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Armando Curcio Editore
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ELECTI I Edizione giugno 2014 Š 2014 Gruppo Armando Curcio Editore S.p.A., Roma www.armandocurcioeditore.it info@armandocurcioeditore.it ISBN 978-88-6868-023-7 Direzione editoriale: Cristina Siciliano Art direction: Mauro Ortolani Supervisione editoriale: Enrico Conticchio Copertina e impaginazione: Stefano Mencherini
Tutti i diritti sono riservati, incluso il diritto di riproduzione integrale e/o parziale in qualsiasi forma.
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INDICE
PROLOGO PARTE PRIMA - L’attacco CAPITOLO I CAPITOLO II CAPITOLO III CAPITOLO IV CAPITOLO V CAPITOLO VI CAPITOLO VII CAPITOLO VIII CAPITOLO IX CAPITOLO X CAPITOLO XI CAPITOLO XII CAPITOLO XIII CAPITOLO XIV
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CAPITOLO XV CAPITOLO XVI CAPITOLO XVII CAPITOLO XVIII
133 143 147 153
PARTE SECONDA - Prigioniera CAPITOLO XIX CAPITOLO XX CAPITOLO XXI CAPITOLO XXII CAPITOLO XXIII CAPITOLO XXIV CAPITOLO XXV CAPITOLO XXVI CAPITOLO XXVII CAPITOLO XXVIII CAPITOLO XXIX CAPITOLO XXX CAPITOLO XXXI
169 175 181 185 189 195 203 207 213 219 225 233 249
PARTE TERZA - Il Wynt CAPITOLO XXXII CAPITOLO XXXIII CAPITOLO XXXIV CAPITOLO XXXV CAPITOLO XXXVI CAPITOLO XXXVII CAPITOLO XXXVIII CAPITOLO XXXIX CAPITOLO XL CAPITOLO XLI
261 267 271 279 287 295 301 307 313 319
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CAPITOLO XLII CAPITOLO XLIII CAPITOLO XLIV CAPITOLO XLV CAPITOLO XLVI CAPITOLO XLVII CAPITOLO XLVIII CAPITOLO XLIX CAPITOLO L CAPITOLO LI CAPITOLO LII CAPITOLO LIII CAPITOLO LIV CAPITOLO LV CAPITOLO LVI CAPITOLO LVII CAPITOLO LVIII CAPITOLO LIX CAPITOLO LX CAPITOLO LXI CAPITOLO LXII CAPITOLO LXIII CAPITOLO LXIV CAPITOLO LXV
325 333 339 347 351 359 365 371 379 383 389 395 399 405 411 417 423 429 435 441 445 451 457 461
EPILOGO
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RINGRAZIAMENTI
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A tutte le Buone Stelle, che non smettano di vegliare.
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Ci sono pi첫 cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia. William Shakespeare
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PROLOGO
iamo due vecchietti, io e te». Colbert Sarrendil sedeva dinanzi al giardino botanico. Ai suoi piedi, Sirio stava accucciato con un’espressione placida sul muso lupesco. Colbert Sarrendil aveva un debole per lui, il preferito tra i cani di corte. Lo considerava alla stregua di un amico, con cui trascorrere i brevi interludi tra un affare e l’altro del regno. Nonostante fosse già primavera, portava ancora il mantello sulle spalle e una coperta di pelliccia gli scaldava le ossa stanche. Il sole splendeva su Edelyn diffondendo bagliori dorati. Il profumo dei primi fiori donava all’aria tersa un sentore dolciastro, delicato e gentile come i petali che si ribellavano ai rigori invernali. Gli uccelli intessevano allegre melodie. Sfrecciavano nel cielo agili e impazienti. Sembrava che danzassero sulle loro stesse voci. Colbert Sarrendil assisteva in silenzio, godendo dello spettacolo con il sorriso sulle labbra. Si sentiva grato di ogni momento trascorso nella sua bella terra, anche se ormai si
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stava avviando verso il crepuscolo della vita. Non aveva importanza: le Stelle gli avevano concesso salute e prosperità, lunghi giorni da condividere con i familiari e in cui aveva potuto essere testimone della pace tra la sua gente. Sospirando, pensò che avrebbe lasciato ai figli un regno ricco e felice. E queste considerazioni gli scaldarono l’anima più delle vesti e della primavera nascente. Si sporse verso Sirio, come se si aspettasse una parola di conferma. Colbert Sarrendil amava i cani, anche se serbavano alcuni pericolosi atteggiamenti dei mostruosi antenati. Tuttavia, il rispetto riservato a Palazzo del Cielo era sempre ripagato da fedeltà e ubbidienza; tra esseri diversi si era consolidata una sorta di alleanza. Il passato restava tale, sepolto dagli anni. Il vecchio animale guaì per i dolori alle zampe e lo guardò con una toccante nota languida negli occhi scuri. Colbert Sarrendil gli accarezzò la testa e strinse le labbra in un sorriso compassionevole. «Sì, due vecchietti con qualche malanno di troppo». Scrutò furtivo le vicinanze in cerca di altre persone, servitori o nobili in visita che fossero. Non c’era nessuno, o così gli parve. Decise che in un’epoca di pace poteva arrischiarsi ad aiutare un amico in difficoltà, soprattutto se si trattava di qualcuno che non avrebbe mai rivelato ciò che stava per fare. Un segreto da proteggere a ogni costo, che aveva richiesto un tributo di sangue. Si chinò sulle zampe di Sirio e prese ad accarezzare il pelo grigio con gesti affettuosi. Occorse poco tempo perché il cane guaisse più forte, pervaso da un dolore straziante, ma non si mosse, né tentò di mordere il padrone. Forse, l’istinto gli stava suggerendo che al dolore sarebbe seguito il sol14
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LA VIA DELLE STELLE
lievo. E fu così: Colbert Sarrendil staccò le dita dal pelo e Sirio si alzò vivace, leccando quella mano che, solo poco prima, lo aveva fatto soffrire. La gratitudine del cane lo persuase che, a volte, agire per il meglio significava contravvenire alle regole. L’anziano sovrano non pensò più a quel mattino di primavera e, quando infine su di lui calò la notte, portò nell’oltretomba soltanto dolci ricordi. Ciò che non seppe mai fu che qualcuno lo aveva visto, e il Segreto non era più al sicuro...
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PARTE PRIMA L’ATTACCO
Mi domando se le stelle siano illuminate perché ognuno possa un giorno trovare la sua. Antoine de Saint-Exupéry
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CAPITOLO I
l dispaccio giunse nel cuore della notte. Un brusio concitato lo seguì con la caparbietà di uno sciame di vespe. Si insinuò a Palazzo del Cielo infiltrandosi attraverso le fessure delle porte, animato dal triste presagio che aleggiava attorno alle disgrazie. Giorni prima di averne conferma, Robert Sarrendil sentì che qualcosa di orribile sarebbe accaduto e questa intuizione lo svegliò con la prepotenza di una tormenta nel pieno dell’estate. Era sovrano delle Terre Centrali da appena qualche mese, allorché il messaggero irruppe nelle sue stanze, consegnandogli la pergamena personalmente. Insieme a lui c’era il fidato Caius, Prima Luce degli Asashvin, le guardie personali al servizio del re di Edelyn. Robert lesse il messaggio con attenzione e le implicazioni gli furono subito chiare. Il brusio tacque improvvisamente, soppiantato da un pesante silenzio. Solo gli sporadici latrati dei cani fendevano la pungente aria autunnale, rendendo il buio e l’atmo-
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sfera ancora più lugubri. Nonostante tutto, nessuna emozione trasparì dal giovane volto del sovrano. Nell’istante in cui Robert finì di leggere il dispaccio, Reida Sarrendil entrò spalancando la porta. Caius e il messaggero riservarono alla Prima Madre la deferenza che la sua posizione prevedeva, secondo il cerimoniale di corte in uso nei Regni Alleati, ma le bastò un’occhiata per comprendere che il brusio aveva portato cattive notizie. «Cos’è successo?». «Uralia è in fiamme e Palazzo dei Lumi è stato attaccato. Probabilmente, mentre noi parliamo, il regno di Canderra volge al termine», rispose Robert, in tono grave. La Prima Madre si portò una mano alla bocca e in un attimo gli spettri di un lontano passato spazzarono via un’era di pace e prosperità. Comprese ciò che tormentava Robert, leggendo nell’espressione glaciale la certezza di un pericolo terribile. Lo conosceva bene e, dalla morte del consorte e del suo primogenito in uno sfortunato incidente di caccia, si erano avvicinati molto. Robert, lo schivo e riservato figlio cadetto. Aveva sempre preferito rifuggire gli impegni e le piacevolezze di corte in nome di svaghi e interessi più solitari e discreti, come lo studio nelle lunghe giornate piovose delle Terre Centrali, o le pratiche sportive nella bella stagione. Per nascita, non era destinato al trono: come imponeva la tradizione, il secondogenito di una casata nobiliare edelyana era tenuto a custodire i possedimenti e ad amministrare le sostanze della famiglia. Un ruolo prestigioso, dati i suoi natali, ma di secondo piano rispetto ai pieni onori della primogenitura. L’erede avrebbe avuto tutti i poteri della corona e, in vista della successione, la sua educazione doveva prepararlo al comando. Ma, da quel pomeriggio di tarda 20
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LA VIA DELLE STELLE
primavera, il destino aveva rimescolato le carte e sia lei sia Robert avevano reagito con la prontezza e la dignità che ci si aspettava da loro. Robert era un uomo volitivo e, anche alla tremula luce delle candele, il suo sguardo deciso esprimeva integrità e concretezza. «Cosa ne è stato di Nathaniel e Lidya Herizel?», chiese Reida Sarrendil, rivolgendosi al messaggero. «Sono stati uccisi, Prima Madre, ma sembra che Lady Katryn sia riuscita a fuggire. Le staffette riferiscono che ha raggiunto i sotterranei in tempo e, al momento, insieme alle sue dame, dovrebbe essere in marcia». «Dovrebbe non è abbastanza», disse Robert. «Caius, prendi i tuoi uomini migliori e scortatele a palazzo sane e salve. Lady Katryn deve giungere illesa». L’ordine era chiaro. La luce delle candele danzava sul viso di Robert, dipingendo gole profonde e tratti ardenti. Gli conferiva una fierezza virile che suscitava rispetto. Ma forse, non si trattava solo di un gioco di luci e ombre. Un antico legame di fedeltà legava Caius alla famiglia reale, al punto che era stato messo a parte di segreti che non avrebbero mai dovuto varcare le mura di Palazzo del Cielo. «Sì, Maestà». Congedò con un cenno il messaggero e attese finché il rumore dei passi si spense in lontananza. «Mi è concesso usare il Passaggio?». Robert soppesò la questione. Il Passaggio avrebbe annullato quasi completamente la distanza che separava Lady Katryn da Palazzo del Cielo. Per contro, il rischio che quell’antico modo di spostarsi venisse scoperto era molto alto. Il che non avrebbe mai dovuto avvenire. Presente, passato e futuro si fusero in un’unica sostanza: il suo destino e il destino dei 21
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Regni Alleati, compreso quello di coloro che non sapevano nulla. La decisione non fu facile e Lady Katryn era l’ultima discendente della sua stirpe, non era sacrificabile. “E se così non fosse? In fin dei conti, come posso esserne tanto sicuro?”. Sull’altro piatto della bilancia pesava l’avvenire della sua dinastia ed egli non aveva un erede. Il suo sangue non era assolutamente sacrificabile, la perdita sarebbe stata irreparabile e questa era una certezza. Lasciò vagare lo sguardo fuori dalla finestra, dove la notte scorreva tranquilla e incurante della tragedia che si era abbattuta sulle terre meridionali. Per un attimo, ebbe l’impressione che le Stelle lo stessero valutando, tutte rivolte alla decisione che stava per prendere. Perfino il rosso scintillio di Asgar sembrava additarlo. La prima luna, la più grande delle tre, era propizia agli affari; forse, stava prendendo le sue misure. “Così fu con mio padre, con mio fratello e con ognuno dei miei antenati. E ora, è per me”. Il peso del suo ruolo piombò sulle spalle di Robert: un fardello che non aveva mai desiderato e che si era aggravato di colpo. Avrebbe pagato oro per interrogarle a proposito di Katryn, dove fosse ma anche chi fosse. Poteva essere già morta e con lei una conoscenza unica, ma l’assassinio di Nathaniel e Lidya Herizel poteva aver compromesso l’oscuro patto secolare. Lady Katryn poteva essere solo una ragazza, erede di un regno che magari non sarebbe sopravvissuto alla notte. Robert volse un ultimo sguardo alle Stelle e al giardino botanico che sonnecchiava fuori dalla sua stanza. Il mondo non si esauriva lì, ma era ciò per cui suo padre aveva vissuto, e i suoi avi prima di lui. 22
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LA VIA DELLE STELLE
«Lo userete voi per intercettarle, ma dovrete tornare per vie normali. Rinforza i confini, quando entrerete a Edelyn non correrete più pericoli». «Come ordinate, Maestà». Caius si inchinò e fece per allontanarsi, ma Robert lo trattenne. «Al vostro ritorno, mi aspetto che saprai trattare i tuoi uomini come si conviene». «Sì, Maestà». Prese congedo e partì per Canderra. Nessun altro ne avrebbe più parlato. «Ti rendi conto di quello che hai fatto?», sbottò Lady Reida, una volta rimasti soli. «Sì, madre. Ho mandato il più fidato dei nostri uomini e protetto il Segreto». «Dovevi concederle di usare il Passaggio, potrebbe costarle la vita!». «No, sento che non sarà così ed eviteremo di fornire spiegazioni a estranei. Katryn è un’estranea, per il momento». «Cosa? Non posso credere alle mie orecchie». «Non siate romantica. È figlia di vostra cugina, ma non significa che conosca la verità. Potrebbe essere andata persa per sempre. Considererò Katryn Herizel un’estranea alla nostra storia fino a quando la riterrò meritevole». Le diede le spalle, cercando nel profondo dell’anima la forza di credere alle sue parole senza tentennamenti. L’istinto che lo aveva svegliato prima dell’arrivo del messaggero lo guidava bene, ma stava sussurrando anche qualcosa di diverso. Tornò indietro con la memoria ai giorni spensierati della fanciullezza, cercando Katryn in ricordi lontani. Non la vedeva da oltre dodici anni e non poteva 23
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sapere quale genere di impronte il tempo avesse lasciato sulla bimbetta dei propri ricordi. ÂŤMeritevole? E cosa significherebbe? Non possiamo fare a meno della sua conoscenzaÂť. ÂŤAvete ragione, ma ci sono molti gradi di fiducia e altrettanti di conoscenzaÂť.
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