Il deserto

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BOTANICA LE PIANTE E IL DESERTO

GEOGRAFIA IL DESERTO DEL SAHARA

GEOLOGIA SABBIA

SCIENZE SOCIALI I TUAREG

ZOOLOGIA GLI ANIMALI DEL DESERTO


Il deserto roccioso dell’America del Nord.



In giallo i deserti del pianeta Terra.


Tramonto nel deserto del Kalahari, in Africa.


00 IL DESERTO Più di un terzo dell’intera superficie dei continenti è occupato da ambienti nei quali l’acqua è scarsa o addirittura assente. In genere, quando si parla di deserto, il pensiero corre subito al Sahara, ai suoi 11 milioni di kmq di sabbia e rocce, sui quali cadono meno di 100 mm di poggia l’anno. La stessa fascia desertica alla quale appartiene il Sahara prosegue in Asia con il deserto della penisola arabica, che si estende poi fino al Gobi, in Mongolia, passando per il deserto iraniano. In America settentrionale deserti e fasce semiaride si concentrano nella parte occidentale; in Sudamerica sono confinati in uno stretto corridoio lungo la costa del Pacifico. Il Sahara e i deserti asiatici hanno la stessa origine e la loro posizione corrisponde alla latitudine alla quale si incontrano le correnti aeree d’alta quota, provenienti dall’Equatore e dalle regioni polari. Questo incontro determina un’area di alta pressione pressoché costante, che mantiene lontane le nuvole portatrici di piogge. I deserti nordamericani, invece, sono regioni circondate da catene montuose, che trattengono l’umidità proveniente dall’oceano. Non tutti i deserti sono infuocati e coperti da distese di sabbia: molti infatti sono pieni di rocce e in alcune zone dell’Asia possono essere freddi perché si trovano ad alta quota. Si tratta comunque di zone della Terra in cui è difficilissimo vivere: ci riescono poche specie di piante e di animali che sono riuscite ad adattarsi e alcuni popoli nomadi.


01 BOTANICA

Un fiore nel deserto del Saguaro.


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LE PIANTE E IL DESERTO La distribuzione della flora nelle aree desertiche, così come le strategie di adattamento alle difficili condizioni di vita adottate da ciascuna specie, sono il risultato delle variazioni climatiche che hanno interessato i deserti negli ultimi diecimila anni. L’accentuarsi dell’aridità ha favorito l’aumento del numero delle specie capaci di vivere in luoghi dove l’acqua è pressoché assente. Nel Sahara si trovano alcuni tipi di alberi (ulivo, mirto e cipresso) che sono frequenti nelle regioni mediterranee e che qui sopravvivono in condizioni precarie, testimoniando come alcuni esemplari di una stessa specie, vivendo isolati, riescano a sviluppare diverse strategie di adattamento. La mancanza d’acqua è il problema più grave che le specie del deserto si

sono trovate a dover affrontare. Tra le molte strategie adottate a tale proposito dalle piante, le più interessanti consistono nell’aver limitato i cicli vegetativi al solo periodo delle piogge, sviluppando nello stesso tempo modifiche alla propria struttura tali da consentire il migliore impiego possibile delle scarse risorse idriche. Le foglie, un tempo presenti, si sono gradualmente rimpicciolite, in alcune specie fino a scomparire del tutto, in modo da rendere minima la perdita d’acqua dovuta alla traspirazione; certi tessuti si sono trasformati in organi capaci di trattenere a lungo l’acqua assorbita, mentre gli apparati radicali si sono sviluppati enormemente così da penetrare negli strati più profondi e umidi del suolo.


02 GEOGRAFIA

Oasi nel deserto del Sahara (Marocco).


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IL DESERTO DEL SAHARA Il deserto del Sahara è il più grande deserto del mondo, con una superficie di 9 milioni di km 2 . Si estende dalle coste dell’oceano Atlantico marocchino fino a quelle del Mar Rosso. Il Sahara non ha un aspetto uniforme, si identificano infatti diversi tipi di paesaggio: l’hammada, deserto di roccia nuda, liscia, incisa e lavorata dai venti, che forma acute e taglienti schegge; il serir, formato da uno strato di ciottoli e ghiaia; l’erg, chiamato anche idean, nel Sahara centrale, formato dalle caratteristiche dune di sabbia. Una caratteristica fondamentale del Sahara è, naturalmente, la siccità: le precipitazioni sono ben al di sotto dei 100 mm annui. Le temperature diurne raggiungono punte molto alte, nella stagione estiva comprese tra i 45 e i 50 °C di media. La flora del Sahara non è molto varia: in alcune zone la vegetazione manca completamente, in altre si è adattata al clima della regione; l’estremità meridionale del deserto è ricoperta da savane, quella settentrionale dalla steppa mediterranea. La fauna, al contrario di quanto l’ambiente lascerebbe pensare, è piuttosto varia: gli animali hanno sviluppato, col passare del tempo, strategie e abitudini che li aiutano a conservare acqua e a sopportare il caldo. L’animale simbolo del Sahara è, senza dubbio, il dromedario.


03 GEOLOGIA

La sabbia del deserto del Sahara in Algeria.


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SABBIA La maggior parte dei deserti sono costituiti di sabbia. Ciò è dovuto al fatto che, in questi luoghi, di giorno la temperatura è molto alta mentre cala bruscamente durante la notte: così la roccia, a causa dell’alternanza di caldo e freddo, si espande e si contrae in continuazione e la sua superficie si spezza e si frantuma in pezzi sempre più piccoli. Questi frammenti vengono quindi trasportati dal vento e vanno a levigare altre rocce formando altri granelli. Quando si deposita, la sabbia dà luogo a forme tipiche: la duna, se trasportata dal vento; la barra, se trasportata dalla corrente marina; la spiaggia se l’agente di trasporto è il moto ondoso.

Esistono diversi tipi di sabbia: silicea, calcarea, micacea ecc., a seconda della roccia da cui si è formata. In alcune sabbie, come quelle dei letti dei torrenti, si possono anche concentrare minerali importanti come l’oro, lo stagno e i diamanti. Alcuni tipi di sabbia sono potenti abrasivi e, se respirate per periodi prolungati, possono dar luogo a malattie polmonari. La sabbia può, in condizioni eccezionali, impregnarsi d’acqua e comportarsi come un liquido, inglobando oggetti o persone: questo fenomeno è detto «sabbie mobili». Esse si trovano soprattutto nelle zone paludose in prossimità dei fiumi e delle coste dei mari e dei laghi.


04 SCIENZE SOCIALI Un tuareg nel deserto.


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I TUAREG Delle popolazioni che si sono adattate a vivere nel deserto, certamente i tuareg sono tra le più affascinanti e ricche di tradizione. Essi sono nomadi e vivono nel Sahara centro-occidentale, tra Algeria, Libia, Niger e Ciad, allestendo accampamenti con le caratteristiche tende rettangolari fatte di pelli. La loro sussistenza è legata alla pastorizia e all’agricoltura praticata da qualche gruppo sedentario delle oasi. Un tempo erano famosi come predoni, oggi sono esperti carovanieri e allevatori di cammelli e dromedari di cui si servono per i lunghi spostamenti nel deserto. Sono anche abili artigiani del cuoio e dei metalli, e ottimi agricoltori in grado di trarre dalla palma da dattero diverse fonti di sostentamento, dai frutti freschi e secchi al latte, alle fibre ecc. La società dei tuareg è suddivisa in quattro diverse classi: i nobili (guerrieri), i vassalli (pastori), i servi (contadini e commercianti), gli artigiani. I primi sono facilmente riconoscibili per il velo tinto nell'indaco, tanto caratteristico che spesso queste popolazioni vengono chiamate «gli uomini blu del deserto». Le classi sociali inferiori usano veli bianchi per ripararsi dal sole e dalla sabbia; le donne, al contrario degli uomini e diversamente dai popoli arabi confinanti, non vanno velate.


05 ZOOLOGIA

Un abitante del deserto, il suricata.


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GLI ANIMALI DEL DESERTO Per resistere alla scarsità d’acqua e alla forte insolazione, gli animali del deserto, così come le piante, hanno adottato speciali adattamenti: alcuni, di tipo comportamentale, consistono nel condurre una vita notturna o sotterranea, o nel trascorrere i mesi più caldi rallentando le attività vitali in una sorta di letargo al contrario, detto «estivazione». Altri adattamenti hanno comportato delle vere e proprie modifiche strutturali: ne sono un tipico esempio le smisurate orecchie del fennec, attraverso le quali avviene con grande efficacia la dispersione del calore corporeo. Spostarsi sulla sabbia rovente è un altro dei problemi che il deserto pone ai suoi abitanti. Dromedari e antilopi addax hanno sviluppato a

tale scopo zoccoli adeguatamente larghi per muoversi senza sprofondare. Stessa funzione svolgono le lunghe estremità pelose di gerbilli, ratti canguro del Nordamerica e dipodidi dell’Asia; è sorprendente, in questo caso, come le vie evolutive di specie geneticamente e geograficamente così distanti sono pervenute a un identico risultato. Il terreno arroventato impone ad alcuni animali di ridurre il più possibile i contatti col suolo: così, ad esempio, la vipera ceraste si sposta sulla sabbia poggiando di volta in volta una porzione del proprio corpo e tenendo sollevato il resto. Molte specie di lucertole, ragni e scorpioni, invece, cercano rifugio e refrigerio negli stati inferiori della sabbia.





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