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Basilicata in moto
Bella scoperta!
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Basilicata
Calanchi e Piccole Dolomiti Lucane:
un mondo magico e affascinante per il mototurismo d’autore A cura di Claudio Vismara e Marco Ghezzi Š Mototurismo
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Basilicata
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orniamo in Basilicata per un nuovo, affascinante itinerario. Una regione a torto non valorizzata come meriterebbe, che sa offrire molto al turismo in moto: strade piacevoli, con traffico praticamente inesistente, e una varietà di ambienti, di paesaggi, di storia e di personaggi che non finiscono mai di stupire. Luoghi magici, con i suoi pinnacoli naturali, le enormi sculture di argilla, le bianche dune, i profondi canyon e i suoi borghi ricchi di fascino, ma anche boschi ed emozionanti esperienze adrenaliniche con vista su affascinanti borghi senza tempo. Interessante anche il filo conduttore letterario della nostra proposta: Carlo Levi, Isabella Morra, Albino Pierro sono i nomi illustri che ci accompagneranno lungo le strade della Basilicata. L’itinerario prende il via da Ferrandina, vero capolavoro architettonico con le sue candide casette dalle facciate strette, distante pochi chilometri dalla Basentana E847. Il borgo fondato da Isabella e Federico d’Aragona nel 1400, annovera fra le sue curiosità una prelibata oliva nera denominata Majatica, eccellente varietà che produce un delicato olio extravergine, ottima anche passita mediante infornata. Subito il percorso si fa interessante e la guida diviene estremamente elettrizzante. Strade sinuose, inserite in un bel paesaggio, ci conducono ai primi calanchi; sarà solo un primo assaggio di un affascinante mondo paesaggistico
unico nel suo genere. Alto sulla collina si scorge il “paese fantasma” di Craco: abbandonato nel 1969 a seguito di continui movimenti franosi, è oggi un borgo caratterizzato da una bellezza scenografica davvero incomparabile. Numerosi registi hanno trasformato Craco in un set cinematografico per l’unicità di questa location; Mel Gibson, ad esempio, ha qui ambientato alcune scene de “La passione di Cristo”. Si scende in Val d’Agri e, prima di raggiungere Tursi, saliamo attraverso ondulati paesaggi incontaminati verso quel gioiello che è il santuario di Santa Maria di Anglona, capolavoro di architettura medievale edificato fra l’XI e il XII secolo. Tursi sorge sui declivi di una roccia di arenaria tra i fiumi Agri e Sinni. Una volta era collegata al mare grazie alla navigabilità dei fiumi; oggi rimane un borgo composto da un groviglio di case, stretti vicoli e gradinate. Il borgo vanta una storia molto antica: si ritiene fu fondato dai Goti nel 400 d.C. cui seguirono i Bizantini; fu poi il tempo degli arabi Saraceni, che lasciarono un segno profondo nella struttura e nell’architettura del paese. In seguito tornarono i Bizantini, per continuare poi con Normanni, Svevi, Angioini, e infine con la famiglia Doria di Genova, cui succedettero numerose famiglie aristocratiche locali. Nella visita al borgo si scorgono chiaramente nelle architetture le varie dominazioni che si sono susseguite: il quartiere de la Rabatana, che sovrasta l’intero abitato, ricorda chiaramente le sue origini
arabe. Tursi, con la sua storia millenaria, nasconde incredibili segreti ad iniziare dalla sua lingua, nota per la sua complessità e usata con grande sapienza dal poeta Albino Pierro. “A Ravatèna” Cchi ci arrivè a la Ravatèna si nghiànete ‘a pitrizza ca pàrete na schèa appuntillèta a na timpa sciullèta. Quanne un tempe è sincire, atturne atturne ‘a terra d’i iaramme ci ampìete a lu sòue com’u specchie, e quann si fè notte c’è nu frusce di vent ca s’ammùccete nd’i fossi e rivìgghiete u cuc e ci fè nasce nu mère d’erve…
“La Rabatana” Per arrivarci alla Rabatana si sale un pietrame che sembra una scala puntellata su una parete in crollo. Quando il tempo è sereno, tutt’attorno la terra dei burroni lampeggia al sole come fa uno specchio, e quando si fa notte c’è un fruscìo di vento che nei fossi si nasconde e risveglia il cuculo e fa spuntare un mare d’erba...
Girovagando tra le strette e tortuose viuzze che salgono dal vociare della centralissima Via Roma, sino ai silenzi della Rabatana, sì tocca con mano questa storia lunga e affascinante. L’antica cattedrale di Santa Maria Maggiore è situata nel borgo antico, in Rabatana: delle strutture medievali non resta nulla, ma al di sotto della fabbrica settecentesca è conservata la cripta costruita intorno al IX-X secolo. Vi sono
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due cappelle: nella prima si trovano affreschi di ispirazione rinascimentale dedicati ai Santi Apostoli e ai Dottori della Chiesa, un sarcofago con lo stemma di Genova in bassorilievo, rappresentante il S. Giorgio, e un altare dedicato a S. Maria Maddalena; nella seconda vi è un presepe in pietra di grandissimo effetto, costruito tra il ‘400 e il ‘500. In questa chiesa si venera la Madonna dell’Icona, attributo che le deriva da un trittico del ‘300 della scuola di Giotto rappresentante la Vergine con il Bambino al centro e ai lati S. Giovanni Battista e la Maddalena. Poco distante, sulla sponda opposta del Fiume Sinni, sorge in posizione panoramica il piccolo borgo di Valsinni, Bandiera Arancione del Touring Club Italiano. La sua storia è legata indelebilmente al triste destino che colpì la poetessa Isabella Morra. Memorie della sua storia le troviamo nel castello e nel parco letterario a lei intitolato. Isabella nacque nel 1516 e morì nell’inverno tra il 1545 e il 1546. Fu uccisa dai fratelli per una presunta storia d’amore con Diego Sandoval De Castro, poeta di origine spagnola, barone di Nova Siri. Petrarchista, Isabella Morra ha lasciato un commovente canzoniere, fatto di dodici sonetti e tre canzoni che, pubblicato per la prima volta nel 1559, ne fa la più grande poetessa d’amore del Rinascimento italiano per originalità e autenticità. Nella XIII canzone, ultimo componimento poetico del canzoniere, ella scrive:
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Calanchi nei dintorni di Craco, il “paese fantasma� abbandonato nel 1969. Nelle pagine precedenti: Dolomiti Lucane. Nelle pagine successive: un suggestivo scorcio di Castelmezzano.
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Basilicata “Or, rivolta la mente a la Reina del ciel, con vera altissima umiltade, per le solinghe strade senza intrico mortale l’alma camina già verso il suo riposo, ch’ad altra parte il pensier non inchina, fuggendo il triste secol sì noioso, lieta e contenta in questo bosco ombroso”
La risalita lungo il fiume ci porta al lago artificiale di Monte Cotugno, fra i maggiori invasi in terra battuta realizzati in Europa, stupenda pennellata di azzurro fra i gialli estivi e i verdi primaverili. Quando è stagione, Senise vi accoglie con i suoi gustosi peperoni, certificati I.G.P., appesi in ogni angolo ad essiccare per diventare gli squisiti peperoni cruschi. Il centro storico è un intreccio di vicoli e gradinate che salgono verso il castello. La strada si inerpica volteggiando in un ambiente collinare che presto diviene montano nel momento in cui si raggiunge Chiaromonte, con il suo centro storico raccolto sullo sperone roccioso a mo’ di anfiteatro. La sosta in questo borgo è interessante per scoprire due succulente attrattive: l’utilizzo del sambuco in un’infinità di ricette, dai biscotti al liquore, e la produzione di pasta con farina di mischiglio. Ci attendono ora entusiasmanti chilometri in mezzo al verde dei boschi e dei pascoli. Siamo all’interno del Parco Nazionale del Pollino, prima di arrivare a Roccanova, grazioso borgo fiore all’occhiello del panorama enologico regionale. Siamo nella patria del Grottino di Roccanova D.O.C.,
vino dall’aroma pieno e dal colore intenso, che bene accompagna le specialità della cucina tipica del territorio. Tra le numerose cantine presenti sul territorio, di particolare interesse è la Cantina “Graziano” la cui particolarità sta nel fatto di essere un’azienda agricola biologica. Collocata sulla bella strada che porta a Sant’Arcangelo, è un’azienda giovane dove si produce qualità utilizzando proprie uve e fornendo un prodotto finale sicuramente interessante. Lasciamo le alture per tornare in Val d’Agri e, una volta attraversato il fiume, entriamo nel vivo della zona dei calanchi lucani. Prima di raggiungere Aliano, delle deviazioni su piccole strade secondarie ci porteranno alla scoperta di uno scenario di incomparabile bellezza, uno degli angoli più remoti e più magici della Basilicata. Consigliamo vivamente di trovarsi da questi parti al tramonto: la luce del crepuscolo offre una vista emozionante e di grande suggestione, capace di esaltare al massimo queste terre di argilla donando loro uno splendore e un fascino indescrivibile. Aliano, piccolo borgo arroccato su un profondo costone d’argilla, cui si accede da una ripida salita, dà l’idea di appartenere ad un altro mondo, regala un senso di profondo isolamento grazie ai calanchi che lo circondano. Aliano è anche la magia del Parco Letterario “Carlo Levi”, il grande scrittore e pittore che trascorse qui un periodo di confino, immortalando magistralmente la cultura e i luoghi
nel suo “Cristo si è fermato a Eboli”. Le origini di questo centro sono antichissime, come dimostrano gli scavi archeologici effettuati in zona. Questo particolare aspetto naturalistico si deve alla natura argillosa dei terreni, nei quali acqua e vento hanno scavato e modellato un paesaggio di ineguagliabile bellezza. Visitando Aliano si è accolti da muti personaggi che altro non sono che case con facce dal volto umano e sguardi espressivi: un tempo dovevano servire a tenere lontano il malocchio. Nella parte bassa del paese troviamo la Pinacoteca, dove sono conservati documenti molto interessanti del confino di Carlo Levi, dipinti realizzati dallo scrittore e una mostra fotografica permanente dei momenti più significativi della sua permanenza ad Aliano. Il Museo della Civiltà Contadina raccoglie in un antico frantoio oggetti legati al lavoro dei campi e della vita domestica. Poco più avanti si trova la casa Carlo Levi. Il legame che si creò tra lo scrittore e questo piccolo borgo fu davvero inteso. Nel suo libro immortalò, oltre ai luoghi, descritti perfettamente, anche la cultura, gli usi, le tradizioni, il grande senso di umanità dei contadini; conobbe un immediato successo la sua opera letteraria innescando discussioni e dibattiti fra politici e intellettuali sulla questione meridionale. Un amore immenso per Aliano e la sua gente, che sfociò nel desiderio di essere seppellito qui.
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Basilicata “A sinistra del Timbone, (un monticciuolo di terra, tutto in cavi e sporgenze) per un tratto lunghissimo, fino a laggiù in fondo, verso l’Agri, dove il terreno si spianava in un luogo detto il Pantano era un seguirsi digradante di ponticelli, di buche, di coni di erosione rigati dall’acqua, di grotte naturali, di piagge, fossi e collinette d’argilla uniformemente bianca...”
Si scende e dopo un tratto nel fondovalle si sale nuovamente
per raggiungere il suggestivo borgo di Guardia Perticara, inserito nell’elenco dei borghi più belli d’Italia e divenuto recentemente Bandiera Arancione. Collocato in cima ad un colle in posizione invidiabile, il paese, dalle origini antiche, ha conservato intatto l’aspetto del borgo medievale con le costruzioni in pietra a vista, i vicoli stretti, le scale che si inerpicano su al castello e da
cui si domina la Valle del Sauro. I palazzi storici di Guardia sono ricchi di particolari architettonici e decorativi: le pietre lavorate a mano dagli artigiani e le volte in mattoni rossi. Suggestiva la Piazza Europa, dove si respira un’atmosfera surrealista: la fontana, la chiesa, il palazzo, il bar, la farmacia... tutti elementi che contribuiscono a rendere affascinante questo luogo. Loca-
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tion utilizzata da Francesco Rosi per le sequenze di “Cristo si è fermato ad Eboli”, con l’aria fine delle alture appenniniche e le specialità gastronomiche di prodotti locali come formaggi, salumi, ortaggi, olio e vino,Guardia Perticara è luogo che merita di essere visitato. Un borgo che deve la sua bellezza anche al sapiente lavoro di ricostruzione in seguito al terremoto del 1980.
Un modello di restauro conservativo che ha mantenuto e valorizzato le caratteristiche dell’abitato di un tempo. Da qui in avanti sarà la gioia di guidare in moto ad accompagnarci: oltre settanta chilometri dove i rettilinei sono merce rara. L’ambiente lucano sicuramente è complice di questo piacere: le colline, le montagne, ora dolci ora scoscese, sono il territorio ideale per
avere fantastiche strade da percorrere in moto. Gorgoglione nel tempo ha dato alla luce numerosi reperti archeologici, ora il suo territorio è diventato il “Texas d’Italia”, con la scoperta di importanti giacimenti petroliferi. Un paesaggio che offre grandi contrasti tra natura incontaminata, campi coltivati dall’uomo, pozzi petroliferi, pale eoliche. Cirigliano, caratterizzato dal
Il lago artificiale di Monte Cotugno. Nella pagina precedente: il parco eolico tra Guardia Perticara e Gorgoglione. Nelle pagine successive: Guardia Perticara è nell’elenco dei borghi più belli d’Italia ed è divenuto recentemente Bandiera Arancione.
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Basilicata cinquecentesco castello, è presidio slow food del salume tipico Pezzente della Montagna Materana, assolutamente da assaggiare, e sede di uno spettacolare parco avventura immerso nei boschi delle Dolomiti Lucane: un concentrato di vertiginosi strapiombi,
lussureggiante vegetazione e strette gole scavate nella roccia. La massima espressione di questo ambiente la possiamo apprezzare ancor di più nei due borghi di Pietrapertosa e Castelmezzano. Entrambi tra i borghi più belli d’Italia, hanno la particolarità di essere colle-
gati da un cavo d’acciaio, in cui cimentarsi in emozionanti voli imbracati e sospesi nel vuoto. Pietrapertosa, con i suoi 1.088 metri di altitudine, è il paese più alto della Basilicata. Fu baluardo saraceno e porta con sé traccia dell’epoca nel quartiere l’Arabata, con le
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caratteristiche abitazioni aggrappate alla roccia, e nel fortilizio eretto nel punto più alto delle rocce che sovrastano il paese, visitabile all’interno e con splendide viste dai camminamenti superstiti. Interessanti da vedere la quattrocentesca chiesa madre e il
convento di San Francesco, eretto nel 1470, con all’interno splendidi affreschi. Castelmezzano, presidio normanno fra l’XI e il XIII secolo, custodisce i resti del suggestivo castello, importante tappa lungo il cammino in Terra Santa, e porta con sé ancora oggi i
segni dei leggendari Templari. Sulla facciata laterale della chiesa Santa Maria dell’Olmo è scolpita una croce templare a otto punte. Il borgo è inserito in un contesto ambientale di rara bellezza: al tramonto, dalla piazza centrale, la calda luce del sole lambisce le rocce e l’illuminazione delle case e delle strade rendono Castelmezzano un grazioso presepe. I più temerari, accordandosi con le guide, possono salire in cima alle guglie d’arenaria tramite piccoli gradini intagliati nella roccia e godere dell’impareggiabile vista mozzafiato a 360°. Itinerario di grande suggestione, tutto da guidare ma che offre interessanti spunti di carattere culturale, artistico, enogastronomico e la possibilità di dedicarsi alle avventure più emozionanti. Una Basilicata che non delude mai il mototurista, capace di regalare grandi soddisfazioni, dove il viaggio diventa d’autore per esploratori del bello.
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Aliano, piccolo borgo arroccato su un profondo costone d’argilla
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Percorso del gusto Pezzente della montagna materana Grottino di Roccanova D.O.C. Peperone di Senise I.G.P. Farina di mischiglio Sambuco di Chiaromonte
Grottino di Roccanova D.O.C. l Grottino di Roccanova è una D.O.C. di recente istituzione. Nasce nel 2009 in una piccola zona della Val d’Agri. Particolarità del territorio sono le caratteristiche grotte-cantine scavate direttamente nel tufo, uniche nel loro genere. È la creazione di un ambiente che permette un’eccellente conservazione e affinamento del vino. È un vino dalla fragranza tutta particolare, che si deve alle uve utilizzate per la sua produzione e al territorio particolarmente vocato alla coltivazione della vite. Per il bianco si impiegano i vitigni tipici, soprattutto Malvasia Bianca di Basilicata, Moscato e Trebbiano, mentre per il rosso la quota maggiore è riservata al Sangiovese, seguito da Cabernet Sauvignon, Malvasia Nera di Basilicata e Montepulciano. Il disciplinare prevede la seguente denominazione per i vini: “Grottino di Roccanova” rosso, rosso Riserva, bianco, rosato. Il rosso deve avere una gradazione minima di 12°, mentre il riserva di 13° oltre ad un periodo di maturazione del vino di almeno 36 mesi. La denominazione Riserva si presenta con un colore rosso rubino tendente al granato, di profumo intenso e persistente, di sapore tipico, caratteristico, secco.
I Pezzente della montagna materana l Pezzente è una salsiccia ottenuta dai secondi tagli e dagli scarti del maiale, tipica della tradizione contadina delle aree interne della Basilicata. La ricetta la vuole preparata con carni provenienti da maiali allevati allo stato brado nei boschi delle montagne materane. La fase più importante della preparazione è l’amalgama, fatto a mano, di un misto di tagli di carne triti con polvere di peperone dolce e piccante, finocchio selvatico, aglio fresco tritato e sale. Il nome “Pezzente” deriva dalla necessità che i contadini avevano nel passato di conservare a lungo la carne e di non buttare gli scarti del maiale. È in contrapposizione alla salsiccia “nobile”, fatta con i tagli migliori del maiale.
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Peperone di Senise I.G.P. l peperone di Senise è una denominazione I.G.P., tutelato da un consorzio per la salvaguardia e la valorizzazione del prodotto. Le condizioni pedoclimatiche del territorio, unite alla tipologia del peperone, lo rendono unico e molto interessante per l’essiccazione. Questa avviene per mezzo di esposizione indiretta ai raggi del sole, appesa in luoghi riparati e areati. Con la molitura del frutto essiccato, si ottiene un eccellente preparato per aromatizzare i salumi. Interi si utilizzano nella preparazione di piatti tipici lucani tra cui i famosi peperoni “cruschi”, passati in olio bollente per quindici secondi e salati. Elenchiamo ora alcune delle caratteristiche che deve avere il prodotto: deve essere raccolto a maturazione completa, le bacche devono essere disposte su teli di stoffa o su reti in locali asciutti e ben areati, per almeno 2-3 giorni, lontano dalla luce, i peduncoli devono essere infilati in serie con spago fine facendo in modo che le bacche si dispongano a spirale angolata, l’una rispetto alla successiva, di circa 120°. Così facendo si otterranno le caratteristiche “collane” o “serte”. Le “serte” de-
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vono essere esposte al sole e rimanervi fino a quando il contenuto in acqua non si attesta sul 10-12%, successivamente dovranno essere riposte in locali arieggiati. I peperoni, terminata la fase di essiccazione, devono subire un trattamento in forno per eliminare il residuo di umidità e agevolare la successiva molitura. Si ottiene così un’accattivante polvere rossa, dal gusto intenso, piccante o dolce, della dimensione desiderata: da grossolana, utilizzata molto per i salumi locali, a quella finissima per condire verdure cotte o piatti prelibati come la pasta con fagioli di Sarconi, altro prodotto I.G.P. della Basilicata.
Farina di mischiglio un piatto che risale a tempi antecedenti l’unità d’Italia ed è tipico della zona di Chiaromonte, Fardella, Calvera, Teana. La pasta veniva preparata con un misto di farina di legumi e cereali (fave, ceci, orzo, semola), condita con cacioricotta e scaglie di peperone secco. Questo tipo di preparato, ricco di legumi, costituiva un’alternativa alla solita pasta a base di semola. Il cacio e il peperone coprono però il sapore delle farine; quindi per esaltare il gusto della pasta meglio un condimento a base di pomodorino fresco, cotto per 15 minuti circa, con l’aggiunta, a fine
È
cottura, delle foglie di alloro fritte in olio di olive maiatiche delle calanche lucane. La farina di mischiglio si può suddividere in tradizionale, con ceci bianchi, orzo e favino, o quella con solo fave, entrambe con l’aggiunta di grano tenero della varietà carosella e grano duro della varietà cappelli. Pasta già documentata nel tardo Rinascimento, rappresentava la pasta dei contadini che non potevano permettersi l’acquisto della semola, assai cara per le loro tasche: ne mettevano un poco nella preparazione del mischiglio, giusto per avere quel minimo di glutine che serviva a tenerla compatta. L’area, un tempo molto depressa, ha conservato la tradizione fino agli anni ‘50, quando il benessere ha fatto mettere nel dimenticatoio tutto quello che nel cibo sapeva di povertà e indigenza. Fortunatamente oggi assistiamo ad un recupero di questi sapori per la gioia del nostro palato.
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Sambuco di Chiaromonte a pianta del Sambuco comune è un arbusto perenne e deciduo, molto vigoroso, caducifoglio. È diffuso nelle zone incolte, nei luoghi ruderali e anche nei centri abitati, lungo le siepi e i fossi, o nei boschi radi, dal livello del mare fino ad un’altitudine di circa 1.500 metri. Al Sambuco in passato si attribuivano poteri magici, contro i demoni e le streghe. Si presenta come una pianta alta fino a 10 metri, con tronco flessuoso e sovente obliquo. Il fiore è un infiorescenza a corimbo ombrelliforme di colore bianco-giallastro. Si raccoglie da aprile a giugno, recidendo le infiorescenze alla base. I frutti sono delle drupe violaceo-bluastre, lucenti, con il succo di color violaceo, e si raccolgono tra agosto e settembre, usando gli stessi pettini utilizzati per la raccolta dei mirtilli. Il sambuco racchiude in sé numerose proprietà: diuretiche, sudorifere, lassative, antireumatiche, antinevralgiche, emollienti. Con i fiori di sambuco, usati anche in liquoreria, si fa una gradevole tisana che serve come rimedio per il raffreddore, l’influenza, la tosse, l’asma, i reumatismi. I frutti maturi contengono vitamina C, svolgono azione diuretica e depurativa, antinevralgica e lassativa, e sono impiegati soprattutto per la prepara-
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zione di marmellate ad effetto leggermente lassativo. Uno dei prodotti più tipici ricavati dal sambuco è un liquore ottenuto per infusione. Si tratta di un processo molto lungo, la cui tecnica è stata tramandata di generazione in generazione. Molti passaggi appartengono ai segreti che ogni prodotto unico conserva per la sua tipicità. Le fasi principali della sua preparazione sono la raccolta dei fiori fatta a mano, l’essiccazione in cassette di legno all’aria per circa 30 giorni, la macerazione dei fiori in alcool per circa 90 giorni, l’eliminazione dei fiori e travaso in altri contenitori di acciaio, la maturazione dell’infuso per altri 60 giorni, l’imbottigliamento. Dopo la maturazione si presenta con un colore ambrato, dal gusto dolce, tipico liquore da dessert. Per produrre la marmellata si prendono i frutti di sambuco, si schiacciano, si mettono in una casseruola a cuocere, a metà cottura si aggiungono 150 grammi di zucchero per un chilogrammo di frutta. Si finisce la cottura rimestando continuamente, si spegne il fuoco, si pone nei vasi ancora calda, si lascia raffreddare, si chiude il recipiente e si fa sterilizzare.
Volo dell’Angelo elle Dolomiti Lucane un cavo d’acciaio sospeso tra le vette di due paesi, Castelmezzano e Pietrapertosa, permette di vivere un’esperienza unica ed emozionante: il Volo dell’Angelo. Un metodo innovativo di fruire il patrimonio ambientale, lo svago che entra in contatto con la storia, con la scoperta di due borghi di una ricchezza culturale, storico, artistico invidiabile. Legati con tutta sicurezza da un’apposita imbracatura e agganciati ad un cavo d’acciaio, si può provare l’ebbrezza del volo e lanciarsi in una fantastica avventura, unica in Italia e nel mondo per la bellezza del paesaggio e per l’altezza massima di sorvolo. La prima tratta, detta di San Martino, parte da Pietrapertosa (quota di partenza 1.020 metri) e arriva a Castelmezzano (quota di arrivo 859 metri) dopo aver percorso 1.415 metri, raggiungendo una velocità massima di 110 Km/h. La seconda, invece, permetterà di lanciarsi da Castelmezzano (quota di partenza 1.019 metri) e arrivare a Pietrapertosa (quota di arrivo 888 metri) toccando i 120 Km/h su una distanza di 1.452 metri!
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Notizie utili Apt Basilicata
Via del Gallitello 89 85100 Potenza Tel. 0971507611 www.aptbasilicata.it Pro Loco Tursi
Piazza S.Maria d’Anglona 75028 Tursi (MT) Tel.0835500000 - 3336401629 f.ottomano@tiscali.it Pro Loco Aliano
Via Stella 65 75010 Aliano (MT) Tel. 0835568074 www.aliano.it Pro Loco Pietrapertosa
Via della Speranza 159 85010 Pietrapertosa (PZ) Tel. 0971983529 prolocopietrapertosa@tiscali.it Pro Loco Castelmezzano
Piazza Rivelli 85010 Castelmezzano (PZ) Tel 0971986020 - 3409544655 www.prolococastelmezzano.it prolocodolomitilucane@hotmail.it
Guida turistica
Azienda Agricola
Maria Rocchina Martoccia Tel. 3493993713 rocchinamartoccia@hotmail.com
“Uccelli Francesco” Contrada Chianizzi 85038 Senise (PZ) Tel. 0973683937
Volo dell’Angelo
Tel. 3456209640 Biglietteria Castelmezzano: Tel. 0971986020 Biglietteria Pietrapertosa: Tel. 0971983110 www.volodellangelo.com Parco letterario “Isabella Morra”
Piazza Carmine 75029 Valsinni (MT) Tel. 0835817051 www.parcomorra.it parcomorra@tiscali.it Parco letterario “Carlo Levi”
Via Martiri d’Ungheria 1 75010 Aliano (MT) Tel. 0835568529 parcolevi@tiscali.it Lucania Outdoor Park
Località Acqua Furr 75010 Cirigliano (MT) www.nuovaatlantide.com
Pasticceria “Donadio”
Via Calvario 7 85032 Chiaromonte (PZ) Tel. 0973571162 Pastificio “Giuseppe Focaraccio”
Via Don Fabio 1 Tel. 0973642364 “Mulino Padre Covile
di Arleo e Gioia” Contrada Padre Covile 85030 Castronuovo di Sant’Andrea (PZ) Tel. 0973835343 Azienda Agricola biologica
“Graziano” Contrada S. Iorio 85036 Roccanova (PZ) Tel. 3486951612
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Basilicata Dove mangiare e dove dormire Hotel “Villa del Lago”
Contrada Chianizzi 85038 Senise (PZ) Tel. 0973686735 www.villadellago.it Azienda Agrituristica “Masseria Pinto” Contrada Scalpella km 86 85012 Corleto Perticara (PZ) Tel. 3497639339 rosadonnoli@tiscali.it Ristorante “Vecchio Mulino”
Via Roma 86 85010 Guardia Perticara (PZ) Tel. 0971964357 www.vecchiomulinoristorante.it
Ristorante
“La Taverna dei Benedettini” Via Diaz 7 85010 Guardia Perticara (PZ) www.latavernadeibenedettini.com Hotel “Il Ristoro di Cerellio”
Via Fontana 22 75010 Cirigliano (MT) Tel. 0835563021 www.ilristorodicerellio.it cerellius@tiscali.it Hotel “Le Costellazioni”
Via della Stazione 1 85010 Pietrapertosa (PZ) Tel. 0971983035
Viaggiare a noleggio Noleggiare una moto per un utilizzo turistico, durante un week-end o
per un viaggio più lungo, è un’idea ancora poco diffusa fra i motociclisti italiani. Eppure questa soluzione può rivelarsi ideale in molto situazioni. Pensiamo per esempio a chi si trova lontano dal luogo della vacanza e ha pochi giorni a disposizione, a chi preferirebbe evitare lunghi e noiosi trasferimenti autostradali, oppure a chi vorrebbe semplicemente provare per qualche giorno una moto diversa dalla propria. In occasione di questo viaggio ci siamo affidati all’azienda “Rentmoto” che, strategicamente dislocata a pochi chilometri da Foggia, permette di “visitare a noleggio” numerose località del sud Italia. Diretta dal simpatico Giannicola, anch’esso appassionato mototurista, dispone di una flotta di moto re-
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centi e di svariate tipologie, tutte ben tenute e accessoriate, dall’immancabile BMW GS, alla Ducati Multistrada fino alla supertourer BMW R1200RT. Ad esempio, in poco più di un’ora di volo dalle città del nord Italia, si può raggiungere l’aeroporto di Foggia e in breve la sede della “Rentmoto”, ed essere già pronti per la propria vacanza. Oltre al noleggio, Rentmoto offre anche la possibilità di soggiornare presso la vicina e graziosa struttura dell’agriturismo “Al Celone” e di assaggiare le gustose e raffinate specialità locali nell’attiguo ristorante. Rentmoto Tel. 3898310198 www.rentmoto.it
Percorso in moto Ferrandina, Craco, Tursi, Valsinni, Senise, Chiaromonte, Roccanova, Aliano, Guardia Perticara, Gorgoglione, Cirigliano, Pietrapertosa, Castelmezzano.
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Estratto dalla rivista Mototurismo 198 - Marzo 2012 © Editrice L’Isola. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte può essere riprodotta senza permesso e citazione dell’editore.