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A cena dal signor Lorenz

Arno con la madre Miriam e il fratellino Bruno vengono invitati a pranzo dal signor Lorenz, il fornaio del paese…

Era la prima volta che mettevano piede in quella casa e Arno ne rimase impressionato. Il signor Lorenz gli sembrò all’improvviso un uomo ricco e potente, come non se l’era mai figurato vedendolo con la pala in mano e la barba bianca di farina. La stanza dove entrarono era calda e ben illuminata, con una tavola coperta da una tovaglia bianca e piatti di ceramica, posate che brillavano e una cesta piena di pane di tutte le specie.

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C’era anche, su una grande madia, un’altra cesta ricolma di frutta e di piccoli dolci.

Arno si sentì intimidito da tutto quel lusso. Bruno, invece, si buttò verso la tavola con un grido di gioia.

– Il mio selvaggio! – disse il signor Lorenz.

Era di ottimo umore e si vedeva. L’allegria gli usciva dagli occhi e persino dalla barba ben pettinata che sussultava spesso, dalle braccia forti e pelose che si agitavano nell’aria; perfino dal panciotto teso sullo stomaco pieno e soddisfatto. A poco a poco la diffidenza iniziale di Arno si sciolse e cominciò a sorridere.

– Accomodatevi, prego! Sedetevi: voglio che vi sentiate a casa vostra.

Bruno, per la verità, s’era già accomodato, e aveva anche provveduto ad assaggiare un meraviglioso pezzo di pane alle noci, che aveva adocchiato da tempo. Quanto a loro si sedettero compostamente sul bordo delle sedie ed era strano vedere Miriam, con la gonna di velluto nero a grandi fiori, la camicia dalle maniche a sbuffo, il fiore di seta tra i capelli, il vestito dei balli e delle feste, seduta in quel modo e a quella tavola non sembrava nemmeno lei.

il testo Analizzo

g Sottolinea nel testo con colori diversi: il comportamento di Arno e di Bruno; l’aspetto fisico del signor Lorenz e l’abbigliamento della mamma dei due fratellini; g Poi per ciascun personaggio scrivi il suo stato d’animo.

Arno

Bruno

Miriam

Descrivere Persone

Susi si ribella

– No, angioletto, – disse la mamma arricciando il sopracciglio destro e incurvando all’ingiù l’angolo sinistro della bocca – così conciata non puoi proprio uscire! Non te lo permetto, non è possibile!

– E invece io esco proprio così! – gridò Susi.

Susi indossava i suoi vecchissimi jeans con le toppe a fiorellini sulle ginocchia e da una parte sul sedere; anche le toppe a loro volta erano già piene di buchi. Di sopra Susi aveva una T - shirt slavata che un tempo doveva essere stata verde, con il collo e le maniche tutte slabbrate e sformate e con un rammendo mezzo scucito sulla spalla destra. Susi era senza calze e ai piedi aveva delle scarpe da tennis, grigie, tanto erano sozze. La mamma tirò fuori dall’armadio il vestito della festa di Susi, quello rosso, e glielo sventolò sotto il naso.

Era un vestitino di finissima tela batista, con la gonna a cinque balze, lungo fino al polpaccio, il bustino ben aderente e sottili spalline che si incrociavano sulla schiena.

– Guarda com’è bello, angioletto! – diceva con voce mielosa. –L’hai messo solo una volta!

– E pensare che hai insistito tanto per averlo! L’estate prossima sarai di nuovo cresciuta e non ti andrà più bene!

– DOVRETE PASSARE SUL MIO CADAVERE! –gridò Susi.

C. Nöstlinger, La vera Susi, Piemme g Che carattere ha Susi? Sottolinea le parole che te lo fanno capire. g Evidenzia poi quelle che descrivono il suo abbigliamento e il vestito rosso. g In che modo la mamma cerca di convincere Susi ad indossare il vestitino rosso? io IL TESTO DESCRITTIVO

Descrivere emozioni

La gioia, l’allegria, la tristezza, la paura e altri sentimenti o stati d’animo si rivelano spesso attraverso i comportamenti di chi li prova.

La paura

g L’autore descrive il crescente terrore della protagonista scaturito da ciò che vede.

Sottolinea nel testo le espressioni che fanno comprendere i comportamenti della protagonista dettati dalla paura. Immagina di essere al buio e descrivi anche tu un momento di paura, usando in prevalenza i dati uditivi.

Repentinamente, una terribile paura l’agghiacciò. Le parve ad un tratto che l’uscio del bagno, laggiù in fondo al letto, si stesse aprendo; in quel punto, sia che i vetri emanassero qualche luminosità, sia che le persiane delle finestre del bagno fossero aperte e un po’ di luce venisse dal cortile, certo è che le tenebre erano meno fitte che nel resto della stanza… Ed ecco… laggiù non c’era dubbio, l’uscio si apriva pian piano, si muoveva come se qualcuno, desideroso di entrare, l’andasse cautamente spingendo dall’esterno.

Dal terrore il respiro le mancò, il cuore incominciò a battere in petto furiosamente: restò immobile, irrigidita, supina, con gli occhi fissi in quella direzione…

Poi la porta ebbe un leggero tintinnio e questo fu troppo per Carla: a occhi chiusi, con quanta forza poteva, con un senso di lacerazione, ella cacciò un urlo lungo e lamentoso.

A. Moravia

g Sottolinea nel testo le espressioni che ti fanno comprendere che Cosetta è una bambina molto triste. Poi Trasforma Cosetta in una bambina allegra e in salute.

Una bambina triste

Cosetta era magra e livida; aveva quasi otto anni, ma non ne dimostrava più di sei. Gli occhi grandi, sprofondati in una specie di ombra, erano quasi spenti. Gli angoli della bocca avevano quella curva all’ingiù della tristezza abituale. Tutto il suo abito non era che uno straccio che avrebbe fatto pietà d’estate e che faceva orrore d’inverno. Le sue gambe, nude, erano rosse e gracili. Tutto il corpo di quella bambina, l’andatura, l’atteggiamento, il suono della voce, le pause tra una parola e l’altra, lo sguardo, il silenzio, il minimo gesto, esprimevano la tristezza e la paura.

V. Hugo, I miserabili, Mondadori

Grande preoccupazione

Che primavera disperata e terribile! Avevo ancora da pagare il conto del fabbro, quello del falegname, quello del carraio, quello della spazzatura, dello zolfo, del maniscalco; e i soldi non c’erano.

Il tepore dell’aria mi faceva girar la testa.

Andavo per il mio campo, da un filare all’altro, quasi tutto il giorno, senza perché, come un cane che cerca un osso qualunque.

La sera, prima di dormire, soffrivo sempre di più; e mi sforzavo di non pensare a niente.

F. Tozzi

g Prova anche tu ad esprimere la preoccupazione e l’agitazione per qualcosa che devi fare e che non riesci a portare a termine a causa di un imprevisto.

g Descrivi un sentimento manifestato da una persona della tua famiglia in una situazione il cui comportamento è particolarmente significativo. Osserva le espressioni del viso, i gesti, l’intonazione della voce e i movimento del corpo.

Per esempio:

• all’annuncio di una bella notizia;

• all’arrivo inaspettato di un parente tanto atteso;

• durante una conversazione noiosa.

La Descrizione Oggettiva

Ricerca informazioni nei libri e in Internet e scrivi una descrizione oggettiva del pettirosso.

Ricorda di non esprimere impressioni e opinioni personali.

Descrivere Animali

Il pettirosso

Ogni volta che mi apposto in qualche parte della foresta, ogni volta che attendo pazientemente un capriolo, un tasso o un cervo, un uccellino grassottello viene a esaminarmi da vicino con un mucchio d’inchini e movimenti nervosi delle ali e della coda.

Bruno olivastro, uniforme sul dorso, esso mette in mostra una superba macchia arancio nella parte anteriore del corpo: è il pettirosso!

Già a marzo- aprile il piccolo uccello fa sentire il suo canto, soprattutto al mattino e al crepuscolo: per quanto discreto, questo ha un timbro bellissimo ed è pervaso di struggente malinconia.

g La descrizione è: soggettiva oggettiva g Sottolinea nel testo le parole che descrivono l’aspetto fisico, il carattere e il comportamento del pettirosso.

Lessico

discreto: sobrio, moderato. cristallino: limpido, chiaro.

È un susseguirsi di note cristalline di squisita dolcezza: sembra far parte della gran pace della sera… Tuttavia il suo vero significato è un altro.

Il pettirosso è un solitario, terribilmente geloso del proprio territorio; la sua aggressività è tale che non sopporta nessun altro maschio della stessa specie all’interno del dominio che si è scelto. Mi sono divertito, un giorno, a riprendere il suo canto con un registratore e a riprodurlo.

Immediatamente il pettirosso si è messo a cantare senza interruzione e, vedendo che questo avvertimento non era sufficiente, si è avvicinato, visibilmente furioso e molto agitato, squadrandomi con i grandi occhi scuri e mostrandomi senza posa tutta la superficie arancione del suo petto!

William, il gatto

Se ne stava sdraiato sulla mensola sopra il calorifero, con gli occhi socchiusi, dando qualche sbadiglio di quando in quando. William, il gatto, si preparava a vivere un’altra giornata. Quando Peter afferrava la cartella e si dava ancora un’occhiata intorno prima di uscire di casa di corsa, era sempre William l’ultima cosa che vedeva. Teneva la testa appoggiata a una zampa, mentre quell’altra ciondolava molle dal bordo della mensola, e si godeva l’aria calda che saliva. Una volta liberatosi di quei ridicoli essere umani, il gatto avrebbe potuto sonnecchiare in pace per qualche ora.

Nei pomeriggi d’inverno, di ritorno da scuola, non c’era cosa che Peter amasse di più che sfilarsi con un calcio le scarpe e sdraiarsi davanti al fuoco del camino accanto al gatto

William. Gli piaceva mettersi giù all’altezza di William e poi andargli vicino vicino con la faccia a guardare la sua, quella faccia straordinaria, diversa e bellissima, con ciuffi di pelo nero che si aprivano a raggio intorno al musetto, e i baffi bianchi leggermente piegati all’ingiù, e i peli del sopracciglio sparati diritti come antenne della televisione, e gli occhi verde marroni, con quelle fessure strette come porte socchiuse su un mondo nel quale Peter non sarebbe mai potuto entrare. Appena gli si avvicinava, incominciava il ronzio soddisfatto delle sue fusa, talmente basso e potente da far vibrare anche il pavimento. E Peter sapeva di essere gradito.

I. McEwan

il testo Comprendo

g Rispondi alle domande.

• Quali sono le abitudini del gatto William?

• Come definiresti il carattere del gatto?

• In che modo Peter dimostra le sue attenzioni verso la bestiola?

g Sottolinea le parole che descrivono il suo aspetto fisico.

g Come potrebbe reagire il gatto William scoprendo in giardino il grosso cane dei vicini? Immagina e descrivi utilizzando i dati di movimento e inserendo qualche similitudine.

Il Testo Descrittivo

La collina dei cipressi

il testo Analizzo g Sottolinea nel testo la sequenza che descrive il paesaggio e completa.

In primo piano

In secondo piano

Sullo sfondo

Oltre le PAROLE g Qual è il significato dell’espressione “la voce rotta dallo sforzo”?

Parlare con difficoltà per la fatica

Balbettare

Alice e Sergio spingono sui pedali, sbuffando per lo sforzo. Che fatica, la salita! Finalmente arrivano in cima alla collina.

– Non ce la faccio più… – sbuffa Sergio lasciandosi cadere, insieme alla sua bici, sopra l’erba soffice ai lati della stradina.

– Uff, anch’io sono stanca! – esclama Alice.

– Però ne valeva la pena! – riconosce Sergio, guardandosi intorno. Il paesaggio che si apre davanti ai loro occhi è davvero molto bello. In primo piano, spicca un cespuglio di gialle ginestre. È abbastanza vicino per sentire il profumo amarognolo. In secondo piano, ecco il cocuzzolo di una collina, con una corona di cipressi snelli e scuri a guardia di un casolare con i muri di pietra giallastra e il tetto di tegole rosse. Sullo sfondo, fino all’orizzonte, altre colline rivestite da prati di velluto verde; alcune hanno in cima una casa, come una ciliegina messa sopra a enormi pasticcini di terra ed erba.

– Guarda lassù, in cielo! – grida improvvisamente Sergio indicando ancora più lontano.

Alice scruta l’azzurro nella direzione indicata dal suo amico e vede una pallina a spicchi rossi e bianchi che galleggia nell’aria. È una mongolfiera.

La mongolfiera si sta avvicinando. Ora si distingue la cesta… Ora si riescono a vedere i due passeggeri.

I due amici si lanciano uno sguardo. Non hanno bisogno di parole per capirsi. Saltano su, inforcano le bici e riprendono a pedalare veloci. Ricomincia la gara, ma questa volta l’avversario da battere è la mongolfiera.

– Dai, che arriviamo prima noi! – grida Sergio.

– Dai! – ripete Alice, con la voce rotta dallo sforzo

Finalmente comincia la discesa. Ora “si vola”!

M. Vago

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