Alla Grande - Narrativa

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Oscar Wilde

Il fantasma di Canterville a cura di Daniela Folco

Pubblicazio ne gratuita fuo ri commercio allegata al volume

Alla grande

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Indice Capitolo primo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. Capitolo secondo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » Capitolo terzo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » Capitolo quarto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » Capitolo quinto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » Capitolo sesto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » Capitolo settimo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . »

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Capitolo primo

I Quando il ministro degli Stati Uniti, Hiram B. Otis, deci-

se di acquistare il castello di Canterville, tutti gli dissero che faceva un grosso sbaglio. Una vera sciocchezza dal momento che tutti, proprio tutti, sapevano che c’era un fantasma! Persino il proprietario, Lord Canterville, glielo disse. Era un uomo onesto: per nulla al mondo avrebbe imbrogliato al riguardo. Quando incontrò il ministro, iniziò un lungo discorso. L’imbarazzo era evidente. – Caro signor Otis, che bello aver al castello un ministro americano e la sua splendida famiglia! Però… E a questo punto si mise a sospirare, fregarsi le mani, tossire, e infilare una serie di “però” senza giungere al punto. Il ministro l’osservò perplesso e decise di assaporare il sigaro con calma, sprofondato in una comoda poltrona. – Le dicevo, dunque, carissimo, che strane voci circolano sul castello… Non che non ci sia un pizzico di verità… Io stesso ho deciso di non viverci più da quando… Quindi rimase muto e fissò davanti a sé, come se avesse visto uno spettro. L’americano si impressionò: Lord Canterville aveva un

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viso pallido da far paura. Allora chiese, con impazienza: – Da quando…? L’altro si rianimò. – Bene, ecco la verità: sono una persona onesta e non posso nasconderle che tanti anni fa ce ne andammo tutti in preda al terrore. Molti, come la mia prozia, la Duchessa di Bolton, non si ripresero… Dal momento in cui sentì due mani scheletriche afferrarle le spalle, mentre si vestiva, non fu più la stessa, poverina… – Tutto qui? Mi sta forse dicendo che c’è un fantasma? – Mi spiace molto, mi creda: c’è davvero! Appare tutte le volte c e ualcuno di noi sta per morire ciò avviene fin dal lontano 1585. Il fantasma esiste, eccome… – Ah! Ah! Ah! – rispose l’americano, quasi strozzandosi per le risate. – Arriva dal moribondo come il medico di famiglia. Ah! Ah! Ah! – Poi smise di ridere e dichiarò: antasmi non esistono né in merica, né in ng ilterra, né in altri luog i. utte invenzioni – Mi deve credere, tanti l’hanno visto. Il reverendo Augustus Dampier, il parroco del villaggio, per esempio. Ora, per nulla al mondo si spingere e nella sua passeggiata fino al castello. – Spettri e fantasmi non esistono, glielo ripeto. – Allora le racconterò di mia moglie, anche se non è bello rivelare fatti privati. Privatissimi! – Sono tutt’orecchi. – Lady Canterville non dorme più, non chiude occhio, la notte. – Oh, le conosco le donne… dicono di non riuscire a dor-

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mire e poi non le svegliano nemmeno le cannonate. ei proprio non dorme. lielo assicuro. sa perc é erc é imane con gli occ i s arrati, perc é a paura dei rumori che tanti anni fa la destavano, all’improvviso: strani scricchiolii lungo i corridoi, lamenti e pianti di un’anima dannata. Per non parlare dei suoni che venivano dalla biblioteca… La biblioteca, con il buio, sembrava il luogo d’incontro di demoni, mostri e qualsiasi altro essere malvagio. – Ce la mette tutta per spaventarmi. Siete dei gran burloni, voi Inglesi! Bravo, davvero bravo! Una recita perfetta. – Ma, caro signore… – Mi ascolti, Lord Canterville, ho come l’impressione che non voglia vendermelo, il suo castello. O mi sbaglio, forse? A Lord Canterville scappò un risolino isterico. i figuri, se non voglio s arazzarmene utti sono uggiti, persino i domestici. Non c’è stata somma che li convincesse a restare. Correvano via, a gambe levate, dopo pochi giorni. Se ci penso, mi vengono i brividi: tutto quel tempo trascorso nel terrore, nell’attesa di un fatto spaventoso: vederlo, il fantasma! Sentirne la risata agghiacciante! E temere di essere portati, ancora vivi, in quell’altra dimensione, il regno della morte. C’è da impazzire al solo ricordo, mi creda. – Senta, come le ho già spiegato, non credo nell’esistenza dei fantasmi. Siamo gente pratica, noi Americani… Comunque, anche se ci fossero, non cambierei idea. Tutto mi piace del castello: la posizione, il parco, le ampie sale, l’arredo… qualche miglioramento, nuove fodere ai divani, tende con colori più vivi… e diventerà splendido. Compro tutto quan-

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to, anche i fantasmi, se ci sono! Lord Canterville, rincuorato, sospirò e aggiunse: – Comunque, io l’ho avvertita, ora ho la coscienza a posto. cco l atto di vendita, lo firmi. Dopo qualche settimana, il ministro e la sua famiglia si trasferirono al castello. Tutti erano entusiasti: abitavano in un edificio antico, carico di storia. olto contenta era soprattutto la moglie del ministro. Da una delle più belle ragazze di New York si era trasformata in un’affascinante signora di mezz et , con magnifici occ i e un elegante profilo. , a differenza delle inglesi, spesso malaticce, era il ritratto della salute. ltrettanto vitale era il figlio maggiore, as ington, un giovane dai capelli biondi che sfumavano nel castano chiaro. Lo si sarebbe detto abbastanza bello. Però, più che per il fisico atletico era noto come un allerino di prim ordine ed esperto di genealogia, cioè della storia delle famiglie nobili. Andava matto anche per le gardenie. A passeggio, ne sfoggiava sempre una all’occhiello della giacca. Poi c’era Virginia, una ragazzina di quindici anni, con la grazia di un cerbiatto e grandi occhi blu, che si animavano soprattutto quando cavalcava, libera e gioiosa. Dopo Virginia c’erano i gemelli. Si trattava di bambini deliziosi, un po’ vivaci. Così tanto da venir spesso castigati per i guai combinati. Giunto il giorno dell’arrivo al castello, la famigliola al completo, scesa dal treno ad Ascot, salì su una carrozza. Iniziò, così, l’ultima tappa del loro viaggio. Era una splendida sera di luglio e l’aria profumava della

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resina degli abeti. Gli uccellini gorgheggiavano, le felci si piegavano alla brezza rivelando qualche fagiano. Piccoli scoiattoli li osservavano dai faggi, mentre passavano, e i conigli correvano via tra i cespugli con le code bianche per aria. Come imboccarono il viale del castello, tuttavia, il cielo si rannuvolò: una strana quiete sembrava regnare su ogni cosa. Uno stormo di corvi passò sopra le loro teste e, prima che raggiungessero l edificio, caddero goccioloni di pioggia. Un’anziana donna, in un abito di seta nera, con grembiule e cu fietta ianc i, li attendeva sulle scale c e conducevano all’ingresso. Si trattava della signora Umney, la governante. – Vi porgo il mio benvenuto al castello di Canterville – annunciò in tono solenne. Fece anche un piccolo inchino. a seguirono attraverso l antico ingresso fino alla i lioteca: una lunga e bassa sala tappezzata con pannelli di quercia e con una larga finestra di vetro lavorato. ettangoli e uadrati multicolori ormavano le figure di antichi condottieri. Sul tavolo erano pronte teiera e tazze per il tè. Dopo essersi tolti i mantelli, gli Otis si sedettero guardandosi attorno. All’improvviso, la moglie del ministro, perfetta padrona di casa, notò una macchia scura sul pavimento, proprio davanti al grande camino. – Signora Umney – disse con un tono di voce carico di meraviglia, – deve essersi rovesciato qualcosa là… – indicò con la mano il punto. Certo, non si aspettava la risposta che le diede la donna a voce bassa. – Sì, signora, è sangue… – Che orrore! – gridò la moglie del ministro. – Non voglio

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macchie di sangue in questa casa! Bisogna toglierla, subito! L’anziana sorrise e rispose con la stessa voce bassa e misteriosa: – È il sangue di Lady Eleonore di Canterville. Fu assassinata proprio in quel punto da suo marito, Sir Simon di Canterville, nel 1575. La signora Otis spalancò occhi e bocca. Calma, l’altra continuò: – Dopo l’atroce delitto, Sir Simon sopravvisse nove anni ancora – Nessuno le staccava gli occhi di dosso. – Poi scomparve in circostanze misteriose. Il corpo non fu mai trovato. Lui, comunque, o almeno il suo spirito, è rimasto qui. In queste stanze – concluse la governante. Subito dopo guardò dritto negli occhi la nuova padrona di casa: – La macchia di sangue non può essere tolta! ssurdo gridò il figlio maggiore as ington. no smacchiatore potente la eliminerà in un attimo. Prima che la sbalordita governante potesse intervenire, si era inginocc iato e stava strofinando il pavimento con un piccolo stick, come quelli della colla. In pochi attimi, la macchia di sangue sparì. – Sapevo che avrebbe funzionato – annunciò, molto contento, il ragazzo. Tutti lo guardarono con ammirazione, ma ben presto sul loro viso apparve un’espressione turbata. Un lampo terribile squarciò le tenebre in cui era piombata la sala. Lo spaventoso fragore di un tuono li fece balzare tutti in piedi. La signora Umney svenne.

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– Che clima incredibile – osservò calmo il ministro e si accese un lungo sigaro. – Sono convinto che per sfuggire al brutto tempo l’unica soluzione sia quella di emigrare in America… La moglie gli scosse il braccio: – Hiram, cosa possiamo fare con una governante che sviene? – Addebitale i danni – rispose il ministro, – non sverrà più. Subito la signora Umney rinvenne. Ma non era più la stessa. on un filo di voce, invitò la signora tis a guardarsi dai guai che avrebbero colpito la casa. Annunciò quindi in tono grave: – Ho visto con i miei occhi cose terribili, così spaventose da far drizzare i capelli in testa… Le lanciarono delle occhiate piuttosto incredule. – Per molte e molte notti non ho dormito ripensando ai fatti orribili accaduti fra queste mura. Il ministro e la moglie per calmarla dichiararono: – Stia tranquilla, noi non temiamo i fantasmi, non ci possono far niente! Dopo aver invocato la benedizione della Provvidenza su di loro e aver chiesto un aumento di stipendio, l’anziana governante s’avviò barcollando verso la sua stanza.

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Capitolo secondo

II Il temporale infuriò tutta la notte, ma non accadde nulla

di particolare. La mattina seguente, tuttavia, a colazione gli Otis trovarono ancora l’orribile macchia di sangue sul pavimento. – Non capisco, ho usato il più potente smacchiatore in commercio commentò as ington, l o sperimentato con tutto e non ha mai fallito. Lanciò un’occhiata carica di dubbio ai familiari. Quindi, in tono serio, aggiunse: – Deve per forza essere il fantasma a rimetterla al suo posto. i c inò, trasse di tasca lo smacc iatore e strofinò con energia il pavimento. Risultato: la macchia era svanita. Ma la mattina successiva apparve di nuovo, per la seconda volta. Anche la terza mattina era lì, nonostante la biblioteca fosse stata chiusa con un doppio giro di chiave dal signor Otis in persona. E lui era stato ben attento a non lasciarla in giro, uella c iave preziosa. aveva portata con sé, nella sua camera, al piano superiore. Tutta la famiglia, a questo punto, era in allarme. Il signor

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Otis iniziò ad avere dei dubbi sui fantasmi. Forse, forse… esistevano davvero. La signora Otis, per conto suo, annunciò che avrebbe inviato una lettera alla Società Spiritica, un’associazione c e si occupava di antasmi, spettri e a fini. as ington, il figlio maggiore, si incaricò di scriverla. Comunque, nella notte che seguì, tutti i dubbi sui fantasmi svanirono. La giornata era stata calda e, nella fresca sera, gli Otis uscirono per un giro in carrozza. Tornarono alle nove. a cena u a ase di ci i leggeri. on si parlò di spiriti, né tantomeno di Sir Simon di Canterville, ma delle solite cose: spettacoli, attrici, cantanti, torte e relative ricette, bagagli e viaggi, della pronuncia strascicata degli Inglesi e della dolcezza dell’accento degli Americani. Insomma, proprio non si era creata l’atmosfera adatta, quella che di solito precede l’apparizione di creature dell’oltretomba. Alle undici, la famiglia andò a dormire e, per mezzanotte, tutte le luci furono spente. Dopo un po’, il signor Otis fu svegliato da un curioso rumore proveniente dal corridoio, fuori dalla sua stanza. Era un suono metallico e sembrava avvicinarsi sempre più. i alzò su ito, accese un fiammi ero, guardò l ora l una. Calmo, si tastò il polso. Niente d’insolito, battiti regolari. Lo strano rumore continuò. Accompagnato dall’eco di passi. Scrinchhh! Tumfete! Scranchhh! Slendg! Tumfete! Tumfete! Scriiinchhh! l ministro infilò le panto ole, prese un piccolo acone dal cassetto e aprì la porta.

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ritto davanti a sé, vide, nel pallido c iaro di luna, un vecc io dall aspetto terri ile. o fissava, con occ i rossi come il carbone. Lunghi capelli grigi gli cadevano sulle spalle in ciocche spettinate; indossava uno strano abito d’altri tempi, sporco e stracciato. Dai polsi e dalle caviglie pendevano catene arrugginite. – Mio caro signore – disse il signor Otis, – dovrebbe oliare le catene. velto, appoggiò il acone su un tavolo, accanto a dei candelieri. Questo lu rificante una meraviglia asta una sola applicazione per degli ottimi risultati. Vedrà che miracoli con le sue catene che, mi permetta, devono proprio essere oleate, sulla etichetta glielo confermeranno vari attestati di alcuni noti studiosi. Tacque pensieroso un attimo, quindi aggiunse: – Sarò lieto di dargliene dell’altro, se ne avrà ancora bisogno, amico. Detto ciò, il ministro degli Stati Uniti rientrò nella sua stanza, chiuse la porta e riprese il sonno interrotto. Per un momento il fantasma di Canterville, sorpreso, stette immobile, paralizzato dalla naturale indignazione; poi, in preda alla ra ia, scagliò sul pavimento il acone e ugg lungo il corridoio, gemendo a più non posso. L’avvolgeva una spettrale luce verde. enc é osse uno sc eletro orri ile, tuttavia, appena ebbe raggiunto la cima dell’ampia scalinata, vide una porta spalancarsi. ue piccole figure vestite di ianco apparvero, e un grande cuscino gli sibilò sopra la testa! Non c’era tempo da perdere.

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In fretta e furia, il fantasma si lanciò contro la parete e passò attraverso i pannelli di legno. Svanì: la casa tornò tranquilla. Si rifugiò in una piccola stanza segreta, nell’ala sinistra del castello. l c iarore della luna, riprese fiato. si mise a ri ettere su uanto era successo. ensa e ripensa, decise che mai nella sua brillante carriera era stato così insultato. Per ben trecento anni aveva terrorizzato tutti! Pensò alla Duchessa di Dowager, che aveva spaventato a morte mentre era davanti allo specchio in pizzi e diamanti; alle quattro cameriere, uasi impazzite, perc é aveva sogg ignato da dietro le tende delle camere degli ospiti; al prete, cui aveva spento la candela quando stava andando a dormire. Il poveretto, da allora, era stato vittima di continue malattie nervose. Ricordò la vecchia Madame de Tremoillac, che una mattina aveva visto uno scheletro seduto in poltrona accanto al camino. Leggeva tranquillo il suo diario… Lo spavento era stato tale da farla rimanere a letto per sei settimane, con la febbre alta. Il medico aveva temuto che morisse. Ghignò ricordando il malvagio pronipote Lord Canterville, con un fante di picche in bocca. Il disgraziato, prima di morire, aveva avuto appena il tempo di confessare che aveva arato con uella carta era stato il antasma a infilargliela in gola… Lui, il fantasma diabolico, dopo averlo rinchiuso in un armadio, l’aveva fatto soffocare proprio con quella carta. Gli tornarono in mente i suoi grandi successi: dal maggiordomo, c e si era sparato perc é aveva visto una mano verde ussare alla finestra, alla ella ad tutfield, costretta a portare un nastro di velluto nero attorno al collo per nascondere il segno di cinque dita, un’impronta violacea, che risaltava

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sul candore della pelle. Si era poi annegata nello stagno delle carpe. iandò col pensiero alle sue pi cele ri e terrificanti esi izioni e sorrise amaramente tra sÊ. E, dopo tutto ciò, dei disgraziati Americani dovevano arrivare, o rirgli un lu rificante e lanciargli cuscini in testa ra veramente intollerabile! Nessun fantasma, per secoli e secoli, era mai stato insultato cosÏ tanto. Decise perciò di vendicarsi e rimase fino all al a immerso in pro ondi pensieri.

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Un tuffo nella storia Capitolo primo

Rispondi sul quaderno.

I

• Con quali argomenti Lord Canterville cerca di dissuadere il ministro americano Hiram B. Otis ad acquistare il suo castello? • In che modo reagisce il ministro americano? E quale decisione prende?

Un giorno, tornando a casa dopo le ore trascorse in u fi• Chi accoglie la famiglia Otis al castello?

cio, trovai la scala invasa da pacchi e pacchetti; per di più, la porta del mio appartamento era aperta e, sorpresa ancora mag• Da quanti componenti è composta la famiglia giore, dalOtis? Descrivili brevemente. salotto udii provenire la voce inconfondibile della zia Betsey. Che cosa rivela agli Otis la vecchia governante? Mi • precipitai dentro e rimasi letteralmente stupito nel vedere la zia seduta sopra dei bauli. Vicino c’era la gabbia dei • Che cosa fa il figlio maggiore degli Otis con un canarini; il gatto, invece, stava sulle sue ginocchia. Stava bepotente smacchiatore? vendo il tè. Accanto c’era anche il signor Dick. - Cara zia, che bello vedervi qui! - esclamai abbracciando• Che cosa succede? la. Strinsi, poi, la mano al signor Dick. erc é, zia, state sul aule eve essere scomodo. i • Dopo aver fatto un giro in carrozza e aver porto unacenato, gli Otis vanno a dormire. Che cosa sedia. succede all’una di notte? - Grazie, ma voglio star seduta sui miei beni. - Trot - mi chiese, - sei abbastanza forte? • Che cosa fa il ministro Otis? Che cosa vede - Credo di sì, zia. davanti a sé? - E allora stammi a sentire. Preferisco rimanere seduta sul mio aule perc é non posseggo altro. ono rovinata, mio caro • Che cosa succede? Racconta. Tutto ciò che ho è in questa stanza. Mi rimane solo il villino di Dover.

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• Che cosa pensa il fantasma quando raggiunge la Capitolo primo sua stanza?

I

• Con quali argomenti Lord Canterville cerca di uale decisione prende? erché? dissuadere il ministro americano Hiram B. Otis ad acquistare il suo castello? ......................................................................... ......................................................................... • In che modo reagisce il ministro americano? E Come giudichi il comportamento del ministro quale decisione prende? n giorno, tornando ailcasa dopo leInore trascorse Otis nell’affrontare fantasma? una simile in u fi ......................................................................... circostanza saresti comportato? cio, trovai la scalacome invasati da pacchi e pacchetti; per di più, la ......................................................................... porta del mio appartamento era aperta e, sorpresa ancora mag• Chi accoglie la famiglia Otis al castello? giore, dal salotto udii provenire la voce inconfondibile della ......................................................................... zia Betsey. ......................................................................... Mi precipitai dentro e rimasi letteralmente stupito nel ve• Da quanti componenti è composta la famiglia dere la zia seduta sopra dei bauli. Vicino c’era la gabbia dei Otis? Descrivili brevemente. canarini; il gatto, invece, stava sulle sue ginocchia. Stava be ......................................................................... vendo il tè. Accanto c’era anche il signor Dick. ......................................................................... - Cara zia, che bello vedervi qui! - esclamai abbracciando• Che cosa rivela agli Otis la vecchia governante? la. Strinsi, poi, la mano al signor Dick. ......................................................................... erc é, zia, state sul aule eve essere scomodo. i ......................................................................... porto una sedia. • Che cosa fa il figlio maggiore degli Otis con un - Grazie, ma voglio star seduta sui miei beni. potente smacchiatore? - Trot - mi chiese, - sei abbastanza forte? ......................................................................... - Credo di sì, zia. ......................................................................... - E• allora stammi a sentire. Preferisco rimanere seduta sul Che cosa succede? mio aule perc é non posseggo altro. ono rovinata, mio caro ......................................................................... Tutto ciò......................................................................... che ho è in questa stanza. Mi rimane solo il villino

Parliamone insieme

• U

di Dover.

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Capitolo terzo

III La mattina seguente, a colazione, gli Otis parlarono a lun-

go del fantasma. Il ministro era un po’ seccato. Il disgraziato, cio lo spettro insolente, aveva rifiutato il suo utile regalo. on voglio certo iniziare a litigare. nc e perc é non stato molto educato lanciargli addosso un cuscino. n fin dei conti, è qui da secoli. Ci vuole un po’ di rispetto, insomma! – guardò severo i gemelli, che emisero dei gridolini insolenti. – D’altro canto – proseguì, – se continuerà a non usare il lu rificante, dovremo levargli le catene. are e impossi ile dormire con quell’assurdo cigolio, fuori dalle nostre camere da letto. Per il resto della settimana, non accadde nulla di strano, a parte il fatto che la macchia di sangue rimaneva o, meglio, si riformava sul pavimento della biblioteca. La toglievano ogni giorno. Di sera, il signor Otis chiudeva a chiave la stanza e s arrava le finestre. recauzioni inutili al mattino ricompariva. Cosa ancor più straordinaria, la macchia, quella macchia, cambiava colore! Certi giorni era rosso opaco, altri rosso vivo. ltri ancora rosso porpora. nfine, una mattina divenne verde smeraldo. Gli Otis si divertivano da matti: tutte le sere

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scommettevano su come sarebbe stata il giorno dopo. L’unica a non prendere parte al gioco era la piccola Virginia, sempre molto triste di fronte alla chiazza di sangue rappreso. Quando l’aveva vista verde smeraldo, si era quasi messa a piangere. La seconda apparizione del fantasma avvenne la domenica sera. Si erano appena coricati, ed ecco che un fracasso infernale giù, nell’ingresso, li fece balzare dal letto. l ministro, as ington, irginia e i gemelli si precipitarono da basso e trovarono sul pavimento un’antica armatura. Su una sedia dall’alta spalliera, il fantasma di Canterville si strofinava le caviglie. ra l immagine della disperazione in Terra. I gemelli lo colpirono con le cerbottane. I lanci andarono tutti a segno, perc é loro erano i migliori in uel genere di cose. Grazie a un lungo allenamento, come ben sapeva il loro maestro di calligrafia. Il ministro degli Stati Uniti gli puntò contro la pistola: – Mani in alto! Il fantasma lanciò un urlo selvaggio e si girò su se stesso alla velocit del lampo. o spostamento d aria invest ashington. La candela, che il ragazzo reggeva, si spense. Il buio pesto li inghiottì. Sulla cima delle scale, lo spirito lanciò un altro urlo: quello di un diavolo, stavolta. Uno di quegli urli dai grandiosi effetti: aveva fatto ingrigire la parrucca di Lord Raker e dare le dimissioni a tre delle governanti di Lady Canterville, prima ancora che fosse trascorso il mese di prova…

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Non contento, lanciò il suo grido più terribile, che risuonò più volte in ogni angolo dell’antico castello. L’eco di tale urlo non era ancora svanita che una porta si aprì e la signora Otis, in vestaglia azzurra, uscì con in mano una bottiglietta: – Non sta proprio bene, caro – disse, – mi spiace davvero. a atto indigestione llungò verso di lui il acone con un sorriso radioso sulle labbra. – Due o tre cucchiaiate di questa medicina del dottor Dobell calmeranno i dolori. Glielo assicuro! Il fantasma, infuriato, le rivolse uno sguardo truce. E decise all’istante di trasformarsi in un ferocissimo mastino nero. L’illustre ministro Thomas Orton, zio di Lord Canterville, era rimasto così colpito da quella apparizione che perse la ragione. Almeno così aveva detto il medico di famiglia. Comunque, il fantasma, non appena sentì dei passi avvicinarsi, cambiò idea e non si trasformò più nella belva feroce. Si accontentò di diventare leggermente fosforescente e di svanire con un lungo gemito da cimitero, proprio mentre i gemelli lo stavano raggiungendo. Arrivato nella sua stanza, crollò esausto. “ e volgari ” pensò. “ e am ini tremendi e odiosi, loro e la loro sciocca madre… una che non vede più in là del proprio naso, senza un riciolo di antasia, arida e stupida”. Le dita adunche si posarono sugli zigomi incavati. Una tristezza infinita lo prese. “ on sono nemmeno riuscito a mostrarmi con la corazza addosso ” sospirò. “ pensare c e avrei atto un figurone. i sare ero messi a tremare come foglie al vento, quei maledetti! Colpa della corazza. Quella

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armatura era troppo pesante, per non parlare dell’elmo… di un peso micidiale, e io sono un fantasma non un giovinastro tutto muscoli. on potevo c e finire cos a gam e all aria sul pavimento ” er ortuna, non si era spezzato l osso del collo, né tantomeno le caviglie. Gli facevano, comunque, male. E aveva anche dei doloretti alla mano destra. Nocche quasi distrutte! Lo avevano così offeso, gli Otis, che si ammalò in modo grave, tanto da rimanere giorni e giorni nella sua stanza. Ne usciva solo per la macchia di sangue. Quel grumo doveva stare lì, davanti al camino, a tutti i costi! Tuttavia, curandosi, guarì e decise di fare un terzo tentativo per spaventare a morte il ministro degli Stati Uniti e la sua orrenda famiglia. Naturalmente, con un’apparizione agghiacciante! Scelse venerdì 17 agosto per la rivincita. Rovistò tutto il giorno nell armadio, da cui prese infine un gran cappello oscio con una piuma rossa, un lenzuolo svolazzante, arricciato sia ai polsi che al collo, e un pugnale arrugginito. Verso sera si scatenò un violento temporale: il vento era cos orte c e le porte e le finestre dell antico castello s attevano e tintinnavano. Era proprio questa l’atmosfera che adorava. Ecco il piano raggiunta la stanza di as ington, gli avre e or ottato qualcosa dai piedi del letto e si sarebbe pugnalato tre volte la gola al suono di una musica da funerale. Nutriva per il ragazzo un odio, ma un odio tale… Era lui, infatti, che levava la macchia di sangue con lo smacchiatore. Sistematolo per benino, l’aspettavano i coniugi Otis.

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Avrebbe posato una gelida mano sulla fronte della signora, mentre sussurrava nelle orecchie del marito tremante gli orribili segreti dell’oltretomba. Quanto alla piccola Virginia, non aveva ancora deciso come punirla. are ero stati pi c e su ficienti un paio di gemiti dall’armadio. Se non si svegliava, le avrebbe levato la trapunta con le gelide dita. Per quel che riguardava i gemelli, li attendeva una bella lezione. Oh, certo! Prima si sarebbe seduto sul loro torace. Dovevano sentirsi soffocare, i bricconi: un bell’incubo! Poi si sarebbe steso tra i lettini con l’aspetto di un verdastro, freddo, puzzolente, cadavere. Sarebbero rimasti paralizzati dall’orrore. a non finiva ui. no ossignore. a vendetta doveva essere atroce. Avrebbe girato per la stanza, ossa bianchissime e pupilla roteante. Chiunque, vedendolo, si era sempre spaventato a morte. Alle dieci e trenta sentì che la famiglia stava andando a dormire. Per un po’ fu disturbato dalle risate e dagli urli selvaggi. Chi poteva essere se non i gemelli, che davano il meglio di sé prima di addormentarsi Alle undici e un quarto tutto era tranquillo. Quando dagli orologi giunsero i primi rintocchi della mezzanotte, il fantasma s’incamminò. l gu o atteva contro i vetri della finestra, il corvo, atto insolito, gracchiava in cima al tasso, e il vento ululava come un’anima dannata. La famiglia Otis dormiva ignara del destino che l’attendeva. Il russare ritmico del ministro sovrastava il baccano della

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pioggia e del vento. Lo spettro scivolò lungo le pareti delle sale e lungo quelle dei corridoi con un ghigno maligno sulla bocca. Spaventosa era la smorfia crudele c e vi appariva. Una nuvola oscurò la luna, mentre lui passava davanti alla grande finestra sormontata dallo stemma dei anterville. Avanzava e sembrava che l’oscurità si ritraesse di fronte a un essere così diabolico. All’improvviso, gli parve di sentire qualcuno chiamare e si fermò. Era solo l’abbaiare di un cane, lontano lontano, nei campi, dove infuriava la tempesta. Continuò ad avanzare mormorando antiche maledizioni, mentre sollevava in alto il pugnale arrugginito al suono dell’ultimo rintocco della mezzanotte. lla fine, raggiunse l angolo del corridoio c e portava alla camera dello s ortunato as ington. ostò un attimo il vento scompigliava i lunghi capelli grigi e faceva svolazzare il suo mostruoso lenzuolo, c e si gonfiava torcendosi in pieg e orri ili, c e disegnavano figure de ormi. Gli orologi suonarono il quarto. Era giunto il momento fatale. Si fece coraggio e voltò l’angolo. Proseguì adagio. Fece due passi e altri due… Poi, urlò terrorizzato. – Aaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhh! Si bloccò come colpito da un fulmine, nascose il viso nelle lunghe mani ossute e adunche. Proprio davanti a lui c’era un terribile spettro: la testa calva e lucida; il viso tondo, grande e bianco, con un ghigno eterno. Gli occhi emanavano raggi di luce scarlatta. La bocca

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pareva un immenso cratere di fuoco; un orrendo lenzuolo, simile al suo, ne fasciava il corpo enorme. Sul petto aveva una specie di targa con strane scritte e, nella destra, una spada d’acciaio luccicante. Non avendo mai visto un fantasma prima, si spaventò e, dopo una seconda rapida occhiata, volò via verso la sua stanza, inciampò nel lungo lenzuolo e il pugnale arrugginito cadde negli stivaloni del ministro, dove venne trovato dal maggiordomo il giorno dopo. Raggiunta la pace della sua stanzetta, si gettò sulla tavola di legno che gli serviva da letto, quindi nascose il viso sotto il lenzuolo. Non dormì, ma rimase a pensare alle sue disgrazie. Dopo un po’, il buon vecchio fantasma decise di andare a parlare con l’altro spettro quanto prima: non appena fosse stato giorno. Come l’alba colorò d’argento le colline, ritornò al luogo dove aveva visto lo spaventoso fantasma. “ n ondo due antasmi sono meglio di uno” pensava. “ ra s c e daremo insieme del filo da torcere alla amiglia tis e in particolare a uei due smorfiosetti”. i ri eriva naturalmente ai gemelli. Raggiunto il posto, tuttavia, rimase di stucco. Qualcosa di tremendo doveva essere successo al poveretto: negli occhi vuoti non c’era più luce. Stava contro la parete in una posizione innaturale, la spada luccicante per terra. Corse da lui, lo prese per le braccia e fu allora che, con suo orrore, la testa si staccò e rotolò sul pavimento. Il corpo divenne molle, accido come un udino si trovò a racciato a una coperta

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bianca, con una scopa, un coltello da cucina e una zucca vuota ai suoi piedi! Incapace di comprendere la sorprendente trasformazione, afferrò la targa con ansia e lì, nella grigia luce del mattino, lesse queste atroci parole: Spettro degli Otis. Unico fantasma autentico e originale. Diffidate dalle imitazioni! Tutti gli altri sono finti! Tutta la verità, nuda e cruda, lo colpì come una pugnalata. Era stato ingannato, l’avevano preso in giro ed erano stati più furbi di lui! Un’espressione malvagia balenò nel suo sguardo, serrò le gengive sdentate e, alzando le braccia sopra la testa, disse: – Giuro, e mai me ne pentirò, che quando il gallo canterà due volte, farò una strage! Li farò a pezzi, uno per uno, senza pietà! Poi, me ne andrò via in punta di piedi… come se nulla fosse, a cuor leggero, in silenzio. veva appena finito di pronunciare uesto terri ile giuramento che, dal tetto di una fattoria lontana, cantò un gallo. Il fantasma emise una cupa, lenta e amara risata. Quindi attese. Ora dopo ora aspettò, ma il gallo per qualche strana ragione non cantò pi . nfine, alle sette e mezzo, l arrivo delle domestiche lo costrinse a rinunciare alla terribile impresa. Si diresse così verso la sua stanza, pensando al giuramento. “ e disgrazia e allimento ” si disse. “ on riuscirò proprio a vendicarmi ”

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In seguito, si mise a leggere vari libri molto, ma molto antichi. Alcuni erano del Medioevo. Lo interessavano in particolare le imprese dei cavalieri. Scoprì che tutte le volte che qualcuno aveva pronunciato quel solenne giuramento, il gallo aveva sempre cantato una seconda volta. – Gallinaccio della malora, che tu sia maledetto! – gridò. n tempo, con la mia orte lancia, ti avrei trafitto la gola e t avrei atto cantare fino a arti crepare Ciò detto, si stese in una comoda bara di piombo e vi rimase fino a sera.

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Capitolo quarto

IV Il giorno seguente, il fantasma si sentì molto debole e

stanco. La tremenda eccitazione di quelle ultime quattro settimane incominciava a produrre i suoi effetti. Aveva i nervi scossi e trasaliva al enc é minimo rumore. i arricò in camera sua per cin ue giorni e alla fine decise di rinunciare alla questione rappresentata dalla macchia di sangue sul pavimento della biblioteca. Dopo tutto, se la famiglia Otis non ne voleva sapere, era segno che non se la meritava. “ ente volgare, del tutto incapace di apprezzare segni dall oltretom a” pensò. ra suo dovere, comun ue, are la sua comparsa nel corridoio una volta la settimana e borbottare parole senza senso presso il grande finestrone, il primo e il terzo mercoledì di ogni mese, e non vedeva come avrebbe potuto sottrarsi a questi obblighi. Ne andava del suo onore di fantasma! Era verissimo che la sua era stata una vita malvagia, ma in tutte le faccende da spettro era molto, ma molto scrupoloso. Pertanto, nei tre sabati successivi, continuò ad attraversare come al solito il corridoio tra la mezzanotte e le tre del mattino, prendendo tutte le precauzioni per non essere né visto, né

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udito. Si tolse gli stivali, cercò di camminare il più lievemente possibile sulle vecchie tavole del pavimento, rose dai tarli, si avvolse in un ampio mantello di velluto nero e fece uso del lu rificante per oliare le catene. Devo ammettere che il povero fantasma si rassegnò ad adottare quest’ultimo mezzo solo dopo lunghe esitazioni. Ma una notte, mentre la famiglia era riunita a cena, entrò di soppiatto nella camera del signor Otis e prese la bottiglietta con l’olio prodigioso. Da principio si sentì un po’ umiliato, ma aveva in definitiva su ficiente uonsenso per riconoscere c e si trattava di un’invenzione tutt’altro che disprezzabile e che in un certo qual modo serviva al suo scopo. Purtroppo, nonostante tutti questi riguardi, non era certo lasciato in pace. Incappava sempre in corde tese da una parte all’altra del corridoio, nelle quali inciampava al buio, e una volta c e aveva indossato il costume di “ sacco il ero”, ovvero “ l acciatore aledetto”, rotolò a terra come un sacco di patate: era scivolato sul pavimento cosparso di burro dall ingresso della sala delle tappezzerie fino alla sommit della scalinata di quercia. E chi era stato a pensare uno scherzo del genere? I gemelli, naturalmente. Quest’ultimo insulto lo rese così furioso che decise di compiere un ultimo sforzo per tentare di salvare la propria dignità: progettò di far visita a quei due sfacciati, la notte seguente, nel suo cele re personaggio di “ upert il emerario”, ovvero “ l onte ecapitato”. Erano più di settant’anni che non faceva la sua apparizione in quel travestimento, da quando aveva talmente spaventato la graziosa Lady Barbara Modish che quest’ultima aveva

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rotto il proprio fidanzamento con il nonno dell attuale ord Canterville, ed era scappata a Gretna Green con il bellissimo Jack Castletown, dichiarando che per nulla al mondo si sarebbe rassegnata a sposarsi in una famiglia che permetteva a un fantasma tanto mostruoso di passeggiare su e giù per le stanze al crepuscolo. Il povero Jack era stato in seguito ucciso in duello da Lord Canterville, e Lady Barbara era morta di crepacuore prima della fine di uell anno. Tutto sommato, il suo era stato un successo enorme. i trattava, però, di un “trucco” molto di ficile gli ci vollero tre ore uone per i preparativi. a, alla fine, ogni cosa fu pronta e si sentì molto soddisfatto del suo aspetto. I grossi stivali di cuoio, intonati al vestito, erano un tantino troppo grandi per lui, e delle due pistole, che gli sarebbero servite, ne poté trovare una sola. omun ue, era contento perciò, all’una e un quarto, scivolò adagio adagio, senza far rumore, fuori da un pannello di legno della parete e si avviò strisciando lungo il corridoio. Arrivato alla stanza occupata dai gemelli – che, sia detto tra parentesi, si chiamava la camera da letto azzurra a causa del colore delle tende – trovò l’uscio socchiuso. Desiderando fare un ingresso teatrale, la spalancò del tutto con un gran colpo, ma nello stesso momento un’enorme brocca d’acqua gli cadde addosso, inzuppandolo da capo a piedi, e solo per qualche centimetro la sua spalla sinistra non fu colpita in pieno. Contemporaneamente, si udirono dal gran letto a due piazze risatine insolenti e squittii di allegria, a stento soffocati tra le coperte. La scossa portata al suo sistema nervoso fu così forte che

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il poveretto volò alla propria camera pi svelto c e poté, e il giorno dopo dovette starsene a letto con un raffreddore tremendo. La sola cosa che lo consolava un po’ in quella triste faccenda era il fatto che per fortuna non si era portato la testa con sé, perc é in caso contrario le conseguenze sare ero state molto più gravi. Da quella notte rinunciò a ogni ulteriore tentativo di terrorizzare quella volgare famiglia americana. Si accontentò di strisciare nei corridoi con pantofole dalla suola di feltro, una grossa sciarpa di lana rossa intorno al collo, per timore delle correnti d’aria, e un minuscolo e vecchio fucile, in caso di attacco da parte dei gemelli. L’ultimo colpo, che doveva essere costretto a subire, gli capitò il 19 settembre. Era sceso nel grande atrio centrale, sicuro che lì almeno nessuno lo avrebbe tormentato, e si stava divertendo a are commenti caric i d ironia ra sé e sé sulle grandi otografie del ministro degli tati niti e di sua moglie, che avevano adesso preso il posto dei ritratti della famiglia Canterville. Lo avvolgeva un semplice e lungo sudario, macchiato qua e là da terra di cimitero; si era legato le mascelle con una striscia di lino giallo, e reggeva sulle spalle una piccola lanterna e una vanga da becchino. Si era vestito, infatti, per la parte di “ ac il adro di cadaveri”, una delle sue interpretazioni pi notevoli. Erano circa le due e un quarto del mattino e, per quanto avesse potuto controllare, nella casa tutto era silenzio. Ma, mentre si stava avviando passo passo in biblioteca, per vede-

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re se vi era rimasta qualche traccia della macchia di sangue, ecco che, all’improvviso, gli sbucarono addosso da un angolo uio due figure c e agitavano selvaggiamente le raccia sopra il capo e gli fecero: – Buuu! – nell’orecchio. Colto da un panico anche troppo naturale, date le circostanze, corse a precipizio su per le scale, ma ecco anche lì as ington tis, c e lo aspettava con in mano la grossa pompa per inna fiare il giardino. entendosi raccato da ogni parte dai propri nemici, e quasi sul punto di soccombere, fece appena in tempo a scomparire nella grande stufa di ferro, che fortunatamente per lui non era accesa, e fu costretto a mettersi in salvo per i comignoli e i tetti. Giunse nella propria camera in uno stato pietoso: sporco da far paura, lenzuolo a brandelli ricoperto di fuliggine e cuore a pezzi dalla disperazione. Dopo di ciò, non fu più visto in nessuna spedizione notturna. I gemelli gli fecero la posta per parecchio tempo, cospargendo ogni notte i corridoi di gusci di noce, con grande fastidio dei domestici e dei familiari, ma senza alcun risultato. Era stato talmente ferito nei suoi sentimenti più intimi che rifiutava ormai di apparire era evidente. Di conseguenza, il signor Otis riprese a scrivere il suo libro di storia, un’opera grandiosa alla quale lavorava da anni; la signora Otis organizzò una festa campestre meravigliosa, che stupì tutta la regione; i ragazzi si dedicarono alle carte, all’hockey e ad altri giochi; e Virginia cavalcò per i prati sul suo puledro, accompagnata dal giovane Duca di Cheshire, che era giunto al castello di Canterville a trascorrervi l’ulti-

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ma settimana di vacanza. Era opinione generale che il fantasma fosse scomparso, e il signor Otis scrisse una lettera a questo proposito a Lord Canterville, che rispose esprimendo la propria gioia per la notizia e inviò molte congratulazioni alla gentile moglie del ministro. a gli tis in realt s ingannavano, poic é il antasma era sempre nella casa e, se ene osse ormai pressoc é un povero invalido, era ben lungi dal voler lasciar stare le cose com’erano, tanto più da quando aveva saputo che tra gli ospiti si trovava il giovane Duca di Cheshire, il cui prozio, Lord Francis Stilton, aveva scommesso una volta cento ghinee con il colonnello Carbury che avrebbe giocato ai dadi con il fantasma di Canterville ed era stato trovato 1’indomani disteso sul pavimento della sala da gioco, paralizzato. , enc é fosse vissuto poi sino a tarda età, non fu più in grado di dire altro che: – Doppio sei. A nessuno in quell’epoca l’episodio era sfuggito, anche se, per rispetto dei sentimenti delle due nobili famiglie, si era fatto di tutto per mettere a tacere la cosa. Il fantasma era, dunque, molto ansioso di mostrare di non aver perso tutta la sua in uenza sugli tilton. redispose, quindi, ogni cosa per comparire al piccolo innamorato di Virginia nella sua amosa parte del “ onaco ampiro”, ovvero “ l enedettino issanguato”, visione talmente orrenda c e quando la vecchia Lady Startup la scorse, il che accadde in una fatale vigilia di capodanno dell’anno 1764, urlò così forte da farsi venire un violento attacco di cuore. La sfortunata nobildonna morì in tre giorni non senza aver prima disere-

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dato i Canterville, che erano i suoi parenti più prossimi, e lasciando tutto il proprio danaro al suo medico londinese. All’ultimo momento, tuttavia, l’incubo dei gemelli gli impedì di abbandonare la sua camera segreta nell’ala sinistra del castello, e il giovane duca dormì in pace i suoi rosei sonni sotto il aldacc ino piumato della camera regale, e poté sognare indisturbato di Virginia.

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Un tuffo nella storia Capitolo primo

Rispondi sul quaderno.

I

• Di che cosa parlano gli Otis la mattina seguente a colazione? Chi rimprovera il ministro Otis? erché? • Che cosa ricompare puntualmente, nonostante le precauzioni prese dal ministro?

Un giorno, tornando a casa dopo le ore trascorse in u fi•

uando avviene la seconda apparizione del

cio, trovaifantasma? la scala invasa da pacchi e pacchetti; per di più, la porta del mio appartamento era aperta e, sorpresa ancora maggiore, • dalChe cosa gli offre la signora Otis? salotto udii provenire la voce inconfondibile della zia Betsey. Come reagisce il fantasma? Mi • precipitai dentro e rimasi letteralmente stupito nel vedere la zia seduta sopra dei bauli. Vicino c’era la gabbia dei • In che modo decide di vendicarsi? canarini; il gatto, invece, stava sulle sue ginocchia. Stava bevendo• il tè. Accanto c’era anche il signor Dick. Che cosa succede? - Cara zia, che bello vedervi qui! - esclamai abbracciando• Che cosa scopre poi? la. Strinsi, poi, la mano al signor Dick. erc é, zia, state sul aule eve essere scomodo. i • Che cosa intende fare il fantasma? porto una sedia. - Grazie, ma voglio star seduta sui miei beni. • uali obblighi era tenuto a rispettare il - Trot fantasma? - mi chiese, - sei abbastanza forte? - Credo di sì, zia. In che modo si divertivano i gemelli a - E• allora stammi a sentire. Preferisco rimanere seduta sul spaventare il povero fantasma? mio aule perc é non posseggo altro. ono rovinata, mio caro Tutto ciò che ho è in questa stanza. Mi rimane solo il villino di Dover.

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uale travestimento sceglie quest’ultimo per Capitolo primo spaventare i pestiferi fratellini?

I

• Con quali argomenti Lord Canterville cerca di Che cosa gli succede appena raggiunge dissuadere il ministro americano Hiram B. Otis la stanza occupata dai gemelli? Con quali ad acquistare il suo castello? conseguenze? ......................................................................... • Che cosa subisce il povero fantasma il ......................................................................... • settembre, mentre si avvia passo passo in In che modo reagisce il ministro americano? E biblioteca, e subito dopo mentre corre a quale decisione prende? n giorno, tornando a casa dopo le ore trascorse in u fiprecipizio su per le scale? ......................................................................... cio, trovai la scala invasa da pacchi e pacchetti; per di più, la • ......................................................................... porta del mio appartamento era aperta e, sorpresa ancora magChe cosa organizza la signora Otis? • Chi accoglie la famiglia Otis al castello? giore, dal salotto udii provenire la voce inconfondibile della ......................................................................... • Che cosa decide di fare il fantasma, appena zia Betsey. viene a sapere che tra gli ospiti c’è il Duca di ......................................................................... Mi precipitai dentro e rimasi letteralmente stupito nel veCheshire? • Da quanti componenti è composta la famiglia dere la zia seduta sopra dei bauli. Vicino c’era la gabbia dei Otis? Descrivili brevemente. canarini; il gatto, invece, stava sulle sue ginocchia. Stava be ......................................................................... vendo il tè. Accanto c’era anche il signor Dick. ......................................................................... - Cara zia, che bello vedervi qui! - esclamai abbracciando• Che cosa rivela agli Otis la vecchia governante? Immagina essere deiDick. gemelli e pensa ad la. Strinsi, poi, ladimano al uno signor uno ......................................................................... efficace mettere fuga scomodo. il povero i erc é,scherzo zia, state sul per aule eve inessere fantasma. ......................................................................... porto una sedia. • Che cosa fa il figlio maggiore degli Otis con un - Grazie, ma voglio star seduta sui miei beni. potente smacchiatore? - Trot - mi chiese, - sei abbastanza forte? ......................................................................... - Credo di sì, zia. ......................................................................... - E• allora stammi a sentire. Preferisco rimanere seduta sul Che cosa succede? mio aule perc é non posseggo altro. ono rovinata, mio caro ......................................................................... Tutto ciò......................................................................... che ho è in questa stanza. Mi rimane solo il villino

U

Ora tocca a te

di Dover.

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Capitolo quinto

V Pochi giorni dopo questi avvenimenti, Virginia e il suo

ricciuto cavaliere uscirono a cavallo sui prati attorno al castello. Durante la cavalcata, saltando una siepe, la fanciulla si strappò il vestito e, tornata a casa, preferì passare dalla scala di servizio per non essere vista. Mentre attraversava di corsa il corridoio attiguo al salone delle tappezzerie, la cui porta era per caso aperta, ebbe l’impressione di vedervi dentro qualcuno. Pensando si trattasse della cameriera di sua madre, che qualche volta si metteva lì a lavorare, si affacciò alla porta per chiederle di rammendarle il vestito. Ma con sua immensa sorpresa scoprì che si trattava invece del fantasma di Canterville in persona. ra seduto accanto alla finestra. sservava le oglie gialle degli alberi disperdersi nell’aria e la danza impazzita di quelle rosse che volteggiavano lungo il viale. Aveva la testa appoggiata a una mano, e lo sguardo triste rivelava un profondo dolore. Era così infelice e così desolato che la piccola Virginia, il cui primo impulso era stato quello di fuggire, si sentì invadere dalla compassione e decise di

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consolarlo. Tanto leggero era il passo della fanciulla e tanto profonda la malinconia dello spettro, che questi non si accorse della sua presenza finc é lei non gli parlò. – Mi spiace tanto per lei – incominciò Virginia, – i miei fratelli ritornano domani in collegio e, perciò, se si comporterà come si deve, nessuno più la disturberà. – Comportarmi come si deve! – replicò il fantasma, volgendosi stupito a guardare la graziosa ragazzina, che aveva avuto il coraggio di parlargli. – È semplicemente ridicolo chiedermi una cosa simile! Io devo far risuonare le mie catene, e devo mugolare attraverso i buchi delle serrature, e passeggiare di notte per la casa, se è questo a cui alludi. È la mia unica ragione di esistere. – Non è affatto una buona ragione, e lei sa benissimo di essere stato molto, ma molto cattivo. Ce l’ha detto la signora Umney, proprio il giorno del nostro arrivo, che lei ha persino assassinato sua moglie. – Beh, lo ammetto – rispose il fantasma in tono arrogante, – ma si tratta di una pura e semplice questione di famiglia, che non riguarda nessun altro. – È un grave peccato ammazzare una persona – osservò Virginia, in tono dolce ma fermo. – Oh, detesto le critiche a buon mercato! Mia moglie era una donna bruttissima, non mi inamidava mai i colletti come piaceva a me, e non capiva un’acca in fatto di cucina. Perbacco, avevo preso un daino magnifico nella oresta di ogle , un animale superbo, e vuoi sapere come me lo fece servire in tavola…?

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Il fantasma lanciò occhiate di fuoco e strinse i pugni. Poi si calmò e riprese: – Beh, ormai la cosa non ha più importanza, è passato tanto tempo da allora, e non trovo che sia stato molto carino da parte dei suoi fratelli farmi morire di fame, anche se gli avevo accoppato la sorella. – L’hanno fatta morire di fame, signor fantasma? Sir Simon, voglio dire. Vuole mangiare qualcosa? Ho nella mia borsetta un panino imbottito. Posso offrirglielo? – No, grazie, ormai non mangio più nulla. Comunque, è un gesto molto gentile, il tuo, e tu sei immensamente più carina di tutto il resto della tua orribile, villana, volgare, disonesta famiglia! – La smetta! – gridò Virginia, picchiando un piede per terra. – È lei, invece, maleducato, orribile e volgare! E, in quanto a disonestà, lei sa benissimo chi ha rubato tutti i colori della mia scatola per tener brillante e perfetta quella ridicola macchia di sangue sul pavimento della biblioteca. Prima lei mi ha preso tutti i rossi, compreso il vermiglio, così non ho pi potuto are nessun tramonto poi mi a so fiato il verde smeraldo e il giallo cromo e alla fine non mi erano rimasti più che l’indaco e il bianco, e non mi restava altro da fare che dipingere paesaggi al chiaro di luna che sono tanto deprimenti da guardare e per giunta di ficilissimi da ritrarre. Io non l’ho mai sbugiardata davanti agli altri, però, e ho sempre taciuto, enc é ossi davvero molto seccata, e trovassi la cosa semplicemente assurda: infatti, chi ha mai visto una macchia di sangue color verde smeraldo? – A dire la verità – replicò il fantasma alquanto confuso,

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– che altro potevo fare? È una cosa complicatissima, oggigiorno, trovare del sangue vero e, dal momento che era stato tuo ratello as ington a incominciare con il suo maledetto smacchiatore, non vedo il motivo per cui non avrei dovuto adoperare i tuoi colori. In quanto alla tinta, poi, è una pura questione di gusto. Noi Canterville, per esempio, abbiamo sangue blu, il sangue più blu di tutta l’Inghilterra, ma lo so che a voi Americani queste differenze non interessano. – Lei non sa nulla di ciò che interessa a noi, e la cosa migliore che dovrebbe fare sarebbe quella di emigrare e migliorare la sua cultura. Mio padre sarà felicissimo di procurarle un passaggio gratuito e, per quanto vi sia una forte tassa sugli spiriti e gli alcolici di ogni genere, l u ficio della dogana non le ar di ficolt . na volta a e or , stia certo c e avrà un successo formidabile. Conosco un sacco di gente che dare e centomila dollari per avere un nonno, figurarsi poi se potesse vantare un fantasma di famiglia! Il fantasma sospirò. L’idea di andare negli Stati Uniti non doveva andargli a genio. – Buona sera. Vado a chiedere a papà di concedere ai gemelli una settimana di vacanza supplementare. – Oh, ti prego, non andartene Virginia! – gridò lo spettro. – Sono tanto solo e infelice e proprio non so quello che debbo fare. Vorrei tanto andare a dormire e non posso. – Ma questo è semplicemente buffo. Non ha che da mettersi a letto e spegnere la candela. l di ficile restare svegli in certe occasioni, soprattutto in c iesa, ma non a atto di ficile addormentarsi. Persino i bambini sanno come si fa, anche se non hanno l’intelligenza ancora molto sviluppata!

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– Io non dormo da trecento anni – annunciò triste il fantasma, e i begli occhi celesti di Virginia si spalancarono dallo stupore. – Non dormo da trecento anni e sono tanto stanco – puntualizzò ancora. Virginia divenne molto seria e le sue dolci labbra tremarono come petali di rosa. Gli si accostò, gli si inginocchiò di fianco, e lo fissò nel vecc io volto pieno di rug e. – Povero, povero fantasma – mormorò con tenerezza, – non c’è proprio un luogo dove lei possa trovar sonno? – Lontano di qua, oltre la pineta – rispose il fantasma con voce bassa e sognante – c’è un piccolo giardino. Laggiù l’era cresce lunga e olta, il fiore della cicuta vi allarga le sue grandi stelle bianche, l’usignolo vi canta tutta la notte. Tutta la notte canta, e la fredda luna di cristallo si china a guardare, e l’albero del tasso stende i suoi giganteschi rami sui dormienti. Gli occhi di Virginia si velarono di lacrime, mentre si nascondeva il volto tra le mani. – Lei sta parlando del giardino della morte – mormorò. – Sì, la morte. Oh, la morte deve essere tanto bella. Poter giacere nella morbida terra bruna, con gli steli dell’erba che si agitano lievi sopra il capo, e ascoltare il silenzio. Non avere né ieri, né domani. imenticare il tempo, perdonare la vita, essere in pace. Tu potresti aiutarmi. Potresti aprire per me i attenti della asa della orte, perc é l more sempre con te, e l’Amore è più forte della Morte. Virginia tremò. Un brivido le serpeggiò lungo la schiena. Per alcuni attimi regnò tra loro un silenzio profondo.

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La fanciulla ebbe la sensazione di vivere come in un incubo. Poi il fantasma riprese a parlare, e la sua voce somigliava al sospiro del vento. ai mai letto l antica pro ezia incisa sopra la finestra della biblioteca? – Oh sì, molte volte – esclamò Virginia, alzando di colpo il capo. – Tante volte! La conosco benissimo. È dipinta in strane lettere nere, tanto scolorite che quasi non si leggono. Non sono c e sei rig e. erò non so c e cosa signific ino.

Quando una fanciulla bionda strapperà la preghiera dalle labbra del peccato, uando il mandorlo inaridito rifiorir e un’innocente creatura verserà lacrime, ritornerà tranquilla la dimora. E la pace scenderà su Canterville.

ignificano disse tristemente il antasma, c e tu devi piangere per i miei peccati, perc é io non o lacrime, e pregare con me per la mia anima, perc é io non o ede e poi, se tu sarai stata sempre buona, dolce e gentile, l’angelo della morte avrà pietà di me. Vedrai nel buio ombre spaventose, e

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voci malvagie ti sussurreranno all’orecchio, ma non ti faranno del male, perc é contro la purezza di una creatura innocente le forze dell’inferno non possono far nulla. Virginia non rispose, e il fantasma si torse la mani in preda alla disperazione. Poi, pose lo sguardo sul capo chino della fanciulla e osservò il suoi capelli d’oro. All’improvviso lei si alzò, pallidissima, con una strana luce negli occhi. – Io non ho paura – disse con fermezza, – chiederò all’Angelo di avere pietà di te. Il fantasma si alzò in piedi con un debole grido di gioia, le prese la mano e inchinandosi gliela baciò con grazia. Sembrava un antico cavaliere. Le sue dita erano fredde come il ghiaccio e le labbra bruciavano come il fuoco, ma Virginia non tremò mentre lui la guidava attraverso la sala buia, immersa nel crepuscolo. Sul verde sbiadito della tappezzeria erano ricamati minuscoli cacciatori: suonarono i loro corni ornati di nastri e con le piccole mani le fecero cenno di tornare indietro. – Torna indietro, piccola Virginia, torna indietro! – gridarono. Ma il fantasma le strinse ancor più forte la mano e lei chiuse gli occhi senza ascoltare i loro consigli. Animali orrendi con code di lucertole e occhi fuori dalle or ite la fissarono dalla cornice del caminetto e mormorarono: – Attenta, piccola Virginia! Attenta! Potrebbe darsi che non ti vedremo mai più! Ma il fantasma accelerò la sua fuga silenziosa, e Virginia

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non diede retta ai mostri. Quando furono arrivati in fondo alla sala, lo spettro si fermò e borbottò alcune parole incomprensibili. Allora, Virginia aprì gli occhi e vide il muro dissolversi adagio, come una nebbia, e una grande caverna nera aprirsi dinanzi a lei. Un vento impetuoso e gelido li investì, e lei sentì qualcosa che la tirava per il vestito. – Presto, presto – gridò il fantasma, – altrimenti sarà troppo tardi. Un istante dopo, il pannello di legno si era già richiuso sopra di loro, e il salone degli arazzi rimase vuoto.

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Capitolo sesto

VI Circa dieci minuti più tardi, suonò la campana per il tè e,

poic é irginia non si aceva vedere, la signora tis mandò di sopra uno dei domestici a cercarla. Ma questi tornò di lì a poco dicendo che non aveva trovato la signorina Virginia da nessuna parte. Siccome la ragazza aveva 1’abitudine di scendere ogni sera in giardino a raccogliere fiori per la tavola, la signora Otis non si preoccupò affatto all’inizio, ma quando scoccarono le sei e Virginia non era ancora comparsa, cominciò a spaventarsi, e mandò i ragazzi a cercarla, mentre lei e il signor Otis frugavano ogni angolo della casa. – Non c’è – rispondevano puntualmente tutti. La signora Otis cominciò ad avere strani presentimenti ma nonostante tutto riuscì a tenere sotto controllo la sua ansia. Alle sei e mezzo i ragazzi tornarono senza aver trovato la minima traccia della sorella. Erano tutti, ora, in uno stato di grande agitazione e non sapevano più che fare e dove andare. Ad un tratto il signor Otis si ricordò di aver dato il permesso, pochi giorni prima, a una tribù di zingari di accamparsi nel parco. Partì, quindi, subito per il loro campo accompagnato

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dal figlio maggiore e da due contadini. Il giovane Duca di Cheshire, che l’angoscia aveva reso letteralmente pazzo, supplicò disperato che gli fosse concesso di andare con loro, ma il signor Otis non glielo permise, perc é temeva c e ci sare e stata un po di con usione. Giunto però sul posto, non gli rimase che constatare che gli zingari se n’erano andati; e, anzi, a giudicare dalle apparenze, la loro partenza doveva essere recente e improvvisa: il fuoco era ancora acceso e sul prato erano sparsi i resti del pranzo. nviò, allora, as ington e i due uomini a cercare ovunque, mentre lui correva a casa a spedire telegrammi a tutti gli ispettori di polizia della Contea, supplicandoli di rintracciare una fanciulla, che doveva essere stata certamente rapita da una banda di zingari o di vagabondi. Fece, quindi, sellare il cavallo e, dopo aver insistito perc é sua moglie e i figlioli si mettessero a tavola, si avviò accompagnato da uno stalliere. Non aveva percorso che un paio di miglia quando sentì un risuonare di zoccoli alle sue spalle: si volse e vide che il giovane Duca di Cheshire lo aveva raggiunto in groppa al suo puledro, tutto rosso in viso e senza berretto. – Oh, la supplico, signor Otis – lo implorò il ragazzo, – mi lasci venire con lei non posso mangiare finc é irginia non sarà stata ritrovata. La prego, non sia in collera con me. Se ci avesse permesso di fidanzarci l anno scorso uesta disgrazia non sarebbe successa. Non mi rimanderà indietro, vero? Non posso tornare indietro, non voglio! l ministro non poté trattenersi dal sorridere alla vista di quel monello così pieno di coraggio; lo commuoveva anche

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il suo affetto per Virginia. Si chinò dunque sulla sella, gli atté amic evolmente sulle spalle e gli disse – Va bene, Cecil, se non vuoi proprio tornare indietro, immagino che dovrò lasciarti venire con me; però, appena saremo ad Ascot, bisognerà che ti trovi un cappello! oglio trovare irginia, altro c e cappello ri atté il giovane duca ridendo, e insieme continuarono a galoppare verso la stazione ferroviaria. Lì giunti, il signor Otis si informò presso il capostazione se qualcuno avesse visto sulla banchina una ragazza corrispondente alla descrizione che fece di Virginia, ma nessuno seppe dirgli nulla di preciso. Il capostazione si affrettò, tuttavia, a telefonare a tutte le stazioni della linea e gli assicurò che si sarebbe fatto l’impossibile per trovarla. Dopo aver acquistato un cappello per il giovane duca in un negozio di articoli vari che stava già per chiudere i battenti, il signor Otis proseguì la sua corsa a cavallo verso Bexley, un villaggio poco distante, che gli era stato descritto come una delle località preferite dagli zingari. Andarono a svegliare la guardia campestre, ma non poterono ottenere alcuna informazione utile e, dopo avere perlustrato l’intera borgata, puntarono verso casa e furono di ritorno al castello di Canterville verso le undici di sera, stanchi morti e col cuore affranto. as ington e i gemelli li stavano aspettando alla cancellata con in mano delle lanterne, perc é il viale era completamente al buio. Di Virginia neppure la minima traccia. Gli zingari erano stati raggiunti, ma la ragazzina non era con loro.

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piegarono la loro partenza improvvisa, giustificandosi di essersi s agliati sulla data della fiera di orton se ne erano andati in fretta e furia per timore di arrivarvi in ritardo. Anzi, si erano mostrati molto addolorati per la scomparsa di irginia, perc é erano molto riconoscenti al signor tis c e gli aveva permesso di accamparsi nel parco e quattro di loro avevano deciso di aiutarlo nelle ricerche. Lo stagno delle carpe era stato sondato, l’intera località era stata perlustrata da cima a fondo, ma senza alcun risultato. Evidente che, per un paio di giorni almeno, Virginia non sarebbe stata ritrovata. Fu in uno stato di profonda tristezza che il signor Otis e i ragazzi si avviarono verso il castello, seguiti dallo stalliere che teneva per la briglia i due cavalli e il puledro. Nell’atrio trovarono un gruppo di domestici spaventati, e sul divano del salotto la signora tis, uasi uori di sé per la paura e l’inquietudine, che si faceva bagnare di continuo la fronte dalla vecchia governante con l’acqua di colonia. Il signor Otis volle che la moglie si sforzasse di mangiare qualcosa a tutti i costi e ordinò la cena per l’intera famiglia. Fu un pasto malinconico, nessuno parlò. Persino i gemelli non parlavano, tristi com erano perc é erano a ezionatissimi alla loro sorellina. Quando e ero finito di cenare, malgrado le supplic e e le preghiere del giovane duca, il signor Otis suggerì che andassero tutti quanti a coricarsi. – Stanotte non resta nulla di meglio da fare – disse. E annunciò che il mattino seguente avrebbe telefonato subito a cotland ard perc é gli mandassero al pi presto degli

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agenti investigativi. Proprio nel momento in cui uscivano dalla sala da pranzo, l’orologio della torre iniziò a suonare la mezzanotte e, quando scoccò l’ultimo colpo, s’intese un boato e un grido improvviso, acutissimo: un tremendo tuono scosse la casa, un accordo di musica celestiale echeggiò nell’aria, un pannello in cima alla scalinata si spalancò con grande fragore e sul pianerottolo apparve Virginia, pallida come una morta, con un piccolo scrigno tra le mani. La ragazza rimase immobile con lo sguardo perso nel vuoto. In un attimo tutti le furono addosso. La signora Otis la strinse orte orte a sé il duca uasi la so ocò di aci, mentre i gemelli eseguivano intorno al gruppo una selvaggia danza di guerra. – In nome di Dio, bambina, dove sei stata? – gridò il signor tis urioso, perc é pensava c e la figlia si osse divertita a fare un brutto scherzo. – Cecil e io abbiamo corso per tutta la Contea in cerca di te, e tua madre è quasi morta di paura. Non devi fare più tiri del genere! – Tranne che al fantasma! Tranne che al fantasma! Solo lui devi prendere in giro! – urlarono i gemelli, saltandole attorno come due capretti. – Tesoro mio! Grazie al cielo sei di nuovo qui con noi! Non devi più staccarti da me! – mormorò la signora Otis, aciando la figliola c e tremava tutta e carezzandole l oro arruffato dei capelli. – Papà – spiegò Virginia con voce tranquilla, – sono stata col fantasma. Adesso è morto e bisogna che tutti voi veniate a vederlo. È stato molto cattivo, ma si è pentito di tutto il

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male che ha commesso, e mi ha dato questa bellissima scatola piena di gioielli, prima di morire. utti la fissarono s alorditi. irginia era molto calma e, volgendosi, li guidò attraverso l’apertura formatasi nel rivestimento di legno giù per uno stretto corridoio segreto. as ington illuminava il cammino con una candela accesa c e aveva tolto dalla tavola. iunsero, infine, a una grande porta di quercia piena di strisce di ferro e borchie arrugginite. Non appena Virginia l’ebbe toccata, questa girò sui pesanti cardini e si trovarono in una stanzetta assa, dal so fitto a volta, munita di un unica finestrella con una grata. el muro c’era un enorme anello di ferro e incatenato a esso stava un lunghissimo scheletro, disteso in tutta la sua lunghezza sul pavimento di pietra. Pareva stesse cercando di afferrare con le dita rattrappite una brocca e un tagliere antichi, fuori della sua portata. La brocca doveva essere stata piena d’acqua, un tempo, poic é era coperta da una mu a verdastra. ul tagliere non era rimasto che un mucchietto di polvere. Virginia si inginocchiò accanto allo scheletro e, giungendo le piccole mani, prese a pregare in silenzio, mentre gli altri osservavano stupiti la terri ile tragedia, il cui segreto era finalmente chiaro a tutti. – Ehi! – esclamò a un tratto uno dei gemelli, che si era messo a guardare uori dalla finestra per capire in uale ala del castello si trovasse quella stanza. – Guardate un po’! Il vecc io mandorlo secco tutto fiorito edo enissimo i suoi fiori alla luce lunare. – Dio lo ha perdonato! – disse molto seria Virginia, alzan-

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dosi, e una luce soprannaturale parve per un attimo illuminarle il viso. – Che angelo sei! – gridò il giovane duca, le mise un braccio attorno al collo e la baciò. In quel momento gli occhi di Virginia brillarono come stelle mentre tutti i componenti della famiglia Otis rimasero in silenzio, travolti da quell’imprevedibile evento.

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Un tuffo nella storia Capitolo primo

Rispondi sul quaderno.

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• Che cosa succede a irginia durante la cavalcata? • Che cosa scopre la fanciulla tornando a casa? • Che cosa dice al fantasma?

Un giorno, tornando a casa dopo le ore trascorse in u fi• Che cosa le dice quest’ultimo?

cio, trovai la scala invasa da pacchi e pacchetti; per di più, la porta del mio appartamento era aperta e, sorpresa ancora mag• Che cosa puntualizza irginia, rivolgendosi al giore, dalfantasma a proposito dei colori e della macchia salotto udii provenire la voce inconfondibile della di sangue? zia Betsey. Mi precipitai dentro e rimasi letteralmente stupito nel ve• Come si giustifica il fantasma? dere la zia seduta sopra dei bauli. Vicino c’era la gabbia dei canarini; il gatto, invece, stava sulle sue ginocchia. Stava be• Che cosa le confida poi? E che cosa le chiede? vendo il tè. Accanto c’era anche il signor Dick. • In che modo reagisce irginia? - Cara zia, che bello vedervi qui! - esclamai abbracciandola. Strinsi, poi, la mano al signor Dick. • Che cosa accade poi? erc é, zia, state sul aule eve essere scomodo. i porto una sedia. • Che cosa succede quando suona la campana per - Grazie, ma voglio star seduta sui miei beni. il tè e irginia non si presenta? - Trot - mi chiese, - sei abbastanza forte? • Che cosa decide di fare il signor Otis? - Credo di sì, zia. - E allora stammi a sentire. Preferisco rimanere seduta sul • Come reagisce il Duca di Cheshire alla mio aule perc é non posseggo altro. ono rovinata, mio caro scomparsa di irginia? Tutto ciò che ho è in questa stanza. Mi rimane solo il villino di Dover.

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• Dove si recano i due? Capitolo primo • chi chiede informazioni il signor Otis? • Con quali argomenti Lord Canterville cerca di • dissuadere il ministro americano Hiram B. Otis Dove si dirigono, poi, il signor Otis e il duca di Cheshire? ad acquistare il suo castello? ......................................................................... • Come reagiscono gli altri membri della famiglia ......................................................................... Otis e i domestici, scoprendo che irginia non • In che modo reagisce il ministro americano? E era stata trovata? quale decisione prende? n giorno, tornando a casa dopo le ore trascorse in u fi • ......................................................................... cio, trovai la scala invasa da pacchi e pacchetti; per di più, la Che succede allo scoccare della mezzanotte? ......................................................................... porta del mio appartamento era aperta e, sorpresa ancora magRacconta. • Chi accoglie la famiglia Otis al castello? giore, dal salotto udii provenire la voce inconfondibile della ......................................................................... zia Betsey. ......................................................................... Mi precipitai dentro e rimasi letteralmente stupito nel ve• Da quanti componenti è composta la famiglia dere laImmagina zia sedutadisopra bauli. Vicino esseredei Virginia, avrestic’era avutolailgabbia suo dei Otis? Descrivili brevemente. canarini; il gatto, invece, sulle sue ginocchia. Stava bestesso coraggio? E istava tuoi compagni di classe che ......................................................................... vendocosa il tè. pensano Accanto ac’era anche il signor Dick. tal proposito? ......................................................................... - Cara zia, che bello vedervi qui! - esclamai abbracciando• Che cosa rivela agli Otis la vecchia governante? la. Strinsi, poi, la mano al signor Dick. ......................................................................... erc é, zia, state sul aule eve essere scomodo. i ......................................................................... porto una sedia. • Che cosa fa il figlio maggiore degli Otis con un - Grazie, ma voglio star seduta sui miei beni. potente smacchiatore? - Trot - mi chiese, - sei abbastanza forte? ......................................................................... - Credo di sì, zia. ......................................................................... - E• allora stammi a sentire. Preferisco rimanere seduta sul Che cosa succede? mio aule perc é non posseggo altro. ono rovinata, mio caro ......................................................................... Tutto ciò......................................................................... che ho è in questa stanza. Mi rimane solo il villino

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Parliamone insieme

di Dover.

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Capitolo settimo

VII Quattro giorni dopo questi strani avvenimenti, un fune-

rale partÏ dal castello di Canterville, verso le undici di notte. Il cocchio funebre era tirato da otto cavalli neri, ciascuno dei quali aveva in capo un gran ciuffo svolazzante di piume di struzzo, e la bara di piombo era ricoperta da un ricco telo color porpora sul quale erano ricamate in oro le insegne dei Canterville. A1 lato del carro funebre camminavano i domestici con torce accese: tutta la processione aveva un aspetto davvero commovente. Lord Canterville apriva il corteo. Era venuto apposta per presenziare alle esequie e sedeva nella prima carrozza insieme con la piccola Virginia. Seguivano, poi, il ministro degli tati niti e sua moglie uindi, as ington e i due ragazzi e, infine, nell ultima vettura la signora mne . ra opinione generale che, dal momento che la povera donna era stata spaventata dallo spettro per oltre cinquant’anni, aveva il diritto di accompagnarlo di persona alla sua ultima e definitiva dimora. Una fossa era stata scavata in un angolo del cimitero, proprio sotto il vecchio tasso, e il rito funebre fu celebrato con 71

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solennità dal reverendo Augustus Dampier. Quando la cerimonia fu terminata, i domestici, secondo un’antica tradizione della famiglia dei Canterville, spensero le torce e, mentre la bara veniva calata nella tomba, Virginia si fece innanzi e vi pose sopra una grande croce fatta di rami di mandorlo intrecciati, bianchi e rosa. In quel momento, la luna uscì da dietro una nuvola, inondando della sua argentea silenziosa luce il piccolo cimitero e, da un boschetto lontano, un usignolo prese a cantare. La fanciulla ricordò la descrizione che il fantasma le aveva fatto del giardino della morte. I suoi occhi si riempirono di lacrime, e fu molto se disse una sola parola tornando a casa. Il mattino seguente, prima che Lord Canterville rientrasse in città, il signor Otis decise di parlare al vecchio proprietario del castello a proposito dei gioielli che il fantasma aveva regalato a Virginia. Si trattava di gioielli meravigliosi. In particolare, era straordinaria una collana di rubini con un’antica montatura. Si trattava di un esemplare davvero splendido, il cui valore era tale che il signor Otis provava grande imbarazzo a permettere c e sua figlia la accettasse. – Mio caro Lord – disse a Lord Canterville, – penso che questi gioielli siano, o perlomeno dovrebbero essere, eredità della sua amiglia. e c iedo di portarli a ondra con sé, e di considerarli come beni di sua proprietà, restituiti in circostanze insolite. n uanto alla mia figliola, non c e una bambina e per il momento non sente, per fortuna, alcun desiderio di avere simili oggetti. È un lusso sprecato per lei, perc é non ne apprezza il valore. noltre, mia moglie, c e un’esperta di gioielli antichi, mi ha rivelato che si tratta di

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gemme di grande pregio: potrebbero costituire un’immensa fortuna, se vendute a un intenditore. Tenuto conto di tutto ciò, mio caro Lord Canterville, sono certo che lei comprenderà benissimo come non possa permettere che esse rimangano in possesso di un membro della mia famiglia. Noi, poi, come tutti gli Americani, siamo gente semplice, per nulla attaccati allo s arzo. a preg erei solo di lasciarmi lo scrigno, perc é Virginia desidera conservarlo come ricordo del suo infelice e disgraziato antenato. Dal momento che è una scatola molto vecc ia e in pessimo stato, spero non avr di ficolt ad accondiscendere alla sua richiesta. Lord Canterville stette ad ascoltare molto serio il discorso del ministro, tirandosi di tanto in tanto i a fi grigi per nascondere un sorrisetto involontario e, quando il signor Otis e e finito, gli strinse cordialmente la mano e disse io caro ministro, la sua graziosa figliola a reso al mio sfortunato avo, Sir Simon di Canterville, un servizio inestima ile. a mia amiglia e io ci sentiamo infinitamente in debito con lei per il coraggio e il sangue freddo che ha saputo dimostrare. È indubbio che i gioielli le appartengono di diritto e credo che, se fossi tanto crudele da portarglieli via, quel birbone d’un mio trisavolo salterebbe fuori dalla tomba entro quindici giorni e mi farebbe vedere i sorci verdi per il resto della mia esistenza. Quanto a essere beni spettanti agli eredi, nulla è bene di famiglia se non è menzionato in un testamento o in un documento legale. L’esistenza di questi gioielli, poi, è sempre stata ignorata da noi. Le garantisco di non avere maggior diritto a reclamarli come miei di quanto non ne possa avere il suo maggiordomo. E, quando la signorina

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Virginia sarà cresciuta, sono certo che sarà contenta di avere delle belle cose da mettersi addosso. Del resto, signor Otis, lei sta dimenticando di aver acquistato castello e fantasma in blocco, perciò qualunque cosa fosse appartenuta al fantasma diventava sua automaticamente. Nonostante le attività notturne di Sir Simon nei corridoi durante la notte, agli effetti della legge egli era ben morto e, perciò, lei è venuto in possesso della sua proprietà con regolare acquisto. l signor tis si rammaricò moltissimo del rifiuto di ord Canterville, e lo pregò di rinunciare alla sua decisione, ma l onesto no iluomo u irremovi ile. nfine, il ministro accettò il dono c e il antasma aveva atto a sua figlia. Quando, nella primavera del 1890, la giovane Duchessa di Cheshire fu presentata per la prima volta a corte in occasione del suo matrimonio, i suoi gioielli furono molto ammirati. Virginia aveva ricevuto, infatti, la corona nobiliare, sposandosi con il suo giovane innamorato, non appena questi aveva raggiunto la maggiore età. Erano entrambi così carini, e si volevano tanto bene, che tutti rimasero entusiasti di quel matrimonio, all’infuori della vecchia Marchesa di Dumbleton, che aveva cercato di accalappiare il duca per una almeno delle sue sette figlie zitelle, e aveva dato, a uesto scopo, non meno di tre costosissimi pranzi. Il signor Otis, che in principio non era stato molto contento, ora nutriva per il giovane duca una simpatia vivissima, ma era contrario ai titoli nobiliari: servivano a darsi tante arie, dimenticando la semplicità. Comunque, credo che mentre si avviava su per la navata della chiesa di San Giorgio, con sua figlia al raccio, non c era uomo pi orgoglioso di lui in tutta

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l’Inghilterra. I giovani duchi, terminato il viaggio di nozze, giunsero al castello di Canterville, e lo stesso giorno del loro arrivo, nel pomeriggio, si recarono al piccolo cimitero solitario presso la pineta. apprincipio vi erano state non poc e di ficolt a proposito dell’iscrizione sulla tomba di Sir Simon, ma alla fine si era deciso di incidervi sopra semplicemente le iniziali del vecc io gentiluomo, insieme ai versi dipinti sulla finestra della biblioteca. a duc essa aveva portato con sé alcune rose ellissime, che sparse sulla tomba. Dopo essere rimasti qualche istante in silenzio, i due giovani si avviarono passo passo verso l’antica abbazia in rovina. Qui la duchessa sedette su una colonna caduta, mentre suo marito le si accoccolò ai piedi a fumare una sigaretta e a guardarla nei dolcissimi occhi. All’improvviso, il giovane buttò la sigaretta, le prese una mano e le disse: – Virginia, una moglie non dovrebbe avere alcun segreto per il proprio marito! – Ma, mio caro Cecil! Io non ho segreti per te! – Sì che ne hai – le rispose lui sorridendo. – Non mi hai mai detto quello che è accaduto quando ti sei chiusa lassù col fantasma. – Non l’ho mai detto a nessuno, Cecil – rispose Virginia seria. – Lo so, ma a me potresti dirlo. – Oh, ti prego, non chiedermi nulla, Cecil, non posso dirtelo. Povero sir Simon, gli devo moltissimo. Sì, non ridere,

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Cecil, è proprio come ti dico. Mi ha fatto comprendere cosa la vita, e cosa significa la morte, e perc é l amore sia pi forte dell’una e dell’altra. Il duca si alzò e baciò appassionatamente la moglie. ieniti pure il tuo segreto fino a uando io potrò avere il tuo cuore – mormorò. – Il mio cuore tu l’hai sempre avuto, Cecil. – Però ai nostri bambini lo racconterai un giorno, vero? Virginia arrossì.

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Un tuffo nella storia Capitolo primo

Rispondi sul quaderno.

I

• Con quali argomenti Lord Canterville cerca di Chi partecipa al funerale del fantasma? dissuadere il ministro americano Hiram B. Otis • ad acquistare il suo castello? uale argomento affronta il signor Otis con Lord Canterville? ......................................................................... ......................................................................... • • Che cosa gli risponde quest’ultimo? In che modo reagisce il ministro americano? E quale decisione prende? n giorno, tornando a casa dopo le ore trascorse in u fi• Dove si recano dopo il viaggio di nozze irgina ......................................................................... cio, trovai la scala invasa da pacchi e pacchetti; per di più, la e il giovane Cecil? ......................................................................... porta del mio appartamento era aperta e, sorpresa ancora mag• Chi accoglie la famiglia Otis al castello? irginia? giore, • dalChe cosa aveva portato con sé salotto udii provenire la voce inconfondibile della ......................................................................... zia Betsey. Che cosa chiede Cecil a irginia? precipitai ......................................................................... Mi • dentro e rimasi letteralmente stupito nel ve• Da quanti componenti è composta la famiglia dere la• zia seduta sopra dei bauli. Vicino c’era la gabbia dei E irginia che cosa gli risponde? Otis? Descrivili brevemente. canarini; il gatto, invece, stava sulle sue ginocchia. Stava be ......................................................................... vendo il tè. Accanto c’era anche il signor Dick. ......................................................................... - Cara zia, che bello vedervi qui! - esclamai abbracciando• Che cosa rivela agli Otis la vecchia governante? la. Strinsi, poi, la mano al signor Dick. ......................................................................... erc é, zia, state sul aule eve essere scomodo. i ......................................................................... porto una sedia. • Che cosa fa il figlio maggiore degli Otis con un - Grazie, ma voglio star seduta sui miei beni. potente smacchiatore? - Trot - mi chiese, - sei abbastanza forte? ......................................................................... - Credo di sì, zia. ......................................................................... - E• allora stammi a sentire. Preferisco rimanere seduta sul Che cosa succede? mio aule perc é non posseggo altro. ono rovinata, mio caro ......................................................................... Tutto ciò......................................................................... che ho è in questa stanza. Mi rimane solo il villino

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di Dover.

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Ora tocca a te

Capitolo primo

Immagina che una notte il castello di Canterville venga visitato da un anziano fantasma brontolone in cerca di una nuova e accogliente dimora. Che cosa accadrà? Come si comporteranno questa volta i membri della famiglia Otis? Racconta.

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............................................................................. ............................................................................. n giorno, tornando a casa dopo le ore trascorse in u fi............................................................................. cio, trovai la scala invasa da pacchi e pacchetti; per di più, la ............................................................................. porta del mio appartamento era aperta e, sorpresa ancora mag............................................................................. giore, dal salotto udii provenire la voce inconfondibile della ............................................................................. zia Betsey. Mi ............................................................................. precipitai dentro e rimasi letteralmente stupito nel ve............................................................................. dere la zia seduta sopra dei bauli. Vicino c’era la gabbia dei ............................................................................. canarini; il gatto, invece, stava sulle sue ginocchia. Stava be............................................................................. vendo il tè. Accanto c’era anche il signor Dick. ............................................................................. - Cara zia, che bello vedervi qui! - esclamai abbracciando............................................................................. la. Strinsi, poi, la mano al signor Dick. ............................................................................. erc é, zia, state sul aule eve essere scomodo. i ............................................................................. porto una sedia. ............................................................................. - Grazie, ma voglio star seduta sui miei beni. ............................................................................. - Trot - mi chiese, - sei abbastanza forte? ............................................................................. - Credo di sì, zia. - E............................................................................. allora stammi a sentire. Preferisco rimanere seduta sul mio aule perc é non posseggo altro. ono rovinata, mio caro ............................................................................. Tutto ............................................................................. ciò che ho è in questa stanza. Mi rimane solo il villino

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di Dover.

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