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Alla scoperta del... RACCONTO UMORISTICO
CHE COS’È?
Il racconto umoristico è un testo buffo e comico che ha lo scopo di far divertire il lettore. La descrizione mette in rilievo i comportamenti ridicoli dei personaggi, ed esagera le caratteristiche delle persone.
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Personaggi
I personaggi, realistici e fantastici, sono buffi, bizzarri, pasticcioni, ridicoli. Essi presentano di solito caratteristiche esagerate e si comportano in modo strano e imprevedibile, combinano guai rispetto alla situazione.
Gli Elementi Del Racconto Umoristico
FATTI
I fatti si trasformano in situazioni fuori dal comune che suscitano in chi legge il divertimento. Accadono cose strane: colpi di scena, malintesi, sorprese, equivoci.
Lo scrittore per ottenere l’effetto comico utilizza alcune tecniche:
• gli imprevisti, che modificano una situazione normale trasformandola in situazione ridicola;
• il capovolgimento dei ruoli, quando i personaggi si comportano in modo opposto a ciò che il lettore si aspetta;
• gli equivoci basati su giochi di parole.
Gli avvenimenti possono essere raccontati in prima o in terza persona.
Tempo
La vicenda può avvenire in un tempo presente o passato, definito o indefinito.
Luoghi
I luoghi di solito sono reali: infatti, situazioni normali possono diventare divertenti in qualsiasi luogo.
Laboratorio di ASCOLTO O pag. 201
Linguaggio
Il linguaggio del racconto è fresco e divertente. L’autore crea un effetto comico attraverso l’uso di tecniche.
La tela del ragno
Se ci riesce il ragno, disse Alessandrone, ci riuscirò anch’io. Scherziamo? Il ragno è una bestia, cioè un insetto, e io sono io, cioè un uomo.
Che cosa sa fare il ragno? La ragnatela e niente altro. Come la fa? Con lo sputo. A che cosa serve la tela del ragno? Non per fare lenzuoli, asciugamani, federe, camicie e via dicendo. La tela del ragno serve solo per acchiappare le mosche cioè per procurare al ragno, che è un insetto, un altro insetto da mangiare. Il ragno infatti mangia le mosche. L’uomo non mangia le mosche, salvo qualche volta quando gli cadono dentro il piatto della minestra.
Bisogna riconoscere che lo sputo del ragno è un filo lungo e sottile, ma molto robusto, così che il ragno ci può stare appeso con tutto il suo corpo e calarsi nel vuoto e dondolarsi da un ramo all’altro se sta su un albero, da un muro all’altro se sta in una casa, da un cavolo all’altro se sta in un orto, di palo in frasca se sta in giro per il mondo.
Agli uomini il ragno fa schifo, soprattutto alle donne. Solo i contadini gli lasciano fare le sue ragnatele nelle stalle, perché così ci vanno a finire le mosche e non danno fastidio alle vacche.
Un giorno Alessandrone si arrampicò su un albero. Quello che fa un ragno lo posso fare anch’io meglio di lui.
Alessandrone raccolse lo sputo sulla lingua, scelse un ramo robusto e vi sputò sopra. Poi si buttò di sotto pensando di rimanere appeso allo sputo come aveva visto fare al ragno. Invece cascò a terra malamente e si slogò il collo, una spalla, un ginocchio, un gomito, un polso, quattro dita della mano sinistra e due del piede destro.
Gli elementi del testo
Il personaggio del racconto è: realistico fantastico
La vicenda si colloca in un tempo: definito indefinito
Il luogo dove si svolge la storia è: reale fantastico definito indefinito
Il fatto che crea l’effetto umoristico nella vicenda è legato: al comportamento del protagonista ad un equivoco
Il racconto è scritto: in prima persona in terza persona
L’autore ha scritto il testo per: parlare della caratteristica del ragno divertire il lettore
il testo Analizzo
g Da quali elementi nasce l’umorismo del racconto? Segna con una x quello che non c’entra con la storia.
Situazioni esagerate
Personaggi pasticcioni e combinaguai Battute divertenti Narrazione dei fatti minuto per minuto Travestimento e trucco della voce Colpo di scena
il testo Comprendo
g Rispondi alle domande, poi racconta la storia.
• Perché la mamma lasciò cadere pentole e coperchi vicino al bimbo addormentato?
• Cosa successe appena andò via?
• Quale rimedio escogitò il papà per tranquillizzare il bambino?
• Perché alla fine il bambino ricominciò a piangere?
Voglia di mamma
Ecco la storia molto divertente di un papà che deve occuparsi del figlioletto abituato a trascorrere le giornate con la mamma.
Verso le 15 di quel giorno mia moglie Margherita mi fece solennemente le consegne: un appartamento di 4 vani pulito e in buono stato, una cameriera di 25 anni semisveglia e un figlio di anni 0, addormentato.
Poi, avvicinatasi alla culla del già nominato reggendo una bracciata di pentole e coperchi, lasciò cadere tutto sul pavimento. Nonostante l’orribile frastuono, il dormiente non si scompose di un millimetro.
– Eccotelo collaudato – affermò la distinta signora. – Per farlo svegliare bisognerebbe almeno sparargli da vicino dei pezzi da mortaio.
Quindi uscì con la coscienza a posto e io, sdraiatomi su una poltrona, mi diedi alla lettura.
Dieci minuti dopo lasciavo cadere il libro e balzavo in piedi di soprassalto.
– Marietta!
Marietta si affacciò alla porta dello studio:
– Marietta, comincia a preparare per il pranzo. Non senti la sirena delle cinque?
– No, signore, non è la sirena delle cinque: è il bambino che si è svegliato – precisò Marietta.
Dalla strada veniva uno strano brusio. Un folto gruppo di persone stazionava davanti alla casa.
– C’è un incendio, – dicevano – stanno per arrivare i vigili del fuoco!
– Bisogna rassicurare quella gente – affermai io e mi precipitai nella stanza da letto; prelevai dalla culla l’ululante personaggio e, affacciatomi al balcone, lo mostrai alla folla. La gente comprese l’equivoco e l’ assembramento si sciolse… L’urlo intanto usciva senza interruzione dalla piccola gola rosea.
Provai di tutto per far tacere il bambino: lo misi a gambe in su, orizzontale, verticale, diagonale. Feci suonare la sveglia, il fonografo, la radio.
Alle 16,30 la cameriera Marietta, disfatta, buttò tutta la sua roba in un sacco e abbandonò il servizio.
Alle 16,52 arrivarono due poliziotti per chiedermi se era lì che stavano ammazzando una vecchia.
Alle 17 l’inquilino del secondo piano, riempite alcune valigie, partì per i laghi.
Si radunò d’urgenza in casa mia una commissione di padri e madri di famiglia per stabilire le cause della catastrofe canora e per studiare gli eventuali rimedi. Dopo venti minuti di discussione balzava fuori la verità: il bambino voleva la mamma. Dieci donne tentarono di imitarla, ma invano. Allora risolsi di giocare il tutto per tutto.
Mi tirai i capelli sugli occhi, mi legai un fazzoletto di seta in testa, ingentilii i miei lineamenti con cipria rosa…
Verso le 17,25 ero pronto, ma c’era un grave problema: la voce…
Dopo laboriosa discussione si stabiliva di doppiare la voce: io avrei fatto i movimenti con le labbra e la signora Rosetta, nascosta dietro di me, avrebbe imitato la voce…
Alle 17,40 mi avvicinavo a passettini al bambino, che continuava a urlare come l’inferno in rivolta, e lo prendevo in braccio. Poi cominciavo a muovere le labbra e la signora Rosetta cominciava a parlare: – Ciriciricì, curucurucù, caricaricà, cirlicicì…
Il bambino smise di urlare, mi guardò con estrema attenzione e serietà. Infine appoggiò la testa sulla mia spalla e tacque.
Quando, dopo cinque minuti, ritornò mia moglie, il bambino cominciò ad urlare di nuovo, abbracciandomi stretto stretto. Egli non poteva assolutamente tollerare il fatto di avere un’altra madre oltre quella che lo aveva in braccio…
G I OCO con la storia
g Dopo aver letto il testo scrivi un nuovo finale, poi confrontati con le compagne e i compagni.
Lessico
assembramento: raggruppamento di persone.
tollerare: sopportare.