Babette e la magia stralunata

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Armando Curcio Editore


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CURCIO YOUNG I Edizione aprile 2013 Š 2013 Gruppo Armando Curcio Editore S.p.A., Roma www.armandocurcioeditore.it info@armandocurcioeditore.it ISBN 978-88-97508-55-7 Direzione editoriale: Cristina Siciliano Art direction: Mauro Ortolani Supervisione editoriale: Francesca Costantino Illstrazioni e testi: Barbara Brocchi Progetto grafico: Antonello Romeo Editing: Curcio Video S.r.l. Stampa Graf Art S.r.l. - Venaria (TO) Finito di stampare nel mese di marzo 2013 Tutti i diritti sono riservati, incluso il diritto di riproduzione integrale e/o parziale in qualsiasi forma.


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INDICE

Potty e Mama Cloe - 7 13 - L’anima spettinata Il comandante trova il ricettario - 19 25 - L’Alfabeto strampalato La festa nel bosco di Kranz - 29 35 -Il Tendone e la Bella Signora Babette incontra Julian - 41 49 - Olly, Viky e l’ombra Il Sonno del non ritorno - 57 61 - La festa a casa di Tom Il medaglione - 69 73 - La magia Aggiustatutto! Viky si chiude nello sgabuzzino - 77 85 - La signora Malatesta Le bustine colorate -91 97 - La Soffitta Teoria delle ombre - 111 117 - Il concerto improvvisato Olly odia sbagliare - 121 125 - La dieta colorata La piccola Sarah - 129 135 - L’abito a cipolla La lezione di Taglio incantato - 139 145 - Babette... Le ricette di Babette - 153


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Potty e Mama Cloe

Bosco di Kranz, primavera

Potty era appoggiata all’angolo sinistro della porta di casa. Lo stava aspettando preoccupata, erano ore che si trovava lì e iniziava a sentire un po’ freddo. Il comandante arrivò verso sera, camminava con passo deciso e aveva un sorriso soddisfatto perché era tornato alla sua bella casa, dopo un lungo viaggio. Diceva sempre che non c’era miglior cosa che ritrovarsi tra le braccia di Mama Cloe. Aveva chiamato così la sua casetta, si sentiva fiero di averla costruita da solo, in mezzo al bosco di Kranz, alle pendici dei Monti Dimenticati. Mama Cloe era una villetta a tre piani, i muri esterni erano stati dipinti completamente di bianco con sfumature giallo-arancio; grandi vetrate riempivano il piano terra, completamente circondato da un patio in legno di abete. Ai piani superiori 7


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Babette * e la magia stralunata c’erano le stanze del Buon dormire, lo Studio ritiro, e... la Soffitta. Sulla veranda si trovava il dondolo del vecchio nonno, era un’altalena a due posti dove il comandante amava sdraiarsi e, con il naso all’insù, guardare i cieli trafficati. Centinaia di rose rampicanti sbocciavano stranamente in tutte le stagioni. Era insomma un luogo magico sommerso da alberi di mele, salici, querce secolari... il giardino che circondava la casa era sorprendentemente rigoglioso: fiori di ogni tipo crescevano indisturbati e aiuole piene di mughetti mandavano un profumo inebriante, che stordiva chi arrivava per la prima volta. Due grandi voliere occupavano la zona dietro la grande magnolia giapponese, le aveva costruite il nonno del comandante tante lune fa. Erano in ferro battuto e completamente bianche, decorate con motivi floreali. Sembravano due grandi torte in mezzo al parco, dimenticate dopo una festa. Ogni volta che tornava a casa da Mama Cloe, il comandante entrava all’interno delle gabbie, 8


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Potty e Mama Cloe dentro quel mondo incantato, e si lasciava stordire dai suoi canarini che andavano dal color giallo cromo all’arancione/rosso; era una grande festa, decine di pennuti gli volavano attorno creando un vortice di mille sfumature. Chiudeva gli occhi e, rimanendo immobile, aspettava che si placassero, appollaiandosi sopra di lui. La scena successiva era esilarante: immaginatevi che, del povero comandante, si riuscivano a vedere solo gli occhi! Potty iniziava a spazientirsi, decise allora che era arrivato il momento di agire. Fece un grosso respiro, trattenne il fiato, gonfiò la pancia e, con un fragoroso starnuto, la svegliò. Il comandante si girò di colpo, aveva sentito un rumore. «Ehi, c’è nessuno?», disse preoccupato. Si stropicciò gli occhi, gli pareva che qualcosa si muovesse vicino alla porta, ma cos’era? Pensava di aver sognato, mise a fuoco l’immagine più volte, incredulo. Una grossa borsa di pelle invecchiata si stava muovendo, si gonfiava e poi starnutiva... «Forse il viaggio mi ha stancato, sto vedendo doppio!», disse tra sé e sé. 9


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Babette * e la magia stralunata Qualcosa la faceva muovere. Si avvicinò sospettoso, arricciandosi i baffi; lo faceva sempre quando era nervoso. Fu proprio in quel momento che... Puff! Un piedino paffuto fuoriuscì dalla borsa, dimenandosi. Il comandante rimase immobile e silenzioso per cinque minuti, era allibito e non riusciva a chiudere la bocca dallo stupore. Si avvicinò ancora un po’ e, molto cauto, aprì la borsa con la punta dell’ombrello. Due occhioni verdi e sorridenti lo fissavano! Era piccolissima, aveva probabilmente tre mesi, con un ciuffo di capelli rossi che si intravedeva appena. Era una bambina bellissima. Sorrideva, felice di essere stata scoperta. «Tana! – esclamò sorpreso il comandante – E tu chi sei, chi ti ha lasciato qui? E poi, dov’è la tua mamma?». Più la guardava, più stentava a credere che fosse vera. Dopo un primo impatto sconvolgente, prese coraggio e delicatamente prese la bimba tra le braccia... due manine paffute gli afferrarono i baffi, tirandoli. Il comandante si voltò ripetutamente, guardò a destra poi a sinistra, di nuovo a destra e poi 10


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Potty e Mama Cloe di nuovo a sinistra... infine guardò Mama Cloe, sperando in un suo cenno, ma niente. Cosa stesse succedendo, non era chiaro. Fu allora che iniziò ad alzare la voce: «Insomma, non c’è nessuno? Venite fuori, ora basta! Siete riusciti a spaventarmi. Se questo è uno scherzo, è di cattivo gusto». Forse sperava che qualcuno, nascosto dietro le siepi, uscisse allo scoperto, tranquillizzandolo. Però il silenzio regnava sovrano e intorno a lui non c’era anima viva. Appoggiò delicatamente la bambina sulla poltroncina vicino alla porta, sistemandola tra due cuscini per paura che cadesse. Prese in mano la borsa, scuotendola con forza. Era robusta e ben fatta. Guardò all’interno, era piena di oggetti strani: bustine colorate, tappi di bottiglia, conchiglie luminose, ricette logorate, vestiti che cambiavano forma appena li toccavi, fermagli per capelli. Pensando di avere le allucinazioni, la lasciò all’improvviso, facendola cadere a terra. 11


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Babette * e la magia stralunata «Ehi, stai attento!», bofonchiò Potty, che riportò dalla caduta un doloretto al fianco destro e qualche ammaccatura. Era una borsa incantata che solo Babette, la bambina, poteva sentire. Potty era felice, era riuscita nel suo intento: Babette avrebbe avuto finalmente una casa, lontana da chi la stava cercando per farle del male. Il comandante tirò su Potty, la borsa. Appeso al manico c’era un cartellino con un nome scritto in corsivo: «Babette». «Allora è così che ti chiami, bella signorina!», disse rigirandolo tra le dita, cercando in cuor suo qualche altro indizio sulla storia della piccola. «Immaginavo, tu sei Babette e basta. Giusto?». Diede una bella spolverata alla borsa e ci rimise dentro la bambina. Entrò in casa... Fu in quel momento che, sorridendo sotto i grandi baffi, il comandante capì che il suo destino sarebbe cambiato per sempre. E che lei avrebbe complicato la sua vita.

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L’anima spettinata

Qualche anno dopo

Babette corre senza fiato per riprendere la sua scopa... Emy scappa sempre, non ha regole. Sono cresciute insieme, libere come il vento. È sempre stata una scopa dispettosa, si diverte come una matta a far finta di ascoltare e, invece, la tormenta in continuazione. «Vieni subito qui!», gridò la ragazzina. La scopa le passò accanto velocissima, scompigliandola tutta. «Emy, fermati subito, se ti prendo ti chiudo in cantina», urlò esausta. Babette è minuta, non proprio alta, ma con tutto al posto giusto... insomma ben proporzionata. Il viso tondo con la fronte ampia è incorniciato da quei capelli rosso-arancio, indomabili. 13


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Babette * e la magia stralunata «Ho l’anima spettinata», ama replicare quando qualcuno commenta il suo look. Ha gli occhi di un verde smeraldo profondo, ci si può nuotare dentro per quanto sono limpidi. Occhi che spesso sono nascosti da un paio di occhialoni colorati, che le correggono la miopia. Fin dalla più tenera età, la ragazzina aveva spesso pensato che il mondo fosse sfocato, che

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L’anima spettinata le cose e gli oggetti intorno a lei fossero senza contorno. Era buffissima, quando cercava di mettere a fuoco qualcosa: strizzava gli occhi talmente tanto che le diventavano due fessure. Le capitava, ancora piccola, che camminando mano nella mano con il comandante, per le stradine del paese, di non riconoscere le persone da lontano. «Ma quello è il fioraio, vero?», domandava speranzosa, guardandolo dal basso all’alto. Il comandante, che ormai aveva individuato da mesi il problema di Babette, confermava senza indugi, rispondendo alla sua domanda. «Certo, tesoro, è il fioraio». Non voleva ferirla e allora mentiva spudoratamente, nascondendole la verità: la persona che lei aveva visto altro non era che uno spaventapasseri di legno e paglia, assunto un mese fa dai suoi vicini di casa, per cacciare i corvi dai campi di grano. Ben presto sarebbero andati dall’oculista. Il naso è piccolo e a patatina, decine di lentiggini sparse alla rinfusa sono spolverate sulle sue guance. Adora gli orecchini, ne ha centinaia, comprati, prestati, trovati nei cassetti di armadi 15


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Babette * e la magia stralunata stanchi. Non esce mai senza, dice che danno un tocco di luce al viso. Veste con abiti a cipolla, ama sovrapporre vestiti colorati e gonne stratificate, con maglioni a righe, grembiuli mille usi e calzamaglie a fiori. Babette, insieme alle sue amiche, va matta per lo shopping, trascina spesso Viky e Olly a maratone estenuanti in giro per vetrine luminose e bottegucce anonime, dove casualmente lei trova sempre qualcosa di eccezionale. Mentre le sue amiche sono sempre piene di pacchi, pacchetti e buste griffate, lei si porta a casa solo oggetti o abiti senza nome, ma sicuramente con una storia da raccontare. Ăˆ curiosissima, vuole sempre vedere tutto, toccare tutto, sentire i tessuti e strofinarseli sul naso. Quest’ultimo era un vizio che non era mai riuscita a togliersi; fin da piccola teneva un pezzettino di tessuto di seta che si portava dappertutto, lo aveva trovato tra le mille cianfrusaglie dentro Potty. Lo annusava, se lo strofinava su tutto il viso, non lo lasciava mai. Verso i tre anni, quel pezzetto era talmente logoro che Babette passò direttamente alle cravatte della 16


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L’anima spettinata divisa del comandante; erano in seta, quindi liscissime. Passava ore intere a sfregarle tra le mani, completamente assorta nei suoi pensieri. E lui, sfiancato, la lasciava fare. Insomma è uno spettacolo! Per lei non è importante apparire, ma essere. Si sente felice di potersi vestire come vuole e ripete sempre alle sue amiche: «Importante è quello che si ha dentro e non come ci si veste o come si appare!». «Grande, Babette!», si dice da sola quando riesce in un abbinamento impossibile... È entusiasta di tutto, sorride sempre, è questo il suo benvenuto al mondo. È difficile vederla arrabbiata, ma la volta che accade, è meglio starle lontani, persino il comandante gira i tacchi e cambia strada. Si fida naturalmente delle persone, ma se la sua fiducia viene tradita, lei decide per un po’ di tempo di chiudere i ponti, forse per lasciare modo agli altri di pensare. È sciocco rinunciare ad amicizie profonde, a causa di inutili incomprensioni. Basta solo guardarsi dentro, per trovare le giuste soluzioni. 17


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