L’ITALIANO ERRANTE Collana di linguistica e storia della lingua e della letteratura italiana diretta da Massimo Arcangeli 7
ANDREA MONALDI
MILLE RETRODATAZIONI
BONACCI EDITORE
Š Bonacci editore, Roma 2012 ISBN 978-88-7573-441-1 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche), sono riservati per tutti i paesi.
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Finito di stampare nel mese di luglio 2012 dalla Rubbettino Print - Soveria Mannelli
INDICE Premessa “Mille di questi termini” di Massimo Arcangeli ............................ 7 Introduzione ............................................................................................ 9 BIBLIOGRAFIA
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RETRODATAZIONI
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PREMESSA
MILLE DI QUESTI TERMINI di Massimo Arcangeli
Molti anni fa, in un articolo forse eccessivamente polemico, me la presi con i linguisti colti da delirium retrodatans. Intendevo criticare, con questa scherzosa espressione, la moda di retrodatare per retrodatare parole, magari soltanto di uno o due anni. A motivare la ricerca, in molti casi, era allora il puro gusto della scoperta di un’attestazione più antica di quella indicata, come prima assoluta, nei vari repertori consultati allo scopo. A guidare il piccolo esploratore, in altrettanti casi, era l’occasionalità o la ristrettezza dell’indagine che aveva condotto al reperimento del prezioso cimelio lessicale in grado di smentire dizionari storici, etimologici, dell’uso corrente. Capitava di consultare un testo antico approdato alla stampa di fresco (meglio se corredato di un glossario), di sfogliare una o due annate di una certa rivista, di incappare in uno sconosciuto inedito, rimasto fino a quel momento sepolto da qualche parte, e il gioco era fatto: si stilava una lista delle retrodatazioni e se ne ricavava un bel contributo scientifico da porre all’attenzione della comunità degli studiosi. Ai giorni nostri pochi si sognerebbero di impegnare il proprio tempo in ricerche del genere; e tuttavia avventurarsi nel territorio delle retrodatazioni lessicali non è mai parsa impresa meritoria e augurabile come in questi ultimi anni. Una contraddizione soltanto apparente: l’improponibilità degli studi casuali o estemporanei di un tempo è attualmente in un rapporto di proporzionalità diretta con l’auspicio di scandagli a tutto campo (nel tempo e nello spazio) che facciano tesoro di quegli immensi serbatoi di testi che rispondono al nome di biblioteche virtuali. Il delirium degli affetti da “retrodatite”, oggi, si è addirittura convertito nella necessitas di un’intensificazione dei lavori non più rinviabile. Ben vengano dunque saggi come questo di Andrea Monaldi, che ci mostra con tutta evidenza (se mai qualcuno avesse potuto dubitarne) quanto a fondo si debba ancora scavare per far riaffiorare reperti lessicali più antichi – anche molto più antichi – di quel che attualmente crediamo possano essere. A essere investito delle maggiori responsabilità è innanzitutto il fertilissimo terreno della scienza e della tecnica; chiede a gran voce di essere setacciato a fondo per la gran quantità di testi che giacciono inesplorati in tante biblioteche (pubbliche e private) e in tanti archivi, sia italiani che stranieri. Le mille (e più) retrodatazioni di seguito elencate la dicono tutta sulla mole
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PREMESSA
dell’apporto fornito dall’autore, il cui approccio alla materia, anteriormente all’avvento di Internet, avrebbe risentito senz’altro dei limiti fisici ed “energetici” di ogni ricerca manuale ma non avrebbe difettato in qualità per sguardo d’insieme, rappresentatività del corpus, oculatezza delle scelte. Non sarebbe stato censito, questo calibrato e utilissimo lavoro, fra quelli al tempo prodotti dagli inguaribili maniaci delle prime attestazioni.
INTRODUZIONE
Ever tried. Ever failed. No matter. Try again. Fail again. Samuel Beckett, Worstward Ho (1983)
In questo volume sono raccolte circa millecento voci per le quali viene proposta un’attestazione antecedente a quella dei più importanti e recenti dizionari etimologici, documentandone quindi l’ingresso nella lingua italiana in fasi ben più antiche rispetto alla datazione corrente1. Chi scrive è consapevole di non presentare un’opera certamente innovativa, poiché non ci si allontana da un modello compilativo, ormai consolidato, affermatosi grazie ai molteplici lavori che propongono nuove retrodatazioni, spesso sulla base dello spoglio di singole monografie o di un corpus limitato ad un certo periodo storico; ciò nonostante, il fatto di aver potuto anticipare la prima attestazione di decenni se non addirittura in taluni casi di un secolo, spesso perfino di parole comuni, rassicura circa la validità degli intenti e il successo dell’operazione, mostrando oltre ogni dubbio quanto questo settore della storia della lingua italiana sia ancor’oggi troppo trascurato. Sono stati qui presi in considerazione il Dizionario Etimologico della Lingua Italiana (DELI) di Manlio Cortelazzo e Paolo Zolli, a cura di Manlio Cortelazzo e Michele A. Cortelazzo, del 19992; il Grande Dizionario italiano dell’Uso (GDU) di Tullio De Mauro, del 20003; e l’Etimologico, vocabolario della lingua italiana (ETIM) di Alberto Nocentini, del 2010. Ad essi si è scelto di affiancare anche lo Zingarelli 2012 (ZING), sebbene non etimologico, non solo perché suggerisce una datazione per la gran parte dei lemmi, ma soprattutto per il fatto che, essendo pubblicazione più recente, si propoNel licenziare questo lavoro, ringrazio il prof. Sanzio Balducci per i preziosi consigli; inoltre, colgo l’occasione per esprimere la mia profonda gratitudine al prof. Massimo Arcangeli, per aver accettato di presentare questo volume con l’inconfondibile gentilezza che lo ha contraddistinto sin dal primo giorno della nostra conoscenza, e per averlo accolto nella collana da lui diretta. Infine, un sentito grazie a Nadia Ciampaglia, non solo per il sostegno e l’incoraggiamento, ma per quanto mi ha insegnato e, spero, mi insegnerà. 2 La prima edizione del DELI era composta da cinque volumi, pubblicati tra il 1979 e il 1989; la seconda, da noi utilizzata, è titolata il nuovo Etimologico ed è in volume unico. 3 Abbiamo consultato il cd-rom, del 2003. 1
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ne esplicitamente4 quale summa in cui si condenserebbero le attuali conoscenze del settore. Le differenze fra le quattro opere sono evidenti e non di poco conto5. Il DELI, nell’edizione del 1999, si conferma a distanza di anni l’opera più documentata e affidabile, a dispetto del corpus ridotto da cui è composta: circa 60.000 vocaboli, vale a dire quelli dell’edizione minore del Vocabolario della lingua italiana dello Zingarelli (1973), e oltre centomila accezioni6. Di ciascuna di esse vengono indicati una data precisa (e sicura) della prima attestazione7, con le principali varianti grafiche della parola, e il riferimento bibliografico, dati talvolta seguiti da utili informazioni e dalla segnalazione di false attestazioni proposte da altre fonti. Il GDU si differenzia sia per contenuti sia per voluminosità, contando oltre 250.000 lemmi; numero che ovviamente si accresce se si tiene conto delle varie accezioni. Purtroppo, però, sono molti i casi in cui la datazione è assente o generica8, scarso è l’interesse per le varianti grafiche, e appare di un certo rilievo la mancanza di riferimenti ad autori e opere. Stesse lacune presentano l’ETIM, che raccoglie meno di 50.000 voci, e lo ZING, che vanta 95.300 datazioni (su un corpus di oltre 143.000 voci con 377.000 significati); e se in quest’ultimo, diverso dagli altri tre per impostazione e finalità, l’impianto è giustificato da motivi editoriali, pare tuttavia poco felice la scelta (peraltro condivisa anche da GDU e ETIM) di segnalare un’unica datazione, la più antica, nelle parole con più significati o accezioni (che ne richiederebbero di specifiche). L’analisi dei dati ha fornito risultati inattesi, poiché in molti casi sono il DELI e il GDU a proporre le attestazioni più arcaiche9. Se da un lato tale Si vedano le Avvertenze per la consultazione, in cui si specifica che “La datazione delle parole, introdotta dal simbolo *, si basa sulla consultazione dei maggiori dizionari storici ed etimologici della lingua italiana e sullo spoglio diretto di libri e periodici” (ZING, p. 10). 5 Abbiamo escluso gli altri dizionari etimologici perché ne riferisce puntualmente il DELI. 6 DELI, p. 4. Sui problemi della suddivisione semantica dei lemmi vedi MIGLIORINI 1961, pp. 45-46 e BALDUCCI 2002, pp. 8-9. 7 “Siamo quindi ben consci della provvisorietà dei dati da noi offerti, ma abbiamo comunque preferito proporre sempre una data ben determinata, piuttosto che un’indicazione generica (tipo «XIX sec.» o «fine sec. XVIII»), nella convinzione che il porre delle date - ancorché provvisorie - possa costituire sempre un’indicazione utile e soprattutto possa essere di stimolo a ulteriori precisazioni” (DELI, p. 5). 8 Intendiamo riferirci a quei rinvii che lo Zingarelli definisce termini cronologici indiziari (ZING, p. 10), ad es. l’anno di morte dell’autore del testo preceduto dall’abbreviazione av. (= avanti); all’indicazione approssimativa dell’anno accompagnata dall’abbreviazione ca. (= circa); oppure alla semplice indicazione del secolo. 9 Vista la non sistematicità della ricerca, è impossibile fare delle statistiche sulla base dei nostri dati; tuttavia la frequenza con cui DELI e GDU presentano datazioni antecedenti a quelle di ETIM e ZING, pubblicati un decennio dopo, è del tutto singolare. 4
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situazione può sembrare incomprensibile, perché dovuta a una carenza di informazione su lavori già pubblicati, dall’altro appare quasi come una conseguenza inevitabile, dal momento che chiunque tratti l’argomento in questione si scontra con la difficoltà nel trovare punti fermi dai quali partire per ulteriori ricerche10. Emerge così, a nostro avviso, la necessità di pensare a un nuovo strumento, come ad esempio un’apposita rivista specializzata e in continuo aggiornamento, in grado di convogliare e di rendere di facile reperimento e consultazione tutti i contributi che spesso si disperdono tra le innumerevoli pubblicazioni di altra finalità. Considerati dunque i pregi maggiori che possono ascriversi al DELI, il nostro lavoro ha preso le mosse proprio da questo dizionario, nel quale si sono ricercate le parole con le attestazioni più recenti; però non sono rari i casi in cui si è partiti dallo ZING, per via del numero maggiore di lemmi. La ricerca, basata su uno spoglio ispirato da un criterio di tipo intuitivo più che dal rispetto di un ordine rigidamente e rigorosamente sistematico, è stata senza dubbio notevolmente facilitata dalle enormi possibilità offerte oggi dalla ricerca informatizzata, il cui uso, ormai imprescindibile in tutti i campi, è tanto più auspicabile per gli studi linguistici che, dal continuo inserimento di testi online consultabili rapidamente attraverso i motori di ricerca, potranno ricevere una progressiva e vertiginosa accelerazione. Ogni voce può essere divisa in tre parti: in neretto il lemma, del quale viene segnalato l’accento; di seguito le indicazioni grammaticali e la definizione racchiusa tra virgolette semplici o apici: es., abelmòsco s.m. ‘pianta erbacea della famiglia delle Malvacee’; separate dal punto e virgola vengono proposte le datazioni dei dizionari consultati introdotte dai due punti (se presente, fra parentesi tonde e in corsivo si segnala la forma grafica della prima attestazione, qualora sia diversa da quella lemmatizzata), in ordine di pubblicazione dal più vecchio al più recente; nei casi in cui più dizionari concordano nella datazione, si è scelto di indicare solo una volta la datazione e di separare le sigle dei dizionari con una virgola11: ess., eclampsìa s.f. ‘sindrome caratterizzata da manifestazioni convulsive’; DELI (eclamsia), GDU, ETIM, ZING: av. 1806; cariòsside s.f. ‘frutto secco indeiscente con pericarpo sottile saldato all’unico seme’; DELI: 1830 (cariopsi e cariossi: 1820); GDU, ETIM, ZING: 1820; separata da una doppia barra verticale è riportata tra doppie virgolette la Le scelte del DELI miravano a quest’obiettivo, come indicato alla nota 7. La sigla del dizionario (o dei dizionari) può essere seguita dalla dicitura assente, quando la parola non è registrata, oppure dalla sigla s.d. quando la parola è registrata ma senza datazione.
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parte di testo nel quale si trova attestata la parola ricercata, seguita in maiuscoletto dalla fonte; in alcuni casi vengono indicate più attestazioni12: es., cembalìsta s.m. e f. ‘chi suona il cembalo’; DELI, GDU, ETIM, ZING: 1887 || “cembalista, cemballiero, joüeur de tambour de basque”, VENERONI 1698, p. 157, s.v.; “Sig. Bartolommeo Cristofali, Padovano, Cembalista stipe(n)diato dal Serenissimo Principe di Toscana”, GIORNLETTIT 1711, tomo V, p. 145. Le parole sono disposte in ordine alfabetico, e così le locuzioni, di cui si prende in considerazione la prima parola dell’enunciato. Nel riportare le parti di testo si è cercato di mantenere il senso compiuto, ove possibile trascrivendo interamente il brano, altrimenti facendo dei tagli che non pregiudichino la comprensione del significato e l’attestazione della parola. Le citazioni riproducono il più fedelmente possibile l’originale, però nei testi antichi si è risolta l’ambiguità u/v seguendo l’uso dell’italiano contemporaneo13. Questo lavoro non intende addentrarsi in questioni di tipo teorico, tuttavia ci si augura che trovi l’attenzione degli specialisti, in particolare dei lessicografi, e che possa contribuire ad una maggiore conoscenza della stratificazione temporale della nostra lingua, offrendo un nuovo punto di partenza per ulteriori approfondimenti.
Fossombrone, 23 ottobre 2011 Andrea Monaldi
Talvolta, sull’esempio del DELI, abbiamo riportato fra parentesi quadre l’attestazione di forme divergenti da quelle attualmente in uso (ad es. la forma berberidèe s.v. berberidàcee). 13 Si è seguito lo stesso criterio anche per i riferimenti contenuti in bibliografia. 12
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BIBLIOGRAFIA
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