EMOKI - Il villaggio delle emozioni

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Giuseppe Bordi

Emoki ARDEA

Il villaggio delle emozioni


Emoki

Il villaggio delle emozioni Bambini, quando siete in aereo e state volando in mezzo alle nuvole, provate a guardare fuori. Se siete fortunati, potrete imbattervi in una nuvola piena di piccole macchie colorate. Se poi osservate bene quelle macchie, vi accorgerete che non si tratta di pezzi di nuvola colorata, ma di piccoli esseri viventi: gli emoki. Gli emoki sono fatti della stessa materia delle nuvole, piccoli e soffici, grandi come uova di gallina, tutti di un colore diverso. Si nutrono delle nostre emozioni, per poi restituircele, come fa Allegrilla, che schizza la sua gialla allegria, o Rabbio, che emana il suo rosso fuoco, o Pauretta, che si scioglie tremando. Questo è un libro che parla di emozioni, dell’importanza di conoscerle e di saperle riconoscere per poterle gestire al meglio; anche le emozioni che ci fanno paura, come la rabbia, la tristezza e il disprezzo.

Illustrazioni di Domenico Lacava

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Giuseppe Bordi

Emoki Il villaggio delle emozioni

ARDEA

Illustrazioni Domenico Lacava


Autore: Giuseppe Bordi Illustrazioni: Domenico Lacava

ARDEA

Responsabile editoriale: Roberto Capobianco Redazione: Diana Perrotti Impaginazione: Stefano Guarracino Prestampa e stampa: Arti Grafiche Italo Cernia s.r.l. - Italia

2020 Editrice Ardea Web s.r.l. Via Capri, 67 • 80026 Casoria (Napoli) Tel. +39 081 7599674 • Fax +39 081 2509571 E–mail: ardeaeditrice@tin.it ©

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a Giorgia, Valentina, Thea e Taisia le nostre emozioni.


Prendetevi cura delle vostre emozioni e non sottovalutatele mai. Robert Henri

L’atto di sentire le emozioni è ciò che rende la nostra vita meravigliosa. Daniel Goleman


Indice Emokia .................................................................................................................. 6 Patate e nuvole ........................................................................................... 12 Una nuvoletta rosa ................................................................................. 17 La richiesta .................................................................................................... 22 Emokia ............................................................................................................... 26 Sprezzo .............................................................................................................. 30 Rabbio e Pauretta .................................................................................... 36 Il pranzo e Speranzello ...................................................................... 44 Tristina e Vergognolo ......................................................................... 50 La cena e Coraggiotto .......................................................................... 58 Il consiglio dei quattro ..................................................................... 66 Sorprendina ................................................................................................... 74 Giornate sorprendenti ....................................................................... 80 Amiche inseparabili ............................................................................. 86 Incontro ravvicinato ............................................................................ 92 Un’idea folle ................................................................................................. 98 Fedeli seguaci .......................................................................................... 100 Seguaci fedeli ........................................................................................... 106 Il ritorno delle emoki perdute .................................................. 112 Il reclutamento di Allegrilla ...................................................... 116 La trappola .................................................................................................. 122 L’agguato ...................................................................................................... 130 A caccia di Sorprendina ................................................................. 134 Tana per Sorprendina ...................................................................... 140 Tubi per nubi ............................................................................................ 144 Un mare di lacrime ............................................................................. 150 La zuffa finale ........................................................................................... 156 L’importanza di tutti .......................................................................... 164 Un nuovo emoki ..................................................................................... 168


Emokia

C’ era una volta una nuvola, una grande nu-

vola bianca, come ce ne sono tante in cielo ma, a guardarla bene, Emokia non era una nuvola come le altre. Cambiava forma di continuo, si spostava velocissima da un cielo a un altro, e non si dissolveva mai, neppure quando tutte le altre nuvole sparivano per lasciare posto a un cielo limpido.

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Emokia

In quel caso Emokia si faceva piccola e sottile, appena visibile, e scendeva fino all’orizzonte, dove il cielo e la terra si toccavano, per passare inosservata agli occhi degli umani. Emokia non poteva dissolversi del tutto come succedeva alle altre nuvole perchÊ, se fosse sparita, sarebbero spariti con lei anche gli emoki, i piccoli esseri che ci vivevano. Gli emoki erano fatti della stessa materia delle nuvole, leggeri e soffici, grandi come uova di gallina. A vederli da lontano sembravano delle piccole nuvole ovali, ognuna di un colore diverso.

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Emokia

Non avevano gambe né braccia, ma due piccoli piedi larghi e piatti attaccati al corpo e due grosse orecchie che usavano anche come mani e come ali. Avevano un ciuffo in testa, che sembrava la punta di un pennello, dal quale usciva il colore del loro corpo. La mattina appena si svegliavano lo usavano per colorare l’alba e la sera prima di andare a dormire ci dipingevano il tramonto. Poi dopo la pioggia, appena spuntavano i primi raggi di sole, tutti insieme salivano in cielo e creavano l’arcobaleno. Questi erano gli unici impegni che Saggella pretendeva da loro. Per il resto potevano fare quello che volevano, tranne mostrarsi agli umani. – Perché? – chiese un giorno Allegrilla. – Perché gli umani sono pericolosi – rispose Saggella. – A loro non basta emozionarsi davanti a un tramonto, vogliono sapere com’è nato, chi lo ha creato. Se scoprissero che è opera nostra, allora cercherebbero di catturarci e di studiarci in qualche loro laboratorio. Noi rischieremmo di sparire e loro perderebbero qualcosa di molto prezioso.

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Emokia

– Che cosa? – La meraviglia. Gli umani per natura cercano di trovare una spiegazione a tutti i fenomeni naturali, credono che dietro a ogni magia ci sia un trucco e vogliono scoprire qual è. Noi abbiamo il compito di farli credere ancora nella magia. – Tutti gli umani sono così? – chiese ancora Allegrilla. – Non tutti. I bambini sono diversi. Un bambino non ha paura di meravigliarsi, se vede l’arcobaleno rimane a fissarlo con il naso in su finché noi non lo cancelliamo. Un bambino non ha bisogno di trovare una spiegazione alla magia, ci crede e basta. – Allora dobbiamo mostrarci ai bambini. – No! – Perché? – Perché i bambini un giorno cresceranno e diventeranno come tutti gli altri umani. – Allora nessun umano sa della nostra esistenza – osservò Allegrilla tristemente. – Solo uno – rispose Saggella. – Ci ha scoperti quando era bambino e non lo ha mai rivelato a nessuno. Ora è cresciuto, ma non è un pericolo per noi. – Perché?

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Emokia

– Perché dentro di sé è rimasto un po’ bambino. E il bambino che è in lui non gli permetterà di farci del male.

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Patate e nuvole Il bambino di cui parlava Saggella sono

io. Avevo cinque anni la prima volta che vidi gli emoki. Volavo su un grande aereo di linea, con il naso schiacciato contro l’oblò. I miei genitori erano presi dai discorsi noiosi che fanno i grandi, mentre io guardavo le case che si allontanavano sempre di più e diventavano piccole come le pulci di Willy. Willy è il mio cane. L’aereo tremò, come se avesse incontrato un vuoto d’aria, e invece stava passando in mezzo alle nuvole. All’inizio erano poche e rade, poi sempre più fitte, fino a diventare un muro di nebbia. E in mezzo a quel muro vidi delle piccole macchie colorate. Una era gialla, una rossa, una nera, una viola e una blu. Si nascondevano nel bianco 12


Patate e nuvole

di una grande nuvola e non riuscivo a vederle bene. Poi una di loro, una macchia verde, apparve fuori dal mio oblò. Fluttuava leggera a un palmo dal mio naso. Aveva gli occhi chiusi, poi li socchiuse e mi vide. Allora li spalancò e in un lampo si dileguò nel bianco della grande nuvola. Una dietro l’altra sparirono anche le altre macchie colorate. Quando lo raccontai ai miei genitori mi spiegarono che si era trattato di un semplice riflesso di luce, niente di speciale. – Ma io li ho visti! – esclamai con convinzione. – Come hai visto le patate giganti che ti volevano schiacciare l’altra sera! – replicò mio padre. – Hai solo cinque anni, tesoro – intervenne mia madre. – Ed è normale che tu veda patate e nuvole animate.

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Non ero sicuro di aver visto delle patate giganti che mi volevano schiacciare, ma ero sicurissimo di aver visto una nuvola verde, piccola come un uovo di gallina, che mi fissava fuori dall’oblò dell’aereo. Per il mio settimo compleanno mi feci regalare un telescopio. Non lo usavo per osservare le stelle, ma per osservare le nuvole. Volevo ritrovare quegli esseri colorati. Passai mesi a guardare il cielo, a setacciare tutte le nuvole sopra la mia testa. E un giorno, quando il cielo era sereno e c’era solo una piccola nuvola rada all’orizzonte, li ritrovai. Il telescopio era potente e, appena lo puntai su quell’unica nuvola spelacchiata, riuscii a vederli.


All’inizio sembravano dei puntini di luce colorata, ma quando riuscii a metterli bene a fuoco, li riconobbi. Erano piccolissimi, agitati e colorati, tutti in movimento tranne uno, quello rosa, che se ne stava immobile sulla punta piÚ alta della nuvola. Per quanto potente, il telescopio non mi permetteva di vedere i suoi occhi, ma io ero certo che mi stesse guardando.

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Una nuvoletta rosa E ra una bellissima giornata di sole e io gio-

cavo con il cane in giardino, quando all’improvviso arrivò la nebbia. Scese dal cielo e si fece subito fitta intorno a me. Ebbi l’impressione che mi stesse circondando. Ricordo che Willy abbaiava poco distante, ma io non riuscivo a vederlo. Non avevo paura, sapevo di essere nel giardino di casa, a pochi passi dall’uscio aperto. I miei genitori erano dentro e mi sarebbe bastato chiamarli per farli accorrere subito. Piuttosto ero incuriosito dall’abbaiare insistente del cane. Seguii la sua voce e lo raggiunsi. Stava abbaiando contro un punto preciso nella nebbia. Guardai in quella direzione e la vidi. A un primo sguardo sembrava una nuvoletta rosa che fluttuava, ma osservandola bene mi accorsi che aveva due grandi 17


Una nuvoletta rosa

occhi che mi fissavano. Continuai a guardarla e più la fissavo più la sua immagine si faceva chiara. Gli occhi erano ingranditi da un paio di occhiali spessi, sostenuti da un naso invisibile e due orecchie enormi, che si piegavano come braccia e si allargavano come ali. Per rimanere sospesa in aria le batteva leggermente. Scoprii così che non fluttuava, ma volava. Continuai a osservarla. Sopra la testa aveva un ciuffo rosa che si agitava come la punta di un pennello mentre dipinge un quadro. Non era una nuvoletta rosa, era un essere vivente identico a quello che avevo visto due anni prima in aereo. Il suo sguardo era dolce e rassicurante, come quello di una nonna, e poi era così piccola che non faceva paura. Perciò non urlai e non scappai in casa. Lo strano essere si avvicinò e, con il suo ciuffo rosa, disegnò un osso nella nebbia che si staccò e, ondeggiando come una foglia, arrivò davanti al muso di Willy. Era un osso di nuvola. Il cane smise subito di abbaiare e incominciò a giocare con quell’osso che si faceva vedere ma non si faceva toccare. – Ciao, ragazzino! – disse lo strano essere rosa, nella mia stessa lingua. Io non risposi. Rimasi a fissare la sua bocca. Quando parlava era enorme, ma quando stava zitta spa18


Una nuvoletta rosa

riva completamente nel rosa del suo piccolo corpo. – Sono la governante degli emoki. – Vi chiamate così, allora. – Sì, ma nessuno lo sa. – Perché? – Perché nessuno ci ha mai visti. – Tranne me! – Già! Sono qui per questo – mi spiegò. – Non avresti dovuto vederci. – Perché? – Perché ora racconterai in giro della nostra esistenza. Lo dirai ai tuoi amici, ai tuoi genitori, alla 19


Una nuvoletta rosa

tua maestra. E alla fine qualcuno ti crederà e ci verrà a cercare. – E allora? – Se ci troveranno, cercheranno di catturarci. – Perché? – Per sapere che cosa siamo, come siamo fatti, da dove veniamo. Sai che gli umani hanno passato anni a cercare gli alieni. Si dice che li abbiano trovati, li abbiano catturati e ora li stiano studiando in qualche laboratorio segreto. – Ma io non voglio che vi catturino e vi chiudano in qualche laboratorio! – Allora non dovrai mai raccontare a nessuno della nostra esistenza. – Veramente… – farfugliai imbarazzato – …l’ho già raccontato ai miei genitori. – Quando? – Due anni fa, quando ho visto l’omino verde. – L’ho rimproverato a lungo quel giorno. E loro come hanno reagito? – Non mi hanno creduto! – Tipico dei grandi. Se ne andò facendomi giurare che non avrei mai parlato di loro a nessuno, neppure ai miei amici. E così feci.

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È la governatrice di Emokia e fa parte del Consiglio dei Quattro, insieme a Temperino, Coraggiotto e Giustina

a ventaglio, ricamate come un pizzo antico, le usa per volare e per modellare le nuvole

raccolto a cipolla, perfetto per disegnare le nuvole

rosa, tondeggiante e più grande di quello degli altri emoki disegna oggetti di nuvole che sembrano veri completamente rosa occhiali enormi che si riproducono da soli è anziana e molto saggia sguardo dolce e rassicurante

“...e con il suo ciuffo disegnò un osso nella nebbia”


La richiesta S ono passati molti anni da quel giorno e io

sono diventato grande. Ho una moglie che amo, due figlie che adoro, ho persino quattro gatte che mi fanno le fusa e un lavoro che mi appassiona. Insomma, sono un uomo felice e indaffarato. Nonostante i miei impegni, però, non ho mai smesso di osservare gli emoki. Con il tempo ho imparato a riconoscere la loro nuvola anche a occhio nudo e, quando la vedo passare, prendo il mio nuovo telescopio, ne ho comprato uno potentissimo, e mi metto a osservarli. Loro se ne accorgono e, invece di nascondersi, continuano a svolgere le loro faccende come se niente fosse. Dopo tanti anni di osservazione, ho imparato a conoscerli tutti, uno a uno. Non so come si chiamino, non so neppure se


abbiano un nome, ma non ha importanza. Alla fine il nome gliel’ho dato io. Ero in vacanza con la mia famiglia in un albergo costruito sopra una scogliera. E una notte, mentre tutti dormivano, mi sedetti sulla terrazza a osservare le onde che si infrangevano contro gli scogli, quando all’improvviso arrivò la nebbia. Scese dal cielo e si fece subito fitta intorno a me. Sapevo che cosa stava per succedere, così rimasi fermo ad aspettare. Una piccola parte di nebbia si fece rosa e si avvicinò. – Ciao Saggella! – dissi. La nuvola divenne chiara, aprì gli occhi, fece apparire i suoi occhiali e sorrise. – Ciao, amico degli emoki – replicò. – Vedo che mi hai trovato un nome. Mi piace.


– Qual buon vento? – le domandai. – Sono qui per chiederti un favore. – Dimmi! – Gli emoki sono tristi perché vorrebbero che i bambini sapessero della loro esistenza. – Ma i bambini un giorno diventeranno grandi e potrebbero farvi del male – obiettai. – Gli emoki sostengono che non succederà e io credo che abbiano ragione – mi spiegò Saggella. – Sono convinti che i bambini quando cresceranno non ci verranno a cercare, ma più semplicemente smetteranno di credere in noi, come fanno con gli elfi, i folletti e le fate. – È possibile, certo. – Allora abbiamo deciso che sarai tu a farci conoscere a tutti i bambini del mondo. – Come? 24


La richiesta

– Facendo semplicemente il tuo lavoro! Io scrivo storie, è questo il mio lavoro. Scrivo storie per bambini. E gli emoki quel giorno mi chiesero di scrivere una storia che raccontasse di loro ai bambini. – Non so nulla di voi. Non so chi siete, da dove venite, perché girate per il mondo a cavallo di una nuvola. – Sai più di quando credi. E hai fantasia sufficiente per scoprire da solo quello che ancora non sai. – Ma almeno avete un nome? – Certo! Abbiamo il nome che tu hai deciso di darci. Saggella mi regalò il suo sorriso e poi si dissolse nella nebbia. Mentre la notte tornava chiara e mi permetteva di vedere il mare che moriva e rinasceva contro la scogliera, presi il mio portatile, appoggiai le mani sulla tastiera e cominciai a scrivere.


Emokia C’ era una volta una nuvola, una grande nuvola

bianca, come ce ne sono tante in cielo ma, a guardarla bene, Emokia non era una nuvola come le altre. Cambiava forma di continuo, si spostava velocissima da un cielo a un altro, e non si dissolveva mai, neppure quando tutte le altre nuvole sparivano per lasciare posto a un cielo limpido. In quel caso Emokia si faceva piccola e sottile, appena visibile, e scendeva fino all’orizzonte, dove il cielo e la terra si toccavano, per passare inosservata agli occhi degli umani. Emokia non poteva dissolversi del tutto come succedeva alle altre nuvole perchÊ, se fosse sparita, sarebbero spariti con

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lei anche gli emoki, i piccoli esseri che ci vivevano. Gli emoki erano fatti della stessa materia delle nuvole, leggeri e soffici, grandi come uova di gallina. A vederli da lontano sembravano delle piccole nuvole ovali, ognuno di un colore diverso. Non avevano gambe nĂŠ braccia, ma due piccoli piedi larghi e piatti attaccati al corpo e due grosse orecchie che usavano anche come mani e come ali. Avevano un ciuffo in testa, che sembrava la punta di un pennello, dal quale usciva

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Emokia

il colore del loro corpo. La mattina appena si svegliavano lo usavano per colorare l’alba e la sera prima di andare a dormire ci dipingevano il tramonto. Poi dopo la pioggia, appena spuntavano i primi raggi di sole, tutti insieme salivano in cielo e creavano l’arcobaleno. Questi erano gli unici impegni che Saggella pretendeva da loro. Per il resto potevano fare quello che volevano. – Qualunque cosa? – chiese un giorno Allegrilla. – Qualunque cosa – acconsentì Saggella. – Purché rimaniate uguali a voi stessi. Allegrilla era piccola come un uovo di gallina e completamente gialla. Sprizzava gioia da ogni poro e, quando non riusciva a contenere la sua emozione, gettava schizzi di giallo addosso a tutti. – E come potrei cambiare? – Potresti ingrandire oppure rimpicciolire, mangiando troppo oppure troppo poco. – Non capisco – disse Allegrilla. – Io mi nutro di allegria. – Esatto. Se mangiassi troppo allegria o troppo poca rischieresti di cambiare. – Non lo farò. – E non devi far cambiare gli altri emoki – concluse Saggella. – Dovete rimanere tutti della stessa grandezza. Solo così Emokia vivrà per sempre. 28


a ventaglio, per muovere l’aria e volare velocemente

leggermente ondulato, con la punta in alto. Spruzza gocce di giallo con molta precisione

grande come un uovo di gallina, giallo acceso come il sole i suoi schizzi riempiono di buon umore chi ne viene colpito

completamente gialla, come il sole sprizza gioia da ogni poro si nutre di allegria, è sempre entusiasta e sorridente

gocce di allegria


Sprezzo G li emoki erano abituati ai continui cambia-

menti della loro nuvola. Sapevano che bastava un soffio di vento, un colpo di sole o un temporale per trasformarla in un luogo completamente diverso. Alla sera si addormentavano dentro graziose casette con il tetto spiovente e al mattino si svegliavano dentro caverne di zucchero filato. A volte avevano parchi pieni di scivoli e di altalene, altre volte si trovavano a salire su giostre e ruote panoramiche. Insomma per loro sarebbe stato strano svegliarsi al mattino e trovare lo stesso villaggio della sera prima.


Sprezzo

Una mattina Allegrilla si svegliò con la voglia di scoprire com’era cambiato il suo villaggio. Aprì gli occhi e il cuore le saltò in gola. C’era troppa luce! Guardò fuori e vide che il sole era sopra di lei, sopra la sua nuvola, già alto nel cielo. – L’alba! – urlò Allegrilla. – Non ho disegnato l’alba con gli altri emoki questa mattina! Corse fuori, ignorando la forma che aveva preso il villaggio, e andò a cercare gli altri emoki, sparpagliati nel bianco a fare quello che volevano.


Sprezzo

Il primo emoki che incontrò fu Sprezzo. Era tutto nero, persino gli occhi erano neri e si faceva fatica a capire quando erano aperti o chiusi. La bocca sembrava una vulcano buio pronto a eruttare. Aveva le orecchie più piccole degli altri emoki perché volava meno degli altri, ascoltava meno degli altri, collaborava meno degli altri. Per far uscire il suo colore preferiva usare la bocca più del pennello, perché vomitare il colore nero era il modo migliore per mostrare il suo disprezzo. E Sprezzo disprezzava tutto e tutti. Disprezzava Emokia e gli emoki, il sole, le nuvole, persino le albe e i tramonti. In quanto all’arcobaleno, provava talmente tanto disprezzo che si era sempre rifiutato di colorarlo. Saggella non lo aveva mai obbligato, perché per fare un arcobaleno bastavano sette emoki. – Ciao Sprezzo! – lo salutò Allegrilla. – Avete già disegnato l’alba, vero? – Sì – confermò infastidito l’emoki nero. – E l’abbiamo anche cancellata! – E com’è stata? – chiese Allegrilla preoccupata. – Faceva vomitare! – rispose Sprezzo. – Perché mancava il mio giallo? – Veramente… anche il tuo giallo fa vomitare. Allegrilla ignorò il commento.

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piccole e rigide, le usa poco per volare, per afferrare, per ascoltare

liscio, cade morbido davanti agli occhi. Mai utilizzato

grande come un uovo di gallina, completamente nero

non si fa condizionare da niente e da nessuno

completamente nero, anche gli occhi la bocca sembra un vulcano vomita il suo colore nero disprezza tutto e tutti

il vomito nero


Sprezzo

– Scusami! – disse. – Non mi sono svegliata. – Anche le tue scuse mi fanno vomitare – concluse Sprezzo. E vomitò un po’ di colore nero sulla nuvola dove poggiava i piedi. Poi se ne andò. Allegrilla sentì che le punte della sua bocca si abbassavano e il corpo si restringeva. – Non permettere a Sprezzo di toglierti il sorriso – disse una voce alle sue spalle.


Sprezzo

Allegrilla si girò e vide Saggella. – Ti sei svegliata tardi e non hai rispettato la tua consegna – continuò la governante. – Hai sbagliato ed è la prima volta che succede. Non farti condizionare da un errore. – Ma gli errori sono brutti. – Non è vero – spiegò Saggella. – Gli errori sono un’opportunità per crescere, per migliorare. Gli errori sono amici, se sai comprenderli. 35


Rabbio e Pauretta A llegrilla comprese l’importanza degli errori

e ritrovò subito il buon umore. La bocca tornò con le punte insù e il suo corpo smise di restringersi. Passò la mattinata a saltellare da un batuffolo di nuvola a un altro, sprizzando gioia da ogni poro del suo piccolo corpo. Uno schizzo di giallo più potente degli altri oltrepassò Emokia e finì sulla terra. Agli occhi degli umani era sembrato un minuscolo raggio di sole ma, quando cadde in mezzo a due vecchietti seduti su una panchina, li riempì di buon umore.


Rabbio e Pauretta

Vedendoli sorridere senza un motivo apparente, Allegrilla si sentì così orgogliosa di sé, così felice, che non riuscì a contenersi e cominciò a spruzzare il suo giallo ovunque.


Rabbio e Pauretta

Rabbio stava covando la sua rabbia nei confronti di un’aquila che si divertiva a sfrecciare tra le nuvole e a disturbarlo mentre si faceva beatamente gli affari suoi. A ogni battito d’ali del rapace il suo piccolo corpo ovale diventava sempre più rosso. Il pennello sopra la sua testa si agitava e tremava con tanta foga che pareva pronto a dipingere di rosso tutto il cielo. Quando l’aquila lo sfiorò, Rabbio diventò incandescente. Sembrava che dovesse prendere fuoco da un momento all’altro. Aprì le orecchie, larghe e tremolanti come una fiamma, e le mosse con forza per prendere il volo. In appena due battiti si trovò dall’altra parte di Emokia. Lontano dall’aquila si calmò e cominciò a respirare a fondo. Piano piano il rosso del corpo si fece meno intenso e tornò al suo rosso naturale. In quel preciso istante gli arrivò in piena faccia uno schizzo di giallo. – Ho fatto felici due vecchietti, giù… sulla terra – gli raccontò entusiasta Allegrilla. E gli sparò un secondo schizzo di giallo addosso. Rabbio non rispose. Cominciò a tremare sempre più forte, come una bomba pronta a esplodere, tornò incandescente e subito dopo prese fuoco.

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larghe e tremolanti come una fiamma, volano velocemente

grande come un uovo di gallina, rosso come il sole al tramonto

Il pennello ha la forma di una fiammella, si agita e trema con foga, dipinge di rosso il cielo

sputa fiamme dalla bocca

“Oggi volevo una foresta di nuvole. CosĂŹ gli avrei dato fuoco e mi sarebbe passata la rabbia!â€? completamente rosso si fa incandescente e prende fuoco si nutre di rabbia e si sfoga bruciando foreste di nuvole il suo corpo diventa una torcia


Rabbio e Pauretta

Urlò tutta la sua rabbia, ma dalla bocca non uscì la voce, uscirono le fiamme. Allegrilla era veloce a muoversi e riuscì a schivarle. Purtroppo Pauretta fu meno fortunata. Era già impaurita per aver visto l’aquila e il tremore non la faceva volare bene. Quando vide Rabbio trasformarsi in una torcia, si paralizzò completamente. Pauretta aveva le orecchie più sottili rispetto agli altri emoki, le usava poco per ascoltare, perché quello che sentiva spesso la spaventava, le usava poco per volare, perché il volo la spaventava, e le usava poco per collaborare con gli altri, perché le reazioni degli altri la terrorizzavano.


In quel momento non riusciva a muoversi per il grande spavento e, quando una fiamma le arrivò addosso, la colpì in pieno. Pauretta si sciolse e divenne vapore. Rabbio non se ne preoccupò. Era intento a chiamare uno dei governanti. – Coraggiotto! Testa di rapa! – urlava. – Costruiscimi una foresta di nuvole, così la incendio e mi calmo. Saggella si affrettò a raggiungere il vapore che stava vagando nell’aria e ci disegnò tutto intorno una palla rosa con il suo pennello, in modo che non si disperdesse. – Calmati, ora! – disse la governante. – Non hai più nulla da temere. 41


tremolante e di un colore piĂš scuro del corpo. Lo usa per colorare il cielo e le nuvole

piccole e sottili, le usa poco per volare, per afferrare, per ascoltare

grande come un uovo di gallina, blu come la fifa può prendere la forma di qualunque cosa Pauretta sciolta in vapore completamente blu, come il mare si scioglie in vapore acqueo si nutre di paura ha paura anche della sua ombra


Rabbio e Pauretta

Il vapore si condensò e divenne un corpo unico. Pauretta riprese la sua forma ovale e il suo colore blu. Poi, tremante, se ne andò. – Gli umani non lo sanno – spiegò Saggella ad Allegrilla. – Ma il loro modo di dire, una fifa blu, nasce proprio da Pauretta e dal suo colore.

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Il pranzo e Speranzello Q uel giorno a pranzo non c’era cibo per Alle-

grilla. Il buon umore dei vecchietti l’aveva nutrita più di quanto l’avesse denutrita il vomito di Sprezzo. Andò alla stazione di approvvigionamento solo per dovere, ma già sapeva che non avrebbe trovato nulla per la sua pancia. Tutti gli emoki erano riuniti nelle rispettive pompe, tranne Speranzello.


Il pranzo e Speranzello

Allegrilla si meravigliò. Da qualche giorno l’emoki verde saltava il suo pasto. – Perché? – si domandò. Decise di andarlo a cercare e di chiederglielo direttamente. Non dovette cercare a lungo, sapeva dove trovarlo. Salì sopra Emokia, lungo la rotta degli aerei, si guardò intorno e lo vide. Se ne stava sospeso, senza battere le orecchie. Non volava, ma fluttuava trasportato da un lieve soffio di vento. I suoi occhi fissavano il cielo con aria sognante. Speranzello sognava sempre. Sognava


piÚ lunghe e piÚ larghe di quelle degli altri emoki, sempre aperte come due paracadute per permettergli di fluttuare nell’aria

grande come un uovo di gallina, completamente verde

leggermente ondulato, sempre gocciolante del suo colore

semina speranza tra gli umani gocce di speranza

completamente verde dal ciuffo perde gocce di verde che cadono come semi sulle teste degli umani si nutre di sogni e di speranza adora gli umani e segue la rotta degli aerei


Il pranzo e Speranzello

che Emokia diventasse ogni giorno più bella, che Rabbio si calmasse, che Sprezzo imparasse ad apprezzare gli altri, che il mondo diventasse migliore. – Perché non hai mangiato? – gli chiese Allegrilla. – Non ho fame. – Come fai a nutrirti, se non mangi la tua pozione di speranza? – Mi nutro di sogni – rispose Speranzello. E continuò a guardare il cielo come se fosse un grande schermo, che proiettava pellicole bellissime solo per i suoi occhi. Allegrilla fissò le sue orecchie, erano più lunghe e più larghe di quelle degli altri emoki, ed erano sempre aperte come due paracaduti per permettergli di fluttuare nell’aria. Speranzello era completamente verde e aveva il ciuffo sempre gocciolante del suo colore. Senza neppure rendersene conto perdeva gocce di verde che cadevano come semi sulle teste degli umani. – Semina speranza! – pensò Allegrilla. Speranzello adorava gli umani e cercava sempre di avvicinarli senza allontanarsi troppo da Emokia, per questo motivo seguiva la rotta degli aerei più vicina al villaggio. Era sempre distratto dai suoi

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Il pranzo e Speranzello

sogni, ma quando sentiva un aereo arrivare si faceva attento. Si nascondeva tra le nuvole e osservava le facce degli umani incorniciate negli oblò. Non si era mai fatto scoprire, tranne una volta. Era stato un grande errore, ma se non ci fosse stato, oggi voi non stareste leggendo questa storia.


Il pranzo e Speranzello


Tristina e Vergognolo N el pomeriggio il tempo divenne scuro e Sag-

gella ordinò a Sprezzo e Tristina di colorare Emokia per renderla uguale alle altre nuvole. – I tuoi ordini mi fanno vomitare – le disse Sprezzo. – Va bene! – replicò Saggella. – Se proprio non riesci a colorare Emokia con il tuo ciuffo, pensa ai miei ordini e vomita il tuo colore. L’importante è che la nuvola diventi nera. Poi si rivolse a Tristina. – Gira intorno al nero di Sprezzo e colora i contorni del villaggio con il tuo grigio.

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Tristina e Vergognolo

Tristina, al solo pensiero di lavorare con Sprezzo, divenne triste. – Lo so che ti rattrista – le disse Saggella. – Ma solo tu e Sprezzo avete i colori delle nuvole piovose. Se non ti piace lavorare con lui, immagina di lavorare con qualcun altro. In verità, Tristina diventava triste anche quando lavorava con qualcun altro. Lavorare la rendeva triste, e allora cercava di starsene il più possibile senza far nulla. Purtroppo però quando se ne stava senza far nulla cominciava a pensare. Pensava a Sprezzo, al lavoro e a tutte le cose che la rendevano triste. E si rattristava.

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Tristina e Vergognolo

Si fece coraggio e si mise accanto a Sprezzo, che la squadrò dalla testa ai piedi con il suo consueto sdegno. Tristina era grigia, il ciuffo le cadeva sul viso come una grossa lacrima, la bocca con le punte in giù sembrava quella di Allegrilla al contrario. Gli occhi erano pronti a esplodere in un pianto disperato. – Il tuo ciuffo mi fa vomitare – le disse Sprezzo. – Anche quella tua aria da cane bastonato mi fa vomitare. E vomitò un po’ di nero al centro di Emokia. Con un grande sforzo Tristina sollevò il suo ciuffo e lo passò accanto al nero di Sprezzo, colorando di grigio la nuvola tutta intorno.

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a ventaglio rovesciato, per muovere l’aria e volare lentamente

grande come un uovo di gallina, grigio come le nuvole piene di pioggia

completamente grigia ha gli occhi pieni di lacrime si nutre di tristezza piange per le cose belle e per quelle brutte

le cade sul viso come una grossa lacrima, colora il grigio delle nuvole

si scioglie in lacrime

lacrime, lacrime, lacrime...


Tristina e Vergognolo

– Il tuo colore mi fa vomitare! – esclamò Sprezzo. E vomitò altro nero. Tristina si fece ancora più grigia, singhiozzò, sentì gli occhi riempirsi di lacrime e non riuscì più a trattenersi. Cominciò a piangere, prima piano e poi sempre più forte, finché non successe quello che succedeva ogni volta. Tristina si sciolse in lacrime. Sprezzo gli vomitò addosso il suo nero e se ne andò. – Non hanno svolto bene il loro compito, perché non volevano lavorare insieme – spiegò Saggella ad Allegrilla. – Eppure capiterà altre volte che coloreranno le nuvole insieme. E per farlo bene non dovranno permettere alle loro emozioni di condizionarli.

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Tristina e Vergognolo

Mentre parlava, Saggella aveva disegnato una conca di nuvola e ci stava raccogliendo tutte le lacrime in cui si era sciolta Tristina. – Solidificati e finisci di colorare Emokia da sola – le ordinò la governante. – Con questo tempo la nuvola può andar bene anche grigia soltanto. E poi se ne andò. Tristina, tornata in sé, cominciò a colorare le parti bianche di Emokia, mentre Allegrilla cercava di rallegrarla. – Hai visto quante nuvole? – le disse entusiasta. – Potremmo fare lo scivolo da una nuvola all’altra o rotolare all’infinito. Potremmo anche giocare a nascondino. – Troppe nuvole mi mettono tristezza, una terribile tristezza addosso – rivelò Tristina, senza smettere di colorare. – In verità, anche poche nuvole. Le forme brutte delle nuvole mi rendono triste, ma anche le forme belle. Si fermò e tirò su con il naso. Cominciò a singhiozzare. – Non ci pensare! – si affrettò a dire Allegrilla – dicevo tanto per dire. Buon lavoro. E si allontanò, pensando che Tristina ogni mattina si svegliava e, dopo aver guardato Emokia, diventava grigia e triste, qualunque forma il villaggio avesse preso durante la notte. 55


Tristina e Vergognolo

Tristina finì di ingrigire la nuvola poco prima che scoppiasse il temporale. – Che tristezza i lampi e i tuoni, che tristezza la pioggia che cade sugli umani! – disse, proprio mentre Vergognolo passava di là. – Dici a me? – chiese lui, con un filo di voce appena percettibile. Vergognolo normalmente era di colore viola, ma quando Tristina lo guardava diventava fucsia. Se poi lei gli rivolgeva la parola, al suo corpo succedeva qualcosa di straordinario. – Dicevo in generale – rispose Tristina. – Ma visto che davanti a me ci sei soltanto tu, facciamo che dicevo a te. – Allora dicevi a me! – esclamò Vergognolo diventando di un fucsia elettrico. – Non ci posso credere. Che vergogna, che imbarazzo! Vorrei sparire. E sparì. – È successo un’altra volta! – commentò Tristina. – Che tristezza infinita!

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leggermente ondulato, con la punta in alto. Spruzza gocce di viola

piccole, abbassate, attaccate al corpo

grande come un uovo di gallina, viola ha la capacitĂ di sparire

completamente viola ha un debole per Tristina quando si vergogna diventa fucsia quando si vergogna vorrebbe sparire‌

e sparisce!


La cena e Coraggiotto Q uando finì il temporale gli emoki si ritrova-

rono tutti davanti alla stazione di approvvigionamento. Allegrilla aveva una fame da lupi perché, dopo una giornata passata a vedere gli altri emoki travolti dalle loro emozioni, aveva perso l’allegria. Dentro la sua pompa trovò una grande porzione di gioia e ci si rifornì fino a fare il pieno. Poi osservò gli altri emoki. Sprezzo aveva vomitato talmente tanto che non provava più indignazione, così ebbe bisogno anche lui di fare un rifornimento abbondante. Rabbio non trovò nulla da mangiare e si arrabbiò talmente tanto che sputò fuoco per incenerire la sua pompa. Coraggiotto fu velocissimo. Con un soffio d’aria potente spense il fuoco proprio mentre stava per raggiungere la pompa.

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È l’aiutante di Saggella e fa parte del Consiglio dei Quattro, insieme a Temperino, Saggella e Giustina

muscolose e agili, per volare veloce

completamente marrone, più grande di quello degli altri emoki, con la parte superiore molto più ampia di quella inferiore

completamente marrone ha una bocca larghissima e un torace ampio è atletico e molto forte non ha paura di niente e di nessuno

largo e corto, poco utilizzato

ha un soffio così potente che sposta Emokia, devia i lampi e smorza i tuoni


La cena e Coraggiotto

– Vedo che sai saziarti bene anche senza mangiare – disse a Rabbio. E si portò alle sue spalle per evitare che combinasse qualche guaio. Coraggiotto era più grande degli altri emoki, completamente marrone, con la parte superiore del corpo molto più ampia di quella inferiore. Aveva una bocca larghissima e un torace am-


La cena e Coraggiotto

pio, che gli permetteva di raccogliere una enorme quantità d’aria. Ne aveva bisogno per dare forma alle nuvole create da Saggella, per deviare i lampi o smorzare i tuoni, per impedire agli emoki di fare del male a se stessi e agli altri. Insieme a Saggella governava Emokia; toccava a lui far rispettare le regole e mantenere l’ordine e la tranquillità nel villaggio, toccava a lui intervenire nelle situazioni di pericolo. E fino a quel giorno era stato sempre bravo e puntuale nei suoi interventi. Pauretta, Tristina e Vergognolo mangiarono la loro porzione di emozione e, questa volta, anche Speranzello si attaccò alla sua pompa. Allegrilla lo raggiunse sorpresa. – Che cosa fai? – gli chiese. – Ho bisogno di nutrirmi – rispose. – Perché? – Perché ho guardato nel cielo e non ci ho visto niente. – Niente sogni? – Niente – rispose Speranzello. Allegrilla annuì. – Allora, buon approvvigionamento! – gli disse.

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La cena e Coraggiotto

E si avvicinò a Saggella, che guardava gli emoki con estrema attenzione. – Qualcosa non va? – le chiese. – Non lo so! – rispose Saggella. – Il tempo passa e voi rimanete uguali, fate sempre le stesse cose. – Che cosa intendi? – I giorni a Emokia sono diventati tutti uguali. Io e Coraggiotto cambiamo la forma della nuvola, ma non riusciamo a cambiare la vostra vita, le vostre abitudini. Tu schizzi sempre la tua gialla allegria, Rabbio emana il suo rosso fuoco, Pauretta si scioglie tremando, Speranzello fluttua con la sua verde leggerezza, Sprezzo vomita il suo colore nero, Tristina versa le sue grigie lacrime e Vergognolo fa sparire il suo corpo fucsia. Tutto è sempre uguale. Allegrilla ripensò alla giornata appena passata e si rese conto che Saggella aveva ragione. Gli emoki facevano sempre le stesse cose, provavano sempre le stesse emozioni e avevano perso la voglia di scoprire emozioni nuove. – Niente ci meraviglia più, ormai – disse più a se stessa che a Saggella. – Hai ragione – convenne Saggella. – C’è bisogno di

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La cena e Coraggiotto

una scossa, di un cambiamento. Da troppo tempo qui non succede nulla.

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I GIORNI DI ab R . ..

il ana m e bio

. o... c o u suo rosso f

...V erg suo ognolo f a sparire il cor po fu csia...

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istin a

versa le sue lacrime...

re nero... o l o oc


Il consiglio dei quattro Q uella notte, mentre tutti dormivano, Sag-

gella uscì dal suo guscio e raggiunse Coraggiotto. Rimase a osservarlo mentre dormiva beatamente e sorrideva nel sonno come un bambino. Non avrebbe voluto svegliarlo, ma non aveva scelta. – Dobbiamo andare! – gli disse. Coraggiotto aprì un occhio, stiracchiò le orecchie e sbadigliò. – Dove? – chiese. – Nel Monte di Nebbia. Ho riunito il Consiglio dei Quattro.

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Il consiglio dei quattro

Coraggiotto non discuteva mai le decisioni di Saggella. Così si sollevò in piedi, volò in coda a Emokia e cominciò a soffiare. La nuvola si mosse silenziosa e rapida nel cielo nero della notte, raggiunse la punta di un monte altissimo avvolto nella nebbia e si fermò. Saggella e Coraggiotto lasciarono il villaggio e si inoltrarono nel folto della nebbia.

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Il consiglio dei quattro

Ad attenderli là dentro, in un salottino con quattro poltrone di vapore acqueo, c’era un altro emoki. Era di un colore beige chiaro e delicato, ma aveva una forma spigolosa. Non era tondeggiante come Saggella e Coraggiotto, aveva la testa squadrata e al posto del ciuffo aveva una specie di imbuto. – Bentrovato, Temperino – lo salutò Saggella. – Benarrivati! – Dov’è Giustina? – chiese Coraggiotto, guardandosi intorno. – Sta preparando un cocktail di acqua piovana, acqua di sorgente e soda – rispose Temperino. – Io preparo i bicchieri. Prese quattro pezzi di nebbia e li modellò con il suo imbuto fino a creare quattro bicchieri da cocktail. In quel momento entrò Giustina, con una brocca di nebbia traboccante acqua schiumosa. Con il ciuffo legato a cipolla somigliava a Saggella, anche se era più giovane e completamente celeste. E non aveva gli occhiali. – Benarrivati, miei cari! – disse. E versò il contenuto della brocca nei quattro bicchieri di nebbia. Mentre sorseggiavano il cocktail, Saggella prese la parola.

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Vive nel Monte di Nebbia e fa parte del Consiglio dei Quattro, insieme a Saggella, Coraggiotto e Giustina

piccole, a forma di trucioli di matita. Fanno volare lentamente

ha una forma spigolosa, di un colore beige chiaro e delicato

completamente beige testa squadrata e senza ciuffo ha un buco che aspira i ciuffi degli emoki e aspira le emozioni in eccesso è sempre pacato, moderato, mai esagerato

al posto del ciuffo ha una specie di imbuto

modella oggetti e aspira le emozioni in eccesso buco aspiraciuffi


Il consiglio dei quattro

– Ho convocato il Consiglio dei Quattro perché sono molto preoccupata. – Che cosa succede? – chiese Temperino. – Gli emoki non condividono più le emozioni. Se ne stanno ognuno per conto proprio. – Non sono più una famiglia? – cercò di capire Giustina. – Purtroppo no. Non sono neppure amici e, quel che è peggio, non sono neppure nemici. Non sono niente uno per l’altro. – Scommetto che si sono concentrati sulla loro emozione e hanno ignorato quelle degli altri – indovinò Temperino. – Già. – Dovrebbero imparare a controllare le proprie e accogliere quelle degli altri. In ogni cosa, anche nelle emozioni, ci vuole equilibrio. Potrei temperare la loro emozione in eccesso e renderli più moderati. – Io credo che abbiano più bisogno di sapere che cos’è giusto e che cos’è sbagliato – intervenne Giustina – perché anche un’emozione positiva, spinta

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Vive nel Monte di Nebbia e fa parte del Consiglio dei Quattro, insieme a Temperino, Coraggiotto e Saggella

a ventaglio, le usa per volare e per modellare gli oggetti

tondeggiante e piĂš grande di quello degli altri emoki, celeste

completamente celeste somiglia a Saggella da giovane sa sempre che cosa è giusto e che cosa è sbagliato sguardo dolce e rassicurante

raccolto a cipolla, perfetto per disegnare le nuvole

non ancora rivelato il potere di Giustina


Il consiglio dei quattro

all’eccesso diventa sbagliata. Potrei insegnare agli emoki il giusto limite. – Ci vuole coraggio per accogliere gli altri, soprattutto quando sono così diversi – sostenne Coraggiotto. – Posso pensarci io. – Grazie per le vostre proposte, tutte giuste – concluse Saggella. – Ma credo che dovremmo ragionare su un pensiero di Allegrilla. Lei sostiene che gli emoki non si aspettano più nulla dalla loro vita. Ogni mattina si svegliano e già sanno come finirà la loro giornata. Non si meravigliano più, non si 72


Il consiglio dei quattro

sorprendono più. Dobbiamo creargli un cambiamento, un colpo di scena. – I cambiamenti sono pericolosi – osservò Temperino, con un pizzico di agitazione. – Lo so – convenne Saggella. – Ma dobbiamo correre il rischio. Spiegò agli altri la sua idea e li convinse a realizzarla. Lavorarono per il resto della notte e quando giunse il momento dell’alba, avevano finito. Gli emoki si svegliarono e andarono a colorare il cielo, senza immaginare che da quel giorno la loro vita non sarebbe stata più la stessa. 73


Sorprendina E ra un giorno di tempo brutto, il cielo era

pieno di nuvole, nere, grigie e bianche. Tristina cominciava a singhiozzare per le troppe nuvole, per le loro brutte forme e perché temeva che Saggella le avrebbe chiesto di lavorare insieme a Sprezzo. Camminava avanti e indietro in un giardino di rose bianche che si era formato al centro di Emokia, quando vide, sopra un montarozzo di nuvole, un batuffolo bianco con due orecchie morbide e delicate. Tirò su con il naso e si stropicciò gli occhi. – Sembra un emoki! – esclamò. E improvvisamente si dimenticò delle nuvole, delle loro forme e persino di Sprezzo. Si girò in cerca di conferme e dietro di lei trovò, come al solito, Vergognolo. Appena lei lo guardò lui cambiò colore e da viola divenne completamente fucsia. – Vero? – gli chiese Tristina.

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Sorprendina

Vergognolo non riuscì a rispondere. Divenne ancora più fucsia e poi sparì. Quando riapparve, tutti gli emoki erano accanto a Tristina, con gli occhi fissi su quella nuova creatura. Solo Speranzello fluttuava sopra le teste degli altri, osservando la scena con interesse. – Una emoki bianca! – esclamò Sprezzo con il solito sdegno. – Bleah! Mi fa vomitare. Ma era l’unico infastidito. Persino Rabbio era incuriosito e per niente arrabbiato. Il suo corpo rimase rosso e non prese fuoco, neppure quando gli arrivò addosso uno spruzzo giallo di Allegrilla, che non riusciva a trattenere l’entusiasmo.


Sorprendina

Pauretta osservò attentamente la nuova arrivata e non si spaventò. – Non fa paura! – esclamò stupita. – Direi proprio di no! – convenne Allegrilla. E schizzò un po’ del suo giallo anche addosso a Sprezzo. – Smettila di schizzare il tuo stupido colore – commentò l’emoki nero infastidito. – E se proprio non riesci a trattenerti, mettiti il pannolino, come fanno i bebè degli umani. – Silenzio! – lo interruppe Tristina, dimostrando un insolito coraggio. – La nuova arrivata ha aperto gli occhi. Tutti gli emoki si avvicinarono per guardarla, persino Sprezzo, che però non riuscì a trattenere un conato di vomito. La piccola emoki bianca aveva due grandi occhi azzurri, pieni di stupore. – Ciao a tutti! – disse. – Io sono Sorprendina! – Ciao – risposero in coro Allegrilla, Tristina e Pauretta. – Che bello vedervi! – esclamò la nuova arrivata agli altri. – Che sorpresa, che meraviglia, scoprire di non essere sola tra le nuvole! Speranzello, che aveva continuato a fluttuare sopra le teste degli altri emoki, si alzò in volo e si allontanò. 76


morbide e delicate

leggermente ondulato, con la punta in alto. Semina sorpresa e meraviglia

un batuffolo bianco, grande come un uovo di gallina lo scoprirete presto

completamente bianca, si confonde con le nuvole ha due enormi occhi azzurri si nutre di sorpresa è piena di stupore e di meraviglia

nfonde

Sorprendina che si co con le nuvole


Sorprendina

– È una creatura meravigliosa – disse, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime. Saggella gli spuntò alle spalle. – Perché sei triste? – gli chiese. – Perché quella creatura cambierà le cose – rispose Speranzello. – Che cosa te lo fa credere? – Non aveva ancora aperto gli occhi e già Tristina aveva smesso di essere triste e Rabbio di essere arrabbiato. Tutti cambieranno grazie a quella meravigliosa creatura.

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Sorprendina

– E la cosa non ti piace? – Certo che mi piace. Ho tanto sperato che cambiassero. – Allora dovresti essere felice! – disse Saggella. – Le tue speranze stanno per diventare realtà. – Ma se così fosse, non avrei più niente in cui sperare. E senza speranza non sarei più me stesso. – C’è sempre bisogno di speranza, anche quando le cose vanno bene – lo rassicurò la governante. – Perché? – Perché il bene purtroppo non dura mai a lungo.

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Giornate sorprendenti O gni mattina Sorprendina si svegliava, vede-

va Emokia con una forma diversa e si stupiva, emetteva gridolini di meraviglia, faceva salti di gioia. – Guarda! – esclamava a Tristina. – Il cielo è pieno di nuvole! Sembrano cascate di panna, montagne di zucchero filato. Che dolcezza, che bontà! Tristina cacciava indietro le lacrime e si lasciava meravigliare da quella nuova visione delle nuvole. Sorprendina usciva dalla sua casa e scopriva che non era la stessa della notte precedente. La indicava a Speranzello. – Ti rendi conto! – gli diceva. – Se è cambiata la mia casa, tutto può cambiare! 80


Giornate sorprendenti

Speranzello sorrideva e annuiva, mentre Sorprendina iniziava il suo giro del villaggio. Ogni giorno era felice di incontrare gli altri e si sorprendeva nel vederli, come se fosse la cosa più straordinaria che le potesse accadere. – Non ci posso credere! – disse a Sprezzo, quando se lo trovò davanti. – Anche tu qui? – E dove vuoi che vada! – rispose Sprezzo sdegnoso. – Sono sempre qui! Tu sei sempre qui! Tutti siamo sempre qui! E vomitò un po’ del suo nero. Ma Sorprendina non ci rimase male. – Spero di rincontrarti presto! – gli disse. – Sarà inevitabile! – borbottò lui. E se ne andò. Lei ignorò il commento e s’incamminò saltellando.

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Giornate sorprendenti

Era stata sinceramente contenta di incontrarlo, e lo sarebbe stata anche la volta seguente. Era sempre contenta di incontrare gli altri. – Ciao! – disse a Vergognolo, che appena si accorse di essere stato salutato, cambiò colore. E da viola divenne fucsia. – Ma è incredibile. Tu sai cambiare colore! Che sorpresa, che meraviglia! Tu sei magico! – Veramente, non lo faccio apposta – si giustificò Vergognolo. – Non riesco a controllare il mio imbarazzo. Tristina e Allegrilla, che erano nei paraggi, non credevano alle loro orecchie. – Per la prima volta Vergognolo ha parlato! – commentò Tristina incredula. – Allora hai una voce! – lo canzonò Allegrilla. Vergognolo si girò e vide Tristina, sorpresa come


Giornate sorprendenti

non l’aveva mai vista. Il primo istinto fu quello di sparire, ma la faccia dell’emoki grigia, che tanto gli piaceva, era così impressionata dalla sua voce che gli diede il coraggio sufficiente per restare lì. – Il viola ti dona di più – gli disse Sorprendina. – Ti va di indossarlo ancora? E sotto gli occhi increduli di Tristina e di Allegrilla, Vergognolo tornò viola. Sorprendina continuò la sua passeggiata e scorse Pauretta, nascosta sotto un ombrello di nuvola. Tremava tutta e sembrava doversi sciogliere in vapore da un momento all’altro. – Ti prego, non dire a Rabbio che sono qui! – disse alla piccola emoki bianca. – Perché? – chiese Sorprendina. – Perché ogni volta che mi vede si arrabbia con me e mi sputa il suo fuoco. E allora io mi spavento così


Giornate sorprendenti

tanto che divento vapore. – Il suo fuoco ti brucia? – No! – rispose Pauretta. – Il suo fuoco non mi fa nulla. – E allora perché ti spaventi? – Non lo so, fa parte della mia natura. In quel momento arrivò Rabbio.

– Con chi parli? – le chiese. Il suo ciuffo tremolava, come la fiamma di un caminetto. – Con Pauretta! – rispose Sorprendina ingenuamente. – Sai che si spaventa per il tuo fuoco, anche se è completamente innocuo. – Il mio fuoco non è affatto innocuo – si arrabbiò Rabbio. – Io brucio intere foreste di nuvole con un solo soffio. Figurati che cosa posso fare a una sciocca emoki fifona.

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Giornate sorprendenti

Si avvicinò e si mise davanti a Pauretta. – Con un soffio la incenerisco! – dichiarò. E prese quanto più fiato poteva. Pauretta chiuse gli occhi. – Il suo fuoco non mi fa nulla, il suo fuoco non mi fa nulla – ripeté tra sé e sé come in una cantilena. Quando il fuoco le giunse addosso sentì un grande caldo. – Il tuo caldo è piacevole! – disse sorpresa. Non si era sciolta in vapore, per la prima volta in vita sua aveva superato la paura. Rabbio ci rimase così male che spense il fuoco e il suo corpo divenne rosso pallido. – Incredibile! – commentò, con uno sguardo che somigliava più a quello di Sorprendina che al suo. E se ne andò a testa bassa.

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Amiche inseparabili U na mattina Sorprendina trovò Allegrilla che

scivolava giù da una nuvola altissima. Aveva creato un percorso a ostacoli che faceva saltare il cuore in gola, ma era divertente da morire. – Posso scivolare con te? – le chiese. – Certo! – rispose Allegrilla. – Giocare in compagnia è più divertente che da soli. Passarono ore a scivolare, a spaventarsi, a rimanere senza fiato, a ridere a crepapelle. Allegrilla pensò di non essere mai stata tanto felice in vita sua.

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Amiche inseparabili

– Non sono mai stata tanto felice in vita mia – le disse Sorprendina, come se le avesse letto nel pensiero. In verità avevano provato le stesse emozioni. Da quel giorno diventarono amiche inseparabili. La mattina si svegliavano insieme, andavano a colorare l’alba e poi, se in qualche parte di Emokia si era formato un parco, se ne andavano in altalena o giù per lo scivolo. Adoravano le giostre panoramiche, ma raramente capitava di trovarne una nel villaggio. Quando succedeva coinvolgevano gli altri emoki e si divertivano tutti insieme. L’unico che non partecipava era Sprezzo.

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Amiche inseparabili

– Le giostre panoramiche mi fanno vomitare! – diceva. E non era certo per le vertigini. Il tempo passò e Sorprendina divenne l’ombra di Allegrilla. Imparò a modellare le nuvole come lei, a cavalcarle, a tuffarcisi dentro. Quando arrivò l’inverno il loro divertimento cambiò, ma non diminuì. Ogni volta che cadeva la neve, la raccoglievano e facevano il gelato di ghiaccio, oppure ci facevano i pupazzi, che poi lasciavano cadere sulla terra degli umani. Se il villaggio si ghiacciava, loro si mettevano a pattinare. Insomma, trovavano sempre un modo per divertirsi. Un giorno, però, esagerarono. Rabbio stava covando la sua rabbia nei confronti dell’aquila che ogni tanto si divertiva a sfrecciare tra le nuvole e a disturbarlo. A ogni battito d’ali del rapace il suo piccolo corpo ovale diventava sempre più rosso. Il pennello sopra la sua testa si agitava e tremava con tanta foga che pareva pronto a dipingere di rosso tutto il cielo. Quando l’aquila lo sfiorò, il suo corpo diventò incandescente. – Ora basta! – urlò. – Ti brucio quelle stupide penne, così voglio vedere se continui a volarmi addosso.

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Amiche inseparabili

Soffiò il suo fuoco addosso all’aquila con tutta la forza che aveva. Il fuoco stava per raggiungere le penne, quando un getto d’aria improvviso lo deviò appena in tempo. – Coraggiotto, testa di rapa! – urlò Rabbio, ormai incandescente. – Vuoi farti gli affari tuoi? Avrò il diritto di bruciare qualche pennuto rompiscatole o no? Coraggiotto lo raggiunse. – No! – rispose. – Non hai il diritto di farlo. – Certo che ne ho il diritto, visto che tu non mi crei

una foresta di nuvole da incendiare quando mi pare e piace. Mentre Coraggiotto era distratto a discutere con Rabbio, l’aquila passò accanto a Sorprendina e Allegrilla. Le due emoki si scambiarono uno sguardo d’intesa e non ci pensarono un solo istante. Saltarono in groppa all’aquila e si lasciarono trasportare.

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Amiche inseparabili

– Wow! – esclamò Allegrilla, sperimentando una velocità mai provata prima. – Wow! – esclamò Sorprendina, assaporando gli stessi brividi della sua amica. L’aquila scese in picchiata e sorvolò i tetti delle case, le chiome degli alberi, i campi rossi di papaveri e gialli di girasoli. Fu un volo bellissimo. Non erano mai state tanto vicine alla terra degli umani… e non erano mai state tanto lontane da Emokia. All’improvviso si resero conto di quello che avevano combinato. – Siamo state due incoscienti! – disse Allegrilla. – Non dovevamo salire in groppa all’aquila. – Perché? – si sorprese Sorprendina. – Perché non conosciamo la sua lingua e non possiamo chiederle di riportarci indietro. – Ci tornerà comunque, vero? – Ho paura di no. Qualche volta ha attraversato la nostra nuvola, ma anche a distanza di mesi. – Stai dicendo che potremmo restare sulla sua groppa per mesi? – chiese Sorprendina preoccupata. – È possibile – rispose Allegrilla, senza allegria. Erano entrambe spaventate. Si aggrapparono forte alle piume dell’aquila e per la prima volta nella loro vita piansero.

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Incontro ravvicinato Le trovai abbracciate in un angolo nasco-

sto del mio studio. In quei giorni stavo scrivendo il libro che avete adesso tra le mani e mi allontanavo dalla mia scrivania soltanto per mangiare e dormire, oppure per andare a osservare Emokia al telescopio. Quel giorno avevo cercato a lungo la nuvola dei miei piccoli amici, ma non ero riuscito a individuarla. CosÏ me n’ero tornato nel mio studio, convinto che la nuvola stesse sorvolando altri cieli


Incontro ravvicinato

e appena entrato mi ero accorto di una stranezza: la stanza era invasa dal vapore acqueo. Lo sentivo appiccicarsi alla mia pelle e lo vedevo sui vetri appannati delle finestre. Sembrava che qualcuno si fosse fatto una doccia calda, ma nel mio studio non c’era la doccia, non c’era neppure un rubinetto dell’acqua. Mi guardai intorno e, in un angolo della libreria, vidi un piccolo strato di nebbia. E lì in mezzo, c’erano due emoki, una gialla e l’altra bianca. Si abbracciavano, circondando le orecchie una nel corpo dell’altra. – Che cosa ci fate qui? – chiesi, meravigliato. Loro si strinsero più forte. Poi si staccarono e quella gialla fece un passo avanti. – Ci siamo allontanate da Emokia e non siamo riusciti a ritrovarla. – rispose nella mia stessa lingua.


Incontro ravvicinato

L’avevo sempre osservata attraverso il telescopio, piccola come una pulce, sempre allegra e saltellante come un grillo. Per questo motivo l’avevo chiamata Allegrilla. Adesso era davanti a me, grande come un uovo di gallina, e non rispecchiava l’idea che mi ero fatto di lei. Aveva lo sguardo preoccupato e spaventato. – Perché siete qui? – le chiesi. – Ci siamo perse e non sapevamo dove altro andare. Non potevamo tornare a casa, perché le nuvole sono in continuo movimento e il nostro villaggio non è mai nello stesso posto. Ogni volta che qualcuno di noi si allontana da Emokia rischia di non trovarla più. – Invece la mia casa è sempre nello stesso posto –


Incontro ravvicinato

indovinai. Allegrilla annuì. – La nostra governante ci ha insegnato come arrivarci nell’eventualità in cui un giorno ci fossimo perse. – Pensate che verranno a cercarvi qui? – È il primo posto dove verranno a cercarci – concluse Allegrilla. Non vennero subito e io per tre giorni dovetti nascondere le due emoki e tutto il vapore acqueo che producevano per vivere sulla terra. Mia moglie entrava raramente nel mio studio e mi bastò dirle che avevo bisogno di concentrazione per lasciarla fuori definitivamente. Con le bambine non fu altrettanto facile. Erano abituate a entrare ogni volta che sentivano il bisogno di parlarmi, di abbracciarmi, di guardarmi o di starmi vicino. Praticamente passavano più tempo nel mio studio che nella loro stanza dei giochi. A me non dispiaceva. Condividevamo ogni cosa e mi sarebbe piaciuto

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Incontro ravvicinato

condividere anche il mio grande segreto. Ma avevo promesso a Saggella che non avrei mai rivelato della loro esistenza a nessuno, neppure alle mie figlie. Così le obbligai a stare fuori dal mio studio con quel mio tono imperativo che usavo raramente, ma che non ammetteva repliche. Le gatte scoprirono la presenza delle emoki e cercarono di acchiapparle. Non so se volessero giocarci o volessero mangiarle, ma per non correre il rischio chiusi fuori dalla porta anche loro. Quando ormai la mia famiglia pensava che stessi diventando un burbero brontolone solitario, finalmente arrivò Coraggiotto. Era notte fonda e tutti dormivano. In verità stavo dormendo anch’io, finché un forte soffio di vento nelle orecchie mi svegliò. Spalancai gli occhi spaventato e lo vidi, che fluttuava sopra la mia testa. – Scusa per il brusco risveglio! – si giustificò. – A volte non controllo il mio soffio. Gli sorrisi, rassicurandolo, mi alzai e lo condussi nel mio studio. Coraggiotto raggiunse le due emoki. – State bene? – chiese. E furono le uniche parole che disse. Allegrilla e Sorprendina annuirono, volarono verso di me, si portarono ai lati del mio viso e mi molla-

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Incontro ravvicinato

rono contemporaneamente un bacio sulle guance. Andai ad aprire la finestra e mi spostai di lato per farli uscire. Coraggiotto chinò appena il corpo in segno di saluto e uscÏ, seguito dalle altre due piccole emoki. Mi affacciai per un ultimo saluto, ma erano già spariti nel buio della notte.

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Un’idea folle F urono tre giorni lunghissimi anche per gli al-

tri emoki. Senza l’allegria di Allegrilla e la meraviglia di Sorprendina ognuno si era rifugiato nello stato d’animo che conosceva meglio. Rabbio era tornato a soffiare il suo rosso fuoco contro qualunque cosa gli passasse davanti; Pauretta aveva ricominciato ad aver paura anche della sua ombra e a sciogliersi in vapore acqueo con una frequenza impressionante; Speranzello era tornato a fluttuare sopra Emokia, cercando la rotta degli aerei e fissando lo schermo del cielo in cerca di sogni; Tristina aveva ricominciato a versare le sue grigie lacrime sia per le cose brutte che per quelle belle e Vergognolo aveva ricominciato a diventare fucsia e sparire di continuo. L’unico che non aveva mai smesso di essere se stesso era Sprezzo. Vomitava il suo colore nero come aveva sempre 98


Un’idea folle

fatto e non si faceva condizionare da niente e da nessuno. Il disprezzo per gli altri e lo sdegno per quello che facevano era rimasto costante nel tempo. – Mentre tutti cambiano, io resto uguale – pensò, osservando gli altri emoki. – La mia fermezza è la mia forza, la loro volubilità è la loro debolezza. E in quel momento gli balenò in testa un’idea folle. – Potrei diventare il governante di Emokia! – pensò. E più ci pensava, più l’idea gli sembrava meno folle. Doveva soltanto aspettare il momento giusto per convincere gli emoki ad allearsi con lui e a riconoscerlo come capo. Saggella e Coraggiotto erano occupati a spostare la nuvola per condurla sopra la mia casa e così Sprezzo decise che era quello il momento giusto per agire sugli altri emoki senza essere disturbato. – Mi basta far leva sulle loro debolezze per portarli dalla mia parte – stabilì. – Una volta che li avrò sottomessi e mi ubbidiranno, sarà facile eliminare i governanti e diventare il padrone assoluto di Emokia.

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Fedeli seguaci S prezzo decise di cominciare con il più facile

da convincere. Rabbio era sempre arrabbiato con Coraggiotto e aspettava soltanto l’occasione per toglierselo dai piedi. Sprezzo gli avrebbe servito quell’occasione su un piatto d’argento. Lo trovò in coda alla nuvola a discutere proprio con Coraggiotto. – Creami subito una foresta di nuvole, testa di rapa! – stava urlando.

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Fedeli seguaci

– Adesso ho cose più importanti da fare! – gli rispose Coraggiotto. – Cosa c’è di più importante che sbollire la mia rabbia? – Sto portando Emokia sopra la casa del nostro amico umano, per recuperare Allegrilla e Sorprendina. – E ti sembra più importante della mia rabbia, testa di rapa? – Sinceramente sì – concluse Coraggiotto.

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Fedeli seguaci

Rabbio se ne andò. Era talmente rosso che sembrava dovesse prendere fuoco da un momento all’altro. Sprezzo lo raggiunse. – Perché sei arrabbiato? – gli chiese. – Oggi volevo una foresta di nuvole. Così gli avrei dato fuoco e mi sarebbe passata la rabbia! Ma quella testa di rapa di Coraggiotto non l’ha voluta creare, perché ha detto che aveva cose più importanti da fare! – Saggella e Coraggiotto hanno sempre qualcosa di più importante da fare. Non hanno mai tempo per noi. Eppure sono i nostri governanti, dovrebbero pensare soltanto a noi. Invece inventano mille scuse per non aiutarci. Sai che cosa penso? – Che cosa? – Le loro scuse mi fanno vomitare. Bleah! – Hai ragione! – Ma ora basta! – affermò Sprezzo con decisione. – Se ti unirai a me, se diventerai un mio fedele seguace, io ti creerò tutte le foreste che vorrai! – Tutte? – si meravigliò Rabbio. – Tutte. – Ma tu non sai modellare le nuvole! – Non ancora! – spiegò Sprezzo. – Ma quando diventerò il padrone del villaggio saprò fare tutto quello

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Fedeli seguaci

che fanno Saggella e Coraggiotto… e molto di più. – Davvero? – si meravigliò ancora Rabbio. – La tua faccia da Sorprendina mi fa vomitare. – Davvero? – Smettila di sgranare gli occhi e la bocca come se fossi appena caduto da una vomitevole nuvola. Preferisco quando ti arrabbi. Comunque sì… davvero! E così lo convinse. Sprezzo non amava volare, aveva orecchie piccole e poco adatte al volo. Preferiva camminare, anche se le strade soffici e bianche di Emokia lo innervosivano. – Quando diventerò il padrone di questa stupida nuvola, vomiterò il mio colore su tutte le strade e le farò diventare nere – disse tra sé e sé. 103


Fedeli seguaci

E in quel momento vide Tristina. Si stava sciogliendo in un mare di lacrime e la sua abituale tristezza era diventata quasi disperazione. Sprezzo le avrebbe vomitato volentieri addosso tutto il suo colore invece, per la prima volta, decise di essere gentile con lei. – Perché piangi? – le chiese. Tristina sollevò la testa e lo guardò incredula. Si asciugò le lacrime, che le impedivano di vederlo bene, e si accertò che si trattasse proprio di Sprezzo. Sgranò di nuovo gli occhi, fece un sospiro lungo, prese fiato e rispose. – Stamattina mi sentivo tanto triste! – disse. – E avevo voglia di piangere. Però mi dispiaceva disperdere le mie lacrime. Così ho chiesto a Saggella di soffiare su una nuvoletta e di trasformarla in una vasca dove avrei messo tutte le mie lacrime. E lei invece… – Ti ha risposto che non aveva tempo per queste stupidaggini – concluse Sprezzo. – È stata un po’ più carina nei modi, ma il significato è proprio questo. Come hai fatto a indovinare? – si meravigliò ancora Tristina. – Non ci vuole molto – commentò Sprezzo. – Saggella e Coraggiotto non hanno mai tempo per noi.

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Fedeli seguaci

Sono i nostri governanti ma a noi non pensano affatto. Chissà quante lacrime avrai perso per colpa loro! – Tante, troppe. Tutte le mie lacrime sono andate perdute in qualche angolo della terra degli umani. – Se ti unirai a me, se diventerai una mia fedele seguace, io ti creerò tutte le vasche che vorrai! – Tu? – si meravigliò ancora di più Tristina. Sprezzo trattenne la sua repulsione per quell’ennesima faccia da Sorprendina. – Certo! – rispose. – Io sono uno di voi e so di che cosa avete bisogno. – Grazie! – gli disse Tristina. Sprezzo se ne andò, pensando che quando finalmente sarebbe diventato il padrone di quegli stupidi emoki, avrebbe dato a ognuno di loro quello di cui aveva bisogno: il suo disprezzo totale e incondizionato.

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Seguaci fedeli Al centro di Emokia Sprezzo trovò Pauretta

che, appena lo vide, si paralizzò. Lui si avvicinò. – Buuu – le urlò all’orecchio. Pauretta si sciolse e divenne vapore. – Calmati! – esclamò Sprezzo, con gentilezza. – Stavo scherzando. Il vapore si condensò e tornò ad essere un corpo unico. Pauretta riprese la sua forma ovale e il suo colore blu. Poi, tremante e incredula, lo fissò. – Non hai mai avuto questo tono di voce gentile – gli fece notare.


Seguaci fedeli

– Lo so! – ammise Sprezzo. – Ho capito che voi siete la mia famiglia e non posso disprezzarvi. Sarebbe come disprezzare me stesso. E invece gli unici emoki da disprezzare sono i nostri governanti, che non ci danno mai quello di cui avremmo bisogno. – Credi? – Certo! – Pensi che potrebbero darmi quello di cui ho bisogno e non lo fanno? – Certo! – affermò con decisione Sprezzo. – Tu hai bisogno di coraggio e Coraggiotto ne ha in abbondanza. Potrebbe dartene un po’, ma lui è egoista e se lo tiene tutto per sé. – Credi? – ripeté Pauretta. – Se ti unirai a me, se diventerai una mia seguace fedele, io ruberò tutto il coraggio di Coraggiotto e te lo regalerò!


Seguaci fedeli

– Faresti questo per me? – chiese Pauretta, con gli occhi pieni di stupore. Sprezzo non sopportava che tutti lo guardassero come faceva Sorprendina, ma si sforzò di non darlo a vedere. – Certo! – rispose. E se ne andò prima che un conato di vomito gli salisse in gola e rovinasse tutto. Per trovare Vergognolo dovette tornare dove aveva incontrato Tristina. Lo stava cercando con grande attenzione negli angoli più nascosti, quando gli apparve davanti all’improvviso e lo fece trasalire. – Ah! – esclamò infastidito. – Stai attento a dove riappari! Ebbe l’istinto di vomitargli tutto il colore che aveva in corpo, ma decise di controllarsi. – Eri sparito un’altra volta? – gli chiese. Vergognolo annuì. – Perché Tristina ti ha fatto vergognare? – provò a indovinare Sprezzo. – Sì! – Ti piacerebbe non vergognarti mai più? – Sarebbe bello!

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Seguaci fedeli

– Se ti unirai a me, se diventerai un mio seguace fedele, tu non dovrai vergognarti mai più. – E come? – Obbligherò tutti gli emoki a non prenderti in giro e a non ridere di te. E obbligherò Tristina a non rivolgerti mai più la parola. – Ma io voglio che mi parli… – Allora ti insegnerò ad ascoltarla senza vergognarti. Vergognolo sgranò gli occhi con meraviglia. – E come? Sprezzo ignorò il suo sguardo. – Diventa un mio seguace fedele e lo scoprirai. Poi Sprezzo se ne andò. Aveva le orecchie troppo piccole per volare bene, perciò fece uno sforzo enorme per salire sopra le nuvole e raggiungere Speranzello. Quando arrivò era talmente stanco che chiuse gli occhi. – Sogni anche tu? – gli chiese incuriosito Speranzello. – Sì – avrebbe voluto rispondere Sprezzo. – Sogno di affogarti dentro il mio vomito. – No – rispose invece. – Mi sto riposando.

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Seguaci fedeli

– Che cosa ci fai qui? – Vorrei sapere qual è la tua speranza più grande. Speranzello spalancò gli occhi e la bocca. – Davvero ti interessa saperlo? – gli chiese sorpreso. – No! – avrebbe voluto rispondere. – Volevo soltanto vedere se riuscivo a trasformare anche la tua faccia in quella di Sorprendina. – Sì – rispose invece. – Ho capito che le vostre emozioni sono importanti per me. Vorrei che lo fossero anche per Saggella e Coraggiotto. – Perché? Non lo sono? – Certo che no! Sono mai saliti fin quassù per chiederti qual è la tua speranza più grande? – Veramente no – ammise Speranzello. – Appunto! Io invece sono qui e voglio saperlo. – Perché?

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Seguaci fedeli

– Perché un giorno darò vita alla tua speranza più grande. – Davvero? – Certo! – Io spero di non perdere mai la speranza e di continuare a sperare per sempre. Sprezzo non credeva alle sue orecchie. Non aveva mai sentito niente di più sciocco in tutta la sua vita. Cercò di contenere il suo sdegno per quell’affermazione e il suo disprezzo per chi l’aveva pronunciata. Poi fece la sua proposta. – Se ti unirai a me, se diventerai un mio seguace fedele – disse in tono solenne. – Io ti creerò un cielo pieno di speranza, così la tua speranza non finirà mai. – Potresti farlo? – Quando diventerò il padron… pardon, il governante di Emokia avrò il potere di fare qualunque cosa. Fu così che li convinse tutti, prima che la nuvola arrivasse sopra casa mia.

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Il ritorno delle emoki perdute Q uando Allegrilla e Sorprendina tornarono

a casa con Coraggiotto era ancora notte. Avevano volato tanto e sentivano il bisogno di riposare un po’ prima di andare a disegnare l’alba. Sorvolarono il villaggio in cerca di un posto dove dormire e alla fine scelsero una casetta deliziosa, con le tende alle finestre e i vasi di fiori sui davanzali. Appena furono sopra, smisero di battere le orecchie e precipitarono giù. Con il peso del corpo sfondarono il tetto spiovente e finirono dritte su due lettini che purtroppo erano già occupati. Allegrilla finì sopra Tristina e Sorprendina sopra Pauretta.

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Il ritorno delle emoki perdute

L’emoki grigia e l’emoki blu si svegliarono di soprassalto e, mentre una diventava immediatamente triste e si scioglieva in lacrime, l’altra si spaventò e si sciolse in vapore. Quando Sorprendina le vide sciogliersi entrambe, si sorprese talmente tanto che esplose in mille coriandoli pieni di colori. E così scoprì che cosa le succedeva quando riusciva a esprimere totalmente la sua emozione.

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Il ritorno delle emoki perdute

Quella mattina nel cielo spuntò un’alba bellissima, che lasciò a bocca aperta tutti gli umani, me compreso. Per il resto della mattinata Allegrilla raccontò la loro avventura a qualunque emoki gli passasse davanti. Descrisse tutte le emozioni provate in quei tre giorni incredibili. C’era anche Sprezzo ad ascoltarla. Non sembrava infastidito dalle sue parole, anzi sembrava sinceramente interessato. Le fece tante domande e ascoltò con attenzione le risposte. E non vomitò il suo nero neppure una volta. Quando arrivò il momento di approvvigionarsi, Sorprendina non aveva fame, mentre Allegrilla si attaccò alla pompa e si rifornì di allegria con grande voracità. – Sembra che non ti alimenti da tempo! – osservò Sprezzo. Allegrilla annuì. – È così, in effetti – disse.

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Il reclutamento di Allegrilla A lla fine del pranzo, Sprezzo bisbigliò qual-

cosa a Tristina, che per tutta risposta gli fece l’occhiolino, sotto lo sguardo incredulo di Allegrilla. Anche Rabbio dalla sua pompa di approvvigionamento fece l’occhiolino a Sprezzo. Allegrilla rimase esterrefatta. – Sta succedendo qualcosa – pensò. Tristina andò da Saggella e cominciò a lamentarsi. – Puoi cambiare la forma di Emokia, per favore – chiese. – Questo paesaggio di montagna mi mette una grande tristezza. Intanto Rabbio si era diretto verso Coraggiotto. – Ehi tu, testa di rapa! – gli urlò. – Mi costruisci una foresta di nuvole, così la disintegro e mi sfogo.

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Il reclutamento di Allegrilla

Mentre i due governanti erano impegnati a calmare Tristina e Rabbio, Sprezzo raggiunse Allegrilla. – Stai perdendo la tua allegria – le disse. – No! – inorridì l’emoki gialla. – E invece sì – insistette Sprezzo. – E presto comincerai a rimpicciolire. – Non è vero! – Certo che è vero. E lo sai anche tu. Quand’è stata l’ultima volta che sei esplosa di gioia? – Quando il mio giallo è finito sulla terra e ha regalato l’allegria a due vecchietti. – Ne è passato di tempo! – incalzò Sprezzo. – Già! – convenne Allegrilla. – Ma io non me ne sono accorta. – E sai perché? – No.

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Il reclutamento di Allegrilla

– Perché eri troppo occupata a sorprenderti di tutto. – È vero. Mi piaceva scoprire posti nuovi, divertimenti nuovi, emozioni nuove. – E hai lasciato da parte la tua allegria, che per te non aveva niente di nuovo. – È vero – convenne Allegrilla. Per la prima volta in vita sua fu d’accordo con Sprezzo. – A furia di andare con Sorprendina sei diventata come lei… e hai smesso di essere te stessa. Tu non ti nutri di sorpresa, ti nutri di allegria. Se smetti di nutrirti rimpicciolirai e diventerai debole. – È vero! – Passi tutto il tuo tempo con Sorprendina. E che cosa sai di lei? – continuò Sprezzo.


Il reclutamento di Allegrilla

Allegrilla rifletté. – Niente – rispose. – E non ti sembra strano? – A pensarci bene… sì. – Sorprendina è una creatura di Saggella e Coraggiotto. L’hanno creata per mettere in atto il loro piano diabolico. – Quale piano? – Hanno paura che noi, continuando a crescere, possiamo prendere il loro posto, e allora hanno deciso di rimpicciolirci e renderci più deboli, così potranno controllarci più facilmente. Allegrilla ascoltava incredula, mentre Sprezzo incalzava con decisione.


Il reclutamento di Allegrilla

– E tu sarai la prima a rimpicciolire. Sorprendina farà diminuire la tua allegria e il tuo corpo. Pensa a quante volte lo ha già fatto senza che tu te ne accorgessi. Allegrilla non era convinta, ma qualche volta aveva avuto l’impressione che Sorprendina frenasse la sua allegria. – Quando avrà finito con te, farà lo stesso con noi altri. – E che cosa possiamo fare? – Se ti unirai a me, se diventerai una mia fedele seguace – insistette Sprezzo, – non dovrai più temere di essere rimpicciolita. Ti farò prendere tutto il giallo dal sole e ti farò esplodere di allegria. – Tu! – esclamò meravigliata Allegrilla. – Sì – rispose Sprezzo. – Ma dobbiamo fare in fretta. La tua faccia somiglia sempre di più alla faccia da Sorprendina. E fu così che convinse anche lei. Quella notte stessa, mentre Saggella, Coraggiotto e Sorprendina dormivano beatamente, Sprezzo riunì tutti gli altri emoki e organizzò la rivolta. – Succederà domani – comunicò. – E, se ognuno di voi farà esattamente come gli dirò, entro sera Emokia sarà nostra.

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Il reclutamento di Allegrilla


La trappola Come ogni mattina gli emoki si svegliarono e

andarono a disegnare l’alba e poi la cancellarono. Quando il sole fu alto nel cielo erano già sparpagliati per Emokia a farsi gli affari propri. Saggella e Coraggiotto li osservavano dalle loro posizioni e per la prima volta Allegrilla sentì i loro sguardi addosso. – Ci controllano – pensò infastidita. Alle sue spalle spuntò Sorprendina. – Andiamo a rotolarci giù dai tetti delle case di

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Emokia? – le chiese, con entusiasmo. – Non ne ho voglia! – rispose Allegrilla. Le parole di Sprezzo si erano insinuate nella sua mente e ormai non si fidava più neppure di Sorprendina. – Dai – insistette l’emoki bianca. – È una sensazione bellissima. Ti sorprenderà. – Io non voglio essere sorpresa, voglio essere allegra – tagliò corto Allegrilla. E se ne andò. Sorprendina ci rimase male. Per un po’ andò a rotolarsi giù dai tetti, ma quasi subito si rese conto che

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La trappola

da sola non era divertente e smise. S’infilò tra le nuvole soffici e si addormentò. Non si svegliò neppure per l’approvvigionamento, ma Saggella non se ne preoccupò. Sorprendina era ancora giovane e piena di meraviglia. Non aveva bisogno di nutrire la sua emozione. Dopo pranzo gli emoki attesero che si presentasse l’occasione giusta per mettere in atto il loro piano di rivolta. Aspettarono a lungo, ma l’occasione non si presentava. Il sole cominciava a scendere e Sprezzo cominciava ad agitarsi. – Dobbiamo fare in fretta! – sussurrò ad Allegrilla, che gli stava accanto. – Tra poco dobbiamo andare a dipingere il tramonto. Poi Saggella cominciò a contemplare il cielo limpido. Tutte le nuvole stavano sparendo. – Coraggiotto! – ordinò. – Vai in coda a Emokia e conducila in fretta verso l’orizzonte. Dobbiamo nasconderla agli occhi degli umani. Coraggiotto obbedì e si allontanò da solo. Era quella l’occasione attesa dai ribelli. A un cenno di Sprezzo, Tristina e Pauretta si mossero nella sua direzione, seguite a breve distanza da Vergognolo. Non destarono sospetti in Saggella né in Coraggiotto, perché capitava spesso che le due emoki

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La trappola

passeggiassero insieme e Vergognolo le seguisse per andare dietro a Tristina. Non potevano immaginare che questa volta stavano mettendo in atto un piano preciso e sapevano perfettamente che cosa fare. Raggiunsero Coraggiotto, quando stava già soffiando in coda alla nuvola. Pauretta si avvicinò con la sua migliore espressione di spavento. Aveva gli occhi sgranati e la bocca spalancata. Il ciuffo completamente dritto. – Stai andando troppo veloce! – urlò. – La velocità non mi piace, mi fa paura, mi terrorizza. Soffia più piano, per favore! – Non posso – si giustificò Coraggiotto. – Siamo in ritardo e dobbiamo raggiungere l’orizzonte prima che il cielo diventi completamente limpido. Poco più indietro Tristina si girò verso Vergognolo. – Ciao! – gli disse. – Dici a me? – chiese lui, mentre il suo corpo passava dal viola al fucsia.

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La trappola

– Dicevo al primo che passa – rispose Tristina. – E dal momento che il primo che passa sei tu… – Allora dicevi a me! – esclamò Vergognolo diventando di un fucsia elettrico. – Non ci posso credere. Che vergogna! Vorrei sparire. E sparì. Tristina fece un bel sospiro. – E questa è fatta – pensò. – Ora viene il peggio. Raggiunse Pauretta e si posizionò davanti a Coraggiotto. – Togliti, per favore – si lamentò lui. – Così non posso soffiare. Tristina non si mosse.


La trappola

– Ti ho chiesto di toglier… – insistette Coraggiotto, ma mentre parlava la sua bocca si bloccò all’improvviso e si spalancò, come se una forza invisibile la stesse allargando. – Il pensiero di stare dentro la tua pancia mi mette tristezza – gli disse Tristina – una tristezza infinita! E mentre lo diceva cominciò a piangere forte. Quando stava per sciogliersi in lacrime si tuffò nella bocca di Coraggiotto e finì dentro il suo corpo, completamente sciolta in lacrime. In quel momento riapparve Vergognolo. Era stato lui a tenere spalancata la bocca di Coraggiotto. – Ottimo lavoro – disse Pauretta. – Ora tocca a me. Coraggiotto provò a soffiare forte, ma non ci riuscì. L’acqua di Tristina gli bloccava il fiato. – Hai perso il tuo potere – osservò Pauretta. – Così non mi fai paura. Ma io devo aver paura, adesso più che mai. Non sapeva come fare. – Se fallisco, Sprezzo mi ucciderà! – disse. E cominciò a tremare. – Che cosa succede qui – disse una voce alle sue spalle. Si girò e vide proprio l’emoki nero, che era appena sopraggiunto.

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La trappola

– Ho paura, ma non abbastanza per trasformarmi – gli spiegò l’emoki blu. – Pensa a quando Coraggiotto tornerà libero e si vendicherà di noi – le suggerì Sprezzo. – Succederà? – chiese Pauretta, tremante. – Sì – insistette Sprezzo. – E la sua vendetta sarà tremenda. Pauretta cominciò a tremare e un attimo dopo si era sciolta in vapore. – Gira intorno a Coraggiotto – gli suggerì Sprezzo. – Come vapore hai la capacità di prendere qualunque forma. E quando ti ricomporrai, manterrai la forma che hai preso. – Posso trasformarmi in qualunque cosa? 128


La trappola

– Certo! Hai questo grande potere e i nostri terribili padroni non te lo hanno mai detto. E ora diventa corda intorno a Coraggiotto. Legalo con il tuo corpo. Pauretta, allungò il suo corpo di vapore e girò intorno a Coraggiotto. Poi tornò nella sua forma solida, diventando una corda blu. – Perfetto! – esclamò Sprezzo. – Legato e imbavagliato non è più un pericolo. – Poi si rivolse a Vergognolo. – Tu resta qui e controlla che non succeda niente di strano. Se Coraggiotto dovesse liberarsi di Tristina o di Pauretta, corri ad avvisarmi. Se ne andò nel cuore di Emokia dove Allegrilla, Rabbio e Speranzello lo aspettavano per occuparsi di Saggella.


L’agguato S aggella stava ricamando le nuvole per farne

strisce sottili e poco visibili agli umani che permettessero agli emoki di spostarsi da una parte all’altra del villaggio senza dover rimanere sospesi troppo a lungo. Quando Speranzello le fluttuò sopra, era così indaffarata che non alzò neppure la testa. – Vai a cercare la rotta degli aerei? – gli chiese. – Stai attento a non farti vedere dagli umani.


L’agguato

Speranzello non rispose. Mentre fluttuava arrivò Sprezzo. – Queste strisce di nuvola mi fanno vomitare! – disse. – Non è vero. Sono bellissime! – esclamò Speranzello, avvicinandosi. – I tuoi gusti mi fanno vomitare! – esclamò Sprezzo. E rigettò il suo colore sui piedi di Saggella. – Stai attento! – lo redarguì la governante. – Ora mi tocca ripulirmi. – Faccio io! – si affrettò a intervenire Speranzello. E si gettò ai piedi di Saggella per pulire lo sporco che le era finito addosso. Con le sue orecchie enormi fece dei movimenti goffi e, mentre cercava di toglierle il nero dai piedi, finì per schiaffeggiarla in viso e toglierle gli occhiali, che caddero a qualche passo da loro. Con due battiti di orecchie Rabbio li raggiunse e li incenerì con un soffio. Poi continuò a soffiare fuoco sulla cenere. La governante sorrise.


L’agguato

– Rabbio – disse con dolcezza. – Non accanirti contro i miei occhiali. Tra poco ne spunteranno un altro paio intorno ai miei occhi e la tua rabbia sarà stata inutile. – Questo lo vedremo! – intervenne Sprezzo. – Forza, emoki! Diamoci da fare. In quel momento Allegrilla, Speranzello e Rabbio raggiunsero Sprezzo e circondarono Saggella. – Che cosa succede? – domandò la governante di Emokia, cercando di affrettare i tempi di produzione dei nuovi occhiali. Con la vista sfocata non poteva difendersi bene. – Ora! – ordinò Sprezzo. E prima che Saggella potesse reagire i quattro emoki cominciarono a gettarle addosso i loro colori. Allegrilla le schizzò il giallo sugli occhi con grande precisione, Sprezzo le vomitò il nero sulla schiena e sulle ali e dall’alto Speranzello lasciò cadere le sue gocce di verde sopra il ciuffo a cipolla. Rabbio sputò il suo fuoco sui colori che coprivano il corpo di Saggella, glieli asciugò addosso e li trasformò in una specie di colla paralizzante. Così ridotta Saggella non poteva più vedere, non poteva più volare, non poteva più muovere le gambe. Era come bendata e immobilizzata.

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L’agguato

Finalmente Sprezzo aveva eliminato i capi di Emokia. Ora il nuovo capo era lui.


A caccia di Sorprendina L’ alba del giorno dopo fu un’alba senza colo-

ri. Il sole si alzò e nessun emoki andò a colorargli il cielo intorno. Allegrilla lo fece notare a Sprezzo. – È uno dei nostri compiti! – gli fece osservare. – Non più! – rispose il nuovo capo. – A partire da questo momento decido io quali sono i vostri compiti.


A caccia di Sorprendina

Stabilì che Pauretta rimanesse corda intorno al corpo di Coraggiotto e Tristina rimanesse acqua dentro il suo stomaco. – Per quanto tempo? – chiesero le due emoki. – Per sempre – rispose Sprezzo. Rabbio aveva l’incarico di soffiare in coda a Emokia per tenerla lontana dal Monte di Nebbia. Sprezzo temeva che Temperino e Giustina potessero sistemare le cose e così, fintanto che non trovava un modo per mettere fuori causa anche loro, aveva deciso di tenersi alla larga dal monte. A Rabbio piaceva soffiare aria per spostare il villaggio.


A caccia di Sorprendina

Era un buon modo per trasformare la sua rabbia in energia. Quando si arrabbiava troppo, soffiava fuoco sulla coda di Emokia, ma non faceva grandi danni. Speranzello e Allegrilla continuarono a occuparsi di Saggella. Ogni volta che un pezzo di colore si staccava dal suo corpo lo sostituivano con uno schizzo di colore fresco e Vergognolo andava ad avvisare Rabbio di soffiarci contro un po’ di fuoco per farlo diventare colla paralizzante. Vergognolo era diventato il messaggero di Sprezzo. Si muoveva di continuo dal luogo dov’era Saggella al luogo dov’era Coraggiotto, andava in testa alla nuvola o in coda, andava ovunque Sprezzo desiderasse. – Vai a cercare Sorprendina! – gli ordinò una mattina. Vergognolo cadde da una nuvola. – Sì, lo so! – osservò Sprezzo. – Ti sei dimenticato 136


A caccia di Sorprendina

di quella stupida emoki. Tutti voi vi siete dimenticati. Ma io no! Io non dimentico nulla e non lascio indietro nulla. Per questo sono il capo. E ora vai a cercarla e non tornare finché non l’avrai trovata. Altrimenti il mio disdegno cadrà su di te, come un fulmine sulla terra degli umani. Vergognolo non capiva che cosa volesse dire Sprezzo con quella frase, ma aveva tutta l’aria di essere una brutta minaccia e così decise di non volerlo scoprire sulla sua pelle. Cominciò a cercare ovunque, mise al setaccio l’intera nuvola, ma della emoki bianca non trovò traccia. – Forse se n’è andata via per sempre! – ipotizzò. In realtà Sorprendina vagava tra montagne di nuvole che si erano formate sopra Emokia e, appena vedeva arrivare qualcuno, chiudeva gli occhi. Era bianca e, con gli occhi chiusi, riusciva a mimetizzarsi fino a sparire. Così, con gli occhi socchiusi e chiusi all’occorrenza, girò per l’intero villaggio e, quando vide Saggella prigioniera degli altri emoki, 137


A caccia di Sorprendina

esplose in mille coriandoli colorati. Si ricompose in fretta e si infilò tra le nuvole, per nascondersi. Ma ormai Allegrilla e Speranzello l’avevano vista. – Quella era Sorprendina! – esclamò Speranzello. – Sprezzo la sta cercando disperatamente. Dobbiamo avvertirlo. – Quella non era Sorprendina – si affrettò a ribattere Allegrilla. – Era un’esplosione di colori, un fatto straordinario che capita una sola volta in mille anni e solo pochi fortunati riescono a vederlo nella loro vita. – Davvero? – si meravigliò Speranzello. – No! – replicò Allegrilla. – Ma tu fai finta che sia così. – Perché? – Perché Sorprendina è la nostra ultima speranza. E nessuno meglio di te può capire che cosa significa. – Giusto! – rispose Speranzello confuso. In quel momento sopraggiunse Sprezzo.

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A caccia di Sorprendina

– Quell’imbranato di Vergognolo non è riuscito a trovare Sorprendina. – Non perdere la speranza! – lo consolò Speranzello. – Vedrai che la troveremo. – Certo che la troveremo! – rispose l’emoki nero. – Perché non metterò più un imbranato a cercarla, ma metterò la migliore emoki del villaggio, quella che la conosce meglio di ogni altro e sa come trovarla. – Chi? – chiese Speranzello. – Lei, naturalmente – rispose Sprezzo, indicando Allegrilla.

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Tana per Sorprendina N on ci mise molto Allegrilla a trovare Sorpren-

dina. Sapeva esattamente dove trovarla. Attese che Sprezzo si allontanasse e poi andò decisa nel punto dove l’emoki bianca si era ricomposta. Toccando le nuvole, trovò una parte dura. Diede due colpetti e dal bianco vide due occhi azzurri che si aprivano. Le sembravano addirittura più grandi del solito. – Esci fuori di lì! – ordinò. Sorprendina uscì e le si parò davanti. – Hai intenzione di consegnarmi a Sprezzo? – le chiese. Allegrilla non rispose. Era ammutolita di fronte alle dimensioni della sua vecchia compagna di giochi. – Sei diventa enorme! – esclamò. – No. Siete voi che vi siete rimpiccioliti. Io sono sempre uguale. 140


Tana per Sorprendina

– E come è possibile? – Da quando Sprezzo ha preso il potere, voi non siete più andati a nutrirvi alle pompe di approvvigionamento. – È vero! Non mangiamo dal giorno della rivolta – osservò Allegrilla. – E non riuscite a nutrire la vostra emozione neppure in maniera naturale, mi pare. – continuò Sorprendina. – Per esempio tu, da quanto tempo non sei più allegra?

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Tana per Sorprendina

– Dal giorno prima che Sprezzo prendesse il potere. L’ultima volta mi è successo con te, la notte che siamo tornate. – Sprezzo vi sta controllando e limitando. Vi sta rimpicciolendo, per potervi dominare più facilmente. – Ho paura che tu abbia ragione. Che cosa possiamo fare? – Dobbiamo liberare Coraggiotto e Saggella. Solo loro possono rimettere le cose a posto. – Torneremo grandi come eravamo? – Penso di sì, ma prima dobbiamo fermare Sprezzo e Rabbio. – Ci aiuterai?

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Tana per Sorprendina

– Certo! Sono rimasta sulla nuvola per questo – disse Sorprendina. – Ma da sole non ce la possiamo fare. Dobbiamo convincere gli altri emoki a ribellarsi a Sprezzo e Rabbio. – Non sarà facile. – Perché? – Perché credono in Sprezzo e nelle sue promesse. – E tu ci credi? – No, certo che no. – Allora parla con gli altri e invitali a chiedere spiegazioni a Sprezzo. Magari apriranno gli occhi. – D’accordo. – Io nel frattempo me ne starò nascosta, pronta ad intervenire in caso di necessità.

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Tubi per nubi A llegrilla passò i giorni successivi a lamen-

tarsi di Sprezzo con gli altri emoki. – Mi aveva promesso che mi avrebbe fatto esplodere di gioia e invece mi sta facendo esplodere di rabbia. Mi aveva promesso tutto il giallo del sole e invece non mi manda neppure a colorare le albe e i tramonti. Andava da un emoki all’altro lamentandosi delle mancate promesse di Sprezzo nei suoi riguardi. Gli altri ascoltavano in silenzio senza replicare. Ma presto il malcontento di Allegrilla si diffuse come un’epidemia e colpì tutti gli altri. Tristina e Pauretta si occupavano di Coraggiotto da troppo tempo. Tristina era ancora acqua nella sua pancia e Pauretta era ancora corda intorno al suo corpo. Quando Sprezzo andò a controllare che 144


Tubi per nubi

tutto filasse liscio, loro si fecero coraggio e, dopo aver fatto un respiro profondo, parlarono insieme. – Non hai mantenuto la promessa! – gli dissero. Sprezzo salì su un mucchietto di nuvole e si buttò giù. – Che cosa fai? – gli chiese Pauretta. – Cado dalle nuvole! – rispose Sprezzo, cercando di contenere il suo sdegno. – Ho fatto esattamente quello che mi avevate chiesto. Tristina, tu volevi un contenitore per le tue lacrime e io ti ho procurato la pancia di Coraggiotto. E tu, Pauretta, volevi il suo coraggio, e io ti ho dato molto di più. Ti ho dato Coraggiotto stesso. È tuo, puoi farci quello che vuoi. 145



Tubi per nubi

– Ma quando ci hai fatto le promesse, abbiamo immaginato tutt’altro. – E io che cosa ci posso fare se immaginate tubi per nubi? – chiese Sprezzo, allargando le orecchie. – Il problema è vostro, non mio. E se ne andò a controllare i guardiani di Saggella. Quando stava per raggiungerli Vergognolo gli si fece incontro. – Che cosa c’è? – gli chiese. L’emoki viola diventò subito fucsia. – Non devi vergognarti di me, altrimenti come posso mantenere la mia promessa? – Proprio di questo ti voglio parlare – disse Vergognolo tutto d’un fiato, mentre il suo corpo diventava di un fucsia fosforescente. – Avevi promesso che non mi sarei vergognato mai più! – Ti ho tolto di mezzo Tristina, che ti faceva vergognare con uno sguardo – rispose Sprezzo. – Ho già fatto abbastanza. Ora tocca a te fare il resto, invece di stare qui a lamentarti. Gli altri emoki si stavano occupando di Saggella. Speranzello fluttuava sopra la sua testa e lasciava cadere

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Tubi per nubi

gocce di verde nelle parti in cui il colore seccato si stava scrostando. Allegrilla schizzava il suo giallo e Rabbio faceva seccare i due colori con la sua fiamma. Quando Sprezzo li raggiunse era già indignato e aveva perso tutta la sua diplomazia. – Dov’è il mio cielo pieno di speranza – reclamò Speranzello, nel vederlo. – È sopra la tua testa! – rispose l’emoki nero, con un tono infastidito. – Guardalo e spera di vederlo ancora a lungo, perché se mi dovesse girare la luna storta lo faccio sparire in un baleno. – E facciamo sparire pure te! – aggiunse Rabbio. Allegrilla non chiese nulla. Osservava Speranzello accanto a Sprezzo e a Rabbio e si rendeva conto che era decisamente più piccolo di loro. Tutti gli emoki erano rimpiccioliti e presto non sarebbero stati più in grado di affrontare e sconfiggere i terribili capi. Allegrilla comprese che non poteva attendere oltre. Senza chiedere il permesso smise di schizzare il suo giallo e si allontanò.

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Tubi per nubi

Appena fu fuori dalla vista di Sprezzo e Rabbio, vide materializzarsi davanti ai suoi occhi Sorprendina. Le sembrava addirittura cresciuta. – Dobbiamo anticipare il nostro piano – le disse. – Va bene! – acconsentì Sorprendina. – Quando vorresti agire? – Ora! Sorprendina fece un lungo respiro e poi annuì. – Gli altri emoki ci aiuteranno? – chiese. – Non gliel’ho potuto chiedere – rispose Allegrilla. – Ma ora che anche loro hanno capito di essere stati ingannati, penso che staranno dalla nostra parte. – Bene! Allora diamoci da fare. – Io andrò a lamentarmi da Sprezzo e Rabbio. Sono l’unica che non lo ha ancora fatto, così non sospetteranno che in verità lo sto facendo per tenerli occupati mentre tu vai a convincere Tristina e Pauretta a liberare Coraggiotto. Con il suo aiuto, vedrai, riusciremo a sconfiggerli. – D’accordo! – Ma fai in fretta – continuò Allegrilla. – Non so quanto riuscirò a tenerli occupati.

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Un mare di lacrime A llegrilla tornò nella sua postazione e rico-

minciò a schizzare il suo colore a Saggella. Schizzava e sbuffava, schizzava e sbuffava. Di tanto in tanto sbuffava verso Sprezzo e Rabbio e schizzava addosso a Saggella. Poi faceva finta di confondersi e sbuffava verso Saggella e schizzava addosso a Sprezzo e Rabbio. – Si può sapere che cosa ti prende? – chiese Sprezzo infastidito. – Sono arrabbiata! – Tu non hai la più pallida idea di che cosa significhi essere arrabbiati! – commentò Rabbio. – Ma se mi schizzi un’altra volta, te lo faccio vedere.


Un mare di lacrime

– Perché sei arrabbiata? – chiese Sprezzo, ignorando il commento di Rabbio. – Perché non hai mantenuto la tua parola. – si lamentò Allegrilla. – Mi avevi promesso che sarei esplosa di allegria. Invece sono sempre triste. – La tristezza è una tua scelta – le spiegò Sprezzo. – Io ti faccio passare tutto il giorno e tutta la notte a schizzare la governante di Emokia. Credo che non ci sia niente di più divertente. E vedrai che, a furia di lanciare il tuo colore giallo, finirai anche per esplodere. È solo questione di tempo. Abbi un po’ di pazienza. In coda a Emokia intanto Sorprendina era appena esplosa in mille coriandoli colorati davanti a Coraggiotto.


Un mare di lacrime

La sorpresa nel vederlo traboccante d’acqua e bloccato da una corda blu era stata troppo grande. Si affrettò a ricomporsi. – Ciao amiche! – disse, guardando a turno la corda e l’acqua. – Ciao – rispose Pauretta tremante. – Ciao – aggiunse Tristina. La sua voce proveniva dalla bocca di Coraggiotto e sembrava che fosse lui a emetterla. Era buffo vedere un emoki grande e grosso con una vocina piccola e lagnosa. – Siete felici? – chiese Sorprendina. – No! – inorridì Tristina. – Come potrei essere felice. Io sono triste per natura. – Già, scusa – si affrettò a correggersi Sorprendina. – Volevo dire se siete felici di questa situazione. Cioè, volevo dire se siete soddisfatte di questa situazione. – Quale situazione? – chiese Pauretta.

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Un mare di lacrime

– Questa che state vivendo, con Sprezzo che ci governa. – Come possiamo essere soddisfatte? Io sono diventata una corda e ormai sto in questa posizione scomoda da così tanto tempo che mi fa male la schiena, anche se non so neppure dove si trovi la mia schiena. – E allora io, che cosa dovrei dire? – intervenne Tristina. – Un tempo ero una emoki, ora invece sono un mare di lacrime nel corpo di questo colosso. – Vorreste tornare a vivere la vita di un tempo, quando a governarci erano Saggella e Coraggiotto? – Certo! Quelli erano bei tempi. Potevo piangere davanti a un’alba perché era bella o anche perché era brutta, davanti a un tramonto perché era troppo rosso o anche poco rosso, davanti alle forme di Emokia. E invece adesso non ci sono più albe né

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Un mare di lacrime

tramonti ed Emokia è sempre uguale. – E allora liberate Coraggiotto e tutto tornerà come prima. – No! – urlò Pauretta. – Se dovessi liberare Coraggiotto tutta la rabbia spaventosa di Rabbio si riverserebbe su di me. E io non credo che potrei sopportarlo. – Ma ti difenderà Coraggiotto. – Non credo che si ristabilirà tanto presto. Le sue orecchie si sono atrofizzate e non gli permetteranno di volare tanto presto. In quanto al suo soffio potente, è stato spento a lungo e chissà quanto ci metterà a riattivarsi. – Solo insieme potremo battere Sprezzo e Rabbio – spiegò Sorprendina. – Io ti aiuterei, ma sono troppo triste per riuscire a tornare nella mia forma solida – disse Tristina. – Mi dispiace. Sorprendina comprese che non avrebbe trovato il supporto di Coraggiotto, né quello delle due emoki che lo controllavano. – Proverò a combatterli da sola – dichiarò. – anche perché temo che ormai Allegrilla sia diventata troppo piccola e debole per riuscire ad aiutarmi.

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La zuffa finale S orprendina aveva poche speranze di scon-

figgere Sprezzo e Rabbio da sola, ma se li avesse presi di sorpresa, magari avrebbe avuto qualche possibilità in più. Così decise di sfruttare al meglio la sua capacità di mimetizzarsi con le nuvole. S’infilò nel bianco e si avvicinò con gli occhi socchiusi. Nessuno si accorse del suo arrivo. Mentre Rabbio si occupava di Saggella, Sprezzo stava facendo un discorsetto a Speranzello e Allegrilla.

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La zuffa finale

– Credevate davvero che io avrei mantenuto le promesse? – disse. – Promettere qualcosa a chi non vale niente è come non promettere niente. E voi valete meno di niente… così volubili, così deboli. Il mio obiettivo era quello di prendere il potere e poi farvi rimpicciolire fino a rendervi innocui. E ora posso dire di esserci riuscito. Speranzello divenne ancora più piccolo e smise definitivamente di disperdere il suo colore. Con grande fatica si alzò oltre Emokia e rimase lassù a fluttuare. Guardò il cielo e non ci vide nulla, come se stesse guardando un grande schermo spento. Ormai aveva perso anche l’ultimo briciolo di speranza. Allegrilla non si arrese. Si scaraventò su Sprezzo e gli lanciò addosso i suoi ultimi, deboli residui di giallo. Sprezzo non si scompose. – Il tuo giallo un tempo mi faceva vomitare, adesso

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La zuffa finale

non mi fa più alcun effetto – disse. – Però tu sei diventata una piccola pulce fastidiosa, così ho deciso di farti affogare nel mio vomito. Si portò sopra la testa di Allegrilla e aprì la bocca. Stava per rigettare, quando gli apparve davanti Sorprendina. – Aiuto! – urlò per lo spavento e si ingoiò tutto il nero. Poi si ricompose. – Le sorprese mi fanno vomitare e anche tu – disse. Prese aria, gonfiò le guance e gettò il suo nero addosso a Sorprendina. Lei fu presa alla sprovvista, si sorprese talmente tanto che esplose in mille coriandoli colorati. E fortunatamente riuscì a evitare che il colore le finisse addosso. Sprezzo cercò di afferrare i coriandoli con le sue piccole orecchie, ma gli sfuggirono alzandosi in volo.


La zuffa finale

– Rabbio! – urlò agitato. – Lascia stare Saggella e vieni a bruciare questi coriandoli. Sorprendina sapeva che non ce l’avrebbe fatta contro Rabbio. Il fuoco avrebbe bruciato i coriandoli e lei sarebbe sparita per sempre. Cercò di ricomporsi, ma la sua emozione era ancora troppo forte in lei e non le permetteva di ritrovare il controllo. Vide Rabbio avvicinarsi, diventare incandescente e poi prendere fuoco. Lo vide trasformarsi in una torcia diretta verso di lei. Sapeva che non poteva combatterlo se non riusciva a tornare intera e, per farlo, avrebbe dovuto imparare a controllare la sua emozione. – Perché mi sono sorpresa così tanto? – si domandava. – Avrei dovuto immaginare che sarebbe successo tutto questo. Non vedo proprio cosa ci sia stato di così sorprendente. Si ripeteva queste parole per diminuire la sua sorpresa e tornare un corpo unico. Ma non funzionava.


La zuffa finale

Rabbio si parò davanti ai coriandoli svolazzanti e soffiò il suo fuoco. In quel preciso istante, un getto d’acqua improvviso gli arrivò addosso e spense la fiamma. – Tristina! – esclamò Allegrilla, meravigliata. Il cuore le si riempì di gioia e la fece crescere immediatamente. Sprezzo era alle sue spalle e decise di colpirla prima che tornasse ad avere un getto di giallo potente, ma qualcosa glielo impedì. Le sue orecchie furono bloccate da una forza invisibile. – Che cosa mi succede? – urlò infastidito. Allegrilla si girò e lo vide dimenarsi. Gli spruzzò il suo giallo negli occhi e lo accecò momentaneamente. – Ottimo lavoro, Vergognolo! – disse in quella direzione.


– Ora puoi tornare tra noi. L’emoki viola apparve alle spalle di Sprezzo. Le sue ali lo tenevano ancora fermo. In quel momento arrivò Pauretta e gli si fece accanto. – Tu occupati di Rabbio – gli disse. – A tenere fermo Sprezzo ci penso io. Si trasformò in corda e si avvolse intorno all’emoki nero. Vergognolo raggiunse Allegrilla e Tristina, che si accingevano ad affrontare Rabbio. – Ottimo lavoro! – le disse l’emoki grigia. – Dici a me? – esclamò Vergognolo, diventando di un fucsia elettrico. – Non ci posso credere. Che vergogna! E sparì. – Non ora! – esclamò Tristina. Si distrasse e permise a Rabbio di colpirla con 161


La zuffa finale

tutta la sua rabbia e di farla rotolare tra le nuvole. Poi l’emoki rosso si girò verso Allegrilla e la puntò con una ferocia che non aveva mai mostrato prima. Lei si preparò a battere le orecchie per evitarlo, ma non ce ne fu bisogno. – Ehi, testa di rapa! – disse una voce alle loro spalle. – Fatti sotto! Rabbio si girò e si ritrovò di fronte Coraggiotto. – Puoi giurarci, testa di rapa! – rispose l’emoki rosso. Soffiarono entrambi con tutta la potenza che avevano. Solitamente Coraggiotto aveva un soffio molto più potente, ma questa volta, come aveva previsto Pauretta, non era in grande forma e lentamente il fuoco di Rabbio cominciò a farsi strada, avvicinandosi pericolosamente al suo volto. 162


La zuffa finale

Coraggiotto non mollava e continuava a soffiare con tutte le energie, ma non ne aveva tante da spendere. Quando il fuoco stava per raggiungerlo, un colpo invisibile fece cadere Rabbio. In un istante Coraggiotto, Allegrilla e Tristina gli furono addosso e lo bloccarono. – Ottimo lavoro, Vergognolo! – si complimentò Allegrilla. L’emoki viola riapparve. – Grazie! – disse felice. – Davvero un ottimo lavoro! – osservò Tristina. – Dici a me? – chiese Vergognolo diventando fucsia. – No! – si affrettò a rispondere l’emoki grigia. – L’importante è che tu non sparisca. – Ma adesso hai detto a me! – esclamò lui e sparì. 163


L’importanza di tutti Q uando Vergognolo riapparve, Sorprendina

si era ricomposta e Speranzello era sceso in mezzo agli altri. C’erano tutti ed erano tornati alla loro dimensione naturale. – Adesso la pagherete! – urlava Allegrilla a Sprezzo e Rabbio.

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L’importanza di tutti

– Sì, facciamogliela pagare – urlavano gli altri. – Cacciamoli via da Emokia – suggerì Vergognolo. E subito dopo diventò fucsia. Saggella finì di togliersi gli ultimi residui di colore dal corpo e poi intervenne. – No! – disse. – Resteranno con noi. – Perché? – chiesero tutti increduli. – Dopo quello che ci hanno fatto! Dopo quello che ti hanno fatto! – Perché abbiamo bisogno di loro – rispose la governante. – Come loro hanno bisogno di noi. Tutti abbiamo bisogno gli uni degli altri. – Che cosa ce ne facciamo di un emoki che ci disprezza tutti! – chiese Allegrilla incredula.

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L’importanza di tutti

– Sprezzo si sente migliore di voi e disprezza tutti i vostri comportamenti, anche quelli giusti. Se disprezzasse soltanto i vostri comportamenti sbagliati, il suo disprezzo diventerebbe uno strumento utile, perché vi farebbe passare la voglia di fare cose sbagliate. Dobbiamo solo insegnargli a usare bene la sua emozione. – E della rabbia di Rabbio, invece, che cosa ce ne facciamo? – incalzò Allegrilla. – La rabbia è un’emozione intensa e travolgente, dà energia, dà la carica per affrontare situazioni difficili. La rabbia potrebbe essere una grande arma difensiva. Ma bisogna saperla dosare, gestire. Rabbio non sa farlo e per questo motivo la sua rabbia è dannosa. Ma se gli insegniamo a usarla nella maniera giusta, Rabbio potrebbe diventare un grande

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L’importanza di tutti

difensore di Emokia, al pari di Coraggiotto. Rabbio si girò verso Coraggiotto e i loro sguardi si incontrarono. E per la prima volta si sorrisero. – Che cosa dobbiamo fare, allora? – chiese sempre Allegrilla. – Per il momento teniamoli sotto controllo, in modo che non possano più sopraffare gli altri! E poi, con calma e con pazienza, gli insegneremo a usare bene la loro emozione. In realtà ritengo che sia giunto il momento di insegnarlo a ognuno di voi. È tempo di andare a scuola, miei piccoli emoki.

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Un nuovo emoki C i volle qualche giorno per raggiungere il

Monte di Nebbia. Nel frattempo gli emoki avevano ripreso le loro consuete mansioni e finalmente le albe e i tramonti avevano riacquistato i loro colori. Era tornata attiva la stazione di approvvigionamento e tutti avevano ricominciato a nutrirsi, tranne Rabbio, Sprezzo e Sorprendina che erano più grandi degli altri. Quando venne raggiunta la punta del monte avvolto dalla nebbia, Saggella lasciò Coraggiotto a controllare il villaggio e si inoltrò nel folto della vapore acqueo. Arrivò nel salottino, dove trovò Giustina e Temperino ad attenderla. – Che cosa succede? – chiesero. – Ho bisogno di voi sulla nuvola. – Perché? – Gli emoki devono imparare a gestire le loro emo-

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Un nuovo emoki

zioni. E per farlo devono imparare a usarle con moderazione e solo tu, Temperino, puoi insegnarglielo. Devono imparare a usarle nella maniera giusta e solo tu, Giustina, puoi farlo. Poi dovranno farlo con saggezza e coraggio. Insomma hanno bisogno di tutti noi. – La Scuola dei Quattro! – osservò Temperino. – Quando dobbiamo iniziare? – Immediatamente – rispose Saggella. – Prendete le vostre cose, vi aspetto sulla nuvola. Temperino non fece in tempo a mettere piede su Emokia, che dovette darsi subito da fare. Abbassò la testa e puntò il buco in direzione di Rabbio. – Che cosa vuoi fare, testa di rapa bucata! – urlò l’emoki rosso. Temperino non rispose. Attivò dal suo buco una specie di aspiratore e il ciuffo di Rabbio ne fu risucchiato. Appena i due emoki furono testa contro testa il buco cominciò a girare vorticosamente, facendo fare la trottola a Rabbio. Quando si fermò, il buco aveva aspirato tutta l’emozione di Rabbio in eccesso. La stessa sorte toccò a Sprezzo e a Sorprendina. Dopo che la rabbia, il disprezzo e la sorpresa, finirono di essere temperate,

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Un nuovo emoki

tutte le emozioni tornarono allo stesso livello e tutti gli emoki alla stessa grandezza. – Manca ancora qualcosa – osservò Saggella. – Che cosa? – esclamarono meravigliati tutti gli emoki. Il Consiglio dei Quattro si mise in cerchio, si strinse fino a che non rimase spazio tra i quattro corpi e poi cominciò a girare forte, sempre più forte, finché il rosa, il celeste, il marrone e il beige non si fusero in un unico colore. Quando si fermarono, tutti gli occhi degli altri emoki erano puntati su di loro. I quattro si staccarono, aprirono il cerchio e mostrarono un emoki appena nato. Era tutto nero, persino gli occhi erano neri e si faceva fatica a capire quando erano aperti o chiusi. La bocca sembrava una vulcano buio pronto a eruttare. Aveva le orecchie più piccole degli altri emoki e non era ovale, ma completamente tondo. – Mancava lui — rispose Saggella. — Vi presento Nausello. – Ma è identico a Sprezzo. – Non mi somiglia affatto – rispose Sprezzo infastidito. 172


piccole e rigide, le usa poco per volare, per afferrare, per ascoltare

liscio, cade morbido davanti agli occhi. Mai utilizzato

piĂš piccolo di un uovo di gallina e tondeggiante, nero vomita una quantitĂ esagerata di inchiostro nero completamente nero, anche gli occhi la bocca sembra un vulcano vomita il suo colore nero prova disgusto per le cose sbagliate o esagerate


Un nuovo emoki

– A guardarlo bene mi fa vomitare. E gli vomitò addosso il suo nero. Il piccolo emoki non si scompose, aprì la bocca e vomitò a sua volta, inondando Sprezzo. Tutti rimasero impressionati. – L’emozione di Nausello è il disgusto – spiegò Saggella. — Si manifesta in maniera molto più esagerata del disprezzo. – Me ne sono accorto! – esclamò Sprezzo, cercando di uscire dalla pozza di nero in cui era finito. – Perché ne avete creato un altro? – si lamentò Tristina. – Non bastava Sprezzo? – Nausello vi impedirà di nutrirvi con emozioni sbagliate o di nutrirvi troppo. – Nessuno di noi dovrà mai essere più grande degli altri, giusto? – chiese Allegrilla. – Giusto – rispose Saggella. – Ma forse ogni tanto faremo un eccezione per una di voi. – Per chi? – Per Sorprendina. – Perché?

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Un nuovo emoki

– Perché non smettiate mai di meravigliarvi di voi, degli altri emoki, delle nuvole, del mondo che vi circonda. Era una bellissima giornata di sole. Emokia era una nuvola rada all’orizzonte. Puntai il telescopio per osservare i miei piccoli amici e li trovai tutti girati verso di me. Avevano un orecchio alzato e lo sventolavano con grande entusiasmo. Era il loro modo di salutarmi e di ringraziarmi per la storia che avevo scritto. – A loro è piaciuta – pensai, mentre ricambiavo il saluto.

E a vo i?


L’autore

Giuseppe Bordi Giuseppe Bordi è nato a Roma il 21 giugno 1969. Laureato in Economia all’Università di Roma “La Sapienza”, lavora da anni come esperto di scrittura creativa nelle Scuole Primarie. È autore di testi narrativi e teatrali, filastrocche e libri scolastici. Nel 1998 ha partecipato al Premio Strega e al Premio Chianciano con il romanzo “Attentato in Parlamento”, edizioni Serarcangeli. Nel 2006 è stato premiato al Premio Teatrale Nazionale Vallecorsi con la commedia “I bambolotti di Marsilia”. Ha pubblicato 18 libri per la collana I PiccoLetti, Fabbri Editori. Ha pubblicato per la casa editrice Coccolebooks i romanzi per bambini: “Il bambino capovolto” (2018), “Una zuppa di storie” (2019). Ha pubblicato per la casa editrice Einaudi (Edizioni EL) il romanzo per bambini “Nina dei Serpenti” (2019). “Emoki, il villaggio delle emozioni” è il suo primo libro pubblicato con Ardea Editrice.


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