Portfolio | 09

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lettera di presentazione aree archeologiche e progetto di architettura UN MUSEO PER VILLA ADRIANA ricuciture: MARMI | Museo Arte Romana di Milano interni urbani: MONDO CINEMA



lettera di presentazione

A luglio 2009 mi sono laureata conseguendo il diploma in Laurea Specialistica in Architettura EU presso il Politecnico di Milano, con specializzazione in progettazione architettonica con il docente arch. Angelo Torricelli e in architettura degli interni con il docente arch. Pierluigi Cerri. Nel periodo universitario ho avuto esperienze di tirocinio e di lavoro part-time presso studi di architettura che mi hanno permesso di conoscere in modo concreto e più approfondito il mondo del lavoro collaborando e partecipando attivamente con un team di lavoro dinamico e stimolante. Ho ottime capacità organizzative e predisposizione all’apprendimento veloce data dalla mia grande determinazione e voglia di imparare. Attualmente sono alla ricerca di un’opportunità che mi consenta di approfondire e mettere in pratica le tematiche dei miei studi e mi permetta di fare esperienza.



aree archeologiche e progetto di architettura UN MUSEO PER VILLA ADRIANA

Tesi di Laurea Specialistica in Architettura EU Relatore: Arch. Angelo Torricelli Correlatore: Arch. Marco AndrĂŠula discussa il 23 luglio 2009


cava di tufo coperta dalla vegetazione, casino triboletti, rovine delle cento camerelle


Villa Adriana è una zona archeologica di grande interesse, con un tessuto architettonico e naturale complesso ed articolato. Al cuore della Villa, riccamente costruito, si contrappone un margine poco definito in cui la natura si manifesta con prepotenza. Proprio per questa caratteristica il primo problema che si è presentato è stato di ridefinire il limite nordovest della Villa

aerofoto dell’area di progetto

ridisegnandolo dal punto di vista orografico e caratterizzandolo con una funzione nobile. Non secondari per la scelta del sito sono stati la presenza di una cava di tufo e la prossimità con lo spettacolare impianto delle Cento Camerelle che affianca la strada basolata che conduceva al Vestibolo, storico ingresso della Villa.


L’intervento prevede di prolungare il sistema delle Cento Camerelle tagliando la cava di tufo secondo la direzione di uno dei fronti delle stesse; questo è anche uno degli assi di allineamento di diverse architetture presenti nella Villa. L’impianto costruito prevede una galleria museale e un edificio con funzioni di servizio; entrambi attestano su una piazza, punto di snodo di tre percorsi: la rampa di

planivolumetrico

accesso, la scalinata che porta a un livello superiore della Villa, ed il percorso museale. L’intervento prevede di sfruttare un’apertura già esistente nel muro settecentesco come accesso ad un sentiero romantico che attraversa il bosco fino ad intersecare la strada che conduce al museo. In una delle estremità della strada abbiamo la “radura delle rovine”. Nell’altra estremità


Protagonisti di questa piazza sono i materiali: il tufo grezzo della cava, il tufo lavorato e il cemento. Il progetto è fortemente legato al suolo e proprio per evidenziare questo rapporto si è scelto il tufo come materiale di tutte quelle parti, verticali e orizzontali, a contatto con il terreno. La parte espositiva si articola seguendo due percorsi che permettono una diversa visione delle opere esposte.

piazza delle otto muse sedute

radura delle rovine

si trova il complesso museale ( a quota + 3,00 m) che si raggiunge tramite una rampa che taglia la cava seguendo l’allineamento del museo. Il punto di arrivo è la “piazza delle otto muse sedute”, queste opere scultoree rinvenute nella Villa sono posizionate su basamenti che affiorano dallo specchio d’acqua che funge da filtro tra l’elemento naturale della roccia e quello artificiale del costruito.

pianta | sezioni longitudinali del percorso discendente


sezione prospettica della sala a quota -3,00 m | sezione prospettica della sala a quota -0,30 m | sezione prospettica a quota della piazza delle otto muse

Il primo che si incontra è a cielo aperto, e mantiene la quota dei 3,00 m, in modo da potersi raccordare alla scala ricostruita di una rovina che faceva parte delle Cento Camerelle, e porta a quota zero. Il secondo percorso è contenuto all’interno dell’edificio del museo ed è caratterizzato dall’andamento discendente. Usando il cemento armato è stato possibile realizzare una struttura imponente che si mostrasse nella sua purezza e coerenza. La sezione, unica in tutta la lunghezza della galleria espositiva è figurativamente una “L” rovesciata. La copertura è interamente a sbalzo ed inclinata verso l’alto raccordandosi visivamente al livello del terreno antistante, contenuto dal muro in tufo. Per l’intera lunghezza non ci sono aperture nella struttura, ma la luce filtra unicamente dal taglio dato dallo spazio tra il museo e il muro. Questa sezione ricorda quella dei criptoportici della Villa, in cui la luce è zenitale e crea un’illuminazione diffusa. Per mantenere questo effetto, e proteggere le opere dagli agenti atmosferici una parete di vetro segue longitudinalmente il filo della copertura. L’utilizzo di vetri autoportanti accostati senza intelaiatura metallica ha l’intento di apparire come una chiusura trasparente minimamente percepita. L’interno è suddiviso in nove ambienti (l’atrio di ingresso più otto salette espositive) da pareti in muratura intonacate di bianco. Ogni sala mantiene una larghezza e una lunghezza costante, che deriva dal modulo delle celle delle Cento Camerelle. A cambiare è l’altezza dei setti, costanti nel filo superiore, variabili in quello inferiore in quanto si adattano al percorso discendente. La rampa interna è continua e si interrompe solo in corrispondenza degli accessi alle sale. Questo percorso si congiunge con quello a cielo aperto nello spazio antistante la rovina delle Quattro Celle.


particolari della sala a quota -3,00 m | particolari della sala a quota -0,30 m particolare costruttivo degli elementi principali della struttura


Fotografie dei modelli costruiti in scala 1:500 (sopra) e 1:200 (sotto)




ricuciture: MARMI | Museo Arte Romana di Milano

Laboratorio di Architettura degli Interni Docente: Arch. Pierluigi Cerri anno accademico 2007 - 2008


Piazza Missori

Rudere della chiesa di San Giovanni in Conca

Cripta ipogea


Oggi il ricordo della chiesa di San Giovanni in Conca è affidato al rudere ancora visibile da piazza Missori. Esso è ridotto a isolato relitto con funzioni di spartitraffico e tutto quello che si vede è solo una parte dell’antica

aerofoto dell’area di progetto

abside della chiesa. Il muro sbrecciato, che comprende due monofore, cospicuo avanzo dell’arte romanico-lombarda, e la sottostante cripta è ciò che rimane a testimoniare questa importante basilica.


Il progetto prevede pedonalizzare l’intera area di progetto dando respiro ai resti della basilica, disegnando ex novo ed ampliando gli ingressi al museo ma anche alla metropolitana, infatti il progetto a livello ipogeo si collega con l’ingresso della metropolitana fermata Missori. Una sezione del museo sarà caratterizzata dalla velocità composta da una lunga parete

planivolumetrico

di plasmawall, che proiettando immagini della città contemporanea vuole proporsi come viaggio sensoriale nella città sconosciuta, una galleria utilizzata per esporre opere di videoarte che vogliono reinterpretare in chiave contemporanea la città di Milano. Si creerà dunque un ambiente ibrido dove antico e moderno convivono con un unico scopo: quello di far conoscere gli aspetti più nascosti


pianta | sezioni


e dimenticati della capitale dell’industria. La seconda sezione più articolata e concepita come luogo dello stare e sarà il vero e proprio museo d’arte romana, esso conterrà le opere rinvenute durante gli scavi (statue, mosaici, lapidi, monumenti funebri) ma anche da una materioteca e videoproiezioni esplicative della storia di San Giovanni in Conca e dell’arte romana della città. La cripta infine sarà totalmente visibile e prevede ospitare concerti di gruppi emergenti e non. In questo modo si vuole costruire un percorso che comprenda tutta la città e che faccia prendere coscienza, al visitatore, della ricchezza della Milano romana. Si vuole così rivalutare una parte del patrimonio artistico della città per molti sconosciuto e di cui la cripta di San Giovanni in Conca rappresenta una tappa importante.

viste prospettiche

particolare dei pannelli espositivi e di videoproiezione | sistema di controsoffittatura


particolare dei setti di suddivisione degli spazi espositivi | supporto mobile delle statue | sistema a scomparsa dei proiettori

particolare della struttura a costoloni | sistemazione dei plasmawall | sistemazione degli impianti | illuminazione del piano stradale


fotografie del modello in scala 1:500


fotografie del modello in scala 1:20



interni urbani: MONDO CINEMA

Laboratorio di Architettura degli Interni Docente: Arch. Pierluigi Cerri anno accademico 2006 - 2007


Piazza Oberdan

Via Lecco

VarietĂ della popolazione del quartiere


Nel quartiere ombre pesanti proteggono, abbracciano, un mondo di staticità, un mondo di spezie e di odori, pensieri e culture lontane che si incontrano in piccoli luoghi ricchi di identità. Un quartiere in cui convivono molte culture, ma che non ha ancora scoperto la ricchezza

aerofoto dell’area di progetto

della diversità. L’obiettivo del progetto è quello di incrementare le attività dello spazio Oberdan, creando una serie di attività inerenti alle manifestazioni cinematografiche e culturali già presenti in questo luogo.


Questo viene considerato come punto di partenza del percorso, un ingresso che guida il passante all’interno del quartiere, alla scoperta di una realtà poco esplorata. L’asse principale del progetto coincide con la via centrale del quartiere, via Lecco, che divide il Lazzaretto in due parti ma che al contempo può essere considerata come area di incontro e di scambio. In questo senso il progetto ha voluto

planivolumetrico - funzionale

valorizzare questa via creando degli affacci su di essa, aprendo le corti dei palazzi verso la strada, diversificando l’intervento dalla preesistenza anteponendo alla facciata una “pelle” uniforme di travertino. Le corti offrono nella parte più interna uno spazio destinato ai laboratori della scuola (scenografia, scenografia per bambini, fotografia, montaggio, tecnica del suono, regia, sceneggiatura e recitazione).


Mentre, gli spazi pubblici che si affacciano direttamente sulla via divengono luoghi dove creare momenti di scambio, confronto e dialogo tra le varie culture. La scuola di cinema che si inserisce in questo contesto cerca di sfruttare il carattere multi etnico del quartiere come “linfa vitale”. Una scuola in cui viene studiata la filmografia di diversi paesi extraeuropei, ma soprattutto, un luogo dove l’arte del

piante|sezioni

cinema diviene “pretesto” per unire i residenti della zona, i quali potranno apportare le proprie conoscenze ed il proprio modo di vedere e vivere una realtà, e anche partecipare alla preparazione delle manifestazioni, festival del cinema e mostre fotografiche che riguardano i diversi paesi e diverse culture al fine di far conoscere uno scenario cinematografico poco diffuso.


piante|sezioni

Il quartiere non si trasformerà solo in una scuola ma sarà un fulcro importante della città, dove chiunque, passeggiando e vivendo gli spazi d’interazione potrà conoscere, confrontare ed apprezzare la diversità e le analogie della cinematografia, intesa non solo come semplice proiezione di un film ma specchio di diverse realtà apparentemente lontane ma molto vicine.

vista prospettica di via Lecco


vista prospettica di via Lecco e via Panfilo Castaldi

vista prospettica di un cortile interno - ipogeo


fotografie del modello in scala 1:200




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