- Casali Montella -
CENNI STORICI
Arroccato su un colle e circondato dai boschi del Monte Aquilone, Longone Sabino sorge in una zona considerata tra le più belle dell’Alta Sabina,a metà strada tra le Valli del Salto e del Turano. L’origine del toponimo deriva probabilmente dall’aggettivo latino “longus”; la vicinanza della antica via Cecilia e il ritrovamento nel territorio circostante di numerosi reperti d’età romana, inducono a pensare che su quest’area sorgesse un presidio romano, anche se l’assetto del paese, protetto da mura e attraversato da vicoli stretti e tortuosi, e le prime notizie storiche certe risalgono al periodo medioevale. Fondato probabilmente nel corso della seconda metà del X secolo, Longone fu in origine proprietà dell’Abbazia di Farfa, per poi passare sotto il controllo dell’importante Abbazia di S. Salvatore Maggiore, fondata nel 735 dai alcuni monaci benedettini che estesero in breve tempo la propria signoria territoriale tra le vallate del Salto e del Turano. Le mura del castello di Longone delimitavano una circonferenza ellittica di tre chilometri che racchiudeva una superficie, a fuso di acropoli, di circa tre ettari. Quella Rocca fu rifugio di monaci e abati durante le invasioni saracene e più tardi, nel XIV e XV secolo, residenza degli Abati-Conti Mareri. Nel 1282 gli abitanti di Longone e degli altri castelli dipendenti da S. Salvatore Maggiore, istigati dai reatini, assalirono e saccheggiarono l’Abbazia e passarono sotto la giurisdizione del Comune di Rieti.
I monaci di San Salvatore ricorsero allora al Pontefice Clemente V, che ordinò al Comune di Rieti di restituire all’abbazia i castelli usurpati, nominando il Re di Sicilia Roberto D’Angiò “defensor” della stessa. Tornato sotto il controllo dell’Abbazia, Longone ne seguì le vicende nel corso dei secoli diventando, a partire dall’XI secolo, sede estiva degli abati “Commendatari”. Nel 1817, anno in cui venne riorganizzato lo Stato della Chiesa, Longone fu annesso al feudo di Roccasinibalda, mentre raggiunse l’autonomia nel decennio successivo. Nel 1863 il consiglio comunale ottenne, per Regio Decreto, il titolo di Longone di S. Salvatore Maggiore. Quando nel 1927 venne costituita la Provincia Reatina, al termine Longone si aggiunse il generico Sabino, per distinguerlo da Longone al Segrino, in provincia di Como. Di particolare interesse è il rituale celebrato ancora oggi il 26 settembre – giorno della festa patronale dei Santi Cosma e Damiano - quando al tramonto tutte le luci vengono spente e dalla chiesa dedicata ai due santi si snoda lungo le vie del borgo una processione illuminata solo dalla luce delle candele. Contemporaneamente su un colle vicino, vengono accese alcune fascine di ginestre dette “foconi“; il suggestivo rituale – che si dice derivi da antichi riti sabini - simboleggia l’estremo desiderio di avere ancora la luce dell’estate da poco terminata. Roccaranieri è un piccolo borgo medievale facente parte del comune di Longone Sabino, in provincia di Rieti, nella
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regione Lazio. La frazione o località di Roccaranieri dista 6,65 chilometri dal medesimo comune di Longone Sabino di cui essa fa parte. Del comune di Longone Sabino fanno parte anche le frazioni o località di Case sparse, Fassinoro, I Trampani, San Silvestro, Trampani. La frazione o località di Roccaranieri sorge a 708 metri sul livello del mare, arrampicata su un costone roccioso che domina un’ampia vallata ricoperta da una fitta vegetazione boschiva che crea un panorama mozzafiato ed ospita una grande varietà di essenze arboree nonchè di specie animali. Non mancano nel sottobosco, a volte fitto ed intricato, a volte più diradato dalla presenza di animali al pascolo, l’agrifoglio ed il pungitopo. Notevoli anche le fioriture, dal ciclamino al bucaneve, per finire a molte orchidee spontanee, di cui i Monti Sabini, sia nel settore settentrionale che in quello meridionale dei Monti Lucretili, costituiscono uno degli habitat più favorevoli. La presenza di luoghi difficilmente accessibili, e l’istituzione di rifugi faunistici, ha permesso alla fauna di conservare alcuni lineamenti caratteristici e la sopravvivenza di specie altrove rare. Numericamente rilevante è senza ombra di dubbio il cinghiale, che nei boschi di querce trova non solo rifugio ma anche abbondante nutrimento, spingendosi comunque anche al limite dei coltivi e dell’abitato. Rarissimo è invece il Lupo appenninico la cui presenza è dovuta a qualche piccolo branco
di pochi individui: animale quasi leggendario, da a questi luoghi il fascino dell’avventura e riporta alla mente tempi remoti. Non mancano lepri e volpi, ma più interessanti sono senza dubbio l’istrice, il tasso e il gatto selvatico, presenti anche se in numero non rilevante. Scoiattoli, donnole e ricci, popolano i boschi, insieme a numerosi uccelli di macchia e di bosco: ghiandaia marina, occhiocotto, verzellino, canapino, picchio verde e picchio rosso maggiore, cincia, civetta, allocco e barbagianni. Non mancano rapaci significativi, come la poiana, lo sparviero, il nibbio bruno e il gheppio. Una attenta e paziente osservazione permette di vedere gran parte di queste specie, ma in mancanza di una osservazione diretta, ci si può accontentare delle numerose tracce che gli animali lasciano del loro passaggio e della loro presenza.
fonti: www.comune.longonesabino.ri.it www.comune.montesangiovanniinsabina.ri.it
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L’ACCESSO ALLA PROPRIETA’
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IL BOSCO
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LA VALLATA
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