Estratto Bo(H)

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Bo Guerreschi

BO(H) Non si deve sempre morire per essere ascoltate

ARMANDO EDITORE


SOMMARIO

Vita e Morte… quello che conta è ciò che ci sta in mezzo!

11

Il primo sbaglio

21

Ancora Roma

29

Un nuovo inizio?

32

La pasta e la legge

56

Il potere contro la salsa

59

Tu e lo specchio: che tipo di pasta sei?

67

Le donne

73

Amore e rinascita

80

La paura e l’impedimento

83

Tu sei parte di me (ad Asja e per Asja)

89

Cambiare

93

Sei solo una sembianza di uomo

97

Ricette e identità

99

Gli amici e gli spaghetti

106

Ringrazimenti

109


‌Per tutte le donne che hanno combattuto, lottato, che sono morte. E per quelle che moriranno. Per le donne stuprate e sottomesse. Per le donne di oggi e di domani. Per il diritto delle donne alla libertà ‌ Bo Guerreschi

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A mia figlia Asja, solo per essere quello che è… la mia vita, la mia forza, la mia Gioia e una donna GRANDE! Ai miei genitori, Mario e Teresa che, nella loro vita, hanno imparato che Essere non significa avere un nome e che amo follemente per tanto datomi. A mio fratello Giorgio, che nel suo essere “unico” non si è mai accorto di quanto fosse più di altri, che non mi conosce e che continuerà a non conoscermi, e che amo tanto. Ai miei nonni Guido, Eufelia, Ersilia che con la loro grande stima e amore, mi hanno insegnato tanto. A Jean, che con tanta forza, tanto amore e tanta stima mi ha difesa e protetta spronandomi sempre ad essere ME STESSA. A tutti loro GRAZIE, per essere come non avrei mai potuto essere se non fossero stati così tanto diversi tra loro.

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Questo scritto è dedicato anche ad una specie particolare di uomini, quella che dovrebbe essere scomparsa da tantissimi anni ma che c’è sempre… È dedicato a quegli uomini che, incapaci di essere veri uomini, vivono in un mondo fatto di muscoli e viagra. Sono la feccia della società e la sua vergogna. Il loro mondo è infarcito di violenza, la loro. A queste vergogne dell’umanità auguro solo di incontrare la legge, quella della galera.

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VITA E MORTE… QUELLO CHE CONTA È CIÒ CHE CI STA IN MEZZO! Si nasce e si muore: sono tappe che dobbiamo percorrere tutti. Ma è il tragitto tra l’inizio e la fine che fa la differenza per ciascuna persona. Questo percorso che dobbiamo compiere assume intensità e colori diversi per ciascuno. Un solo momento tuttavia accomuna tutti: il pianto d’ingresso. Quel pianto segna l’entrata in scena su di un palcoscenico dove tutti sono insieme attori e spettatori che si affiancano inconsapevoli di essere, a volte, solo comparse. Il palcoscenico è un modo per rappresentare la vita di ciascuno, un modo di stare sotto i riflettori spenti… ogni passo accende una luce, ogni luce ha un tempo di vita lunga o breve. Questo primo pianto dà il via ad una lunga serie di contraddizioni che torneranno per tutto il tempo della vita. Intanto ti mettono in una culla con tanti altri bambini e bambine, poi crescendo ti verrà spiegato che non si dorme nella stessa stanza con un bambino di sesso diverso e ti diranno tante altre cose che ti trasformeranno e non sempre questa trasformazione sarà positiva. Dentro le culle, appena nati, i bambini sono tutti uguali ma si stanno già preparando a diventare ciascuno diversi l’uno dall’altro e non saranno certo loro a decidere cosa vogliono diventare. Gli abiti che indosseranno, le scuole che frequenteranno, l’ambiente di cui faranno parte deciderà del destino o almeno lo influenzerà molto. Verrà insegnato ai bambini che siamo tutti uguali ma è una grossa vergognosa menzogna. Sei sul podio o sei l’ultimo. Appartieni ad una classe o ad una “sottoclasse”. Dalle scuole infantili in poi, ogni bambino perfeziona il suo percorso di diversificazione. 11


Le scuole non sono tutte uguali, ogni scuola incarna una certa classe sociale, ogni passo che il bambino compie nel cammino della vita avrà questo segno. È vero, c’è la Costituzione la quale ci racconta che tutti gli uomini sono uguali con pari diritti e pari doveri, che dev’essere garantita a tutti la libertà di pensiero e di parola, di religione e di sesso… Ma la vita vera e la società ci raccontano un’altra storia! La storia insegna ma si ripete. Cambiano le motivazioni, cambiano i protagonisti, ma continuano a prodursi e a riprodursi le stesse illusioni, le stesse reazioni, le voglie di arrivare con ogni mezzo ad abbrancare quel potere che logora ma affascina le… marionette del potere Giuseppe Mazzini scrisse: “Amate, rispettate la donna. Non cercate in essa solamente un conforto, ma una forza, una ispirazione, un raddoppiamento delle vostre facoltà intellettuali e morali. Cancellate dalla vostra mente ogni idea di superiorità: non ne avete alcuna. Un lungo pregiudizio ha creato, con una educazione disuguale e una perenne oppressione di leggi, quell’apparente inferiorità intellettuale, dalla quale oggi argomentano per mantenere l’oppressione”. “…mantenere l’oppressione” parole che ancora oggi, malgrado i cambiamenti subiti dalla società ci gravano addosso; oppressione che esiste e perdura perché se una modificazione vi è stata, è solamente estetica, di forma e non di sostanza. La Costituzione proclama la parità degli uomini e delle donne… Ma nel 2014 abbiamo avuto la necessità di emanare la famosa legge detta delle “quote rosa” per ottenere una maggiore partecipazione delle donne al Governo. C’è da chiedersi allora dove sia questa parità se le donne hanno bisogno che venga stabilito per legge qualcosa che dovrebbe appartenere solo alla libera decisione delle parti. La parità è ancora una illusione. Sono nata negli anni ’60, sono stata toccata dai grandi cambiamenti che hanno coinvolto tutta la società, dalle lotte per la parità, dai problemi della industrializzazione, dalla negazione di alcuni stereotipi che ne hanno prodotto subito altri di analoghi. Gli stereotipi sono duri a morire. 12


Come tutti ho ascoltato le nonne, mia madre e come tutti ho visto i colori del percorso vitale trasformarsi. Poi ho cominciato a rendermi conto del mio essere una persona capace di pensare e ragionare, di scegliere e di decidere. Ho capito che avrei trovato e coltivato il mio modo di vedere e di pensare a prescindere da quello che gli altri attorno a me vedevano e pensavano. Le battaglie femministe le ho sentite come il vero segno del progresso, perché se oggi le donne hanno diritto di voto è perché ci sono state tante donne prima di loro che hanno sofferto e lottato. Le donne volevano poter parlare e partecipare alla vita in pienezza di diritto e niente le ha fermate. Noi votiamo perché qualcuno prima di noi ha combattuto tenacemente per darci forza e coraggio. La stessa cosa è accaduta per i diritti delle persone di colore, per l’abolizione della schiavitù. Ci sono state battaglie durissime e sanguinose: ogni cammino verso la democrazia, la libertà e l’eguaglianza dei diritti è lastricato di sofferenza e di sangue. Proprio per tutte queste vicende, si potrebbe pensare che l’ignoranza e l’arretratezza siano state definitivamente sconfitte. Non è così. Mazzini parla di un pregiudizio che negli anni non è mai cambiato nel subconscio collettivo. La sapeva lunga perché ancora oggi ci sono molti, moltissimi uomini che vedono la donna in solo modo, una donna ad una dimensione, come una figurina incollata a piacere nell’album della vita. E forse per questo, per modelli radicati nei millenni, gli uomini hanno una naturale avversione per le donne che dimostrano di avere un cervello: in parole povere ne hanno paura. Per tanto tempo non riuscivo a capacitarmi di questa verità: gli stereotipi non mi sono mai piaciuti, li ho sempre combattuti. Ma mi sono resa conto che per le donne tutto rimaneva chiuso tra le mura domestiche, tutto rimaneva nascosto, tutto doveva essere coperto… e la donna è stata educata molto bene alla menzogna sociale. L’alfabeto della vita, posto in tanti articoli senza tempo, trova oggi nel 2014 maggiore risalto perché non c’è la necessità di lottare, è già diritto. 13


Il diritto c’è, ma la società è falsamente aperta: il diritto c’è ma la realtà delle cose è diversa. Un esempio? Le persone hanno paura di esprimere quello che la stessa costituzione dovrebbe garantire. A volte la reazione si serve dell’equivoco dei termini. Il matrimonio è un sacramento che unisce un uomo e una donna e riguarda la sfera religiosa. Ma nella loro libertà, due gay dovrebbero avere la possibilità di veder riconosciuta la loro unione civile dallo Stato che dovrebbe essere laico e garantire anche chi non è religioso. Ma tutto viene rimescolato e confuso solo perché si usa un termine errato. Papa Francesco ha aperto con coraggio a queste problematiche, perché ha compreso che la società richiede dei cambiamenti e che nessuna religione può negare le libertà dell’individuo, se le sue richieste sono oneste. Non è negando il problema che questo si risolve. La Costituzione parla di “libertà di religione e di sesso”… non specifica né quale religione né quale sesso. Anche se è ancora una utopia, credo fermamente che ciascuno debba essere libero di scegliere come orientare la propria vita. Eppure, se guardiamo i notiziari vediamo dovunque nel mondo lotte di religione e di potere. Non sarebbe meglio accettare di vivere nel rispetto degli altri senza condanne preconcettuali? Negli ultimi 30 anni le donne hanno occupato posizioni di rilievo e si sono distinte in ogni campo e allora perché emanare una legge per le “quote rosa”? Io non sono una quota, non sono parte di una società di capitali, sono una PERSONA e come tale voglio il rispetto e la considerazione che mi spetta. Come cittadino sono azionista di una società civile, ma il potere che per legge mi spetta, mi viene sottratto con mille espedienti che di fatto lo annullano. Ai posti di comando ci sono ben poche donne, in tutto il mondo. Eppure, negli ultimi anni in UK e soprattutto negli USA, si è riscontrato che nelle grandi aziende dove al vertice vi sono donne, si è prodotta una crescita più consistente e che, grazie all’internazionalizzazione, le possibilità e le competenze si sono accresciute. 14


Il femminismo non si può tradurre come libertà di fare sesso o di abortire, le battaglie vere sono state quelle per ottenere rispetto e soprattutto il riconoscimento delle capacità che le donne dimostrano e hanno sempre dimostrato in ogni settore della vita. Il che non significa che l’uomo sia inferiore: questo concetto di superiore e inferiore è quanto di più tragico ci possa essere nella storia delle relazioni sociali. Vi sono donne che senza armi e mezzi hanno compiuto “miracoli” perché ne avevano l’intelligenza e le capacità. Intelligenza e capacità che hanno contraddistinto anche tantissimi uomini. Non è il sesso che conta, contano lo studio, l’intelligenza, la creatività, la volontà, la tenacia… Alcuni anni fa in un processo, per me giuridicamente senza senso, le donne erano indicate come tante troie. Ascoltando quelle parole mi sono sentita offesa. Avrei voluto dire che se al mondo vi sono tante troie, vi sono altrettanti viagrani che pagano molti soldi per certi servizi. Chi è più troia tra i due: la donna che si vende o l’uomo che compra? Se c’è la domanda, c’è l’offerta è una regola di mercato, ma da questo ad asserire che tutte le donne sono delle poco di buono, ne passa!. Io sono nata e cresciuta in una famiglia agiata. Sono sempre vissuta disponendo di un benessere che nel mio mondo era normale. Ho avuto molte possibilità e all’inizio non notavo le differenze. Ho avuto la fortuna di poter viaggiare molto per studio, per imparare le lingue, per vedere il mondo. Ho sempre frequentato, fino dall’asilo, delle scuole prestigiose. Viaggiando attraverso l’Europa, le differenze che notavo erano poco sensibili, ma quando sono arrivata negli USA, ho capito che fuori, al di là dell’oceano c’è un mondo diverso che ha costruito con fondamenti particolari la sua realtà e che ha sviluppato un complesso diverso di codici sociali. Sono vissuta al Nord di NYC in una famiglia che ancora oggi ricordo con affetto e che mi ha dato molto: Mary, Run, Emily e Kelly. È stato per me un periodo meraviglioso durante il quale mi sono confrontata con canoni sociali diversi da quelli nei quali ero cresciuta e ho imparato molto da loro, dal loro modo di vivere e di comportarsi. 15


Appena arrivata ho fatto amicizia subito con ragazzi e ragazze di colore. Per me non ha alcun significato il colore della pelle, ma per i “bianchi” era motivo di allontanamento. Essendo proveniente da una famiglia agiata io ero considerata un po’ più “su”. Non è stato facile farmi accettare all’inizio. Non bisogna pensare agli Stati Uniti delle grandi città. All’epoca, la realtà di provincia era molto diversa da quella di adesso. Negli anni durante i quali ho studiato negli USA, ho vissuto la parte più bella della mia vita. I professori erano persone con cui si poteva andare a parlare, a discutere perché erano una parte importante nella vita dei loro studenti… non erano cattedratici irraggiungibili. Naturalmente come ogni paese, ha dei lati positivi e dei lati negativi. È certo però che esiste, e la si percepisce molto chiaramente, una grande spinta a progredire nel senso dei diritti. Chi avrebbe mai pensato che sarebbe arrivato un Presidente degli Stati Uniti di colore, eppure è stato eletto ed è bravo. Non è il colore della pelle che rende le persone migliori o peggiori, come non lo è il sesso, ma è piuttosto la loro intelligenza la loro creatività, la loro capacità di leggere correttamente e comprendere le trasformazioni che ogni società continuamente subisce. Il mondo cammina spedito, ma l’Italia è rimasta ancorata a stereotipi assurdi! Eppure esistono grandi aziende, imprenditori capaci, mercati che chiedono solo di essere conquistati, ma noi accettiamo, e non facciamo niente per impedirlo, che una coltre di ipocrisia ottenebri ogni altra facoltà. Penso ad esempio alle elezioni dei senatori dirette dalla regione, è come dire mettiamo chi vogliamo e chi ci serve, tu cittadino non hai più diritto di voto. Dove sarebbe il vantaggio? Si potrebbe dire “noi diciamo e noi decidiamo”. Duro ma onesto. E invece c’è tutta questa ipocrisia che usa le parole per non dire niente e non far capire. Io sono sempre stata considerata “folle” solo perché ho sempre avuto un carattere aperto, allegro e vivace, ho sempre coltivato molti interessi. 16


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