Centro di Ricerca Didattica Ardea Editrice
![](https://assets.isu.pub/document-structure/230419092408-0011a200958612b641a9b728ca4cbee1/v1/d3c5ea5c93564b2f78fccada7d45541e.jpeg)
Centro di Ricerca Didattica Ardea Editrice
La varietà degli esercizi proposti risponde all’obiettivo di stimolare sotto abilità (attenzione, memo ria, orientamento, rapporti di causa-effetto, linguaggio, abilità visuo-spaziali, abilità prassiche- gesti coordinati e finalizzati- funzioni esecutive- difficoltà comportamentali) diverse, richieste da una VALUTAZIONE
Il racconto realistico narra storie realmente accadute o storie che possono accadere.
Stanotte Luca è piombato come una furia nel mio letto e mi sono presa un grande spavento.
– Torna subito nel tuo letto. Che cosa ti ha preso?- gli ho detto.
– Ho paura, ho paura! – mi ha risposto e mi ha abbracciata come se fossi il suo orsacchiotto di peluche.
Allora ho capito che doveva aver avuto un incubo e gli ho detto: – Perché non vai dalla mamma? Io ho bisogno di dormire.
Niente da fare. Ha continuato a balbettare che aveva paura.
Insomma, fatti un po’ in là o vattene nel tuo letto. Non vedi che siamo troppo stretti?
Luca non mi ha nemmeno risposto così ho abbracciato mio fratello e dopo un po’ ci siamo addormentati.
Quando stamattina la mamma è venuta a svegliarci, ci ha trovati abbracciati nello stesso letto e ha detto:
– Faceva così freddo stanotte?
– No, è lui che deve aver sognato un paio di mostri
– ho detto io sbadigliando.
– Povero Luca… e povera Valentina – ha aggiunto la mamma.
g Rispondi con una x la risposta corretta.
• Chi sono i personaggi della storia?
Valentina, Luca e la mamma
La mamma
• Chi racconta la storia?
Una mamma
Una bambina
• Quando accadono i fatti?
Di notte
Di giorno
• Dove accadono?
In casa
A scuola
g Completa le frasi scrivendo sui puntini le parole-legame (i connettivi) giuste.
però • perché
Luca è piombato nel letto di Valentina ha avuto paura.
ma • quando
Valentina ha insistito e ha detto a Luca di tornare nel suo letto Luca è rimasto nel letto della sorella.
così • perché
Valentina ha abbracciato Luca e si sono addormentati.
quando • quindi
la mattina la mamma è entrata nella cameretta, ha scoperto Luca e Valentina abbracciati nello steso letto.
Erano trascorsi pochi giorni dall’inizio della scuola io e Carlo, avevamo deciso che avremmo provato a fregare la merendina a Sara. Perciò, quando è suonata la campanella e l’ho vista che si stava avvicinando al bagno delle femmine con un gruppetto di amiche, le ho detto:- Ti devo parlare.
- Che vuoi?- mi ha chiesto Sara in modo insolente.
- Ho visto che di solito hai un sacco di merendine, me ne devi dare una o due.
- Perché?- fa lei. Sembrava che non avesse capito.
Allora ho provato a spiegarle: - Io voglio la tua merendina. Tu magari non vuoi darmela, allora ti dico che ti pesto e tu me la dai.
Le cose non stavano andando come mi ero immaginato. Sara si volta verso le amiche e urla: - Ragazze, c’è un altro bulletto. Quelle si avvicinano e mi vengono intorno:
- Ripeti un po’…- mi dice Sara.
Io le guardo, per essere forte sono forte, però, proprio tutte insieme non ero sicuro di riuscire a menarle.
Mi volto verso Carlo ma ha il viso cereo e sta scappando velocissimo in fondo al corridoio…
A. Arato, a Parola, Il mio nome è strano, Lapis
in modo insolente = comportarsi con prepotenza. bulletto = una persona che tratta male gli altri. cereo = pallido.
g Rispondi con una x la risposta corretta.
• Dove si svolge la vicenda?
A casa
A scuola
• Cosa hanno deciso i due amici?
Di chiedere con prepotenza le merendine a Sara.
Di invitare Sara alla festa
• Che cosa fa Sara?
Affronta l’amico senza timore
Scoppia in lacrime
• La frase:” Ragazze, c’è un altro bulletto” chi l’ha pronunciata?
Sara
Le amiche di Sara
• Come si conclude la storia?
I due amici ottengono da Sara le merendine
I due amici non ottengono da Sara le merendine
La fabula è la narrazione dei fatti così come sono accaduti in ordine cronologico.
L’ordine cronologico è indicato dalle parole del tempo (un giorno, a un tratto, in quel momento, poi).
Un giorno il nonno era fuori con la barca piccola, a motore, e si era spinto un po’ al largo.
Il mare era leggermente mosso, ma tranquillo, e il nonno riposava, a poppa.
Aveva attaccato delle sarde alle esche e ora le lenze, immerse nell’acqua, aspettavano un pesce.
A un tratto, alla lenza di sinistra, un pesce spada abboccò.
Il nonno vide la sua forma allungata, nell’acqua trasparente, a pochi metri, e si chiese come avrebbe fatto ora, da solo, a issarlo sulla barca. Il nonno tirò la lenza con le due mani, ma il pesce era fortissimo e si dibatteva violentemente per liberarsi.
In quel momento un’ombra agile e veloce si accostò alla barca e, prima che il nonno potesse rendersene conto, un muso appuntito emerse dall’acqua, vicinissimo.
Era un delfino.
Il nonno e il delfino si guardarono negli occhi come due persone.
Il nonno Il delfino Il pesce spadaPoi il delfino, con un piccolo grido e un movimento velocissimo, diede un morso alla lenza, spezzandola e con colpi decisi del muso allontanò il pesce spada
dalla barca.
Roberta Grazzani
esche = cibo attaccato al gancio di una lenza per catturare il pesce. lenze = attrezzi costituiti da un filo sottile alla cui estremità vi si attacca l’amo.
issarlo = tirare su.
si dibatteva violentemente = muoversi con forza. emerse dall’acqua =salire in superficie.
g Rispondi con una x la risposta corretta.
• Chi sono i personaggi del racconto?
Il nonno
Il delfino e il pesce spada
Il nonno, il delfino e il pesce spada
• Quando avviene la vicenda?
Di sera
Di pomeriggio
Un giorno
• Dove si svolge la vicenda?
In mare
In un lago
In un fiume
g Segna con una x la risposta corretta.
• Dove andò un giorno il nonno con la sua barca?
A pescare
A mangiare
• Cosa attaccò il nonno alle esche?
Dei gamberi
Delle sarde
• Chi abboccò all’amo?
Una balena
Un pesce spada
• Cosa fece il nonno quando vide il pesce spada?
Cacciò un grido di gioia
Cercò di catturalo
• Chi emerse dall’acqua?
Un delfino
Un grosso polpo
• Cosa fece il delfino?
Ferì il pesce spada
Allontanò il pesce spada dalla barca
g Quali azioni compiono il nonno e il delfino? Colora le azioni errate.
vide il pescespada
tirò la lenza per catturare il pescespada
telefonò a un suo amico
chiese aiuto catturò il pesce spada
spezzò la lenza
allontanò il pescespada dalla barca
ferì il pescespada
bucò la rete
sollevò una montagna di spruzzi
Mentre l’automobilista borbottava e schizzava via velocemente dopo aver investito un gatto, io e mio fratello Luca siamo andati a vedere come stava.
Conoscevo quel gatto nero che viveva per strada e gli avevo dato da mangiare un paio di volte. Quando mi sono chinata per toccarlo, ho visto che il gatto era vivo ma aveva bisogno di aiuto. Ho preso il gatto in braccio e sono corsa a casa.
Entrata in casa ho gridato – Papà, tira fuori l’auto dal garage! C’è un gatto randagio da salvare.
Mio padre è uscito dalla cucina e, dopo dieci minuti, eravamo dal veterinario.
- Le è andata bene, visto che è una femmina.
Questa zampa va fasciata e poi deve starsene tranquilla a casa – ha detto il veterinario.
Con la gatta fasciata e malconcia, sono entrata in macchina e ho guardato mio padre.
– Non possiamo lasciarla in strada. Se l’abbandoniamo morirà.
– Ma, non abbiamo mai avuto animali in casa – ha detto mio padre.
– Dai, papà!
– Ne parliamo a casa con la mamma.
Arrivati a casa la mamma ci ha detto che bastava organizzarsi e così tutti insieme siamo andati in un negozio di animali. La gatta avrebbe fatto parte della nostra famiglia.
g Il racconto è scritto: in prima persona (da un personaggio della storia) in terza persona (da un personaggio che non appartiene alla storia)
g Segna con una X se le seguenti frasi sono vere (V) o false (F).
• Nel racconto ci sono molti discorsi diretti. V F
• Il gatto si è ferito cadendo da un albero. V F
• I bambini portano il gatto dal veterinario. V F
• Il veterinario scopre che è una gatta. V F
• Il veterinario opera la gatta. V F
• Il papà non vuole la gatta in casa. V F
• Tutti insieme vanno in un negozio di animali. V F
• La gatta viene portata a casa per sempre. V F
g Leggi con attenzione i dialoghi cioè i discorsi diretti presenti nella storia e segna con una x quale personaggio parla.
- Papà tira fuori l’auto dal garage, c’è un gatto da salvare.
- Questa zampa va fasciata e poi deve starsene tranquilla a casa.
– Non possiamo lasciarla in strada. Se l’abbandoniamo morirà.
– Ma non abbiamo mai avuto animali in casa.
– Dai papà!
- Ne parliamo a casa con la mamma.
g Rispondi segnando con una x e spiega il motivo della tua risposta. Come pensi che si sia comportato l’automobilista quando ha investito gatto?
Si è comportato bene
Si è comportato male
g Leggi le domande e prima di rispondere disegna la situazione.
• Ti è mai capitato di soccorrere un animale ferito?
• Dov’eri?
• Con chi?
• Cosa hai fatto?
• Come si è conclusa la vicenda?
Avevo sette anni quando andai per la prima volta al Teatro alla Scala di Milano. Quando mi sono affacciato al parapetto del loggione, che è la fila di posti più vicina al soffitto, ho visto dall’alto, piccolissimi e lontani, tanti musicisti e un uomo agitando il suo ditino scatenava suoni meravigliosi.
Si trattava dei notturni di Debussy, un musicista nato nella seconda metà dell’Ottocento, che sembra quasi dipingere luci e colori con la sua musica: in particolare mi colpì la musica del secondo notturno, con un suono di trombe che arrivava da lontano, come una magia.
Arrivato a casa subito ho chiesto chi era quel piccolo omino che stava sulla pedana rossa e sembrava onnipotente: era un grande direttore d’orchestra, Antonio Guarnieri.
Quella serata fu per me importantissima. Ero rimasto ammaliato dalla possibilità di suonare in tanti, insieme, e dall’importanza di quell’omino. Il giorno dopo iniziai anch’io a studiare pianoforte, per potere un giorno fare musica insieme agli altri.
Claudio Abbado, La città dei suoni, Babalibri
Il racconto autobiografico è scritto in prima persona da un autore o da un’autrice per raccontare fatti importanti della propria vita.
I PERSONAGGI DEL RACCONTOIo ammaliato = affascinato.
g Segna con una x le risposte corrette.
• L’autore ha scritto la storia: in prima persona (avevo sette anni), perché è un racconto autobiografico in terza persona (aveva nove anni) perché non è l’autore del racconto
• La storia è successa: nel presente nel passato
• È un episodio: molto importante della vita dall’autore poco importante della vita dell’autore
g Leggi le frasi e, aiutandoti con le parole sottolineate nel testo, cancella la parola errata.
• L’autore, quando aveva sette anni, andò per la prima volta al Teatro alla Scala di Milano al cinema .
• L’autore rimase affascinato dai musicisti, dalla musica e dal direttore d’orchestra Antonio Garnieri da un cantante .
• Dopo quella serata al Teatro alla Scala di Milano, l’autore cominciò a studiare pianoforte chitarra .
Il racconto biografico è un testo narrativo che ha lo scopo di far conoscere un personaggio famoso per aver fatto qualcosa di importante.
ll 25 ottobre 1881 nacque Picasso in una grande casa bianca di Malaga, nell’estremo sud della Spagna.
I genitori di Pablo sono Maria Picasso Lopez e Josè Ruiz Blasco, pittore specializzato nella decorazione delle sale da pranzo. Le prime sillabe che escono dalle labbra di Pablo sono “Piz!”. Vuol dire “lapiz”, lapis. Insomma, Picasso ha saputo dire “matita” prima ancora di averla saputa afferrare. E comincia a disegnare prima di aver imparato a parlare.
Qualche anno dopo don Josè, stupefatto del talento del figlio, gli lascia a poco a poco i suoi pennelli. Don Josè dipinge molti uccelli e, per avere i modelli, alleva colombe e piccioni.
Una sera il padre dà a Pablito un quadro da completare; quando torna trova tutti i piccioni finiti, talmente vive che, commosso, mette tavolazza, pennelli e colori in mano a Pablo, dicendosi che suo figlio è più bravo di lui e proponendosi di non dipingere più le colombe. Picasso dimostrerà fino alla morte una tenera predilezione per loro.
g Il narratore ha scritto la biografia: in prima persona in terza persona
g Completa le frasi.
• Pablo Picasso nacque a
• Le prime sillabe che escono dalle labbra di Pablo sono che vuol dire
• Pablo Picasso ha incominciato a disegnare prima di
• Il padre di Pablo dipinge molti uccelli e, per avere i modelli, alleva
• Una sera il padre dà a Pablito un quadro da completare; quando torna
Beatrice Vio è nata a Venezia il 4 Marzo del 1997. Nel 2015 è diventata campionessa mondiale di scherma. Bebe pratica la scherma da quando aveva sei anni; all’età di undici, per una grave infezione, le vennero amputate le gambe e gli avambracci, ma lei non si dette per vinta. Dopo pochi mesi dall’intervento tornò a scuola e si sottopose a riabilitazione motoria, e un anno dopo l’insorgenza della malattia riprese l’attività sportiva di schermitrice, grazie ad una particolare protesi progettata per sostenere il fioretto.
Da allora è apparsa come testimonial, in molti programmi televisivi, per diffondere la conoscenza della scherma su sedia a rotelle. A settembre del 2016 ha sfilato come portabandiera dell’Italia in occasione della Paralimpiade di Rio.
Il 18 di ottobre, ha fatto parte della delegazione italiana alla cena di Stato, offerta dall’amministrazione Obama, alla Casa Bianca. Bebe, è la prima doppiatrice nel film “Gli Incredibili 2”, e nel 2017 conduce su Rai1 il programma “La vita è una figata”.
Una persona speciale, chi l’ha personalmente incontrata come la sottoscritta, può capire la leggerezza di animo e di ottimismo che infonde.
Con estrema naturalezza ti porge la mano artificiale (quando questo era un gesto naturale) e tu la stringi guardandola senza alcun disagio.
I suoi occhi sorridono sempre e, come nella sua campagna pubblicitaria per nota azienda sportiva, è come se ti dicesse: “Nulla può fermarci”.
Sì Bebe, nulla può fermarti. Sei la persona più indipendente che abbia conosciuto nonostante la tua disabilità. avantionline.it
fioretto = tipo di spada. testimonial = partecipazione di un personaggio famoso ad un evento. paralimpiadi = giochi pensati per atleti con disabilità fisiche. disabilità = svantaggio che la persona presenta a livello personale.
g Segna con una x le risposte corrette.
• Il narratore ha scritto la biografia: in prima persona in terza persona
• Il narratore presenta fatti: reali, con date e riferimenti precisi di fantasia
• La vita di Bebe è una storia importante perché: dimostra forza e coraggio nel superare le difficoltà fa conoscere la scherma
Il diario è un testo narrativo in cui chi scrive si rivolge al diario come se si confidasse a un amico.
Caro diario, che cosa ti posso raccontare oggi? Niente di preciso credo.
Però intanto ti comunico che questa faccenda del “caro diario” mi sembra un po’ troppo. Siamo ancora praticamente degli estranei, quindi, ho deciso che sostituirò il “caro” con qualcosa di più adatto.
Poi, se la nostra collaborazione continua (io scrivo e tu s tai zitto), allora forse, in un futuro, vedremo… Insomma, “se son fiori fioriranno e se son rospi rosperanno”, Come dice sempre Vincenzo, il mio migliore amico.
A proposito di Vincenzo, ieri, per il mio compleanno, mi ha regalato una racchetta per giocare a ping- pong che ha costruito e traforato lui con il compensato.
È una racchetta orribile, ma io ho detto: – Uau, che meraviglia! – La racchetta di Vincenzo mi fa schifo proprio come le altre venti che abbiamo fatto insieme.
Anzi, traforare il legno mi fa schifo: trucioli, polvere e sudore. Io giocherei più volentieri a scacchi, oppure a pallavolo, ma Vincenzo è fissato col traforo e così, siccome è il mio migliore amico, faccio finta che piaccia anche a me. Ho messo via la sua racchetta fra gli altri regali e ho tagliato una fetta della
mia torta di compleanno per lui. È stato allora che mi è venuto da ridere. – Che hai Giulio, sei contento di aver compiuto dodici anni? –mi ha chiesto mia madre. Io ho risposto di sì, ma in realtà ridevo perché avevo immaginato che la mia torta fosse di legno e che io ne davo una fetta a Vincenzo. E il bello era che lui se la mangiava di gusto! Certe volte mi vengono idee strane.
traforato = intagliato, bucherellato. compensato = pannello multistrato in legno.
g Rispondi con una x la risposta corretta.
• Chi scrive questa pagina di diario?
Vincenzo Giulio
• L’espressione evidenziata in azzurro cosa provoca in chi legge?
Risata
Malinconia
• Cosa regala Vincenzo a Giulio per il suo compleanno?
Una racchetta da tennis
Una racchetta da ping pong
• A Giulio è piaciuto il regalo di Vincenzo?
• Cosa dice Giulio a Vincenzo quando apre il regalo?
– Che racchetta orribile!
– Uau, che meraviglia!
• Cosa dice Giulio a Vincenzo quando apre il regalo?
– Che racchetta orribile!
– Uau, che meraviglia!
• Perché Giulio non ha detto all’amico che la racchetta gli fa schifo?
– Perché è un bugiardo
– Perché non voleva far dispiacere il suo amico
• Mentre taglia una fetta di torta per Vincenzo, Giulio ride. Perché?
Perché aveva immaginato che la torta fosse di legno
Perché Vincenzo gli aveva raccontato una barzelletta
g Disegna nel riquadro un regalo che hai ricevuto per il tuo compleanno. Poi racconta a voce.
• Che regalo era?
• Cosa hai provato quando hai aperto il pacco?
• Cosa hai fatto?
Mi chiamo Myriam, ho 13 anni. Sono cresciuta in un quartiere di Aleppo dove sono nata. Un quartiere che non esiste più. Questa mattina c’è stato permesso di ritornare a casa. Del nostro appartamento, della nostra strada, del nostro quartiere, non è rimasto niente. Solo cemento in frantumi e brandelli di muro. Della mia infanzia così felice non ho riconosciuto nulla. Gli alberi non avevano foglie, come se fossero morti anche loro durante la guerra. Mano nella mano con mia madre, siamo entrate. Non c’era nessuno, neppure un rumore.
Solo dei gatti che si spartivano i resti di un topo sul primo scalino. Appena arrivata alle scale, ho ricordato tutto. I giochi con i vicini. L’odore dei dolci che arrivava dalla strada. E poi gli ultimi mesi qui. Notti ad aspettare che le bombe cessassero. Ore ad aspettare che gli spari ci lasciassero addormentare.
La mia paura ha inondato queste mura, le ha dipinte di tristezza. L’appartamento non ha più porta. Non ha più finestre.
Non ha quasi più mobili. Sono inciampata e caduta in ginocchio. Mentre cercavo di alzarmi, ho visto per terra una piccola scatola rossa, ammaccata dal tempo. L’ho presa, l’ho aperta e, in un attimo, le lacrime hanno cominciato a scorrere. Con la macchinina blu avevo giocato alle corse con i miei vicini e con la pallina avevo giocato a farla rimbalzare con Judi, la mia migliore amica. Nella vita di prima questa scatola era infilata sotto il mio letto di legno.
Come mai era finita lì? Non lo so, ma ora, con lei, c’era di nuovo tutto. Il profumo della panetteria, gli schiamazzi festosi dei bambini per strada e i dolci di mia madre.
È stato in quel momento che ho capito per la prima volta che cosa avesse significato la guerra. Tutto ciò che mi resta è chiusa in questa piccola scatola. L’ho stretta forte e l’ho portata via con me.
Da allora non me ne separo mai. E mai più me ne separerò.
A me, della mia infanzia, rimane solo questo. Una piccola scatola ammaccata.
g Rispondi con una x la risposta corretta.
• Quando Myriam scrive questa pagina di diario quanti anni ha?
12 anni
13 anni
• Cosa racconta in questa pagina?
Il giorno in cui è finita la guerra
Il giorno in cui a lei e alla madre viene permesso di ritornare a casa
• Come era stata l’infanzia di Myriam prima della guerra?
Felice
Infelice
• Cosa trova in casa Myriam?
Una scatola con una macchinina blu e una pallina
Una scatola con dentro delle perline colorate
• Cosa trova Miriam nella scatola ammaccata?
Una macchinina blu e una pallina
Una pallina e un orsetto
• Perché decide di tenere sempre con sé quella scatola ammaccata?
Perché non ha più nulla
Perché è tutto ciò che le resta della sua infanzia distrutta dalla guerra
g Cosa ricorda Miriam quando apre la scatola ammaccata? Osserva le illustrazioni e, aiutandoti con le parole sottolineate nel testo, scrivi per ogni scena la didascalia.
g Rispondi con una x la risposta corretta. Poi racconta a voce.
• Quali emozioni ha provato Miriam durante la guerra?
Terrore e disperazione
Paura e tristezza
• Cosa, invece, ha provato Miriam quando ha ritrovato la scatola ammaccata con dentro la macchina e la pallina?
Nostalgia
Indifferenza
L’emozione è qualcosa che proviamo quando ci capita una situazione bella, qualcosa che ci sorprende o qualcosa di che ci rattrista o ci spaventa.
g Rifletti e completa le frasi, pensando alle tue emozioni...
SONO FELICE QUANDO...
SONO TRISTE QUANDO...
La lettera è un testo in prima persona in cui chi scrive (mittente) contatta qualcuno (destinatario) per comunicargli qualcosa.
Nella lettera indirizzata ad amici e parenti il linguaggio è affettuoso. Nella lettera indirizzata come ad esempio al Sindaco, il linguaggio è formale cioè serio
Roma, Sabato 3 agosto
Cara nonna, ho sei gatti “quasi” miei. Una mamma gatta con cinque gattini tutti neri come il carbone. Ieri a colazione, nel giardino dell’albergo, gli ho dato salsiccia e formaggio, quelli della colazione.
Il papà, oggi, mi ha sgridato perché ho dato ai gatti la sua salsiccia e il suo formaggio. Ma la mamma ha detto a papà che è già fin troppo grasso e che non è il caso di mangiare salsiccia e formaggio. Il papà è davvero grasso! Ha proprio un bel pancione e il suo vecchio costume gli è diventato troppo stretto. Ha dovuto comprarsi qui un costume nuovo. Della sua taglia ne ha trovato però solo uno rosso con degli enormi “puà” gialli. Per la mamma dice è un costume buffo. A me invece non dispiace, così in spiaggia, anche da lontano, vedo subito dov’è il mio papà.
Tanti, tanti saluti e baci dalla tua Susi.
g Rispondi con una x la risposta corretta.
• Chi scrive questa lettera? La nonna Susi
• Cosa racconta nella lettera?
Di u na cagnolina e dei suoi cuccioli Di una gatta e dei suoi cinque gattini
• Come viene descritto il papà? Davve ro grasso Magro e atletico
• Com’è il nuovo costume del papà? Giallo a “puà” rossi Rosso a “puà” gialli
• Il linguaggio di questa lettera è: affettuoso formale, cioè serio, educato
Forlì, 15 marzo 2015
Al Sig. Sindaco
Gentilissimo Sig. Sindaco, noi alunni della classe IV D della scuola “G. Boccaccio” di Forlì, La informiamo che anche quest’anno prosegue il laboratorio creativo “La città vista e ridisegnata dai bambini”.
Per questo desidereremmo porre nello spazio attiguo alla scuola una fontanella, dal momento che la scuola ne è sprovvista. La fontana servirà per attingere acqua per innaffiare le piante che abbiamo piantato. Pensiamo che il lavoro non sarà oneroso perché il luogo scelto è vicino alle condutture dell’acqua. Le chiediamo vivamente di aiutarci, inviando gli addetti comunali a realizzare questo nostro “bisogno- sogno”. La ringraziamo anticipatamente e aspettiamo con impazienza, certi che la Sua risposta sarà positiva.
Cordiali saluti
g Rispondi alle domande.
• A chi si rivolgono gli alunni di IV D?
Gli alunni di IV D
• Cosa chiedono al Sindaco?
un uomo gli uccellini
In un piccolo paese di campagna, visse un tempo con il naso molto molto lungo. Un giorno andò a farsi una passeggiata tra i campi dopo un’ora, per riposarsi un po’, si fermò proprio nel mezzo di un campo di grano.
– E tu chi sei? – gli chiese un piccolo passero, svolazzandogli intorno alla zucca.
– Io sono uno spaventapasseri. Era la prima cosa che gli era venuta in mente.
– Ma non farmi ridere – gli disse l’uccellino impertinente.
– Con quel naso lì chi vuoi spaventare? Arrivò un altro passerotto e, svolazzando, posò anche lui sul naso proprio accanto al suo compagno.
– E tu chi sei? – chiese all’uomo.
– Ci risiamo – brontolò lui. – Sono uno spaventapasseri.
I due passerotti si guardarono e scoppiarono in una risata.
Dopo un po’ ne arrivarono altri e tutti si accovacciarono sul naso. I passerotti sbattevano le ali, alcune piume finirono dentro le narici dell’uomo che fece un potente starnuto.
I passerotti spaventati volarono via e l’uomo col naso libero sia dentro che fuori si avviò verso casa.
Il racconto fantastico è unAndrea Valente, Il libro ficcanaso, Gallucci
g Colora la scena e rispondi.
• Dove andò un giorno l’uomo con il naso molto lungo?
• Cosa rispose al piccolo passero?
• Dove si posò il piccolo passero? E l’altro passerotto?
• Cosa fecero poi gli altri passerotti?
• Cosa fecero i passerotti quando l’uomo fece uno enorme starnuto?
• Perché l’uomo aveva starnutito?
Dopo la scuola io stavo ritornando a casa con la cartella piena zeppa, i sacchetti della spesa, quando mi accorsi che, in doppia fila, era ferma una luccicante autocisterna dei pompieri.
Mi misi a correre e mi precipitai su per le scale. Al terzo piano (il mio) una porta era aperta (la mia). Una puzza… Una puzza di fumo si sentiva nell’aria. E non solo! Molte cose galleggiavano nell’appartamento.
In mezzo a questo maremoto domestico, c’era mio padre che prosciugava l’oceano con una spugna dello spessore di sei centimetri e un bicchiere da vino.
– Mi vuoi raccontare che cosa è successo? – gli chiesi.
– Non ti innervosire, figliolo. Ti spiego. Ecco… ho messo del caffè a scaldare mentre stavo lavorando al computer.
Solo più tardi ho sentito puzza di bruciato. Un fumo denso proveniva dalla cucina… il pentolino si era fuso come caramello e gli strofinacci avevano preso fuoco!
– Allora hai chiamato i pompieri.
– Nemmeno per sogno. È stata la nostra dirimpettaia a chiamare i pompieri perché tutto quel fumo l’aveva spaventata.
Io ho aperto il rubinetto della vasca da bagno, ho riempito una bacinella e ho spento l’incendio.
– E hai inondato tutto. Ma come hai fatto?
È stato il rubinetto della vasca… mi ero dimenticato di chiuderlo.
Il racconto umoristico è un testo narrativo che ha lo scopo di far divertire il lettore.
g Rispondi con una x la risposta corretta.
• In che persona è scritto il racconto?
In terza persona perché chi racconta non usa la parola ( io)
In prima persona perché chi racconta usa la parola (io)
• Ci sono i personaggi del racconto?
Un papà
Un papà e suo figlio
• In quale luogo avviene la vicenda?
Per strada
In un appartamento
• Cosa sente il ragazzo quando entra nell’appartamento?
Puzza di pittura
Puzza di fumo
• Cosa scopre il ragazzo quando entra nell’appartamento?
Tante cose che galleggiano
Il papà che parla al telefono
• Cosa rende la storia divertente?
Il comportamento del figlio
Il comportamento del papà
Il racconto di paura è un testo narrativo. Racconta storie con situazioni e personaggi e ambienti spaventosi.
David è da poco arrivato in collegio e oggi si presenta al vicepreside, il signor Sgozzingoz, che lo riceve nel suo studio.
Dietro una scrivania di fronte alla porta era seduto un uomo che leggeva un libro. Indossava un completo nero con camicia bianca e giacca nera. Sentendo entrare David alzò lo sguardo.
– Siediti, prego. Il mio nome è Sgozzingoz. Sono lieto di averti qui, siamo tutti lieti di averti a Villa Ghiacciaossa. David non era affatto lieto, ma restò zitto. Il signor Sgozzingoz si alzò e aprì il libro e lo sfogliò.
– A Villa Ghiacciaossa – spiegò, – vige un’antica usanza. Tutti i nuovi allievi devono firmare il registro della scuola. Mentre David tendeva la mano per prendere la penna, il signor Sgozzingoz scattò in avanti e gli conficcò il pennino aguzzo nel pollice. David lanciò un grido e si infilò il dito in bocca.
– Come mi dispiace – disse il signor Sgozzingoz. – Sei ferito?
– Sto bene – replicò David.
– In tal caso saresti così gentile da scrivere il tuo nome?
Il signor Sgozzingoz porse a David la penna che era macchiata di brillante sangue rosso.
Ormai Davide non desiderava altro che uscire da quella stanza. Scrisse il proprio nome col pennino insanguinato che graffiava la ruvida pagina bianca.
– Eccellente! Puoi andare David.
Il signor Sgozzingoz riprese la penna e girò il libro verso di sé.
Anthony Horowitz, Villa Ghiacciaossa, Mondadorig Rispondi con una x la risposta corretta.
• Chi sono i personaggi del racconto?
David e il signor Sgozzingoz
David e un suo compagno
• Qual è il luogo del racconto?
Una villa abbandonata
Villa Ghiacciaossa
• Nel racconto, da che cosa è provocata la paura?
Da un luogo misterioso dove accadono fatti terribili
Da una situazione spaventosa
• Che cosa creano le parole evidenziate?
Mistero Spavento
La zia Alice è dolce, molto dolce. Troppo dolce come dice zia Beatrice.
Zia Beatrice, invece, non è dolce per niente. Lunga come una costa di sedano, gesticola sempre e i suoi movimenti sono uguali a quelli di un vigile addetto al traffico. E poi ha due occhi grigi e acuti. Occhi che notano anche un’ombra di polvere. Si occupa della dispensa e brontola sempre per gli sprechi. E controlla le mosse di tutti: è una specie di guardiana delle porte, delle scale, dei corridoi. Per questo l’ho soprannominata, in segreto, “Sedano Sorvegliante”.
g Rispondi con una x la risposta corretta.
• Com’è la zia Alice?
Molto severa
Molto dolce
• Com’è zia Beatrice?
È dolce come zia Alice
Non è dolce per niente.
g Scrivi le caratteristiche dell’aspetto fisico e del comportamento di zia Beatrice, aiutandoti con le parole evidenziate.
ASPETTO FISICO COMPORTAMENTO
Quando si parla di una strega, la si immagina vecchierella grinzosa e rinsecchita, con una grossa gobba, la faccia piena di verruche pelose e un unico lungo dente in bocca.
Ma oggi le streghe hanno un aspetto diverso.
Tirannia Vampiria era piuttosto piccola di statura, ma in compenso era molto grassa.
Il suo abbigliamento consisteva in un abito da sera a righe nere su fondo giallo che la faceva sembrare un enorme calabrone.
Era stracarica di gioielli, perfino i suoi denti erano tutti d’oro.
Le sue grasse dita a salsicciotto erano coperte di anelli. In testa portava un cappello grande come una gomma d’automobile, da cui pendevano centinaia di monete scintillanti.
La sua faccia piatta e larga, con le grosse borse sotto gli occhi e le flaccide guance cascanti, era pesantemente truccata. Come borsetta, la strega portava sotto il braccio una piccola cassaforte.
g Completa con le caratteristiche dell’aspetto fisico e dell’abbigliamento di Tirannia Vampiria, evidenziate nel testo con colori diversi.
g Ora disegna una strega così come te la immagini e poi inserisci in tabella le caratteristiche dell’aspetto fisico e dell’abbigliamento.
Io (il narratore) Il gattino Berty
Berty è cresciuto: non è più un piccolo batuffolo nero. Ora è grande, il suo pelo è lungo e folto e ha due occhioni verdi come lo smeraldo. Quando mi vede salta sulle mie ginocchia e agita la sua folta coda, poi mi lecca la mano. Tutte le mattine a colazione e anche tutte le sere Berty si mette sulle mie gambe, poi mi segue ovunque io vada, in salotto a guardare la tv con me, in camera e anche in bagno, tanto che ha imparato a fare la pipì nel water e vagamente anche a lavarsi i denti. Io non lo faccio uscire di casa perché ho paura che vada sotto a una macchina. Così Berty ha potuto conoscere solo Pepe, il cagnolino di un mio compagno di classe, e quando lo vede fa un saltone sulle zampe e schizza per aria. Adatt. da A. Sturiale, Il libro di Alice, Rizzoli
g Rispondi segnando con una x la risposta giusta.
• Chi è il protagonista?
Berty Pepe
• Com’è il suo pelo?
Grigio, corto e ispido
Nero, lungo e folto
• Di che colore ha gli occhi?
Verde smeraldo
Azzurro cielo
• Cosa fa a colazione e tutte le sere?
Si addormenta sul letto del narratore
Si mette sulle gambe del narratore
• Cosa ha imparato a fare?
A fare pipì nel water e a lavarsi i denti
A mettere in ordine i suoi giochi
Alla scuola dei maghi si fanno strane cose… come, ad esempio, addomesticare draghi! Quattro enormi draghi dall’aria malvagia si impennavano in uno spazio recintato da spesse assi di legno, ruggendo e sbuffando: torrenti di fuoco sprizzavano nel cielo buio dalle loro bocche spalancate. C’era un drago blu argento con lunghe corna appuntite che ringhiava e tentava di mordere; c’era un drago verde ricoperto di scaglie lisce che si contorceva e pestava i piedi con tutte le sue forze; c’era un drago rosso con una strana frangia d’oro lucente attorno al muso che sparava nuvole di fuoco a forma di fungo nell’aria; c’era un drago nero, gigantesco simile a un lucertolone.
g Segna con una X se le seguenti frasi sono vere (V) o false (F).
• Quattro enormi draghi sbuffavano torrenti di fuoco. V F
• Drago blu non aveva le corna. V F
• Drago verde aveva il corpo ricoperto di scaglie colorate. V F
• Drago rosso aveva una corona d’oro. V F
• Drago nero era simile a un lucertolone. V F
g Completa e colora il disegno del draghetto con particolari fantastici.
• Come si chiama draghetto?
• Cosa succede al piccolo drago quando è felice?
La villa si trovava fuori città, vicina al lago. Da un viale d’ingresso, leggermente in salita, si arrivava davanti al lato sinistro della villa.
Dietro la villa, alcuni gradini di pietra conducevano a un vecchio campo da tennis, il cui terreno irregolare era adatto a qualunque cosa meno che a giocare a tennis, e in effetti veniva adibito alle più svariate attività all’aria aperta.
C’era un melo accanto ai gradini carico di frutti.
Bastava salire i gradini a balzi e già le mele cadevano a terra.
g Leggi la descrizione e sottolinea gli indicatori spaziali. Poi utilizza gli stessi per completare le frasi.
• La villa si trovava , al lago.
• Da un viale si arrivava al lato della villa.
• la villa, alcuni gradini conducevano a un impraticabile campo da tennis.
• C’era un melo ai gradini carico di frutti.
Nella Terra di Mai Mai i tetti delle case sono fatti di panettone, le porte e le mura di marzapane e le travi di salamini. Attorno ad ogni casa c’è una siepe di salsicce e patatine fritte. Vi sono fontane e fontanelle di vino, birra o aranciata. I fiumi sono di latte e dai rami degli alberi pendono ciambelle e focacce.
Nella Terra di Mai Mai i pesci nei fiumi sono già fritti, bolliti o arrostiti. È sufficiente stendersi sulla riva e fare: Pst! Pst!, e un pesce vi salterà in bocca da solo.
Gli uccelli che volano in quel paese sono già cotti.
Vi sono oche arrostite, anatre farcite, polli e piccioni rosolati, che volano dritti nella vostra bocca.
Il paese poi è circondato da un’enorme muraglia di spaghetti.
Chi vuole arrivare a Mai Mai deve scavarsi la strada con la bocca mangiandoli!
Adatt. Gianni Rodari, Enciclopediadellafavola, Editori Riuniti
g Rispondi segnando con una X.
• Come si chiama questa strana Terra?
QUASI QUASI MAI MAI
• Come sono i tetti delle case?
Di panettone Di pandoro
• Cosa c’è intorno alle case?
Siepi di polpette e patatine
Siepi di salsicce e patatine
• Cosa pendono dai rami degli alberi?
Ciambelle e focacce
Cornetti e caramelle
• Cosa esce dalle fontane?
Limonata, vino e birra
Vino, birra o aranciata
• Come sono i fiumi?
Di latte Di succo di frutta
• I pesci dei fiumi come sono?
Al forno, arrostiti e bolliti
Fritti, arrostiti o bolliti
• Che tipo di uccelli cotti si trovano?
Oche, anatre, polli e piccioni
Galline, papere, oche e piccioni
• Da cosa è circondato il paese?
Da una muraglia di penne al sugo
Da una muraglia di spaghetti
La similitudine è un paragone, un confronto tra immagini che hanno delle cose in comune.
È introdotta da: come, sembra, pare…
Ascolto il vento.
Mi sussurra: sono forte come un masso che rotola dalla montagna.
Mi sussurra: ti spingo indietro come un palloncino alto e libero nel cielo.
Mi sussurra: volo alto e potente come un’aquila in cielo.
g Rispondi.
• Da quanti versi è composta questa poesia?
9 8
• Di cosa parla il poeta?
Del vento
Della montagna
• A cosa il poeta paragona il vento?
A un sassolino, a un palloncino e a un’aquila
A un masso, a un palloncino e a un’aquila
La metafora è un paragone, un confronto in cui però manca la parola “come”.
Con te la luna è buona, mia savia bambina: se cammini, cammina e se ti fermi tu si ferma anche la luna ubbidiente lassù.
È un piccolo cane bianco che tu tieni al guinzaglio, è un docile palloncino che tieni per il filo: andando a dormire lo leghi al cuscino, la luna tutta notte sta appesa al tuo lettino.
Gianni Rodarig Rispondi.
• Di cosa parla il poeta?
Del sole
Della luna
• La luna è paragonata:
A un piccolo cane bianco e a un palloncino
A un piccolo gatto bianco e a un palloncino
Gli elefanti vivono in famiglie formate da madri, figlie, zie e cugine con i loro piccoli. Il gruppo è guidato dalla matriarca, cioè dall’elefantessa più anziana. I maschi adulti, invece, vivono da soli.
La matriarca guida la propria famiglia alla ricerca di cibo e di acqua. Quando non ci sono piogge e le pozze d’acqua sono poche l’elefantessa conosce i sentieri per portare il gruppo dove c’è acqua.
La vecchia madre, inoltre, aiuta le giovani elefantesse a partorire e insegna ai cuccioli a sfuggire ai pericoli. La matriarca assolve i suoi compiti per molti anni, finché non è troppo vecchia e debole. Quando muore, tutta la famiglia si ferma intorno al suo corpo e resta con lei per giorni, toccandola con la proboscide per salutarla. Poi il gruppo riprende il cammino, aiutato da una nuova matriarca. Gli zoologi che studiano gli elefanti hanno osservato un comportamento particolare. Una famiglia di elefanti mangia l’erba in tranquillità. All’improvviso la matriarca organizza il gruppo e tutti si allontanano velocemente.
Che cosa è successo? La famiglia ha ricevuto un messaggio di pericolo. Gli elefanti infatti emettono suoni molto bassi, gli infrasuoni, che noi esseri umani non possiamo sentire. Grazie a questo gli elefanti possono scambiarsi informazioni anche a distanza.
Quando vogliono “spedire un messaggio” ancora più lontano, battono con una zampa sul terreno. Un’altra zampa riceve il messaggio e così ogni gruppo sa se scappare da un pericolo, oppure se raggiungere gli altri a una pozza di acqua fresca.
La loro proboscide è utile per fiutare pericoli e per riconoscere il cibo. Quando poi due elefanti litigano, tengono la proboscide rivolta verso il basso e piegata di lato, mentre se giocano è distesa in avanti. Un elefante per restare molto tempo sott’acqua, usa la proboscide come un boccaglio di una maschera.
g Rispondi segnando con una X.
• Chi guida il branco di elefanti?
L’elefante maschio più forte
L’elefantessa più anziana
• Come viene chiamata quest’elefantessa anziana?
Matriarca Madre
g Completa le seguenti frasi che raccontano i compiti che svolge la matriarca.
Guida la propria famiglia alla ricerca
1
2 Aiuta le giovani elefantesse
3 Insegna ai cuccioli
• Cosa sono gli infrasuoni?
Suoni molto alti.
Suoni molto bassi.
g Collega con una linea le frasi per descrivere a cosa serve la proboscide.
La proboscide è utile per Un elefante per restare sott’acqua usa la proboscide come
boccaglio fiutare i pericoli e riconoscere il cibo
Subito dopo il grano, tra i cereali più diffusi c’è il riso. Questa pianta, coltivata in Cina nel III millennio a.C., fu portata prima dagli arabi in Spagna e in Sicilia nell’VIII sec., mentre in Italia la sua coltivazione iniziò intorno al 1520.
Il riso così, prima raro e costoso, diventò un alimento conveniente.
Il riso ha fusto eretto, alto fino ad un metro e mezzo; per crescere ha bisogno umidità e può essere coltivato solo in particolari terreni che vengono allagati in alcuni periodi. La parte del riso che viene usata in Italia consiste solo nel piccolo chicco di amido, privato del glume, piccole foglioline. In questo modo, il riso, durante la cottura, non perde mai la sua forma.
La pianta del riso non viene usata solo per scopi alimentari: l’amido viene usato per fare le ciprie delle signore e con la paglia si produce una raffinatissima e sottilissima carta (la carta riso, appunto!).
1 Rispondi segnando con una X.
Cos’è il riso?
Un legume
Un cereale
Dove viene coltivato?
In particolari terreni che vengono allagati in alcuni periodi
In particolari terreni paludosi
Il riso viene usato anche per fare cosa?
Fard per le signore e carta riso
Ciprie per le signore e carta riso
cereali: piante da cui si ricava farina o che vengono utilizzati come cibo
Il vulcano è una montagna che nasce da una spaccatura della crosta terrestre dalla cui bocca esce il magma, materiale roccioso fuso. A contatto con l’aria il magma si raffredda, formando queste montagne con la forma di un cono senza punta: i vulcani.
Durante le eruzioni con la lava escono gas che provocano colonne di fumo e nuvole di cenere e lapilli. I vulcani si distinguono in attivi, quando eruttano continuamente o a intervalli, quiescenti, quando “dormono” e non danno segni di attività, spenti quando non eruttano più. Ci sono poi altri fenomeni legati ai vulcani: le solfatare e i geyser.
Dalle prime escono solo vapori ad alta temperatura. I geyser, invece, sono getti violenti di acqua e vapore caldissimi che zampillano in alto da fessure del terreno.
1 Rispondi segnando con una X.
Che cosa esce dalla bocca del vulcano?
Rocce e gas Magma, gas, cenere e lapilli
Che forma ha il vulcano?
Di un cono senza punta Di un cono a punta
Che significa “quiescenti”?
Che sono quieti Che dormono
Cosa sono i geyser?
Vapori
Getti violenti d’acqua
La scuola sta per finire e in classe abbiamo parlato dei luoghi dove trascorrere le vacanze.
Alcuni miei amici preferiscono il campeggio con i genitori per stare a diretto contatto con la natura, per esplorare boschi ricchi di inaspettate sorprese e mangiare all’aperto all’ombra di un maestoso albero.
Altri, invece, preferiscono la vacanza in albergo perché ritengono che sia più rilassante in quanto offre molti servizi: cibi gustosi, stanze pulite e confortevoli.
g Di quale argomento hanno discusso in classe? Segna con una x.
Dei luoghi delle vacanze
Della scuola che sta per finire
g Dove preferiscono trascorrere le vacanze alcuni bambini? Perché?
g Gli altri bambini, invece, dove preferiscono trascorrere le vacanze? Perché?
Occorrente
4 banane e 4 biscotti
Crema al cioccolato da spalmare