Un italiano a Notre Dame (112 Emergencies)

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SAPEURS POMPIERS DE PARIS VOLONTARIATO EMERGENCIES

A 22 anni la domanda di Brice Cappelletti da volontario fu accantonata dal Comando dei Vigili del Fuoco di Varese, desideroso di aiutare il prossimo voltò il suo sguardo verso la Croce Rossa. Due anni più tardi, dopo una rigida selezione, venne reclutato in uno dei corpi di pompieri più preparati al mondo, la Brigade Sapeurs Pompiers de Paris. È stato uno dei primi a giungere sul devastante incendio di Notre Dame che ha tenuto incollati agli schermi i cittadini (e i pompieri) dell’intero globo ■ di Antonio Ascanio Mangano*

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on sempre tra vicini di casa i rapporti sono basati sulla cordialità e anche coi parenti più stretti le relazioni non sono costantemente idilliache. Quelli d’Oltralpe li chiamiamo cugini più per convenzione che per reale affetto:

tra un urlare “dateci indietro La Gioconda!” e la minaccia d’inventariare le opere sottratte da Napoleone; anche sul campo di calcio le due squadre si sono alternate nel dominare la scena e – pur avendo vinto 18 partite su 37, con 10 pareggi – per trent’anni gli azzurri non sono riusciti a prevalere sui francesi. Mitterand

che diceva d’amare l’Italia per via dei paesaggi incantevoli (ma anche per le donne) e per la cultura, non amava molto Craxi pur socialista anch’egli. Tra l’eterno antagonismo tra Champagne e Franciacorta, Gorgonzola e Roquefort, nemmeno una premiere dame piemontese (modella di Versace) è riuscita a farci superare le

■ Il gallaratese Brice Cappelletti, classe 1990, dal 2014 in forza alla Brigade Sapeurs Pompiers di Parigi

battute sul bidet. E in fatto di pompieri? Scala Italiana (uno dei pochi corpi al mondo a usarne ancora di legno) contro scala (a sfilo) d’alluminio; un unico corpo nazionale di Stato (il nostro CNVVF) contro un sistema (molto più capillare) basato sulle province e sui municipi ma anche e soprattutto sul volontariato. Poi c’è l’ingegno all’italiana che ci porta a trovare soluzioni pur in assenza delle attrezzature ad hoc, dall’altra un sistema di comando e controllo almeno un filo invidiabile. Ma con la BSPP, signori, non c’è storia…anche se “noi” non avremmo atteso il twit di The Donald (Sic!) per far partire, quantomeno, gli elicotteri col “Bambi Bucket” o declassare almeno un aeroporto per far uscire un “Dragon X 8”. Basti pensare all’incendio del Teatro La Fenice, dove l’eroico pilota Roberto Tentellini sganciò 222 benne d’acqua per cinque ore consecutive, in piena notte e con vento a 15 nodi. Era il 1996 e una tale impresa non fu più (fortunatamente) ripetuta, nemmeno nell’incendio che distrusse la Cappella del Guarini - l’anno successivo a Torino - e dove

«Fin da subito la strategia è stata comunicata, a cascata, a tutti gli intervenuti impensabile estinguere fiamme di tale violenza a oltre 90 metri d’altezza – preservare la struttura in marmo ed evitare che il fuoco raggiungesse le due torri campanarie»

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Un italiano a Notre Dame

un temerario funzionario dei VVF s’improvvisò Thor imbracciando la mazza da 5 chili per sfondare la teca (antisfondamento) che conteneva la Sacra Sindone. Il prezioso drappo venne “salvato” – dopo minuti e minuti di sudore, lacrime e sangue (per via delle schegge) – sotto una pioggia torrenziale dovuta alle lance aperte anche dentro alla Cappella. Nel 2000 – pivello pompiere volontario – mi trovavo nella capitale francese per un viaggio di lavoro e presentatomi alla porta carraia dell’Etat Major della Brigade Sapeurs Pompiers de Paris, una giovane recluta m’accompagnò a visitare la caserma e m’illustrò mezzi e attrezzature: avevano già gli autorespiratori integrati nei sedili dell’autopompa – per dire – conservo una maglietta polo (già usatissima) scambiata con una mia (terribile) verde-oliva a girocollo VF. Dopo quasi vent’anni sono “i social” – in particolar modo un gruppo Facebook di tecniche antincendi – a farmi conoscere Brice (Bris) Cappelletti, classe 1990, papà del varesotto e mamma normanna. Chiusasi (in faccia) la porta dell’ufficio personale dei VVF di Varese, dove sarebbe entrato come volontario, non s’è dato per vinto ed è stato arruolato alla BSPP: un corpo militare che, insieme al BMPM (Batallion Marins Pompiers de Marseille), è considerata l’élite

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Mi pare di capire che il pallino del pompiere tu l’abbia sempre avuto, è vero che sei finito in Francia perché in Italia hai trovato solo porte chiuse? Proprio così, mi presentai al Comando dei VVF di Varese con la mia bella domanda compilata, l’addetto all’ufficio non ne volle sapere e mi disse che la presentazione dovesse avvenire esclusivamente via posta ordinaria. Spedito il plico, dopo qualche mese, tornai al comando per capire a che punto fosse la trafila e il capo ufficio mi cacciò: “Ho tante cose da fare piuttosto che badare

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già messo il naso oltralpe e, visto anche che l’86% degli interventi della BSPP riguarda casi di soccorso a persone, decisi d’accedere alla CRI di Legnano come volontario, desideravo mettermi alla prova: turni, stress, feriti, situazioni difficili; fu una bella esperienza formante anche dal punto di vista umano e delle amicizie.

■ Antonio Ascanio Mangano autore dell'articolo

alla tua domanda da volontario!”. Rimediai un’umiliazione anche dinnanzi alla mia ragazza d’allora che m’accompagnò. Capisco, anche se non ritenevo Varese uno dei comandi più oberati di lavoro (anche amministrativo) della penisola, ma poi come andò? Fui costretto a desistere ma avevo

Ma dalla CRI di Legnano a Soldat du Feu il passaggio non mi pare così immediato, che formazione hai e che formazione hai dovuto seguire al fine d’esser poi ammesso? Sono diplomato all’ITC Enrico Tosi di Busto Arsizio, nell’ottobre 2011 mi recai a Nizza dove esiste un centro di reclutamento dell’esercito e dissi che avevo intenzione d’arruolarmi alla BSPP . Anche i francesi non furono molto accondiscendenti: “Ma lei cosa crede? Che le basti una doppia cittadinanza, ce l’ha una carta d’identità francese?”. Beh, non l’avevo ancora ma non mi diedi per vinto: mi trovai intanto un lavoro in un’azienda di trasporti internazionali al fine di mettere da parte un gruzzolo che servisse per la mia formazione. Così m’iscrissi ad una scuola privata di Lione che serve proprio a preparare ai test d’ammissione per pompieri militari e civili, furono nove mesi di studio e preparazione fisica. Partecipai alle selezioni della Brigade, venni ammesso e infine, il 4 agosto 2014, iniziai la mia formazione. Si dice che sia una preparazione molto dura, è vero che dovete fare la planche (1) (con DPI indossati) tutti i giorni che montate di servizio? È anche vero che si scende dall’autopompa ancora relativamente giovani? Quanti turni fai in un mese? La scuola dura 4 mesi, a tempo pieno e con pernottamento, include: esercizi di logica, matematica, lingua francese. Poi percorso militare (incluso NBCR), trazioni, piscina, esercizi

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mondiale dei pompieri. Brice (col grado di Sapeur di Prima classe), era in servizio – proprio alla caserma Champeret, sede dell’Etat Major che visitai – la sera che s’incendiò Notre Dame e ha accettato volentieri di rilasciare un’intervista a 112 Emergencies.

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motivazionali ma anche POS (Procedure Operative Standard) e prevenzione incendi. Fin dal corso di base t’insegnano ad avere sempre una visione d’insieme dell’intervento, anche se sei relegato ad un piccolo settore o ad una mansione semplice, reputo questo un punto di forza. La mia formazione iniziò il 4 agosto e si concluse il 4 dicembre 2014 (Santa Barbara, patrono dei pompieri, coincidenze NdR), ero una delle reclute più “anziane” 24/25enne. Si, la planche è uno degli esercizi pressoché quotidiani ma dipende dal capitano che può decidere di fare manovre, ginnastica o altro; ah la planche la fa anche il capitano ovviamente. Ci sono diverse tecniche per farla, con i due avambracci, con uno alla volta, poi i nuovi Nomex arancio non hanno il grip sui gomiti ma volendo si riesce ad arrampicarsi ugualmente. In merito all’età, più si fa carriera,

prima si smette di ‘fare le partenze’ ma ho visto anche pompieri di 42 anni ancora sul camion, con 20 anni di cassetta. Si fanno da 9 a 15 turni in un mese ma occorre essere molto flessibili: i turni sono da 48 ore, se ne fanno anche da 72, si consecutive. Tutti i pompieri hanno un proprio “big one” – un evento che ricordano particolarmente o che li ha messi a dura prova, anche emotivamente – tu hai avuto la “fortuna” d’essere a Notre Dame, immagino sia stato il tuo “big one”. Quello alla cattedrale è stato un incendio enorme, spettacolare e con un ovvio risalto mediatico internazionale ma no, il mio “big one” fu un altro: era la notte del 22 agosto del 2017, un incendio s’era sviluppato all’interno d’un palazzo di sei piani – nel 17° arrondissement – dopo aver devastato il piano terra,

le fiamme si svilupparono sino al 5° piano per poi raggiungere l’ultimo e, infine, il tetto. Venticinque minuti serrati in mezzo alle fiamme, una scala a chiocciola in legno unica via d’accesso al sesto piano; scoppiò anche una manichetta e il vapore c’investì. Partecipammo in 150 pompieri, una donna restò gravemente ferita e due colleghi solo leggermente. Ecco, al momento, è questo l’intervento che m’ha messo duramente alla prova. Entriamo però a Notre Dame ora, i nostri lettori saranno curiosi, dopo tutto ciò che s’è sentito sui media o letto. Ero in turno dal mattino e m’era toccato il camion (l’APS NdR), la giornata era iniziata con attività fisica e manovra d’incendio, poi interventi di routine. Nel tardo pomeriggio eravamo rientrati da poco da una fuga di gas e mi tro-

Note: (1) ideata nel 1985 dalla BSPP, l’esercizio della planche era conosciuto inizialmente come un test; pratica mutata e divenuta poi un passaggio obbligato per l’addestramento dei pompieri di Parigi. Fabbricato in legno di quercia, il ripiano è fissato a 2 metri e 40cm dal suolo, uno spessore di4/5 centimetri, un metro di larghezza e 1,30 di profondità. Il pompiere che non riuscisse ad arrampicarvisi (con completo antifiamma indossato), sarà dichiarato inabile a uscire in intervento. L’obiettivo è sapere se il personale è capace di risollevarsi, con la sola forza delle braccia, in caso di scivolamento da un tetto o crollo d’un pavimento. Più che una prova fisica o una tradizione, la planche stabilisce una sorta di diritto d’uscita per i sapeurs pompiers. Nel 2012 un pompiere della Regione del Rodano batté il record del mondo di “montée de la planche” eseguendo ben 314 trazioni! (fonte: defense.gouv.fr)


S’è parlato di un primo allarme, 20’ prima, che fu “trascurato”, ti risulta? E’ poi è verosimile che operassero 400 pompieri? Che si siano inclusi nel conteggio anche gli avvicendamenti? Ti risultano vi fossero anche dei volontari? Ho sentito anch’io questa cosa ma non è mai arrivato un primo allarme al 18/112 e poi un secondo: la cattedrale, per via del cantiere, era presidiata da un servizio antincendi privato e so per certo che v’erano dei rivelatori di fumo collegati ad un impianto d’allarme. Servizio connesso con una centrale opera-

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«Trenta pompieri si trovavano proprio sul primo livello delle torri a difendere le strutture di legno che sorreggono le campane, anche la caduta d’una di queste avrebbe messo a repentaglio la stabilità dell’edificio» tiva privata, non coi pompieri: può darsi che gli addetti abbiano preferito fare una controprova prima d’attivare i soccorsi. 400 è un numero assolutamente veritiero se conti che la sola Città di Parigi ha 40 caserme di pompieri, poi ce ne sono altre 38 fuori dalle cerchia, parliamo di 8.500 pompieri di cui 2.100 di servizio ogni giorno, e – se conti che sono stati attivati anche i departments SDIS (Service Departmentale Incendie e Secourse), diciamo provinciali - si fa in fretta a far quattrocento. Non so dirti se

vi fossero volontari ma è del tutto plausibile, anche perché gli SDIS hanno caserme rette da soli SPV (Sapeurs Pompiers Volontaires) e non c’è alcuna differenza tra una squadra ‘professionelle’ e una volontaria: se dai l’operatività sei inquadrato nel dispositivo di soccorso, punto. Entriamo nel vivo delle operazioni, immagino regnasse il caos almeno nelle prime fasi, in tanti avranno imbracciato le lance. Certo tutti avremmo voluto essere in prima linea, bramavamo ovvio, ma sarà anche per la formazione militare ricevuta, siamo rimasti ligi nel dedicarci al compito assegnato. C’erano 3 PC tattici (le nostre UCL – Unità Comando Locale NdR): fin da subito la strategia è stata comunicata, a cascata, a tutti gli intervenuti - impensabile estinguere fiamme di tale violenza a oltre 90 metri d’altezza – preservare la struttura in marmo ed evitare che il fuoco raggiungesse le due torri campanarie. Trenta pompieri si trovavano proprio sul primo

livello delle torri a difendere le strutture di legno che sorreggono le campane, anche la caduta d’una di quest’ultime avrebbe messo a repentaglio la stabilità dell’edificio. Inizialmente s’operava anche all’interno della chiesa ma – dopo la caduta della guglia col parziale crollo della volta – s’è preferito lasciare all’interno il solo “robot” (il Colossus NdR). Alla vostra “partenza” che compito era stato assegnato, qualcosa di particolarmente provante? Alla mia squadra è stato attribuito un compito solo apparentemente secondario: gli idranti – che controlliamo noi stessi pompieri nel tempo “libero” muovendoci in bicicletta o in monopattino – hanno assolto perfettamente al proprio compito, tra l’altro a Parigi c’è un idrante ogni 200 metri, ecco anche perché le nostre “APS” non superano i 2.000l di capienza e si spiega anche la presenza dei dividoir (sono quei grossi rocchetti agganciati sul retro delle autopompe e movibili su ruote NdR). Ad un certo punto, quella sera, gli idranti non davano più la giusta pressione (a causa della notevole richiesta d’acqua) e noi ci siamo occupati di pescare acqua dalla Senna, con diverse motopompe; acqua che veniva poi convogliata (con manichette da 110mm) ad un camion FMOGP (Fourgon Mousse Grande Puissance, Furgone Schiuma Alta Potenza). Questo mezzo speciale rilanciava l’acqua a grande altezza (a 10 BAR) per alimentare, appunto, quei mezzi d’elevazione tridimensionali che si vedevano anche in TV o sui social. Tutti gli sforzi sono stati profusi verso l’unico intento di salvare la struttura della cattedrale, il tetto era stato dato subito per perduto e la strategia mesa in atto ha fatto si che alle 4:30 l’emergenza potesse venir dichiarata conclusa.

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vavo nei pressi del centralino. Vidi il monitor a muro che s’iniziava a riempire di nuovi interventi, suonò anche l’allarme per la mia squadra: Rue du Cloitre Notre-Dame, lì c’è un museo, non sapevamo stesse bruciando proprio la Cattedrale. Già da Place de La Concorde notammo un’alta colonna di fumo e, quando poi entrammo nella via, le fiamme si stavano già levando dal tetto di Notre-Dame.

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Insomma Brice, sei un pompiere della BSPP, chi chiederebbe di più! Il tuo futuro è ormai assicurato all’interno della Brigade, congratulazioni. Cosa ti senti di suggerire ai nostri giovani che fremono per il posto da vigile del fuoco (permanente) in Italia? Non è affatto così, alla Brigade s’accede con contratti a termine di 5 anni, il mio scadrebbe il 4 febbraio del prossimo anno ma ho già fatto due concorsi – qui devi superarne due, uno regionale e uno provinciale – e da giugno lascerò la BSPP ed entrerò nell’organico del SDIS nel Nord a confine con il Belgio, a Lille per l’esattezza. Si comincia un nuovo percorso, ci sarà gente più preparata e anziana di me e dovrò dare il meglio; non basterà venire dalla capitale, anzi! Ai futuri colleghi Italiani suggerisco di tentare di entrare come volontari come primo approccio, aspettando l’apertura di un concorso. Potrete così maturare al fianco dei colleghi più anziani e guadagnare in esperienza aspettando il bando di un concorso. Per quelli più motivati e che desiderano mettersi in gioco

suggerisco di provare a vedere le alternative all’estero, soppesando i pro ed i contro. Non sono l’unico italiano entrato nella professione all’estero, ma questo tipo di scelta implica notevoli sacrifici. Detto ciò a ciascuno il proprio percorso per realizzare il proprio sogno. Bonne chance a tutti i futuri colleghi! [*] Autore dell’articolo. Per oltre 15 anni soccorritore sanitario nelle Misericordie, tra i fondatori del gruppo di Protezione Civile della Misericordia di Arese e tra gli organizzatori di un’imponente esercitazione nel 1992 (Lombardia Emergenza II); più tardi capo equipaggio presso la consorella di Segrate. Dal 1999 è iscritto negli elenchi del personale volontario del CNVVF, dal 2007 è capo squadra e presta servizio a Inveruno, nel milanese. È giornalista iscritto all’albo dei pubblicisti, ha collaborato con testate locali e con il QN - il Giorno, ed è stato direttore dell’organo ufficiale dell’ANVVFV. Cura da oltre 10 anni un account twitter @pompieri ed una pagina Facebook (pompieri.vfv) che trattano argomenti inerenti attività pompieristiche e di soccorso in genere. La sua attività lavorativa principale è gestire il patrimonio immobiliare per conto d’una Società di Real Estate.


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