Storia della Chiesa

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Chiesa di S. Antonio Abate in Vibonati (SA)

La Chiesa parrocchiale di S .Antonio Abate, sita nella parte alta del paese, risale agli inizi dell’undicesimo secolo, al Mille; anche se non è menzionata nella Bolla di Alfano del 1079, perché non ancora eretta a parrocchia o dipendente da un’altra vicina, fu senz’altro di “rito greco”. Infatti molti Greci cristiani vennero nella diocesi di Policastro, prima nel secolo settimo al tempo delle lotte iconoclaste, poi nell’undicesimo secolo, dopo l’espulsione dalla Puglia e dalla Calabria di Roberto il Guiscardo, e col tempo diedero origine alle comunità di Morigerati, di Battaglia e di Vibonati. Nel 1521, fu eretta da Mons. Giovanni Pirro Scorna la seconda parrocchia nella Chiesa dell’Annunziata; quella di S. Antonio Abate restò sempre la principale o Matrice. Di antichissima fabbrica, la Chiesa ebbe nei secoli vari restauri. Il primo è del 1580, il secondo è del 1595. Alla fine del secolo sedicesimo vi era l’Altare Maggiore in muratura, con due gradini fabbrica e due in legno, un Tabernacolo in legno, artisticamente decorato, un Altare portatile in legno, sormontato da una quadro della Risurrezione. A sinistra dell’Altare


stava il Fonte Battesimale (ora presso la porta d’ingresso) posto su un’antica colonna di marmo con capitello grandioso. Il cappelletto in legno, ricoperto da lamine metalliche, era istoriato con soggetti biblici. Il tetto era coperto a tegole ed il soffitto ebbe già un primo restauro. Nella Sagrestia vi era un Crocifisso pendente da una trave; fu riposto nella parete sopra la cappella di S. Antonio, su un Tabernacolo ligneo con panneggio di sfondo azzurro. L’organo, nuovo dell’epoca, situato su bussola lignea, fu decorato dalle immagini di Cristo Salvatore, del SS: Sacramento e della Madonna del Rosario internamente, di San Francesco d’Assisi e di S. Antonio di Vienna esternamente. L’acquasantiera, di grandi dimensioni, era in marmo serpentino verde e di altri colori. Per l’aumento della popolazione il Comune desiderò ingrandire il tempio, ma ottenne la riduzione dello spazio del Presbiterio tramite la divisione con una balaustra di legno. Il Campanile, diverso dall’attuale, era semplice e basso, a tre piani , di stile romanico, con tre campane e l’orologio. I primi restauri che si ricordano furono eseguiti a cura del Comune e del Parroco D. Marco Antonio Curzio. Nel 1500 vi erano le seguenti Cappelle: SS. Sacramento con Congrega, eretta al tempo del vescovo Mons. Ferdinando Spinelli, con Bolla dal Convento di S. Maria della Minerva in Roma del 22


giugno 1583; altare maggiore, a cura della Congrega; S. Lucia, presso la Sagrestia, eretta da Silvio Giovanni Curzio, padre del Parroco (rimosso l’altare, restarono le pitture raffiguranti la Santa con la B. Vergine e San Francesco d’Assisi; S. Antonio di Abate, con statua in gesso, ancora esistente, e due angioletti verniciati a colori (rimossa dall’altare maggiore, dove fu eretta la Congrega del Sacramento); S. Rosario, con altare in muratura e grande quadro, tutt’ora esistente, raffigurante la vergine col bambino, S. Caterina da Siena e S. Pio v (eretta il 25 luglio 1578 al tempo di Mons. Ludovico Bentivoglio, con annessa Congrega del 1682); San Leonardo, con immagine del Santo, piccolo altare e volta a lamia. Nei secoli successivi furono eseguiti altri restauri dal Comune e dalla Congrega del SS. Sacramento al Tabernacolo ligneo, al fonte battesimale, trasferito presso l’acquasantiera, alle pareti, al campanile ed alle finestre. Indi furono riparati i confessionali ed il tetto della sagrestia, con soffitto a volta, il coro con chiusura di cancelli di legno, la sagrestia con un nuovo ingresso entro il Coro e il dipinto della resurrezione e tutta la Chiesa, secondo i gusti moderni dal pittore Francesco Lombardi. Nel 1703 tutto era a perfezione, con nuovo arredamento, confessionali (tre nuovi) e nuova porta d’accesso all’organo. Nel 1726 – 29 furono restaurati il pavimento e S. Giovanni Battista, furono acquistati un


nuovo Ciborio, nuovi arredi, posti i cancelli attorno all’acquasantiera e riconsacrata la Chiesa. Nel 1750 fu riparata la porta centrale dal Comune. La Chiesa funzionò molto bene in ogni tempo, grazie alla continua collaborazione di sindaci, parroci, Clero e fedeli. In particolare furono aggiunti altri altari o cappelle: l’Assunta, eretta da Scipione, Ludovico e Marcello Domini (1617); S. Orsola, già esistente nel 1639, corredata da quadri della Santa da D. Angelo e D. Nicola Domini (1654) e da D. Nicola Vecchio (1735); Crocifisso, esistente dal 1726; S. Maria di Costantinopoli, già nel 1653; S. Maria delle Grazie (Provenzale – Furiati), già nel 1750; San Crispino, del 1726, comunale ed officiata dal Clero, restaurata nel 1778; San Francesco di Paola, pure esistente e S. Maria del Carmelo eretta nel 1654. Nonostante le tristi vicende dell’assedio dei Francesi del 1806, per cui l’archivio parrocchiale andò devastato, la Chiesa ricettizia civica innumerata continuò ad essere sempre funzionante a perfezione. All’inizio del diciannovesimo secolo, cioè nel 1800, durante il vescovado di Mons. Ludovici, fu eseguito un restauro all’abside e all’ipogeo (soccorpo), secondo una iscrizione cancellata e perduta, ma riportata dal Sig. Biagio Vita di Vibonati:


PRIMARIVM OPPIDI TEMPLUM RELIGIONE PATRONUM MULTIS ANTE SAECVLIS EXTRVCTV SOLEMNI DEDICATIONE RITV PONTIFICALI PERACTA AC DIOECESANAE SYNODI CELEBREATIONE COSPICVVM VETVSTATE SQVALIDVM ET LABASCES CIVES AVITAE PIETATIS EREDES CONLATO AERE INSTAVRATVM ABSIDE ET HYPOGEO AVCTVM SVBLIMI AVGVSTIORE FORMA DONATVM AC FORNICE TECTVM ALBARIO OPE DECORATVS CVRAVERE

Traduzione: “Il tempio primitivo del paese, edificato molti anni prima dalla devozione dei padroni, compiuta la solenne dedicazione col rito pontificale, e reso importante per la celebrazione del Sinodo diocesano, fatiscente e disadorno per antichità, i cittadini, eredi della pietà dei loro antenati, raccolto il denaro, curarono i restauri dell’Abside e dell’Ipogeo, la copertura del tetto e la decorazione della cupola, per dargli una forma più elegante e decorosa l’anno 1800”.

Nel 1838 fu ancora ampliata la Chiesa, come attesta la lapide sulla facciata, nella parte anteriore: TEMPLVM PRINCEPS VETVSTISSIMVM DIVI ANTONI AB NOMINE INSIGNITVM PLVRIES AVCTVM ET INSTAVRATVM CIVES PIENTISSIMI AERE COLLATO LAXATIS SPATIIS AMPLIFICARVNT FRONTEMQVE DE INTEGRO EXSTRVENDAM ADDITO ELEGANTIORI ORNATV CVRARVNT A. R . S. MDCCCXXXVIII (A.D. BIAGIO VITA FU FRANCESCANTONIO)


Traduzione: “L’antichissimo principale dedicato a S. Antonio Abate, più volte restaurato ed ampliato, i cittadini devotissimi, raccolto il denaro, trovato lo spazio sufficiente, ingrandirono la facciata e ne curarono la nuova costruzione con la aggiunta di più eleganti ornamenti l’anno della salvezza 1838”.

La facciata fu ornata da un frontone di stile dorico, il cui timpano presenta dei disegni floreali con una finestrella rotonda al centro, sotto cui risalta l’edicola del Santo, in muratura. Ai due lati della facciata stanno due lesene terminanti in un mezzo capitello d’imitazione corinzia. Sulla porticina del Tabernacolo dell’altare di S. Antonio di Vienne (la statua piccola) si legge:

TABERNACVLVM HOCCE COLLECTIS ARGEMTEIS AVREISQVE MVNVSCVLIS A CIVIVM PIETATE INCLITO PATRONO OBLATIS EXTRVENDVM CVRARVNT A.D. M D C C C L V I

Traduzione: “(i devoti vibonatesi) raccolti piccoli oggetti d’oro e d’argento offerti in voto all’inclito Patrono dalla pietà dei cittadini, curarono la costruzione di questo Tabernacolo l’anno del Signore 1856”.

L’altare fu restaurato a cura del Parroco Don Vincenzo Canonico: “OPVS . QVOD . NON . PERITVRVM . ARCH . C . VINC . PUGLIESE . TEST . FIERI . MANDAVERAT . RESTAVRATVM . AN . 1888”


Nel 1875, per far posto a quello attuale, fu rimosso l’altare maggiore e portato alla Chiesa di S. Giuseppe. Fu rifatto il pulpito, com fan fede due iscrizioni: “a devozione dei fratelli federico e compagnia, a.d. 1875”. La statua posta nell’edicola della facciata fu modellata agli inizi del 1900 da Domenico Smaldone. Il Coro ligneo fu costruito nella seconda metà del ‘700 da Giovanni Vita. L’organo settecentesco fu acquistato da alcuni monaci che stavano per lasciare il convento di Cuccaro Vetere. Nel 1905 un fulmine distrusse la cuspide del campanile e l’orologio. Il nuovo fu acquistato presso la ditta Canonico di Lagonegro. Tra il 1914 ed il 1915 il lucernaio dell’altare maggiore fu rivestito di piastrelle di vario colore ad evitare infiltrazioni d’acqua. La Chiesa, a tre navate, con arcate modificate e sorrette da pilastri, era a pianta basilicale. Al centro del soffitto è un quadro di S. Antonio Abate, che un tempo stava dietro l’altare maggiore, dipinto da un artista di Vibonati, A. Giannini, nel 1832. Al posto primitivo del quadro fu collocato il trono del Santo. Nel Soccorpo trovasi un antico altare in muratura con mensa in legna e la sritta: “ALTARE PRIVILEGIATVM IN PERPETVVM”. L’altare dell’Assunta porta la data dell’ultimo restauro: “a devozione di Giovannangelo Tancredi e di altri offerenti a. d. 1911”.


Gli ultimi restauri sono ricordati da due piccole lapidi, incastonate nella parete della navata destra: uno del 1951 per la Chiesa e per il Campanile, in memoria del primo Parroco Vocazionista Don Salvatore De Fusco; un altro del 1952 per l’altare della Madonna delle grazie, in memoria del successore Don Antonio Di Pierno e del devoto offerente. 1 lapide: a ricordo dell’opera infaticabile e dello zelo apostolico del rev. Arciprete d. s a l v a t o r e m . d e f u s c o che la vetusta chiesa madre volle restaurata il popolo vibonatese riconoscente pose a.d. 1951


2 lapide: “antonio cariello fu vincenzo – 1952”.

Attualmente la Chiesa, con sagrestia recentemente restaurata, ha 9 altari con relative statue: S. Antonio Abate (in legno), S. Antonio di Vienne, S. Antonio di Padova, Madonna del Divino Amore, Madonna addolorata, Assunta, S. Lucia, Cuore di Gesù, Cristo Risorto; indi un Crocifisso grande ed uno piccolo, un organo (antico), 3 confessionali, un pulpito (in marmo), un quadro del Rosario (antico), un Battistero (sul capitello antico), 21 banchi e 4 campane nel Campanile.


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