APPUNTI ALESSANDRINI N.2-09

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Pubblicazione non destinata alla vendita a circolazione interna mediante diffusione on-line

ANNO 3 N. 2 FEBBRAIO 2009 ● Newsletter mensile di politica e attualità ● appunti.alessandrini@alice.it

EDITORIALE

È ora di dire «basta» alla politica come professione?

Le difficoltà del PD GLI AUGURI NON BASTANO Agostino Pietrasanta ● Avevamo programmato, sul numero AP di ottobre, alcuni editoriali sulle questioni aperte, all’interno di un Partito Democratico (PD) marcato da una formazione almeno problematica. Pensavamo che alcuni snodi politici, non risolti e tuttavia fondamentali per la definizione di obiettivi e la descrizione dei programmi, andavano affrontati perché se era importante la chiarezza sul contenitore e le sue componenti (PD), era indispensabile la soluzione delle controversie sugli obiettivi e sui contenuti programmatici; in assenza di tale soluzione le controversie si sarebbero imposte, per la loro rilevanza intrinseca. Lo pensavamo e lo pensiamo tuttora dal momento che proprio alcune delle questioni da noi già individuate, perché mai affrontate nella loro complessità, hanno contribuito alla crisi in atto del PD: si pensi alle condizioni del sistema scolastico, alla difficile tappa dei rapporti e delle convivenze di fatto, alla definizione dei criteri per la collocazione europea. Sui comportamenti da seguire e le politiche da porre in atto non ci sono state proposte aperte ad una possibile condivisione interna; ognuno è andato per conto proprio in una confusione individualistica che impedisce di raggiungere una compatibile visione unitaria all’interno del partito, da confrontare dialetticamente con soluzioni di altra parte politica. (segue a pag.4)

Una proposta per favorire la partecipazione dei cittadini Sandro Strozzi ● Da anni la "disaffezione" degli italiani nei confronti della "politica" cresce a vista d'occhio. Ed oramai il fenomeno colpisce, significativamente, anche i partiti della sinistra che tradizionalmente avevano sempre potuto contare su un elettorato attivo e fedele. D'altra parte era inevitabile che il venir meno o l'attenuarsi delle speranze di cambiamento provocasse delusioni e fughe. Effetti anche più gravi hanno avuto le vicende verificatesi in questi anni in ordine al malcostume che ha invaso anche l'attività politico amministrativa della sinistra che non era stata colpita se non in minima parte dagli avvenimenti di 15 anni orsono. E' evidente che tutta quella parte dell'elettorato che, caduta l'ideologia, confidava almeno su una certa "diversità" dei politici e degli amministratori di sinistra per rispetto alla corruzione che aveva invaso la politica negli anni '80-'90 e che taluno si era illuso che tangentopoli avesse spazzato via, era passata dalla delusione al rigetto, rappresentato, più che dalla scheda bianca, dal non voto. In realtà questi quindici anni trascorsi dalle vicende di tangentopoli hanno determinato un generalizzarsi della sfiducia negli attori della politica nel nostro paese: si sono esaltate a dismisura le disuguaglianze sociali, la classe media è stata demolita, la classe operaia sempre più

penalizzata, i c.d. "poteri forti" ivi compreso quello dei "mass media" hanno ulteriormente ampliato la loro sfera di influenza e tutta l'attività politica è ora nelle mani degli apparati di partito che costituiscono, agli occhi del cittadino-elettore, delle vere e proprie oligarchie. Sappiamo che se si vuole salvare la democrazia dalla corruzione e dall'affarismo non c'è altra via che quella di puntare sulla "partecipazione" del maggior numero possibile di cittadini, specialmente di quelli più restii.... E allora, perché ciò non continui a costituire un mero slogan è indispensabile mandare agli italiani alcuni segnali espliciti ed univoci. Mi pare che un primo fondamentale segnale di rottura che verrebbe letto come atto a colpire alle radici l'illegalità e l'immoralità e a dare un vero senso alla partecipazione del cittadino alla politica sarebbe quello di porre precisi limiti alla politica come professione: se tutti cittadini devono partecipare alla vita pubblica (fatte salve le situazioni di incompatibilità) è necessario che cessi la figura del politico di professione che ha dismesso la propria precedente attività (supposto che ne abbia mai esercitata una) per assumerne un'altra più lucrosa e, oggi, anche più sicura, visto che il sistema dei partiti ha creato tutto un sottobosco di enti dispensatori di superstipendi dove collocare i non rieletti o i propri clientes. (segue a pag.4)


QUI ALESSANDRIAL

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Il rifacimento di Corso Roma

C’è chi c’ha Bizzarro ●

Lussi marmorei e cinghia tirata in tempi di crisi Dario Fornaro ●

Il riferimento, sotto il profilo economico, non è particolarmente eclatante ed anche le circostanze offrono discrete attenuanti. Si sa che i progetti vengono spesso stesi in largo anticipo sull’avvio dei lavori e nel frattempo possono cambiare le condizioni del tempo socio-economico. Resta nondimeno, venendo a noi, qualche sensazione di disagio ove si colleghi, pur senza spirito polemico, il momento nero, tendenzialmente nerissimo dell’economia – e nugolo di riflessi sociali al seguito – con l’inizio dei rutilanti lavori di estroso rifacimento di Corso Roma, Piazzetta della Lega e innesti vari. Rifacimento indispensabile, quello della “strada maestra”, giunta negli anni al degrado totale. Qualche dubbio sulla Piazzetta, trattandosi del rifacimento di un rifacimento non lontano, ma vada per l’intervento omogeneo. Il segnale stridente con i tempi che corrono, proviene invece dallo sfoggio di pietre e marmi di pregio particolare (graniti rossi e bianchi, basalto nero e marmo verde di Guatemala, come informano calorosi comunicati) con il quale l’Amministrazione ha inteso omaggiare la città e celebrare la propria lungimiranza. Era il momento di darsi ai lussi marmorei? Non bastava rimettere, qui sì, un bel porfido tradizionale in cubetti o in lastre? Bisognava strafare con gli effetti speciali?

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L’attuale home page del sito www.corsoromanews.it C’è sentore di un (in)sano provincialismo in questa voglia di stupire l’inerme cittadino, frustrato, al presente, dal sovrapporsi di messaggi contrastanti in ordine al “tirare la cinghia” (in settori essenziali) e “scialare in immagine” (in imprese a sospetta valenza elettorale). In complesso, la prevalenza del canonico e romanesco “quando ce vò, ce vò”. Incombente anche in Piazza Marconi, da ributtarsi per aria per l’ennesima volta onde ospitare l’adorabile incongruenza dei gelsi padani, interrati tra Groppello e Krier a delineare un piccolo tempio kitsch. Obietta qualcuno speranzoso: ci salverà di qui a poco il federalismo fiscale, con i cittadini che controllano localmente – premiando e castigando – ogni euro estratto dalle loro tasche, ogni alzata d’ingegno fuori tempo o fuori misura. Peccato che troppi elementi, che tanti precedenti depongano per una pia illusione. Da riparlarne.

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“Ma come! Tutti questi soldi per sistemare un rubinetto! Ma lo sa che io faccio il primario, e in un mese, ne guadagno meno?”. “La capisco benissimo. Anch’io, prima, facevo il primario!”. Ah…il denaro! A chi non farebbe comodo in questo periodo? Del resto, come si fa – crisi o non crisi – a competere con il vicino che si vanta delle ferie a Cortina, del suo SUV nuovo, o del completino di Prada appena regalato all’amante? E tu sei lì, con le rate del mutuo e della macchina da pagare che ti chiedi: come farò? Altri tempi quelli in cui il nonno ti raccontava del suo cappotto che quando era nuovo “era troppo grande” e quando (crescendo) era giusto “era troppo vecchio!”. Comunque chi non ha i soldi se li può procurare. Esistono vari modi. Uno è quello di fare una rapina in banca. Ma ormai gli istituti di credito tengono poca liquidità in cassa. Un altro è quello di evadere le tasse. In Italia ogni anno vengono sottratti circa 100 miliardi di euro di imposte. Evadere però comporta un minimo di rischio anche in una Repubblica come la nostra fondata non sul lavoro (raro), ma sui condoni (frequenti). Poi c’è una terza via che è quella di chiederli in prestito. Peccato che l’eccesso di indebitamento sia causa della crisi che ci sta sommergendo. Rimane un’ultima spiaggia, più “pulita”. E’ quella di “buttarsi in politica”. Per esempio, gli europarlamentari italiani sono in assoluto i più pagati: 144 mila euro l’anno. Il problema è che a questi dobbiamo aggiungere 952 tra deputati e senatori; 1.129 consiglieri regionali; 125 assessori regionali non consiglieri; 3.933 amministratori provinciali; 152.155 amministratori comunali; 14.242 sindaci e vicesindaci; 6.949 consiglieri circoscrizionali. (Fonte: Min. Interno, Anci). Insomma, la “casta” costa! Buone notizie per i pigri: anche rimanendo in Alessandria si possono fare buoni affari con la politica, come narrano le cronache locali dell’ultimo mese. A tutti gli altri invece non rimane che cantare, come Nino Frassica a Indietro Tutta: “c’è chi c’ha…è vero c’è chi c’ha…ma c’è pure chi non c’ha!”.

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L’INTERVISTAL

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Bilancio di un quinquennio di attività amministrativa e politica

Il responsabile della Provincia di Alessandria illustra risultati e prospettive A cura di Agostino Pietrasanta ● Sta per concludersi il periodo di mandato amministrativo per la sua presidenza della provincia di Alessandria. Quali tappe del progetto programmatico ritiene di aver realizzato? Quali prospettive per il futuro? Partendo dal presupposto inderogabile di tenere ben presente l’aspetto “federale” della nostra Provincia – positivamente inteso nel senso delle differenziazione fra le varie zone che concorrono alla costituzione del nostro territorio con le loro peculiarità – abbiamo dovuto e voluto tener conto delle esigenze di tutti. Con uno sguardo a volo d’aquila si può affermare che le priorità della viabilità e dell’edilizia scolastica hanno segnato due direzioni di intervento per garantire gli sviluppi correlati. Infatti, una buona viabilità è viatico per lo sviluppo economico e turistico: due vocazioni, peraltro, sulle quali abbiamo posto un impegno costante negli investimenti. E un sistema scolastico - anche se riferito alle competenze delle sole medie superiori - che può contare su strutture sicure, adeguate e conformi alle necessità del corpo docente e degli studenti, è sinonimo di garanzia per i giovani e le loro famiglie. La retroportualità del nostro territorio sta soffrendo delle indecisioni a livello governativo ma è giocoforza proseguire nei progetti di logistica per essere pronti a proporci al termine della crisi. D’altronde, la movimentazione delle merci e il loro trattamento sono portatrici di nuova occupazione. Nel vasto campo delle attività culturali la Provincia ha optato per la qualità delle manifestazioni espositive, coniugandole, all’estero, con la promozione delle eccellenze del territorio: basti ricordare la mostra di Carrà a Parigi e la mostra di Maddalena Sisto a Colonia.

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Il Presidente della Provincia di Alessandria PAOLO FILIPPI A proposito di territorio, vorrei ricordare la candidatura dei nostri siti paesaggistici a patrimonio dell’Unesco. Sono in itinere nuovi grandi opere viarie come la 35 Ter, la tangenziale di Molino dei Torti, la tangenziale di Morano Po, il completamento della tangenziale di Valenza, senza dimenticare la realizzazione delle quattro corsie fra Alessandria e Spinetta dopo decenni di mancati interventi per risolvere problemi vitali di viabilità. Nell’edilizia scolastica vorrei ricordare le opere realizzate ad Ovada e la razionalizzazione dell’edificio con conseguenti risparmi energetici e gestionali. Il suo partito di riferimento, il Partito democratico (PD), sembra subire vari contraccolpi negativi, sia sul piano della sua formazione, sia sul piano del consenso elettorale. Quale il suo giudizio? Siamo di fronte ad una realtà politica in continuo e frenetico movimento di posizionamento di forze storicamente radicate e nuove formazioni senza retroterra culturali e politici. Ciò deriva da una realtà tutta italiana che può implodere rapidamente. Di ciò ne risente, senza alcuna ombra di dubbio, anche il Partito Democratico, nonostante possa

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vantare una classe politica dirigente di tutto rispetto e capace di cogliere il nuovo emergente. La vera necessità del PD è quella di trovare capacità di sintesi al suo dibattito interno per intervenire nell’ azione di governo con efficacia. La sua storia politica personale marca una significativa presenza nella tradizione del popolarismo e nella cultura del cattolicesimo democratico. A suo parere, si può ancora individuare un apporto significativo di tale tradizione alla crescita ed al consolidamento del PD? Le due anime storiche che hanno concorso alla costituzione del PD sono le due anime storiche più consistenti dal punto di vista culturale, sociale e politico della nostra repubblica. Entrambe nascono dalla e con la Resistenza; entrambe nascono dalla Costituzione, alla cui stesura hanno concorso con impegno ideale; entrambe nascono dai principi di solidarietà e di sussidiarietà; entrambe nascono da un radicamento popolare alla cui base stanno i principi di democrazia, uguaglianza, tolleranza. Le contingenze politiche hanno, forse, accelerato la costituzione del partito ma l’intuizione è stata certamente intelligente e, comunque, ha segnato la strada da percorrere per il prossimo futuro. PAOLO FILIPPI Nato a Casale Monferrato il 15.09.1962. Coniugato con due figlie. Laureato in Giurisprudenza all’Università Cattolica di Milano. Responsabile Ufficio Personale IPAB di Casale M.to; Consigliere Comunale a Casale dal 1986 al 1995; Assessore al Bilancio del comune dal 1990 al 1995. Assessore Provinciale dal 1997, è divenuto Presidente dell’Ente il 13 giugno del 2004.

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GLI AUGURI NON BASTANO

È ora di dire basta…

(Editoriale - continua da pagina 1)

Lo pensavamo e lo pensiamo anche su altre questioni non ancora trattate dal nostro dibattito: la risposta etica ai diritti inerenti la vita, la questione dei rapporti contrattuali, coi sindacati divisi ed una condizione di separatezza del maggiore sindacato italiano (CGIL) che marcherà pesantemente la sinistra/riformista priva come si presenta di soluzioni condivise, la questione dell’insegnamento religioso; tutti problemi sulla strada di una compagine politica i cui componenti provengono da tradizioni che su di essi propongono soluzioni diverse e sulle quali più si sorvola più si innestano derive di sfilacciamento e di contraddizione. Dobbiamo dire queste cose perché, mentre da una parte vogliamo ancora affrontare gli snodi che stiamo citando, dall’altra non vogliamo apparire del tutto incapaci di leggere le difficoltà che sono intervenute dopo l’inizio del nostro percorso, appunto sui contenuti di obiettivo e di programma del PD. Continueremo ad affrontare questioni che riteniamo fondamentali (le abbiamo citate), i contenuti appunto, sapendo che il contenitore (PD) si trova sempre più in difficoltà. Il fatto è che era necessaria una leadership, molto forte sul piano non solo del consenso interno, anche questo in tanta evidente fibrillazione che rende inutile una qualsiasi sottolineatura, ma sul piano della proposta politica; una proposta che avrebbe dovuto e dovrebbe APPUNTI ALESSANDRINI Ap ● per un dibattito politico ANNO 3 N.2 Febbraio 2009 Coordinatore: Agostino Pietrasanta Staff: Marco Ciani ● Walter Fiocchi Dario Fornaro ● Roberto Massaro Carlo Piccini

(continua da pagina 1)

enfatizzare, prima di tutto, le ragioni di una convergenza tra culture politiche plurali in un contenitore comune: le ragioni della solidarietà poste come pilastro della Costituzione repubblicana. Una solidarietà, si badi, che non si riduce ad attenzione paternalistica verso i più deboli (a ciò sarebbe sensibile anche la destra sociale), ma che rende capaci, di fatto, tutti i cittadini ad intervenire da protagonisti nel processo democratico. Per questo la solidarietà non è, come pensa una parte della sinistra, sostitutiva della giustizia, ma ne è (in una complessità sociale e spesso conflittuale) l’elemento costitutivo. Questo collante, per la sua forza intrinseca, rispetto al quale la stessa sussidiarietà diventa funzionale e complementare, lasciando sul serio all’intervento delle istituzioni tutto ciò (e solo quello) che non è altrimenti possibile realizzare, questo collante avrebbe potuto forse dare un contributo a superare le gravissime difficoltà di una convergenza (?) tra culture politiche differenti. Necessitava appunto una leadership che sapesse proporre la forza di questa idea guida e la traducesse in progetto e programma politico: i padri costituenti sono riusciti a porre le condizioni istituzionali perché questo fosse possibile; oggi sarebbe stato augurabile un passo ulteriore di realizzazione dei programmi conseguenti. Inutile dire che gli auguri non bastano.

Altro importante e complementare segnale sarebbe quello di porre un limite massimo agli emolumenti complessivi dei politici e degli amministratori, stabilendo, ad esempio, che essi non possano superare, al massimo livello, il decuplo del salario medio dell'operaio e dell'impiegato. Mentre nel corso degli anni '50 - '70 del XX secolo, l'accesso alla politica aveva dei forti connotati ideali, giusti o sbagliati che fossero, oggi esso appare dettato, purtroppo non solo nel centro destra, dal carrierismo e dall'arricchimento. Ebbene, se così è e se vogliamo salvare la democrazia nel nostro paese, dobbiamo rimuovere dalla carriera politica l'attrazione che oggi esercita, rappresentata da quei tornaconti e da quei privilegi che, alla fine, hanno fatto breccia anche in coloro che vi si erano dedicati per motivi ideali. Infine, a proposito delle intercettazioni e dell'informazione, si dovrebbe perseguire la linea opposta di quanto sta ventilando di fare il governo in carica: il problema della nostra democrazia non è la tutela della privacy, ma, al contrario, la tutela dalla privacy: tutte le decisioni politiche e amministrative dovrebbero avvenire pubblicamente e, fatto salvo il problema dei costi, non dovrebbe essere ristretto il potere della magistratura di utilizzare il fondamentale mezzo di prova costituito dalle intercettazioni.

Il 2009 sarà terribile!!! Hai visto l’oroscopo?

No, ho visto il mio conto in banca!!!

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Il Concilio Ecumenico Vaticano II fu indetto da papa Giovanni XXIII il 25 gennaio 1959. Al suo annuncio seguirono 3 anni di lavoro durante i quali alcune commissioni definirono gli argomenti da trattare. Il Concilio venne aperto ufficialmente l'11 ottobre 1962 all'interno della Basilica di San Pietro in Vaticano. Alla morte di Giovanni XXIII fu continuato dal suo successore Paolo VI. Si svolse in 4 periodi, e terminò il 7 dicembre 1965.

Questa Newsletter non é una testata giornalistica, pertanto non deve essere considerato un prodotto editoriale soggetto alla disciplina della legge n. 62 del 7.3.2001

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