Coloriamo la sardegna

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COLORIAMO LA

SARDEGNA


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© 2013 Arketipo - Edes (Editrice Democratica Sarda) Grafica e illustrazioni: Arketipo (www.arketipoweb.com) Testi: Giancarlo Pinna Parpaglia Stampa: Tipografia TAS - Sassari - Tel. 079 262221


La Sardegna La Sardegna è per estensione la seconda isola del Mediterraneo. È prevalentemente montuosa ma ha anche vaste pianure, fiumi e laghi. Il capoluogo regionale è Cagliari. Durante la sua storia millenaria e dopo il periodo della civiltà nuragica, è stata successivamente dominata dai cartaginesi, dai romani, dai vandali, dai bizantini, dagli aragonesi e dagli spagnoli. Tra l’anno Mille ed il Milletrecento l’isola fu governata da quattro giudicati (ossia quattro regni sovrani): quello di Cagliari, quello di Torres-Logudoro, quello di Gallura ed infine quello di Arborea che resse gran parte della Sardegna fino al 1409. All’inizio del 1700 divenne regno di Sardegna con i Savoia e dal 1860 è una regione dello stato italiano.




La bandiera della Sardegna è curiosa: nei quattro riquadri formati da una croce rossa compaiono quattro teste di moro con una benda sulla fronte. Inizialmente i mori avevano una corona sulla testa, diventata poi una benda sugli occhi ed inďŹ ne una benda sulla fronte.

La peonia è una rosa rosso-amaranto che cresce nelle montagne della Sardegna.


Ed ecco il nuraghe, la classica torre cilindrica costruita con pietre sovrapposte, testimonianza di un’antichissima civiltà che si sviluppò nell’isola mille cinquecento anni prima della nascita di Cristo. I nuraghi erano delle fortezze-rifugio intorno alle quali venivano spesso edificati i villaggi di capanne abitati dalle tribù dei pastori-guerrieri. Sono oltre ottomila e sono diffusi in tutte le regioni della Sardegna, sia in montagna che nelle vicinanze del mare.


I “bronzetti nuragici” sono la tipica espressione artistica della popolazione che abitava nella terra dei nuraghi. Sono statuette in bronzo che rappresentano navicelle, guerrieri, capi tribù, sacerdoti ed animali di vario genere, dai tori ai cervi. Venivano offerti in dono alle divinità del tempo da chi aveva ricevuto o richiedeva una “grazia”.


In Sardegna si ammirano anche le “tombe dei gigantiâ€?. Erano degli imponenti monumenti sepolcrali utilizzati dai nuragici per tumulare i loro morti. Ma gli antichi sardi non erano uomini giganteschi, erano anzi, per lo piĂš, di bassa statura.


In ogni comune della Sardegna si celebrano ogni anno numerose feste religiose o civili, perpetuando tradizioni che si rinnovano da centinaia di anni con maschere e riti tipici per ogni comunità. A Mamoiada, nel Nuorese, arrivano turisti dall’Italia e dall’estero per ammirare il corteo dei “Mamuthones” con le loro maschere di legno ed i campanacci sulle spalle.


Questa coloratissima maschera di legno raffigura un “boe”. Al carnevale di Ottana sfilano sia i “boes”, cioè i buoi, e sia i “merdules”, cioè i padroni. Secondo la tradizione, la maschera dei merdules deve incutere terrore, tanto da spaventare anche il diavolo e tenerlo così lontano dalla comunità.


La festa della “Sartiglia” si celebra tutti gli anni, in due o più edizioni, nell’abitato di Oristano. Tanti cavalieri con le maschere bianche ed armati di spada si cimentano in una corsa sfrenata per le vie della città con lo scopo di infilzare una stella d’argento appesa tra due balconi. Chi riesce ad infilarla diventerà l’”eroe dell’anno” e sarà festeggiato dalla popolazione che vede nell’impresa un buon auspicio per i raccolti della campagna.



Colorate ora questi quattro tipici strumenti della tradizione musicale sarda: sa “Launedda”, fatta di tre steli di canna, che richiede una grande abilità perché è difficilissima da suonare; l’organetto, sempre presente in ogni festa paesana; i campanacci, ed il tamburino con il quale si scandisce il ritmo nei cortei e nelle processioni


Si può dire che ogni paese della Sardegna abbia un suo costume particolare che si differenzia da tutti gli altri. Pensate che nell’isola ci sono circa 400 paesi ed immaginate quindi che ricchezza e varietà di costumi esiste nella nostra bella Sardegna. Ogni anno è possibile ammirarli in tre grandi sfilate: a Cagliari per la festa di Sant’Efisio, a Sassari per la “Cavalcata sarda” ed a Nuoro per la festa del Redentore. Ma in tutti i centri dell’isola ogni occasione è buona per vestire questi antichi abiti multicolori, da festa o da lavoro, che si sono mantenuti inalterati attraverso i secoli.


La grande sagra dei sassaresi è la festa dei candelieri che si celebra il 14 agosto per rinnovare il voto alla Madonna alla quale la popolazione si era rivolta per far cessare una terribile epidemia di peste. E’ una festa religiosa e civile, alla quale partecipano tutti i “gremiâ€? (antiche corporazioni degli appartenenti alle varie attivitĂ lavorative) che trasportano in un allegro corteo per le vie cittadine, i propri candelieri contenenti i simboli dei vari mestieri.



Nelle più inaccessibili zone dell’isola, soprattutto in montagna, vive ancora il muflone, una sorta di caprone dalle lunghe e grossa corna arrotolate. Vive in branchi di 10-15 individui ed è difficile incontrarlo perché teme l’uomo che lo ha cacciato per millenni essendo la sua carne saporosissima. Oggi è una specie protetta.



Le coste della Sardegna (oltre mille ottocento chilometri) sono tra le piĂš belle di tutto il Mediterraneo. Le bianche spiagge di sabbia ďŹ nissima o le scogliere a picco sul mare sono diventate meta del turismo di massa che sempre piĂš sta scegliendo l’isola per le vacanze e le escursioni.



Il fenicottero sta ritornando ad abitare gli stagni della Sardegna ed in particolare quelli di Santa Gilla e Molentargius che circondano il capoluogo. Si può dire, ormai, che sia assurto a simbolo della città di Cagliari.


Colora a piacere i disegni utilizzati per decorare i prodotti dell’artigianato: tappeti, ceramiche, gioielli e cassapanche.





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