Di nuovo a casa

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GRAFICHE MASSAGRANDE 2000 - 045 6350645

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Caposala : 045 812 30 92 Degenze: 045 812 24 65 Assistente Sociale: 045 812 25 10


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Paziente

Appuntamenti

Cognome: ________________________

• Radiografia di controllo: _______________________________ _______________________________ _______________________________ _______________________________

Nome: ___________________________ Data di nascita: ___________________ Data ingresso: ____________________ Diagnosi: _________________________ Data intervento: ___________________

• Visite di controllo: _______________________________ _______________________________ _______________________________ _______________________________

Tipo intervento: ____________________ Data di dimissione : ________________

Indice Prefazione

Pag. 1

Introduzione

Pag. 2

Conseguenza della caduta dell’anziano

Pag. 4

Sindrome ipocinetica

Pag. 6

Principali bisogni assistenziali

Pag. 7

Cosa Fare?

Pag. 8

Cosa Non Fare!

Pag. 10

Incontinenza urinaria

Pag. 11

Riabilitazione

Pag. 12

Utilizzo di ausili

Pag. 13

Prevenire le cadute

Pag. 14

In casa ogni stanza ha i suoi rischi

Pag. 16

A chi rivolgersi per domande ed aiuto

Pag. 18

Glossario

Pag. 20

• Altre osservazioni: ______________________________________________ ______________________________________________ ______________________________________________ ______________________________________________ ______________________________________________ ______________________________________________ ______________________________________________ ______________________________________________ ______________________________________________ ______________________________________________ ______________________________________________ ______________________________________________


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PREFAZIONE Gentili Parenti, il Vostro familiare sta concludendo il ricovero ospedaliero. L’intervento chirurgico di sintesi della frattura permette un prossimo rientro a domicilio, seguendo le indicazioni fornite dai sanitari. E’ nostra intenzione pianificare insieme a voi un percorso di dimissione, affinché il vostro caro usufruisca dei benefici di questa soluzione in assoluta sicurezza. Il nostro opuscolo nasce proprio con l’intento di fornire un aiuto aggiuntivo ai familiari e a coloro che sono impegnati ad assistere persone anziane costrette a letto o con mobilità ridotta, anche solo per un periodo limitato. Nelle pagine successive troverete qualche semplice suggerimento da adottare a casa o nella struttura di residenza, dopo aver analizzato insieme le principali problematiche illustrate durante il nostro colloquio in reparto. In questo modo la Vostra preziosa collaborazione sarà ancora più efficace. La Caposala di reparto Alessandra Chiecchi

Questo opuscolo informativo è stato realizzato da: • Alessandra Chiecchi Afd U.O. di Ortopedia e Traumatologia – Ospedale Civile Maggiore

• Giovanna Pirana Consulente Ufficio Comunicazione Interna – Azienda Ospedaliera di Verona

• Guido Rocca Dirigente medico – Responsabile Struttura Funzionale di Traumatologia Ospedale Civile Maggiore

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INTRODUZIONE E’ stato calcolato che ogni anno un pensionato su tre (circa un terzo delle persone di età superiore ai 65 anni) cade a terra almeno una volta, spesso mentre si trova in casa da solo. Il 15% delle cadute dà luogo a lesioni fisiche gravi, metà delle quali sono fratture. Si tratta di una condizione clinica importante, altrettanto seria come le patologie cardiovascolari, che coinvolge tutto l’organismo e si chiama MALATTIA TRAUMATICA. Alcune di queste persone sono ospitate in strutture protette, altre vivono con la famiglia, altre vivono sole. Si stima che il 50% delle fratture avvenga all’interno delle abitazioni, il 30% negli spazi pubblici, il 10% nelle strutture residenziali. Si considera inoltre che un anziano su 5 ha un deficit del cammino. Tra i soggetti con più di 75 anni il 30% ha difficoltà a salire le scale, il 40% non è in grado di camminare per più di 500 metri, il 10% infine necessita di assistenza per deambulare. Cadere non spezza solo le ossa, ma anche la fiducia in se stessi. Molti anziani che cadono limitano le loro attività quotidiane per la paura che ciò accada nuovamente. Per alcuni il “capitombolo”, anche se non ha prodotto danni, sembra infrangere un equilibrio fino ad allora precariamente conservato, e può avviare un progressivo deterioramento della qualità della vita. Cadono più le donne degli uomini, la maggiore parte delle cadute avviene sull’anca, sulle natiche e sul dorso, ossia per scivolamento all’indietro. La reazione di estensione del capo e la perdita delle reazioni automatiche di equilibrio sono tipiche dell’anziano e si notano anche dopo pochi giorni di immobilità quando il paziente prova a sedersi sul bordo del letto ed alzarsi. Se a ciò si aggiunge il ritardo e la cattiva sincronizzazione con cui vengono attuati i movimenti di reazione protettiva (la persona che sta per cadere istintivamente tenta in qualche modo di proteggersi o di limitare i danni), si comprende perché ogni

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trauma apparentemente non grave possa portare a fratture, soprattutto a carico di ossa indebolite dall’osteoporosi e da una ridotta attività fisica. Infatti una articolazione poco utilizzata tende a perdere funzione. Le più comuni lesioni traumatiche dello scheletro conseguenti a cadute dell’anziano in casa sono la frattura del collo del femore, della vertebra, dell’area anteriore del cingolo pelvico, dell’omero e dell’epifisi distale del radio. Quest’ultima, cala con l’avanzare dell’età perché vengono meno i riflessi protettivi che spingono a protendere il braccio durante la caduta. Particolarmente frequenti sono le fratture del pube, che avvengono nel 65% dei casi dopo i 65 anni, tuttavia queste lesioni del bacino guariscono con un periodo relativamente breve di allettamento, avendo però l’accortezza di far eseguire in questo frattempo esercizi senza carico del peso per allenare il malato alla successiva deambulazione assistita. E’ evenienza comune la frattura a carico delle fragili vertebre dell’anziano, che interessano il tratto dorsale e lombare e, se non comportano sofferenze per il midollo spinale, vengono trattate con il riposo a letto per qualche giorno, seguito dalla ripresa della deambulazione con un corsetto (busto), spesso poco gradito al paziente. I più comuni interventi chirurgici ortopedici sono la sintesi dell’osso con chiodi di vario genere o placche e la sostituzione della testa del femore con una protesi. E’ stato anche sfatato il luogo comune sull’utilità di qualche giorno di riposo a letto dopo l’intervento, anzi spesso è di ostacolo alla guarigione del paziente perché determina un’ingente perdita di massa ossea e atrofia muscolare da non uso.

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CONSEGUENZE DELLA CADUTA DELL’ANZIANO L’uomo si avvale del movimento per dare risposte alle sue necessità: per questo adatta ogni movimento che compie allo scopo che deve raggiungere. La conseguenza più temibile della caduta dell’anziano è la SINDROME IPOCINETICA, termine che definisce IL QUADRO PATOLOGICO DETERMINATO DA UNA PROLUNGATA INATTIVITA’ MOTORIA E DALLA PERMANENZA A LETTO (immobilizzazione o movimenti ridotti).

COS’E’ LA SINDROME IPOCINETICA? Tutte le persone tenute a letto modificano la funzionalità e l’anatomia del proprio organismo con alterazioni fisiopatologiche, che non sono vere e proprie malattie, ma che possono portare a gravi conseguenze. Si osserva infatti un deterioramento di alcune capacità intellettuali, con un primo gradino di disorientamento nella percezione del tempo – CHE GIORNO E’ OGGI ? – fino all’inversione del ritmo sonno/veglia. Segue poi un disorientamento spaziale – DOVE SONO ? – che coincide con un livello più grave di confusione mentale. Sul piano affettivo ogni paziente reagisce in modo diverso all’immobilizzazione, attraverso un’ampia gamma di comportamenti. Può diventare apatico, abulico, estraneo all’ambiente, non prende iniziative, non fa richieste attinenti le proprie necessità, tiene gli occhi chiusi, appare depresso e poco collaborativo. Al contrario, può diventare irrequieto ed irritabile, mostrare agitazione psicomotoria, con spunti aggressivi. Un quadro questo che peggiora durante la notte per l’ulteriore riduzione degli stimoli di orientamento e che può richiedere una sedazione farmacologica. 4


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Il MOVIMENTO contribuisce a migliorare la funzionalità dei principali apparati dell’organismo: apparato respiratorio, circolatorio e digerente. Una prolungata permanenza a letto può portare conseguenze che si riflettono su:

• polmoni: la posizione supina (distesi sul dorso) non favorisce l’espansione polmonare, inoltre la ridotta attività del riflesso della tosse e la riduzione della ventilazione, inducono ad un accumulo e ristagno di secrezioni bronchiali. In sostanza, restare a letto accentua l’involuzione senile (problemi tipici dell’età) dell’apparato respiratorio. Tale situazione di stasi può favorire l’insorgenza di processi infettivi (broncopolmoniti);

• cuore: diminuisce la capacità di adattamento allo sforzo. Si possono verificare episodi collassiali (diminuisce la pressione) nel momento in cui si riprende la stazione eretta con rischio di cadute. Quando il malato inizia ad alzarsi possono comparire tachicardia (il battito è accelerato), sudorazione, nausea;

• scheletro e muscoli: l’osso è un tessuto “vivo” e per svolgere bene le sue funzioni ha bisogno di essere tenuto in movimento. La permanenza a letto favorisce i processi di decalcificazione, con conseguente dolore. Anche la forza muscolare diminuisce accentuando la rigidità dei muscoli stessi, soprattutto a carico degli arti inferiori che, rimanendo a letto sono più fermi, con il rischio di assumere posture errate e difficili da correggere; 5


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• intestino: il rallentamento della circolazione insieme alla mancanza di movimento ne altera le funzioni. E’ frequente la comparsa di disappetenza con situazioni di malnutrizione e disidratazione, nonché un’alterazione della peristalsi, cioè la contrazione dell’intestino che ne determina il suo funzionamento, con conseguente stipsi, spesso percepita come grave disturbo dall’anziano; • cute: la riduzione della circolazione, insieme alla pressione esercitata dal peso su specifiche zone del corpo per la permanenza prolungata in una posizione è spesso causa di lesioni da decubito. Con l’allettamento inoltre viene diminuito il livello di igiene della persona.

Tra le COMPLICANZE PATOLOGICHE dell’allettamento troviamo : - broncopolmonite da decubito, a seguito di posizione obbligata - broncopolmonite da ingestione di sostanze alimentari che deviano nelle vie respiratorie - tromboflebite agli arti inferiori - lesioni da compressione a carico della cute, possibili in tutte le zone d’appoggio.

PREVENZIONE E TRATTAMENTO DELLA SINDROME IPOCINETICA Sono poche le situazioni che richiedono un riposo assoluto a letto oltre qualche giorno e, anche quando non se ne può fare a meno, è possibile magari tenere il paziente semiseduto, utilizzando dei cuscini o una rete a snodi. NON DIMENTICHIAMO CHE RIATTIVARE UNA FUNZIONE E’ PIU’ DIFFICILE CHE MANTENERLA ATTIVA. Anche per questo la degenza nell’ anziano dovrebbe essere 6


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limitata al più breve tempo possibile, in quanto il ritorno a casa favorisce una precoce ripresa delle abitudini residue della persona: conoscere il proprio ambiente induce ad un maggiore livello di sicurezza. In quest’ottica, se la situazione generale del paziente lo consente, è indicato intervenire chirurgicamente per ridurre la frattura in tempi brevi, proprio per evitare il prolungarsi dell’allettamento. La cura ed il trattamento della sindrome ipocinetica, che rappresentano un evidente vantaggio per il malato, iniziano all’ingresso del paziente in ospedale e si articolano sostanzialmente in tre fasi: 1) presa in carico del malato: attraverso un colloquio con i famigliari o il paziente stesso, viene fatta una valutazione iniziale dei bisogni per comprendere la deambulazione, l’autonomia e lo stile di vita precedenti il trauma. Sulla base delle informazioni acquisite si comunica un prevedibile programma terapeutico denominato “percorso del paziente”. Ove possibile si procede all’acquisizione del consenso informato da parte del malato stesso. 2) dopo l’intervento chirurgico: si inizia precocemente il programma di fisioterapia, in cui si fa sedere il malato in poltrona, lo si aiuta ad assumere la posizione eretta anche solo per qualche minuto, incoraggiandolo a camminare appena possibile (deambulazione assistita). 3) si sollecitano e si supportano i famigliari a riprendere a casa il paziente: il domicilio rappresenta l’impatto ambientale più idoneo e di più forte stimolo dal punto di vista umano e psicologico.

PRINCIPALI BISOGNI ASSISTENZIALI Quando il paziente ritorna a casa o in un ambiente istituzionalizzato, dal punto di vista assistenziale gli aspetti principali che le persone incaricate di accudirlo devono considerare sono i seguenti: • mobilizzazione del malato, ovvero il cambio di posizione: non richiede l’intervento di personale specializzato, ma si tratta di manovre che chiunque, opportunamente istruito, è in grado di eseguire. Si raccomanda di mantenere la postura indicata, vigilare che ci sia un’equa alternanza tra 7


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il tempo trascorso a letto, in piedi oppure in poltrona. Stimolare il malato a raggiungere il massimo grado di autonomia possibile compatibile con la situazione clinica, invitandolo ad alimentarsi da solo, ad assumere la terapia prescritta, accompagnandolo in bagno, anche con la carrozzina, quando invece chiede di essere gestito a letto; • sorveglianza e controllo della cute: si deve mantenere pulita ed asciutta; • cura dell’alimentazione: preferire, per quanto possibile, una dieta varia comprensiva di tutti i principi nutritivi, ricca di proteine, vitamine, sali minerali. …PERTANTO SE UNA PERSONA E’ COSTRETTA A MANTENERE LA STESSA POSIZIONE PER L’INTERA GIORNATA O GRAN PARTE DI ESSA

COSA FARE ? - far assumere al malato solo le posizioni stabilite dal personale sanitario; - il paziente in grado di muoversi deve essere incoraggiato a farlo con l’aiuto di appropriati presidi ed in sicurezza, per mantenere e migliorare le sue capacità motorie; - quando il malato rimane a letto per un lungo periodo di tempo o per molto tempo nella giornata è necessario distribuire il peso del corpo in più parti, ovvero allargare la superficie d’appoggio. Una traversa (per esempio, un lenzuolo piegato) o il quadrato di vello non modificano la compressione sulla cute, ma possono ridurre i danni da frizione (sfregamento); - se il paziente è seduto in carrozzina va aiutato ogni tanto a spostare il peso del corpo evitando che scivoli o che si inclini lateralmente. Incoraggiarlo, per quanto è possibile, a modificare da solo la posizione; - a letto, tenere sempre le coperte sollevate per evitare posizioni scorrette dei piedi, con un archetto, come quelli che vengono utilizzati in ospedale; - evitare il contatto diretto fra le sporgenze ossee, ponendo, per esempio un cuscino tra le ginocchia; 8


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- quando il paziente è a letto in posizione semiseduta accertarsi che non scivoli, posizionando dei cuscini tra le piante dei piedi e la pediera del letto (riempire lo spazio); - controllare ogni giorno lo stato della pelle, specialmente in corrispondenza delle sporgenze ossee, eseguire le cure igieniche quotidianamente con un sapone neutro e spugne morbide. Asciugare tamponando senza frizionare. Una pelle secca deve essere idratata con una crema emolliente (crema base): è sufficiente una piccola quantità che deve essere bene assorbita; - le lenzuola devono essere sempre pulite ed asciutte; - se il malato non si alza per mangiare, dopo il pasto scoprirlo completamente ed esaminare il letto, rimuovendo briciole o residui di alimenti, possibili cause di irritazione della pelle per sfregamento; - scegliere pigiami ed indumenti intimi privi di bottoni, di applicazioni troppo sporgenti, o con elastici troppo stretti; - se è necessario eseguire medicazioni, seguire scrupolosamente le istruzioni del medico o dell’infermiere che ha visto il paziente: non prendere mai iniziative individuali; - nutrizione: se il malato si alimenta in modo tradizionale è necessario predisporre una dieta varia ed equilibrata. Un consumo giornaliero di frutta e verdura facilita il transito intestinale e previene la stipsi (considerando che la persona è ferma a letto e non fa movimento); - chiedere al medico di famiglia la possibilità di integrare la carenza di eventuali elementi nutritivi, che di solito sono il FERRO (si trova nel fegato, nelle nocciole, nelle prugne, nel tuorlo d’uovo, nel cioccolato, nelle mandorle, nei piselli, nella carne di cavallo, etc), il POTASSIO (si trova nella frutta fresca e nella frutta secca, nelle verdure a foglia verde, nei pomodori, nei salumi, etc) e le VITAMINE (sono presenti nella frutta e nella verdura); - controllare se l’assunzione di liquidi è adeguata: nel paziente

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anziano lo stimolo della sete è spesso ridotto, quindi deve essere indotto a bere. Segni evidenti di disidratazione sono la secchezza delle mucose del cavo orale, della lingua e la riduzione della quantità di diuresi; - se il paziente è inappetente, preparare pasti piccoli e frequenti, con cibi calorici, tenendo sempre conto dei gusti e delle preferenze della persona, proprio per stimolarne l’appetito; - talvolta i malati costretti a letto o con una mobilità ridotta, lamentano nausea; in questo caso possono essere indicati alcuni accorgimenti, quali,per esempio, mangiare cibi salati ed evitare i dolci, iniziare il pasto con cibi freddi e comunque scegliere pietanze leggere e facilmente digeribili. In caso di episodi di vomito, integrare i liquidi ed i sali persi con succhi di frutta e frutta fresca. Sarebbe preferibile lasciare il paziente in posizione semiseduta per una mezz’ora dopo il pasto; - se possibile, effettuare un controllo periodico del peso.

…AL CONTRARIO

COSA NON FARE ! - non spostare il paziente nel letto trascinandolo, se necessario richiedere la collaborazione di un’altra persona utilizzando una traversa o un lenzuolo piegato oppure invitarlo ad aiutarsi utilizzando un’asta sollevamalati applicata alla testata del letto; - evitare il contatto prolungato con il pannolone o la biancheria bagnata, affinché la pelle non si maceri; - non utilizzare saponi o lozioni a base alcolica perché disidratano la pelle, non applicare impacchi di creme o polveri, non frizionare con prodotti alcolici nè cospargere di talco (per non otturare i pori superficiali), non effettuare massaggi in prossimità di sporgenze ossee; - in caso di presenza di catetere vescicale evitare che venga schiacciato tra il paziente, il materasso o la carrozzina, quando si 10


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trova seduto; - tendere il più possibile le lenzuola per non lasciare pieghe, che possono costituire un punto di attrito; - non utilizzare assolutamente ciambelle per prevenire piaghe da decubito nella zona sacrale, perché ostacolano la circolazione del sangue nel punto di appoggio del bordo e spostandosi in continuazione creano arrossamenti da frizione; - non stabilire da soli l’alimentazione del malato, ma seguire i consigli del medico di famiglia, che conosce la persona; - non trascurare le situazioni di maggiore perdita di liquidi: sudorazione, febbre, episodi ripetuti di vomito, dissenteria.

INCONTINENZA URINARIA Una persona costretta a letto è facilmente soggetta a problemi di incontinenza urinaria. Questa situazione si può controllare e gestire con: pannolone: - da cambiare con sollecitudine quando è bagnato - ad ogni cambio eseguire accurate cure igieniche per mantenere la pelle integra - non esagerare con l’utilizzo di creme: una dose eccessiva non apporta benefici e crea difficoltà ad eseguire un successivo lavaggio catetere vescicale: il malato torna a casa con un catetere vescicale posizionato in ospedale, oppure si sono creati i presupposti per posizionarne uno a domicilio (incontinenza, macerazione della cute, difficoltà eccessive di mobilizzazione): - catetere e tubicino di passaggio non devono presentare piegature - la sacca di raccolta delle urine deve essere

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posta più in basso rispetto al piano orizzontale del letto, per evitare reflusso del contenuto - i segni più comuni di infezione delle vie urinarie sono: brividi, febbre, dolore al fianco o in regione sovrapubica, presenza di sangue nelle urine. In questo caso avvisare il medico di famiglia.

RIABILITAZIONE Il trattamento fisioterapico dopo la caduta o a seguito di intervento chirurgico deve essere personalizzato ed attuato a tappe, valutando la situazione clinica del malato ed il suo grado di collaborazione, nonché tenendo in considerazione la capacità di movimento precedente l’episodio traumatico. A casa si devono seguire scrupolosamente le indicazioni del fisiatra e del fisioterapista, senza iniziative personali, magari di buonsenso, ma non indicate. Nel programma di recupero esistono più tecniche di mobilizzazione la cui scelta è legata al tipo di intervento ed alle potenzialità di recupero del paziente. Si può comunque parlare di: - mobilizzazione passiva: il paziente esegue movimenti di parti del corpo senza contrazione volontaria dei muscoli. Anche se lui “non lavora”, ovvero non partecipa, osservando chi esegue gli esercizi prende coscienza del movimento che sta compiendo per apprendere nuovamente determinate abilità. Lo scopo di questo trattamento è di mantenere l’elasticità per prevenire anchilosi e retrazioni muscolari. In questo quadro rientrano anche i posizionamenti, veri e propri strumenti di prevenzione adottati per tutti quei malati che per la loro condizione assumono posizioni scorrette che possono portare a danni secondari, come per esempio contratture e piaghe da decubito;

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- mobilizzazione attiva: il paziente partecipa al movimento, rinforzando la muscolatura. Questo trattamento richiede collaborazione psicologica; - esercizio terapeutico: è mirato al recupero di una specifica funzione persa oppure si cercano soluzioni compensatrici. UTILIZZO DI AUSILI Ciò che viene definito “ausilio” è in realtà uno strumento che aiuta a gestire con minore fatica la persona costretta a letto o con mobilità ridotta, mantenendo posizioni corrette e confortevoli. Letto articolato (meglio se elettrico con telecomando) ed asta sollevamalati: contribuiscono alla maggiore autonomia di un paziente orientato e collaborante e comunque favoriscono il cambio di posizione; Sollevatore: utilizzato per i trasferimenti dal letto alla poltrona alla carrozzina, può alleggerire lo sforzo fisico di chi assiste e mobilizza la persona in sicurezza. Richiede uno spazio di manovra; Materasso a pressione alternata, archetto sollevacoperte, cuscini: si utilizzano nella prevenzione di decubiti, per evitare compressioni prolungate concentrate sulle zone d’appoggio; Carrozzina: permette autonomia e movimento quando non è possibile caricare il peso del corpo sugli arti inferiori;

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Girello deambulatore e stampelle: rendono sicuri i movimenti del malato che ha iniziato a riprendere la deambulazione, aumentando in questo modo la motivazione e la fiducia nella ripresa del passo. Sono indicati per una persona orientata e collaborante. Tutti questi ausili possono essere richiesti al distretto sanitario di appartenenza, in previsione della dimissione e a fronte di una domanda di invalidità, oppure il modulo può essere compilato nel nostro reparto, recandosi successivamente al distretto. Un colloquio continuativo con il medico di base permette di rilevare la necessità di ausili a domicilio indipendentemente dalla frattura, valutando le condizioni cliniche della persona anziana o disabile, per migliorarne la qualità della vita.

E’ COMUNQUE MEGLIO PREVENIRE ULTERIORI CADUTE quindi… • alzarsi dal letto con movimenti lenti e cauti, soprattutto in caso di pressione bassa (ipotensione ortostatica) • evitare di eccedere con l’uso di sedativi a lunga durata d’azione che possono confondere la percezione dello spazio • indumenti adeguati facilitano i movimenti: non lasciare maglie e gonne a penzoloni, pantaloni troppo lunghi possono disturbare il passo, gli accessori (borse, cinture, etc.) non devono essere di ingombro nel movimento. Indossare calzature idonee (pantofole o scarpe chiuse) con suola in gomma 14


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• controllare i percorsi: nei tragitti domestici, che solitamente compie una persona, non devono trovarsi ostacoli quali gradini, tappeti non ancorati al pavimento, suppellettili di ingombro, piante. Pavimenti puliti, ma non scivolosi! • Verificare che l’ambiente sia sufficientemente illuminato (specialmente quando ci si alza di notte) e che gli spazi in cui la persona si muove siano tali da agevolare gli spostamenti per non destabilizzarne l’equlibrio • Tenere a portata di mano gli oggetti di maggior utilizzo nella giornata, per non compiere movimenti bruschi o difficoltosi, comunque superiori alle capacità della persona • Adeguare gli oggetti alle proprie capacità: chi ha instabilità di equilibrio ed incertezza di movimento solleverà con fatica una pentola grande o un contenitore eccessivamente pesante • Apporre dove possibile, maniglioni e corrimano, per aiutare la persona ad alzarsi con un appoggio solido per offrire, anche per brevi tratti, una sensazione di sicurezza • Valutare i tempi: ognuno, in base alle proprie capacità di movimento, conosce quanto tempo è necessario per …scendere una scala, alzarsi dalla sedia per rispondere al telefono, indossare un abito, recarsi da una stanza all’altra. La fretta distrae l’attenzione, confonde e facilita le cadute • L’esercizio fisico rappresenta una buona prevenzione

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IN CASA

OGNI STANZA HA I SUOI RISCHI BAGNO: pavimenti sdrucciolevoli, tappeti che non aderiscono e scivolano sul pavimento; sarebbe opportuno installare seggiolini per la doccia, maniglie a cui aggrapparsi, pedane antiscivolo

CUCINA: molte cadute avvengono nel tentativo di riporre gli oggetti in alto, pertanto utilizzare sgabelli robusti, accertarsi di avere una solida base d’appoggio, tenere le cose a misura delle proprie capacitĂ

CAMERA DA LETTO: le cadute avvengono specialmente di notte, al buio, per la presenza di ostacoli sul pavimento.

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... ma non solo

UTILIZZARE LA SCALA DI CASA CON ATTENZIONE QUANDO SI APPLICANO E SI RIMUOVONO I TENDAGGI, SI PULISCONO LE FINESTRE ED I VETRI, SI SPOLVERANO I LAMPADARI...

NON IN QUESTO MODO! 17


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REFERENTI OPERATIVI

A CHI RIVOLGERSI PER DOMANDE ED AIUTO MEDICO DI REPARTO: definisce il quadro clinico del paziente, per quanto riguarda l’intervento chirurgico e le condizioni generali ed il programma riabilitativo da sottoporre al fisiatra. Definisce l’idoneità (ovvero se esistono le condizioni) per l’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) e compila la valutazione sanitaria della scheda SVAMA (scheda per la valutazione multidimensionale delle persone adulte ed anziane). CAPOSALA DI REPARTO: si occupa dei bisogni assistenziali dei pazienti, mantenendo la relazione con i famigliari. Successivamente all’intervento chirurgico, con il medico ed il fisiatra individua il percorso riabilitativo idoneo. Contatta l’assistente sociale qualora i parenti fossero impossibilitati a trovare soluzioni in autonomia o per pazienti che sono soli. Attiva l’Assistenza Domiciliare Integrata al distretto di competenza e compila la valutazione cognitiva e funzionale della scheda SVAMA. ASSISTENTE SOCIALE DELL’OSPEDALE: è un servizio disponibile all’interno dell’azienda ospedaliera per le problematiche di dimissione con attinenza socio sanitaria. L’ufficio si trova nella palazzina di fronte alla casa dei Padri Camilliani. Gli orari di ricevimento sono i seguenti: martedì e venerdì, dalle ore 9 alle ore 13, senza appuntamento.

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SCHEDA SVAMA (SCHEDA PER LA VALUTAZIONE MULTIDIMENSIONALE DELLE PERSONE ADULTE ED ANZIANE): viene compilata del medico di reparto e dalla caposala per le parti di pertinenza, su indicazione dell’assistente sociale, dopo un colloquio con i parenti o in autonomia senza familiari di riferimento. Si tratta di una PROPOSTA (che potrebbe anche non essere risolutiva nei tempi previsti della dimissione) per accedere alla rete dei servizi territoriali, all’interno della quale si possono individuare soluzioni in convenzione o a contributo di spesa per una domiciliazione temporanea o permanente del paziente in strutture, per esempio casa di riposo, residenze protette, etc. ASSISTENZA DOMICILIARE INTEGRATA: è un servizio organizzato dalle ASL che permette ai cittadini che ne hanno bisogno di essere assistiti a casa con programmi personalizzati, evitando il ricovero ospedaliero per un tempo maggiore di quello necessario o di quello previsto. Due sono le forme di assistenza domiciliare integrata: 1) semplice: a casa del paziente si eseguono medicazioni, prelievi di sangue, sostituzione di catetere vescicale, fisioterapia riabilitativa; la richiesta deve essere effettuata direttamente al distretto di competenza e si attiva in tre giorni lavorativi. E’ bene ricordare che l’assistenza domiciliare integrata semplice, attivata dal reparto di degenza, non prevede l’accudimento quotidiano della persona, inteso come preparazione dei pasti, cure igieniche, sorveglianza, etc. 2) complessa: insieme di cure mediche ed infermieristiche, assistenziali e riabilitative per persone gravemente ammalate non autosufficienti, con bisogni complessi; la richiesta è valutata da una apposita commissione istituita dal distretto. MEDICO DI MEDICINA GENERALE: è il medico di famiglia, figura centrale dell’assistenza sanitaria. Conosce il paziente, i suoi problemi di salute, ha con lui un contatto continuativo e partecipa al piano di cura. E’ il professionista che individua i bisogni della persona non istituzionalizzata, pertanto è il referente per le richieste socio sanitarie precedenti la frattura o successive, riferite a patologie croniche. 19


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GLOSSARIO ABULICO: che non ha forza di volontà, pigro ALTERAZIONE FISIOPATOLOGICA: disturbo del normale funzionamento di una struttura biologica (osteoarticolare, nel caso specifico) ANCHILOSI: blocco patologico dei normali movimenti di una articolazione CINGOLO PELVICO: in anatomia indica il bacino COLLASSO: situazione di abbassamento della pressione arteriosa con possibile perdita di coscienza CONTRATTURA: contrazione muscolare involontaria insistente e dolorosa (comunemente viene definita “crampo”) DECUBITO: posizione del malato che sta disteso DISIDRATAZIONE: eliminazione spontanea o provocata di acqua nell’organismo con diminuzione patologica dei liquidi organici DIURESI: quantità di urina prodotta in uno spazio di tempo, di solito 24 ore FRATTURA: interruzione della continuità di un osso che si verifica di solito a seguito di un evento traumatico, ovvero per una sollecitazione meccanica che supera la resistenza del tessuto stesso EPIFISI: estremità delle ossa lunghe INVOLUZIONE SENILE: processo naturale di regresso che subisce l’organismo di una persona anziana MALNUTRIZIONE: disordine della nutrizione, c’è un errato apporto alimentare che può essere insufficiente o in eccesso PERISTALSI: contrazione fisiologica delle anse dell’intestino POSTURA: posizione del corpo umano, sia fermo che in movimento TACHICARDIA: accelerazione del battito cardiaco TROMBOFLEBITE: infiammazione di una vena contemporanea a trombosi

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