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Il giubbotto di Indiana Jones

Il giorno in cui andai a scuola con il giubbotto di mio fratello ne successero di tutti i colori. Io lo sapevo benissimo. Lo sapevo fin dal momento in cui mia madre mi guardò tenendolo in mano. Allora compresi che il maledetto giubbotto sarebbe passato a me e che sarei diventata lo zimbello di tutta la classe.

– Dai, mamma, mi sta malissimo! – avevo detto dopo essermi messa addosso il giubbotto, che mi andava lungo e largo.

– Ma va' là! Ti sta benissimo! – rispose mia madre, tutta contenta. Perché la mamma ha idee molto particolari sull’eleganza. La sua idea è che tutto quello che dicono gli altri non ha assolutamente importanza; ma lei non va alla mia scuola.

Uno degli svantaggi di essere la più piccola dei miei fratelli è proprio questo: eredito sempre le cose degli altri. Di solito mi passano i vestiti di mia sorella; a quanto pare, adesso cominciano anche a farmi vestire da uomo.

Il giorno del giubbotto faceva molto freddo. Non avevo scampo: impossibile uscire senza. Entrai a scuola guardandomi i piedi, cercando di mimetizzarmi con l’ambiente. Desiderai invano essere invisibile, scomparire sotto terra… Ma, prima che fossi riuscita a togliermi il giubbotto per appenderlo all’attaccapanni del corridoio, si sentì la voce di Erik:

– Guardate quella là, vestita da emigrante!

E tutti gli altri, naturalmente, a fare il coro come pecoroni:

– Ah, ah, ah! Ih! ih, ih!

Anche le mie amiche ridevano. Tutte tranne Vanessa; però

Vanessa è ancora più povera di me, per cui non conta. Ero così furiosa che mi faceva perfino male la pancia e non potei fare a meno di dire quello che dissi. Altrimenti avrei spaccato la faccia a tutti quanti.

– Ah, sì! Vi sembra una cosa da poveracci? Si vede che non ve ne intendete di giubbotti…

– Che cosa?

Ma certo… Questo giubbotto ha una lunga storia, caro mio! E tu non puoi certo dire lo stesso del tuo!

Erik impallidì, perché il suo giubbotto foderato di montone è invidiato da tutti. Non per niente è il ragazzo più ricco della scuola. In quel momento arrivò il nostro professore di inglese. Ci sedemmo ai nostri posti e io ebbi tre quarti d’ora esatti per inventare la storia della mia giacca.

Suonò la campanella e tutti mi vennero intorno perché c’era ricreazione.

– Come sapete, io ho uno zio negli Stati Uniti.

– E che cosa c’entra tuo zio?

– Mi lasciate parlare o volete che non vi dica niente?

– Dai, parla, parla – dicevano gli altri, incuriositi. Io facevo la faccia di quella che è superiore a certe cose.

– Allora, mio zio abita a Miami e viaggia moltissimo, e quando viene a trovarci ci porta dei regali. Una volta è andato a Hollywood e lo hanno accompagnato in un posto speciale, dove vendono i vestiti degli attori del cinema. E questo giubbotto, proprio questo che vedete, è quello che aveva addosso Harrison Ford nel film… g Ricava dal testo i diversi punti di vista sul giubbotto.

“Indiana Jones”!

Si buttarono tutti sul giubbotto, mentre io facevo la faccia da falsa modesta. Insomma, passai una mattinata di trionfo. Tutti volevano mettersi il giubbotto. Finii per affittarlo. Piuttosto caro, tra l’altro.

• La mamma

• Cristie

• I compagni di classe g Immagina di trovarti al posto della protagonista. Come avresti reagito?

il testo Analizzo

g Quali sono i comportamenti della protagonista dettati dalla vergogna e dalla rabbia? Sottolinea nel testo con colori diversi le parole che te lo fanno capire.

g Ti è mai capitato di essere trattato male dai compagni di classe? Racconta.

• Quando è successo?

• Dov’eri?

• Con chi eri?

• Che cosa è accaduto?

• Come hai reagito?

• Che cosa hai provato?

• Come si è conclusa la vicenda?

• Ricordi quell’episodio con piacere o fai volentieri a meno di raccontarlo?

g Leggi e racconta la storia.

Un bullo in azione

Scendiamo dal pullman e Gabriele Tardini, detto Lele Spaccaossa, mi passa accanto.

All’improvviso cade per terra senza ragione.

– Ahia! – si lamenta. – Mi hai fatto lo sgambetto.

– Perché l’hai fatto? – mi domanda, stizzita, la sua maestra.

– Io? Fatto cosa?

– È stato un incidente – interviene la maestra Martina, aiutando Tardini a rialzarsi.

Mentre si allontana vedo il suo ghigno di soddisfazione: un ghigno da troll.

Devo ricredermi su di lui: in realtà, oltre che bullo, è anche furbo.

Ha rivoltato la frittata e mi ha messo in cattiva luce con le maestre.

Meno male che avevo già detto di lui alla maestra Martina, che, infatti, mi prende in disparte e mi dice:

– Avrei potuto sgridarlo e dire alla sua maestra la verità, ma te l’avrebbe fatta pagare per aver fatto la spia.

– Ma… allora a che cosa servono gli adulti? Sorride.

– Servono per avere un suggerimento. E poi, quando si tiene un segreto chiuso dentro il cuore, pesa di più. Condividerlo lo rende più leggero e sopportabile.

C’è qualcosa che sai fare meglio di lui?

È bravissimo a calcio – interviene Giulia.

– E con la bici da cross – aggiunge Andrea. La maestra Martina li guarda e scuote la testa.

– Questo era un colloquio riservato tra me e Luca, comunque grazie dell’aiuto… Allora è vero, Luca? Calcio e bicicletta?

– Sì, penso di cavarmela.

– Allora tenta questa strada. Dimostragli che sei bravo, che puoi offrirgli la possibilità di imparare da te, di diventare tuo amico e forse lui comincerà a rispettarti di più.

Guardo la maestra e poi Andrea e Giulia. Tutti attendono il mio sì.

– Okay – dico. – Ce la faccio.

– Bravo! – Giulia mi batte il cinque.

– Sei un grande! – esclama Andrea.

– Bene, adesso andiamo – conclude la maestra Martina, accompagnandoci all’entrata del parco.

G. Sgardoli

Arliamone

g Affronta l’argomento con l’insegnante e i tuoi compagni di classe.

• Questo racconto contiene un insegnamento importante. Quale?

• Chi sono i bulli?

• Come si comportano?

• In che modo bisogna difendersi quando impongono la loro volontà sugli altri?

• Quali nuovi spunti di riflessione sono emersi dalla discussione?

g Un fenomeno in crescita tra i minori è il cyberbullismo (aggressioni e persecuzioni attraverso mezzi informatici: e-mail, siti web, messaggi…).

• Qual è la tua opinione in merito? E quella dei tuoi compagni?

Lo sapevi che...

tra le varie organizzazioni che si occupano di bullismo c’è il Centro Nazionale di Ascolto di Telefono Azzurro?

Il suo numero gratuito è 1.96.96 ed è a disposizione di bambini e adolescenti fino a 14 anni di età.

il testo Analizzo

g Il testo che hai letto è realistico, perché?

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