Antro del Corchia - 1997-2017. 20 anni di monitoraggio e ricerche

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INTRODUZIONE Sono onorato, in qualità di Direttore generale di recente nomina, di presentare questa pubblicazione che raccoglie un lavoro di ricerca ventennale per una pluralità di motivazioni. In primo luogo perché, essendo stato in gioventù uno speleologo del gruppo dei cosiddetti “fiorentini”, ho esplorato e soggiornato nel complesso carsico oggetto della ricerca, in secondo luogo per la stima che mi lega al mio istruttore, il compianto collega Alessandro Montigiani, che ha investito molte energie per promuovere un approccio scientifico allo studio delle cavità sotterranee. Il lavoro riporta la sintesi della lunga esperienza di studio e monitoraggio del settore del Complesso carsico del monte Corchia, denominato Antro del Corchia, dove fu allestito alla fine degli anni 90 un percorso turistico ai fini della fruizione scientifico – culturale. Le attività scientifiche svolte all’interno dell’Antro del Corchia sono il risultato di importanti accordi e sinergie con il Parco regionale delle Alpi Apuane, i comuni di Stazzema e Seravezza e la Federazione Speleologica Toscana. L’attività di monitoraggio fu conseguente all’incarico conferito nel 1996 dai comuni di Stazzema e Seravezza all’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (ARPAT) affinché, dallo studio e monitoraggio dell’Antro del Corchia, si potesse verificare la compatibilità dello stesso con il progetto di allestimento turistico. Il testo inizia con l’inquadramento geologico del Complesso carsico, uno dei più profondi d’Europa e certamente fra i più studiati, e prosegue con una serie di capitoli che inquadrano i principali filoni di monitoraggio e ricerca. Questo Complesso carsico è stato infatti oggetto di una tesi e di vari studi nel corso di molti anni, condotti da tre università toscane, CNR di Pisa e Università di Newcastle, (Australia). Dopo avere riportato in dettaglio le motivazioni che condussero all’inizio dell’attività di monitoraggio ambientale di ARPAT, un capitolo descrive i fattori che possono alterare il sistema ipogeo; successivamente è descritta la meteorologia ipogea, di notevole interesse ai fini del mantenimento degli equilibri che consentono all’interno dell’ambiente ipogeo lo sviluppo dei vari speleotemi (stalattiti, stalagmiti e altre concrezioni). E’ stato poi analizzato il sistema idrico, con un lungo monitoraggio sulla qualità chimica e microbiologica delle acque, con i possibili inquinamenti, sia in relazione alle pressioni esercitate dall’attività estrattiva sulla montagna, ma anche da fenomeni naturali (possibile alterazione microbiologica per presenza di fauna sulla montagna). Viene quindi riportato uno studio sulla presenza del radon e uno studio sui ciottoli prodotti da antichi corsi d’acqua che da moltissimo tempo hanno abbandonato i livelli oggi percorribili del Complesso carsico. Infine è riportata l’analisi di dati recenti conseguenti, a partire dal 2018, all’installazione da parte di ARPAT nell’ambito del Progetto CAVE, di una stazione ipogea di monitoraggio della qualità delle acque lungo il Torrente Vianello-Vidal. Il lavoro rappresenta uno stato dell’arte che sicuramente non è la conclusione di un percorso, ma la base conoscitiva per continuare in prospettiva, con sempre maggior attenzione, il monitoraggio e il controllo necessari alla salvaguardia di questo prezioso patrimonio naturale. Pietro Rubellini Direttore generale ARPAT

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ARPAT QUADERNI AMBIENTALI


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