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Voglia di mamma

Ecco la storia molto divertente di un papà che deve occuparsi del figlioletto abituato a trascorrere le giornate con la mamma.

Verso le 15 di quel giorno mia moglie Margherita mi fece solennemente le consegne: un appartamento di 4 vani pulito e in buono stato, una cameriera di 25 anni semisveglia e un figlio di anni 0, addormentato.

Poi, avvicinatasi alla culla del già nominato reggendo una bracciata di pentole e coperchi, lasciò cadere tutto sul pavimento. Nonostante l’orribile frastuono, il dormiente non si scompose di un millimetro.

– Eccotelo collaudato – affermò la distinta signora. – Per farlo svegliare bisognerebbe almeno sparargli da vicino dei pezzi da mortaio.

Quindi uscì con la coscienza a posto e io, sdraiatomi su una poltrona, mi diedi alla lettura.

Dieci minuti dopo lasciavo cadere il libro e balzavo in piedi di soprassalto.

– Marietta!

Marietta si affacciò alla porta dello studio:

– Marietta, comincia a preparare per il pranzo. Non senti la sirena delle cinque?

– No, signore, non è la sirena delle cinque: è il bambino che si è svegliato – precisò Marietta. Dalla strada veniva uno strano brusio. Un folto gruppo di persone stazionava davanti alla casa.

– C’è un incendio, – dicevano – stanno per arrivare i vigili del fuoco!

Bisogna rassicurare quella gente – affermai io e mi precipitai nella stanza da letto; prelevai dalla culla l’ululante personaggio e, affacciatomi al balcone, lo mostrai alla folla. La gente comprese l’equivoco e l’ assembramento si sciolse… L’urlo intanto usciva senza interruzione dalla piccola gola rosea.

Provai di tutto per far tacere il bambino: lo misi a gambe in su, orizzontale, verticale, diagonale. Feci suonare la sveglia, il fonografo, la radio.

Alle 16,30 la cameriera Marietta, disfatta, buttò tutta la sua roba in un sacco e abbandonò il servizio.

Alle 16,52 arrivarono due poliziotti per chiedermi se era lì che stavano ammazzando una vecchia.

Alle 17 l’inquilino del secondo piano, riempite alcune valigie, partì per i laghi.

Si radunò d’urgenza in casa mia una commissione di padri e madri di famiglia per stabilire le cause della catastrofe canora e per studiare gli eventuali rimedi. Dopo venti minuti di discussione balzava fuori la verità: il bambino voleva la mamma. Dieci donne tentarono di imitarla, ma invano. Allora risolsi di giocare il tutto per tutto.

Mi tirai i capelli sugli occhi, mi legai un fazzoletto di seta in testa, ingentilii i miei lineamenti con cipria rosa…

Verso le 17,25 ero pronto, ma c’era un grave problema: la voce…

Dopo laboriosa discussione si stabiliva di doppiare la voce: io avrei fatto i movimenti con le labbra e la signora Rosetta, nascosta dietro di me, avrebbe imitato la voce…

Alle 17,40 mi avvicinavo a passettini al bambino, che continuava a urlare come l’inferno in rivolta, e lo prendevo in braccio. Poi cominciavo a muovere le labbra e la signora Rosetta cominciava a parlare: – Ciriciricì, curucurucù, caricaricà, cirlicicì…

Il bambino smise di urlare, mi guardò con estrema attenzione e serietà. Infine appoggiò la testa sulla mia spalla e tacque. Quando, dopo cinque minuti, ritornò mia moglie, il bambino cominciò ad urlare di nuovo, abbracciandomi stretto stretto. Egli non poteva assolutamente tollerare il fatto di avere un’altra madre oltre quella che lo aveva in braccio…

G I OCO con

la storia g Dopo aver letto il testo scrivi un nuovo finale, poi confrontati con le compagne e i compagni.

Lessico

assembramento: raggruppamento di persone.

tollerare: sopportare.

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