ConviviuMagazine numero DUE

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ConviviuMagazine le parole dell’arte

numero

DUE

gennaio, febbraio, marzo 2014

Incontri con l’arte I Fondazione Leonardo da Vinci I Manifesto per l’arte


Indice Editoriale .................................................................................................................... 1 Diario di bordo Etica, prospettiva, identità. Un Manifesto per l’arte ..................................................... 2 Diario di bordo Leonardo dopo Bologna, di Francesco Malvasi ......................................................... 3 Piemonte: Incontri con l’arte ................................................................................ 4 Piemonte: Tra le pagine Nel teatro di Francesco. Il Sacro Monte di Orta, di Lena Costante .......................... 5 Lombardia: Incontri con l’arte .............................................................................. 6 Veneto: Incontri con l’arte .................................................................................... 7 Emilia Romagna: Incontri con l’arte .................................................................... 8 Emilia Romagna: Tra le pagine La terra, la pittura, il piatto. Borso d’Este e le zucche d’autore, di Eleonora Onghi ....... 9 Toscana: Incontri con l’arte ................................................................................. 10 Toscana: Tra le pagine “Le cose della natura vive”. Vasari racconta Masaccio, di Lena Costante ............... 11 Lazio: Incontri con l’arte ..................................................................................... 12 Lazio: Tra le pagine Un “gentilhuomo” amico di Caravaggio. Carlo Saraceni in mostra a Roma, di Eleonora Onghi ................................................................................................... 13 Campania: Incontri con l’arte .............................................................................. 14 Campania: Tra le pagine Dall’Arenella al Surrey. Vita e mito di Salvator Rosa, di Lena Costante .............. 15 Sicilia: Incontri con l’arte ...................................................................................... 16

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Editoriale Scriviamo questo editoriale come postilla all’immagine scelta per la copertina che inaugura questo secondo numero di ConviviuMa gaz in e. Il dipinto, celeberrimo, rappresenta la Madonna con il Bambino e Sant’Anna. Nell’invenzione di Leonardo da Vinci, le figure si stringono in una catena di sguardi e abbracci: il nodo di affetti, che fluiscono l’uno nell’altro, adombra lo scorrere del tempo e il tramando di valori e sentimenti dal più anziano all’ultimo nato. Duplice è la ragione che ci ha spinti a scegliere la Vergine con Sant’Anna e il Bambino come immagine guida del 2014. Leonardo è infatti l’artista attorno al quale Ars Illuminandi ha speso la parte migliore delle sue energie progettuali. La realizzazione della Collectio Maior dei codici leonardeschi verrà arricchita e completata nel suo significato, nella prossima primavera, dalla Fondazione Leonardo da Vinci, un’istituzione promossa dalla stessa Casa Editrice con Progetto Editoriale, e animata da un prestigioso comitato scientifico, che avrà l’obiettivo di promuovere lo studio e la conoscenza del grande artista rinascimentale. Nel nodo di tramandi che il dipinto vinciano rappresenta, inoltre, vogliamo riconoscere il significato autentico di un’altra rilevante iniziativa di cui Ars Illuminandi si fa promotrice: la stesura di un Manifesto per l’arte, che vuole porre come fondamentale per il futuro del Paese il rapporto tra gli italiani e il loro immenso patrimonio di bellezza. Nella catena amorevole tracciata da Leonardo passato e futuro, vecchie e nuove generazioni condividono identità e significati. Siamo convinti che la sfaccettata ricchezza dell’Italia – che tiene insieme lingua, arti figurative, cucina, musica e paesaggio – debba porsi a fondamento di un patto tra generazioni che possa trasmettere la preziosa linfa del passato alle aspirazioni future del nostro Paese. Vorremmo che l’Italia tornasse a essere il luogo dove il mondo accorre per imparare il bello e, quindi, il bene. Indispensabile per questo che gli stessi italiani allaccino un dialogo fertile con la propria identità e con il proprio passato. Primo atto concreto del Manifesto, il calendario dei nostri Incontri con l’arte propone anche per questi mesi invernali una costellazione di opportunità che consentono di vivere e conoscere i luoghi e le opere più significative del nostro patrimonio artistico: come augurio per il nuovo anno, invitiamo tutti a seguirci in questa appassionante scoperta.


Manifesto per l’arte

Diario di bordo

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Etica, prospettiva, identità. Un Manifesto per l’arte Grande la confusione sotto il sole, in questi tempi amari e privi di orizzonti progettuali capaci di convogliare la realtà verso nuovi paradigmi e nuove mete. Nel mezzo di questo apparente stato di paralisi, è possibile però individuare un punto fondamentale da cui il discorso su quel che siamo – e quindi su ciò che potremmo essere ancora – può ripartire: a nostro avviso, tale pietra angolare non può che essere il nostro patrimonio artistico, inteso non soltanto come galleria di opere conservate in musei e luoghi preposti, ma soprattutto come intreccio unico di tradizione nel campo delle arti, di saperi artigianali, di forme del paesaggio e – perché no – di storie del gusto. L’identità del nostro Paese si definisce a partire da queste prospettive multiformi: i milioni di visitatori stranieri che ogni anno raggiungono l’Italia lo sanno benissimo. La distrazione è stata invece, per molti decenni, nostra. Solo così si spiegano, ad esempio, l’offerta al ribasso della scuola nel campo della storia dell’arte e della musica, la devastazione cementizia del territorio e il mancato aggancio emotivo tra gli italiani e i luoghi più celebri del loro patrimonio artistico. Crediamo che il carico di storie e conoscenze che definisce la nostra identità mediterranea e meticcia sia troppo prezioso per essere disperso. Crediamo che riallacciare il presente a significati antichi possa fare da lievito allo sviluppo di un futuro più consapevole e, quindi, migliore, ponendo un freno alla degradazione che ci circonda. Crediamo che le stanze incantate delle arti italiane rappresentino una concreta opportunità di crescita etica e di sviluppo economico per il nostro Paese. Soprattutto, crediamo che il sapere legato all’arte debba raggiungere nella maniera più ampia, coinvolgente e democratica il pubblico, per poter operare un cambiamento nella società. Riteniamo altresì che proprio in un periodo come questo di grandi trasformazioni e di rapidi cambiamenti, per certi versi epocali, manchi un approfondimento di insieme non solo delle tematiche espresse, ma anche delle tendenze, degli stili, delle performance degli artisti attraverso cui si esprime l’arte contemporanea in Italia e nel mondo in questo primo scorcio del XXI secolo. Una riflessione impone necessariamente spunti e momenti di dibattito, indicazioni, riferimenti attendibili e proposte. In ragione di ciò, Ars Illuminandi si propone di lanciare in questo nuovo anno una grande iniziativa, il Manifesto per l’arte, scandito nelle tappe di attività e appuntamenti concreti, che consentono di vivere luoghi, opere e storie, ponendo la questione della tutela e della conoscenza del patrimonio a fondamento di ogni progetto di sviluppo per l’Italia. Per gli aggiornamenti sulle future adesioni al Manifesto e sugli eventi a esso collegati, invitiamo a tenere d’occhio i prossimi numeri di ConviviuMagazine: la primavera sarà piena di novità appassionanti per chi ha a cuore l’anima e l’identità di questo nostro Paese. Johann Zoffany, La tribuna degli Uffizi, Hampton Court, Royal Collection.


Diario di bordo Il 23 novembre 2013 si è tenuta a Bologna la Seconda Giornata Leonardiana dal titolo Leonardo oltre Leonardo. Ad un sabato contrassegnato da una fredda giornata di pioggia battente, ha fatto da contraltare la suggestiva atmosfera delle splendide sale del quattrocentesco Campogrande Concept dove, alla presenza dei numerosi ospiti Leonardo, Paesaggio toscano, Galleria degli Uffizi, Firenze. intervenuti, ha avuto luogo il convegno organizzato da Ars Illuminandi. Nell’occasione è stato tracciato il percorso che per via concettuale, nell’operatività e nelle iniziative dei mesi precedenti ha permesso di sviluppare il programma Leonardo oltre Leonardo quale asse portante di una nuova progettualità, che a partire dall’impegno nella proposta dei Codici e delle principali riproduzioni delle opere del maestro vinciano, è pronta a dar vita ad una grande e affascinante impresa culturale. Ars Illuminandi e Progetto Editoriale si sono resi infatti fautori del comitato promotore per la costituzione di una Fondazione internazionale dedicata a Leonardo, la Fondazione Leonardo oltre Leonardo, che nasce come ideazione all’interno del nostro Gruppo editoriale, ma che sta creando le necessarie condizioni di fattibilità grazie a tutte quelle persone, appassionati, clienti e curiosi, fattivamente impegnati nel contribuire alla sua formazione dal basso. Bologna, nel susseguirsi degli interventi, è stato il momento di ufficializzazione di questo lungo percorso di lavoro. L’obiettivo, come del resto più volte ribadito, è quello di rendere quanto più vasta possibile la conoscenza del pensiero e dell’opera del maestro per eccellenza, del suo genio, della sua arte, delle sue tecniche di ricerca, delle sue sorprendenti intuizioni, così come delle sue inconciliabilità e dei veri e propri misteri che questa figura straordinaria si porta dietro da sempre. Leonardo quindi come punto di snodo, di irriducibile continuità e contraddizione fra il vecchio e il nuovo nella incredibile attualità del suo essere e del suo pensiero. è in questo scenario che il professor Vincenzo Cappelletti, insigne filosofo della scienza, ha voluto leggere Leonardo da Vinci in chiave europea, collegandolo al suo tempo, al tempo di Colombo e della scoperta dell’America, di quel Cinquecento di grandi cambiamenti sul piano intellettuale e scientifico, ma contemporaneamente proiettarlo verso di noi attraverso Spinoza e il razionalismo filosofico. Un intervento indubbiamente di alto profilo che ha creato nella sala, fra gli intervenuti, una forte e coinvolta partecipazione. Altrettanta emozione si è determinata con l’affascinante racconto del Cenacolo dei direttori di ConviviuMagazine, Eleonora Onghi e Luca Vivona, nella magica e sorprendente narrazione di una delle opere più complesse e intriganti della storia dell’arte di tutti i tempi. Un grande momento di dibattito e di cultura. Il prossimo appuntamento è in primavera, non lontano da Vinci, con la costituzione ufficiale della Fondazione insieme agli amici del comitato promotore, al comitato scientifico e naturalmente al notaio ratificante. Una nuova pagina tutta da scrivere a partire dalle cose che saremo in grado di fare e dai contenuti che saremo in grado di proporre. In ogni caso un bellissimo viaggio che avrà il sapore di una nuova avventura.

Fondazione Leonardo

Leonardo dopo Bologna

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Piemonte

Incontri con l’arte Sul diapason di Caravaggio. La Sacra Famiglia di Bartolomeo Cavarozzi Torino, Pinacoteca dell’Accademia Albertina Domenica 19 gennaio (pomeriggio) Nato a Viterbo e attivo tra l’Italia e la Spagna, Bartolomeo Cavarozzi rivela con la sensibilità di un sismografo e il virtuosismo del grande artista sensibilità e gusti del suo tempo. La Sacra Famiglia della Pinacoteca Albertina, capolavoro tra i maggiori del pittore, mostra nella tagliente, soda definizione delle forme l’inclinazione a “ritrarre dal naturale con gran diligenza”, appresa dal Cavarozzi a Roma nella cerchia dei marchesi Crescenzi, estimatori della maniera caravaggesca.

Il kolossal in pittura. L’Ottocento di Stefano Ussi Vercelli, Museo Borgogna Domenica 23 febbraio (mattino) Curriculum da pittore accademico e da garibaldino, Stefano Ussi è uno degli attori di punta della pittura italiana del secondo Ottocento. Il gusto della sua epoca per drammi e vicende di ambientazione medievale, ravvivati da grandi masse di popolo a fare da controcanto alle figure isolate degli eroi e da favolosi scenari esotici, propone intriganti parallelismi con il melodramma verdiano, e tratteggia le inclinazioni e le speranze di un’Italia da poco riunita.

La Gerusalemme di Asti. Il Battistero di San Pietro Asti, Battistero di San Pietro in Consavia Domenica 16 marzo (mattino) Riflesso degli entusiasmi alimentati dalla realizzazione della prima Crociata, il Battistero di San Pietro in Consavia è una traduzione “in lingua monferrina” del Santo Sepolcro di Gerusalemme, echeggiato nella pianta circolare scandita da colonne. Parte di un complesso di edifici facenti capo ai Cavalieri Ospitalieri, la “rotonda” di Asti – tappa fondamentale sul percorso della Via Romea – traduce in pietra speranze e consuetudini di viandanti e pellegrini.

è possibile prenotare la propria partecipazione agli Incontri con l’arte dalla sezione Convivium-Grand Tour del sito www.arsilluminandi.com Per tutte le informazioni sulle procedure di prenotazione scrivere a convivium@artegrandtour.it oppure chiamare il numero 075 5001468.

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Tra le pagine

Sorti a partire dalla seconda metà del Cinquecento sull’esempio di quello di Varallo, i Sacri Monti dispiegano in un concatenarsi arroccato di cappelle una grandiosa macchina teatrale, pensata per l’istruzione degli illetterati e allestita con sculture in terracotta a grandezza naturale. L’illustrazione coinvolgente, capace di commuovere i pellegrini incamminati lungo il percorso di preghiera, riguarda in genere la vita di Gesù: eccezionale, quindi, il Sacro Monte di Orta San Giulio, che scandisce invece la biografia di san Francesco. Le scene si svolgono tra ammiccamenti e sguardi, storie ritagliate a margine dell’azione principale – un violinista perduto tra le sue note, i giochi di due bambini – e schiere di figuranti. Lo stupore, l’emozione, l’ammirazione devota per le vicende della vita del santo si traducono nelle ciglia inarcate, nello sforzo evidente di capire, nel fiducioso abbandono della fede. Il teatro che anima le venti cappelle del Sacro Monte di Orta si deve alla creatività di un artista, Dionigi Bussola, che dopo la metà del Seicento rimaneggiò e integrò quanto era stato compiuto da altri scultori. Nella materia docile e calda della creta, Bussola seppe tradurre non solo i fatti straordinari della vita di Francesco, modellata sul paradigma dell’imitazione di Cristo, ma anche un’infinita, paziente attenzione per ogni aspetto della realtà: dalle vampate effimere della moda, su cui le splendide figure del Sacro Monte forniscono un prezioso “fermo immagine”, che ambienta nel Seicento i fatti della vita di Francesco, alle piaghe, alle sofferenze e alle deformità che affliggevano, presumibilmente, i pellegrini in visita, descritte con crudo realismo. Tra i versanti opposti dello sfarzo sublime e di un universo di individui storpi, bisognosi e malati prendono corpo la vocazione di Francesco e la sua via alla santità. Radicando nel corpo, nelle sue reazioni emotive e nelle sue sofferenze la rappresentazione dell’esistenza del santo, le quasi quattrocento sculture del Sacro Monte di Orta si sintonizzano mirabilmente sul nucleo centrale del messaggio di Francesco, che ritrovava i segni del divino nelle sensibili manifestazioni della natura e dell’uomo.

Piemonte

Nel teatro di Francesco. Il Sacro Monte di Orta

Dionigi Bussola, Figura femminile, dalla Vita di san Francesco, Orta San Giulio, Sacro Monte.

Immerso nel verde, e collocato su una splendida terrazza naturale affacciata sul Lago d’Orta, il Sacro Monte si trova a Orta San Giulio, in provincia di Novara. Per ogni informazione riguardante la visita e gli orari di apertura è possibile contattare il numero 0322 911960.

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Lombardia

Incontri con l’arte Ad usum fabricae. Il nuovo Museo del Duomo di Milano Milano, Palazzo Reale, Museo del Duomo Sabato 25 gennaio (pomeriggio) Seicento anni di storia della cattedrale milanese prendono vita in un allestimento pensato dall’architetto Guido Canali per illustrare le tappe più significative della vicenda artistica e progettuale del duomo, con occhio attento alla scenografia e al coinvolgimento dello spettatore. Dal “modellone” in legno cinquecentesco alle preziose vetrate, fino alle sculture e agli arredi sacri, la rinnovata sistemazione museale dà anima al dialogo tra le istanze della fede e il variare di gusti, stili e orientamenti.

Una città sul punto di salire. Umberto Boccioni e le Officine di Porta Romana Milano, Gallerie d’Italia Piazza della Scala Sabato 22 febbraio (pomeriggio) Realizzato a pochi mesi dalla pubblicazione del Manifesto Futurista, il dipinto che ritrae le Officine di Porta Romana marca il primo confronto aperto tra Umberto Boccioni e il tema del paesaggio modificato dall’affermarsi della città industriale e del lavoro meccanizzato. Quasi un preludio alla Città che sale, di due anni successivo, la tela racconta, attraverso la vibrazione di pennellate divisioniste, il brulicare della vita tra grandi casamenti periferici, ciminiere fumiganti e cantieri di un’incombente modernità.

Nel centro di Mediolanum. La chiesa di San Sepolcro Milano, Chiesa di San Sepolcro Sabato 29 marzo (pomeriggio) Uscita da un lungo periodo di oblio grazie a un recente restauro, la chiesa di San Sepolcro consente di sfogliare la storia di Milano dalle origini romane al Medioevo, quando l’edificio fu pensato come pendant lombardo dei luoghi cari ai Crociati. Nei transetti, i gruppi in terracotta dipinta, che rappresentano scene della Passione di Gesù, mettono in scena un vivido, emozionante teatro dello spirito, reso più complesso dall’interazione tra gruppi scultorei e decorazione pittorica.

è possibile prenotare la propria partecipazione agli Incontri con l’arte dalla sezione Convivium-Grand Tour del sito www.arsilluminandi.com Per tutte le informazioni sulle procedure di prenotazione scrivere a convivium@artegrandtour.it oppure chiamare il numero 075 5001468.

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Incontri con l’arte Veneto

La curiosità dietro la maschera. Il rinocer onte di Pietro Longhi Venezia, Cà Rezzonico Sabato 25 gennaio (pomeriggio) L’eccezionale approdo in laguna di un animale esotico viene fissato su tela da Pietro Longhi nel “vero ritratto di un rinocerotto”, come recita l’iscrizione nella parte alta del dipinto. Oltre la massa scura e indifferente del mammifero, l’artista spalanca lo spettacolo della società veneziana, impegnata nel gioco ambiguo di mostrarsi e occhieggiare, nascondendo il viso dietro la maschera, in un racconto concentrato e divertente della vita e dei costumi nella Serenissima del Settecento.

La pietra e il fuoco. Pittura del Quattrocento a Verona Verona, Museo di Castelvecchio Sabato 8 febbraio (pomeriggio) Sospesa tra le sollecitazioni opposte della corte dei Gonzaga a Mantova e della Serenissima Repubblica, Verona vive nel secondo Quattrocento una stagione di intensa elaborazione in campo artistico. Trampolino per la consacrazione di Andrea Mantegna e “seconda Roma” per l’abbondanza delle testimonianze antiquarie, la città rimane legata alla maniera scultorea del pittore, emulsionata – nelle opere di artisti come Francesco Bonsignori – con accensioni cromatiche di chiara impronta veneziana.

La strana allegria. Il Concertino di Piero di Cosimo Venezia, Galleria Vittorio Cini Sabato 22 marzo (pomeriggio) Aperta eccezionalmente per gli amici di Grand Tour, la Galleria Vittorio Cini propone una delle sue opere più preziose: la Madonna col Bambino e angeli musicanti di Piero di Cosimo. La presenza di per sé eccezionale di un dipinto dell’artista fiorentino in laguna si anima degli umori eccentrici che caratterizzano il pittore, proiettandone il linguaggio verso la “maniera moderna” della pittura cinquecentesca. Imperdibile, sulfureo e struggente, l’incontro con il dipinto Cini è un’occasione unica per ogni appassionato d’arte.

è possibile prenotare la propria partecipazione agli Incontri con l’arte dalla sezione Convivium-Grand Tour del sito www.arsilluminandi.com Per tutte le informazioni sulle procedure di prenotazione scrivere a convivium@artegrandtour.it oppure chiamare il numero 075 5001468.

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Emilia Romagna

Incontri con l’arte Opus Magistri Jocti. Giotto, Bertrando e il polittico di Bologna Bologna, Pinacoteca Nazionale Domenica 19 gennaio (pomeriggio) La memoria di un tempo sepolto, quando il cardinale Bertrando del Poggetto ridisegnava Bologna come sede dell’esilio pontificio, riparato dagli appetiti della curia romana, si legge sulle tavole del polittico uscito, intorno al 1330, dalla bottega di Giotto. Opera finissima, che consente di intuire il gusto lussuoso del pieno Trecento, il polittico fa il punto sul lascito complesso di Giotto al suo secolo, e sull’embrione di uno stile pienamente sviluppato, di lì a poco, presso la corte papale di Avignone.

Un girotondo sotto il cielo d’oro. Correggio e la cupola di San Giovanni Parma, Chiesa di San Giovanni Evangelista Sabato 22 febbraio (pomeriggio) Il turbine concitato degli apostoli porta incastonata, in un pulviscolo di pagliuzze dorate, la figura di Cristo, immobile e senza peso al centro della cupola. Invenzione smagliante e priva di modelli, la cupola di San Giovanni è la prima affermazione pubblica di Correggio: la forza senza precedenti della figurazione imposta il carattere dell’arte emiliana fino a oltre il Cinquecento in un coinvolgente teatro degli affetti, capace di infrangere il confine tra universo figurato e mondo reale.

L’Ottocento in costume. Pelagio Palagi e Francesco Hayez Bologna, Collezioni Comunali d’Arte Sabato 29 marzo (pomeriggio) Amici ancora prima che colleghi, Pelagio Palagi e Francesco Hayez interpretano versanti complementari del loro secolo, e del percorso che cristallizzò identità e valori di un’Italia in cerca di riunificazione. Dalle speranze deluse dell’esperienza napoleonica alle rivoluzioni di popolo, i due artisti danno voce con inedita sensibilità psicologica al richiamo dell’antico e dell’Oriente, lasciando dialogare tradizione e nuove mode europee.

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Tra le pagine

All’osservatore attento non può sfuggire la presenza discreta di una zucca, che fa capolino in molti dipinti realizzati per il duca di Ferrara Borso d’Este. Andrea Mantegna in un Presepio oggi a New York, e soprattutto Cosmè Tura – capostipite della scuola ferrarese – inseriscono l’ortaggio in bella vista. Nelle ante d’organo che Tura realizzò per la cattedrale della sua città, la zucca pende giusto all’altezza del capo di san Giorgio, patrono di Ferrara e alter ego del duca e dei suoi sogni cavallereschi. La Cosmè Tura, San Giorgio uccide il drago, particolare. Ferrara, Museo della Cattedrale. storia che porta agli onori della pittura un’umile cucurbitacea merita di esser raccontata, tante e ramificate sono le sue implicazioni all’interno di una corte, come quella di Borso, nota per l’abbagliante eleganza e lontana – in apparenza – da un ortaggio che era cibo di villani. Intenzionato a fortificare una successione dinastica non cristallina (Borso era infatti figlio illegittimo), il duca volle presentarsi non solo come magnifico padre della patria, ma anche in chiave materna, come fonte di abbondanza e nutrimento per i sudditi. In un’area esposta alle piene del Po, che tanto contribuiva alla ricchezza delle campagne, Borso promosse la regolamentazione delle acque fluviali e della rete di canali che vi confluiva. Resa coltivabile, in questo modo, una vasta estensione di terreni impaludati, la zucca entrò di diritto nell’immaginario del ducato, divenendone di fatto un simbolo. E se san Giorgio aveva – secondo la leggenda – sconfitto un drago che allignava nel Po, rendendo impossibile la vita ai ferraresi, Borso aveva domato la furia ribelle del fiume, con benefici del tutto simili. Dalla rappresentazione dei pennelli illustri alle fumiganti armonie dei cuochi il passo fu breve. Le produzioni agricole, protagoniste negli affreschi di Palazzo Schifanoia, si fanno delizia per il palato nei celebri cappellacci ripieni di zucca, serviti a diplomatici e ospiti illustri. Come nelle miniature gotiche dei volumi che Borso ordinava in Francia, il caplaz – il copricapo di paglia dei contadini – si trasfigura in chiave di deliziosa favola cortigiana. La ricetta odierna ha conservato l’impianto rinascimentale della preparazione e l’amalgamarsi armonico della zucca con il burro, l’aroma della salvia e il cacio parmigiano. Fioriti sugli schemi di un gioco tardogotico, che proietta in chiave di sogno cavalleresco gli elementi della realtà contadina, i cappellacci di zucca racchiudono l’eco ricercata e i toni eccentrici della storia del Quattrocento ferrarese.

Emilia Romagna

La terra, la pittura, il piatto. Borso d’Este e le zucche d’autore

Le ante d’organo dipinte da Cosmè Tura, prima e strabiliante affermazione della scuola pittorica ferrarese, sono patrimonio del Museo della Cattedrale di Ferrara. Per tutte le informazioni sul museo e sulle sue collezioni è possibile contattare il numero 0532 761299 e visitare il sito www.artecultura.fe.it

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Toscana

Incontri con l’arte “Con meraviglia di tutta Firenze” Pontormo e la Pala Capponi Firenze, Chiesa di Santa Felicita Sabato 1 febbraio (pomeriggio) Poche opere come la Pala Capponi marcano con chiarezza un consapevole punto di svolta nella pittura. Un soggetto di complicata definizione, un dipingere privo di ombre e dimensioni spaziali, un pathos esasperato e privo di direzione indicavano il chiudersi definitivo dell’età “eroica” del Rinascimento, e l’affermarsi di nuovi dubbi e inquietudini. Orizzonte di questo processo, la sensibilità ombrosa di Pontormo, protagonista di un consapevole moto di rottura con i paradigmi pacificanti di primo Cinquecento.

“Vanno a vicenda ciascuna al giudizio” Gli affreschi di Nardo di Cione tra Giotto e Dante Firenze, Basilica di Santa Maria Novella Sabato 15 febbraio (pomeriggio) Omaggio postumo della città al suo sommo poeta, morto trent’anni prima in esilio, gli affreschi di Nardo di Cione nella Cappella Strozzi rappresentano l’esperimento più compiuto nella restituzione visiva dell’Aldilà dantesco. Se il lessico formale di Nardo si attesta sull’aulica maniera giottesca, la visione tremenda dell’Inferno e quella beatifica del Paradiso costituiscono una parafrasi visiva della Commedia, sigillata da un intenso ritratto dello stesso Dante all’interno del Giudizio Universale.

Vibrazioni di un’età di mezzo. Beato Angelico e la traduzione del Rinascimento Firenze, Museo di San Marco Sabato 15 marzo (pomeriggio) Tra i primi a recepire la dirompente novità del lessico masaccesco, il Beato Angelico spese il proprio immenso talento nella traduzione di quelle affermazioni scabre e rivoluzionarie in una lingua più temperata, capace di dialogare con l’eredità dorata del gotico. La soluzione, tutt’altro che di compromesso e anzi aperta a intuizioni di temi e soluzioni di là da venire, si dispiega per intero nelle sale del Museo di San Marco, che dell’artista ospitò la vita e la vocazione artistica.

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Tra le pagine

Nella sistemazione di Giorgio Vasari, il primo storico dell’arte italiana, che raccolse alla metà del Cinquecento le Vite degli artisti in un ordine cronologico culminante con l’esperienza insuperabile di Michelangelo, ogni fase del dipingere aveva avuto un padre, una figura assoluta di riferimento. Primo, coraggioso pioniere del raccontare il vero, in una prospettiva sfacciatamente centrata su Firenze, era stato Giotto. Cent’anni dopo, fu Masaccio a indicare agli artisti “la vera via da caminare al grado supremo”, imitando in pittura “tutte le cose della natura vive, col disegno e co’ colori semplicemente”. Non poteva ignorare, Vasari, il significato dirompente di una vita breve come una meteora (Masaccio morì infatti a meno di trent’anni), destinata però a segnare irrimediabilmente i destini dell’arte. Agli esordi del Quattrocento, quando si compì la parabola del pittore, le affermazioni crude e scabre di Masaccio erano nettamente minoritarie. Il suo esplosivo senso del volume, la sua determinazione a mettere in scena una realtà saldamente piantata nell’evidenza tridimensionale dell’esserci, il respiro ampio del dialogo tra figure e ambiente risultavano unici e dissonanti in un’Europa ancora legata alle pantomime smaltate del gotico. Scardinati i fondi oro, riportati negli spazi aperti e tra le vie i fatti sacri, Masaccio metteva in scena un mondo brutalmente opposto ai sogni cortesi: di questa borghesia cittadina, che si faceva largo nei dipinti masacceschi, i pittori non poterono più dimenticarsi. La celebre Trinità, dipinta ad affresco da Masaccio. riserva ai due committenti borghesi un rilievo e uno spazio inauditi, nell’acerbo 1427 che ne vide la realizzazione. Spicca l’incisività dei due ritratti sull’ampia mole prismatica delle vesti: cancellando antichi schemi gerarchici, i committenti mantengono una scala dimensionale identica a quella dei personaggi sacri. “In Santa Maria Novella” dice Vasari “dipinse a fresco sotto il tramezzo della chiesa una Trinità, che è posta sopra l’altar di S. Ignazio, e la Nostra Donna e S. Giovanni Evangelista che la mettono in mezzo, contemplando Cristo crucifisso.” Non poteva non cogliere, Vasari, che quell’invenzione senza precedenti era derivata in toto dalla “scatola” spaziale che conteneva unitariamente i personaggi, con un effetto di illusionismo legato alle sperimentazioni di Filippo Brunelleschi. Prosegue, infatti, la Vita: “Ma quello che vi è bellissimo … è una volta a mezza botte tirata in prospettiva, e spartita in quadri pieni di rosoni che diminuiscono e scortano così bene che pare che sia bucato quel muro.” Come un cannocchiale proiettato oltre il suo tempo, il “buco nel muro” di Masaccio spostava bruscamente Masaccio, Trinità con santi e donatori, Firenze, Basilica di Santa Maria Novella. avanti le lancette sul quadrante dell’arte.

Toscana

“Le cose della natura vive” Vasari racconta Masaccio

La Trinità di Masaccio è uno dei tesori d’arte del complesso domenicano di Santa Maria Novella. Per tutte le informazioni sugli orari di apertura e sulle opere che si possono ammirare all’interno di questa autentica pietra miliare per la storia dell’arte italiana, è possibile consultare il sito www.chiesasantamarianovella.it

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Lazio

Incontri con l’arte L’archeologia del barocco. Gian Lorenzo Bernini in Santa Bibiana Roma, Chiesa di Santa Bibiana Sabato 18 gennaio (mattino) La chiesa, antichissima, risaliva ai primi secoli del cristianesimo: il suo rifacimento, affidato al giovane Gian Lorenzo Bernini, segna l’esordio di un talento destinato ad agire come arbitro del gusto nell’Europa del Seicento. La scultura che rappresenta Bibiana, soprattutto, posta da Bernini sopra l’altare, segna nuovi paradigmi estetici nell’incresparsi delle pieghe e nelle improvvise accelerazioni naturalistiche, ponendosi a capo dell’elaborazione stilistica del Barocco.

La leggenda dell’imperatrice. Elena e la Vera Croce Roma, Basilica di Santa Croce in Gerusalemme Sabato 8 febbraio (mattino) Punto di riferimento fondamentale per il pellegrinaggio a Roma fin dai tempi più remoti, la basilica di Santa Croce in Gerusalemme è legata alla leggenda del recupero della vera croce di Cristo da parte di Elena, madre dell’imperatore Costantino. Collocato in una zona ad alta densità archeologica, l’edificio conserva nella cappella di Sant’Elena memorie sacre e importanti opere d’arte, dovute ad artisti come Melozzo da Forlì, Antoniazzo Romano e Baldassarre Peruzzi.

Immaginare il classico. Domenichino e le Storie di santa Cecilia Roma, Chiesa di San Luigi dei Francesi Sabato 22 marzo (mattino) Emulsionando i succhi della formazione bolognese con l’entusiasmo per la classicità e per la pittura del Rinascimento conosciute a Roma, Domenichino ottiene con le Storie di santa Cecilia in San Luigi dei Francesi l’impegnativa definizione di “nuovo Raffaello”. L’ordinata misura espressiva messa a punto dall’artista, insieme all’evocazione aulica e solenne del mondo antico, stabiliscono per oltre un secolo il diapason della pittura classicista.

è possibile prenotare la propria partecipazione agli Incontri con l’arte dalla sezione Convivium-Grand Tour del sito www.arsilluminandi.com Per tutte le informazioni sulle procedure di prenotazione scrivere a convivium@artegrandtour.it oppure chiamare il numero 075 5001468.

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Tra le pagine Lazio

Un “gentilhuomo” amico di Caravaggio. Carlo Saraceni in mostra a Roma Tra le biografie dei pittori nella Roma eccessiva di inizio Seicento, quella di Carlo Saraceni rischia di apparire tanto piatta da risultare controcorrente. Nato a Venezia, Saraceni si trova a misurare le note della sua formazione lagunare sullo spartito di una rivoluzione in atto: quel prepotente affermarsi del “vero naturale” sprigionatosi dalla pittura caravaggesca. Se alla vita di Saraceni mancarono le fiammate spigolose dell’artista lombardo, la sintonia pittorica fra i due fu immediata e potente. Non sarà inutile ricordare, del resto, che il maestro lombardo di Caravaggio, Simone Peterzano, si professava seguace di Tiziano, e che la stessa maniera del Merisi veniva Carlo Saraceni, Riposo durante la fuga in Egitto, Monteporzio Catone, Sacro Eremo Camaldolese Tuscolano. interpretata dagli artisti accademici come ennesima declinazione del pensiero giorgionesco. Radici comuni, per quanto ripensate e lontane, tenevano quindi uniti i destini dei due pittori, producendo come risultato immediato, nelle opere di Saraceni, un’illustrazione sobria e vera, illuminata in eterno, nei suoi tagli mai convenzionali, da una luce chiara, come di tramonto in inverno. Santi virtuosi, vergini purissime e professionisti della carità venivano investiti da un alito di vita cui erano preclusi gli esiti eversivi perseguiti dal Merisi, nonostante la dichiarata ammirazione di Carlo per le lancinanti affermazioni del collega. Quasi una beffa, quindi, il destino che portò il Transito della Vergine di Saraceni a rimpiazzare, sull’altare di Santa Maria della Scala, il dipinto omologo realizzato da Caravaggio, oggi conservato al Louvre, che la committenza aveva rifiutato per la cruda, disperata rappresentazione della morte di Maria. Un destino quasi aristocratico guidava Saraceni lontano da avventure spericolate e cattive compagnie: colto e benestante, il pittore mise a punto a un personale metodo di studio “scientifico” della luce. Erano gli anni in cui Galileo spingeva occhio e intelligenza verso la volta celeste: l’effetto di distacco tra pittore e oggetto della narrazione che caratterizza le opere di Saraceni sembra interpretare lo spirito del tempo, in un approccio curioso ma in definitiva “geometrico” alle manifestazioni del reale. Merita la visita, insomma, la prima monografica dedicata al pittore, per gustare un versante del Seicento italiano lontano da passioni burrascose ma capace di filtrare, sintetizzandoli, stimoli e ispirazioni a volte lontani fra loro.

Carlo Saraceni 1579-1620 Un Veneziano tra Roma e l’Europa Palazzo Venezia, Via del Plebiscito 118, Roma Fino al 2 marzo 2014 – www.carlosaraceni.it

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Campania

Incontri con l’arte Il pantheon in riva al mare. La basilica di San Francesco di Paola Napoli, Basilica di San Francesco di Paola Sabato 18 gennaio (mattino) Luogo tra i più conosciuti di Napoli, la basilica di San Francesco di Paola è molto più che la scenografica quinta architettonica di una grande piazza. Progettato all’inzio dell’Ottocento secondo un grandioso gusto neoclassico, pensato in chiave di doppia eco, che univa il Pantheon romano con il colonnato vaticano di Bernini, l’edificio incorporò soluzioni tecniche del tutto originali. La severa solennità della basilica testimonia soprattutto le ambizioni della capitale borbonica all’indomani della riconquista del regno da parte di Ferdinando I delle Due Sicilie.

Il cavaliere tra le guglie. Il monumento a re Ladislao Napoli, Chiesa di San Giovanni a Carbonara Sabato 8 febbraio (mattino) Posto alle spalle dell’altare, l’imponente monumento sepolcrale di re Ladislao d’Angiò chiude la prospettiva della navata centrale in una chiesa antica e ricca di storia. Compiuto da maestranze toscane e settentrionali all’inizio del Quattrocento e ispirato alle fastose scenografie del gotico internazionale, il complesso scultoreo dispiega un’articolata simbologia in cui gli emblemi del potere temporale e le rappresentazioni delle virtù compongono il ritratto ideale del sovrano, effigiato in cima al monumento durante un’immaginaria, vittoriosa parata a cavallo.

Le dee e il semidio. Il collegio degli Augustali Ercolano, Area Archeologica Sabato 22 marzo (mattino) Destinato ad accogliere i sacerdoti votati al culto post mortem dell’imperatore Augusto, il Collegio degli Augustali di Ercolano offre la possibilità di letture stratificate, alla luce di una decorazione di altissimo livello contenutistico ed esecutivo. Arricchito in origine da marmi e sculture, l’edificio testimonia oggi i suoi fasti nell’Apoteosi di Ercole tra Minerva e Giunone, che fa riferimento alle principali divinità olimpiche e al mitico fondatore della città, il cui culto venne anche incentivato in epoca imperiale.

è possibile prenotare la propria partecipazione agli Incontri con l’arte dalla sezione Convivium-Grand Tour del sito www.arsilluminandi.com Per tutte le informazioni sulle procedure di prenotazione scrivere a convivium@artegrandtour.it oppure chiamare il numero 075 5001468.

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Tra le pagine Lo scherzo era innocente ma rivelatore. Filippo Baldinucci, scrittore d’arte e biografo dei “professori del disegno”, lo racconta così. Fatto accomodare il pittore fiorentino Lorenzo Lippi su un terrapieno presso gli argini del Mugnone, Salvator Rosa gli indicava “nell’acqua le immagini de’ passeggieri della via, camminanti a capo all’ingiù: e queste, diceva egli, essere le persone degli Antipodi”. Facile, per Rosa, farsi beffe del Lippi e degli altri “merlotti”, ignoranti degli effetti ottici che “fanno apparire degli oggetti la parte superiore come inferiore”. Perché il pittore napoletano, invece, sapeva. Conosceva alla perfezione – nel secolo del cannocchiale e del microscopio – le magie nascoste sulla superficie di una lente o di uno specchio. Non a caso le “stregonerie” sono un tema dominante della sua pittura, che tratteggia un paragone tra la creatività del pittore e quella del mago, capaci entrambi di dominare gli elementi naturali. Personaggio decisamente fuori dal comune, Salvator Rosa – pittore e poeta nato a Napoli nel 1615 – scrisse la propria vita come un romanzo, costruendo un’identità da filosofo caratterizzata da tratti tempestosi e “irregolari”. Orgogliosamente indipendente nel secolo degli artisti cortigiani, coltissimo e incapace di compromessi, Rosa fu riscoperto in età romantica come prototipo del genio poliedrico e ispirato, fatalmente “straniero” rispetto al proprio tempo. Pittore di battaglie e di paesaggi, Salvator Rosa inseguiva nelle marine e nei boschi fissati su tela la verità della luce appresa da ragazzo in riva al mare di Napoli. Il fascino capriccioso dei porti, delle radure e delle cascate effigiate dal pittore colpì particolarmente i collezionisti inglesi. Fu la Gran Bretagna, anzi, a elaborare – anche a partire dai paesaggi di quello che per gli inglesi era semplicemente Salvatore – quell’ideale di giardino pittoresco che si immaginava composto da una successione di quadri ispirati a celebri dipinti di paesaggio. Superando le simmetrie rinascimentali, il giardino diventava teatro: i vertiginosi tagli di luce, l’inserimento di rovine nel contesto naturale e l’atmosfera malinconica e sospesa suggerivano la possibilità di incontrare, durante la passeggiata nel parco, le minacciose figure di banditi e vagabondi che popolano le tele di Rosa. Nel giardino pittoresco il capriccio del figurarsi pericoli e avventure straordinarie giusto dietro casa conquistavano all’immaginazione il posto preminente che questa occupò in età romantica. Culminato nei parchi delle dimore inglesi, il percorso di questo sentimento della natura era iniziato però molto più a sud, sulle tele di un artista nato all’Arenella, i cui occhi si erano nutriti della luminosità spiegata degli orizzonti napoletani.

Campania

Dall’Arenella al Surrey. Vita e mito di Salvator Rosa

Salvator Rosa, Autoritratto, New York, Metropolitan Museum of Art.

Suggeriamo agli amici di ConviviuMagazine di gustarsi il ritratto che Benedetto Croce dedica a Salvator Rosa, negli Scritti sulla letteratura italiana del Seicento (Bari, 1948). è anche possibile inseguire i numerosi autoritratti dell’artista tra la collezione Chigi Saracini di Siena (che conserva uno splendido Autoritratto in veste di guerriero) e la Galleria Palatina di Firenze, che con un Autoritratto come Pascariello documenta l’attività di Rosa come attore teatrale e il persistente legame con la sua Napoli. Il più inquietante resta comunque l’Autoritratto del Metropolitan Museum di New York, che testimonia il fascino tenebroso dell’artista.

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Sicilia

Incontri con l’arte “nel qual luogo ha più fama e riputazione che ‘l monte di Vulcano”. Raffaello e lo Spasimo di Sicilia Palermo, Chiesa di Santa Maria dello Spasimo Sabato 25 gennaio (mattino) Tanto celebre da oscurare – secondo Vasari – la stessa mole dell’Etna, l’Andata al Calvario di Raffaello, meglio nota come lo Spasimo di Sicilia, emigrò in Spagna per gli intrighi di un viceré ambizioso e di un abate avido di guadagni. La tavola dell’Urbinate è dunque un quadro dalla vicenda romanzesca non meno che quella della chiesa che l’accolse per qualche decennio. Costruita agli inizi del Cinquecento e quasi subito inglobata nelle

strutture di un grande bastione, la chiesa è una delle più grandiose e affascinanti testimonianze dell’architettura di trapasso dalle forme del tardo Gotico a quelle del Rinascimento.

Il riposo dei vescovi. Sepolcri tardo antichi nella Cattedrale di Palermo Palermo, Cripta della Cattedrale Sabato 22 febbraio (mattino) Da taluni studiosi considerata l’impianto iniziale dell’antica Cattedrale di Palermo, la Cripta è un luogo ricco di fascino e di mistero, il grembo nascosto del Duomo. Tra colonne possenti e arcosoli di chiara ascendenza bizantina stanno alcuni sepolcri risalenti ai primi secoli del Cristianesimo, riutilizzati in epoca rinascimentale come tombe degli arcivescovi di Palermo. Una continuità tra antico e moderno che i presuli palermitani vollero affermare come segno del loro potere sulle anime e sulla storia.

Il Tempio di Flora. Léon Dufourny e l’Orto Botanico di Palermo Palermo, Gymnasium dell’Orto Botanico Sabato 29 marzo (mattino) Nel 1789, mentre a Parigi la rivoluzione abbatteva l’Ancien Régime, un architetto francese cominciava la costruzione del Gymnasium dell’Orto Botanico di Palermo, forse il più originale edificio del Neoclassicismo italiano. Da massone qual era, Dufourny concepì una specie di tempio esoterico nel quale le reminiscenze dell’architettura dorica si coniugano a riferimenti all’Egitto dei faraoni, in una soluzione eclettica anticipatrice degli “stili misti” della metà dell’Ottocento.

è possibile prenotare la propria partecipazione agli Incontri con l’arte dalla sezione Convivium-Grand Tour del sito www.arsilluminandi.com Per tutte le informazioni sulle procedure di prenotazione scrivere a convivium@artegrandtour.it oppure chiamare il numero 075 5001468.

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COLOPHON credits ConviviuMagaz in e - Anno II, n. 2/2014 Redaz ione: Eleonora Onghi; Luca Vivona. Impagi naz ione: Tiziana Befani. Han no collaborato a questo n umer o: Lena Costante, Francesco Malvasi. Le immagini di questa rivista sono di pubblico dominio. Si resta a disposizione per eventuali spettanze di legge. Nessuna parte della rivista può essere riprodotta o rielaborata senza autorizzazione scritta della redazione e dell’editore. In coper tina: Leonardo da Vinci, La Vergine con Sant’Anna e il Bambino, 1510 ca., Parigi, Musée du Louvre. Gli esperti d’ar te Grand Tou r Francesca Adamoli Approdata in laguna dall’Abruzzo, si è laureata presso l’Università Ca’ Foscari, specializzandosi sulla pittura veneziana tra Quattro e Cinquecento e collaborando con gli Enti di tutela del patrimonio artistico. Francesco Paolo Campione è dottore di ricerca presso l’Università di Palermo, dove collabora con le cattedre di diversi insegnamenti. Ha orientato i suoi interessi soprattutto sui temi dell’estetica sul rapporto tra filosofia e arti figurative. Anna Maria Cavanna Dottore di ricerca presso l’Università di Siena, si è occupata di pittura veneziana e piemontese, concorrendo alla realizzazione di importanti progetti espositivi. Collabora con i principali musei di Torino e del Piemonte. Maria Corsi Ricercatrice presso l’Università di Siena, è specializzata nei temi dell’iconografia sacra medievale. Su questi argomenti ha curato importanti ricerche e studi, che hanno consentito di recuperare il senso perduto delle opere d’arte. Andrea Dallanoce Specializzato in Storia dell’Arte presso l’Università Cattolica di Milano, ha collaborato con importanti musei del capoluogo. Ha concentrato i suoi studi sulla pittura tra Sei e Settecento, e sulle vicende dell’arte in area lombarda. Francesco De Carolis Laureato a Urbino e specializzatosi a Siena, è dottore di ricerca presso l’Università di Bologna. Il suo percorso di studio, ampio e originale, si è concentrato sulle tecniche artistiche e sulla loro evoluzione. Antonia Fico Dopo la laurea presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, ha collaborato con importanti complessi monumentali e con il Museo Archeologico Nazionale, in un arco di interessi che spazia dall’arte paleocristiana al barocco partenopeo. Claudia Franzel Laureata in Conservazione dei Beni Culturali presso l’Università della Tuscia a Viterbo, ha dedicato la propria attenzione alla diagnostica, alla conservazione e alla catalogazione dei dipinti su tavola, realizzati fra XII e XIV secolo. Laura Gori Specialista del barocco romano, vanta una profonda esperienza nel campo della ricerca d’archivio legata alle vicende e alla costituzione delle più importanti collezioni d’arte dell’Urbe. Collabora con la cattedra di Storia dell’Arte Moderna all’Università di Roma Tre. Eleonora Onghi Formatasi tra Bologna e Siena, dove ha conseguito il dottorato di ricerca, si è occupata del manierismo toscano e della pittura europea tra Sette e Ottocento. Ha curato studi specialistici e pubblicazioni a carattere divulgativo. è direttore scientifico di Grand Tour. Elena Piaggesi Laureatasi in Conservazione dei Beni Culturali presso la sede ravennate dell’Università di Bologna, si è dedicata con passione all’arte contemporanea. Ha collaborato con importanti riviste e case editrici specializzate. Roberta Schenal Approdata in Calabria dal Piemonte per inseguire la propria passione per l’archeologia magnogreca, ha curato prestigiosi studi e iniziative espositive. Fa parte del gruppo di progettazione del nuovo Museo Nazionale di Reggio Calabria. Luca Vivona Dottore di ricerca presso l’Università di Siena, ha fatto dell’universo delle immagini il terreno privilegiato del suo percorso nel campo dell’estetica, e di un ampio progetto di divulgazione delle competenze scientifiche. è direttore artistico di Grand Tour.


LEONARDO Fondazione Comitato Promotore Ar s I l l umi nan di e Pr oge t to Edit or ial e sono impegnate, da oltre un decennio, nella proposta e diffusione delle più importanti Opere di Leonardo da Vinci. Il nostro Gruppo ha realizzato infatti le riproduzioni dei dipinti più famosi del maestro vinciano, oltre ad una straordinaria edizione del Cenacolo, in collaborazione con il Ministero dei Beni Culturali. Contemporaneamente ha visto la luce uno splendido e raffinato volume antologico, unico nel suo genere, corredato da un apparato iconografico di 80 immagini tra dipinti e disegni, che offre la possibilità per un eccezionale percorso artistico e conoscitivo. Ars Illuminandi in particolare si è cimentata con fortissima volontà e determinazione in una grande e difficile impresa: la pubblicazione integrale dei Codici di Francia e del Codice Atlantico. Una collezione rara e preziosa di altissima manifattura artigianale, tale da rappresentare il più formidabile corpus mai dedicato a Leonardo. Oggi queste magnifiche opere e l’intera Collectio Maior, sono disponibili per gli appassionati e per tutte le persone amanti dell’arte e della cultura, all’interno di un grande Pr ogetto Inter naz ionale. Il nostro Gruppo La invita a partecipare ad un eccezionale Evento dedicato al Genio di Leonardo, di cui volendo potrà essere fra i primi protagonisti. NIHIL DIFFICILE VOLENTI.

AMBASCIATORE CULTURALE SALVIAMO UN CODICE www.arsilluminandi.com N. Verde 800 134002


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