MY Yashica Brand Magazine

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cose che potresti fare

EVENTO DEL MOMENTO

COLOR RUN SBARCANO SU GOOGLE

POKÉMON VIAGGIO NEI LUOGHI DEI

CARTOON GIAPPONESI


MY Italia Supervisione editoriale: Marco Cattaneo Direttore responsabile: Marina Conti Caporedattore: Daniela Manzoni Redazione: Antonio Canu Arianna Danesi Grafica e layout: Filippo Attanasio Giovanni Berbellini Samuel Da Cruz Ferreira Pubblicità: Bovisa & C. S.p.A. via Durando, 90 – 20139 Milano tel. (02) 49822736 - fax (02) 49823183 Gruppo Editoriale Splinter Masters Redazione MY Italia via Durando, 90 – 20139 Milano tel. (02) 49822736 - fax (02) 49823183 mail: redazionemy@italia.it facebook: http://www.facebook.com/myitalia twitter: @myitalia Politecnico di Milano Scuola del Design - Corso di Laurea Design della Comunicazione Sez. c1 a.a.2014/2015 Splinter Masters: Attanasio Berbellini Canu Da Cruz Ferreira Danesi


Rallenta. Hai mai pensato che forse la felicità risiede nei piccoli gesti quotidiani? Nelle piccole gioie, che sono alla portata di tutti ogni giorno, ma che non siamo più abituati a cogliere? Il segreto è fermarsi. O meglio soffermarsi. Soffermarsi sui particolari che non vede più nessuno. Il segreto è ridere. Ridere subito. Perché tra due secondi non farà più ridere. Il segreto è buttarsi. Buttarsi alla cieca. Pensare troppo reprime le migliori iniziative. Il segreto è uscire. Fuori di casa! Attraverso le persiane chiuse non passa la luce. Il segreto è giocare. Tornare bambino. Lo sappiamo tutti che nascondi Risiko sotto il letto. Il segreto è rilassarsi. Hai un divano. Il modo migliore per terminare una giornata faticosa. Il segreto è divertirsi. Togliti il broncio. I musi lunghi sono scomodi quando ti devi vestire. Il segreto è ricordare. Cogliere i momenti. Catturali e portali sempre con te.


INDICE 06

VIAGGIO NEI LUOGHI DEI CARTOON GIAPPONESI

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VIAGGIARE IN INTERRAIL

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THE COLOR RUN: DAGLI USA A MILANO

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GOOGLE MAPS POKÉMON CHALLENGE

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GIRO AL LAGO DI VARNA

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BLABLACAR: 9 REGOLE PER UN VIAGGIO PERFETTO


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COSA ORDINARE AL GIAPPONESE

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IL PRIMO ANNO DI MAYA

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PHOTO MARATHON



VIAGGIO NEI LUOGHI DEI CARTOON GIAPPONESI


UN TOUR PER SCOPRIRE IL GIAPPONE ATTRAVERSO IL DISEGNO ANIMATO Fino a non sapere più dove sia il confine, perché se il mondo reale riappare nei cartoon, anche i cartoon sono sbarcati nella realtà della vita quotidiana giapponese. Uno dei film che meglio ha riprodotto i veri luoghi del Giappone è Una lettera per Momo, di Hiroyuki Okiura. Racconta di una ragazza che si trasferisce con la madre in un paese sul mare e che grazie all’aiuto di tre buffi spiriti, vivrà avventure che la faranno maturare. Il film è ambientato sull’isola di Osakishimo, nel mare interno di Seto, con un disegno che riproduce quasi fotograficamente i luoghi reali. Durante la preparazione del film il regista a la sua troupe hanno fatto un lungo viaggio tra le isole, per capirne le atmosfere e riprendere con la videocamera ogni cosa. Dice il regista: «Abbiamo riprodotto fedelmente i luoghi, le case, la ambientazioni e i più piccoli particolari: anche il pavimento del ponte del vaporetto. Abbiamo preferito raccogliere informazioni concrete insomma...». E per chi fosse tentato di organizzare un tour in quelle zone, aggiunge: «Durante il mio viaggio ho avuto modo di scoprire la gentilezza della gente del luogo. So che suona banale ma ogni volta che mi trovavo in difficoltà, qualcuno mi dava una mano».


Inedito in Italia e nei cinema il 13 novembre, Wolf Children è l’ultimo capolavoro di Mamoru Hosoda, considerato da molti “l’allievo prediletto di Miyazaki”. Hosoda si può considerare parte di una “New Wave” del cinema giapponese, che produce film d’animazione con tematiche piacevoli per gli adulti ma anche per i bambini. Il film inizia con una storia d’amore che presto si rivelerà speciale: lui è un uomo lupo. Il regista è tornato nel suo paese di nascita, Kamiichi nella prefettura di Toyama-ken. «I panorami e lo stile di vita bucolico della zona sono rappresentati nella maniera più veritiera possibile: la vecchia casa, l’agricoltura, i boschi». Hayao Miyazaki è il regista più famoso ad oggi nel mondo dei cartoni animati giapponesi. Suoi La Città Incantata (con cui ha vinto l’Oscar nel 2003), Il Mio Vicino Totoro, e, appena passato dalla sale italiane, ma realizzato negli anni Novanta, Kiki, consegne domicilio. Miyazaki è stato il regista che è riuscito a sdoganare il cartoon giapponese all’estero,


reinventando uno stile: al posto della violenza ha dato spazio a tematiche come l’ecologia, il rispetto della natura, infondendo nelle sue storie un senso di bontà e rispetto che ci fa uscire dal cinema felici. Ha sempre dedicato particolare attenzione e cura alle scenografie e alle ambientazioni. Per esempio, a proposito di Heidi, serie di cui Miyazaki è stato sceneggiatore e ideatore, vi siete mai chiesti come avesse fatto un gruppo di giapponesi a ricostruire così bene la vita di montagna? L’intera troupe andò a vivere nelle Alpi per studiare le location. Seguendo Miyazaki, se vi siete innamorati del villaggio di pescatori guardando Ponyo Sulla Scogliera allora la vostra meta è Tomo-no Ura, un piccolo porto che mantiene ancora l’architettura e la tipologia di vita di un paesino del perodo Edo. Si trova a pochi chilometri da Fukuyama, sulla costa del Mare Interno di Seto. Mentre la location magica, del film La Città Incantata è Dogo-onsen, il centro termale più antico del Giappone, nella città di Matsuyama sull’Isola di Shikoku.


Nessuno in Italia si può immaginare quanto il mondo dei cartoon abbia influenzato la vita degli adolescenti giapponesi. Gli Otaku sono le persone che vivono una vita reale modellata su quella dei fumetti, per non parlare del fenomeno dei Cosplay, appassionati di cartoni che si vestono come i loro eroi durante enormi raduni. In Giappone il raduno più importante è il TAF, Tokyo Anime Fair, mentre a Parigi a luglio c’è il Japan Expo che accoglie un grande numero di persone. È un fenomeno spontaneo, non è dettato da logiche di business e commerciale e sociologicamente ha spunti molto interessanti.



VIAGGIARE CON


Uno zaino, un sacco a pelo, qualche mappa, un taccuino, una macchina fotografica. E via, senza tanti programmi. Un puntino rosso che si perde sulla cartina d’Europa. Una particella che scivola tra i rivoli della rete ferroviaria europea, ecco cosa sei. Un mito che resiste da generazioni. Qualche tappa fissa, certo: la città che avresti sempre voluto visitare (Berlino? Stoccolma? Lisbona?), la meta simbolica che ti attrae da secoli (Capo Nord? Granada? Istanbul?), il parco naturale dei tuoi sogni (Abisko? Tarta? Plitvice?) oppure un mare improbabile. Che so, ti dici: «Voglio fare il bagno nel Mar Baltico». Rimedi un costume e parti, direzione Danzica. Coraggio e voglia d’avventura: non serve altro. Il biglietto da sé offre la possibilità di andare ovunque con poco, in treno e in nave, ad esempio con il celebre traghetto Stoccolma-Helsinki


o attraverso i collegamenti marittimi in Grecia – tutto compreso in un unico biglietto valido in tutta Europa. È un low-cost, ma non è un low-cost: costa poco, ma si può comprare in stazione, allo stesso prezzo, cinque minuti prima della partenza. Il ritmo di viaggio è insieme lento e spedito: se da un lato si può cambiare città da un giorno all’altro, tendendo quindi a esplorare molti luoghi senza soffermarsi a lungo, il treno, a differenza dell’aereo, favorisce osservazione (godersi un paesaggio dal finestrino è molto più di un film al cinema) e socializzazione. Inoltre, nessuno vieta all’interrailer di fermarsi più del previsto in un luogo, se dovesse sentire di farlo. È sufficiente una vaga idea sull’inizio e sulla fine, perché il durante verrà da sé, costruito via via, a ogni passo, in ciascun chilometro di rotaie percorso.


Un durante che sarà una sorpresa continua, soggetto a decisioni repentine, scatti improvvisi verso un binario, consigli di un viaggiatore incontrato in ostello, ispirazioni del momento. Si arriva un giorno in un luogo senza sapere dove si finirà il giorno successivo. L’essenza dell’InterRail si concentra in questa libertà. Un approccio che sovverte totalmente i dettami consumistici dell’all-inclusive, dell’ultra-comfort, e dei pacchetti viaggio preconfezionati che spesso si rivelano incubi ad aria condizionata. Chi l’ha provato, descrive il suo primo interrail come l’esperienza più intensa della propria vita. Un rito d’iniziazione, a ogni età. Un susseguirsi di immagini, suoni, odori, volti e luci. Un’impresa che lascia il segno. Materiale su cui commuoversi.





DAGLI USA A MILANO Sabato 6 settembre, nei pressi dello stadio San Siro di Milano, si è tenuta un’intera giornata all’insegna dello sport, intrattenimento e tanto colore: The Color Run. Dalle 10 fino alle 20.30, circa 19.000 persone si sono riunite per trascorrere insieme un sabato divertente, ma anche stimolante, per mettere alla prova i propri limiti sportivi, dato che bisognava percorrere, correndo, un tragitto di 5 chilometri. La giornata sembra ideale, con sole e caldo come non si erano mai visti a Milano dall’inizio dell’estate. Col trascorrere del tempo, aumenta il numero della gente che si dirige al Check In per rifornirsi di maglietta (completamente bianca), borsa, gadget di ogni tipo, per prepararsi al meglio all’evento. Lo scopo della corsa è quello di partire bianchi e puliti, e arrivare al traguardo felici e colorati! Dato il gran numero di partecipanti e l’evento sold out, i corridori, dalle 16.30, partono divisi


in gruppi ogni 10 minuti, intrattenuti dalla musica dance e da un ospite speciale, uno dei simboli dello sport italiano, il colosso della pallavolo Luigi Mastrangelo. Partiti! Il percorso è semplice e relativamente breve, costituito da 5 tappe, una per ogni chilometro, dove i partecipanti vengono riempiti di un colore diverso da bambini, ragazzi e parte dell’organizzazione! La corsa dura poco, anche per chi percorre il tragitto camminando, ma la festa non è ancora cominciata; una volta giunti al traguardo, la piazza è gremita di bancarelle di mele, succhi di frutta, aperitivi, e ai partecipanti vengono offerte bottigliette d’acqua per rinfrescarsi e bustine di colore per divertirsi ancora. Una volta rigenerati, la gente si dirige sotto il palco, si diverte immersa in un mare di colore, balla al ritmo di musica, viene intrattenuta da ragazzi dello staff, ballerini, dj, fotografi che immortalano l’evento, sponsor, e la compagnia di Mastrangelo, affiancata da quella di una bandiera nazionale, orgoglio sportivo del Bel Paese, la leggiadra farfalla del pattinaggio artistico

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su ghiaccio Carolina Kostner! Insomma non c’è che dire, la giornata perfetta sotto ogni aspetto, ricca di intrattenimenti, sport, compagnia, festa, il tutto all’insegna di un’unica parola: colore, colore, colore! The Color Run è nata negli Stati Uniti a Gennaio 2012 come un evento per promuovere il benessere e la felicità e fare in modo che tutti possano divertirsi e partecipare ai “5km più divertenti sul pianeta”. Presente in più di 30 Paesi e in 170 città nel mondo, ha raccolto la partecipazione di diversi milioni di persone. Dopo aver ritirato presso l’apposito stand tutto l’occorrente, i partecipanti si recheranno alla linea di partenza, dove, dopo aver udito il segnale del via inizieranno la corsa. Ad ogni km del percorso incontreranno delle “zone di colore” dove degli addetti provvederanno a cospargerli di polveri colorate composte al 100% da prodotti naturali – un grande divertimento! I principi fondamentali della Color Run sono la condivisione e la felicità, sia per i grandi che per i più piccoli.




Bruno Mars: 15 curiosità “Friends” compie vent’anni “I sogni segreti di Walter Mitty”

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BRUNO MARS: 15 CURIOSITÀ

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runo Mars è stato scelto per esibirsi durante il seguitissimo intervallo del Super Bowl 2014. Una grande responsabilità

dopo il successo delle precedenti edizioni che hanno visto salire sul palco Madonna e Beyoncé. E lui è riuscito a fare addirittura meglio, superando i 115 milioni di spettatori incollati alla tv durante la sua performance. Il cantante, reduce da un 2013 che l’ha visto brillare nelle classifiche di tutto il mondo grazie all’ultimo album pubblicato - Unorthodox Jukebox - è il protagonista di questo post speciale con quale curiosità e informazione in più sull’artista.


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Il suo vero nome è Peter Gene Hernandez Bayot.

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È nato a Waikiki, nelle Hawaii.

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Non solo è un cantante di talento ma suona anche la batteria, il piano, il basso e la chitarra.

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Bruno è anche cantautore: ha scritto pezzi per BOB, Flo Rida, Cee Lo Green e Travie McCoy.

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Il suo nome d’arte “Bruno Mars” è stato ispirato dal wrestler paffuto Bruno Samartino proprio perché Bruno era un ragazzino paffuto. E Mars è arrivato perché aveva bisogno di un po’ di brio da aggiungere al suo nome e le ragazze dicevano che era uno “fuori dal mondo”. Ed ecco, quindi, Mars.

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Bruno Mars è di origine portoricana e filippina.

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Da bambino il suo soprannome era “Little Elvis”.

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All’inizio della sua carriera, Mars ha iniziato a produrre canzoni per altri artisti con il suo team di produzione, The Smeezingtons.

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Sua mamma era una ballerina di hula hoop e suo padre un percussionista.

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Bruno ama i tatuaggi! Ha una zingara sull’avambraccio sinistro, un’ancora sul suo avambraccio destro, il nome della madre sulla spalla destra e “Pete’s boy” sul suo bicipite sinistro.


“FRIENDS” COMPIE VENT’ANNI N

ata da un’idea di Marta Kauffman, David Crane e Kevin S. Bright, la serie era destinata a diventare uno dei più grandi

successi televisivi di tutti i tempi. Il soggetto ruota attorno alla vicenda di sei amici di New York, che, all’inizio del proprio percorso professionale, passano il loro abbondante tempo libero tra il divano di casa e le poltrone della caffetteria: la bella Rachel Green (Jennifer Aniston) impegnata in un eterno tira e molla amoroso con il tenero paleontologo Ross Geller (David Schwimmer); poi Monica (Courteney Cox) e Chandler (Matthew Perry) che finiranno per sposarsi; Joey Tribbiani (Matt


LeBlanc), sprovveduto attore emergente, e la stravagante Phoebe Buffay (Lisa Kudrow). Un gruppo di ragazzi neanche trentenni completamente assorbito nel proprio universo relazionale: chi l’avrebbe detto che un format così semplice sarebbe entrato nella storia della Tv? E invece nelle 10 stagioni in cui è andata in onda, la trasmissione è cresciuta anno dopo anno, facendo incetta di premi ed arrivando a tenere incollati davanti alla Tv più di 50 milioni di telespettatori per l’ultima puntata andata in onda nel 2004. Puntata dopo puntata, i sei amici hanno imparato ad affrontare insieme le ordinarie sfide della quotidianità, senza mai perdere quell’approccio estemporaneo e un po’ svagato nei confronti della vita. Dopo la chiusura della serie ognuno dei sei attori protagonisti ha preso la sua strada e lavorato, con fortune alterne, a progetti diversi. Le voci riguardo un possibile episodio speciale, in occasione del ventesimo anniversario, non hanno trovato conferma. A New York, invece, è stata costruita una riproduzione del Central Perk, il caffè dove sono ambientati moltissimi spezzoni della serie. Aperta fino al 18 ottobre ha già attirato migliaia di visitatori.


“I SOGNI SEGRETI DI WALTER MITTY” W alter Mitty: il più grande ipocrita di tutti i tempi.

Il Simulatore con la S maiuscola. Sì, perché checché se ne

dica, Walter Mitty, protagonista del film “I sogni segreti di Walter Mitty (2013) diretto da Ben Stiller e tratto dall’omonimo racconto del 1939, non è un sognatore, ma un simulatore. È un uomo dalla doppia vita. Non certo un supereroe nascosto in una cabina telefonica che indossa un mantello, ma un uomo comunissimo. Un editor fotografico con i suoi problemi, le sue paure e i suoi rospi da ingoiare e che fugge dalla realtà immaginando di essere


un eroe forte e sicuro di sé. Walter Mitty è un impiegato semplice, onesto, timido, solerte nel suo lavoro e incapace di farsi rispettare. Ecco, però, che in una frazione di secondo il viaggio del simulatore diventa reale. Dalle lande desolate della Groenlandia, fino all’Himalaya passando per l’Islanda, Walter – che nel film è interpretato dallo stesso Ben Stiller – si mette sulle tracce del fotografo che da 16 anni affida alla sua maestria foto strepitose da prima pagina. Per non perdere il lavoro, infatti, il Simulatore deve ritrovare il negativo della foto che sarà usata come copertina dell’ultimo numero cartaceo della rivista per cui lavora. E proprio in questo suo viaggio: Mitty il Simulatore diventa un Sognatore.

“CERTE VOLTE NON SCATTO, SE MI PIACE IL MOMENTO, PIACE A ME, A ME SOLTANTO, NON AMO AVERE LA DISTRAZIONE DELL’OBBIETTIVO, VOGLIO SOLO RESTARCI, DENTRO” I sogni segreti di Walter Mitty è un viaggio verso la coscienza della realtà. È come il cucchiaino colmo di zucchero di Mary Poppins che ci fa ingoiare la medicina cattiva. È un viaggio che fa riflettere. Che senso ha mostrare su Instagram la felicità e la bellezza artificiali di un attimo, se poi rinunciamo a viverle nel mondo reale? Perché come dice un irriconoscibile Sean Penn nei panni di fotografo: «Le cose belle non si mostrano».


Ma prestiamo attenzione al contrappasso! La foto da copertina che il nostro sognatore ritrova mostra la quintessenza della fotografia: l’uomo. Un sognatore che ha trovato in se stesso la forza di prendere per mano i suoi sogni. Quello di Mitty non è solo un viaggio fisico alla scoperta di terre e popoli, ma è il piĂš classico dei viaggi spirituali. Quando finalmente il negativo trova il suo reagente, avviene il miracolo: la comprensione.




GOOGLE MAPS

CHALLENGE


I POKÉMON TORNANO IN VERSIONE 2.0 GRAZIE ALLA PARTNERSHIP SIGLATA TRA NINTENDO E GOOGLE Jigglypuff, Golem, Pikachu. A diciotto anni dalla loro prima apparizione, i Pokémon tornano a imperversare. Grazie alla partnership siglata tra Nintendo e Google, i piccoli mostriciattoli tascabili hanno invaso le strade delle principali città del globo durante l’uno aprile di questo 2014. Ma per vivere un pesce d’aprile da ricordare, per gli appassionati di tutto il mondo conterà un solo risultato davvero: catturarli tutti. E, per una volta, a colpi di smartphone. Il gigante delle ricerche online ha infatti rilasciato un aggiornamento dell’applicazione Google Maps, disponibile per iOS e Android. Ma a scombinare itinerari e viaggi già fissati dagli utenti, arriveranno ben 150 Pokémon coloratissimi e sfuggenti. Questa non è certamente l’unica connessione che l’universo Pokémon presenta con la realtà. Il design delle sei maggiori regioni del mondo Pokémon - Kanto, Johto, Hoenn, Sinnoh, Unima e Kalos - sono sorprendentemente simili sia in geografia che demografia ad alcune regioni del mondo reale. Le prime quattro regioni sono basate su piccole regioni del Giappone, mentre Unima è basata sull’Area


metropolitana di New York. Infine Kalos è basata sullo stato della Francia. Mentre le località sopra citate sono destinate a corrispondere alle diverse regioni del Giappone, grande libertà è stata presa con la progettazione del loro paesaggio. Alcuni dei progettisti hanno ammesso di essersi ispirati a luoghi reali al di fuori del Giappone, in particolare nei film. Ma se i Pokémon su Google Maps rappresentano solo l’ultima trovata del famoso motore di ricerca e un simpatico diversivo rispetto all’atteso pesce d’aprile, appare sicuramente più ragionata la strategia approntata da Google sulla realtà aumentata. Come raccontato recentemente anche da Wired US, il gigante delle ricerche ha sviluppato “Ingress”, un videogame per sistemi Android, ma legato a strade e monumenti “reali”. I giocatori hanno a disposizione dei bonus da utilizzare nel videogame, ma da ottenere offline, in strada. In alcuni punti strategici delle città, indicati di volta in volta, sono stati sistemati alcuni XM (exotic matters), ovvero delle costruzioni virtuali che appaiono sullo schermo dello smartphone solo quando il telefono rileva


la presenza fisica del videogiocatore nei pressi delle coordinate giuste, attraverso la geolocalizzazione. Scattando una foto alla costruzione virtuale che spunta sulla strada e compare sullo schermo, l’utente ottiene lo sblocco di missioni speciali da affrontare all’interno del gioco. Ma nel frattempo, per sfruttare i vantaggi della realtà aumentata, è stato spinto a tornare in strada. La stessa missione speciale che attese gli appassionati dei piccoli mostriciattoli giapponesi, pronti ad essere catturati sulle strade di tutto il mondo. Offline e a colpi di smartphone.

Dalle immagini ad 8-bit fino alla realtà aumentata, 18 anni di sviluppo pokemon



ideale anche per chi vuole fare un tuffo rinfrescante.

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Una passeggiata in famiglia attorno al Lago di Varna,

Partenza: parcheggio Lago di Varna Segnalazione: Seerundweg (giro del lago) Lunghezza del percorso: 2km Tempo di percorrenza: 45min Dislivello: Altitudine: 712 m Escursione intrapresa: maggio 2014


GIRO AL LAGO DI VARNA Oggi abbiamo deciso di fare una piacevole e tranquilla passeggiata primaverile che non è troppo faticosa ed impegnativa, e che è ideale anche per bambini piccoli. Per arrivare al punto di partenza ci dirigiamo verso la zona industriale di Varna, al distributore Gostner svoltiamo a destra verso il Lago di Varna. Presso il parcheggio del campeggio parcheggiamo la nostra vettura all’ombra di un albero. In senso orario iniziamo la nostra passeggiata, lungo la strada giungiamo ad una taverna piacevole ed invitante, noi invece procediamo sul sentiero escursionistico verso il biotopo di Varna. Dal 1977 questa zona è sotto tutela naturale e rappresenta lo spazio di vita per una serie di libellule che possono essere osservate quì. Anche un poligono storico si trova lungo il sentiero. Subito dopo arriviamo in spiaggia, la riva settentrionale del Lago di Varna offre un bel prato al sole che permette anche un facile accesso al lago, in altre parole, un tuffo nell’acqua rinfrescante. Dopo esserci rinfrescati continuiamo la nostra passeggiata verso la sponda meridionale, dove i bambini possono giocare a Tarzan, saltando nell’acqua da una liana, un vero highlight. Attraversando il bosco che fiancheggia il biotopo sul sentiero escursionistico, giungiamo al nostro punto di partenza al parcheggio.


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9 REGOLE PER UN VIAGGIO PERFETTO Quando mi è stato chiesto di preparare una “guida all’uso” di BlaBlaCar, ho semplicemente aperto gli appunti mentali presi in questi dieci mesi di utilizzo del servizio. 1.Puntualità Che tu sia l’autista o il passeggero, è sempre gradita la puntualità. Nel form per offrire un viaggio viene sempre chiesta la flessibilità oraria. Vuoi partire puntualissimo o c’è una tolleranza di 15 o 30 minuti? Non è bello, ma puoi comunque segnalarlo. Sei un passeggero? Già sai quindi a che ora parte il viaggio e la tolleranza offerta: regolati di conseguenza, o avvisa se sei in ritardo. 2.Chiarezza Cerca di scrivere da subito il punto di partenza esatto e le eventuali tappe intermedie che sei disposto a fare. Sicuramente troverai qualcuno che ti chiederà modifiche a queste cose, ma se scrivi già che parti da Rogoredo, magari non ti chiedono di passare a recuperarli a Sesto San Giovanni. E tu, passeggero, cerca di spiegare subito nel messaggio dove vorresti essere lasciato. Puoi scrivere la spazio disponibile per i bagagli. Oltre alle opzioni offerte (piccolo, medio, grande), puoi comunque essere più specifico nella descrizione del viaggio: “Ho il bagagliaio pieno, quindi solo borsette che potete tenere sulle ginocchia” va benissimo.


3.Velocità della risposta Siamo sempre connessi e le notifiche arrivano senza problemi. Far aspettare ore prima di dare una risposta è, oltre che un po’ maleducato, anche controproducente per tutti: tu autista potresti perdere un passeggero e il passeggero, mentre aspetta la tua risposta, potrebbe perdere altri passaggi alternativi. Consiglio per i passeggeri: scrivete a più persone contemporaneamente, ma ricordatevi di riscrivere poi a tutti nel caso in cui qualcuno vi confermi il passaggio! Non è bello lasciare le situazioni in sospeso. 4.Niente indecisioni Non potete cambiare idea cento volte, dirmi che prima ci siete, che devo tenervi un posto, che ci vediamo alle 18, e poi tirare pacco all’ultimo secondo. Se lo fate, ritengo dovreste versare un buon 60% della quota prevista, giusto per farvi perdonare. Per vostra fortuna BlaBlaCar non ha ancora implementato un sistema di penitenze simili. 5.Aggiornamento posti disponibili Se scrivi che hai tre posti disponibili e tre persone te li prenotano, ricordati di aggiornare la cifra, altrimenti tante persone ti scriveranno speranzose.


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6.Il pagamento Visto che è scritto chiaramente quanto vi costerà il viaggio, fatevi trovare con i soldi giusti, perché l’autista magari non avrà il resto per tutti. 7.Pulizia Non è necessario che passiate ogni volta dall’autolavaggio prima di dare un passaggio a qualcuno, ma un minimo di decenza è sempre gradito. Coperte piene di peli di animali, bicchieri di cocacola in mezzo ai piedi, fazzoletti usati e asciugamani insanguinati non sono bellissimi come compagni di viaggio. E poi, avete avuto una giornata pesante al lavoro? Un giro al bagno per una rinfrescata può far miracoli, soprattutto se avete davanti due ore di viaggio con degli sconosciuti. 8.No stalking Lo so, alcune cose non dovrei neanche dirle, sono scontate, ma ho sentito alcuni racconti di ragazze che per settimane, dopo un viaggio, sono state tartassate da messaggi con inviti a cena, a bere una birra, a questo, a quello, fino ad essere costrette a minacciare la denuncia. Per chi subisce tali cose: oltre alla denuncia, ricordatevi sempre di segnalare la cosa a BlaBlaCar. 9.Feedback Viaggiare con gli sconosciuti è un’esperienza particolare, soprattutto le prime volte. Ricordatevi quindi di lasciare sempre un feedback all’autista del vostro viaggio o ai passeggeri dello stesso. Mi interessa sapere se la ragazza che mi sta accompagnando a casa ha tentato di strapparvi la faccia. Con questo quasi decalogo potrete fare esperienze molto divertenti e conoscere un sacco di persone interessanti, risparmiando anche tantissimi soldi.


Come liberarti dalle preoccupazini: l’albero dei guai 3 tecniche per liberarti dalle preoccupazioni Quando dormire diventa una sfida

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COME LIBERARTI DALLE PREOCCUPAZIONI:

L’ALBERO DEI GUAI Q

ualche anno fa assunsi un carpentiere per restaurare una vecchia casa colonica. Ricordo in particolare modo una sua

giornata molto difficile: aveva appena finito un turno massacrante ed il geometra gli aveva fatto perdere un’altra ora di lavoro, quello stesso giorno la sua sega elettrica aveva smesso di funzionare e, ciliegina sulla torta, il suo furgone malandato si era rifiutato di partire quando finalmente era pronto per tornare a casa. Decisi allora di riaccompagnarlo con la mia auto. Sedeva al mio fianco, in un silenzio di pietra. Quando arrivammo mi invitò ad entrare per conoscere la sua famiglia. Mentre camminava verso la porta di casa sua, si fermò brevemente vicino ad un piccolo albero e toccò le punte dei rami con entrambe le mani. Quando aprì la porta la sua faccia abbronzata sorrise felice: sembrava un uomo completamente diverso. Strinse in un tenero abbraccio i suoi due piccoli bambini e diede un bacio a sua moglie. La serata trascorse tranquilla tra chiacchiere e risate. Più tardi il carpentiere mi riaccompagnò alla macchina. Passammo nuovamente vicino all’albero e non riuscii a trattenere la mia


curiosità. “Cosa ha di speciale quell’albero? Un minuto prima di entrare in casa sembravi immerso nelle tue preoccupazioni e subito dopo eri un altro uomo“. “Oh, quello è il mio albero dei guai” replicò. “Io so che non posso evitare i guai e le preoccupazioni al lavoro, ma una cosa è certa, non sta scritto da nessuna parte che debba portarmi questo macigno a casa e condividerlo con mia moglie ed i miei bambini. Così io prendo i miei guai e li appendo all’albero ogni sera quando torno a casa. Poi la mattina li riprendo di nuovo. La cosa divertente è che – il carpentiere sorrise – quando esco la mattina per riprenderli, ne trovo sempre meno di quelli che ricordo di aver appeso la sera prima – e poi, con sguardo complice concluse – deve esserci qualche animale che se li porta via: ma non credo metterò trappole“. Quella sera imparai anche io ad appendere le mie preoccupazioni all’albero dei guai.


3 TECNICHE PER LIBERARTI DALLA PREOCCUPAZIONI: IL RITUALE Il messaggio chiave è che se non vuoi soccombere di fronte alle tue preoccupazioni devi necessariamente crearti un rituale quotidiano che ti consenta di farle scivolare via. Il mio? Almeno 10 minuti di meditazione mindfulness ogni sera prima di coricarmi: questa abitudine mi consente ogni volta di riportare il tempestoso “mare” mentale ad uno stato di quiete. Consigliata.


L’ESERCIZIO MNEMONICO. Un altro modo per liberarsi dalle preoccupazioni è quello di metterle nella giusta prospettiva. Ti propongo allora un piccolo esercizio mnemonico: rilassati e cerca di ricordare ciò di cui eri preoccupato esattamente 365 giorni fa (l’anno scorso). Cavoli, se queste preoccupazioni erano così importanti, non puoi averle dimenticate nell’arco di soli 12 mesi, giusto?! Su, fai un altro piccolo sforzo: cos’è che ti tormentava l’anno scorso, in questa data? Niente, non riesci proprio a ricordare?! Ecco: tra un anno non ricorderai nemmeno ciò che ti sta stressando così tanto in questo momento.

L’APPUNTAMENTO Infine il metodo più potente: l’appuntamento con le preoccupazioni, strategia testata tra l’altro da alcuni ricercatori della Penn State University in uno studio del 2011. Se non fai altro che essere preoccupato 24 ore su 24, è arrivato il momento di fissare un “appuntamento” con le tue preoccupazioni: ogni giorno, per 2 settimane, riservati 30 minuti (alla stessa ora e possibilmente nello stesso luogo) per pensare liberamente alle tue preoccupazioni. Ingigantisci queste preoccupazioni, fino a renderle quasi… “grottesche”. Portare avanti questa attività per 30 minuti filati non è semplice, ma dovrai sforzarti di ricreare le peggiori fantasie fin quando il tuo “appuntamento” non sarà terminato. Se durante il giorno ti ritroverai casualmente a ripensare ai tuoi guai, prendine nota per iscritto e procrastina le tue preoccupazioni al prossimo appuntamento.


QUANDO DORMIRE DIVENTA UNA S F I DA

rzo o richiede molto più sfo Spesso dormire sull’aere la pena. ne vale assolutamente che non rilassarli, ma per un motivo no chiamati “red eyes” I voli a notte fonda so , sforzarsi tutto energico o in forma sei e non importa quanto a buona idea. o sonno non è mai un il giorno con pochissim più semplice. derà il pisolino molto ren e ch o nt me eri gg Ecco qualche su


::PREPARA IL TUO CORPO:: Consulta sempre un medico prima di utilizzare farmaci per un il sonno. Non consumare alcol, che, unito all’aria secca, potrebbe causare problemi di disidratazione. Rimani idratato durante il giorno così puoi evitare di mangiare, bere e andare in bagno durante il viaggio.

::TROVA UN POSTO COMODO:: Evita l’ultima fila (troppo vicina al bagno), le file con l’uscita (i sedili spesso non si inclinano), quelle con la paratia (i braccioli non si possono alzare). Opta per il posto verso la finestra per avere qualcosa su cui appoggiarti, ma se pensi che avrai bisogno del bagno siediti accanto al corridoio.

::VESTITI CORRETTAMENTE:: Non c’è storia, se sei accaldato non riuscirai mai a dormire. Vestiti a strati con abiti leggeri e casual e indossa delle scarpe da ginnastica che potrai facilmente infilarti e sfilarti.

::COMPRA DELLE CUFFIE ISOLANTI:: E soprattutto creati una playlist apposita per volare sul tuo iPod per non essere svegliato da “Back in Black” alle 2 del mattino.

::OCCHIO ALLA CAFFEINA E ALLO ZUCCHERO:: Evita la caffeina e lo zucchero. Bevi piccoli sorsi di acqua, non troppa per non correre in bagno ogni secondo!

::RIPRENDITI DAL CALVARIO:: Per svegliarsi del tutto, immergi la faccia in un lavandino. I riflessi del tuo corpo diminuiranno il battito cardiaco quando il viso è immerso. Ti sentirai più caldo e, una tazza di caffè più tardi, pronto ad affrontare la giornata.




COSA ORDINARE AL GIAPPONESE



PER QUALE SPECIALITĂ€ DEL SOL LEVANTE ANDREMO PAZZI? Lo abbiamo chiesto a una conoscitrice del Giappone e allo Chef Matsumoto Yoshihide In principio fu il sushi, poi vennero i ramen: in pochi decenni abbiamo imparato ad apprezzare alcune specialitĂ della cucina nipponica trasformandole in vere e proprie tendenze. Ma quello che sappiamo della tradizione culinaria giapponese è ancora poco. Per esempio: cosa mangiano davvero i giapponesi quando si siedono a tavola nelle loro case o al ristorante? Partendo da questa domanda abbiamo fantasticato su quale piatto potrebbe spopolare in futuro da noi. Lo abbiamo fatto insieme a Marianna Citino, una ragazza italiana che dei suoi 34 anni ne ha trascorsi diversi in Giappone, vicino a Yokohama. Quello che sa riguardo al Sol Levante lo scrive nel suo blog che ha intitolato Bianco Rosso Giappone. Abbiamo fatto la stessa domanda allo chef Matsumoto


Yoshihide che lavora in Italia e che è stato impegnato di recente in alcune iniziative organizzate a Milano dal Maff (Ministero Agricoltura ve Pesca Giapponesi) in collaborazione con Jetro (la Camera di Commercio Giapponese) per diffondere la conoscenza della tradizione gastronomica del Sol levante. «La realtà gastronomica del Giappone è molto ricca e varia in base al territorio. L’altissima specializzazione e la massima cura nella preparazione dei piatti è una caratteristica della cucina giapponese tanto che nel Paese ci sono ristoranti dove si servono solo i soba (spaghetti di grano saraceno), quelli dove si mangia solo il tempura, o i locali di cucina teppanyaki (dove si cuociono alla piastra carne di alta qualità, pesce e altro). Spesso in Giappone la cucina è anche intrattenimento, la preparazione dei cibi può dar vita a uno spettacolo che costituisce un appagamento degli occhi e non solo del palato». Non è semplice dunque riprodurre gli stessi modelli in Italia, dove è necessaria una maggiore conoscenza degli ingredienti della cucina giapponese: la radice di wasabi fresca, lo Yuzu (un agrume simile al limone), il manzo giapponese (considerata una carne molto pregiata). «Il 2015 e l’Expo a Milano determineranno senz’altro una svolta in questo senso che sperò si tradurrà nella voglia di viaggiare e di sperimentare tutto questo direttamente in Giappone». Sulla tavola di un commensale giapponese si può osservare,


da una parte una zuppa di miso (ovvero miso stemperatonel brodo con alga wakame), dall’altra una ciotola di riso bianco (scondito perché l’ottima qualità lo permette). Sono i due elementi principali di ogni pasto. Intorno alle portate principali sulla tavola vengono disposti tanti piattini contenenti verdure in salamoia. Sono saporite e rinfrescanti e servono per “sciacquare” la bocca tra un piatto e l’altro, si chiama “tsukemono”. I gyoza invece assomigliano a dei ravioli, sono originari della Cina ma, come i ramen, sono entrati a far parte della tradizione culinaria giapponese. La pasta è fatta con la farina, il ripieno è composto di carne e verdure. Si mangiano con la salsa di soia oppure con l’olio piccante di sesamo chiamato raayu. I takoyaki sono delle polpettine fritte ripiene di polpo. Sono caratteristiche soprattutto di Osaka dove si trova principalmente come cibo di strada da consumare ben caldo in apposite vaschette guarnito con salsa Otafuku (densa e dolce). Durante le feste popolari giapponesi una bancarella che prepara takoyaki non manca mai.




IL PRIMO ANNO DI MAYA


UNA FOTO A SETTIMANA PER RACCONTARE IL PRIMO ANNO DI MAYA “Con un bambino appena nato il tempo vola al punto che non riesci a rendertene conto, così le foto mi aiutano a ricordare”. Klara Street è una fotografa e graphic designer di Melbourne, ma è anche una mamma. Per raccontare il primo anno di vita della piccola Maya ha pensato di scattarle una fotografia a settimana: abitini colorati, pose divertenti e piccole card testimoniano il tempo che vola. “Traggo ispirazione dalla vita di tutti i giorni. Siamo una famiglia molto attiva e costruisco le foto in base ai nostri hobby, così se un giorno Maya vorrà seguirci saprà da dove iniziare”.



Klara, insieme al marito, organizza corsi di immersioni subacquee e Maya, a sole 23 settimane, sembra già pronta per immergersi con loro. Oggi Maya ha 42 settimane e la mamma fotografa ha qualche idea per il futuro: “Per il suo secondo anno, scatterò una foto al mese, nella stessa posizione e con gli stessi vestitini, così da poter vedere quanto cresce. Mentre quando Maya avrà tre anni mi piacerebbe immortalare i cambiamenti del viso”



PHOTO MARATHON La Photo Marathon è un evento culturale che coniuga la passione per la fotografia e la promozione del territorio. Coinvolge cittadini e turisti, amanti ed appassionati della fotografia. Una competizione divertente Una Photo Marathon è una gara divertente. Molti partecipano con i proprio amici, colleghi o familiari per trascorrere assieme


un momento di allegria. I partecipanti stessi si aiutano scambiandosi pareri ed idee. Un’occasione per fare nuove conoscenze! Full immersion È una competizione esclusiva, come una maratona a piedi vera e propria. Per parteciparvi servono creatività e resistenza: bisogna rispettare i limiti di tempo e scattare buone fotografie. Ci sono varie versioni di Photo Marathon, da quattro, sei, dodici o addirittura ventiquattr’ore di full immersion! In base alle ore a disposizione, la giuria assegna un numero di temi da catturare nelle proprie creazioni. Una per ciascuno Alcune Photo Marathon sono dedicate a chi usa degli apparecchi


digitali, altri per le pellicole analogiche e altre ancora per gli smartphones. Spesso tutte e tre le categorie possono gareggiare insieme. Non è permessa la postproduzione, ma il fotografo può decidere di applicare dei filtri o settare la macchina prima di scattare. Una giuria di fotografi di chiara fama valuterà le immagini scegliendo le migliori per coerenza al tema, correttezza formale e creatività. Le fotografie scelte saranno esposte in una mostra interessante ed insolita aperta al pubblico. Da una a tante città Per molto tempo si è creduto che la prima Photo Marathon avvenne a New York nel 1987, ma in realtà fu un concetto sviluppato da due amici di Madrid, Antonio Bolivar e Eduardo Soto, già nel 1984. Nessuno avrebbe mai pensato che sarebbe stata così di successo: le Photo Marathon più antiche sono a New York, Stoccolma e Copenhagen, poi Berlino, Cardiff, Nizza e tante altre, fino in Palestina e Myanmar.


Divertirsi a Londra con meno di 20 sterline Voli low cost: Parigi in 48 ore XI Giornata nazionale del trekking urbano

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DIVERTIRSI A LONDRA CON MENO DI 20 STERLINE IN MACCHINA CON JAMES BOND C’è sempre una lunga coda fuori dal London Film Museum: qui, a due passi da Covent Garden, ha inaugurato la più grande mostra di veicoli dei film di 007 mai vista in città. £14.50

UN TOUR DI STREET ART È Shoreditch il quartiere di Londra dove ammirare murales e graffiti, da quelli del celebre Banksy a quelli di Thierry Noir e Otto Shade. £ 12


UNA SERA ALLO STREET FEAST È un festival di street food itinerante frequentato da molti giovani londinesi allestito in parcheggi, vecchie stazioni della metropolitana, edifici dismessi. Da maggio a settembre lo trovare a Dalston Yard, Hartwell Street. poche sterline.

MUSICA GRATIS A SOHO Si autoproclama il miglior blue bar di questa parte dell’Atlantico, nonché l’originale: al 20 di Kingly Street, ain’t nothing but... è un locale offre musica dal vivo 7 sere su 7. ingresso libero.

UNA DEGUSTAZIONE 300 ANNI DI TÈ Al 216 di The Strand si trova lo storico negozio del celebre produttore inglese di tè. L’insegna è la stessa di quando fu aperto e mostra un leone d’oro e uomini in abiti cinesi. Al Tea Bar si possono fare degustazioni gratuite e portando la mappa London Planet del mese vi verrà regalata una scatola di tè. ingresso gratuito.


UN GIRO SUL LONDON EYE Prendete la metropolitana, scendete alla fermata Westminster, percorrete le scale per uscire: non appena fuori vi si aprirà davanti uno degli scenari più belli della città. Alle spalle il Big Ben, di fronte, dall’altra parte del ponte sul Tamigi, la celebre ruota panoramica. Non si può non fare un giro in una delle sue cabine a 135 metri di altezza. £19.20

AL MUSEO Lo sapevate che quasi tutti i musei di Londra sono a ingresso gratuito? Solo per citarne alcuni e tra i più famosi, la National Gallery, il Tate Modern, il British Museum dove a gennaio ha aperto un nuovo ristorante nella Great Court progettata da Norman Foster. ingresso libero

NELLA FATTORIA Assaporare un po’ di ruralità senza allontanarsi troppo dalla City è possibile in una delle fattorie didattiche che circondano il centro come l’Hackney City Farm dove vivono maiali, oche, pecore, api, farfalle e dove si possono fare diversi laboratori. ingresso libero.


VOLI LOW COST: PARIGI IN 48 ORE A

desso conviene. Con Air France oggi si può volare da Roma Parigi, andata e ritorno, a € 98. La compagnia francese

ha infatti appena esteso le tariffe MiNi a 81 nuove mete, tra cui la capitale francese. Una proposta pensata per un viaggio veloce e last minute. Irrinunciabili per i parigini, nel tempo libero,

“LA FLANER È UNA SCIENZA, UNA GASTRONOMIA DELL’OCCHIO”

le lunghe passeggiate ai bordi della Senna. Spesso senza una meta precisa, per il solo piacere di flâner, come dicono loro. Ossia vagabondare senza fretta per arricchirsi di bellezza . “La flânerie è una scienza, una gastronomia dell’occhio” scriveva Balzac. Del resto, rive droite o rive gauche, la città vista dal fiume è davvero

meravigliosa. Sulle sue acque si specchiano i più bei palazzi, i musei storici e quelli della contemporaneità. Per un tuffo nella storia antica, invece, c’è la Conciergerie, monumento nazionale tutelato dall’Unesco, che fu la prima dimora reale della capitale, diventata prigione durante la Rivoluzione Francese.


Fu una dimora dei monarchi di Francia anche il Louvre, il museo più visitato al mondo che vanta, in una collezione di oltre 35mila opere dall’antichità a metà Ottocento, capolavori assoluti come la splendida Nike di Samotracia, ritornata da pochi mesi al suo posto d’onore dopo un complesso restauro.

Un’atmosfera più distesa ma altrettanto elegante caratterizza l’Hotel du Collectionneur, in un palazzo art déco, a pochi minuti a piedi dagli Champs Elysées e dall’Arco di Trionfo. Si dorme in camere e suite con vista sulla Tour Eiffel. La brasserie dell’albergo propone specialità della tradizione, mentre il Purple bar serve ottimi cocktail e spuntini leggeri. A disposizione anche una Spa di 400 mq, oasi di benessere, armonia e relax.


Per la sera, una cena a L’Antre Amis, che propone una cucina leggera a base di ingredienti di stagione di produttori locali, o un’esperienza mondana al Lido, il cabaret più famoso al mondo, sempre in auge, aperto sugli Champs-Elysées nel 1946. Hanno contribuito a farne una leggenda artisti di fama come Edith Piaf, Elvis Presley, Marlene Dietrich, Elton John.


XX


XI GIORNATA NAZIONALE DEL TREKKING URBANO

5 ITINERARI PER TRASCORRERE UNA DOMENICA DIVERSA CON TUTTA LA FAMIGLIA

Un’occasione di turismo sostenibile che permette di riscoprire angoli nascosti delle città d’arte italiane. Da Trento a Catania, passando per Cagliari: è sempre tempo per il Trekking Urbano. Turismo sostenibile che privilegia gli angoli più nascosti e meno noti delle città d´arte italiane. Perché camminare è il miglior modo per esplorare tra arte, cultura e natura.


1. ANCONA 1 e 2 novembre La visita all’ex Chiesa di Sant’Agostino, messa a disposizione dalla Marina militare e il “gran finale” alla Mole. 2 ore e 50’ 3 Km bassa

2. TI RACCONTO LA BIELLA DI CENTO ANNI FA… 31 ottobre e 1 novembre L’itinerario ha inizio dai Giardini Zumaglini fino a Piazza San Giovanni Bosco. Cesare Battisti, Giuseppe Ungaretti e tanti altri rivivranno grazie a letture e interventi teatrali lungo il percorso. circa 2 ore 1,8 Km facile

3. SIENA 31 ottobre Da Piazza del Campo il percorso si snoda tra i ricordi e i luoghi più significativi che hanno segnato la storia della città. circa 3 ore circa 3 Km facile


4. CATANIA LA BELLE EPOQUE 1 e 2 novembre La Belle Epoque di Catania di inizio ’900, tra eleganti caffè e sfavillanti prime teatrali, torna a rivivere grazie a questa passeggiata nella città moderna, da piazza Università a Santa Maria Gesù circa 2 ore circa 2 km facile

5. IL LIBERTY NAPOLETANO 31 ottobre – 1 novembre (Vomero) – 2 novembre (Chiaia) Un’occasione per immergersi nel Liberty: protagonista l’architettura dei primi decenni del ’900 con le affascinanti strade dei quartieri Vomero e Chiaia. Dalle colline si discendere verso la città bassa, tra scenari e panorami mozzafiato. 3 ore 5 km medio/bassa





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