La savana

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BOTANICA I BAOBAB

GEOLOGIA I KOPJES

SCIENZE SOCIALI I MASAI

STORIA L’AUSTRALOPITHECUS

ZOOLOGIA PREDE E PREDATORI


La Gran Sabana del Venezuela.


La savana africana.


00 LA SAVANA Quando si pensa alla savana l’immaginazione corre immediatamente al passaggio del fuoco e al pascolo dei grandi mammiferi. Il suo nome è stato coniato nel XVI secolo in Venezuela dai conquistatori spagnoli per indicare la vegetazione erbacea delle zone tropicali. La savana in effetti rappresenta la vegetazione «primaria» delle zone di transizione fra foreste e deserto; l’arretramento delle foreste, per motivi naturali o legato all’uomo, ha tuttavia consentito a questo bioma di espandersi enormemente. La «savanizzazione» delle foreste è molto evidente in Africa e America del Sud, meno in Australia. Le savane primarie, legate cioè alle par-

ticolari condizioni climatiche, alternano periodi piovosi a lunghi periodi aridi. Il loro aspetto muta dunque in base alla stagione: nei mesi di pioggia sono verdi e lussureggianti, con l’arrivo della stagione arida le folte erbe ingialliscono dopo essersi notevolmente accresciute; poi la savana si secca e si spoglia. La presenza degli alberi, piuttosto bassi e distanziati tra loro, indica ben determinate caratteristiche climatiche, perché il loro numero varia con il variare dell’aridità. Sono riconoscibili pertanto diversi tipi di savana, da quelle densamente alberate fino a quelle più aride, dove sono presenti solo piante erbacee.


01 BOTANICA Maestosi baobab.


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I BAOBAB La flora tipica del clima delle savane, con due stagioni e temperature piuttosto alte, comprende grandi alberi, tra i quali il baobab dalla leggendaria longevità (caratteristica ricordata anche nel suo nome che, secondo alcune fonti, significherebbe «albero di mille anni»). Diffuso in Africa, Australia, ma soprattutto in Madagascar (di cui è l’albero nazionale), il baobab ha un tronco molto alto – tra i 5 e i 25 m, ma anche 30 m – e molto largo – fino ai 7 m, eccezionalmente 11 m. Proprio nell’enorme tronco questo albero può immagazzinare fino a 120.000 litri d’acqua che utilizza come

scorta nei periodi di siccità, durante i quali perde anche le foglie. La chioma, formata da rami disposti a raggiera, si riempiono di foglie solo pochi mesi l’anno. Anche la fioritura è molto breve e i fiori, molto grossi e odorosi, si schiudono solo la notte e producono frutti commestibili. Commestibili sono anche le sue foglie, che effettivamente sono consumate sia fresche che in polvere secca in tutte le aree di distribuzione del continente africano. In Nigeria, le foglie sono localmente note come kuka, e sono usate per produrre la zuppa di kuka.


02 GEOLOGIA Kopjes del Parco nazionale del Serengeti, Africa.


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I KOPJES I kopjes – che in lingua boera significa cima o cucuzzolo – sono rocce granitiche dal profilo arrotondato che emergono solitarie nella vastità della savana africana; e in realtà altro non sono che le cime emergenti di una piattaforma granitica sottostante e sotterranea caratteristica della maggior parte degli altopiani africani. L’acqua piovana e la rugiada si conservano meglio in questi ambienti rocciosi, e questo permette lo sviluppo di una vegetazione diversa e più rigogliosa di quella della circostante savana. Ci sono quindi anche specie animali particolari che vivono esclusivamente o preferibilmente in questo ambiente e non possono sopravvivere altrove, se non per breve tempo, come il saltarupe (una piccola antilope) o la procavia (un animaletto simile alla marmotta). Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la vita sui kopjes è comunque molto difficile a causa dell’alto numero di predatori che la popolano – come leopardi, leoni,e aquile –, e che hanno indotto gli animali a mettere a punto strategie difensive di varia natura: come il carapace della testuggine di Tornier, che è talmente piatto da permettergli di infilarsi agilmente nelle fessure della roccia.


03 SCIENZE SOCIALI Giovani masai della Tanzania.


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I MASAI I masai vivono nelle savane, al confine tra Kenya e Tanzania. Spesso considerati nomadi o semi-nomadi, essi sono per tradizione allevatori transumanti – che migrano cioè in maniera temporanea e stagionale per assecondare la ricerca di cibo delle greggi e delle mandrie. Oggi, tuttavia, sono divenuti stanziali, dal momento che l’allevamento è stato sostituito dall’agricoltura come fonte primaria di sostentamento a causa dei pascoli sempre più limitati e dal bisogno di denaro contante, che ha eliminato il commercio basato sul baratto. Parallelamente, sta scomparendo l’abitazione tradizionale: mentre nel passato le case erano realizzate con sterco animale misto a fango (posto su una struttura di rami flessibili), perché pensate per resistere solo per il tempo che intercorreva tra uno spostamento e l’altro, oggi si preferiscono costruzioni stabili in pietra o laminati metallici. I masai hanno una struttura sociale patriarcale: il potere è gestito dall’uomo più anziano del villaggio, o meglio, dagli uomini più anziani del villaggio, che hanno facoltà decisionale quasi assoluto per quanto riguarda gli affari comunitari, l’applicazione delle leggi orali e la gestione delle iniziazioni e dei riti di passaggio.


04 STORIA Un teschio di Australopithecus africanus.


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L’AUSTRALOPITHECUS L’Africa centro-orientale con le sue savane sembra essere stata la culla in cui è nato e ha mosso i primi passi il genere umano. È infatti qui che si collocano i più importanti e antichi ritrovamenti fossili relativi ai primi ominidi, come l’Australopithecus. I primi membri del genere Australopithecus comparvero sulla terra attorno ai 4 milioni di anni fa. Si trattava di esseri con numerosi tratti comuni alle scimmie antropomorfe e all’uomo, con andatura fondamentalmente bipede, ma pronti ad arrampicarsi sui radi alberi della savana per sfuggire ai predatori o per trovare

un rifugio sicuro dove passare la notte. Nonostante la taglia contenuta e la mancanza di particolari adattamenti che ne assicurassero la competitività, gli australopitecidi riuscirono ad affermarsi grazie alla dieta onnivora, che gli consentiva di trovare nutrimento in qualsiasi momento sfruttando indifferentemente risorse di origine animale e vegetale. Gli studiosi sono propensi a credere che dal genere Australopithecus (e in particolare dalla specie africanus) si siano staccati i progenitori del genere Homo (e in particolare Homo erectus), attorno ai 2 milioni di anni fa.


05 ZOOLOGIA Un branco di zebre


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PREDE E PREDATORI Nonostante l’apparenza poco ospitale, la savana ospita animali di vario genere. L’erba, infatti, è fonte inesauribile di cibo per una numerosa fauna erbivora, che stagionalmente si sposta, sempre in branco, per cercare zone in cui il cibo e l’acqua sono abbondanti. Fra gli erbivori più diffusi vi sono giraffe, elefanti, zebre, gnu, gazzelle e antilopi. Gli erbivori rappresentano il primo anello di una catena alimentare che permette ai grandi predatori – quali leoni, leopardi, ghepardi, sciacalli, licaoni e iene – di vivere. La funzione dei carnivori è molto importante, perché cacciando gli esemplari più deboli favoriscono la selezione naturale. Altrettanto importante è la funzione degli erbivori, che possono contribuire a far prevalere l’ambiente «savana» sulla foresta o viceversa: la presenza abbondante di erbivori che pascolano – gnu, zebre, antilopi – impoverisce sensibilmente il manto erboso, ma favorisce la crescita di arbusti e alberi. Al contrario, la presenza di erbivori che brucano – elefanti, giraffe – produce l’effetto opposto, danneggiando gli alberi a vantaggio dell’erba.



Estensione del bioma savana sul globo.



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