porto, cioè per un bene di gran lunga più importante, la parola d’ordine è stata, finora: silenzio! Cosa importa, si potrebbe obiettare, se si tace su quello che stanno tirando su? L’importante è che quella schifezza venga rimossa e facciano tornare le acque “chiare, fresche e dolci” come quelle d’un tempo - nemmeno tanto lontano - in cui lì si facevano addirittura i bagni. E invece importa! Perché se, come dice Salvatore Niffoi, “la vita nel mare è tutta sotto, nascosta a chi non sa vedere oltre il visibile…” allora noi brindisini abbiamo-tutto-il-diritto-di-sapere-cosac’è-lì-sotto. Melma? Bene, allora ce lo dicano chiaramente: abbiamo tirato su tot tonnellate di melma puzzolente! E se, invece, in quell’angolo strategicamente importante del nostro porto (da lì salpavano le navi dei Romani e quelle dei Crociati e i grandi velieri e…) ci fosse qualcosa che ci rimandasse ai tempi antichi? Emergessero, cioè, testimonianze della nostra storia? Fantasticherie? Non ne sono tanto sicuro. Benita Sciarra, (Scavi e Scoperte nell’area urbana di Brindisi in “Ricerche e Studi III - 1967”), parla del ritrovamento (nel 1793) nella banchina (non meglio precisata) del porto “di molti marmi tra cui una statua di Diana (?) e di 26 monete d’oro, cioè due di Traiano, venti di Adriano, una di Antonino Pio e tre di Faustina” (materiale trasportato nel Museo Borbonico di Napoli - l’attuale Museo Archeologico Nazionale - e di cui si è persa ogni traccia). E, sempre la Sciarra, riferisce che “nel fondale del porto interno, nell’esecuzione di lavori di dragaggio fu rinvenuta una lastra marmorea con iscrizione (Brindisi, Museo, n. 2083 inv.) I sec. d.C.” e che “nel seno di levante furono rinvenuti a metri otto di profondità diversi rocchi di colonne - Relazione 1937 in Arch. Soprintendenza Taranto”. È sufficiente questo per far venire il dubbio che lì sotto qualcos’altro possa essere rinvenuto? E che sia perciò opportuno che qualcuno (Autorità Portuale o impresa) debba fornire notizie in merito? Io credo proprio di sì. Sia ben chiaro, non perché questa esigenza d’informazione derivi da una clausola del capitolato lavori. Sono infatti consapevole che gli Enti interessati non abbiano alcun obbligo contrattuale in tal senso. Di contro, a mio avviso, ne hanno uno morale ben maggiore, che prende le mosse da una considerazione valida ogni qualvolta si entra in rapporto con la Storia della città. E dal momento che anche la storia millenaria dei suoi fondali ci appartiene, da questo scaturisce il nostro diritto alla conoscenza! Costantino Kavafis, il poeta che affacciato a una finestra del Grand Hotel delle Indie Orientali (l’attuale Internazionale) attendeva l’apparire del vapore proveniente da Alessandria d’Egitto, con a bordo Giuseppe Ungaretti, così scriveva: “Non toglieteci la possibilità che possano tornare a rilucere ancora scintille di un antico splendore”. Un’invocazione più che mai attuale per noi brindisini. E anche un sacrosanto monito rivolto a tutti affinché, nell’apprestarsi a costruire la città del futuro, non ci si dimentichi del passato o, peggio ancora, non lo si calpesti! TB


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AZIENDE

SPETTACOLI ED EVENTI IMPRESE BRINDISINE ALL’ESTERO

La Gemini al lavoro in Nigeria La ditta di Raffaele Caputo chiamata per il 50° anniversario della Repubblica

da diverso tempo. Ci ha preferiti a nostri concorrenti perché aveva apprezzato la qualità del servizio offerto in altre occasioni». Al suo fianco c’erano una ditta portoghese (per i fuochi d’artificio) ed una milanese (per i laser). Allo spettacolo hanno partceipato diplomatici e presidenti di governi provenienti da tutta l’Efrica e da alcuni paesi europei. caputo non è nuovo a grandi eventi di questo genere. Fu lui ad occuparsi dell’allestimento del palco che ospitò in piazzale Lenio Flacco papa Benedetto XIII, in occasione della sua visita a Brindisi. La Gemini curò inoltre l’organizzazione logistica per la venuta in città del presidente Carlo Azeglio Ciampi. Così pure l’inaugurazione del seminario diocesano (in quell’occasione l’ospite d’onore fu il cardinal Bertone), gli allestimenti del primo Negroamaro Wine Festival e di una buona parte dei concerti che si svolgono in città. La Gemini si occupa anche di intrattenimento, nolo impianti e strutture, organizzazione concorsi e sfilate Per saperne di più: www.eventiedeventi.it.

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uello di Raffaele Caputo è un nome abbastanza popolare in città: la sua azienda opera da anni nel settore degli spettacoli, e si è specializzata nella fornitura di attrezzature e servizi per eventi grandi e piccoli. Non tutti sanno però che la Gemini, questo il nome della società del brindisino oggi 48enne, opera anche al di fuori dei confini regionali ed il 30 settembre ha preso parte al raggruppamento di aziende italiane chiamato ad organizzare i festeggiamenti per i 50 anni della Repubblica Nigeriana. Il cuore della festa si è svolto presso il Millenium Tower and National Square di Abuya (nuova capitale dello stato africano), e vi hanno preso parte una 60 di persone, tra artisti e tecnici. Tra queste c’era anche Caputo, soddisfatto per essere stato chiamato ad occuparsi del servizio audio e luci della serata: «È stato un riconoscimento importante da parte di una grande azienda romana con cui collaboriamo

Raffaele Caputo. Sui lati due momenti della cerimonia svoltasi ad Abuya in occasione dei 50 anni della Repubblica di Nigeria

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ATTUALITÁ

TEMPO LIBERO ANNIVERSARI

20 Anni di attività per Arte-Danza Al centro di Claudia Giubilo nuovi corsi e tante novità per festeggiare l’evento. Il Centro Arte-Danza di Claudia Giubilo festeggia con grande soddisfazione il ventesimo anno di attività. Direttrice artistica della scuola, Claudia ha dedicato la propria vita alla danza, una scelta che può essere affrontata soltanto con una enorme passione per la danza, che richiede devozione e sacrificio, un connubio che ragala grandi emozioni e soddisfazioni. La scuola nasce proprio dall’esigenza di coloro che amano la danza e vedono in essa il loro futuro. Al Centro si possono seguire corsi di Danza Classica (metodo Vaganova) di Modern jazz, Lyrical Jazz, Contemporaneo (tecnica Limon), Funky jazz, Break dance, e da quest’anno corsi di Pizzica. Ai bambini dai 4 ai 6 anni viene proposto il corso di Danza Propedeutica, sistema di avvio alla danza Classico- Accademica con criterio e dolcezza che avvia gli allievi ad un futuro professionale. Nata a Brindisi nel ‘69, Claudia entra a far parte del mondo della Danza all’età di 6 anni. Si qualifica all’accademia “Princesse Grece” a Montecarlo: nel suo percorso di ballerina studia con Maestri di alto calibro

come Nunéts, Alioscha Ponzie Wuich, Michai Ciortea, Silvia Umailà, Radu Ciuca, Diana Ferrara, perfezionandosi nella danza classica; frequenta corsi mensili di modern jazz, afro, contemporaneo “tecnica Graham” con Reginal Poitier, danza di Carattere (russa) con Sascha Priscov, flamenco e ritmo musicale. Nel ‘91 fonda il Centro Arte-Danza a Brindisi, che prende

la veste di associazione sportivo-culturale dilettantistica affiliata all’Us-Acli di Brindisi, di cui è direttrice artistica. In vent’anni di attività ha avuto l’onore di ospitare maestri di fama internazionale come Victor Livtinov, Tuccio Rigano, Eriberto Verardi, Bella Rathinkaya, Carlos Palacios, per la danza classica, Fabrizio Monteverde, Jonathan Ridel , Elisabeth Mothley, Giorgia Maddamma per la danza Contemporanea e Modern jazz. Quest’anno, come ogni anno, il Centro saluterà tutti i suoi allievi al Teatro Impero organizzando a giugno il saggio di fine anno accademico, presentando tutti i corsi che il Centro propone. Il corpo docente della scuola è formato da Claudia Giubilo per le classi di danza Classica, Modern jazz, Lyrical jazz; Giorgia Maddamma per la classe di contemporaneo, Beppe Loiacono per la Pizzica, Boris Cordella per la Break Dance. «In occasione di questo importante anniversario - dice Claudia Giubilo - mi preme ringraziare le persone che collaborano con me: Melina Giubilo, Alessandra Desolda, Anna Esposito, Sara Desolda». Chi volesse maggiori informazioni si può rivolgere direttamente al Centro Arte-Danza, in Via Cappuccini 212, tel. 340.2663876.

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TB PROMOTION

SHOPPING IL SOGNO

Arredi di qualità ma possibili Nell’esposizione di via Sant’Angelo tanti mobili di design e offerte allettanti. Come la cucina laccata completa di elettrodomestici, a 2290 €

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a sette anni “Il Sogno Arredamenti” rappresenta una certezza per i brindisini che devono arredare la propria abitazione. Dal classico al moderno, passando attraverso una infinità di pezzi di design per tutti i gusti e per tutte le tasche, Annamaria Ferraro e Massimo Giammaruco sono riusciti ad allestire una esposizione in grado di accontentare ogni esigenza. Per esempio, fino al 31 dicembre 2010, si potrà cogliere l’offerta relativa ad una cucina moderna laccata (la vedete nella foto in questa pagina) completa di elettrodomestici al prezzo incredibile di € 2.290. Se invece non siete alla ricerca di arredamenti completi ma avete bisogno solo di qualche pezzo di particolare bellezza, qui potrete trovare chase-longue, specchi, pannelli, tavolini che sapranno fare bella figura in ogni angolo della vostra casa. «Cerchiamo di seguire i gusti e le mode del momento, senza però mai dimenticare le esigenze dei nostri clienti, che fino ad oggi ci hanno sempre riconosciuto serietà, professionalità e correttezza. E queste sono cose alle quali teniamo davvero molto», dice la proprietaria del negozio. Il servizio offerto da Il Sogno Arredamenti è davvero complegto: i prezzi esposti nel salone comprendono il trasporto ed il montaggio presso la vostra abitazione. Lo staff dell’azienda è in grado di suggerirvi soluzioni su misura e idee di arredamento completo per la casa. Il Sogno Arredamenti è in via Sant’Angelo, 37 a Brindisi. Telefono 0831.515408.

Alcune soluzioni di arredamento proposte all’interno del salone espositivo. Sotto, la cucina completa di elettrodomestici in offerta a 2290 € fino al 31 dicembre.

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LETTURE

Con un racconto provocatorio, Emanuele Corvetto parla della gioventù brindisina e della realtà locale. Dell’apatia e dello sconforto che hanno segnato le generazioni precedenti e, forse, quella attuale.

CON LA

RIVOLUZIONE IN GOLA

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n altro bicchiere, giù, lungo la gola umida e bisognosa. Ahhhh. Un vino rosso che scaldava il cuore e distanziava i pensieri. “Te lo ripeto, Brindisi non è una città di merda!” “Ma dai compà, non ci sta niente da fare. Una città morta proprio! Finita! Fai un giro il mercoledì sera e ti viene lo sconforto. None, bisogna solo andarsene da qua, fuggire lontano!”. Il tavolo di legno grezzo bagnato costituiva il punto d’incontro dei pensieri più disparati, la terra santa della morale e del libero confronto. Le goccioline schizzavano via leggere ad ogni sbattere di bicchiere e svolazzavano fino ad esplodere ancora al contatto con una nuova superficie. “Quanto vorrei stare a casa mia, tranquillo e beato, senza sto bel paio di stronzi attorno!” pensava seduto a quel tavolo, con un occhio aperto ed uno semichiuso per la stanchezza e per il vino. La conversazione tirava per le lunghe. “Hai ragione! Geniale, mo vai a rompere le palle da un’altra parte!” voleva dire, invece disse: “Ti sbagli, a sta città non manca niente! C’ha il sole, il mare, attorno ha il verde, non è piatta, è carina… non è una città di merda, è solo vittima di una gioventù di merda!”. Raccolse con uno sguardo tutto il potere che sentiva circolargli nei pressi dopo un’uscita così d’effetto ed attese che le sue pupille si riconciliassero sotto un aspetto nuovamente umano e meno urlante schizofrenia. Che uscita ricca di pathos. Diede una nuova sorsatina, per non esagerare, e si preparò, ormai caldo, per la risposta. “Ma ce sta dici?! Ci sono un sacco di ragazzi che provano a fare qualcosa e non riescono ad arrivare da nessuna parte! Le cose si prova a farle ma, puntualmente vengono ammazzate strada facendo e finiamo sempre per non concludere niente! Nelle altre città invece si riesce ad organizzare, a fare…” “Saranno più cazzuti…” “Ma vai, dai, per cortesia!”

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Si rese conto che stava perdendo punti, perdeva teatralità, no, doveva rimettersi in carreggiata! Però che palle. Era stanco, non aveva mangiato prima di uscire e, soprattutto non aveva voglia di parlare. Vino, serviva vino! Ultima sorsata profonda….aveva finito il vino, era nella merda. “Cameriera! Si, ciao, scusa, me ne porti un’altra? Si, e delle olive pure. Bruschette ne fate a quest’ora? E portamene un piatto va…grazie.” “Non c’è manco lavoro…no tinimu sordi cu ndi sparamu! La gente lavora fino a 150 anni, altro che largo ai giovani. Che c’è da salvare?” Il vino tornava su come ad ossigenare il cervello. “Allora, partendo dal presupposto che sarebbe pure meglio non avere nulla da salvare così si potrebbe lavorare più velocemente, ti devo rammentare ancora una volta che qui, quello che manca sono i giovani. Mancano nei locali quando si tratta di avere vita e moneta che gira e mancano soprattutto nella vita quotidiana, quelli che stanno, era meglio se se ne fossero andati! Chi abbiamo in giro? Truzzi, galline e gente che cerca di sistemarsi col minimo sindacale? Un pugno di arrivisti e qualche tipo scaltro a rimescolare il tutto.

“BRINDISI È LA CITTÀ CHE I RAGAZZI MERITANO, QUANDO SARANNO MIGLIORI AVRANNO QUALCOSA DI MEGLIO!” Che cosa pretendi con questa formazione? Questo siamo oggi.” “Non è vero, ti ripeto che ci sono un sacco di ragazzi che cercano di creare roba, di metter su iniziative, concerti, cose interessanti!” “E ben venga, peccato che di questi solo un paio siano seri, gli altri sono capaci di iniziare e poi spariscono come quei vermi veloci che si rifugiano sotto i sassi. Provi a tener d’occhio un progetto e poi non capisci più che minchia di fine ha fatto. È del tutto normale che uomini normali inseguano interessi personali e provino a tenersi strette le cose e ad impedire la nascita di qualcosa capace di smuovere le loro solide fondamenta…sono i giovani che spezzano questi cicli, che s’intromettono di forza fra gli ingranaggi, non è la macchina che si ferma per farli salire a bordo. Si, grazie, le olive sono mie. Snocciolate

non c’er…” “Ma, guarda, da un lato sarei pure d’accordo, però non condivido del tutto. Alla fine le cose devono essere impostate in un modo che permetta ai giovani di farsi spazio, di avere degli spazi.” “Ma dove pensi di essere? Brindisi è lo specchio di un’Italia che va a rotoli, siamo un paese messo male, non possiamo permetterci il lusso che ci facciano da baby sitter. Vuoi che ti portino anche a pisciare fuori? Nessuno ti regala niente e la colpa è sempre dei giovani, se la classe giovane non è buona non si va da nessuna parte… e la nostra è un’emerita merda. Da che mondo e mondo sono stati i ragazzi a fare le rivoluzioni, i partigiani erano quasi tutti ragazzi ad esempio! Dopo una certa età subentra l’istinto di sopravvivenza della specie e si pensa ad allevare figli, non ci si può più permettere di combattere, sembra innaturale. La gioventù dovrebbe sgomitare, smuovere i palazzi e farsi sentire con una voce tale da scasciare i vetri degli edifici attorno, ed invece, l’unica cosa che si riesce a sentire in giro è una bestemmia ogni tanto e della musica da tamarro. In un posto così dovrei uscire di casa tutti i giorni ed essere circondato da battaglie che s’inaspriscono e si consumano, da scontri ideologici, da persone in piazza, da associarsi di ragazzi che spingono per avere un posto, un posto nella loro vita! Invece sai cosa mi circonda ogni volta che metto il naso fuori da casa a parte qualche bestemmia e la musica tamarra prima citata? Un frastuono di battaglie che non esistono! Il nulla aleggia indisturbato per le strade come se tutti stessero bene. Brindisi è la città che i ragazzi si meritano, quando saranno migliori avranno qualcosa di meglio! L’esercito più temibile che ci sia, lo stuolo di menti fervide e ideali in corpi giovani e pieni di speranza ed inventiva…un esercito di polvere misto a niente!”. Scattò in piedi, comprese che in preda a quella teatralità nessuno lo avrebbe fermato se avesse preso la porta! Era il momento, era fatta, doveva solo mantenere ancora per due minuti quell’espressione poetica e corrucciata! “Dove vai? È presto!” “Domani devo lavorare!...ahahahhah! no, serio, sono stanco, mi sono rotto, vado a dormire!” Scolò l’ultimo goccio, mise in bocca un’altra oliva ed uscì all’aria aperta facendo un cenno con la mano. Fece circa sessanta metri tra i vicoli scuri del centro, si appoggiò al muro e sboccò sano sano tutto il vino, le olive e le bruschette. Si accasciò un attimo e prese sonno su uno scalino in maniera emancipata e rivoluzionaria. Emanuele Corvetto


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I LOCALI DI TB

Ristoranti

t Hara Un locale originale e coraggioso, che sta riscuotendo ottimi consensi. Potete scegliere i piatti del giorno, oppure prediligere (e ve lo consigliamo) i menù degustazione: Hara (carne, pesce e verdure), Fresco (solo pesce), Gusto (carne), Verde (vegetariano), Leggero (per chi tiene alla forma fisica). Il Sushi e il Sashimi sono degni di un ristorante giapponese. Il locale è anche wine-bar e sala da thé. Via G. Bruno 26/28, tel. 0831520064. Chiuso la domenica sera e il lunedì. L’Araba Fenice u Da anni uno dei ristoranti brindisini più apprezzati. Ambiente elegante, cantina sontuosa che dà il giusto spazio ai vini del territorio, cucina di qualità a prezzi accessibili. Servizio puntuale e discreto. D’obbligo partire con l’antipasto della casa. Come primo vi consigliamo gli gnocchetti con gamberi e melanzane. Insuperabili i gamberoni rossi di Gallipoli al sale. Pesce sempre fresco. Dolci da applauso. Corso Roma 31, tel. 0831590009. Chiuso il lunedì.

t Iaccato La storia della cucina marinara brindisina. Da decenni questo locale è la meta prediletta di quanti amano mangiare pesce fresco. Nel locale della famiglia Romanelli potrete assaggiare, tra le altre cose, degli incredibili tagliolini all’aragostella. Ma se proprio volete vivere un’esperienza gastronomica indimenticabile, allora ordinate la zuppa di pesce della casa: senza paragoni. Pizze anche a pranzo. Piaz.le Lenio Flacco, tel. 0831524084. Chiuso il mercoledì. La locanda del porto u Ambiente classico e piacevole. Cucina tradizionale. Si apre con l’antipasto della casa (10 piatti tipici). Tra i primi, da non perdere i paccheri alla rana pescatrice con ricottina piccante (oppure gli agnolotti ai crostacei con ricciola). Per secondo carne arrosto (c’è anche la fiorentina) oppure l’ottimo tonno scottato con salsa di basilico e parmigiano. Dal lunedì al venerdì si serve la pizza anche a pranzo. Via Montenegro 20, tel. 0831568181. Chiuso il martedì. t Locanda ti li Spilusi Il ristorante-pizzeria che soddisfa ogni “spilo”, ideato da Fabrizio e Gianfranco. Vecchie e nuove pietanze della cucina tradizionale pugliese ed italiana, in un ambiente rustico immerso nel verde. Da provare i troccoli ai granchi e la “taiedda” di riso patate e cozze, “bracioli e purpetti”, ed ovviamente la grigliata mista di carne o pesce. Antipasti numerosi e gradevolissimi. Contrada Restinco 4, tel. 0831555481, 3280898063. Chiuso a pranzo.

t Buena Vista Cucina completamente rinnovata per questo locale accogliente e caldo situato ai piedi della Colonna Romana. All’ottima selezione di salumi, formaggi e carni, si aggiungono ora i piatti della tradizione marinara. Ottimi il tonno alla griglia con zucchine gratinate, la seppia alla catalana, l’insalata russa con il dentice, gli gnocchetti ai frutti di mare. Azzardate, ma squisite, le orecchiette al nero di seppia con le cozze. Via Colonne 57/59, tel. 08311720488. Chiuso il mercoledì. Penny u L’arte del buon bere, della cucina e della cordialità. Il Penny è uno dei ristoranti più belli e romantici della città, situato in un palazzotto del 1200 affacciato sul porto. La cucina è raffinata e privilegia i piatti a base di pesce fresco, come i tagliolini allo scorfano. L’antipasto propone quattro portate in un unico piatto dal design ricercato. Il Penny è anche enoteca (e che assortimento!) e cioccolateria. Via San Francesco 5, tel. 0831563013. Chiuso il lunedì. 32

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Skipper/Betty u La cucina di uno dei locali storici del centro, abbinata alla location del bar più popolare. Ne esce un mix di buona cucina marinara, posti a sedere in piazzetta oppure nel romantico cortile interno. Ottimi i tagliolini ai frutti di mare, ma anche le pappardelle ai porcini con le vongole. Abbondante la grigliata di pesce, buone le pizze. Per dolce, cosa c’è di meglio del gelato del Bar Betty? Viale Regina Margherita 6, tel. 0831563465. Chiuso il mercoledì.


TEMPO LIBERO

LA DOLCE VITA LUOGHI

Ristoranti, vini, locali, sapori

di Fabius Crumb

AL CENTRAL BAR APERITIVO ALLA MILANESE OGNI VENERDÍ, DALLE 19.30, BUFFET E MUSICA DAL VIVO. E IL LOCALE SI RIEMPIE DI GIOVANI, COME 20 ANNI FA... È da circa una ventina di anni che al Central Bar non si vedeva tanta gente, per buona parte giovani. A farcela tornare è stata la nuova gestione, la bravura del direttore Vincenzo Donadeo e dello staff di ragazzi che quest’ultimo si è scelto, a partire dal barman Abel, passando per la simpatica Simona e per l’addetta alle Pr, Valentina. Dopo il grande successo del pranzo low-cost (€ 6.50), Vincenzo & Co. ne hanno tirata fuori un’altra: l’aperitivo alla milanese. Ogni venerdì, a partire dalle 19.30, musica dal vivo, cocktail a go-go e tante buone cose da assaporare: panini e pizzette, certo, ma anche risotti, paella, parmigia-

na di melanzane, pepata di cozze, olive ascolane. Insomma, chiamarlo aperitivo sembra quasi un’offesa. E se non si sta attenti alla simpatia di Abel, quello è capace di farvi ubriacare. Sta di fatto che i brindisini stanno apprezzando (eccome!) ed ogni venerdì sera il locale fa il pienone. Proprio come accadeva ai bei tempi, quando il Central Bar, ogni venerdì e sabato sera, era il punto di incontro dei ventenni. Oggi, invece, la clientela è più variegata, e acanto ai ventenni ed ai trentenni, si vede anche qualche capello bianco. L’aperitivo mette d’accordo tutti. Il Central Bar è tornato!

EVENTI

Da Todisco degustazione e accessori

Se siete appassionati di vino e di degustazione e amate utilizzare tutti gli attrezzi più adatti per la conservazione, e l’apertura delle vostre bottiglie, vi consigliamo di fare un salto da Todisco, in via Appia 53. Nel negozio infatti, oltre al meglio per liste nozze, regalistica ed illuminazione, potrete trovare un angolo interamente dedicato agli articoli della linea Vinbar: cavatappi, tappi, termometri, portabottiglie, salvagoccia, decanter, calici e perfino la sciabola da sommelier. Sabato 13 novembre, invece, siete tutti invitati ad una degustazione gratuita di vini pugliesi e piemontesi che si terrà nel punto vendita.

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SALUTE

MEDICINA SCOPERTA DEL PROFESSOR ZAMBONI

Una speranza contro la sclerosi multipla? Una bella notizia che viene da Ferrara, dove lavora il prof. Zamboni, che ha scoperto che una pulizia dei vasi sanguigni può far guarire dalla malattia. Basta sottoporsi ad una angioplastica

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a sclerosi multipla è una malattia degenerativa e molto invalidante, fin’oggi senza terapie se non solo per mitigarne i sintomi. Tra le cause: un eccesso di ferro a livello cerebrale e davvero molte persone ne sono affette. Fin qui niente di nuovo! La bella notizia viene da Ferrara e vi racconto come sono andati i fatti. La moglie del Prof. Zamboni si ammala di Sclerosi Multipla (SM). Lui, essendo medico, angiologo, fa tutte le dovute ricerche e scopre che alcune vene che portano il sangue al cervello sono ostruite. Sarà proprio del caso della moglie? O è un problema legato in generale alla SM? Chiede ad un suo amico, neurologo, di poter sottoporre ad accertamento (eco-dopler) i suoi pazienti di SM. Tutti risultano avere le stesse vene ostruite! Ne deduce che un insufficienza venosa cerebro-spinale cronica (CCSVI) è una concausa della malattia. Da qui la teoria del Prof. Zamboni: se è vero che una delle cause della SM è l’interruzione dei flussi circolatori che rimuovono l’eccesso di ferro dal cervello, con una semplice pulizia di questi vasi sanguigni si potrebbe eliminare la causa della malattia o, quanto meno, migliorarne la situazione. Da qui le prime angioplastiche (quel piccolissimo intervento molto usato in patologie cardiologiche, neanche eccessivamente invasivo) per liberare il flusso sanguigno di queste vene. Così la constatazione dei primi netti miglioramenti. Chiaramente molto dipende dallo stadio della malattia, prima si interviene maggiori sono i risultati. Comunque, non si parla di guarigione ma di una qualità di vita nettamente migliore. E chi soffre lo sa che è già un enorme conquista. Ora... si sa che anche in campo medico a dettar legge è il dio denaro e non la sofferenza delle persone... ed anche in questo caso gli ostacoli che il Prof. Zamboni sta incontrando sono tanti. È vero che non si può illudere chi soffre... ma perché

Meeting sulla efficienza energetica Si terrà martedì 9 novembre a partire dalle ore 17.30, presso le sale convegni di Tenuta Moreno (Mesagne), il meeting tecnico sul tema “Soluzioni per l’effeicienza energetica: comfort, prestazioni, prestigio, risparmio. Nel corso dei lavori, il dottor Stefano Mazzotti (consulente tecnico del gruppo Ivas) parlerà della legge 311, del rivestimento a cappotto, della progettazione e dell’affidabilità del sistema. Per info e contatti: geometra Cosimo Costantino, tel. 392.9139159.

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spegnere anche la speranza? Zamboni è spinto dall’amore che prova sicuramente per sua moglie, e perché la sofferenza lo ha toccato da vicino (e state pur certi che è sempre così) e questo, a mio parere, è un punto a suo favore. Non sono un medico, e chiedo scusa ai medici se mi son permessa di scrivere su un argomento che non dovrebbe appartenermi. Ho semplicemente voluto dare l’informazione, per chi non l’avesse seguita in tv in quei pochi programmi che ne hanno parlato. Perché sono vicina a chi soffre e so cosa può voler significare “speranza”. Queste le coordinate del Prof. Paolo Zamboni per chi volesse, liberamente, prender contatti: Sezione Chirurgia Generale, Dipartimento di Scienze Chirurgiche, Anestesiologiche e Radiologiche, Università degli Studi di Ferrara, Corso Giovecca 203, 44100 Ferrara. Tel. 0532.236524, fax 0532.237443, zmp@unife.it oppure paolo.zamboni@unife.it; http://web.unife.it/sezione/chirurgia_generale/zamboni. htm. Su facebook cercate: CCSVI nella Sclerosi Multipla e auguri di cuore a tutti. Anna Rita Mellone

SEX IN BRINDISI CITY

di Lady Violet

Il vero amore fiorisce sull’imperfezione Care amiche, non intestarditevi: gli uomini sono diversi da noi... Si dice che il cervello della donna sia diverso da quello dell’uomo: in quello femminile i due emisferi (destro e sinistro) sono tenuti insieme dal un corpo calloso, che nella donna è più esteso rispetto a quello dell’uomo del 40%, generando così una comunicazione tra emisfero emotivo e razionale più veloce. Ho letto da poco un libro che s’intitola, “Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere”. Effettivamente potremmo dire che facciamo parte di due mondi completamente diversi, se poi a confermacelo è anche la scienza, il dato è tratto! Potremmo stare ore a parlare di come prendere gli uomini e di come interpretarli, se riuscissimo a comprendere le differenze congenite tra i due sessi ed abbandonare le aspettative che abbiamo del proprio partner, sarebbe tutto molto più semplice. Il mio amico Checco, ad esempio, è stato dietro ad una ragazza che le ha fatto riprovare delle sensazioni che non sentiva più da tempo, l’ha corteggiata per mesi, ed ha anche vissuto dei momenti molto passionali con lei. Tra i due era lui che credeva nel rapporto, era lui che rincorreva lei ma quando invece è la donna a non provare le stesse emozioni, bisognerebbe doppiamente lasciar perdere? Se noi donne le viviamo maggiormente emozioni e sensazioni, dato il fatto che i nostri cervelli sono appunto diversi, e se da parte della donna tutto l’interesse che Checco riponeva in lei non era corrisposto, con il passare del tempo era inevitabile che le diversità avrebbero distrutto il rapporto, non credete? Non possiamo nasconderlo, siamo diversi! Prendete come esempio il fatto di come uomini e donne affrontano i problemi. L’uomo tende a chiudersi e a cadere nel mutismo, la donna invece a parlarne e sfogarsi con persone di cui si fida ma la cosa principale è che se l’uomo non riesce a parlarne con la sua donna, il problema che sorge inevitabile è il fraintendimento da parte di noi donne, sul perché loro non comunicano con noi e si da quindi il via allo scatafascio più totale ed hai nostri perché e alle sensazioni di trascuratezza! I consigli che vi dò, amiche mie, sono quelli di non ostinarvi a cambiare il ciclo delle cose, se un uomo vuole star chiuso nel suo rifugio e non discutere con voi, non arrabbiatevi e non insistete nel volerci entrare, lui è diverso e va accettato così, non modificate il vostro umore e non sentitevi trascurate, siete uniche e lui saprà apprezzarvi anche per questo. Non cercate di cambiarli o di cambiare, prima o poi vi stancherete e non accetterete nessuna condizione… è inevitabile siamo diversi! E per citare uno dei consigli di John Gray: Il vero amore non implica la perfezione, anzi fiorisce sull’imperfezione.


SATIRA

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“Il diritto di sembrare ridicoli è qualcosa a cui teniamo molto...” Tutto ciò che leggete in queste pagine è falso. Anche se è difficile crederlo

SEGGIOLINI!

ECCO LE ISTRUZIONI PER SALVARSI

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al Comando dei Vigili del fuoco di Brindisi, dalla Commissione Pubblici Spetacoli e dalla Bertolaso Civil Prtoection riceviamo e volentieri pubblichiamo questo vademecum per salvarsi in caso di malore o di emergenza se vi trovate all’interno del nuovo-vecchio PalaPentassuglia, dove, per far uscire 1000 posti in più, sono state cancellate un po’ di scale. Per gli abbonati del parterre. Avendo pagato molto più degli altri, avete i vostri privilegi. Sotto il vostro sedile troverete, in caso di necessità, un kit salvavita completo di insulina, cioccolato caldo liofilizzato, calmanti, farmaci antidiarrea (così, in caso di attacco, non perderete neanche un’azione della partita). Nel kit sono state inserite anche una torcia dell’Enel (nel caso dovesse andar via la luce), una torcia dell’Eni (se vi dovesse mancare l’aria, aprite ed inspirate, tanto ormai dovreste essere abituati) ed un santino di Massimo Ferrarese (da usare solo in casi di gravità estrema). Se non trovate il kit sotto il vostro seggiolino, le cause possono essere le seguenti: 1) avete accanto un abbonato-cleptomane; 2) i santini di Ferrarese vanno a ruba; 3) state sulle palle ai soci della New Basket (e dunque, in primis, a Massimo Ferrarese). Per gli abbonati della tribuna. I seggiolini dei tifosi che non siedono in corrispondenza delle travi di legno del soffitto, sono dotati di pulsante di espulsione elettronica. Quando vi sentirete davvero male, non dovrete fare altro che premerlo e coprirvi la testa un istante prima del contatto con la lamiera. Non preoccupatevi dell’atterraggio: i vigili del fuoco, a partita appena iniziata, sistemeranno dei materassi gonfiabili intorno al palazzetto. In caso di malfunzionamento del congegno elettronico, dovrete rotolarvi sulle persone che vi stanno

SE SIETE ABBONATI DEL PARTERRE, AVETE UN KIT SALVAVITA SOTTO LA POLTRONA. IN TRIBUNA CORRETE QUALCHE RISCHIO. IN CURVA SIETE PRATICAMENTE SPACCIATI. ECCO IL VADEMECUM DEI VIGILI DEL FUOCO E DELLA PROTEZIONE CIVILE. davanti: presi come sono dalla partita, nessun tifoso si accorgerà di voi, almeno fino a quando, dopo un volo di due metri, non finirete in mezzo al campo e gli inservienti inizieranno a picchiarvi per l’inopportuna invasione. In alternativa, se non vi trovate proprio nella zona più centrale della gradinata ma siete stati abbastanza fortunati da avere un abbonamento a pochi metri dalle scalette non ancora occupate da posti a sedere, potete cercare di raggiungerle spintonando i tifosi che vi stanno accanto. onde evitare spiacevoli incomprensioni, vi consigliamo di stare bene attenti a non sfiorare arzille signore: potrebbero scambiare il vostro malessere per un loro benessere. Una volta arrivati alle scalette non dovrete fare altro che sedervi: gli addetti alla security vi prenderanno di peso e vi porteranno fuori, sarete massacrati di botte, multati per aver occupato le uscite di emergenza, ed infine buttati a bordo di un’ambulanza. Perché ormai dovreste aver capito che sedersi sulle scale del PalaPentassuglia è il peggiore dei reati che si possa compiere a Brindisi. Per gli abbonati delle curve. Purtroppo il confine tra il vostro posto e la morte è davvero evanescente, ma con 150 euro non potete di certo pretendere di stare al sicuro! Di conseguenza, cercate di stare quanto più

tranquilli possibile, perché (è bene saperlo fin d’ora) in caso di infarto, malore, mestruazioni o quant’altro, siete davvero spacciati e avete il 99% di probabilità di morire nel palazzetto. Ma questo è il piccolo prezzo che dovete pagare per assistere alla serie A, non fate i soliti brindisini che si lamentano sempre... C’è però un 1% di probabilità di salvezza. Allora, se state davvero male, iniziate a gridare slogan in favore della squadra ospite: finalmente qualcuno si accorgerà di voi! Certo, non è detto che i vostri vicini vi salveranno, può darsi che vi prendano a pugni, però non avete alternative. Sempre meglio che dirsi addio. Se invece avete memorizzato sul vostro telefono cellulare il numero di telefono dei vigili del fuoco o del 118, chiamate subito e date le coordinate del vostro posto: il personale medico presente nel palazzetto bloccherà la partita e, non potendo raggiungervi salendo le scale, dal parquet tenterà di buttare nelle vostre vicinanze una barrella gonfiabile. A quel punto dovete solo sperare che i tifosi non la scambino per un nuovo gioco da palasport e vi lascino adagiare sul lettino. Vi informiamo che, nell’evenienza si dovesse finire in EuroLega, per recuperare altri 1000 posti, l’anno prossimo saranno eliminate anche le scalette restanti e i portoni di ingresso: sarete calati direttamente dall’alto con apposite gru e poi espulsi fuori dal palazzetto con i seggiolini aerei. A meno che non siete tra quelli che credono che per l’anno prossimo spunterà come per incanto il nuovo PalaSport delle meraviglie (in tal caso meritate di essere colti da infarto mentre leggete queste righe). Il numero verde dei vigili del fuoco (800.115.115) resta a vostra disposizione per ogni altra richiesta di informazioni. Risponderanno direttamente i giocatori dell’Enel Basket Brindisi. Buona fortuna!

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PREMIO CAFEI AL GRANAFEI

La Gazzetta del Mezzogiorno svelò i rapporti sessuali al cimitero. Quotidiano ha finalmente risposto con le trombate nel parcheggio dell’Ipercoop. Ma il bello deve ancora venire: ecco tutti i prossimi scoop. Che coinvolgeranno le chiese, il Municipio ed il Teatro Verdi. E quando la notizia arriverà a Palazzo Chigi...

ACHTUNG BABY!

A SATIR IOSA CONTAG

BUNGA BUNGA BRINDISI!

Q

ualche anno fa fu La Gazzetta del Mezzogiorno a svelare delle storie incredibili che, a parere del giornalista che firmava gli articoli, accadevano all’interno del cimitero, dove una vedova abbastanza allegra era abituata a fare sesso davanti alla tomba del marito. Domenica 31 ottobre, pur con qualche anno di distanza, il Quotidiano ha risposto allo scoop nemico, svelando le ardite follie sessuali di single che fanno amicizia su Facebook e poi trombano nei parcheggi del centro commerciale Le Colonne o dell’Ipercoop di Lecce. Titolo in prima pagina di cronaca interna e doverosa locandina. E, immaginiamo, incredibile impennata delle vendite per capire chi è sto fesso che va a scopare in un luogo del genere... Ma ben vengano certe inchieste: speriamo che sostituiscano gli articoli che ci raccontano cosa leggono in carcere e cosa mangiano e cosa pensano gli assassini di Sara Scazzi.

E poiché il Sesso fa presa sui lettori, perfino quelli di TB, vi sveliamo in anteprima quali saranno i prossimi scoop giornalistici dedicati all’argomento. 10 Dicembre. TuttoBrindisi uscirà con un numero speciale. La copertina sarà tutta un programma: «Bunga Bunga Brindisi: riti sessuali nelle chiese cittadine. Intervista esclusiva ad una suora che frequenta locali di scambisti!». 12 Dicembre. Senzacolonne si butterà a capofitto sul filone e pubblicherà uno scoop ancora più scabroso: «Al Perrino ascensori a rilento perché ci scopano dentro!». Nelle 36 pagine che seguono, interviste a medici e paramedici che svelano gli strani malfunzionamenti degli elevatori, denunciati mesi fa da Striscia la Notizia. Ed un concorso per votare l’infermiera più arrapante. 18 Dicembre. BrindisiReport.it riprenderà una voce che anni fa circolava a Palazzo di Città: «Municipio: assessore trovato coi calzoni abbassati. E non firmava una delibera...». 19 Dicembre. Ferrarese, da gran fur-

bacchione, annusata la possibilità di farsi fare qualche intervista, annuncia la nascita della Fondazione per il sesso mediterraneo, la prima al mondo, che lavorerà a stretto contatto con quella per la Dieta Mediterranea: cibo e sesso, si sà, vanno d’amore e d’accordo. Nello stesso giorno irromperà TeleRama con un’azione di pornomarketing territoriale: «A Bari scopano a rilento, ecco perché vogliamo la Regione Salento!», con Lucia Portolano che annuncia una intervista di soli 2500 minuti al proprietario della tv Paolo Pagliaro, fondatore (non si capisce perché) del movimento Regione Salento. 20 Dicembre. Proprio alla vigilia di un’importante opera lirica, la Gazzetta riconquisterà l’assoluto primato sull’argomento: «Incredibile al Verdi: orge prima e dopo gli spettacoli. Forse coinvolti anche alcuni spettatori». Il sindaco Mennitti, letta la notizia, firma subito le dimissioni: «E io che pensavo alla cultura...», dirà ai microfoni di Studio 100, ad un Walter Baldacconi in lacrime per

la decisione del primo cittadino. Le orge al Verdi saranno il punto culminante dell’escalation. La notizia arriverà a Palazzo Chigi, nel bel mezzo di un consiglio dei ministri: proprio quel giorno Berlusconi, evidentemente bello carico, aveva preteso la presenza del vicepresidente Lele Mora e di una quindicina di escort-ministre, tutte rigorosamente maggiorenni. Lette le ultime news provenienti dal nostro capoluogo, Silvio chiama l’onorevole Luigi Vitali ed il ministro Raffaele Fitto, e inizia a prenderli a schiaffi, rischiando di spostare il ciuffo del salentino e suscitando l’ilarità di Mora: «Silvio, questa è una delle poche cose buone che hai fatto negli ultimi tempi!». Il capo del governo grida: «Scusate, voi sapete che a Brindisi c’è tanta vita e non mi avvisate, ma che vi tengo a fare?». 25 Dicembre. Silvio, trasferitosi a Brindisi con tutta la Protezione civile, rimette a posto le cose, rigassificatore compreso. Festeggia il Natale con le consigliere comunali e provinciali, invitandole a Palazzo Grazioli per una serata di beneficenza (sembra infatti che la Caritas si sia trasferita lì...), poi chiede ai giornalisti locali di smetterla con questa immondizia mediatica. Giornali e Tv locali obbediscono, niente sesso durante le vacanze natalizie. Poi però, il 6 Dicembre, il patròn di Puglia Tv, Mario Scotto, tornando dalla settimana bianca, va a fare la spesa all’Auchan e vede una donna, in minigonna e con le tette in bella vista, distribuire le calze ai bambini. Il servizio di apertura del tg sentenzia: «La befana è una zoccola!». E si ricomincia...

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STEFANO vampiri LA MONICA di mattina

LA FATTORIA DI ORWELL RINASCE A BRINDISI

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nni fa un ragazzo trovò gli appunti del suo vecchio e defunto zio: Gorge Orwell. Erano gli scarti della storia andata in stampa decenni prima, abbandonati per le esigenze di un editore che non aveva troppo spazio. E raccontavano un’altra storia… La raccontavano nel punto in cui gli animali, guidati dai maiali Napoleon e PalladiNeve, avevano già preso possesso della Fattoria e stavano costruendo il loro futuro seguendo il principio alla base di ogni idea marxista: “ognuno avrà secondo i propri bisogni e produrrà secondo le proprie capacità”. E tutto filò a meraviglia finché il progresso non venne a bussare alla porta. Oltre la quale c’erano tre maiali in doppiopetto. Napoleon e PalladiNeve (da qui in poi Napo e PdN) si adoperarono per ricevere in pompa magna quei rappresentanti di un’altra fattoria, venuti dalle lontane terre della Regina Suina. Seppur regnasse il principio della totale e assoluta uguaglianza tra gli animali, sapevano tutti che la nuova fauna del Mondo, da quando si era estinta la razza umana, doveva essere guidata dai maiali, indiscutibilmente più intelligenti e capaci delle altre bestie. E infatti soltanto Napo e PdN si appartarono in una stalla confortevole per chiacchierare con gli ospiti Londo, Nevio e Geordie (che indicheremo con L N e G). Il Dott. L si stranì per quel meeting in un posto così poco consono, quale era una stalla, e chiese come mai i maiali di quella Fattoria non avessero preso possesso degli ambienti una volta usati dagli umani. Napo e PdN chiarirono con fermezza le regole della loro Fattoria: non si entra in casa degli umani; non va imitato alcun costume umano; chi ha 4 zampe o le ali è buono, chi ha le gambe è cattivo; non si sta in posizione eretta. Questa loro fermezza venne per la prima volta (ma forse non era la prima…) incrinata da una cosa tanto semplice quanto inaspettata: quegli altri si misero a ridere. Ma tornarono subito molto seri quando Napo e PdN opposero un netto rifiuto alle loro futuristiche proposte: cioè un righiandificatore che avrebbe portato con un nastro trasportatore le ghiande dalla foresta direttamente in Fattoria, senza dover caricare i cavalli e i somari. E nonostante il secco rifiuto di Napo e PdN, che assolutamente non volevano quel mostro tecnologico nel bel mezzo della Fattoria perché avrebbe inquinato e deturpato l’ambiente, L

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TB NOVEMBRE 2010

N e G gli proposero anche la costruzione di un graniglificio dove produrre zucchero dalla raffinazione delle ghiande grezze. Ma anche stavolta i due maiali della Fattoria furono irremovibili, perché avevano capito che non c’era lo zucchero al centro di quell’idea, ma la produzione di quella stessa energia che accendeva le luci nella casa degli umani, e che opacizzava il mare e anneriva il cielo, e sporcava il mondo. La loro acqua e la loro aria dovevano restare pulite, e non si fecero ingolosire dall’idea che tutti gli animali che non avevano ancora trovato il loro giusto impiego nella catena produttiva della Fattoria sarebbero poi stati assunti in questi due nuovi apparati industriali. Non si vendettero Napo e PdN, eppure quella sera a cena ne parlarono. “Che ne pensi?” disse Napo. “Non lo so… proprio non lo so. Il progresso mi sembra una cosa buona… e allo stesso tempo mi spaventa. Come quella macchina con il motore che tira l’aratro molto meglio del nostro Cavallo Gondrano. Lui fa meno fatica, certo… ma poi in tutta la campagna rimane un odore di gas bruciato e di benzina.” “Io la penso come te: quelle industrie rovinerebbero la nostra Fattoria e la salute di tutti. E i nostri concittanimali devono sapere che noi siamo qui a proteggerli. Così alla prossima Assemblea Generale di Stalla ci voteranno ancora come loro capi.” Ma un giorno L N e G tornarono alla carica per avere il permesso di costruire la loro industria. Come ricompensa avrebbero permesso loro di scegliere un animale membro del consiglio di amministrazione del graniglificio. Un animale affidabile e coscienzioso che poi magari avrebbe potuto indicare i nomi degli altri animali che dovevano essere assunti. Un animale la cui presenza non doveva comparire su nessun documento ufficiale. Un animale che non aveva le penne… E infatti codesto animale sgattaiolò nella casa degli umani per prendere una risma di fogli bianchi e il calamaio. Ma il Cavallo Gondrano, che era nei pressi della casa a mangiare un po’ di fieno, se ne accorse. Poi il “codesto” andò a chiedere una penna alla Gallina Maddalena. La quale se la strappò con dolore dalla coda, ma subito dopo si insospettì. Perché la scrittura era un attività troppo umana…

SIAMO IN UNA FATTORIA DOVE COMANDANO POCHI ANIMALI. E CI SONO ANIMALI SPECIALI....

Gondrano e Maddalena ci misero poco a informare gli altri animali dei loro sospetti. E alla fine si riunirono tutti nella grande stalla per intimare a Napo e a PdN, seppur capi di quella comunità, di raccontare la verità su quegli inquinanti mostri di ferro, di spiegare che diritto avessero di permettere a L N e G di costruire quei capannoni industriali senza prima averne parlato con tutti gli altri animali. I quali erano tutti accigliati per essere stati tenuti all’oscuro. E si sentivano sempre più nervosi sebbene gli animali che detenevano il comando non avessero ancora detto una parola a loro discolpa. Gli animali dal temperamento più forte sentivano che la rabbia che avevano nello stomaco si ingrossava e faceva le onde, sembravano quasi sul punto di scoppiare come le mammelle della Vacca Carla quando gli altri si dimenticavano di mungerla; e anche la curiosità di sapere con quali goffe parole si sarebbero difesi Napo e PdN. Alla fine i capi della Fattoria vollero fare un’assemblea straordinaria per rispondere ad ogni domanda che i loro animali elettori avrebbero voluto porgli. Ma in realtà fu una specie di comizio senza contraddittorio, perché i capi spiegarono che la salute di tutti non sarebbe stata messa a repentaglio da questo progresso che si stava rovesciando sulla Fattoria come una nevicata. Che gli impianti di quelle nuove strutture industriali erano assolutamente a norma di legge, che non avrebbero peggiorato in nessun modo la qualità dell’aria e dell’acqua. E soprattutto che le assunzioni per quei posti di lavoro sarebbero state fatte seguendo regole di assoluta trasparenza. E che sarebbe stata data la precedenza a quegli animali che erano rimasti disoccupati quando gli umani avevano iniziato a usare le macchine. E chiarirono che nessuno dei dirigenti si sarebbe mai azzardato a pilotare quelle assunzioni per favorire un parente o un animale amico. Nell’istante in cui l’oratore finì di parlare, nella stalla si sentì uno strano brusio misto a malcelate risate. Alcuni animali avrebbero fatto a meno di quel grigio progresso, perché pensavano che la salute veniva prima di tutto. Ma ce n’erano altri che pur di portare da mangiare ai propri lattonzoli avrebbero corso il rischio di respirare l’aria marcia di quelle ciminiere. Ed erano proprio questi gli animali più confusi e indifesi, che poi corsero a prendere una penna dalla coda della Gallina Maddalena e la intinsero nell’inchiostro per scrivere un curriculum da allegare alla domanda di assunzione. Indifesi perché non seppero mai il motivo della loro non-assunzione. Confusi perché ci sperarono fino alla fine. Forse ci stanno ancora sperando… E poi c’era un altro gruppetto di animali… quelli che non erano riusciti a contenere una grassa risata… quelli a cui tutto era stato ben chiaro sin dall’inizio… quelli che sapevano già che quelle industrie avrebbero garantito solo il benessere dei pochi che comandavano (o magari di qualche loro figlio, o nipote o amante), costruito sulle spalle dei tanti che lavoravano, e che lì respiravano… quelli che nemmeno per un istante avevano pensato che su quelle assunzioni una cosa soltanto avrebbe fatto la differenza… una cosa praticamente sconosciuta a tutti quelli che comandavano: la meritocrazia. E allora non gli rimaneva che farci su una bella risata. La stessa cosa che rimane a tutti noi. A quasi tutti noi… P.S. Quel genio di George Orwell si starà contorcendo nella tomba…


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