Lucio onDiodati the table
On the table 2013-2016
I paesaggi umani di Lucio Diodati di Vittorio Sgarbi I paesaggi umani di Lucio Diodati rivelano radici profonde nelle correnti artistiche che si sono succedute nella prima metà dello scorso secolo. Non è comunque facile precisare la collocazione di questo artista, che pure è pervenuto a una personale sintesi di quelle lezioni. Il suo modo di narrare e trasfigurare la figura umana, parla il linguaggio di riferimento del tardo espressionismo, quantomeno dove egli si esprime con accenni di ironia critica, e forse persino di divertimento, nella trasmutazione delle figure rappresentate. La sua visione è fortemente soggettiva e penetra all’interno dei visi, oltre gli sguardi, a scrutare una realtà di cui sembra prendersi gioco. Superando il realismo sociale, che nel ventennio dagli anni Cinquanta ai Settanta faceva il contropelo al perbenismo della borghesia, egli immette i suoi personaggi in una scenografia neutrale. Le sue figure sembrano condividere un rituale collettivo, ma fra di loro non dialogano, non si guardano mai in faccia, tutt’al più mettono in mostra, una di fianco all’altra, la loro personale mascheratura che rivela un’appartenenza sociale, se non l’essenza nascosta di una psicologia che si limita a prendere atto dell’esistere, senza turbamenti. O forse queste figure sono solo attente a dare di sé un’immagine liscia e composta di sicurezza. Del tutto personalissimo è questo modo di esporre, in primi piani e senza sfondo, la vita di creature non parlanti, e probabilmente anche un poco limitate nel sentire. Sono borghesi asettici dal lungo collo teso in atteggiamento di ascolto curioso, garbati carabinieri un poco guardinghi, cappellini bizzarri che la dicono lunga sulle riflessioni delle signore che li indossano, giovani scollature un poco azzardate di una femminilità esibita con una garbata innocenza. La qualità della pittura gioca su tagli volutamente atonali, ma ad un esame più approfondito si possono cogliere i toni, i controtoni, le ombre di contrasto e la vivacità del taglio coloristico che caratterizza la struttura sostanzialmente scenografica dell’insieme, sempre illuminato da una luce diretta e solare. Lucio Diodati tende a occupare lo spazio della tela con la pienezza delle volumetrie cromatiche, che delineano sinteticamente i corpi in tasselli geometrici di taglio quasi cubista. Alle spalle dei suoi personaggi lo spazio è vuoto, salvo alludere a una linea di orizzonte marino, o a quinte di colore modulate in stesure astratte. Questi fondi non decodificabili sono funzionali all’accentuazione dell’espressività stuporosa delle figure umane, che sembrano attendere, non solo con gli occhi ma anche con tutto il busto – le gambe non appaiono mai, come in un’inquadratura fotografica a distanza ravvicinata – un suggerimento da qualche misterioso interlocutore. In questi lavori si avverte la necessità di un’affermazione sulla pittura come gusto teatrale dell’immagine, dove una calda ironia tempera, persino con dolcezza, il gioco delle apparenze sospeso sul filo della problematica sociale. C’è anche un certo gusto realista del particolare, sia nell’accentuazione delle anatomie, che nell’accurata ricostruzione degli abbigliamenti e degli accessori. La riconoscibilità della situazione evita tuttavia le implicazioni narrative, e l’insieme di questi teatrini lascia volutamente in sospeso le possibili domande sulle intenzioni del loro autore. Diodati non pare affatto disposto a enunciare qualche fumoso intendimento etico dietro le trame di queste sue scene di vita, avendo evidentemente scelto di porgere solo l’evidenza delle sue capacità descrittive. Ne prendiamo atto con apprezzamento.
“La tavola di Arlecchino” di Marzio Dall’Acqua
La tavola di Arlecchino di Lucio Diodati è il ripetersi di bocche con la grazia di becchi di uccellini che invocano il cibo, è una rappresentazione diafana e smunta che non ha l’eccesso carnale, l’opulenza senza vergogna di Botero, ma ne può rappresentare, tra bulimia e anoressia, l’altra faccia, che trova gesti misurati, colori delicati, grafismi di fumetti, di tabelloni pubblicitari, nella bidimensionalità delle immagini inventate che rimandano ad un mondo borghese, ad un galateo rispettato e condiviso, di una eleganza senza peso e corpo, definita da un segno preciso, un contorno senza incertezze e dubbi, mentre il colore steso in modo uniforme imita carni, abiti e piani, oggetti di un esangue desiderio. E’ il pranzo dell’abbondanza, dell’eccesso, onnivoro, ma insieme senza fame, senza persino appetito. Per riattivare la gola bisogna inventarsi non un sovrabbondante paese di Cuccagna, dove l’eccesso porta al rifiuto, al rigetto ma raffinatezze estreme, accostamenti di sapori, invenzioni per sollecitare e stimolare l’oralità che diventa così fantasia e cultura. Arlecchino è così l’infinita tavola di colori del cibo e delle possibilità della gastronomia.
Biografia Lucio Diodati è nato nel 1955 a Popoli, un piccolo paese sulle colline abruzzesi, in Italia. Ha scoperto la sua passione per la pittura durante il liceo, quando ha iniziato a realizzare le sue prime opere. Nel 1975 ha frequentato un corso di scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di L’Aquila, entrando ufficialmente nel mondo dell’arte. Il punto di svolta della sua carriera è stato l’incontro con Gennaro Fiume, un gallerista italiano che lo ha invitato a esporre nella sua galleria a Roma. La natura è stata oggetto delle sue prime opere, caratterizzate principalmente da campi in fiore e l’uso dei colori primari. Con l’opera “Amiche” dal 1985, le donne diventano i protagonisti dei suoi dipinti. Corpi femminili e colori si uniscono per raccontare una storia che è ancora in corso. Nel 2002 si reca a L’Avana per la prima volta e da quel momento la città rappresenta una seconda casa, un luogo dove l’artista si ispira e libera la sua mente. Le opere di Diodati sono state esposte nelle principali città di tutto il mondo: New York, Londra, Montreal, Barcellona, L’Avana.
Opere
Forse ti parlo - olio su tela 50x60 - 2014
Hotel Diamante - olio su tela 50x60 - 2014
L’escargot - olio su tela 100x100 - 2013
A tavola con Cezanne - olio su tela 100x80 - 2014
La brocca di San Rocco - olio su tela 70x60 - 2014
Inizio di primavera - olio su tela 50x60 - 2014
Pesce crudo - olio su tela 50x60 - 2014
A la Bonne Franquette - olio su tela 150x100 - 2013
Un bicchiere di vino - olio su tela 50x60 - 2014
Margherita - olio su tela 50x60 - 2014
Rue de la Rouquette - olio su tela 150x100 - 2013
San Rocco 1959 - olio su tela 150x100 - 2013
Boulevar Voltaire - olio su tela 90x100 - 2013
Pastis - olio su tela 90x100 - 2013
Place de la Bastille - olio su tela 90x100 - 2013
La buona tavola - olio su tela 80x60 - 2014
Plage Monge - olio su tela 90x100 - 2013
Il pomodoro - olio su tela 60x80 - 2014
Il vaso di Castelli - olio su tela 60x80 - 2014
Abbiamo ospiti - olio su tela 70x80 - 2014
A tavola con Arlecchino - olio su tela 80x60 - 2014
I due gamberi - olio su tela 70x80 - 2014
La ripicca - olio su tela 70x80 - 2014
Mamma Elisa - olio su tela 70x80 - 2014
L’invito a tavola - olio su tela 60x80 - 2014
Positano - olio su tela 70x80 - 2014
A tavola con Laura - olio su tela 80x60 - 2014
Stabilimento sabbia d’oro - olio su tela 70x80 - 2014
La melanzana - olio su tela 80x60 - 2014
Meglio di no - olio su tela 80x60 - 2014
Cosa hai messo nel caffè - olio su tela 70x80 - 2014
Natura morta con mele - olio su tela 70x80 - 2014
Aglio e peperoncino - olio su tela 70x80 - 2015
Con latte freddo - olio su tela 70x80 - 2015
Profumo di mare - olio su tela 70x80 - 2015
She likes good food - olio su tela 80x100 - 2014
Diseur de bonne aventure - olio su tela 100x100 - 2013
Dalia e Angela - olio su tela 70x80 - 2015
E c’era il mare - olio su tela 70x80 - 2015
Buona sorte - olio su tela 100x60 - 2016
Lasciami andare - olio su tela 100x60 - 2016
La tavolata - olio su tela 100x80 - 2016
Nel cielo una stella - olio su tela 100x80 - 2016
Tu vai via - olio su tela 100x80 - 2016
Tu per sempre - olio su tela 100x80 - 2016
Copyright © 2016 Lucio Diodati
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