Lezioni di anatomia

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BRACCIO E MANO BICIPITE BRACHIALE, GOMITO, LEGAMENTO DORSALE DEL CARPO, MUSCOLO FLESSORE ULNARE DEL CARPO, ULNA, OMERO, TRICIPITE.

CUORE AORTA, ATRI E VENTRICOLI, MIOCARDIO, PERICARDIO, SETTO INTERVENTRICOLARE, VALVOLA MITRALE, VALVOLA TRICUSPIDE, VENA CAVA SUPERIORE.

INTESTINO ANO, COLON ASCENDENTE, COLON DISCENDENTE, COLON TRAVERSO, ILEO, INTESTINO TENUE, MESENTERE, RETTO.

OCCHIO CONGIUNTIVA, CORNEA, CAROIDE, CORPO VITREO, NERVO OTTICO, PUPILLA, RETINA, SACCO LACRIMALE, SCLERA, UMORE ACQUEO.

ORECCHIO COCLEA, CONDOTTO UDITIVO ESTERNO, LOBO, MUSCOLO TENSORE DEL TIMPANO, TIMPANO, TUBA DI EUSTACHIO, VESTIBOLO.

RENI AREA GASTRICA, ARTERIA RENALE, CALICI MINORI E MAGGIORI, GHIANDOLA SURRENALE, MIDOLLARE, URETERE, VENA RENALE.

STOMACO DUODENO, ESOFAGO, FUNDUS GASTRICO, REGIONE PILORICA, SIEROSA, STRATO MUCOSO, VENA ARTERIA GASTRICA.


00 LEZIONI DI ANATOMIA Il corpo umano, diviso nettamente in organi e apparati per esigenze funzionali allo studio, è costituito da strutture complesse dotate di specifiche funzioni, strettamente collegate nello svolgimento di un compito generale. Tuttavia non bisogna dimenticare che il corpo umano è un insieme di miliardi di cellule geneticamente identiche, ciascuna delle quali ha caratteristiche specifiche e collabora con le altre, andando a formare i tessuti, insiemi di cellule con caratteristiche simili distri-

buiti in tutto il corpo. La raffigurazione anatomica precisa di ciascun organo permette di conoscerne il funzionamento e i collegamenti con le strutture circostanti. Lo studio al microscopio ha permesso di scoprire dettagli invisibili, chiarendo la natura di organi e tessuti, la loro funzione e il loro metabolismo, la natura e le ragioni di molte malattie. Molte delle suddivisioni proposte, tuttavia, risultano artificiali, ideate appositamente per semplificare l’indagine anatomica.


01 BRACCIO E MANO Straordinariamente sensibili e dotate di una grande sensibilità tattile e della capacità di afferrare e manipolare oggetti, le braccia e le mani sono i più efficienti organi prensili del mondo animale. La pelle che ricopre la superficie palmare della mano, specie quella dei polpastrelli, è ricchissima di recettori tattili. Nel dorso della mano, come avviene in molte altre parti del corpo, i recettori tattili sono addossati intorno al bulbo pilifero, in modo da poter percepire

ogni minimo movimento dei peli. Nelle zone glabre, come la palma, i recettori si trovano sulla pelle, raggruppati in formazioni simili a dischi. Queste strutture hanno la funzione di captare informazioni dall’esterno e di inviarle al cervello, per mezzo delle terminazioni nervose alle quali sono collegate. A tali messaggi, i robusti tendini che congiungono i muscoli alle ossa consentono al corpo di rispondere con estrema rapidità.



01/1 BICIPITE BRACHIALE Situato nella parte anteriore dell’avambraccio, il bicipite brachiale, o più comunemente “bicipite”, è il muscolo che consente di flettere il braccio. L’estremità superiore è legata alla scapola mediante due capi, o punti di attacco, mentre l’altra termina con un tendine piatto e robusto che si salda su una sporgenza ossea presente nella parte alta del radio.


01/2 GOMITO L’articolazione del gomito, costituita dall’incontro dell’omero con il radio e l’ulna, consente solo movimenti di flessione ed estensione. I lievi movimenti di torsione e rotazione si devono infatti esclusivamente alla rotazione dell’omero sull’asse longitudinale o alla rotazione del radio sull’ulna. Larghe e robuste bande di tessuto fibroso, i legamenti, uniscono le tre ossa tra loro ed evitano la sovraestensione del gomito. Un urto in questa parte del corpo del gomito può provocare lo schiacciamento di un nervo contro l’ulna; ne consegue una sensazione di formicolio lungo l’avambraccio.


01/3 LEGAMENTO DORSALE DEL CARPO Il polso è attraversato da una decina di nervi e di vasi sanguigni e da piÚ di venti tendini, tenuti in sede da due bande fibrose poste sotto la pelle, e simili a un largo cinturino da orologio. Le due bande sono il legamento dorsale del carpo e il legamento palmare.


01/4 MUSCOLO FLESSORE ULNARE DEL CARPO Il muscolo flessore ulnare del carpo consente di flettere la mano oppure di ruotare il polso.


01/5 ULNA Insieme al radio, l’ulna costituisce l’impalcatura scheletrica dell’avambraccio. È un osso lungo e sottile, che si articola con l’omero al livello del gomito, e presso il polso con le ossa del carpo.

01/6 OMERO Lo scheletro del braccio è costituito dall’omero, un osso lungo la cui estremità superiore, di forma tondeggiante, si alloggia nella cavità glenoidea della scapola, mentre all’altra estremità si articola con il radio e l’ulna, in corrispondenza del gomito.


01/7 TRICIPITE In opposizione al bicipite opera il tricipite, muscolo sito nella parte posteriore dell’arto: la sua contrazione permette infatti di distendere il braccio, mentre il suo antagonista ne provoca la flessione. In basso, il tricipite è ancorato all’estremità appiattita dell’ulna.


02 CUORE Grande più o meno come un pugno, il cuore si annida nel torace, addossato alla parete interna del polmone sinistro. È un muscolo cavo, le cui contrazioni spingono il sangue attraverso il sistema circolatorio consentendo così di irrorare ogni singolo distretto dell’organismo. Il cuore agisce infatti come un sistema di due pompe; quella di sinistra spinge il sangue arterioso nell’aorta, l’arteria principale da cui si diramano tutte le altre arterie; il sangue arterioso cede ossigeno ai tessuti per poi tornare, attraverso le vene, alla parte destra del cuore.




02/1 AORTA La più grossa arteria dell’organismo, l’aorta, parte dal cuore e forma un breve arco per poi dirigersi verso il basso, lungo la colonna vertebrale, e diramarsi all’altezza del bacino nelle due arterie iliache. Ha un diametro interno di circa 25 mm e il sangue vi scorre a una velocità pari a 20 cm al secondo. Dall’arco dell’aorta traggono origine le arterie carotidi e succlavie.

02/2 ATRI E VENTRICOLI Il cuore è costituito da quattro camere separate da setti muscolari: due atri, posti nella parte superiore, e due ventricoli, sensibilmente più grandi. Ciascun atrio comunica, per mezzo di speciali valvole, con il ventricolo sito immediatamente sotto, e insieme formano una delle due pompe cardiache. Gli atri ricevono il sangue dalle vene e lo sospingono nei ventricoli; questi poi lo pompano nelle arterie che lasciano il cuore.

02/3 MIOCARDIO Il termine miocardio indica il tessuto, di natura muscolare, di cui è costituito il cuore. Si compone soprattutto di fibre muscolari, simili per struttura a quelle dei muscoli scheletrici e avvolte da guaine di tessuto connettivo. Il suo spessore è maggiore nelle pareti dei ventricoli, specialmente di quello sinistro, dove può raggiungere i 2 cm; nelle pareti atriali esso misura invece soltanto alcuni millimetri.


02/4 PERICARDIO Il pericardio costituisce la parte più esterna del cuore. È composto da due strati: uno esterno, formato da tessuto fibroso denso e uno interno, a sua volta costituito da due membrane trasparenti e sottili; tra queste esiste uno spazio molto piccolo, interamente occupato da una sottile pellicola di liquido. Il pericardio fibroso ha la funzione di proteggere e sostenere il cuore all’interno della cavità toracica, mentre il liquido pericardico permette al cuore di contrarsi e dilatarsi senza che le pareti subiscano attriti.

02/5 SETTO INTERVENTRICOLARE Posto tra i due ventricoli a mo' di parete divisoria, il setto interventricolare è leggermente ruotato verso destra; ciò significa che il ventricolo sinistro, che deve spingere il sangue in tutto l’organismo sopportando un carico di lavoro molto gravoso, è più grande e spesso di quello destro.


02/6 VALVOLA MITRALE Situata tra l’atrio e il ventricolo sinistro, la valvola mitrale, detta anche “bicuspide”, obbliga il sangue a fluire in un’unica direzione. È composta da più lembi, uniti alla base da un anello fibroso, e ancorata all’interno del ventricolo grazie alle corde tendinee, che le impediscono di rovesciarsi. Il termine mitrale deriva dalla forma dei due lembi principali, che ricordano una mitra vescovile.

02/7 VALVOLA TRICUSPIDE La valvola tricuspide è una struttura a tre punte posta nella parete che separa l’atrio dal ventricolo destro. La sua funzione è impedire che il sangue contenuto nel ventricolo refluisca nell’atrio durante la contrazione ventricolare. I suoi esili tendini di ancoraggio le impediscono di aprirsi verso l’alto.

02/8 VENA CAVA SUPERIORE Questa grossa vena porta al cuore il sangue proveniente dalla testa, dalle braccia e dalla parte superiore del corpo. Nasce dalla confluenza delle vene dette “anonime”, in corrispondenza della prima costa destra, e scende a lato dell’aorta fino a giungere all’atrio destro.



03 INTESTINO L’intestino costituisce il tratto più lungo dell’apparato digerente ed è alloggiato nell’addome. Qui vengono assorbite le sostanze utili provenienti dallo stomaco, mentre quelle inutili sono eliminate con le feci. Sono due le parti in cui l’organo viene abitualmente suddiviso, ciascuna delle quali è a sua volta suddivisa in ulteriori tre parti. Cosicché, a partire dallo stomaco si incontrano, nell’ordine, il duodeno, il digiuno e l’ileo (intestino tenue), il cieco, il colon e il retto (intestino crasso). Nell’intestino tenue, lungo e sottile, si completano i processi digestivi grazie agli enzimi pancreatici e alla bile proveniente dalla cistifellea. Nel crasso, che è invece corto e largo, avviene il riassorbimento dell’acqua e dei minerali dal materiale che lo percorre.


03/1 ANO La parte terminale del retto, cioè l’ano, è lunga circa 4 cm e la sua apertura è soggetta al controllo di due formazioni ad anello, lo sfintere interno e lo sfintere

esterno, costituite rispettivamente da muscolatura involontaria e volontaria. Normalmente contratte, queste strutture impediscono la fuoriuscita delle feci.

03/2 COLON ASCENDENTE È il tratto di intestino crasso che, a partire dal cieco, risale verso l’alto fino a lambire la parete inferiore del fegato.

03/3 COLON DISCENDENTE Tratto dell’intestino crasso che segue il il basso ventre e, in prossimità della pelvi, colon trasverso e precede il retto. Dalla assume il nome di colon sigmoideo. parte sinistra dell’addome si spinge verso

03/4 COLON TRAVERSO Tra il colon ascendente e il discendente feriore del fegato seguendo la curvatura si trova il colon trasverso, che decorre dello stomaco. da destra a sinistra lungo la parete in-




03/5 DIGIUNO Il digiuno è la seconda porzione dell’intestino tenue, e si trova tra il duodeno e l’ileo. I villi intestinali e le numerose pieghettature della mucosa interna che ne

tappezza le pareti rendono la sua superficie interna notevolmente estesa, incrementando così il potere assorbente di questo tratto di intestino.

03/6 ILEO Posto tra il digiuno e il cieco, l’ileo è l’ultimo tratto dell’intestino tenue e la sua porzione più lunga. Nello strato mucoso finemente pieghettato che ne ricopre le

pareti interne, si osservano miriadi di villi intestinali, le minuscole strutture deputate all’assorbimento delle sostanze nutritive che transitano nel tubo digerente.

03/7 INTESTINO TENUE Raggruppato a matassa nel centro dell’addome, l’intestino tenue è la parte dell’apparato digerente immediatamente collegata allo stomaco; ha la forma di un tubo di calibro piuttosto piccolo, lungo circa 6 m, e il cibo impiega fino a cinque ore per attraversarlo. Qui si completano i processi digestivi grazie agli enzimi pancreatici e alla bile pro-

veniente dalla cistifellea. La maggior parte delle sostanze nutritive viene assorbita dai vasi sanguigni e linfatici che passano attraverso la parete intestinale. Ciò avviene a livello dei villi intestinali, strutture a forma di dito, della lunghezza di circa un millimetro, che tappezzano l’interno di questo tratto di intestino.


03/8 MESENTERE Il mesentere fa parte del peritoneo, la sottile membrana che fodera la parete interna dell’addome. Ancorato nella parete posteriore dell’addome, si apre a ventaglio per avvolgere le anse intestinali, mantenendole costantemente nella giusta posizione, e per nutrirle mediante i vasi che lo irrorano.


03/9 RETTO Il retto è il breve condotto muscolare che costituisce la porzione terminale dell’intestino crasso e dell’intero tubo digerente. Si collega con l’esterno tramite un’apertura, lo sfintere anale, attraverso la quale vengono espulse le scorie dell’organismo. Nel retto, infatti, oltre al riassorbimento dell’acqua avviene l’accumulo delle feci, la cui eliminazione, favorita dai movimenti peristaltici delle pareti, è soggetta a stimoli che si originano tanto nel sistema nervoso parasimpatico, quanto nell’ortosimpatico.


04 OCCHIO Delicati organi dello spessore trasversale di circa 25 mm, contenenti un liquido gelatinoso trasparente: sono gli occhi, il mezzo con cui l’organismo “cattura” gli stimoli luminosi provenienti dall’ambiente per poi inviarli al cervello, che li decifra facendone delle immagini. Profondamente incassati nelle orbite, i bulbi oculari espongono all’esterno la sola porzione frontale, peraltro protetta dalle palpebre. Un velo di liquido lacrimale contribuisce inoltre a mantenerne costante la lubrificazione.



04/1 CONGIUNTIVA La congiuntiva è una membrana trasparente e umida che ricopre la parete interna delle palpebre e la parte anteriore del globo oculare, assicurando alla porzione esposta dell’occhio una lubrificazione costante.

04/2 CORNEA Immediatamente davanti all’iride, posto a ricoprire la parte anteriore dell’occhio, si trova uno strato sottile e ricurvo di tessuto trasparente, la cornea, del tutto privo di vasi sanguigni e linfatici. Il suo compito è far convergere gli stimoli luminosi in un punto preciso della retina. La faccia posteriore della cornea è bagnata dall’umore acqueo.

04/3 COROIDE Posta immediatamente sotto la sclera e intorno alla retina, la coroide è una membrana molto ricca di vasi, il cui compito è fornire il nutrimento agli elementi oculari sottostanti.



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CORPO VITREO NERVO OTTICO Il corpo vitreo è il liquido trasparente di consistenza gelatinosa che riempie la camera posteriore e più grande dell’occhio, la vitreale. Le sue funzioni sono trasmettere i segnali luminosi alla retina e mantenere la stessa strettamente addossata alla coroide. Il corpo vitreo si forma durante la vita intrauterina.

Una volta trasferiti sulla retina, gli stimoli luminosi catturati dall’occhio generano dell’oggetto osservato un’immagine capovolta, che viene convertita in impulsi nervosi. È compito del nervo ottico trasportare questi impulsi, attraverso un crocicchio noto come “chiasma ottico”, fino ai centri della visione siti nella parte posteriore del cervello. A questo livello si forma un’immagine diritta, cioè quella che costituisce la visione reale dell’oggetto.


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PUPILLA

RETINA

Nel centro dell’iride si trova un foro circolare, la pupilla, attraverso il quale i segnali luminosi penetrano nel bulbo oculare e raggiungono la retina. Quando l’intensità luminosa è scarsa, la pupilla si dilata per meglio captare la luce; in caso contrario si contrae riducendo il proprio lume, così da proteggere le delicate cellule nervose situate nelle retina.

Addossata alla coroide e a contatto con il corpo vitreo si trova la retina, una sottilissima membrana fotosensibile che riveste l’interno dell’occhio. Sulla sua superficie hanno sede speciali recettori, i coni e i bastoncelli, il cui compito è catturare gli stimoli luminosi provenienti dall’esterno e trasformarli, mediante una serie di modificazioni che coinvolgono altre strutture, nei segnali elettrici che saranno poi trasmessi all’encefalo per mezzo del nervo ottico.



04/8 SACCO LACRIMALE Ad ogni battito delle palpebre una piccola quantità di liquido lacrimale scorre lungo la parte anteriore dell’occhio. La via di drenaggio di questo liquido è costituita dal sacco lacrimale, una formazione cava che si innesta nell’angolo

04/9 SCLERA La sclera è una membrana fibrosa e resistente, di colore biancastro, che forma il rivestimento esterno dell’occhio e che, nella parte anteriore, si congiunge alla cornea. Vi si innestano i tendini dei muscoli che muovono il bulbo oculare.

04/10 UMORE ACQUEO L’umore acqueo rifornisce di ossigeno e di sostanze nutritive il cristallino e la cornea. Prodotto in continuazione dai processi ciliari situati al di sotto dell’iride, ha il compito di mantenere costante la pressione nella parte anteriore dell’occhio e di conservare alla stessa la forma che le è propria.

palpebrale interno e sfocia, in corrispondenza dell’altro estremo, nelle fosse nasali. Quando si piange, quindi, la porzione di liquido lacrimale che non fuoriesce dall’occhio viene eliminata attraverso il naso.



05 ORECCHIO Il nostro orecchio è in grado di captare una vasta gamma di suoni, dai bisbigli più tenui al più fastidioso frastuono. Insieme al cervello, esso consente di udire poiché converte le onde sonore in impulsi nervosi che vengono convogliati al cervello per essere interpretati. Il centro dell’udito vero e proprio non è ciò che abitualmente chiamiamo “orecchio”, cioè l’espansione di pelle e cartilagine situata ai lati della testa; questa struttura, infatti, ha la funzione di raccogliere i suoni dall’esterno e indirizzarli nel condotto uditivo, che si dirige in profondità all’interno del cranio permettendo così ai suoni di raggiungere le parti dell’apparato in grado di “sentirli”.


05/1 COCLEA La coclea è una struttura a forma di chiocciola, che occupa la parte anteriore, o acustica, del labirinto osseo. È costituita da tre canali affiancati a formare una spirale, e contiene un fluido detto “endolinfa”. La parete di uno dei tre canali è ricoperta di migliaia di minuscoli peli che fungono da recettori acustici. Le onde sonore prove-

nienti dall’esterno generano nel timpano delle vibrazioni, che vengono trasmesse alla coclea, attraverso il sistema degli ossicini. Le vibrazioni raggiungono l’endolinfa, che a sua volta muove i peli acustici. Ne conseguono impulsi nervosi che giungono al lobo temporale del cervello, dove vengono decodificati e percepiti come suoni.


05/2 CONDOTTO UDITIVO ESTERNO L’apertura che appare al centro del padiglione auricolare segna l’imbocco del condotto uditivo esterno, un canale lungo circa 2,5 cm, attraverso il quale i suoni vengono convogliati verso il timpano. Le ghiandole presenti nelle sue pareti secernono il cerume, una so-

stanza di consistenza cerosa il cui compito è aiutare i peli presenti nel condotto a bloccare polvere e sporcizia, che danneggerebbero il timpano.

05/3 LOBO Il lobo dell’orecchio, la parte carnosa che chiude in basso il padiglione auricolare, è costituito da grasso e tessuto ricoperti da uno spesso strato di cute.


05/5 TIMPANO Il timpano, detto anche membrana timpanica, ha circa le dimensioni di una lenticchia ed è posto alla fine del canale uditivo esterno in modo da chiudere ermeticamente l’accesso all’orecchio medio. Come una pelle di tamburo, reagisce alle onde sonore

mettendosi a vibrare con frequenza diversa a seconda del suono; queste vibrazioni vengono poi trasmesse alla catena degli ossicini, tre minuscole ossa (il martello, l’incudine e la staffa) poste in successione e collegate al vestibolo, e di qui trasferite alla coclea.

05/4 MUSCOLO TENSORE DEL TIMPANO Suoni molto intensi, come quello pro- coclea. Il muscolo tensore del timpano dotto da un jet, causano nell’orecchio vi- protegge questi organi contraendosi e ribrazioni così violente da mettere a lasciandosi in frazioni di secondo. rischio l’incolumità del timpano e della

05/6 LA TUBA DI EUSTACHIO La gola comunica con l’orecchio medio attraverso la tuba di Eustachio, che consente all’aria di penetrare in questa parte dell’orecchio in modo che le pressioni sui due versanti del timpano siano in equilibrio. Quando si affrontano alte quote, ad esempio in aereo, la pressione

dell’aria diminuisce e genera così uno squilibrio pressorio all’interno dell’orecchio. L’equilibrio può essere ripristinato sbadigliando o deglutendo, in modo da favorire l’apertura della tromba di Eustachio.


05/7 VESTIBOLO Posto nella parte posteriore del labirinto osseo, il vestibolo è una piccola cavità ossea che congiunge la coclea con i canali semicircolari. Questi sono tre tubicini posti su piani perpendicolari e percorsi, nel loro interno, dall’endolinfa. Si trova qui la sede dei recettori per l’equilibrio.


06 RENI Nell’organismo si formano diversi tipi di scorie: quelle derivanti dai processi digestivi vengono eliminate attraverso le feci, mentre quelle prodotte dalle reazioni chimiche che hanno luogo all’interno delle cellule si accumulano nel sangue. I reni hanno il compito di filtrare il sangue circolante, in modo da allontanarne i prodotti di scarto, i minerali e l’acqua in eccesso ed eliminarli sotto forma di urina. Questi importantissimi organi, di cui ciascun individuo possiede un paio, si trovano nella parte superiore dell’addome, addossati contro la parete posteriore. La depurazione del sangue ha luogo all’interno di minuscoli apparati filtranti, i nefroni.



06/1 AREA GASTRICA Il rene viene suddiviso in aree, ognuna delle quali è indicata con un nome che fa riferimento a quello dell’organo più vicino. Così, ad esempio, l’area gastrica è la parte del rene che si trova a contatto con lo stomaco.

06/2 ARTERIA RENALE Le arterie renali, una per ciascun rene, sono vasi molto corti, ma hanno un calibro tale da consentire l’afflusso complessivo di oltre due litri di sangue al minuto. Ciò significa che tutto il sangue passa attraverso un rene circa 400 volte al giorno.

06/3 CALICI MINORI E MAGGIORI L’urina fuoriesce dal rene attraverso minuscoli fori che si trovano in formazioni chiamate papille, ed è intercettata e raccolta in appositi vasi collettori, i calici minori e maggiori; questi, a loro volta, sboccano nella pelvi renale.



06/4 GHIANDOLA SURRENALE Nelle ghiandole surrenali, o surreni, si riconoscono due parti: la più esterna è detta corticale, mentre all’interno si trova la midollare. Ciascuna delle due parti è specializzata nella produzione di determinate sostanze. Nella corticale, ad esempio, avviene la sintesi di composti come il cortisone, fondamentale nel metabolismo degli zuccheri. Nella midollare, invece, viene secreta l’adrenalina, un neurotrasmettitore la cui funzione è rendere l’organismo pronto nelle situazioni di emergenza.

06/5 MIDOLLARE Nella porzione più interna del rene, detta midollare, si trovano fino a 18 formazioni coniche, le piramidi, percorse assialmente dai fori papillari e dai dotti collettori.



06/6 URETERE Le arterie renali, una per ciascun rene, sono vasi molto corti, ma hanno un calibro tale da consentire l’afflusso complessivo di oltre due litri di sangue al minuto. Ciò significa che tutto il sangue passa attraverso un rene circa 400 volte al giorno.

06/7 VENA RENALE L’urina fuoriesce dal rene attraverso minuscoli fori che si trovano in formazioni chiamate papille, ed è intercettata e raccolta in appositi vasi collettori, i calici minori e maggiori; questi, a loro volta, sboccano nella pelvi renale.



07 STOMACO Il nostro orecchio è in grado di captare una vasta gamma di suoni, dai bisbigli più tenui al più fastidioso frastuono. Insieme al cervello, esso consente di udire poiché converte le onde sonore in impulsi nervosi che vengono convogliati al cervello per essere interpretati. Il centro dell’udito vero e proprio non è ciò che abitualmente chiamiamo “orecchio”, cioè l’espansione di pelle e cartilagine situata ai lati della testa; questa struttura, infatti, ha la funzione di raccogliere i suoni dall’esterno e indirizzarli nel condotto uditivo, che si dirige in profondità all’interno del cranio permettendo così ai suoni di raggiungere le parti dell’apparato in grado di “sentirli”.



07/1 DUODENO È il primo tratto dell’intestino tenue, e si collega allo stomaco mediante una valvola, il piloro. Qui si riversano la bile e gli enzimi pancreatici, sostanze che, unite al succo enterico secreto dallo stesso duodeno, fanno di questa piccola porzione di intestino la sede dei processi

digestivi più intensi.Le arterie renali, una per ciascun rene, sono vasi molto corti, ma hanno un calibro tale da consentire l’afflusso complessivo di oltre due litri di sangue al minuto. Ciò significa che tutto il sangue passa attraverso un rene circa 400 volte al giorno.


07/2 ESOFAGO Posto tra la faringe e lo stomaco, l’esofago è un organo a forma di tubo, lungo circa 20 cm, nelle cui pareti si trovano fasci di fibre muscolari che decorrono sia circolarmente sia longitudinalmente. Il ritmico contrarsi di questi muscoli provoca la discesa del bolo nello sto-

maco a una velocità di circa 4 cm al secondo. All’avanzamento del cibo contribuisce in parte anche la forza di gravità; tuttavia, grazie alla spinta della muscolatura, la deglutizione è possibile pure stando a testa in giù.



07/3 FUNDUS GASTRICO A dispetto della posizione, la parte più alta dello stomaco è chiamata “fundus”, o fondo. Questo perché nella chirurgia gastrica lo stomaco viene spesso aperto dal basso, presso il piloro; in tal modo, al chirurgo il fundus appare al fondo della cavità gastrica.

07/4 REGIONE PILORICA Il piloro è la valvola interposta tra lo stomaco e l’intestino tenue. Formata da fascetti muscolari concentrici, questa giunzione è abitualmente chiusa per impedire il deflusso del contenuto gastrico, ma si rilascia ritmicamente durante la digestione. In questo caso, infatti, la pressione esercitata dalla contrazione delle pareti dello stomaco fa defluire piccole quantità di chimo nel duodeno. Le cellule della mucosa che ricopre l’interno della regione pilorica producono un ormone, la gastrina, che stimola la produzione di succo gastrico quando lo stomaco si riempie di cibo.


07/5 SIEROSA Nella tonaca sierosa che avvolge lo stomaco si riconoscono un foglietto interno e uno esterno, formati da cellule squamiformi appiattite.

07/6 STRATO MUCOSO La morbida struttura della mucosa che ricopre la parete interna dello stomaco si deve alla presenza di migliaia di fossette, che rappresentano lo sbocco delle ghiandole gastriche. Qui, cellule specializzate secernono l’acido cloridrico e lo riversano nella cavità dello stomaco, mentre altre producono e rilasciano enzimi, come la pepsina, in grado di digerire la carne.


07/7 VENA E ARTERIA GASTRICA Come tutti gli organi, anche lo stomaco ha una propria rete vascolare. Un gruppo di vasi arteriosi, tra cui l'arteria gastrica, si ramifica dall’aorta addominale per rifornirlo di sangue ossigenato; il sangue povero di ossigeno viene poi fatto confluire attraverso la vena gastrica e altri vasi venosi verso un grosso collettore, la vena porta, che arriva al fegato.



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