Il gelataio

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IL GELATAIO Uno dei ricordi della mia infanzia, che mi tengo dentro con tanta dolcezza e nostalgia, è quello dell’arrivo del gelataio. Abitavo in un quartiere molto alberato, era quasi come vivere in campagna e d’estate, nelle prime ore del pomeriggio, il caldo se faceva sentire come una fornace. Noi bambini giocavamo in silenzio per non disturbare gli adulti che dormivano. Le strade erano deserte, ogni tanto passava qualche automobile quasi come se avesse perso la strada o non avesse capito che a quell’ora era proibito. Si sentiva solo il verso delle cicale e il pigolio di tanti uccelli. Ad un tratto il silenzio era interrotto da una voce che veniva da lontano e piano piano cominciava a avvicinarsi: “gelati, coni, gelati!” Il cuore faceva un balzo, dovevamo affrettarci perché sapevamo che il gelataio passava veloce, cosí svegliavamo timidamente la mamma che, molto golosa pure lei, ci dava gli spiccioli e correvamo verso il carrello di “Rabanito”, lo conoscevamo perché era sempre lo stesso, ormai


era anziano e tutti nel quartiere gli volevano bene. Il carrello era circondato da bimbi come mosche sul miele: quello era il momento tanto atteso, quasi come un miracolo, noi guardavamo quei gelati, erano semplici, pochi sapori, i bambini allora ci accontentavamo di poche cose, ma per noi erano il massimo della prelibatezza, porgevamo le manine e afferravamo i piccoli conetti come un tesoro. Ora sono io la persona grande che d’estate dorme il pomeriggio, e sento assopita il rumore dei bimbi per strada che giocano, in certe occasioni il cuore mi fa un balzo perché mi sembra di sentire la voce da lontano: “gelati gelati coni gelati” ma è solo la mia immaginazione.


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