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ANNO 3 N. 3 MARZO 2009 ● Newsletter mensile di politica e attualità ● appunti.alessandrini@alice.it
EDITORIALE
Breve riflessione nel nuovo scenario politico italiano
Il PD dopo Veltroni CAMBIARE PER VIVERE Marco Ciani ● Nel numero di febbraio di Appunti Alessandrini, commentando lo stato di fragilità evidente in cui versava il PD, Agostino Pietrasanta sosteneva necessitasse a questo partito “una leadership molto forte non solo sul piano del consenso interno […] ma sul piano della proposta politica”. Pochi giorni dopo, le elezioni in Sardegna (perse con un risultato peggiore del previsto) e le conseguenti dimissioni di Veltroni avrebbero dimostrato quanto la debolezza del Partito Democratico risultasse drammatica. A mio avviso è corretto porre al centro dell’analisi le due questioni della leadership e della proposta politica. In effetti, tutto si può rimproverare alla destra, ma non di difettarne. Potranno anche non piacere entrambe, ma è un dato oggettivo che esistano e che, per quanto riguarda le linee dell’azione di governo, l’attuale maggioranza dimostri una omogeneità ed una compattezza che le rare voci dissonanti non smentiscono. In questo senso è auspicabile - lo dicevamo già nel primo numero di Appunti - che anche nello schieramento berlusconiano le forze maggiori possano convergere compiutamente in un soggetto unitario di dimensioni importanti. (segue a pag.4)
Modelli in costruzione tra innovazione e antipolitica Paolo Bonadeo * ● Il nuovo scenario politico italiano, delineatosi a ridosso delle ultime elezioni politiche, è figlio della crisi della forma partito che non assolve alle funzioni per cui è stata concepita. Una crisi comprensibile solo se si inquadra il processo all'interno di coordinate ampie e complesse. Ci ritroviamo, oggi, di fronte ad una società civile matura e avanzata, ma sempre più estranea e distaccata dagli apparati e dall'idea di partito che un tempo si definiva dopotutto come organizzazione e selezione. Si è segnata una sorta di linea del Piave da un lato della quale i partiti hanno la necessità di arginare il fenomeno dell'antipolitica, figlio della crisi del vecchio sistema, dal lato opposto i gazebo prendono il posto delle sezioni, e la società civile quello delle strutture e quindi alimentano l'antipolitica dispiegata. Il tema delle fusioni a freddo dei partiti, discutere di che sarà il nuovo partito divengono argomenti atti a scaricare nuove tensioni estranee alla politica di qualche decennio fa. All'interno di questo quadro complesso, è necessario proporre un modello di partito che non sia
depoliticizzato e astratto, ma sia un partito che serve la politica come strumento per selezionare una nuova classe dirigente ad ogni livello, rimettendo ad essa le politiche pubbliche nel funzionamento ordinario delle istituzioni, alimentando questa selezione con l'attività della società organizzata in movimenti e gruppi di interesse e correnti di cultura e di idee. Non è un'idea liquida, per dirla con Baumann, ma un'idea concreta. Tale modello verrebbe percepito come serio, responsabile e creatore di innovazione politica, civile ed istituzionale, ed eviterebbe di considerare l'elettorato come una massa che partecipa unicamente alla scelta di una leadership concorrendo alla misurazione di rapporti di forza interni che alimentano la vita d'apparato. L'innovazione deve essere un fatto, produrre regole, non può limitarsi alle parole. La fine del partito tradizionale può ripercuotersi sulle istituzioni e sull'intero sistema politico con effetti benefici. Certo, occorre correre qualche rischio. * Vicesindaco e Assessore alla Cultura e Turismo del Comune di Alessandria
QUI ALESSANDRIAL
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Un’analisi puntuale sullo stato di salute del territorio
Il metodo D.P.S.I.R. fotografa la situazione della provincia di Alessandria Alberto Maffiotti * ● La particolare attenzione riservata negli ultimi anni alle tematiche ambientali in rapporto con lo sviluppo sostenibile ha fatto si che, nei contesti sia pubblici che privati, sia sorta la necessità di elaborare e condividere strumenti e sistemi conoscitivi di valutazione della sostenibilità compatibili con la protezione e salvaguardia dell’ambiente, unitamente al rispetto dei vincoli imposti dalla regolamentazione ambientale vigente. Si è inoltre sottolineata la necessità di rendere trasparenti e comprensibili tali analisi, in modo da renderle accessibili a tutti, e in particolar modo ai cittadini, “che, direttamente coinvolti in queste politiche, dovrebbero avere più voce in capitolo nella loro formulazione” (Joseph E. Stiglitz in “La globalizzazione i suoi oppositori”). In quest’ottica si inserisce il lavoro di Bilancio Ambientale Territoriale, messo a punto e sviluppato da Arpa per il territorio della provincia di Alessandria a partire dal 2006, continuato fino ad oggi mediante un continuo aggiornamento dei dati disponibili: tale attività permette di elaborare la grande mole di dati ambientali e renderla disponibile con lo scopo di utilizzarla nella pianificazione, promozione e gestione dei territorio. L’analisi effettuata si basa sul metodo D.P.S.I.R. (Determinanti, Pressioni, Stato, Impatti e Risposte), approccio consolidato che sintetizza la complessità delle dinamiche ambientali, fornendo un giudizio (da basso a alto), su scala comunale, per i determinanti, per le pressioni ambientali e per lo stato, valutando gli impatti sulla natura e sulla salute e le risposte in atto da parte degli enti competenti orientate a fronteggiare le criticità e a migliorare lo Stato dell’Ambiente. Tale giudizio non vuole punire o elogiare una determinata area: significa al contrario segnalare le criticità e indicare quali zone siano di pregio, eventualmente da salvaguardare.
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Le definizioni del metodo D.P.S.I.R. Determinanti: macroattività umane presenti in un determinato territorio e che originano pressioni ambientali. Pressioni: singole azioni che le attività umane (determinanti) esercitano sul territorio modificandone lo stato e quindi determinando gli impatti. Stato: qualità delle risorse e delle componenti ambientali di un determinato territorio (aria, acqua, suolo, ecc.). Impatti: variazioni dello stato determinate dalle pressioni ambientali. Risposte: azioni umane volte alla compensazione e/o alla minimizzazione degli impatti ambientali negativi.
Il territorio provinciale, in termini di determinanti presenta, ad eccezione di alcuni comuni particolarmente interessati da attività produttive di rilievo e aventi un giudizio da “medio alto ad alto”, in generale un giudizio da “medio” a “medio -basso”, giudizio che diventa “basso” nei comuni ricadenti nella parte meridionale della provincia. In particolar modo si segnala nel territorio provinciale, per quanto riguarda le attività industriali, la presenza di 14 Stabilimenti a rischio di incidente rilevante (il 31% del totale del Piemonte). Significativo l’andamento delle superfici coltivate, che resta costante nel tempo, ad eccezione di una diminuzione delle aree destinate a frumento ( - 25% dal 2000 al 2007): tale andamento sottolinea la rilevanza dell’agricoltura nel contesto provinciale. Per quanto riguarda le pressioni ambientali, nella parte meridionale della Provincia, coerentemente con l’analisi dei determinanti, risultano di poca rilevanza; al contrario nei maggiori centri superano talvolta, al contrario, il valore dei determinanti, indicando la maggiore incidenza di quelle variabili direttamente responsabili del degrado ambientale. 2
Significativo il dato relativo ai trasporti: l’auto resta il mezzo di trasporto preferito dagli alessandrini, con 62, 4 macchine ogni 100 abitanti (2007), con un calo del consumo di benzina dal 2000 al 2007 del 32,8% e un aumento del consumo di gasolio del 45,3%. Molti comuni presentano un infine un giudizio in termine di qualità dello stato delle risorse da medio ad alto; in relazione alla qualità dell’aria i dati relativi al 2008 confermano la tendenza degli ultimi anni: un generale miglioramento dei livelli di inquinamento da CO, SO2, piombo, benzene e una situazione relativamente statica o di leggero decremento per i livelli di NO2 e PM10 nei periodi invernali e da ozono nei periodi estivi. In generale lo stato chimico delle acque sotterranee calcolato dal 2000 al 2007 non evidenzia variazioni importanti: i dati elaborati nel 2007 indicano che circa il 38% dei punti filtranti l’acquifero superficiale ricade in classe 4, indice di impatto antropico rilevante, mentre per il sistema profondo la percentuale di punti ricadenti in classe 4 è pari a 30. * Direttore Dipartimento di Alessandria ARPA Piemonte Durante la 2^ settimana di aprile, nell’ambito di un convegno dedicato, organizzato dalla Provincia di Alessandria e da Arpa Piemonte, verrà presentata la pubblicazione “Indicatori Ambientali della Provincia di Alessandria”, un documento al tempo stesso sintetico e approfondito riguardante lo stato dell’ambiente provinciale. Attraverso indicatori ambientali e socioeconomici, elaborati mediante il lavoro di Bilancio Ambientale Territoriale, verrà mostrata una fotografia chiara, sistematica ed esaustiva dell’area alessandrina. La pubblicazione sarà disponibile su formato cartaceo e su formato elettronico, scaricabile dal sito internet di Arpa Piemonte.
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L’INTERVISTAL
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Il lavoro e le prospettive dell’amministrazione regionale
Il futuro del PD e il protagonismo delle donne nelle parole del Presidente A cura di Agostino Pietrasanta ● La maggior parte del suo mandato alla presidenza della regione Piemonte è ormai trascorso. Quali progetti programmatici ritiene di aver realizzato? Quali tappe di intervento sono ancora previste per il futuro? Con gli assessori verifichiamo periodicamente il lavoro svolto e posso dire che abbiamo realizzato il 90 per cento del programma dell’intera legislatura. In campo sanitario, grazie ad un’incisiva azione di semplificazione e riduzione dei costi del sistema, siamo riusciti ad investire nel miglioramento della qualità dei servizi e ad abolire il ticket sui farmaci per i redditi fino a 35 mila euro, abbiamo approvato un piano socio sanitario che in Piemonte mancava da anni e definito il riassetto della sanità attraverso l’accorpamento delle Asl. Ma abbiamo anche ridotto progressivamente la quota regionale dell’addizionale Irpef e approvato una serie di leggi importanti per lo sviluppo economico e sociale del nostro territorio, dalle leggi sull’internazionalizzazione e la ricerca a quelle sul diritto allo studio e la sicurezza. Questo solo per fare alcuni esempi. Per il futuro prossimo, la grande sfida è il raggiungimento di risultati significativi in campo energetico: siamo tra le regioni europee che hanno i più consistenti programmi di investimento in materia di rinnovabili e siamo il maggior produttore in Italia di energia idroelettrica (3800 megawatt). Ci sono tutti i presupposti per avvicinarci il più possibile agli obiettivi fissati dall’Unione europea per il 2020. Per il Piemonte è una grande opportunità economica e produttiva, abbinata alla difesa dell’ambiente. Adesso, è ovvio, la priorità è però superare il difficile momento di crisi che stiamo vivendo, lavorare per dare risposte concrete alle famiglie piemontesi, ai lavoratori, alle aziende in difficoltà.
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Il Presidente della Regione Piemonte Mercedes BRESSO Come giudica da protagonista, la difficile transizione in atto nel Partito democratico? Quale politica realizzare per riconquistare il consenso dell’elettorato? Primo, a me sembra che la transizione non possa durare in eterno: la questione vera è che le anime del Pd non possono soltanto sommarsi, devono combinarsi. Questa fusione non è avvenuta, o meglio non è ancora avvenuta. Secondo, l’elettorato. Credo sia necessario riconquistare quell’elettorato di sinistra che negli ultimi tempi si è rifugiato nell’astensionismo. E per farlo occorre far leva sui principi fondamentali della socialdemocrazia europea: diritti civili, welfare, lavoro, università, ricerca, scuola. Le donne sembrano acquisire ruoli rilevanti nelle amministrazioni periferiche: ricordiamo, come esemplari, la sua esperienza e quella del sindaco di Milano. A suo parere, come si potrebbe rafforzare, in modo significativo, tale tendenza? Nel 2006 era approdato in Parlamento il tanto discusso disegno di legge sulle “quote rosa”, che avrebbe dovuto favorire la partecipazione delle donne alla vita politica e garantire una loro adeguata rappresentanza nelle sedi istituzionali.
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Purtroppo la Camera non ebbe il tempo di votare quella legge e siamo rimasti molto indietro rispetto al resto dell’Europa e del mondo. Ma noi donne siamo combattive, la nostra scuola è stata prima la lotta per ottenere il diritto di voto, poi per entrare in politica e conquistare con fatica spazi che, ancora oggi, gli uomini tendono a monopolizzare. Con la forza delle nostre idee abbiamo saputo imporci nell’agone politico, aumentando progressivamente la nostra presenza ai vertici delle istituzioni:ci sono sempre più donne sindaco e presidenti di provincia, adesso anche qualche donna presidente di regione. Negli anni si è creata una classe dirigente femminile dentro e fuori dalla politica e non solo con un ruolo di rappresentanza. Certo la parità con gli uomini è un traguardo ancora lontano, servono leggi serie che favoriscano un effettivo ampliamento dei nostri diritti e deve cambiare un certo modo di pensare, purtroppo ancora molto radicato nella società italiana, che relega le donna in ruoli secondari.
MERCEDES BRESSO Nata a Sanremo, sposata, professore presso il Politecnico di Torino. Esperta di economia dell'ambiente. Il Presidente della Regione Piemonte, prima di aderire al PD, è stata membro della Direzione nazionale dei DS. Ha ricoperto diversi incarichi politici, tra i quali: Parlamentare Europeo e Presidente del Comitato Piemontese per la Costituzione Europea; Presidente della Provincia di Torino; Consigliere regionale e Assessore regionale alla pianificazione territoriale, ai parchi e alle risorse idriche. E’ stata inoltre insignita dal Presidente della Repubblica del titolo di onorificenza di “Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana”
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IL PD DOPO VELTRONI. CAMBIARE PER VIVERE (Editoriale - continua da pagina 1)
Tornando invece ai mali del PD, sappiamo che è stato eletto un nuovo segretario con una scelta che alla gran parte dei democratici non appariva affatto la migliore. Sarebbe stato utile, anche ai fini elettorali, ritornare al popolo con vere primarie e veri candidati, come richiesto da alcune componenti minoritarie, ed in particolare da Arturo Parisi ed Enrico Morando. Il non averlo fatto non può essere inteso come un segnale di forza. Tuttavia, va tenuto in considerazione lo stato di difficoltà di un partito nato recentemente, che in poco più di un anno ha chiamato due volte i propri elettori ad esprimersi con le primarie e che ha sostanzialmente perso tutti gli appuntamenti elettorali, con l’eccezione non molto significativa di Trento. Va inoltre osservato che il PD ha consumato uno dopo l’altro i propri leader reali o potenziali, romani o sparsi sul territorio; essi appaiono tutti improvvisamente vecchi, a prescindere dall’anagrafe. Non è un caso se in molti territori dove si sono tenute recentemente le primarie hanno vinto i candidati “anti-establishment”, a cominciare dal giovane Matteo Renzi che si è aggiudicato le primarie a Firenze, pur osteggiato dai vertici a cui non ha risparmiato bordate al fulmicotone. Tutt’altro piglio, insomma, rispetto al neo segretario del PD, Dario Franceschini. Per ora, l’ex-vice di Veltroni, pare destinato a recitare la parte del cireneo, in attesa delle prossime elezioni di giugno che sembrerebbero, a questo punto, già scritte in senso sfavorevole ai democratici.
Chissà che invece il mite avvocato ferrarese non riservi qualche sorpresa come il suo maestro politico Zaccagnini, eletto alla segreteria della DC per essere uomo di transizione e che si rivelò invece una delle figure più luminose che lo scudo crociato conobbe nel corso della sua storia politica. Ma se risolvessimo tutto in una questione di leadership, che pure è determinante per vincere, rischieremmo di cadere in un marchiano errore. Il PD non farà nessun passo in avanti significativo nella conquista del consenso se non assumerà decisioni chiare riguardo ai meccanismi di selezione della propria dirigenza e, soprattutto, riguardo alla propria linea politica. A mio modo di vedere le due cose sono in parte intrecciate: il rinnovo della classe dirigente del partito deve diventare parte della sua strategia. Ciò significa regole che rendano il PD “contendibile”, in tutte le sue articolazioni, dai Circoli di quartiere fino alla segreteria nazionale. Essere contendibile vuol dire scegliere con le primarie (non con le tessere) e vuol dire che, da ora in avanti, qualcuno perde. Non che ci si candida solo quando si ha la matematica certezza di essere stravincenti come Veltroni e, a ben vedere, anche lo stesso Prodi prima ancora. Per il resto servono scelte inequivocabili su alcune cose importanti. Conflitto di interessi. Come si intende risolverlo? Collocazione europea. Dire se si sta nel PSE o meno e dove ci si siede il giorno dopo le elezioni europee.
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Silvio chiama Obama
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Temi etici. Avere una posizione del partito su questioni come il testamento biologico, la ricerca sugli embrioni, l’interruzione di gravidanza, le convivenze tra persone delle stesso sesso (ferma restando la libertà di coscienza che è principio inviolabile di un partito democratico su argomenti di questa natura). Politiche sociali. Non è sufficiente l’appello all’unità sindacale. Bisogna dichiarare se si è d’accordo con le proposte del Senatore Pietro Ichino o con le posizioni della CGIL. Energia. Si è favorevoli alla costruzione di nuove centrali nucleari nel nostro Paese? Politica estera. Hamas può essere un interlocutore politico? Quale la posizione del partito su un eventuale potenziamento della presenza militare in Afghanistan? L’elenco è naturalmente sommario e potrebbe continuare a lungo. E’ importante però che i prossimi candidati leader del PD si presentino con delle proposte (anche alternative) su tali temi e siano gli elettori delle primarie, con il loro voto, a decidere quale sia, a loro giudizio, la via migliore da percorrere. L’identità di un partito non si decide solo in base a ciò che esso è o fa. Al contrario, assume una valenza altrettanto se non più importante, ciò che non si è e non si fa. Anche per non dare una sensazione di indistinzione rispetto alla destra. Sarebbe un bel risultato se dopo aver perseguito per oltre un anno una politica apparsa spesso ambivalente – il “ma anche” sbeffeggiato dal comico Crozza – giungesse per il PD la fase del “ma non”, ovvero il momento delle chiarezza.
ANNO 3 N.3 Marzo 2009 Coordinatore: Agostino Pietrasanta Staff: Marco Ciani ● Walter Fiocchi Dario Fornaro ● Roberto Massaro Carlo Piccini Per ricevere questa Newsletter manda una mail all’indirizzo
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