45 apr/giu 2002
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ARTIGIANATO tra arte e design NUMERO 45 Aprile/Giugno 2002 Trimestrale Anno XII E 6,20
ENGLISH TRANSLATION
ARTIGIANATO tra arte e design
KAMALEONTE ARTISANEXPO MORELATO
Spedizione in abb. post. 45% art. 2 comma 20/b legge 662/96 Filiale di Milano
MANIFATTURA GINORI PRODUZIONE PRIVATA VETRO DI EMPOLI TRAME e COLORI
Edizioni Imago International
MIA MONZA TOOTS ZYNSKY PIETRA APRICENA ARTISTI A TORINO MIMMO DI CESARE
COMITATO PROMOTORE
COMITATO TECNICO E CORRISPONDENTI PER LE AREE ARTIGIANE
Luigi Badiali (Presidente BIC Toscana) Giacomo Basso (Segretario Generale C.A.S.A.) Camilla Michelotti (L’Arte del Quotidiano) Giorgio Pozzi (Assessore all’Artigianato Reg. Lombardia) Bruno Gambone Francesco Giacomin (Segretario Generale Confartigianato) Demetrio Mafrica
Alabastro di Volterra Sergio Occhipinti (Presidente Euralabastri) Irene Taddei Bronzo del veronese Gian Maria Colognese Ceramica campana Eduardo Alamaro Ceramica di Caltagirone Francesco Judica Ceramica di Castelli Vincenzo Di Giosaffatte Ceramica di Albisola Massimo Trogu Ceramica di Deruta Nello Zenoni (Resp. Artig. Regione Umbria) Nello Teodori Ceramica di Grottaglie Giuseppe Vinci (Sindaco Grottaglie) Ciro Masella Ceramica di Palermo Rosario Rotondo Ceramica umbra Nello Teodori Ceramica di Vietri sul Mare Massimo Bignardi
Giancarlo Sangalli (Segretario Generale C.N.A.)
“Luna” di Alain Girel, 1999, particolare dell’opera presentata al Gran Premio di Vietri sul Mare 2000 “Viaggio attraverso la ceramica”.
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Ceramica faentina Maria Concetta Cossa (Pres. Ente Ceramica Faenza) Tiziano Dalpozzo Ceramica piemontese Luisa Perlo Ceramica sestese Stefano Follesa Ceramica di Nove Katia Brugnolo (Dir. Museo delle Ceramiche di Nove) Ceramica di Laveno Marcello Morandini Cotto di Impruneta Stefano Follesa Cristallo di Colle Val d’Elsa Giampiero Brogi (Pres. Consorzio Crist. Colle Val d’Elsa) Ferro della Basilicata Valerio Giambersio Ferro di Asolo Stefano Bordignon Gioiello di Vicenza Maria Rosaria Palma Intarsio di Sorrento Alessandro Fiorentino
Legno di Cantù Aurelio Porro Legno di Saluzzo Elena Arrò Ceriani Legno della Val d’Aosta Franco Balan Marmo di Carrara Antonello Pelliccia Marmi e pietre del trapanese Enzo Fiammetta Marmo veronese Vincenzo Pavan Mosaico di Monreale Anna Capra Mosaico di Ravenna Gianni Morelli Elisabetta Gonzo Alessandro Vicari Mosaico di Spilimbergo Piergiorgio Masotti (E.S.A. Friuli Venezia Giulia) Paolo Coretti Oro di Valenza Lia Lenti Pietra di Apricena Domenico Potenza
Pietra di Fontanarosa Mario Pagliaro Pietra di Lavagna Alfredo Gioventù Marisa Bacigalupo Pietra lavica Vincenzo Fiammetta Pietra leccese Luigi De Luca Davide Mancina Pietra piperina Giorgio Blanco Pietra Serena Gilberto Corretti Pietra Vicentina Maria Rosaria Palma Pizzo di Cantù Aurelio Porro Tessuto di Como Roberto De Paolis Travertino romano Claudio Giudici Vetro di Altare Mariateresa Chirico Vetro di Empoli Stefania Viti Vetro di Murano Federica Marangoni
Segreteria Generale, Amministrazione e Abbonamenti Edizioni Imago International S.r.l. Corso Indipendenza, 6 - 20129 Milano Tel. 02.70009474 - 02.70009480 Fax 02.71092112 e-mail: edizionimago@tin.it Segreteria di Redazione Via Guercino, 7 - 20154 Milano Tel. 02.33608400 - Fax 02.33608389 Direttore Responsabile Ugo La Pietra Direttore Editoriale Adriano Gatti Comitato Scientifico Enzo Biffi Gentili, Gillo Dorfles, Vittorio Fagone, Anty Pansera UFFICIO STAMPA Claudia Ferrari, Alberto Gatti Hanno collaborato a questo numero Per i testi: Enzo Biffi Gentili, Simona Cesana, Pino Dal Colle, Michele De Lucchi, Gillo Dorfles, Vittorio Fagone, Adriano Gatti, Alfredo Gioventù, Ugo La Pietra, Dario Moretti, Luigina Moretti, Murilo Fernando Moro, Domenico Potenza, Isabella Taddeo, Stefania Viti. Per le fotografie: Antonio Alfieri, Archivio Bagnoli, Archivio G.Bartolozzi, Gitty Durugar, Luca Tamburini, Maurizio Tassinari,Tom Vack. Inserzioni pubblicitarie Regione Campania II cop.; I.S.O.L.A. pag.1; Nolostand pag.2; Artisanexpo-Promos pag.3; 66a Mostra Internazionale dell’Artigianato pag.4 Consorzio Ceramiche Artistiche del Veneto pag.5 pag.55; Imago Shop & Fair pag.80; Unicef pag.87; Gruppo Vetrario Paci III cop.; Morelato IV cop. Traduzione testi in inglese Spaziolingue s.r.l., Milano Realizzazione e stampa SATE s.r.l. Zingonia - Verdellino (BG) Stampa su patinata opaca senza legno PUBBLICITÀ E COMUNICAZIONE Corso Indipendenza, 6 - 20129 Milano Tel. 02.70009474 - 02.70009480 Fax 02.71092112 Distribuzione Italia - EDICOLA inter orbis S.p.A. Via Benedetto croce, 4 - 20094 Corsico (MI) Tel. 02.48693228 - Fax 02.48693213 Distribuzione Italia - LIBRERIA JOO Distribuzione - Via F. Argelati, 35 20143 Milano - Tel. 02.8375671- Fax 02.58112324 Distribuzione Estero A.I.E. Agenzia Italiana di Esportazione S.p.A. Via Manzoni, 12 - 20089 Rozzano (MI) Tel. 02.5753911 - Fax 02.57512606 Abbonamenti Italia: € 20,70 all’anno. Numeri arretrati € 7,70 Estero: € 33,60 all’anno. Numeri arretrati € 10,30 © 2002 Edizioni IMAGO INTERNATIONAL S.r.l. Tutti i diritti riservati. Riproduzione dei testi e delle foto solo previo consenso scritto dell’Editore.
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KAMALEONTE A RT I S A N E X P O M O R E L AT O
M A N I FAT T U R A GINORI PRODUZIONE PRIVATA VETRO DI EMPOLI TRAME E COLORI
MIA MONZA
Edizioni IMAGO INTERNATIONAl
Con il patrocinio del Ministero dell’Industria Commercio e Artigianato
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A RTIGIANAT O tra arte e design ENGLISH
A RTIGIANATO TRA ARTE E DESIGN
Anno XII, Numero 45 aprile/giugno 2002 Registrazione al Tribunale di Milano n. 45 del 30.1.1991
45 APR/GIU 2002
ARTIGIANATO TRA ARTE E DESIGN
TOOTS ZYNSKY PIETRA APRICENA A RTISTI A TORINO MIMMO DI CESARE
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“Come l’acqua”, carte colorate e rete, “scultura tessile” di Donata Calvaruso, 1994 (foto di Maurizio Tassinari).
S O M M A R I O Editoriale PROGETTO PER L’ARTIGIANATO ARTISTICO di Ugo La Pietra
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Design LA MIA “ PRODUZIONE PRIVATA” di Michele De Lucchi
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Storia MANIFATTURA GINORI di Vittorio Fagone
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Mostre L’ARTE APPLICATA NEL MOBILE di Ugo La Pietra LE SCULTURE IN VETRO DI TOOTS ZYNSKY di Isabella Taddeo GIOIELLI SCULTURE di Gillo Dorfles
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Eventi ARTISTI A TORINO di Luigina Moretti
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Iniziative WWW.ARTISANEXPO.IT di Adriano Gatti
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Premi - Concorsi VIETRI SUL MARE, ELOGIO DEL VOLGARE di Enzo Biffi Gentili
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Progetti e territori VETRO DI EMPOLI di Stefania Viti ARCHITETTURE IN PIETRA DI APRICENA di Domenico Potenza
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Autori TRAME E COLORI di Dario Moretti
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Aziende KAMALEONTE,SISTEMA PER ARREDARE di Pino Dal Colle
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Fiere e Saloni MIA PRIMAVERA 2002 di Murilo Fernando Moro
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Rubriche MATERIALI E TECNICHE di Alfredo Gioventù PUNTI VENDITA AD ARTE AREE REGIONALI OMOGENEE SEGNALAZIONI CARICHE - LEGISLAZIONI - NOTIZIE CALENDARIO DELLE MOSTRE
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English text
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Indirizzi
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editoriale di Ugo La Pietra
Progetto per l’Artigianato Artistico
Da più parti si grida al miracolo
“La Arti Applicate finalmente sono riconosciute dall’ufficialità: il recente Manifesto per le Arti Applicate è stato firmato dal CNA!”. In questo clima euforico si continua, anzi si esalta ancora di più, il grande equivoco che ha portato il nostro artigianato artistico a livelli sempre più bassi e marginali. Di fatto, da una parte troviamo l’arte con il Sistema dell’Arte (fatto di gallerie, aste e musei), dall’altra il disegno industriale (governato in Italia dalla piccola e media industria, dall’ADI e ormai dalle tante e sempre più di moda scuole di design) e, in mezzo, quello che rimane dell’Artigianato Artistico fatto solo di valore aggiunto (fattualità, tecniche artigianali, amore per i materiali) di cui poco si sa e poco si vuole conoscere. Un territorio che ha sofferto molto in questi ultimi decenni per la mancanza, spesso, di quell’apporto creativo e progettuale attraverso il quale ha sempre vissuto e prosperato. (Ricordiamo che le Accademie erano nate nel ’500 per dare il progetto alle varie aree artigiane). Io e altri come me lavoriamo da tempo per portare la cultura del progetto in quei territori dove è ancora molto presente la cultura del fare. Ma c’è qualcosa d’altro che si insinua in questo sistema fatto di
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tre grandi aree disciplinari, qualcosa di estremamente equivoco e pericoloso: la crescita di una figura di artista ghettizzato nello specifico di una materia. Lo troviamo, cioè, più volte presentato in rassegne locali ed internazionali: è l’artistaceramista, una strana categoria sostenuta e ghettizzata da chi non vuole accettare l’idea che si tratta a tutto diritto di artistiscultori che prediligono una materia piuttosto che un’altra. Nelle due pagine: “Amore Mediterraneo” ceramica di Ugo La Pietra, realizzata da Beppe Matella, Salerno 2001.
La loro è una ricerca fatta di contenuti espressi con forma e materia come ogni artista può e cerca di fare. Le loro opere non sono di “Arte Applicata” in quanto non contengono nessuna funzione in particolare e non possono essere confuse con ciò che da centinaia di anni si fa nelle cosiddette aree deputate o di tradizione (vedi ad esempio l’uso della ceramica da Caltagirone a Faenza, da Grottaglie a Deruta). Al grido “la ceramica ai ceramisti” si produce un doppio danno: da una parte si illudono molti artisti mediocri a sentirsi dei protagonisti là dove, di fatto, il Sistema dell’Arte li esclude da qualsiasi circuito, dall’altra mischiando con disinvoltura questi “artisti” con gli artisti-artigiani, succede che molti veri artisti rimangano invischiati, ghettizzati e separati dal mondo dell’arte che li “bolla” artisticeramisti. Ma ciò che è più grave escludono l’apporto del progetto che l’artista, l’architetto, il designer o l’arredatore può portare all’artigiano proponendo, per l’artigiano artista, un unico ruolo di creativo/esecutore. Ma l’artigiano-artista che crea e lavora con le proprie mani da sempre si è evoluto anche grazie al confronto con altri artigiani e all’arricchimento che gli deriva dal fatto di realizzare opere progettate da altri.
design
di Michele De Lucchi
La mia “Produzione Privata” Campi di ricerca suddivisi in laboratori ciascuno dei quali dedicato a un determinato materiale oppure a un concetto progettuale
Produzione Privata è nata
dopo la fine di Memphis, il movimento che portava avanti la filosofia di realizzare progetti che nascevano dalle esigenze dell’uomo e non dell’industria. Si era però imposto l’aspetto più esterno e superficiale, lo “stile” Memphis, e pochi avevano colto il concetto più centrale e profondo, quello, cioè di fare ricerca e sperimentazione. Sentivo una forte mancanza d’autenticità, di calore d’espressione e di gioia nel creare e pensare oggetti di design industriale come appunto facevamo con Memphis. Personalmente, inoltre, penso molto al ruolo dell’architetto nella nostra epoca, sento molto la voglia e la necessità di sperimentare e di mettere in discussione il contributo della mia professione. Non penso che ci possa essere un risultato pratico, una risposta concreta, una soluzione che va bene per tutti. Ma penso che l’architetto abbia anche un ruolo di intellettuale che sa evidenziare e valorizzare le cose belle che abbiamo a disposizione, per esempio l’artigianato. È così che, con Sibylle, mia moglie, abbiamo fatto nascere Produzione Privata. Con Produzione Privata voglio crearmi la possibilità di seguire le
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Nella pagina a fronte: lampada “Fata”, Laboratorio del vetro soffiato 2001 (foto Luca Tamburini).
In questa pagina, dall’alto: Michele De Lucchi (foto Gitty Durugar); sedia 2001, Laboratorio del legno (foto Luca Tamburini).
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Dall’alto e da sinistra: lampada “Macchina Minima n. 8”, Laboratorio delle macchine minime 2001; lampada “Treforchette”, Laboratorio del Ready Made 1997 (foto Tom Vack); lampada “Acquatinta trasparente”, Laboratorio del vetro soffiato 1996 (foto Luca Tamburini).
mie riflessioni e di esprimere i miei pensieri. L’idea è di dare valore, prestigio e futuro al mondo artigianale di oggi. Un artigianato che si evolve e che, con le tecniche tradizionali e qualche aiuto tecnologico, riesce a dare stimoli e qualità umana che l’industria non sa più creare. L’artigianato è per noi architetti e designer l’unico campo sperimentale, l’unica area dove riusciamo a sperimentare in tutta libertà e con lo straordinario sostegno della cultura artigianale. Nel campo del design le grandi industrie non riescono più a sperimentare e cercano di creare artificialmente ragioni per una ricerca innovativa con molta fatica e pochi risultati. Invece esiste ancora la struttura dell’artigianato, bisogna usarla, stimolarla perché resista e non ceda come rischia di fare adesso. Produzione Privata si basa su questa visione molto personale ed è molto personale e privata anche in tanti altri aspetti. Una gran parte delle idee proviene proprio dal mio ambiente privato. Sono cose che hanno un senso vero almeno per me e m’illudo anche per alcuni altri, non tanti. I campi di ricerca di Produzione Privata sono suddivisi in cosiddetti “laboratori”. Ciascuno di questi laboratori è
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A pie’ pagina, vasi H, Laboratorio del vetro soffiato, da sinistra: vaso “Hermosa” vaso “Handel” vaso “Hansa” (foto Luca Tamburini).
dedicato a un materiale determinato oppure ad un determinato concetto progettuale. In 12 anni si sono formati 9 laboratori: il laboratorio della ceramica, il laboratorio del marmo, il laboratorio del legno, il laboratorio del metallo, il laboratorio delle macchine minime, il laboratorio del ready made, il laboratorio del vetro soffiato-lampade, il laboratorio del vetro soffiato-vasi, il laboratorio del vetro piegato. Siccome l’obiettivo principale di Produzione Privata è la sperimentazione, molti prodotti sono realizzati in piccole serie e rimangono solo per brevi periodi in vendita.
A lato: vaso “Pluvia”, Laboratorio del metallo 1997 (foto Tom Vack).
Dopo vanno riportati come prodotti “storici” nei libri di Produzione Privata. A distanza di due o tre anni sono state create delle collezioni speciali che si dedicano a un tema preciso. Si tratta di oggetti molto limitati che sono di particolare interesse per amatori e collezionisti. Una documentazione completa della ricerca di Produzione Privata si trova nel libro “Raccolta completa della Produzione Privata di Michele De Lucchi” a cura di Sibylle Kicherer in vendita presso arch. Michele de Lucchi s.r.l., Via Pallavicino 31, 20145 Milano, Tel. 02 430081, Fax 02 43008222 Prezzo: 40,00 euro.
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storia di Vittorio Fagone
Manifattura Ginori
Una grande mostra realizzata da Vittorio Fagone a Lucca presso il complesso monumentale di San Micheletto della Fondazione Ragghianti mette in relazione la città di Lucca e la produzione di porcellane della storica manifattura Ginori
La mostra “Lucca e le porcellane
della manifattura Ginori, commissioni patrizie e ordinativi di corte” curata da Andreina d’Agliano, Alessandro Biancalana, Luca Melegatti e Gino Turchi, si colloca all’interno di un più vasto programma di mostre che Vittorio Fagone, Direttore Artistico della Fondazione, intende sviluppare nel prossimo triennio. Riportiamo la presentazione dello stesso Fagone in apertura del catalogo: “La mostra, frutto di tre anni di assidue ricerche, ha il merito di mettere in evidenza, in una definita analisi, le complesse relazioni storiche tra Lucca e la manifattura Ginori. Queste sono essenzialmente di due tipi. Il primo che costituisce un’ulteriore dimostrazione del livello di vita delle classi agiate raggiunto a Lucca - non a caso più di una volta confrontato con quello “eccelso” di Parigi - e l’ampiezza degli ordinativi e delle committenze della Corte e delle diverse famiglie aristocratiche, testimoniata da una serie di araldiche e di vedute urbane; il secondo, indagato dagli studi specifici pubblicati in catalogo, consiste nell’individuazione del ruolo delle cave lucchesi, e in particolare di Montecarlo, nella fabbricazione del nuovo materaile ceramico. Molte delle caratteristiche peculiari delle porcellane di Doccia del primo periodo sono in relazione con tale elemento fisico-chimico,
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Nella pagina a fronte: caffettiera 1750 circa, raccolta privata. In questa pagina, dall’alto: piatto, 1800 circa, raccolta privata; rinfrescatorio, 1810-1815 circa.
utilizzato con particolare abilità anche per conferire specificità al tipo di produzione (esemplare è il caso del cosiddetto “masso bastardo”). La genialità, l’intelligenza e la lungimiranza del marchese Carlo Ginori, vengono da questa mostra ancora una volta confermati ed esaltati. Gli svolgimenti delle attività della manifattura di Doccia,
documentati nell’esposizione, coincidono d’altra parte con gli importanti mutamenti storicopolitici che danno rilevanza al ruolo di Lucca nella vita della Toscana. L’“amatore di porcellane” è una figura che è stata tipica non solo del XVIII e XIX secolo, quando si potè parlare di una vera e propria malattia della porcellana
(porzellankrankheit), ma ancora nel nostro secolo soprattutto, quando negli anni Venti esplose una vera e propria rinascita delle arti decorative che ha il suo culmine nell’Esposizione di Parigi del 1925 e nelle diverse edizioni della Biennale di Monza, poi Triennale di Milano. L’intervento di Gio Ponti alla Manifattura di Doccia (1923-
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A destra: “portavaso” 1820-1825 circa, Museo degli Argenti, Palazzo Pitti, (Firenze); Sotto, dall’alto: “tazzina” 1745-1750 circa, collezione privata; “portavaso” 1815-1820 circa.
1930) che rivisita in chiave moderna forme, profili e decori elaborati in quasi due secoli di attività della manifattura, non può considerarsi casuale nè una divagazione nel percorso dell’architetto della “leggerezza”, individuata sessant’anni dopo da Italo Calvino come una delle caratteristiche primarie della cultura comunicativa del nostro secolo. Gio Ponti seppe coniugare una forte domanda di bellezza, estetica, con i criteri di una produzione eccellente di tipo industriale, quindi seriale. Ho avuto modo di analizzare in diverse occasioni il valore dell’oggetto ceramico e della porcellana non solo dal punto di vista storico-artistico ma anche nel pensiero filosofico occidentale e nelle descrizioni letterarie. Simmel ha ricordato come le
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Dall’alto: “terrina” 1755 circa, collezione Enrico Questa (Torino); “candelieri” 1760 circa, raccolta privata.
diverse modulazioni ornamentali del manico di diversi recipienti ceramici abbiano un valore decisivo per riconoscerne l’individualità e l’uso più proprio. Heidegger non ha negato la sua attenzione alle forme primarie del boccale e ancor più alle figurazioni essenziali che esso è quasi obbligato a tenere. Nella letteratura giapponese Tanizaki e Kawabata introducono molte volte minute descrizioni di grandi oggetti di porcellana che
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Da sinistra: “figure della commedia dell’arte” 1770 circa, raccolte private; “caffettiera” 1700 circa, raccolta privata.
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Dall’alto: “tabacchiera” 1755 circa raccolta privata; “centrotavola” 1760-1770 circa raccolta privata.
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Dall’alto: portavaso (coppia) 1820-1825 circa, Villa della Petraia (Firenze); portavaso (coppia) 1820 circa, Villa della Petraia (Firenze).
diventano anche, nella loro fragile precarietà e nel loro splendore, luoghi seducenti e ansiosi dell’immaginario onirico. È difficile dimenticare il verso di Emily Dickinson che scrive “Portatemi il tramonto in una tazza”: chiaramente sono messi in bilico l’ampiezza di orizzonti del cielo americano e la circoscritta consistenza di una tazza di porcellana, ma anche la coincidenza tra visione all’infinito e dimensione concreta dell’oggetto. Credo che l’interesse con cui in tutto il mondo oggi ci si rivolge alle porcellane e alla ceramica in genere - attenzione che non è solo del pubblico ma di molti artisti, anche di quelli che seguono poetiche avanzate di sperimentazione - possa essere interpretato non solo nel senso dell’espansione di un’area di attenzione che è stata tradizionalmente della pittura e della scultura, ma come la ricerca di un contrappeso alla volatilità di molte immagini ed espressioni che connotano il nostro orizzonte di vita. È nelle intenzioni della Fondazione Ragghianti di non fermare questo momento di analisi a una produzione storica, qui rappresentata attraverso esemplari di forte suggestione, ma di presto rivolgere la stessa attenzione, dentro parametri ovviamente distanziati, alle formulazioni contemporanee di questa ininterrotta ricerca. La ceramica è senza dubbio la
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A lato: “vassoio” 1770 circa raccolta privata
Sotto: “vaso” 1820, Villa della Petraia (Firenze)
prima, universale espressione della creatività umana, sotto tutte le latitudini. Gli artisti se ne sono sempre valsi per dare consistenza a immagini legate ai riti della vita quotidiana in correlazione con i diversi contesti culturali e di gusto che la storia va segnando. Questo percorso non può dirsi interrotto e, nell’età in cui si contrappongono globalizzazione e identità non solo culturali, riacquista attualità una riflessione di Herbert Read: “Nessuna forma d’arte è più rivelatrice della civiltà di un paese della ceramica”.
Si ringraziano per l’uso di alcuni materiali la Fondazione Ragghianti di Lucca e l’Editore Maria Pacini Fazzi.
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MOSTRE di Ugo La Pietra
L’arte applicata nel mobile
Una mostra presso il Museo Minguzzi di Milano ed un catalogo ragionato hanno raccontato il Progetto Pilota per la costituzione di un Osservatorio sull’Arte Applicata nel Mobile Veneto promosso dalla Morelato attraverso la sua ricerca e sperimentazione
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In questa pagina, dall’alto: di Francesco Mancini “Vassoio” in legno di acero con maniglie in noce tornito, dalla collezione “I più piccoli” 1998; “scrittoio” della serie “Novecento”. Nella pagina a fronte: di Ugo La Pietra “Consolle” in legno di ciliegio, ante in compensato curvato, colonna tornita, piano in cristallo, dalla mostra “Camere con vista”, Abitare il Tempo-Verona 1993.
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a ditta Morelato si è fatta conoscere per una particolarità della sua produzione che può essere sintetizzata nella definizione “mobile classicocontemporaneo”. Questa definizione, in sintesi, vuole indicare la particolare attitudine e attenzione della Morelato nei confronti della produzione storica del mobile, ma nello stesso tempo, un modo di proporre oggi i vari stili ormai riconosciuti “classici”, in una dimensione contemporanea. Questa capacità di riproposizione di collezioni di oggetti riferiti ad un particolare periodo storico, trova il suo fondamento nelle disponibilità, da parte dell’Azienda, ad una continua ricerca e sperimentazione. A questi risultati la Morelato è giunta attraverso la definizione di un Ufficio Tecnico e di Ricerca, formato da architetti e tecnici del legno i quali, per la definizione delle varie collezioni, hanno sviluppato un accurato lavoro di indagine sulle tecniche costruttive del mobile che ha favorito la reinterpretazione degli stili e dei modelli classici rendendoli funzionali alle esigenze dell’arredo domestico e dell’arredo di spazi collettivi contemporanei. Inoltre la ricerca è stata ormai da quasi vent’anni, orientata nella continua sperimentazione di modelli contemporanei con più o
Dall’alto: di Roberto Palomba “Portariviste” in legno di wengé, fianchi in paglia di fiume intrecciata a mano, 1998; ridisegnato da Luca Scacchetti “divano di Hermann Ernst Freud” in legno di mogano con intagli in legno di cirmolo tinto ebano, mostra Abitare il Tempo-Verona 1998; di Tony Cordero “Porta bottiglie” in legno di rovere con cavetti d’acciaio, mostra “Tipicità e globalizzazione” Abitare il Tempo-Verona 1999.
meno espliciti riferimenti ai modelli classici. Mobili spesso realizzati nelle mostre sperimentali (vedi le varie edizioni di Abitare il Tempo a Verona dal 1986 al 2001) e in altre occasioni in cui la Morelato ha sperimentato vere e proprie collezioni (vedi la collezione “I più piccoli” e “Omaggio a Gio Ponti”). Questi sono stati quindi gli strumenti più efficaci per mantenere nella Morelato quella dimensione di ricerca e sperimentazione tale da porre l’azienda in una continua verifica del proprio lavoro con una disponibilità (flessibilità) che la pone ormai in una posizione leader sul mercato. È ormai noto a tutti che che il marchio “Made in Italy” non è più vendibile, in quanto qualsiasi prodotto può essere realizzato in altri territori rispetto al nostro, a meno che i prodotti siano caratterizzati dal “Genius Loci”, dall’identità di un territorio con tutto ciò che comporta (lavorazione, materiali, tecniche). Così è ormai chiaro che come la pizza non è italiana ma “napoletana”, il parmigiano è “reggiano”, la malvasìa di “Lipari”, ecc., così i nostri oggetti e tutta la cultura legata alle Arti Applicate può acquisire “un valore aggiunto” se identificato nella sua “diversità” contrapponendosi così ad un generico marchio e ancor di più
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Dall’alto: di Ugo La Pietra “Portalibri” dalla serie “I più piccoli” 1998; di Carla Venosta “Scrivania: una finestra per scrivere” in legno di ciliegio con parti laccate, ripiani in cristalli, mostra Abitare il Tempo-Verona 1993.
a prodotti sempre più espressione di una globalizzazione culturale e di mercato. La consapevolezza di questa evoluzione passa attraverso la riscoperta delle “Arti Applicate” e quindi di quell’Artigianato di Tradizione che sviluppa la sua attività nel continuo sforzo di rinnovarsi nelle tecniche e nelle capacità d’impresa. La Ditta Morelato è impegnata da tempo in questo senso e oltre a dare sempre più importanza alla tradizione del mobile classico, legata ad un territorio deputato, come l’area di Bovolone nel Veneto, si sta impegnando nella definizione di un Progetto Pilota per la realizzazione di un Osservatorio sull’Arte Applicata nell’Area Veneta con particolare attenzione alla lavorazione del Mobile. L’Osservatorio delle Arti Applicate nel mobile veneto potrebbe essere un importante strumento per censire tutto il patrimonio esistente all’interno di queste strutture per poterlo conservare e promuovere. In questa direzione, da alcuni anni, si vanno orientando gli sforzi della Morelato che in questo primo nucleo di oggetti, esposti in parte presso il Museo Minguzzi a Milano, intende dare un concreto contributo per la definizione del Museo di Arte Applicata nel Mobile. Le opere evidenziano alcuni
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Dall’alto: di Paolo Coretti “Cornici” dalla collezione “I più piccoli” 1998; “Credenza” dalla collezione ’900, 2000.
aspetti della progettazione e lavorazione in relazione più o meno diretta al mobile classico. Possono essere quindi lette: - le scelte tecniche e di uso dei materiali - i riferimenti alla tradizione del mobile classico attraverso tre percorsi progettuali: a- riedizione b-citazione c-allusione. Il mobile classico costruito in Italia, per tutto ciò che rappresenta nella nostra società dal punto di vista progettuale, produttivo, commerciale, dovrebbe trovare una sua più chiara collocazione con la cultura del progetto. Di fatto in tutte le discipline (architettura, teatro, musica) vengono prese in considerazione le opere del passato e le produzioni di opere riferite ai modelli autorevoli (mobili classici!) In questa pratica esistono diversi approcci e solo riconoscendoli è possibile spostare tutta l’area produttiva del mobile classico italiano nella sua giusta collocazione culturale e produttiva. Tre sono i modelli qui proposti e che alcuni mobili realizzati dalla Morelato esemplificano con molta evidenza e chiarezza: 1) la realizzazione di oggetti classici, riprodotti fedelmente e che possiamo sinteticamente chiamare “riedizioni”;
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Dall’alto: di Ugo La Pietra e Andrea Pellicani “Porta penne” dalla collezione “I più piccoli” 1998; “Cassettone” dalla collezione ’900, 1999.
2) la realizzazione di oggetti che fanno riferimento ai modelli originali filtrati da “interpretazioni” o da “citazioni” modificandoli in rapporto a nuove esigenze culturali, produttive e d’uso; 3) la realizzazione di oggetti che fanno riferimento a modelli classici, guardando al passato come a un grande serbatoio di nozioni capaci di stimolare nuove idee con allusioni, usando cioé la memoria come una delle grandi categorie in grado di sollecitare il pensiero progettuale.
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MOSTRE di Isabella Taddeo
Le sculture in vetro di Toots Zynsky
Nelle sale neoclassiche del Museo Correr a Venezia fino al 5 maggio 2002 la mostra “Toots Zynsky, sculture in vetro” curata da Attilia Dorigato e allestita da Daniela Ferretti
Dopo aver esordito al
Glasmuseet di Ebeltoft in Danimarca, l’esposizione approda a Venezia grazie alla collaborazione della Galleria Caterina Tognon, seconda tappa di un lungo percorso in Europa che comprenderà anche Belgio e Germania. Toots Zynsky (nata Mary Ann ma chiamata Toots sin dall’infanzia) nasce a Boston nel 1951, ottiene il “Bachelors of Fine Art” presso la Rhode Island School of Design, Providence, R.I., U.S.A., collabora alla fondazione della Pilchuk School di Seattle divenendo assistente di Dan Dailey, uno dei più importanti artisti del vetro di oggi. Negli anni ’80 incontra il Maestro Vetraio muranese Mario Toso ed inizia una sperimentazione sulle possibilità tecniche delle tradizionali canne di vetro. L’anno successivo viene invitata da Venini a Venezia per la progettazione di una serie speciale di pezzi “unici”. E’ in questo periodo che matura la scelta di intraprendere il cammino dell’autonomia che la conduce ad operare con il vetro, non solo come designer progettista, ma anche come autrice delle sue opere. Da quel momento si susseguono premi e riconoscimenti ed ora molte delle sue creazioni si trovano in importanti musei e collezioni sparse in tutto il mondo. Le sue opere sono costituite da
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Nella pagina a fronte, dall’alto: “Indian Summer Chaos”, h 15x27,5x22 cm, U.S.A 1994; “Flash Fire”, h 12,1 x Ø 22,9 cm, U.S.A., 1987. In questa pagina, dall’alto: “Eurydice”, h10x25,5x24 cm., U.S.A. 1984; “Focoso”, h27,5x34x22 cm, U.S.A. 2001.
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Dall’alto: ”Akosombo Fuego”, h16,5x27,5x29 cm, U.S.A. 1989; “Tiger’s eye”, h20x33x22 cm, U.S.A. 1993.
canne di vetro sottilissime tanto da sembrare fili e assemblate con una tecnica molto particolare inventata dall’autrice. Questi fili necessitano di una lunga lavorazione resa possibile grazie ad una speciale macchina che un ingegnere olandese ha messo a punto apposta per lei. Inizialmente vengono disposti due strati di fili di vetro, corrispondenti all’interno e all’esterno del manufatto, su dischi di metallo. Il primo strato è composto da fili colorati disposti a formare segni astratti che Toots studia con estrema attenzione, il secondo strato è fatto di fili trasparenti, per contrastare la lettura interno/esterno dell’opera. A questo punto vengono fusi sotto l’effetto del calore: tolti dallo stampo i fili rimangono leggermente separati dando l’impressione che il composto sia formato da fibre leggermente ruvide. Viene poi sottoposto all’azione manuale dell’artista che dà forma alla ciotola, piegandola e allungandola. Il risultato è davvero straordinario: coppe che sembrano costituite da un materiale malleabile, leggero, etereo appena sfiorato dalle mani dell’artista o forse appena mosso dal vento. Superfici sottili e delicate come ali di farfalla pronte a spiccare il volo. La percezione del colore poi è
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Dall’alto e da sinistra: ”Jasikan Fuego”, h15x30x27 cm, U.S.A. 1988; “Pregustare”, h23x43,5x24 cm, U.S.A. 2001; “Afframa”, h16,5x Ø29 cm, U.S.A. 1993.
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Dall’alto: ”Construction Site”, h11x41x16 cm, U.S.A. 1992; “Wild Rice Mizimah”, h11x Ø27 cm, U.S.A. 1984; “Untitled”, h17x33x30,5 cm, U.S.A. 1984.
qualcosa di estremamente coinvolgente: Toots usa una palette di 60 colori che abbina di volta in volta rivelando estrema sensibilità cromatica. Emergono suggestioni, ricordi che sembrano rimandare a particolari espressioni della natura: guardando alcune opere vengono alla mente i colori sfuggenti ed enigmatici dell’aurora boreale o i mille riflessi della luce sull’acqua increspata. Arthur C. Danto, filosofo e professore alla Columbia University di New York, autore di numerosi interventi sul catalogo della mostra “Toots Zynsky , sculture in vetro” asserisce: “Le ciotole di Zynsky sono per me, probabilmente le cose più belle che siano state fatte, ma la loro bellezza è un prodotto materiale del processo di trasformazione del vetro in maniera artistica”. La luce poi gioca un ruolo fondamentale nella percezione delle superfici rivelando l’interessante relazione interno/ esterno delle ciotole, a seconda di dove Toots utilizzi lo strato di fili trasparente. La superficie movimentata, infatti, rende possibile la visione della parte interna e permette questo dialogo. Ci troviamo di fronte ad una figura che potrei definire artista/ artigiano, una figura estremamente complessa e di
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Dall’alto: ”Icebergs II”, h13,5x45x18 cm, U.S.A. 1992; “Alba Mizimah”, h30,5x57x32,5 cm, U.S.A. 2001; “Irbis”, h28x61x34,5 cm, U.S.A. 2001.
difficile collocazione, spesso (ma non in questo caso) non riconosciuta dal sistema dell’arte ufficiale. L’utilizzo infatti di particolari forme e materiali collegabili a ciò che definiamo “arte applicata” (vetro, ceramica...) più vicini alla sfera dellartigiano, sono spesso causa di non riconoscibilità come “opera d’arte” da parte del mercato, che sembra considerare “eletti” quei materiali che possiamo definire “classici” (bronzo, gesso, marmo...). Inoltre molti artisti/artigiani, volendosi differenziare in modo inequivocabile dal “semplice” artigiano e continuando ad utilizzare i cosiddetti “materiali poveri”, hanno sempre evitato opere la cui forma potesse, in qualche modo, avvicinarsi o ricordare un qualsiasi oggetto di uso domestico (tipica produzione dell’artigiano). C’è da chiedersi se questo discorso abbia senso. Nonostante Toots utilizzi il vetro ed una forma così familiare, una forma archetipica come è quella della ciotola, non si può rapportare il suo lavoro a sola abilità artigianale senza parlare anche di arte vera e propria. A questo proposito concluderei con una frase di Arthur C.Danto che mi sembra estremamente appropriata: “ ...perchè non considerare il suo lavoro come una scultura in vetro che ha la forma di una ciotola?”.
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MOSTRE di Gillo Dorfles
Non basta essere scultori, anche
ottimi, per poter realizzare dei bei gioielli. Contrariamente a quanto molti (pittori, grafici, architetti) credono, la tecnica dell’orafo è sempre un’arte a sè stante. Orafi dunque si nasce e solo raramente si diventa. Mimmo di Cesare, anche se successivamente è diventato un noto scultore, è certamente tra i non molti “nati” a quest’arte antichissima e sempre attuale. Lo si constata subito ossservando, in quella bella mostra alla “Galleria Novecento”, una serie di preziosi lavori aurei che fanno corona al modello in scala ridotta d’una scultura “Isola 93”, in alabastro e
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Gioielli sculture
In una mostra alla Galleria Novecento Mimmo di Cesare presenta gioielli che sono vere e proprie sculture in scala ridotta
marmi colorati, destinati a tradursi in onore della “sua” Trinacria. I lavori esposti segnano le tappe di un’attività intensa che, partendo dagli anni ’60, si prolunga sino ad oggi, con coerenza e costante evoluzione. Si veda, per citare qualche esempio, la spilla “I colori della luna” (1960) in platino patinato, ancora memore di una stagione informale, ma di estrema sensibilità cromatica e materica, accanto alla mobile sagoma mistilinea del ciondolo “Sole luna” del ’62; e accanto alla astratta “geometria” (1967) di un anello in oro giallo-bianco-rosso e a quelle degli anelli “Arrow 73” (ben 35
varianti furono esposte a suo tempo alla Triennale milanese) dove la curva che circonda il dito si trasforma in freccia aguzza. Si veda ancora la contrapposizione netta tra la sinuosa superficie in oro bianco satinato e giallo lucido del “Percorso del Sole” del ’77 (uno dei lavori, nella sua plasticità, più interessante anche per il sistema lavorativo) e la rigida struttura della spilla “Arrow 73”; mentre la morbida consistenza del “Sole ’84” ottenuta dalla zigrinatura dell’oro giallo lucido, crea un mutevole effetto chiaroscurale. A chiudere poi questo breve percorso aureo
Nella pagina a fronte: “Disco solare per Gibellina” 2001. In questa pagina, dall’alto e da sinistra: “Sole-Luna” mono orecchino in oro, 1962; “Percorso del sole” spilla in oro, 1977; “La città del sole” spilla in oro, 1993; “Sole aureo” spilla in oro, 1994.
ricorderò due pezzi eccezionali: la spilla-ciondolo “Sole stella” del ’91, in apparenza rigidamente geometrizzante, ma invece duttile e continuamente mutevole per la presenza di intime ed estrinseche asimmetrie; e la “Città del sole” del ’93 (dell’ultimissimo periodo creativo dunque): un gioiello che, nella sua contenuta dimensione, offre la solennità d’un autentico monumento. Quelle esposte sono soltanto alcune delle moltissime creazioni orafe di Mimmo di Cesare ma mi permettono di fare un’ultima osservazione che forse può giustificare quanto dissi all’inizio di questa nota circa la peculiare natura del creatore di gioielli. E’ evidente a chiunque confronti questi lavori con quelli di altri noti artisti contemporanei di questo settore, come di Cesare non dimentichi mai di curare la “indossabilità” degli stessi: il gioiello, infatti, deve fare tutt’uno con la mano, il collo, il polso di chi lo usa; deve essere un ornamento sovrapposto, ma anche integrato, col corpo che vuole ornare. Questa qualità è presente in ognuno di questi gioielli: levigati, plastici, aderenti alle superfici corporee; e, allo stesso tempo, fantasiosi, eclettici, diversificati uno dall’altro, così da non sottostare quasi mai alla “moda” d’un dato periodo (salvo qualche vaga assonanza con l’op art negli anni ‘60), ma conservando quella autonomia stilistica che consente loro di risultare sempre attuali.
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mostre di Luigina Moretti
Se il talento inventivo e la
capacità espressiva dell’artista traggono linfa e vitalità dagli ambienti in cui nascono, alimentandosi delle suggestioni e degli stimoli provenienti dal mondo esterno, si comprende come nell’arte sia in atto un processo di evoluzione e di rivoluzione, di redifinizione di stili secondo coordinate del tutto nuove, sollecitazioni offerte dalla realtà contemporanea, il cinema, la fotografia, la televisione. Un caleidoscopio di stili, forme, sperimentazioni dell’arte di oggi: potrebbe essere questa una chiave di lettura della manifestazione Artisti a Torino, la Mostra-Mercato riservata ad artisti italiani e stranieri tenutasi a Torino Esposizioni dal 7 al 10/3/02.
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Artisti aTorino
Dieci, cento, mille stili nell’arte in una rassegna tenutasi dal 7 al 10 marzo a Torino giunta alla sua terza edizione curata da Alberto Vattiata figlio di Gianni l’inventore ed ideatore della manifestazione
Nella pagina a fronte, dall’alto: “Ragazza pensosa”, bronzo cm.75x61x40, 1999, di Sergio Unia; “La vita e l’evoluzione cosmica”, sculture di Giuliano Ottaviani. In questa pagina, dall’alto: “Il silenzio”, carta a mano, vernice, rete, cm.64x30x12, 1997 di Gianna Gheich; bronzo a soggetto equestre di Amerigo Dorel.
Nuovi orientamenti nella pittura e nella scultura, nuove tendenze che convivono accanto ad un intramontabile linguaggio artistico tradizionale: avanguardie di marca postpop, tipiche di molta arte americana, e rivisitazioni nei generi classici; iperrealismo, arte concettuale e riproduzioni di paesaggi nel limpido stile di Fontanesi o dei paesaggisti veneti settecenteschi; ritratti e nature morte ispirati ad una secolare tradizione pittorica e quelli che mediano il linguaggio artistico dalla fotografia o dal cinema, ‘still life’ di moda e di pubblicità. La mostra giunta alla 3a edizione, curata d Alberto Vattiata, ha raccolto più di 200 artisti Italiani, Francesi, Spagnoli, Tedeschi, Argentini, Americani. “Artisti a Torino rappresenta un’opportunità per molti – spiega Alberto Vattiata -, per artisti già affermati è la possibilità di farsi apprezzare da un pubblico sempre più ampio e per tanti giovani talenti, appena affacciatisi al mondo dell’arte, di essere conosciuti da critici, di entrare nel circuito delle gallerie, di essere contattati da curatori di prestigiose rassegne internazionali”. Per il pubblico, infine, è l’occasione per conoscere nuove tendenze nell’arte, per accorgersi di una piccola grande rivoluzione che si consuma sotto i nostri occhi e rischia di non essere percepita, appannata com’è da falsi miti di un’arte fintamente colta e talvolta incomprensibile.
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AMerigo DOREL
Nelle vigorose sculture dei cavalli di bronzo, dai corpi possenti e i manti tormentati, che portano impresse le origini della vita; nelle realizzazioni dei “Donchisciotte” dove la scomposizione dei volumi è metafora della disgregazione della mente nella pazzia; nelle esili figurette delle danzatrici, nelle “coppie” che richia-mano certe sculture di Umberto Boccioni, le varie anime dell’artista Dorel, quella astratta, neoclassica, surrealista, futurista emergono e si alternano ora nell’una ora nell’altra opera. Così l’esaltazione del movi-mento inteso sia idealmente come stato d’animo sia come energia sviluppata dall’azione, rimanda ai dettami dell’estetica futurista, così le forme astratte o più spesso figurative che tendono a tradurre in un lin-guaggio moderno lo slancio vitale di una Nike di Samotracia, creano quel collegamento all’arte classica in cui equilibrio e armonia temprano la creatività emozionale. Artista eclettico e versatile, Dorel è scultore di opere monumentali e di piccole realizzazioni, il monumento al Bersagliere a Chieri, il bronzo equestre a Montecatini Terme, altri sparsi in varie città d’Italia, accanto a medaglie, statuette, bassorilievi, rifacimenti di cattedrali, chiese, ville. Sculture
GIULIANO OTTAVIANI
Se si vuole ricercare il leitmotif, il filo unificatore che attraversa la multiforme opera dell’artista, dobbiamo forse individuarlo nel suo straordinario estro creativo. Dal dipinto di ispirazione surrealista e metafisica, “La morte del manichino”, alla scultura in bronzo che cammina ed emette suoni o quella che respira; dalle monumentali sculture in vetro resina, come le indossatrici, leggere ed eleganti, ai raffinati orecchini, collane, anelli in oro; dal design di oggetti d’arre-damento, tavoli, sedie, caminetti, ai progetti plastici architettonici, ai grandi murales, ai bassorilievi in bronzo, non esiste campo visivo in cui Ottaviani non si cimenti e non lasci il segno. Pittura, scultura, arte orafa, architettura, design: il sorpren-dente eclettismo di questo artista si traduce in opere originali e di notevole livello artistico, che rivelano maestria e padronanza del mezzo espressivo. “Ogni oggetto ha odore, colore, suono, volume, e tutto questo raggiunge i nostri sensi…e quando le caratteristiche di ogni oggetto convergono e armonizzano tra di loro in simbiosi con le energie universali nasce il momento magico e la trasmissione creativa del mio linguaggio artistico” (G. Ottaviani).
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eleganti, armoniche, leggibili, perché, come dice l’artista, “la scultura deve esplodere non tanto per te quanto per gli altri che la devono godere, pertanto ha l’obbligo di essere piacevole”.
Giuliano Ottaviani Via dei Facchetti 8 24047 Treviglio BG tel. 335.6179512
Da sinistra a destra: “Tango”, bronzo, cm.53 h; “Innamorati”, bronzo, cm. 56 h.
Amerigo Dorel Via Cassola 18 - 51039 Quarrata PT tel. 0573.735856 Monumento a Salvo D’Acquisto, Casalguidi (Pistoia); “Templare”, bronzo, h. cm.100.
Gianna Gheich
“Questo è il nuovo compito dell’artista: costruire col carpentiere e con il muratore. L’arte è composizione”. Così si esprimeva Jackson Pollock, l’inventore dell’action painting e rivoluzionario agitatore delle motivazioni dell’arte. E la scultrice pavese Gianna Gheich ne sembra seguire i dettami nell’uso dei materiali che compongono le sue opere: stucco e cemento, rete e cartone ondulato, vernice e smalto, tanto comuni nella pratica cantie-ristica quotidiana, quanto innovativi come mezzi di espressione artistica. Materiali che la scultrice plasma e piega alla propria ispirazione creativa con la sapienza e la padronanza di tecniche che le derivano da un consolidato curriculum artistico. E così la rete, la semplice rete che si usa per le recinzioni, dà forma a corpi di uomini, uomini senza identità, dove i volti sono puri ovali privi della caratterizzazione dei lineamenti, resi splendenti da smalti lucidi, blu e rossi, uomini con “sembianze di antichi guerrieri, di crociati coraggiosi sconfitti in battaglia, di templari che hanno smarrito la via del ritorno, inghiottiti dal buio della notte, dal nulla del deserto pietrificato”, uomini del nostro tempo, inseriti in una realtà tecnologica un po’ fredda e vuota,
Sergio Unia
“La donna, perché è misteriosa e imprevedibile, perché non è monocromatica ma racchiude in sé una gamma di sfaccettature, di sfumature che vanno dal bianco al nero, perché è sensibile e vulnerabile”. Per questi motivi Sergio Unia ha scelto la donna come soggetto privilegiato della scultura e l’ha posta al centro del suo universo creativo. L’ha raffigurata con equilibrio di forme, con armonia di linee e proporzione di volumi che richiamano alla mente l’arte classica, le sculture greche di Policleto, di Mirone. L’ha ritratta in pose statiche e dinamiche, l’ha resa espressiva nel volto, plastica nei movimenti, sottile ed eterea nella forma. Le donne di Unia sono donne belle e aggraziate, giovani, molto spesso adolescenti, che lo scultore coglie nei momenti comuni della vita quotidiana, mentre pensano, giocano, dormono, sorseggiano una tazza di té, danzano. Suscitano emozioni guardandole, lasciano trasparire nei volti, nei gesti un intimo legame tra la materia plasmata e il mondo interiore dell’artista. “Ho scelto il linguaggio figurativo perché è di facile com-prensione, perché più adatto ad esprimere emozioni estetiche e sensazioni che solo la figura può dare”.
come la rete di cui sono fatti: una recinzione che protegge ma isola.
Gianna Gheich Via Carlo Bianchi 28 27100 Pavia tel. 0382.529068
Da sinistra a destra: “Vieni densa notte e rivestiti del più cupo fumo dell’inferno...” (Macbeth, Shakespeare), carta a mano, rete, cemento, foglia d’oro, cm. 82x25x15; “Bolero”, rete, cemento acrilico, resine, cm.60x20x10.
Sergio Unia Via Barberis 5 10147 Torino tel. 011.212226 Da sinistra a destra: busto di donna dormiente; “Rossana”, giovinetta, bronzo, h.cm.165, 1999 (foto Antonio Alfieri).
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INIZIATIVE di Adriano Gatti
Internet si è confermato un buon canale di promozione e vendita anche per gli artigiani lombardi che da un anno espongono i loro prodotti nella fiera virtuale a loro dedicata: www.artisanexpo.it Artisanexpo.it rappresenta il mall dell’artigianato dei comparti: - Casa-arredamento; - Tessile-abbigliamento; - Artigianato artistico. La fiera, che finora ha visto la partecipazione di 70 aziende, è attiva nelle versioni “Business to Business” e “Business to Consumer”, cosicché da un lato facilita le transazioni tra imprese e dall’altro consente al cliente finale di fare acquisti on-line tramite carta di credito. Grazie a questa soluzione grossisti, distributori, dettaglianti, ma anche consumatori finali, appassionati del Made in Italy, hanno la possibilità di entrare in contatto diretto con la bottega artigiana 24 ore su 24, dall’Italia e dall’estero. Tra i prodotti esposti non c’è che l’imbarazzo della scelta: dai mobili tipici della Brianza, ai più elaborati gioielli e pietre preziose, dai set di raffinate coperte e lenzuola alle più originali decorazioni di interni. Navigando sul sito troverete inoltre interessanti rubriche sulle tematiche relative all’artigianato e una vasta gamma di informazioni relative alle fiere e ai convegni del settore. Per essere sempre aggiornati sulle novità, sulle offerte e sui prodotti del mese
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WWW.Artisanexpo.it Gli artigiani lombardi e i loro prodotti sono online
potrete poi iscrivervi alla newsletter di Artisanexpo. Il sito degli artigiani lombardi è già attivo nelle versioni italiana, inglese e tedesca e a breve verrà tradotto anche in spagnolo, allargando così il bacino dei contatti commerciali ai mercati latino americani. Le attività di Artisanexpo sono supportate da azioni mirate di comunicazione e marketing
rivolte ai mercati obiettivo. Con il 2002 Artisanexpo apre le porte alle nuove adesioni. Per tutte le aziende artigiane lombarde che volessero partecipare al progetto, i requisiti sono l’iscrizione all’Albo Artigiani e l’appartenenza ai settori: Casa-Arredamento, Tessile-Abbigliamento e Artigianato Artistico, nonché la sede nel territorio provinciale
Nella pagina a fronte, dall’alto: vassoio di piastrelle decorate a mano; divano bianco. In questa pagina, dall’alto e da sinistra: decorazione d’interni “trompe l’oeil”, bracciale a segmenti traforati e incisi a mano; diplomatica in cuoio, base per tavoli in stile.
lombardo. Si potrà scegliere tra l’opzione “Business to Business” che prevede l’apertura di una vetrina virtuale espositiva e di un servizio di gestione delle richieste di informazioni tramite modulo d’ordine e l’opzione “Business to Consumer” che, oltre alla vetrina espositiva, offre il servizio di commercio elettronico con la gestione di un proprio POS autonomo. Le aziende riceveranno una formazione adeguata al fine di acquisire gli strumenti per la gestione autonoma della propria vetrina. Gli esperti di Artisanexpo svilupperanno azioni di consulenza ad hoc per ciascuna impresa, recandosi direttamente in azienda per la raccolta del materiale da pubblicare on-line. Un servizio di help desk sarà sempre attivo per garantire l’assistenza personalizzata alle aziende partecipanti. Il progetto è realizzato da Promos (Azienda Speciale della Camera di Commercio di Milano per le Attività Internazionali), grazie al contributo di Regione Lombardia e Unioncamere Lombardia in collaborazione con le Associazioni Artigiane: CASARTIGIANI Lombardia, C.L.A.A.I., C.N.A. Lombardia e CONFARTIGIANATO Lombardia. Per informazioni: PROMOS Via Camperio 1 20123 Milano Tel. 02 8515 5314 o 8515 5306 Fax 02 8515 5227 e-mail: ebusiness@mi.camcom.it
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PREMI - CONCORSI di Enzo Biffi Gentili
Vietri sul Mare elogio del volgare
La tesi del recupero dell’artigiano-artista e della sua autonomia di progetto rivolta a chi sostiene la necessità della collaborazione tra progettista (design o artista) e artigiano
“L’
artigiano” scrive Claudio Gambardella sull’ ultimo numero di “Artigianato” in un articolo sulla realtà campana e vietrese, avrebbe “esaurito la sua carica creativa” e sarebbe “incapace di rinnovare il patrimonio di forme e immagini che deriva dalla storia”. Gambardella è un designer, ma la sua dichiarazione è quasi esattamente sovrapponibile a quella, precedente di undici anni, di un artista come Ugo Nespolo: “L’arte della ceramica è arte toutcourt. Bisogna strapparla dalle mani degli stanchi artigiani…” Contestai allora, e contesto ora, questo genere di affermazioni un po’ supponenti. E tanto più si tratta di un tema come quello del souvenir, che investe un mercato la cui domanda e i cui atteggiamenti sono e saranno irrimediabilmente equivoci. Ma più in generale troppi designer dimostrano carenze culturali sia per quanto riguarda la storia della ceramica che la sociologia del gusto e la cosiddetta propensione all’acquisto. Trovo infatti molto divertente e istruttivo, nelle mie navigazioni notturne sulle aste on line, leggere su eBay innumerevoli titoli-tipo di lotti come Eames Era! Very Kitsch! , che descrivono, con quell’ossimoro, artefatti anni ’50 allora ritenuti impresentabili dalla cultura del progetto e oggi, in ogni senso, rivalutati. Penso, per fare solo un esempio, a certe vernacolari e sudiste
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Nella pagina a fronte, dall’alto: visione dell’allestimento; “Vaso glauco” di Enzo Caruso, maiolica, vincitore del II Premio Regionale Vietri sul Mare. In questa pagina: “Vaso dell’Amor Greco” di Marco Silombria, maiolica e smalti colorati.
quale Alfonso Cassetta in qualche modo “sevizia” l’asino vietrese. Ancora e infine vanno rimarcate le prove di Enzo Caruso e dei Fratelli Liguori, dove non tanto è rilevante la figurazione più o meno grecizzante quanto l’adozione di tecniche sperimentali e tossiche, con smalti al bario, stratigrafie, raku, che rendono l’oggetto ambiguamente attuale, e lo collocano all’intersezione di una
linea diacronica e una sincronica del patrimonio e della ricerca ceramica. Potrei fare molti altri esempi, positivamente notati nelle sezioni di mostra “La lotta greco-romana e Grechesca” della edizione 2001 del Premio “Viaggio attraverso la ceramica di Vietri sul Mare”, tutti più o meno condizionati da una cultura cinematografica, o televisiva , da una nuova
portatrici d’acqua la cui figura “a clessidra” o , per rimanere sul terreno ceramico, “ad anfora”, riferisce della visione delle prime pin-up: e così convivevano inconsapevolmente il popolare tradizionale e il pop , prima che in pittura se ne parlasse. Chi ben declina, aggiornati, quei modelli è un personaggio come Marco Silombria, al quale sul N. 44 di Artigianato Luisa Perlo ha dedicato un altro articolo. Ma la personalità di Silombria è quella di un artista-designer senza complessi di superiorità, e nello stesso tempo con un reale amore per le espressioni della cultura di massa, e così alcune sue grecule o michelangiolesche figure rivelano ore passate a sfogliare i libretti di disegni di Quaintance o di Tom of Finland… E arriviamo al dunque. Da qualche tempo alcuni ceramisti vietresi hanno iniziato a utilizzare spregiudicatamente iconografie della tradizione. Quella esotica: penso a Giancarlo Solimene ed Elvira Peduto con un loro portaombrelli-Fachiro, che coniugava orientalismo, salgariana, e comicità alla Altan, col suo tormentone dell’omino penetrato da un parapioggia. Quella locale: segnalo il priapismo di Franco Raimondi tuttavia sottratto alla replica in stile o a un convenzionale machismo non fosse altro che per l’autodenuncia ironica; oppure la cattiveria, politicamente scorretta, con la
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disinvoltura relativa alle questioni del sesso e del corpo (così da un lato ci sorprese il Ciclope Talebano dell’anziano Frans Brugman e dall’altro il vaso-transessuale di una studentessa diciassettenne). E tutto ciò sta avvenendo in nuove e più accurate scenografie, in allestimenti teatrali che non si debbono a designer di professione. Concludo: non sempre l’artigiano
è stanco o “esaurito”, come vorrebbero alcuni cultori delle gerarchie disciplinari, né deve essere celebrato per la sua marginalità e la sua puzza di sudore come correlativamente sostengono alcuni ammiratori (che così di fatto si alleano ai detrattori). Il loro “volgare” va inteso e difeso come il sintomo, l’inizio di una nuova lingua.
Da sinistra: vaso antropomorfo “biffato” di Pasquale Liguori, stratigrafia; “Ciò’na tigre che mi si sta rivoltando contro” di Franco Raimondi, lustro riflessato, realizzato alla Bottega Gatti di Faenza.
Diverrebbero davvero trash se tentassero di emulare il progettista più o meno fighetto, impresa destinata a fallire (ma che dire allora dell’intellettualino che tenta di imitare la creatività selvaggia e triviale di certo stile moderno popolare, come nel design è avvenuto? O, transitando alla critica cinematografica, in omaggio al Gordon Mitchell culturista-ceramista presente in mostra a Vietri, come giudicare i nostrani cantori del peplum in ritardo? Nessuno di loro si vide negli anni buoni “fumare il sigaretto” , citando Sandro Penna, “in una losca platea”).
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Dall’alto: “Vaso Eros e Fantasia” di Sara Centoze (allieva dell’Istituto Statale d’Arte G. Pellegrino di Lecce) opera menzionata ad onore nella sezione riservata agli Istituti d’Arte per il tema del concorso “Grechesca” terra rossa smaltata e lustri metallici; “Vaso asinino” di Alfonso Cassetta vincitore del II Premio Regionale Vietri sul Mare 2001, crosta vetrosa decorata.
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progetti e territori di Stefania Viti
Vetro di Empoli
Nel territorio di Empoli caratterizzato fin dal ’400 dalla lavorazione del vetro dal tipico color verde oggi si lavora alla realizzazione di un “Museo Virtuale”
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oscana: una terra ricca di storia, arte e tradizioni. Una regione dove il rincorrersi della storia ed il multiforme aspetto del paesaggio hanno generato innumerevoli e spiccate originalità locali. Empoli è da sempre stata un luogo nodale per lo sviluppo dei traffici e dei commerci. Già sede di un porto fluviale sull’Arno in epoca romana, Empoli ospitò ben presto un vivace mercato accanto al quale, nel corso del medioevo, si svilupparono molteplici attività artigianali. Nel ’400 alcuni bicchierai e fiascai esercitavano il proprio mestiere in città. Erano, questi, dei lavoranti e/o venditori di bicchieri e fiaschi provenienti da Montaione e Gambassi in Valdelsa, cittadine dell’entroterra toscano dove alcune vetrerie erano attive già dal XIII secolo. La lavorazione di oggetti destinati ad un uso quotidiano e domestico sviluppata in quelle vetrerie e portata a Empoli dai vetrai valdelsani è all’origine della tipicità della produzione vetraria empolese. Tra la fine dell’800 ed i primi decenni del ’900, infatti, quella che era rimasta per secoli un’attività strettamente artigianale si trasforma in industria del vetro: sorgono i grandi impianti vetrari ed il volume della produzione, inizialmente di soli fiaschi, poi anche di damigiane,
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In questa pagina, dall’alto: CD Museo Virtuale edito dal Comune di Empoli; brocche e bicchieri impagliati Ugo Bagnoli e Figli, Montelupo Fiorentino 1955 circa, vetri Vetreria Toso-Bagnoli, Empoli (foto archivio Bagnoli).
Nella pagina a fronte: “fiascaie” al lavoro, metà degli anni ’50 (foto archivio G. Bartolozzi); bottiglia e bicchieri in vetro verde, progetto di Gio Ponti, vetreria E. Taddei e C. Empoli, 1952 (foto da vetri della 9a Triennale di Milano 1952).
aumenta vertiginosamente in concomitanza con il buon andamento della produzione vinicola toscana. Tra i fattori che concorsero a prediligere l’impiego del fiasco come contenitore per il vino, e dunque alla fortuna dell’industria del vetro empolese specializzata nella sua produzione, vi furono certamente la funzionalità della forma ed il basso costo finale del contenitore, dato, in primo luogo, dall’impiego di materie prime toscane. Fra di esse la sabbia della Versilia con il suo alto contenuto di ferro generava spontaneamente il tipico colore verde del vetro. Fiaschi,
fiaschetti, ampolle, saggioli, brocche e bicchieri, bottiglie di diversa fattura, prodotti a Empoli erano rivestiti a domicilio dalle fiascaie. Iniziato con la rivestizione del fiasco ed esteso ad altri oggetti di vetro d’uso domestico o per l’esposizione dei vini - mescite ed osterie, fiere e mercati, mostre nazionali ed internazionali l’artigianato del vetro impagliato ebbe un grande sviluppo a Empoli e nei comuni limitrofi. Esercitato quasi esclusivamente dalle donne sia a tempo pieno sia come integrazione al lavoro nei campi, esso fu un’importante fonte di
reddito per le famiglie, talvolta l’unica, nonché un mezzo di emancipazione sociale per le donne stesse. A La Torre, una frazione della comunità di Montelupo Fiorentino posta a poca distanza da Empoli, la rivestizione dei fiaschi assunse la forma di un artigianato di grande qualità. L’abilità e la maestria delle fiascaie, dette anche impagliatrici, sono protagoniste della manifestazione “La Torre del Vetro” che si tiene, ogni mese di luglio, nelle vie e nelle piazze del paese. Nel secondo dopoguerra l’industria del fiasco cede progressivamente il posto
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A lato: vaso cristalleria Nuova CEV Empoli, produzione contemporanea. Nella pagina a fronte: vaso con gocce, vetreria Toso-Bagnoli, Empoli 1955 circa (S. Viti collezione privata).
alla lavorazione del vetro artistico bianco e colorato. I lavori artistici erano in realtà già nati in seno alla produzione del vetro verde da imballaggio, allorquando accanto agli articoli di bufferia toscana per uso casalingo si cominciarono a produrre articoli da regalo, da arredamento e per illuminazione. Vi erano stati autorevoli apprezzamenti da parte della rivista “Domus” per i vetri artistici prodotti dalla Vetreria Taddei di Empoli nel corso degli anni ’30, la cui modernità di stile e di tecnica esecutiva si era distinta più volte alle Triennali di Milano. Gio Ponti stesso disegnò alcuni servizi per la tavola in vetro verde per la Vetreria Taddei presentati al pubblico nel 1952: siamo all’inizio di un ventennio in cui, animate dallo spirito positivo della ricostruzione postbellica e spinte dal boom economico, le vetrerie empolesi portano a maturazione e terminano il ciclo vitale del vetro verde, di matrice rustica, per passare al vetro bianco e colorato ora di moda. La produzione attuale, incentrata sull’oggettistica per la casa e l’arredamento in genere, il regalo, la tavola, l’illuminazione, spazia dalle tecniche di lavorazione più tradizionali del vetro soffiato a bocca e lavorato a mano, alle lavorazioni condotte con sistemi parzialmente o totalmente
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Dall’alto: servizio da tavola modello “Guido Reni”, vetreria E. Taddei e C. Empoli 1935; tiraolio, fiasco, ampolla, produzione empolese 1950-2000 (S. Viti collezione privata).
meccanizzati. L’originaria industria del fiasco è oggi sostituita dalla più competitiva industria del cavo meccanico produttrice di contenitori diversi per imballaggio (bottiglie, flaconi, barattoli, ecc.) in vetro bianco. Molteplici iniziative hanno preso vita nel corso degli ultimi anni per il sostegno e la promozione dell’industria del vetro empolese, nonché per la valorizzazione della sua tradizione. Il Consorzio Centrovetro, attivo fino dagli anni ’70, persegue vari obiettivi per conto delle aziende consorziate, fra i quali primeggia
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Dall’alto: “Calici” Vetreria in Toscana.CO, Empoli, produzione contemporanea; calici “Arlecchino” Cristalleria Arno, Empoli 1960 circa (S. Viti collezione privata); vasi Vetreria in Toscana.CO, Empoli, produzione contemporanea.
la promozione della loro immagine e dei loro prodotti in Italia e nel mondo. La mostra “Il vetro verde di Empoli”, promossa nel 1995 da Florence Mart, Comune di Empoli e Centrovetro, ha riscoperto un’espressione originale ed un capitolo importante della storia sociale ed economica empolese, un vissuto ormai riposto in un angolo della memoria dei meno giovani ed ignoto alle nuove generazioni. Al contempo alcuni studi già in atto e nuove ricerche di lì a poco intraprese hanno, poi, evidenziato i variegati aspetti della tradizione vetraria empolese. A partire dal 1996 il Centro Documentazione Vetro del Comune di Empoli si occupa del reperimento di documenti di vario genere testimoni dell’attività vetraria empolese; il Centro ha, inoltre, promosso una giornata di studio sul vetro i cui atti sono pubblicati nel volume “Le vie del vetro. Per una storia tra Valdelsa e Valdarno” ed un museo virtuale del vetro di Empoli è visitabile nel cd-rom “Empoli e il Vetro. Percorsi di un museo virtuale”. Importante l’iniziativa che prenderà vita nel prossimo futuro, voluta da aziende locali e a cura dell’Agenzia Formativa dell’Empolese-Valdelsa, per la formazione di donne da inserire nel settore dell’artigianato del vetro impagliato.
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progetti e territori di Domenico Potenza
Architetture in Pietra di Apricena
La proposta del Laboratorio Progetto Cultura per istituire un Premio Internazionale di Architettura a promozione e sviluppo delle attività intorno alla Pietra di Apricena
Da molte parti ormai si indica il
nostro comparto estrattivo come il secondo per quantità di materiali estratti; altri invece giudicano la nostra realtà complessiva (ovvero comprendendo anche le attività di trasformazione dei materiali estratti) come la terza dopo quelle storiche di Carrara e Verona. Sia a Carrara che a Verona è stato istituito negli anni un Premio sulla utilizzazione dei materiali lapidei; crediamo sia giunto il momento di fare altrettanto anche per il nostro comprensorio. Un Premio per le migliori opere di Architettura realizzate in Pietra di Apricena potrebbe essere annuale come a Carrara o biennale come a Verona, ripercorrendone le modalità di svolgimento ormai consolidate e collaudate sia dalla IMM che dall’Ente Fiera veronese. Sarebbero invitati a partecipare tutti i progettisti italiani ed esteri, coinvolgendo gli Ordini professionali, le associazioni di categoria, gli Istituti per il Commercio, le Università, le aziende e gli operatori del settore. Il Premio, da definire in termini economici, premierebbe le opere migliori realizzate con il nostro materiale, sia per interni e esterni, che per spazi pubblici, conferendo lustro a quanti, sia progettisti che aziende, abbiano saputo esaltare le qualità del Marmo e della Pietra di Apricena.
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Una giuria opportunamente scelta selezionerebbe i lavori più meritevoli, da riportare annualmente su un catalogo per diffonderne la qualità dell’architettura ed il pregio dei materiali utilizzati. Apricena dovrebbe essere solo l’anteprima dell’evento, in occasione della Fiera annuale di Santa Maria (intorno alla quale annualmente potrebbero e/o
dovrebbero sorgere iniziative di altra natura sempre legate al settore); successivamente, vista anche la disponibilità dell’Ente Fiera di Verona, i materiali potrebbero essere esposti e presentati in occasione della Mostra Internazionale dei Marmi e, perché no, essere presenti anche in altre manifestazioni simili, in Italia ed all’estero.
Progetto per la riqualificazione di Corso Mazzini, Comune di Grottamare, di Carlo Di Gregorio, Domenico Potenza, Marco Volpe, realizzato con biancone di Apricena, grigio bardiglio, porfido e rossi di Verona.
L’istituzione del Premio nasce da esigenze che vanno ben oltre le attività di promozione dei materiali e delle opere in pietra; il tentativo, a partire da questo, è quello di iniziare un lavoro di monitoraggio e classificazione di tutto quello che appartiene alla storia di questo territorio. Abbiamo iniziato a raccogliere “immagini dalla memoria” per recuperare una storia che a poco a poco ci sfugge per l’accelerazione
degli eventi che la sovrastano; abbiamo iniziato a studiare l’evoluzione delle attività di estrazione delle pietre ed in seguito ci occuperemo delle modalità di trasformazione delle stesse e come negli anni ne hanno mutato l’utilizzazione nelle opere e nelle costruzioni; l’obiettivo, più ambizioso, è quello di ricostruire un “mondo” che con troppa superficialità ci è sempre sfuggito, nel tentativo di
partecipare all’intera collettività la “definitiva consapevolezza di una ricchezza comune”. Sin da oggi dovrebbero essere sollecitati tutti a recuperare dati, informazioni, notizie su storie, opere, aneddoti, capaci di ricucire un passato che potrebbe essere il nostro futuro. Tutto questo dovrebbe, gradualmente, costruire il Centro di Studi e Ricerche sulla realtà estrattiva locale; un Centro dinamico dunque: quella “Mostra
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permanente del Marmo” di cui si è da anni parlato, ma in continua evoluzione, capace di produrre nuove energie concrete per lo sviluppo del settore e del suo indotto di straordinaria ricchezza e vastità, una sorta di IMM locale, una società di promozione del Marmo e della Pietra di Apricena che potenzialmente esiste ma senza che ci si accorga ancora della sua esistenza. Un Centro produttivo, all’interno del quale far convergere la ricerca e gli studi universitari (alcuni seminari specifici potrebbero essere tenuti proprio ad Apricena, ne abbiamo già dato un saggio in alcune occasioni), la sperimentazione tecnologica e le nuove tecniche di trasformazione (coinvolgendo tecnici ed esperti a collaborare con il Centro: esistono già forme di scambio con alcuni di loro, il prof. Di Sivo, l’arch. Blanco ecc.), la promozione di attività legate all’uso dei materiali nei vari ambiti di applicazione (architettura, industrial design, artigianato, arte), la formazione di nuove figure specializzate indispensabili per lo sviluppo del settore (una concreta azione sui corsi di specializzazione postlaurea è già stata avviata al Politecnico di Bari) ed infine la valorizzazione dell’intero settore attraverso l’organizzazione di eventi culturali in grado di veicolare le qualità del territorio e
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dei suoi materiali (di cui “Jazz in Cava” deve solo essere un primo timido esempio). Le condizioni di partenza esistono tutte: la consapevolezza degli imprenditori sembra essersi definitivamente concretizzata, un finanziamento specifico è stato già approvato dal Ministero competente, a breve partirà l’assegno di ricerca annuale presso l’Università di Chieti; tutto sembra “naturalmente” pronto per un Nuovo Corso da attivare in materia di sviluppo del settore. È necessario solo prendere coscienza di queste potenzialità
per evitare di perdere un’occasione così palesemente favorevole. Questo ci induce a sollecitare gli amministratori, e quanti sono interessati all’argomento ad aprire il dibattito in una sorta di “incontro permanente” sul Marmo, da inaugurare alla prossima Fiera di Santa Maria, in occasione della quale potrebbero essere esposte alcune immagini dell’evento estivo, invitando alcuni fotografi a presentare il proprio lavoro “Jazz in Cava,100 immagini” per sei serate da non dimenticare.
AUTORi di Dario Moretti
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essiture che fanno pensare agli arazzi, alla tradizione decorativa forte e ben caratterizzata della “pittura fatta di fili colorati”. Nel caso di Donata Calvaruso si tratta piuttosto di scultura, di una forma di tessitura che diviene scultura tessile, eseguita senza l’aiuto di licci, navette e telaio. Le opere nascono solo dal materiale e dall’uso delle mani, che diventano utensili sostituendo lo scalpello e il mazzuolo nella definizione dei volumi.
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Trame e colori
Carta, plastica, lana e scarti industriali sono i materiali intrecciati da abili mani di artigiano per realizzare vere e proprie opere d’arte
Il volume è divenuto in questi lavori il mezzo per compiere un salto di qualità dall’artigianato all’arte, per sviluppare una tecnica in un mezzo espressivo. Ma il volume è anche la chiave generale di tutta l’opera di Donata, che può essere letta come un’unica grande opera tridimensionale. Un ambiente tessuto/scolpito, la cui suggestione nasce dalla felice sproporzione tra mezzi e risultati: ci aspettiamo un oggetto
decorativo, siamo di fronte ad un mondo intero fatto di fili e di intrecci che ci circondano, ci sovrastano, ci guidano in un percorso, invece che starsene buoni buoni alle pareti per farsi ammirare. L’abilità manuale, che suscita giustamente la meraviglia di chi guarda un arazzo, qui passa in secondo piano. È giusto che sia così, come accade - purtroppo o per fortuna - ogni volta che una tecnica viene felicemente messa al servizio di un’idea.
Nella pagina a fronte: “Ventaglio con rosa”, carte colorate e rete su plexiglas, 60x25 cm., 1994.
In questa pagina: “Come l’acqua”, carte colorate e rete 150x70 cm., 1994 (foto: Maurizio Tassinari).
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In questa pagina, da sinistra a destra: “Un fiore per la Bosnia” carta di giornale 200x100 cm., 1995; “Un nido per Airone” carte colorate diametro 30 cm., 1995; “Volo d’Airone” carte colorate 200x20 cm., 1994.
Nella pagina fronte: “Volo d’Airone n.6” carte colorate 100x75 cm., 1996 (foto: Maurizio Tassinari).
Mentre ci aggiriamo nel labirinto dei fili colorati e dei riflessi che si rinviano da un’opera all’altra, non pensiamo alle capacità artigianali, ma solo alla suggestione che nasce dagli equilibri in questo mondo completo, dove la linearità del filo si trasforma in superfici e cavità e il valore decorativo dei colori e dei materiali è organizzato come in un paesaggio naturale.
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AZIENDE di Pino Dal Colle
Kamaleonte, sistema per arredare
Un perfetto e tecnologicamente avanzato sistema display ideale per la presentazione di prodotti oggi anche con aggancio magnetico dei pannelli
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emplicità di montaggio e di trasporto, ingombri contenuti, prezzo accessibile, grandi possibilità grafiche ed estetiche, rapidità di aggiornamento dell’immagine, sono i principali vantaggi dei sistemi modulari pieghevoli. Strutture che si sono ormai imposte all’attenzione per la loro praticità e funzionalità in occasione di esposizioni e fiere. In questo settore l’azienda milanese Facile è sicuramente il referente più affidabile, l’azienda che più di ogni altra ha sviluppato le capacità intrinseche ai sistemi stessi indagando nuove strade e possibilità realizzative. Se fino a poco tempo or sono questi sistemi erano conosciuti e apprezzati per la loro facilità e praticità nella realizzazione di display, oggi Facile ha portato una decisa innovazione, riuscendo a progettare e realizzare dei veri e propri stand di centinaia di metri quadrati, che nulla hanno da invidiare per solidità agli stand allestiti con sistemi non pieghevoli. Kamaleonte è un perfetto e tecnologicamente avanzato sistema display, ideale per la presentazione di prodotti o servizi, ed allo stesso tempo per comunicare idee, concetti, informazioni. È una struttura modulare pieghevole, realizzata in alluminio, quindi particolarmente leggera e facilmente trasportabile grazie al comodo contenitore a sacca o cilindro. Si apre, e si chiude, in pochi secondi senza il minimo sforzo. I pannelli si agganciano alla
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Kamaleonte è una struttura modulare pieghevole realizzata in alluminio, quindi particolarmente leggera e facilmente trasportabile grazie al comodo contenitore a sacca o a cilindro.
Si apre e si chiude in pochi secondi senza il minimo sforzo. I pannelli si agganciano alla struttura con grande semplicitĂ e risultano perfettamente allineati tra di loro, dando continuitĂ alla grafica.
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struttura con grande semplicità e risultano perfettamente allineati tra di loro, dando continuità alla grafica. Con Kamaleonte, naturale evoluzione del sistema Facile, ha in più la possibilità dell’aggancio “magnetico” dei pannelli alla struttura, rendendo ancora più facile il montaggio e lo smontaggio. Kamaleonte è un sistema per creare, senza porre limiti alla fantasia; un sistema per esporre e comunicare abolendo ogni limite di spazio, di tempo e di grafica. È infatti il sistema modulare pieghevole che offre la più ampia possibilità di allestimento, dal semplice espositore allo stand più completo. L’unità base del sistema è il riquadro e assemblando più riquadri fra loro si ottengono strutture di diverse dimensioni. Il riquadro misura 733 x 733 millimetri. Oltre a queste dimensioni, a richiesta, possono essere assemblate strutture con dimensioni diverse. Tutti i pannelli possono essere decorati secondo le specifiche esigenze. Il sistema offre inoltre una vasta gamma di accessori, tra i quali: ripiani in alluminio verniciati in bianco, banchi pieghevoli, faretti con lampada e un nuovo sistema per la retro-illuminazione di immagini fotografiche. Per il trasporto delle strutture e degli accessori sono disponibili delle comode sacche in nylon o dei contenitori rigidi eleganti e robusti.
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Kamaleonte, naturale evoluzione del sistema Facile, è una struttura per esporre e comunicare senza limiti alla fantasia. Amplissime sono le possibilità di allestimento; dal semplice espositore allo stand più completo.
E in più, l’aggancio “magnetico” dei pannelli alla struttura, che rende ancora più semplice montare e smontare la struttura.
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FIERE E SALONI di Murilo Fernando Moro
Dopo nove intensi giorni di
lavoro e di scambi commerciali, la 9a edizione di MIA PRIMAVERA ha chiuso i battenti confermando il largo successo di pubblico. In particolare gli spazi più innovativi, dedicati alla Bioarchitettura e alla Traditional Arts School of Kyoto, hanno incontrato il favore del target “giovanile”, che ancora una volta ha confermato la sua fedeltà all’edizione primaverile. Un pubblico preparato, attento alle novità di mercato, che chiede un arredamento vivace nei colori, funzionale e tecnologicamente all’avanguardia, ma anche alla ricerca dei pezzi di complemento d’arredo unici e carichi di “emozionalità”. Accanto al settore dell’arredamento in senso stretto e al Salone della ristrutturazione, appuntamento ormai tradizionale, la crescita di settori innovativi con una nicchia di mercato sicura, risponde quindi alle esigenze dei consumatori e pone MIA PRIMAVERA come vetrina innovativa. “La presenza della scuola di Kyoto -sottolinea l’art director Gabriele Radicefortemente voluta da noi, è da leggersi all’interno di quello scambio di esperienze fra culture artigiane che da anni noi di MIA portiamo avanti, ritengo personalmente con successo. I pezzi esposti erano magnifici, frutto di grande capacità manuale e di attenzione al design.” Sulla stessa lunghezza d’onda è Gianvittorio Brunello,
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MIA Primavera 2002
Bioarchitettura e Scuola di Kyoto sono risultate le armi vincenti della Mostra Intersettoriale dell’Abitare di Monza giunta quest’anno alla nona edizione
Nella pagina a fronte, dall’alto e da sinistra: una visuale del’ingresso di MIA PRIMAVERA; opere in tarsia lignea di Luciano Feniello, L.G., Lesmo (MI); Spazio Bioarchitettura, tavolo dipinto con vernici all’acqua, Casa dell’Aria Pura. In questa pagina, alcuni spazi dedicati ad aspetti significativi della mostra, dall’alto: arredamento tradizionale; la Kyoto Traditional Arts and Crafts Sponsorship Foundation; la Ceramica Artistica Lodigiana Vecchia Lodi; il Premio “Humanware....natural inspiration”.
coordinatore di MIA: “Internazionalizzazione e artigianato d’arte: é la logica del mercato a chiedere questo sforzo, e MIA ha semmai il merito di avere iniziato un percorso che si è rivelato vincente.” “MIA PRIMAVERA ha dimostrato di sapersi rinnovare e cogliere ancora una volta le tendenze in atto nel ‘gusto’ dei consumatori, a conferma di una rassegna viva, stimolante per il pubblico e per gli espositori che hanno risposto positivamente” -afferma Dario Visconti, presidente dell’ APA Confartigianato di Milano. Particolare interesse ha destato la Ceramica Artistica Lodigiana Vecchia Lodi, prima ceramica doc in Lombardia, che ha presentato 5 tavole in cristallo apparecchiate, dal design di genere moderno ma con richiami alla tradizione: funge da filo conduttore l’elemento colore, che contraddistingue ognuno dei cinque servizi. Ultima nota positiva le conferenze e i work-shop, in particolare di bioarchitettura, che hanno avuto un ottimo riscontro di pubblico. L’appuntamento per il settore dell’arredamento è, come sempre, per la MIA, alla 57a edizione, dal 21 al 29 settembre 2002, in attesa del primo grande traguardo di MIA PRIMAVERA: la 10a edizione nel 2003. Ente Mostre Monza e Brianza Via G.B. Stucchi 64 - 20052 Monza Tel. 039.2842310 fax 039.2842312
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Le tecniche dei maestri I “RISSEU” di ARMANDO PORTA Mosaici di ciottoli di mare sulla costa ligure di Alfredo Gioventù
A chi, soggiornando nel Levante ligure, volesse concedersi l’emozione della riscoperta di colori e sensazioni uniche, si consiglia di inerpicarsi lungo un viottolo (creuza) che conduce ad una chiesa sospesa tra cielo e mare nel verde vibrante degli ulivi. Mentre si sale, non si potrà fare a meno di osservare il lastricato e la cura con cui sono stati disposti i mattoni, consumati dal tempo, ed i ciottoli nelle cunette laterali, disposti a lisca di pesce a creare gli scoli dell’acqua, e come questa immagine dialoghi armoniosamente con l’architettura, gentile e al tempo stesso poderosa, dei muri a secco fatti di pietre e scaglie d’ardesia che trasformano la collina in un articolato vaso da fiori dove una natura aspra si è trasformata in dolci uliveti ed orti. è respirando il profumo di queste sensazioni che si comincia ad intuire come materiali poveri, lavorati con sapienze artigianali maturate in centinaia di anni di tenace riorganizzazione del territorio, possano fornire esempi di grande compiutezza estetica e culturale. Ma la chiarezza di questa intuizione la avremo solo quando, arrivati in prossimità della chiesa, comincerà ad apparire il vibrante tappeto che ricopre il sagrato; su di una forma leggermente convessa una miriade di sassi colorati inizia a disegnare, a mano a mano che saliamo, preziosi ricami, che ci condurranno, attraverso
complesse linee e campiture geometriche ricche di simboli, all’ingresso della chiesa. La cosa che più ci stupirà, passeggiandovi sopra, sarà la sensazione di essere su di un enorme tessuto che si è depositato dolcemente sulle asperità del terreno livellandole, saturandole e riconciliandole definitivamente alla funzione sacrale del luogo.Pensare che questi splendidi effetti siano ottenuti soltanto con semplici sassi di mare è in realtà già un errore, perché un sasso lavorato dal tempo è un elemento tutt’altro che semplice, come affatto semplici sono le operazioni necessarie alla realizzazione di un risseu. Solo con l’aiuto del mosaicista Armando Porta, che con la sua grande sensibilità culturale, unita all’esperienza e alla maestria artigianale, ha realizzato per conto della Soprintendenza alle Belle Arti le più importanti opere di ripristino e restauro di queste particolarissime pavimentazioni, siamo riusciti a sintetizzare tutte le fasi e le azioni corrette per ottenere un risultato ottimale. Progettazione È necessario progettare graficamente l’intervento in modo da potersi dotare di “spolveri”, ovvero riproduzioni in scala reale dello schema, realizzati su apposita carta (a metro), o su nylon trasparenti nel caso si debbano restaurare parti di un risseu già esistente,
Posa delle pietre con l’ausilio della mazzetta.
Posa delle pietre con le mani. 1
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e successivamente ripassati con una rotella puntuta per traforare il disegno. Conviene dividere lo schema in pezzature non superiori al metro quadro, misura che corrisponde a circa una giornata di lavoro del posatore. Bisogna inoltre stabilire con attenzione i colori, e le relative quantità dei sassi da utilizzare, considerando: la reale reperibilità del materiale che varia per colori e dimensioni da spiaggia a spiaggia, la necessità di lavorare fondamentalmente per contrasti chiaro-scurali, la propria capacità artistica nell’abbinare le potenzialità espressive della forma e del colore dei ciottoli, la misura di circa un quintale di sassi per metro quadro di mosaico. Scelta dei ciottoli I ciottoli dovranno essere conficcati nel sottofondo per i 3/4 della loro lunghezza, è necessario perciò che siano sufficientemente oblunghi e di forma leggermente schiacciata, lenticolare, affinchè possano essere affiancati al meglio. Nella scelta deve essere inoltre considerata una certa etergeneità per avere la maggior possibilità di soluzioni compositive. È necessario tenere ben presente che la qualità di un risseu dipende fondamentalmente dalla trama che verranno a creare le pietre consapevolmente orientate, questa trama dovrà essere fitta, dovrà lasciare intravedere il meno possibile il sottofondo e assecBattitura con tavola e mazzetta. 2
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ondare con ritmi grafici lo schema compositivo. Solo in questo modo l’effetto ottico della luce che scorre tra le pietre conferirà quella particolare vibrazione che dà a questi manufatti energia propria. Durante la selezione dei ciottoli il mosaicista sta già componendo mentalmente l’opera e il sasso che depone nel sacco, al momento opportuno, arriverà alla mano per incastrarsi in modo unico e irripetibile nella composizione; per questo motivo la loro raccolta è compito del maestro. Preparazione del fondo Il fondo del risseu deve possedere due fondamentali caratteristiche: l’elasticità e la capacità di drenaggio dell’acqua. È necessario perciò, dopo aver verificato la stabilità del terreno ed averlo eventualmente battuto, favorire l’assorbimento dell’acqua con uno strato di ghiaia. Si stende infine il letto di posa per uno spessore di 12 cm. Quest’ultimo consisterà in un impasto di sabbia fine 4 parti, calce 3 parti, cemento 2 parti (considerate in volume) della consistenza di polvere umida e si otterrà mescolando prima la sabbia bagnata con la calce, stemperando bene, ed in ultimo aggiungendo il cemento. Se l’impasto sarà troppo secco le pietre stenteranno a mantenere la loro posizione durante la posa, se sarà troppo bagnato si indurirà velocemente accorciando i tempi di posa. La minor presenza di cemento conferirà all’impasto maggior morbidezza ed elasticità; anticamente venivano usati letti di posa composti unicamente di argilla e sabbia mescolate a pozzolana. Posa delle pietre Si deve innanzitutto stabilire la campitura da realizzare in un giorno, posizionare una armatura in tavole di
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Dall’alto e da sinistra: schematizzazioni del tema del “fiore” rilevate dai sagrati; pianta del sagrato della chiesa di S. Giuseppe a Rivarola (Ge); particolare del sagrato della chiesa di S. Giuseppe a Rivarola; differenti possibilità di posa delle pietre in un unico soggetto floreale.
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legno adatte a contenerla e successivamente riempirla di impasto per uno spessore di 12 cm, livellando bene e pressando leggermente. Sulla superficie dell’impasto si traccerà il disegno con l’aiuto dello spolvero e di calce e si delimiteranno le campiture con file di pietre posizionate con le mani o con l’aiuto di un martelletto, contrapponendo le due file di colori confinanti (foto 1-2). Gli spazi così delimitati verranno riempiti con le pietre del colore prestabilito ponendo la massima attenzione alla texture che si creerà con il loro orientamento, avvicinando le forme in maniera non ripetitiva e riempiendo gli spazi il più fittamente possibile (es. fig 7). Le pietre in questa fase vanno conficcate per i 2/3 considerando che si affosseranno ulteriormente nella successiva battitura. Battitura e bagnatura A posa ultimata le pietre dovranno essere livellate con l’aiuto di una tavoletta di legno e di un mazzuolo; durante questa delicata operazione si provvederà anche a costruire le pendenze e l’assetto plastico del manufatto (foto3). Se i ciottoli sono stati posizionati correttamente al momento della battitura si chiuderanno a morsa uno con l’altro dando da subito una forte stabilità al mosaico; a questo punto con una scopa di saggina si elimina l’eventuale polvere di
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impasto in eccesso e si procede alla bagnatura. Tre passate di scopa intrisa d’acqua per ogni quarto di metro quadro sono sufficienti; a fase ultimata si verserà sull’intero manufatto acqua appena sporca di cemento (una cazzuola in un secchio da muratore lasciando decantare la parte pesante). Infine occorre pulire la punta delle pietre con una pennellessa umida senza andare a toccare l’impasto. Per cinque giorni successivi il lavoro dovrà essere lasciato riposare e abbondantemente bagnato affinchè l’impasto secchi lentamente; l’assorbimento dell’acqua da parte della calce e il lento consolidamento dureranno qualche mese. Per procedere alle successive campiture, il giorno dopo si dovrà togliere l’armatura ed eli-minare un certo numero di pietre, posizionate il giorno prima, lungo la linea di giunzione per rendere illeggibili le “giornate” (immorsatura). Riposizionata la parte di armatura necessaria si realizzerà il nuovo impasto di posa facendo attenzione a stenderlo su un fondo asciutto. Il lavoro costringe a rimanere in posizione genuflessa per almeno sei ore consecutive: è opportuno perciò dotarsi di un appoggio morbido per il ginocchio e imparare a tenere una posizione rilassata e corretta. Si tratta di una attività in cui concentrazione e pazienza dell’autore
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si concretizzano e si solidificano nell’inaspettata morbidezza di un tappeto di pietra. Scheda storico-artistica “Risseu” è un termine dialettale ligure che definisce una pavimentazione a mosaico di ciottoli policromi; l’unico esempio antico di questa tipologia è stato rinvenuto nel porto fenicio di Mozia (VII sec. a.C.) in Sicilia. In Liguria l’uso di questi acciottolati si può far risalire al SeicentoSettecento con un importante sviluppo nell’Ottocento. Il risseu è stato utilizzato prevalentemente per la decrazione di sagrati, anche se non si escludono utilizzi in edifici civili; la maggior parte dei manufatti conservati si trova in provincia di Genova (60%), ma è diffuso su tutto il territorio ligure, sia sulla costa che nell’entroterra con notevoli differenze stilistiche e coloristiche, tanto da ritenere di poter escludere l’esistenza di maestranze itineranti. In base all’utilizzo dei ciottoli colorati i risseu si possono dividere in tre tipi fondamentali: Monocromo, realizzato con ciottoli bianchi e grigi dove l’orientamento dei sassi è l’unico elemento che determina il disegno; ne è un importante esempio la decorazione a ventagli del sagrato della chiesa di S. Ambrogio a Varazze (Sv); Dicromo, con ciottoli bianchi e neri, 8
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Nella pagina a fronte: cortile di Palazzo Reale a Genova, risseu a pietre bianche e nere, proveniente dal convento Delle Monache Turchine, ricostruito da Armando Porta nel 1965-68. In questa pagina: Particolare del risseu realizzato da Alfredo Gioventù e Daniela Mangini per l’enoteca Il Polipino a Sestri Levante, 2002.
interessante per le soluzioni grafiche che permette, ne è esempio particolarmente pregiato il cortile di Palazzo Reale a Genova (foto 8); Policromo, dove si vede l’utilizzo di ciottoli fino a sei diversi colori (bianchi, neri, rossi, grigi, verdi, gialli); la quasi totalità dei pavimenti policromi si trova nel levante genovese e nello spezzino, dove le spiagge offrono una maggior varietà di materiali lapidei; uno dei manufatti più interessanti di questa tipologia è quello della chiesa di S. Antonio a Deiva Marina (Sp). In base alle tipologie decorative possiamo così dividere i manufatti: - di ispirazione Barocca ( SeiSettecento), dove le composizioni si sviluppano liberamente attorno ad una figura centrale, rosa dei venti o altri simboli religiosi e non, con motivi decorativi sinuosi e ricchi di volute come, ad esempio, il giardino di Villa Durazzo a S. Margherita Ligure (Ge);
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- di tipo Geometrico (Ottocento), dove, a partire da una lunetta semicircolare o semiottagonale posta dinanzi all’ingresso, si sviluppa un susseguirsi di figure geometriche nelle quali sono inscritte altre figure geometriche o simboli legati alla vita “profana” e alla cultura religiosa; due esempi di particolare interesse si possono trovare a Moneglia (Ge) nel sagrato della chiesa di S. Croce e in quello di S. Giulia, frazione di Lavagna (Ge). Una caratteristica interessante dei risseu è la presenza al loro interno di simboli sia religiosi che laici che si possono schematizzare nei seguenti motivi: - simboli Marinareschi, es. chiesa di S. Martino, Portofino (Ge) - Rose dei venti, es. SS Prospero e Siro, Vezzano Ligure (Sp) - Disegni Geometrico-floreali, es. S. Giuseppe di Rivarola, Carasco (Ge) (foto 4-5-6) - Motivi decorativi Geometrici, es. Basilica dei Fieschi, S. Salvatore di Cogorno (Ge) - Motivi decorativi Liberi, es. Santuario della Madonnetta, Genova - Datazioni, es. chiesa di S. Margherita di Fossa Lupara a Sestri Levante (Ge) - Simboli cristiani, es. Santuario del Monte Fascie, Genova - Simboli nobiliari, es. Santuario di N. S. del Monte, Genova
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Particolarità - La cupola del campanile della S. Concezione a Lavagna (Ge) è rivestita da uno splendido esempio di risseu - Il risseu più antico ancora leggibile è quello di S. Ambrogio ad Alassio (Sv) con datazione 1638 - Le pietre di colore nero sono calcari, le rosse diaspri, i bianchi quarzi, i verdi ofioliti, i grigi calcari marnosi, oficalci i colori tendenti al bruno - Alcuni mosaici presentano simboli che potrebbero riferirsi ad altre religioni o ad altre culture assorbiti e fatti propri nei frequenti viaggi marinari, ad esempio il risseu del sagrato di S. Croce a Moneglia contiene due triangoli equilateri contrapposti identici alla stella di David - I risseu censiti sono 150, distribuiti in 129 comuni liguri. Bibliografia - A.A.V.V. a cura di Paolo Marchi, “Pietre di Liguria, materiali e tecniche dell’architettura storica”, I libri di Giano, 1993, Sagep editrice, Genova; - “Carta per la tutela e il recupero dell’architettura popolare e del paesaggio rurale”, in “Storia della Città”, n. 53, 1990 - Beniscelli G., “Ricami di pietra”, in “La Casana” n. 4 , 1984 - Marmori F., “Sagrati a mosaico di ciottoli nella Liguria Orientale”, in “Quaderno n. 2 dell’Istituto di Elementi di Architettura e Rilievo dei Monumenti, Facoltà di Architettura di Genova”, giugno 1969.
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a cura di Isabella Taddeo
Art-re: i talenti
Calicò Lo strano nome di questo negoziolaboratorio si riferisce ad una particolare tela di cotone stampato prodotta a Calicut (Kozhikode), una città dell’Unione Indiana, divenuta famosa per questa produzione soprattutto nel XV e XVI secolo. L’India ed il tessuto sono appunto le due passioni di Cristina Insalaco, proprietaria di questo spazio, nonchè autrice di tutti i particolari e preziosi manufatti che vi si possono trovare. Calicò viene aperto nel cuore di Varese nel 1998. Tecniche dal sapore antico, familiare, apprese dalle nonne e legate ad abitudini e rituali spesso dimenticati, tornano a vivere attraverso una rilettura contemporanea e la creatività di Cristina. Ecco che prendono forma borse, cappelli, sciarpe lavorate a maglia, all’uncinetto, attraverso l’assemblamento di strani tessuti ricamati, dipinti, modellati, dai colori vivaci e dal sapore vagamente orientaleggiante. Oggetti portatori di memoria, tradizioni e arricchiti da nuove innovazioni. Ma la fantasia di Cristina spazia nella sperimentazione di altre tecniche e altri materiali come la ceramica, il vetro, la carta, ... e tutto ciò che per forma, colore o sensazioni tattili richiamano la sua attenzione. Di particolare interesse è la produzione di gioielli: entrando nel suo laboratorio la si può vedere immersa nell’atto creativo, circondata da decine e decine di ciotole contenenti i materiali più diversi (pietre, perle, fiori di seta, materiali di recupero,
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scarti industriali, fili di ferro, etc.), materiali che occhi attenti e mani esperte sanno combinare tra loro per arrivare ogni volta ad un pezzo unico ed originale. via Carrobbio, 15 21100 Varese Tel. 0332/234945 E-mail: calico.bijoux@libero.it
Alcune creazioni di Cristina Insalaco.
In un mondo in cui la standardizzazione dei gusti e dei comportamenti diventa sempre più invadente, nasce un’iniziativa creata per proporre e promuovere la ricchezza culturale delle arti applicate, la fantasia delle produzioni artigianali d’arte caratterizzate da alta qualità e da un disegno moderno ed innovativo. L’iniziativa di art-re nasce dall’esperienza sviluppata negli ultimi anni da alcuni componenti dell’Associazione Culturale Metamorphosi nell’ambito della promozione e diffusione dello artigianato d’arte, e si propone la ricerca e presentazione di artigiani artisti che, per inventiva progettuale, gusto innovativo e qualità delle lavorazioni e dei materiali, si evidenzi al di sopra della media, avendo come riferimento una clientela composta di persone orientate consapevolmente alla qualità ed originalità. L’obbiettivo primo è stato quello dell’apertura di un punto esposizione e vendita in una zona centrale di Roma, denominato “I Talenti”, con caratteristiche del tutto innovative rispetto all’at-tuale panorama nella città, ricoprendo il ruolo di promotore di una ricerca nell’ambito delle produzioni di arti applicate ed al tempo stesso di “contenitore” dei risultati di questa ricerca stessa. L’impegno alla proposizione delle più qualificate produzioni ci spinge ad accompagnarla con un’attività informativa altrettanto importante affinché chiunque entri in contatto con produzioni di questo tipo ne
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Non solo vetro... possa apprezzare pie-namente le caratteristiche intrinseche di ideazione, delle tecniche di lavorazione e della qualità dei materiali impiegati e ne possa conoscere gli stessi produttori attraverso una presentazione adeguata della loro storia e personalità. Questa attività informativa si concretizza stabilmente per ogni prodotto proposto attraverso schede/ produttore e schede/prodotto e successivamente attraverso la programmazione di conferenze di presentazione dei singoli produttori proposti, con un progettato sviluppo in laboratori specifici, per un più approfondito incontro diretto tra ideatori-produttori e fruitori interessati ad approfondire le tecniche specifiche utilizzate per tali produzioni. Questa ultima attività sarà anche diretta allo sviluppo di un rapporto di collaborazione costante con scuole per le arti applicate e di stimolo per giovani che si orientano verso l’artigianato d’arte. Un’attenzione particolare viene dedicata allo sviluppo di un rapporto di collaborazione e di interscambio con associazioni ed organizzazioni aventi finalità analoghe. via Raffaele Cadorna 31 00187 Roma (RM) Tel. 06.4828010 e-mail: art.re@ infinito.it
Recupero, riutilizzo, riciclo, sono operazioni che animano spesso il laboratori di cui parlo all’interno della rubrica. L’idea di ridare valore ad un oggetto che apparentemente non serve più o ha perso in parte la sua reale funzione è un’azione estremamente interessante e di particolare attualità. Lionella Cervellin ha pensato alle possibilità che il vetro (bottiglie, lastre, barattoli) offre; un materiale in apparenza così fragile ma che si presta benissimo al meccanismo del recupero e della reinvenzione. Con l’aiuto di un piccolo forno per vetro fusione Lionella assembla vetri di ogni tipo, colore, texture, scarti industriali che stimolano la sua fantasia utilizzando stampi spesso realizzati da lei stessa e pigmenti per elaborare qualche particolare effetto cromatico. Sotto l’azione delle alte temperature questi elementi fondono insieme dando origine a particolari oggetti spesso con grande sorpresa dell’autrice, la quale mi spiega che non è possibile sapere esattamente come il materiale reagirà, quali sfumature prenderà, ...Vetri rotti che assemblati diventano piatti dalle mille sfaccettature, bottiglie fuse che diventano vassoi, ... Nel laboratorio sono anche presenti molti complementi d’arredo, soprattutto tavoli, scrivanie, piccole cassettiere, realizzati con lastre di
vetro provenienti da scarti industriali e tagliati ad arte alla ricerca di nuove forme. via Garibaldi 46 21040 Oggiona con S. Stefano (VA) Tel. 0331 215076 fax 0331 736131
Tavolini realizzati con lastre provenienti da scarti industriali; bottiglia fusa colorata.
Oggetti unici di gusto innovativo, ideati e prodotti a mano da artigiani artisti, che si distinguono per creatività e originalità.
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Atelier • Gallerie • Laboratori • Negozi segnalati dalla nostra redazione a cura di Isabella Taddeo Altai via Pinamonte, 6 20121 Milano Tel. 02/29062472
Eclipse piazza Duomo 15 25015 Desenzano del Garda (Bs) Tel. e fax 030/9141695
Galleria Silva via Borgospesso, 12 20121 Milano Tel. 02/784050
Nibe via Camillo Hajech, 10 20129 Milano Tel. 02/740676
Art & Craft s.n.c. via Trieste 10/12 24057 Martinengo (BG) Tel./fax 0363/987265
Fallani Best via San Niccolò, 79/r 50125 Firenze Tel. e fax 055/241861
Galleria Magenta 52 corso Magenta, 52 20123 Milano Tel. 02/4816963
Non solo vetro... via Garibaldi, 46 21040 Oggiona Santo Stefano(VA) Tel. 0331/215076
Artè via Meda, 25 20136 Milano Tel. 02/89401059
Fuoriclasse via S. Carpoforo 4 20121 Milano Tel. 02/86995592
Giacomo Manoukian Noseda piazza S. Simpliciano, 2 20121 Milano Tel. 02/8051637
Opos via Ermenegildo Cantoni, 3 20156 Milano Tel. 02/33404307
Artecotta via Bramante, 22 20144 Milano Tel. 02/34536050
Galleria Sargadelos via Volta, 20 20121 Milano Tel. 02/6575899
Giuggiù di Angela Caputi borgo S. Jacopo 82r 50125 Firenze Tel. 055/212972
Penelopi 3 via Palermo, 1 20121 Milano Tel. 02/72000652
Arter via Fiori Chiari, 9 20121 Milano Tel. 02/72004010
Galleria dello Scudo via Scudo di Francia, 2 37121 Verona Tel. 045/590144
Jairo via Crema, 17 20135 Milano Tel. 0348/3931531
Pit 21- Artearredo & Design via Santa Marta, 21 20123 Milano Tel. 02/89013169
Asap corso Garibaldi 104 20121 Milano Tel. 02/6598157
Galleria Rossella Junck San Marco 2360 30124 Venezia Tel. 041/5207747
L’Albero del Melograno piazzale Baracca, 10 20123 Milano Tel. 02/437215
Regina Gambatesa via Roberto da Bari, 102 70122 Bari Tel./fax 0805215174
Atelier Produzioni d’arte corso Garibaldi, 28 20121 Milano Tel. 02-86464389
Galleria Colombari via Solferino, 37 20121 Milano Tel. 02/29002533
La Bottega di Maiolica via Maqueda, 90 90100 Palermo Tel. 091/599504
Scultura & Design via Hoepli, 6 20121 Milano Tel. 02/801384
Atelier degli artisti via delle Battaglie, 36/b 25122 Brescia Tel. 030/3753027
Galleria Internos via Cappuccio, 21/a 20123 Milano Tel. 02/8900632
La Porta Rossa - Desart viale Sarca, 51 20125 Milano Tel. e fax 02/66103191
Spatia via Barbavara, 4 20144 Milano Tel. 02/89420191
Atribu corso Garibaldi 3 20121 Milano Tel. 02/867127
Galleria Luisa Delle Piane via Giusti, 24 20154 Milano Tel. 02/3319680
La Sciara del Fuoco piazza S. Nazaro in Brolo, 3 20122 Milano Tel./fax 02/58322324
Spaziodigennaro via Boltraffio, 12 20159 Milano Tel. 02/58304749
Aus18 via Ariberto 19 20123 Milano Tel. 02 8375436
Galleria Marina Barovier S. Marco Salizada S. Samuele 3216 30124 Venezia Tel. 041/5226102
Louise Lanzi via S. Maria Fulcorina 20 20123 Milano Tel. 02/8692130
Spazio S. Carpoforo via San Carpoforo, 6 20121 Milano Tel. 76008766
Calicò di Cristina Insalaco via Carrobbio, 15 21100 Varese Tel. 0332/234945
Galleria d’Arte & Divetro via S. Tommaso 72 24121 Bergamo Tel. 035/243300
Marienza Morandini Design via Veratti, 24 21100 Varese Tel. 0332/235882
Starter onlus via Maroncelli, 15/2 20154 Milano Tel./fax 02/6570081
Cambiofaccia via Giannone, 4 20154 Milano Tel. 02/3451780
Galleria Ikonos via G. Amendola, 23 87041 Acri (CS) Tel. 0984/941406
Materia Prima Arts & Crafts Piscina S. Samuele, 3436 30100 Venezia Tel. 041/5233282
Talento largo S. Eufemia, 40 41100 Modena Tel. 059/226547
Comunicarte viale Perata, 28 17012 Albisola Marina (SV) Tel. 019/489872
Galleria Martano via Principe Amedeo, 29 10123 Torino Tel. 011/8177987
Mestieri d’Arte via Ragno, 11 44100 Ferrara Tel. 0532/767139
Terre Rare via Carbonesi, 6 40123 Bologna Tel. 055/221013
D’Arte via Riello 1ter 35122 Padova Tel. 049/650246
Galleria Novecento vicolo Cavalletto, 4/a 37122 Verona Tel. 045/8036236
Microbrera via Brera, 23 20121 Milano Tel. 02/86461751
360° via Tortona, 12 20144 Milano Tel. 02/8356706
“2link” largo La Foppa, 6 20121 Milano Tel. 02 62690325
Galleria Pallata via Santelio, 59/a 25066 Lumezzane Pieve (BS) Tel. 030/6852468
Microdesign via Tadino, 6 20124 Milano Tel.02 2940884
Vetrodesign via Raffaello Sanzio, 1 20149 Milano Tel. 02/48194940
Eclectica corso Garibaldi, 3 20121 Milano Tel. 02/876194
Galleria Peccolo piazza della Repubblica, 12 57123 Livorno Tel. 0586/888509
Museo Nuova Era via Vallisa 11/12 70122 Bari Tel. 080/5054494
Xenia via Falcone, 2 20123 Milano Tel. 02/8051012
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Ad Arte
“L’anima del legno” espressa attraverso tarsie lignee
Ad Arte, Osservatorio
sull’Artigianato Artistico Italiano, nella sua attività di ricerca e promozione delle varie espressioni artistiche identificabili con il termine di “arti applicate”, ha presentato negli spazi della Galleria Fatto ad Arte di Monza (sede dell’Osservatorio), dal 28 febbraio al 22 marzo, la mostra “L’anima del legno”. Si è trattato di un’esposizione di tarsie lignee realizzate dagli studenti degli Istituti d’Arte di Monza e di Cantù. Le opere in mostra sono state un chiaro esempio del lavoro che si svolge ancora, faticosamente e tra mille difficoltà, all’interno dei laboratori degli Istituti d’Arte. Laboratori che un tempo costituivano l’ossatura di queste scuole e che oggi non vedono più riconosciuta la loro fondamentale funzione didattica. Gli studenti del Laboratorio di ebanisteria dell’Istituto d’Arte di Monza, guidati dal Prof. Michele Sangineto hanno conosciuto e sperimentato il “legno” come materia, direttamente negli spazi del laboratorio scolastico. Sottili lastre di legno di diverse essenze abilmente manipolate combinate, accoppiate, smembrate, ricomposte - senza mai variarne artificialmente il colore e la superficie, sono la materia prima per un’espressione artistica antica e fantastica, dove oggetti meravigliosi, paesaggi naturali, architetture
dall’atmosfera metafisica, prendono corpo e vita grazie a una rigorosa lavorazione manuale che ha una cura e un’attenzione nel dettaglio dal quale dipende la qualità della figura d’insieme. Gli studenti stessi si sono emozionati durante la scoperta della lavorazione, capendo come si possono curvare lastre di legno, come si può rendere tridimensionale una superficie bidimensionale, come si può fare una pittura senza colori e pennelli. Gli studenti della sezione Arte del Legno dell’Istituto d’Arte di Cantù, guidati dal Prof. Fernando Pignatiello, hanno affrontato un’esperienza molto particolare, prevalentemente in orario extra-scolastico, con il supporto fondamentale di alcune aziende artigiane della zona e per gli allievi è stata quindi un’importante esperienza di “progettazione compartecipata”. Progetto quindi che, partendo da un’esperienza didattica interna alla scuola, si è incontrato con il mondo della produzione dando vita a un “laboratorio continuo”, durante il quale gli studenti hanno potuto verificare direttamente dalla mano di artigiani professionisti le dinamiche operative necessarie per passare dal progetto all’oggetto finito. Gli studenti hanno progettato diverse tipologie di oggetti legati al mondo della tavola: alzate, vasi, piccoli contenitori, poi realizzati in legno massello tornito.
Tecnica che ha permesso la lavorazione variabile delle essenze e l’esaltazione contemporanea della forma e dei decori, propri della natura del legno. Il tornitore Alessandro Sala, le ditte Campostori di Brenna (CO) e Priori di Cantù (CO), il doratore Cattaneo di Novedrate (CO) e il Prof. Boccadamo hanno contribuito alla realizzazione degli oggetti torniti. Due esperienze didattiche molto diverse quindi, ma entrambe interessanti per dimostrare come il progetto non debba essere separato dall’esecuzione manuale, binomio che ha sempre caratterizzato la didattica degli istituti d’arte. Ad Arte Osservatorio sull’Artigianato Artistico Italiano Via Matteo da Campione, 8 20052 Monza MI Tel. 039/2312002 e-mail: adarte@quaser.it “Centrotavola” di V. Corbetta e F. Pignatiello, Istituto d’Arte di Cantù.
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LA NUOVA TERRITORIALITÀ “Opus incertum”
L’Italia frantumata in tanti territori, luoghi omogenei di attività legate alla cultura materiale.
È sempre più chiara la frantumazione per ragioni etniche, culturali, economiche, filosofiche...; siamo tanti e sempre più diversi, e la diversità non è più privilegio, non è più emarginazione, ma è diritto. Diritto a sviluppare ed esaltare le proprie convinzioni e le proprie appartenenze senza prevaricazioni.
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la ceramica campana Wanda Fiscina “Colore e materia” Dal 7 al 25 maggio saranno in mostra le ceramiche e i dipinti di Wanda Fiscina, importante artista salernitana che porta la solarità delle sue opere a Milano, con testo critico di Antoni D’Avossa. Nelle sue opere ceramiche, intense, materiche e appassionanti, l’artista sperimenta nuove possibilità nelle forme e negli smalti, esprimendo una grande forza interiore e creativa. Anche nelle opere pittoriche troviamo la poetica naturalista e concreta, la semplicità dei colori primari e le trasmutazioni sottili della materia. Le opere ceramiche saranno in mostra alla Galleria Caveri & Caveri dal 7 al 25 maggio 2002, con inaugurazione
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La ricerca della differenza ci porta a leggere un’Italia frantumata in tanti territori, luoghi omogenei di attività legate alla cultura materiale. Vengono qui presentate le aree che, in questi ultimi anni, hanno dimostrato una volontà di affermazione della propria identità e, contemporaneamente, il bisogno di rinnovamento.
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l’8 maggio alle ore 18,30; le opere pittoriche saranno in mostra alla Galleria Milarte dal 7 al 25 maggio con inaugurazione il 7 maggio. Opere ceramiche, intense e materiche, di Wanda Fiscina
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la ceramica siciliana La ceramica siciliana di Giovanni D’Angelo L’abilità e la sensibilità di questo maestro della ceramica siciliana si era già espressa realizzando, su disegno di Ugo La Pietra, la collezione di vasetti “Amore mediterraneo”, dove una coppia di fichi d’india in ceramica si divertiva in giochi amorosi. Giovanni D’Angelo continua ora il suo gioco con “Cococcio”, uno sgabello realizzato interamente in ceramica, vuoto all’interno, dalle linee morbide e accoglienti, con colori e decori che non dimenticano la solarità della sua terra. “Cococcio”, sgabello in ceramica di Giovanni D’Angelo.
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ALFONSO GAETA
Enrica Campi Il teatro, con la sua magia, la sua finzione, la sua illusione, la sua allegoria, il teatro come contenitore di storie. Il teatro è sempre protagonista nel lavoro ceramico di Enrica Campi, artista torinese di professione scenografa. Le figure che modella in argilla e dipinge con smalti color pastello (verde-acqua, rosa e giallo soprattutto), sono angeli, bambine, donne che guardano il mondo da dentro una fiaba, o meglio, fanno entrare nella fiaba chi le guarda.I personaggi che mette in scena modellandoli con le mani si chiamano “Lady Macbeth”, “Desdemona”, “Prospero e Miranda” e si riconoscono dall’espressione del volto, dalle pieghe dell’abito ricamato con piccole decorazioni, dal rapporto del corpo con altri oggetti che popolano la “scena”. In una recente mostra personale alla Galleria Fògola di Torino ha esposto “Teatrini d’Opera”, vere e proprie “opere teatrali” in miniatura, complete di tutto ciò che il teatro offre: atmosfera e suggestioni comprese. Realizzati in ceramica ma non solo, i teatrini racchiudono umorismo, delicatezza e candore infantile, grazie al gioco col quale Enrica Campi interpreta i più celebri titoli dell’Opera teatrale. “Turandot”, “Così fan tutte”, “Cenerentola”, “Salomè”, per citarne solo alcuni. Il piacere e il divertimento che si trae nell’osservare queste opere certo fa pensare a quanto possa essersi divertita Enrica Campi nel realizzarle, con fantasia, ironia e tanta leggerezza. Simona Cesana “Angelo”.
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concorrono a costruire un ritmo e una tensione che conferiscono alle sculture di Gaeta la capacità di coinvolgere emozionalmente, proprio perché riescono a parlare della unicità di una vita. E sono proprio le tracce di questa unicità che non possono sfuggire all’occhio esperto dell’artigiano; all’artista il compito di trasformare questi segni in un racconto. Le opere di Alfonso Gaeta saranno esposte presso la galleria “Satura”, in piazza Stella a Genova, dal 13 aprile al 7 maggio 2002. Alfredo Gioventù Legno di ulivo e abete h. 210 l.55 cm.
Legno iroko h. 250 l.40 cm.
Parlare di artistiartigiani equivale a definire una delle figure professionali della più ampia categoria dell’artigianato artistico, alla quale partecipa, peraltro, per la straordinaria eterogeneità che vede ogni caso un fenomeno singolare. Così si può definire Alfonso Gaeta artigianoartista, non tanto per la componente artistica della sua professionalità di falegname, quanto per il profondo movente artigianale che sta alla base della sua produzione di scultore. È infatti l’amore “morboso” per il materiale che usa, che guida il nostro autore a comporre affascinanti racconti astratti nei quali il legno ripercorre la sua storia e la svela agli occhi dell’osservatore. Il semplice e geniale ribaltamento che opera Gaeta presentando il legno in “taglio di testa”, anziché lungo la superficie della tavola, e il paziente sezionamento unito alla rotazione dei moduli che si creano, permette di riordinare in una sequenza di ispirazione minimalista le tracce della vita dell’albero e di mettere a nudo la sua anima. In un percorso di grande valenza grafica i segni lasciati dai fulmini, dalle gelate, dalla nascita di un ramo,
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Antonio Picardi Haliotis
Antonio Picardi, “Haliotis”, gioiello in argento e madreperla.
Haliotis è una conchiglia della famiglia degli aliotidi, dalle iridescenze azzurroverde. Haliotis è il nome con il quale l’artista napoletano Antonio Picardi ha scelto di identificare gran parte del suo lavoro. “Haliotis: L’arte addosso” sono una serie di gioielli in madreperla e argento, attentamente progettati, finemente realizzati. Gioielli “pensati”, in cui gli elementi, i materiali che li costituiscono, sono sapientemente accostati esaltandosi l’un l’altro grazie alla semplificazione dei segni, misurati e mai eccessivi. Haliotis sono “geosculture”, sculture fatte di paesaggio (il mare, con conchiglie e madreperle) che si inseriscono nel paesaggio, sfiorate e suonate dal vento; haliotis sono “totem” realizzati con un mosaico di materiali naturali che gioca su effetti di luminescenze evanescenti. Haliotis sono tante altre opere che, come le altre esperienze artistiche di Antonio Picardi (DiSegni, Libri d’Artista, Chartae, …) trovano la loro forza nella ricerca di piccoli oggetti, piccoli particolari che evochino una storia e siano custodi di un messaggio. S.C.
Andrea Caruso Scultore Si può dire che l’opera di Andrea Caruso, classe 1965, sia strettamente legata al “lavoro” dell’uomo. I materiali da lui più frequentemente utilizzati, tondini di ferro per edilizia intrecciati a terracotta, sono infatti il risultato del lavoro delle mani dell’uomo sulla materia prima, l’argilla e il ferro, che acquistano così forma e struttura. La struttura delle opere di Andrea Caruso, creata dal connubio di questi due elementi, prende posses-
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so dello spazio incarnandosi in figure organiche dove il tondino di ferro crea le linee direttrici, definisce il movimento e la tensione della figura; le masse di terracotta, colorate o monocrome che si aggrappano a questi scatti di movimento, sono la materia concreta e piena in rapporto al vuoto dello spazio circostante. Il richiamo al lavoro dell’uomo è anche nei lavori più recenti: l’interpretazione, sempre attraverso l’argilla, di strumenti da lavoro che si trasformano, si torcono si sciolgono su loro stessi, quasi a rappresentare un’inaspettata evoluzione della materia. S.C. “Senza titolo II”, ceramica, 2001.
Tonino Negri La caratteristica prima delle terrecotte di Tonino Negri è che sono terrecotte. L’uso prevalente della tecnica del colombino e dell’ingobbio, per realizzare oggetti poi cotti in un forno a legna, esalta il fascino della “terra”, sia nelle calde sfumature dei suoi colori, sia nelle morbide rotondità delle sue forme. I vasi di Tonino Negri, generati dalla terra, sono carichi di simboli che proprio dalla terra derivano; vasi “materni” che contengono il mondo con tutti i suoi elementi, pronti a sprigionarli per creare altre suggestioni. S.C. Vaso in terracotta.
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Roberto Zanon
“Cow-Box”, contenitore sonoro in legno di pero.
Architetto con un approccio al progetto che cavalca diverse discipline, è anche promotore di associazioni e gruppi che si propongono di fare ricerca e sperimentazione su possibilità applicative nel campo del design per prodotti di consumo e di arredo. È da questa curiosità che nascono idee per popolare il variegato mondo dell’oggettistica da scrivania, che racchiudono la leggerezza del gioco. Come in “Cow-box” (realizzazione “L’Immagine di Giorgio Marchetto”, distribuzione “Oggetti e Complementi di Paolo Schiavinato”), un contenitore realizzato in caldo legno di pero che si apre “muggendo”, grazie a una scatoletta sonora nascosta al suo interno. Il gioco continua con l’invenzione di paesaggi “da tavolo”, ruotando il coperchio delle scatole dalle linee pure e pulite grazie a un sistema di calamite. S.C.
Giorgio e Chiara Senese ceramisti Ceramisti, ricercatori di smalti, ma anche insegnanti, designer, poeti, musicisti..…allievi da oltre vent'anni del famoso ceramista francese Daniel de Montmollin. Dal Maestro, conosciuto in Francia, hanno appreso le tecniche, i gesti tipici del mestiere, le conoscenze scientifiche ma anche la filosofia di vita necessaria per affrontare un discorso al confine tra arte e scienza, fra creatività e ricerca sistematica. Osservatori di ogni terra, pianta, radice, stelo con la loro paziente e meticolosa ricerca, la sapiente dosatura dei minerali o ancora con l'utilizzo di ceneri vegetali danno vita ai mitici smalti della tradizione orientale e ai preziosi, superbi, caldi colori delle ceneri. Così pezzi in grès o porcellana “impolverati” vengono consegnati al potere ri-creatore del fuoco a 1300° che li trasforma in opere d'arte dalle calde tonalità, che trasmettono il loro fascino fatto di
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semplicità di forme e lucenti sonorità cromatiche. Unici nel panorama artistico italiano, Giorgio e Chiara Senese ci mostrano “il desiderio di vivere in maniera diversa e in fondo complementare la tripla alleanza che caratterizza tutte le strade votate alla ricerca e alla creazione: l’alleanza con la natura, con se stessi e con gli altri”. Offrendo alla vista della nostra anima le loro opere, ci invitano ad intraprendere un cammino che va oltre le forme e i colori coinvolgendo il nostro spirito in un ritorno alle radici, alla terra….alla nostra madre terra. In un vecchio rustico nascosto in un angolo di giardino sulle rive del lago di Como, a Colico, due ceramisti, Giorgio e Chiara Senese, hanno ricavato un laboratorio in cui portano avanti un affascinante lavoro di ricerca, ispirato e sapientemente guidato da Daniel de Montmollin, ceramista di fama internazionale. Alessandro Mazzer Vaso in ceramica di Giorgio e Chiara Senese Pentola “La cubica”, design Aldo Rossi, Produzione Alessi.
Concorsi Prima rassegna internazionale di artisti del vetro La prestigiosa galleria veneziana “Rossella Junck” si fa promotrice della prima edizione della rassegna internazionale “Venezia vetro 2002”, aperta a tutti gli artisti che lavorano nell’ambito del vetro. Per partecipare è necessario inviare entro il 15 maggio 2002 il proprio curriculum, una descrizione delle tecniche impiegate e almeno tre foto di opere realizzate in vetro negli ultimi due anni. La Galleria sceglierà 28 artisti le cui opere saranno esposte e messe in vendita dal 20 settembre al 10 novembre 2002 presso la Galleria Rossella Junck, oltre che pubblicate nel catalogo edito per l’occasione.
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“L’orologiaio”, mestiere d’arte.
Mestieri d’Arte in mostra alla Triennale di Milano “Monete, Orologi e Grande Cucina. I mestieri d’arte alla scoperta del futuro”, è il titolo della mostra che si terrà dal 23 marzo al 26 maggio 2002 alla Triennale di Milano, curata e organizzata dalla Fondazione delle Arti e dei Mestieri di Milano. L’universo dei mestieri d’arte riunisce tutte quelle attività che si collocano al confine tra arte e artigianato: la mostra in questione presenta in particolare i mestieri d’arte dell’incisore di monete, dell’orologiaio e del cuoco. Questi stessi mestieri d’arte sono già stati indagati e approfonditi in tre volumi che la Fondazione ha curato per il Saggiatore. In mostra sia le preziose opere, sia gli utensili e gli strumenti di lavoro, di ieri e di oggi, rivalutandone il pregio e sottolineandone la centralità nel processo di realizzazione dell’oggetto. La sezione dedicata all’incisore di monete è curata da Laura Cretara, direttore artistico dell’Istituto Poligrafico, e presenta materiali provenienti dalle collezioni della Zecca di Stato. Dominique Fléchon, noto specialista d’alta orologeria, è curatore della sezione dedicata al maestro orologiaio, mentre Paolo Grandi, delegato dell’Accademia della Cucina, in collaborazione con la Biblioteca Internazionale di Gastronomia di Lugano, si è occupato dell’arte culinaria. L’iniziativa si propone di avvicinare i giovani ai mestieri d’arte, riportando l’interesse verso un mondo a cui la scuola e i media non dedicano spazio e rilevanza. S.C. “L’incisore di monete”, mestiere d’arte.
“Le belle statuine” protagoniste di una mostra. La Galleria Antiquaria di Roma ospita, fino al prossimo 29 giugno, la mostra “Le belle statuine. Porcellane del Soviet”, raccolta di un centinaio di porcellane russe risalenti al periodo del regime sovietico. Come le altre espressioni artistiche, anche la porcellana di quel periodo era caratterizzata da intenti propagandistici e celebrativi: le figure in porcellana esposte, infatti, sono la rappresentazione della società russa del periodo, raffigurando le condizioni delle varie categorie sociali, dai bambini ai lavoratori, ai personaggi storici e militari. Naturalmente emergono le tematiche legate al popolo: gli operai, i contadini, le donne operose e i bambini felici, affiancati da scene raffiguranti l’efficienza dello stato. Carlo Maria Biagiarelli, titolare della Galleria e appassionato di collezionismo sovietico, ha raccolto qui una serie di esemplari provenienti dalle varie manifatture attive in quel periodo, retaggio delle più antiche manifatture imperiali: Dolevo, Lomonosov, Dmitrov di Leningrado, Mosca, Kiev. Le statuine in porcellana, dalle forme aggraziate e delicatamente decorate, si rifanno agli stilemi della scultura ottocentesca da salotto, con bambini accompagnati da animali domestici, figurine femminili, ballerine raffinate: oggetti ormai sempre più introvabili e sempre più ricercati dai collezionisti. S.C.
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arte africana dalla collezione Han Coray 1916-1928 La primavera del Museo Cantonale d’Arte di Lugano si apre con un’importante mostra dedicata alla collezione d’arte africana di Han Coray (16 marzo-30 giugno 2002). Coray (1880-1974), mecenate e gallerista che nel suo spazio di Zurigo promosse, a partire dal 1916, artisti impressionisti francesi, artisti delle avanguardie e del dadaismo, fu anche un importante collezionista. Le 202 opere in mostra sono esempi di scultura africana tradizionale, provenienti dall’Africa centrale e occidentale, che furono acquistate da Han Coray durante gli anni venti, presso il gallerista Paul Guillaume; quest’ultimo fu all’epoca il più importante esperto europeo di scultura africana e divulgò attraverso scritti critici l’interesse per i valori estetici insiti nell’ “art négre”. La collezione di arte africana di Coray, è uno dei primi esempi di raccolta privata incentrata su valori estetici e non etnografici, a testimonianza di un particolare collezionismo nato all’inizio del secolo scorso nell’ambito del clima culturale e artistico delle avanguardie parigine. La mostra è a cura di Miklòs Szalay, Direttore del Dipartimento Arte Africana del Völkerkundemuseum Der Universität Zürich, ed è affiancata da una seconda esposizione, a cura di Rudolf Koella, che permetterà di approfondire la figura del collezionista Han Coray. S.C. “Madre e bambino”, legno, Repubblica del Congo.
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Alfabeto in Sogno Dal carme figurato alla poesia concreta L’Assessorato alla Cultura del Comune di Reggio Emilia promuove con professionalità e costanza mostre e manifestazioni di notevole interesse, ambientate nei suggestivi spazi dei Chiostri di San Domenico, in via Dante Alighieri. L’ultima mostra, allestita dal 20 gennaio al 3 marzo 2002, ha indagato il tema suggestivo della poesia presentando, in un’ampia prospettiva storica e internazionale, le forme e i modi in cui la poesia è uscita dai confini della parola scritta, entrando nei territori della pittura e della figurazione. Attraverso le oltre trecento opere a stampa presenti in mostra, provenienti dalle più prestigiose biblioteche italiane e straniere, si intraprende un viaggio attraverso cinque secoli della storia della tipografia, partendo dalla sua invenzione fino al suo radicale compimento, negli anni ’60 e ’70, coincidente con l’affermarsi del movimento internazionale della poesia concreta e con l’abbandono dei caratteri tipografici in senso stretto. Incunaboli, Edizioni del Cinquecento, antichi testi ermetici, volumi a stampa seicenteschi e setteVolantino della mostra.
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centeschi, opere delle avanguardie letterarie del Novecento, segnano le tappe del percorso espositivo che si articola in varie sezioni e presenta i capolavori di Luca Pacioli, Albrecht Dürer, Rabelais, Giordano Bruno fino ad arrivare alle avanguardie storiche con opere di Apollinaire, Mallarmé, Odilon Redon e i futuristi Depero, Marinetti, Soffici, Carrà, Govoni, Cangiullo, Tullio d’Albisola. La mostra si chiude con un’ampia rassegna internazionale di testi di “poesia concreta”. S.C.
I “Vegetali speriMentali” di Fausto Salvi mostra alla Galleria Magenta 52 Mutazioni genetiche, interventi umani nella struttura biologica, commistione tra vita e tecnologia: più che mai attuale il lavoro di Fausto Salvi in mostra fino al 6 aprile alla galleria Magenta 52. Abile sperimentatore nell’ambito della tradizione ceramica di nuove forme e nuove tecniche espressive, l’artista evoca, con le opere in mostra, un mondo parallelo a quello reale. Un universo organico dove l’animale si fonde con il vegetale e dove forme naturali, semplici e arcaiche, denunciano l’alterazione dei processi vitali dovuta a interventi tecnologici non controllati e privi di etica. In Galleria catalogo con testi di Valerio Terraroli. S.C. Opera ceramica a tema vegetale.
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saverio Terruso al Laboratorio “Fuoriclasse” L’atelier Fuoriclasse, centro di ricerche creative di giovani artisti, informa che dal 3 al 26 Aprile 2002, presso la sua sede di Via S. Carpoforo 4 – Milano (zona Brera), si terrà una esposizione di opere in feltro e opere in seta realizzate nell’atelier, su richiesta dell’artista Saverio Terruso, che rappresentano la trasposizione formale del suo linguaggio artistico su materiale diverso da quello canonico della tela. Saranno esposte anche altre opere che comunque fanno parte di una produzione recente e inedita dell’artista realizzata su diversi materiali con tecniche antiche riproposte in termini contemporanei: lavorazione in ceramica, legno, resina, metallo. Le opere in feltro, che sono “pezzi” unici, vengono realizzate mediante una lavorazione manuale di infeltrimento della lana che rispecchia l’antica tradizione portando con sè indizi fondamentali su civiltà lontane e assumendo un aspetto contemporaneo. Le opere in seta sono sperimentali perché utilizzano l’antica tecnica della “riserva” per tingere il tessuto e trasformano gli effetti degli “impasti” materici della pittura ad olio dell’artista in “levità decorativa”. Le altre opere, in legno, ceramica, carta, resina, metallo completano la ricchezza della produzione dell’artista e testimoniano l’iniziativa dell’atelier di voler presentare la sua notevole esperienza pittorica sotto altre forme e soluzioni tecniche. Saverio Terruso è docente di pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano; le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private. Vive e lavora a Milano. Originale batik in seta di Saverio Terruso.
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Andrea Sampaolo Astratto fermentato in design La mostra dell’artista romano Andrea Sampaolo inaugura l’attività di un nuovo spazio espositivo nel cuore della Roma barocca, in via Giulia, dal nome “Grit Art Gallery”. Questo nuovo spazio è dedicato all’arte e al design e si propone di rappresentare tutte le espressioni artistiche che vanno dall’architettura, alla grafica, al design, alla pittura, alla musica, orientate verso la sperimentazione e la progettazione. La pittura di Andrea Sampaolo sperimenta effetti cromatici applicati su fondi metallici, in particolare su alluminio, ha forti richiami nei confronti della musica jazz, derivanti dalla sua ricerca sul rapporto tra musica e pittura, ed è quindi interprete di nuove tecniche espressive e comunicative pur non dimenticando lo spessore della cultura romana dalla quale proviene. La mostra sarà visitabile fino al 30 aprile 2002. Interno della Galleria Grit con opere di Andrea Sampaolo
Ugo La Pietra in mostra a Perugia
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prevede soste e punti di arrivo (le mostre vere e proprie) che, al loro interno, ripetono e riarticolano la complessità interterritoriale dell’intero progetto”. Per molti versi, La Pietra è fra gli artisti più adeguati a dare il senso dell’operazione “Atlante”, ideata da Ettore Sordini. L’esposizione che la Provincia di Perugia ha dedicato a Ugo La Pietra ha proposto al pubblico una vasta ed articolata produzione di disegni, quadri, opere tridimensionali con particolare riferimento ad alcune recenti tematiche che l’autore ha sviluppato con mezzi diversi. “La nuova territorialità”: sviluppata attraverso la percezione riferita alla riconoscibilità dei valori locali (genius loci) la lettura della modificazione dei territori (pulizia etnica) e la frantumazione dei territori. “L’Europa Unita”: un tema esposto attraverso l’esplicita allusione di un’Europa ancora divisa per economia, religione, politica. “L’amore mediterraneo”: un amore per un territorio difficile pieno di contrasti e di tensioni! “Cibi transgenici”: la preoccupazione per ciò che stiamo mangiando e di come tutto ciò potrà modificarci. La mostra, realizzata dall’artista con la collaborazione di ‘Ad Arte’, Primo Osservatorio Nazionale sull’Artigianato Artistico, è accompagnata dal catalogo illustrato e pubblicato per l’occasione con testo introduttivo di Elisabetta Longari. Opera di Ugo la Pietra, appartenente ad una serie di vasetti in ceramica sul tema “Fichi d’India”, realizzati da Giovanni D’Angelo, Polizzi Generosa (PA).
Dal 23 febbraio al 17 marzo 2002 si è svolta presso il CERP Centro Espositivo della Rocca Paolina a Perugia la mostra di Ugo La Pietra “La nuova territorialità”. Con questa mostra la Provincia di Perugia, Assessorato alle Politiche Culturali, ha dato il via al programma, articolato in più stagioni espositive, dell’Atlante ragionato di “Arte italiana” che vuole ricostruire – come afferma l’assessore Silvano Ricci “mappe, fornite di precisi strumenti di orientamento, dei “territori” dell’arte italiana del secondo Novecento. Navigazione o percorso a terra, il programma dell’“Atlante”
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Artigianato italiano primo in Europa Il panorama del confronto con gli altri Paesi europei, seppure non omogeneo per le diverse definizioni e il diverso approccio dimensionale, dimostra il primato dell’artigianato italiano per numero di imprese (oltre 1.410.000 contro le 820.000 della Francia e le circa 600.000 della Germania), per il loro contributo all’export (quasi il 18% contro il 6% della Germania o il 3% della Francia), per il loro contributo al valore aggiunto nazionale (11% in Italia rispetto al 9,6% dell’artigianato tedesco e il 5,1% di quello francese). Per percentuale di occupati nell’artigianato sul totale, l’Italia è seconda soltanto al Lussemburgo, mentre per la percentuale di aziende artigiane sul complesso del sistema imprenditoriale il nostro Paese è al secondo posto dopo la Francia. (Impresa Artigiana, 25 febbraio 2002)
A “Numero Uno” l’artigianato italiano L’artigianato italiano fa spettacolo. “Numero Uno”, il programma televisivo dedicato ai giovani artigiani che qualche anno fa ottenne un grande successo è infatti tornato con tre appuntamenti speciali sabato 16, 23 e 30 marzo alle 20.50 su Raiuno. Tre serate in diretta con Pippo Baudo, il quale, con la collaborazione offerta dal Sistema Confartigianato che lo stesso Baudo ha più volte ringraziato durante le trasmissioni, ha presentato le nuove leve dell’artigianato nei settori dell’acconciatura, dell’estetica (nella puntata del 16 marzo), dell’oreficeria e della ceramica (nella puntata del 30 marzo). Protagonisti sono stati dunque gli artigiani, proposti dalle Associazioni di Confartigianato e selezionati in tutta Italia dallo staff della trasmissione, che si sono sottoposti a prove pratiche in studio. A giudicarli e a decretare il”‘Numero Uno” per ciascuna attività sono state le giurie di esperti, tra i quali erano presenti i Presidenti di Confartigianato Acconciatori Gianni Gennari, di Confartigianato Estetica Franca Cesaretti, di Confartigianato Orafi Luciano Bigazzi, dei Ceramisti di Confartigianato Dante Servadei e della Camera Italiana dell'Acconciatura Ruggero Pallucchini. Con abilità, grinta, competenza i candidati hanno dato prova del valore del lavoro artigiano e delle opportunità che un’attività indipendente può riservare ai giovani. Oltre al riconoscimento della bravura dei vincitori, i primi ed i secondi classificati di ogni settore si sono aggiudicati rispettivamente un premio in denaro e una crociera di una set- timana; “Numero Uno” ha rappresentato un omaggio alla grande creatività dell’artigianato italiano ed un’importante occasione di visibilità per Confartigianato. (Impresa Artigiana, 3 aprile 2002)
Il nuovo modello di sviluppo di Artigiancassa In meno di due anni, Artigiancassa ha registrato un significativo sviluppo dell’attività creditizia a favore del comparto artigiano che ha portato, alla fine del 2001, a un volume di impieghi pari a 830 milioni di euro. Nell’esercizio scorso i finanziamenti diretti erogati dalla
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Banca hanno raggiunto l’importo di 250 milioni di euro (oltre 4 volte il consuntivo dell’anno precedente). E’ quanto ha messo in evidenza l’Istituto del gruppo Bnl in occasione della pubblicazione del volume a cinquant’anni dalla sua creazione, presentato nel corso di un incontro svoltosi all’Abi. La storia di Artigiancassa, è stato sottolineato, è segnata da due fasi fondamentali: la prima, che copre oltre quarant’anni (dal 1953 al 1994), in cui la Banca si caratterizza quasi esclusivamente per la sua funzione di agenzia pubblica specializzata nella gestione del sistema agevolato del comparto artigiano. In questo lungo periodo, l’attività finanziaria è circoscritta al risconto-rifinanziamento dei crediti agevolati concessi dalle banche alle imprese. La seconda è invece segnata dalla trasformazione in Spa e dalla successiva privatizzazione correlata all’ingresso nel gruppo BNL. Artigiancassa punta su un nuovo modello di sviluppo imperniato su due cardini: un pacchetto di prodotti e servizi offerti agli artigiani che interpreta gli specifici fabbisogni della categoria, in termini sia di finanziamento sia di investimento del risparmio. Il secondo snodo cruciale è il coinvolgimento delle strutture associative dell’artigianato nel supporto all’attività di promozione e di distribuzione dei prodotti e servizi. Che si tratti di un modello vincente è dimostrato dai risultati conseguiti: in meno di due anni, Artigiancassa ha registrato un significativo sviluppo dell’attività creditizia a favore del comparto artigiano che ha portato, alla fine del 2001, ad un volume di impieghi pari a 830 milioni. Nell’esercizio 2001 i finanziamenti diretti erogati dalla Banca hanno raggiunto l’importo di 250 milioni (oltre 4 volte il consuntivo dell’anno precedente). (Impresa Artigiana, 5 aprile 2002)
Concorso Nazionale “Premio prodotto artigiano” Lariofiere, Confartigianato Como, Confartigianato Lecco, Confartigianato Lombardia, Politecnico e Innovazione con il contributo di Regione Lombardia e di Unioncamere Lombardia promuovono la 2a edizione del Concorso Nazionale "Premio Prodotto Artigiano". Il concorso Premio Nazionale Prodotto Artigiano si pone l'obiettivo di proclamare il prodotto artigiano che meglio sintetizza elementi di innovazione, design e creatività. Il concorso è aperto a: ditte artigiane iscritte all'albo imprese artigiane, ditte artigiane anche attraverso intese con Enti che ne sostengano la partecipazione, ditte che pur non essendo iscritte all'Albo Imprese Artigiane rientrano nella dimensione aziendale prevista per le imprese artigiane e commercializzano prodotti di loro propria produzione, consorzi tra le imprese di cui sopra, le cui produzioni siano giudicate dal comitato interessanti per la mostra, delegazioni di aziende estere, o anche singole ditte alla luce di opportunità di scambi, e purchè rappresentino produzioni della piccola impresa. Ogni partecipante potrà presentare una sola proposta. Lariofiere, tel. 031 6371, e-mail info@lariofiere.com
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ITALIA ABRUZZO
GUARDIAGRELE (CHIETI) 32a Mostra dell’Artigianato Artistico della Maiella 1 - 20 agosto 2002 Ente Mostra Artigianato della Maiella tel./fax 0871.83829 EMILIA ROMAGNA
BOLOGNA Dokoupil Fino al 28 aprile 2002 San Giorgio in Poggiale tel. 02.6598098 Africa Nera Fino al 30 giugno 2002 Museo Civico Archeologico tel. 051.233849 PIACENZA Surrealismo Padano 8 marzo - 23 giugno 2002 Palazzo Gotico tel. 02.781221 Metlicovitz e Dudovich. Due cartellonisti del ’900 dalla Raccolta Bertarelli di Milano 24 aprile - 23 giugno 2002 Ex Centrale Elettrica Emilia tel. 0523.795319 REGGIO EMILIA Alessandro Tiarini. La grande stagione della pittura del Seicento a Reggio Emilia 24 marzo - 16 giugno Palazzo Magnani e Chiostri San Domenico tel. 0522.454437-459406 VIGNOLA (Modena) Jacopo Barozzi da Vignola. La vita e le opere 30 marzo - 7 luglio 2002 Rocca Boncompagni Ludovisi e Palazzo Boncompagni tel. 0536.810977 FRIULI VENEZIA GIULIA
VARIE SEDI Pulcherrimae Strade Scoprire arte viaggiando 23 marzo - 30 giugno 2002 tel. 040.9380284 TRIESTE Klimt, Schiele, Kokoschka. L’età d’oro di Vienna con i suoi maestri 8 febbraio - 21 aprile 2002 Museo Revolterra
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UDINE Marcello D’Olivo (1921 - 1991). 18 gennaio - 28 aprile 2002 Chiesa di San Francesco Galleria d’Arte Moderna tel. 0432.295891
CREMA Officina Veneziana. Maestri e botteghe nella Venezia del Settecento 2 febbraio - 2 giugno 2002 Centro culturale Sant’Agostino
LAZIO
La mia Africa. Fotografie di Giuseppe Morandi 17 - 30 aprile 2002 Sant’Agostino - Saletta Cremonesi tel. 0373.85921
ROMA Paul Cézanne. Il padre dei moderni 7 marzo - 7 luglio 2002 Complesso del Vittoriano tel. 06.6780664 Luce e Pittura in Italia 18 aprile - 3 maggio 2002 Fondazione Adriano Olivetti tel. 06.6877054 LIGURIA
GENOVA Grande pittura genovese dall’Ermitage da Luca Cambiaso a Magnasco 16 marzo - 30 giugno 2002 Palazzo Ducale, Piazza Matteotti 9 tel. 010.5574000 LOMBARDIA
BERGAMO La collezione Rau. Sei secoli di grande pittura europea: da Beato Angelico a Renoir, a Morandi 31 gennaio - 1 maggio 2002 Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea dell’Accademia Carrara. tel. 035.234396 BRESCIA Vincenzo Foppa. Un protagonista del Rinascimento 3 marzo 2002 - 2 giugno 2002 Santa Giulia, Museo della Città tel. 041.5904893 Installando. Arte contemporanea nel centro storico 25 marzo - 2 giugno Atelier degli Artisti tel. 030.3753027 BUSTO ARSIZIO Topinambur. Oli e Tempere di Pietro Boragina 23 marzo - 9 giugno 2002 Fondazione Bandera per l’Arte tel. 0331.322311 Marco Casentini. Non Luoghi 13 aprile -9 giugno 2002 Fondazione Bandera per l’Arte tel. 0331.322311
CREMONA Capolavori della Suida Manning Collection 27 ottobre 2001 - 28 aprile 2002 Museo Civico Ala Ponzone tel. 0372.461026 GORLA MAGGIORE (VA) Vitrea. Materia Madre. Opere di Giuliano Giuman, Oki Izumi, Giancarlo Marchese 15 aprile - 19 maggio 2002 Torre Colombera tel. 0331.614801 MANTOVA Il Museo dei Gonzaga. Mantegna, Rubens e Guido Reni 1 settembre - 8 dicembre 2002 tel. 0376.338645 Ida Cadorin Barbarigo Palazzo Te Fino al 5 maggio tel. 0376.365886 MILANO Il Cuore. Arte, scienza e tecnologia 11 aprile - 9 giugno 2002 La Posteria tel. 02.878380 Il neoclassicismo in Italia. Da Tiepolo a Canova 27 febbraio 2002 - 28 luglio 2002 Palazzo Reale tel. 02.392261 - 02.88450293 Monete, Orologi e grande Cucina. Mestieri d’Arte alla scoperta del Futuro 23 marzo - 26 maggio 2002 Triennale di Milano tel.02.72434.1 Jean Nouvel.La memoria e il futuro 27 marzo - 2 giugno 2002 Triennale di Milano tel. 02.72434.1 Alberto Magnelli. Opere su carta fino al 28 aprile 2002 PAC Padiglione d’Arte Contemporanea tel. 02.76009085 Angelo Mangiarotti Architettura, Design, Scultura 25 gennaio - 17 aprile 2002 Triennale di Milano tel. 02.72434.1
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Il Futurismo a Milano 22 febbraio - 28 aprile 2002 PAC-Padiglione d’Arte Contemporanea tel. 02.783330 Ernst Ludwig Kirchner 23 febbraio - 9 giugno 2002 Fondazione Mazzotta tel. 02.878197 Salone Internazionale del Mobile e del Complemento 10 - 15 aprile 2002 Fiera di Milano Cosmit tel. 02.8065141 Federico Zandomeneghi 13 aprile - 20 maggio 2002 Galleria Sacerdoti tel. 02.795151 Sandro Martini. Piano Preparato 18 aprile - 18 giugno 2002 Galleria Poleschi Arte tel. 02.86997153 Macef Autunno 6 - 9 settembre 2002 Fiera di Milano tel. 02.485501 La Collezione della FNAC. La fotografia tra storia e poesia 21 marzo - 5 maggio 2002 Galleria della Fnac tel. 02.720821 Galleria del Centre Culturel Français tel.02.48591927 Galleria del Credito Valtellinese tel. 02.48008015 SAN DONATO MILANESE Gino Meloni. L’elegia della materia 20 aprile - 12 maggio 2002 Cascina Roma tel. 02.55603159 PIEMONTE
RIVOLI (TO) Silvio Vigliaturo 10 giugno - 14 luglio 2002 Torre della Filanda tel. 011.9422568 Shirin Neshat 30 gennaio - 5 maggio 2002 Castello di Rivoli tel. 02.6598098 Tillmans 10 febbraio - 5 maggio Castello di Rivoli tel. 02.6598098 TOSCANA
AREZZO Museum Image 24 - 26 maggio 2002 Centro Affari e Convegni tel. 0575.9361 CASTIGLIONCELLO (LI) Massimo Campigli. Il tempo delle donne. Opere 1922-1966 23 marzo - 5 maggio 2002 Castello Pasquini tel.0586.724287
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FIRENZE Artigianato e Palazzo 10 - 12 maggio 2002 Giardino Palazzo Corsini sul Prato tel. 055.2654589 66a Mostra Internazionale dell’Artigianato 19 aprile - 1° maggio 2002 Firenze Expo & Congress tel.055.49721 48° Florence Gift Mart 13 - 16 settembre 2002 Florence Mart tel. 055.477841 VALLE D’AOSTA
AOSTA Marco Joly fino al 12 maggio 2002 Chiesa di San Lorenzo. Glassway. Le Stanze del Vetro. Dall’archeologia ai giorni nostri 14 giugno - 27 ottobre 2002 Museo Archeologico Regionale tel. 0165.275902 Traversine. Daniele De Giorgis Jean Claude Oberto 22 febbraio - 19 maggio 2002 Torre del Lebbroso 49a Mostra Concorso dell’Artigianato di tradizione 15 - 25 agosto 2002 Assessorato all’Artigianato tel. 0165.274524 VENETO
FELTRE (Belluno) Mostra dell’Artigianato artistico e tradizionale 27 - 30 giugno 2002 Comitato Mostra Artigianato tel. 0439.80855 VENEZIA 8a Mostra Internazionale di Architettura 8 settembre - 3 novembre 2002 La Biennale di Venezia tel. 041.5218846 L’America di Pollock 23 marzo - 30 giugno 2002 Museo Correr tel. 041.2747608-18 VERONA XVIIa Abitare il Tempo . Giornate Internazionali dell’Arredo 19 - 23 settembre 2002 Quartiere Fiera tel. 051.864310
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ESTERO AUSTRIA
VIENNA Ernst Deutsch-Dryden. En Vogue 10 aprile-14 luglio 2002 MAK, Stubenring 5, 1010 Wien tel. 00431.71136233 FRANCIA
LIONE Il califfo, il principe e il vasaio Fino al 22 maggio 2002 Musée des Beaux-arts tel. 00334.72101740 PARIGI Arts and Crafts Exhibition 26 aprile - 8 maggio 2002 Comité des Expositions de Paris tel. 00331.49096000 Mondrian dal 1892 al 1914. Le strade dell’astrazione Fino al 14 luglio 2002 Musée d’Orsay tel. 00331.40494814 GERMANIA
MONACO Riccardo Dalisi. Tarantella dal profondo 14 aprile - 5 maggio 2002 Pasinger Fabrik tel. 004989.8292900 GRAN BRETAGNA
LONDRA Earth and fire. Italian terracotta 14 marzo - 7 luglio 2002 Victoria and Albert Museum tel. 004420.79422000 PORTOGALLO
LISBONA Fiera Internazionale dell’Artigianato 29 giugno - 7 luglio 2002 ICEP tel. 02.794621 SPAGNA
BARCELLONA Silvio Vigliaturo 23 maggio - 28 giugno 2002 Galleria d’Art Arnau tel. 011.9422568 STATI UNITI
NEW YORK Maison&Objet 18-20 maggio 02 tel. 00331.53249919 SVIZZERA
BELLINZONA Camille Claudel fino al 28 aprile tel. 004191.8218518 LUGANO Arte africana dalla collezione Han Coray Fino al 30 giugno 2002 Museo cantonale d’arte tel. 004191.9104780
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Artistic craftsmanship project (page 8)
The cries of wonder say it all. “The applied arts are finally officially recognised: the recent Applied Arts Manifesto has been endorsed by the CNA (The Italian federation of craftsmen)” In this euphoric atmosphere the great misunderstanding continues, an ambiguity that has brought our artistic craftsmanship to increasingly lower and marginalized levels. On one hand there is the art of the “art system”: galleries, auctions and museums. On the other hand there is industrial design and, in the middle, that which remains of artistic craftsmanship, consisting an added value of which we know very little and have even less desire to explore. This territory has suffered greatly over the past few decades due to a lack of contribution of creativity and design, through which art and craft has always lived and prospered. But there is something else rearing its ugly header in this three part system, something extremely ambiguous and dangerous. The growth of the artist isolated in the specifics of one material: the artist-ceramist, a strange category of artist-sculptors who prefer one material over another. Their works are not “applied art” as they do not have a particular function and cannot be confused with the traditional works created for hundreds of years.
My Private Production (page 10)
Produzione Privata was founded after the demise of Memphis, the movement that supported the philosophy of creating projects arising from the needs of man as opposed to industry. However, the exterior, superficial appearance, the Memphis “ style”, was imposed, and few truly understood the central, deeper concept – research and experimentation. With Produzione Privata, my aim is to follow my reflections and express my own thoughts. The idea is to give value, prestige and future to the world of craft today. In the field of design, large businesses can no longer afford to experiment. They try
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to create artificial reasons for innovative research - with great difficulty and even poorer results. However, the structure of craftsmanship still exists, and we must use it and stimulate it if it is to resist and not surrender as it threatens to now. The fields of research of Produzione Privata are divided into so-called “workshops”. Each of these workshops is dedicated to a certain material or design concept. In twelve years, nine workshops have been set up: the ceramics workshop, the marble workshop, the metal workshop, the “machine minime” or “minimal machines” workshop, the ready made workshop, the blown glass-lamps workshop, the blown glass-vases workshop and the folded glass workshop.
Ginori Manufacture (page 14)
The exhibition “Lucca and the porcelain of the Ginori manufacture, patrician commissions and orders of the court” is part of a vast program of exhibitions that Vittorio Fagone, Artistic Director of the Foundation, intends to develop over the next three years. The exhibition, fruit of three years of assiduous research, describes the complex historical relations between Lucca and the Ginori manufacture in a definitive analysis. The geniality, intelligence and foresight of the marquis Carlo Ginori are once again confirmed and exalted in this exhibition. The development of the activities of the Doccia manufacture, documented in the exhibition, also coincide with the major historical and political changes that emphasise the role of Lucca in the history of Tuscany. Giò Ponti’s contribution to the Doccia Manufacture (1923-1930) is revisited in a modern feel: forms, profiles and decorations processed in almost two centuries of activity. I believe that the interest with which the entire world now focuses on porcelain and ceramics in general can be interpreted not only in the sense of expansion of an area that has traditionally been one of painting and sculpture, but as the search for a counterbalance to the volatility of many images and expressions that represent our life goals. Ceramics are without doubt the first and
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most universal expression of human creativity.
THE APPLIED ARTS IN FURNITURE (page 22)
Morelato’s production is well known for its unique quality, which can be summarised in the definition “classic-contemporary furniture”.. This ability to reissue collections referring to a certain historical period is based on constant research and experimentation. To do this, Morelato set up a Technical and Research Office, consisting of architects and carpenters who carefully examine the construction techniques used for the furniture, encouraging the reinterpretation of classic styles and models and adapting them for the furnishing of homes and contemporary public areas. This research has been carried out for twenty years now, and is oriented towards an ongoing experimentation of contemporary models with both explicit and subtle influences from classic models. The first group of items, partly displayed at the Museo Minguzzi in Milan, will eventually become a major part of the Museum of Applied Arts in Furniture. The works show certain aspects of design and workmanship in relation to classic furniture.
THE GLASS SCULPTURES OF TOOTS ZYNSKY (page 28)
Toots Zynsky was born in Boston in 1951. After gaining a Bachelor of Fine Arts from the Rhode Island School of Design in Providence, RI in the United States, Toots worked with the Pilchuk School foundation in Seattle and became Dan Dailey’s assistant, one of the most important glass artists today. In the 1980s Toots met the Murano Glass maestro Mario Toso and began experimenting with the techniques of traditional glass pipes. The following year Venini invited Toots to Venice to design a series of special “one-off” pieces. The works consist of ultra-fine glass pipes – so fine they look like threads – assembled with an unusual technique invented by the artist.
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The result is truly extraordinary: cups that appear to be made of malleable, light, ethereal materials, barely touched by the hands of the artist and perhaps only moved slightly by the breeze. The fine, delicate surfaces look like butterfly wings ready to fly. This figure could be described as artist/artisan, an extremely complicated figure that is difficult to categorise. Despite that fact that Toots uses glass and familiar shapes such as bowls, the works themselves cannot simply be described as craft. They are art, pure and simple.
ceptual art and landscape paintings in the limpid style of Fontanesi or that of the 18th century landscape artists of Veneto; portraits and still lives inspired by century old pictorial traditions, artists taking their cue from photography or cinema, fashion and advertising 'still lives' The show, which has now reached its third edition and is organised by its art director Alberto Vattiata, son of Gianni Vattiata, inventor of the Event, displayed works by more than two-hundred artists from Italy, France, Spain, Germany, Argentine, America.
Jewellery sculpture
WWW. ARTISANEXPO.IT
Being a sculptor is not necessarily all that is required to create beautiful jewellery, however talented the sculptor may be. Mimmo di Cesare – although he later became a well-known sculptor – is one of the few “born” to this ancient art that always seems to be in fashion. This is clear when observing this wonderful exhibition in the “Galleria Novecento” – a series of precious works in gold crowning the reduced scale model of the “Isola 93” sculpture in alabaster and coloured marble. The works on display show the various stages of an intense activity that began in the nineteen sixties and continues today. Di Cesare and other noted contemporary artists in this field never forget the importance of wearability. This quality is present in every example; polished, moulded, clinging to the body of the wearer, yet imaginative, eclectic and unique.
Internet has confirmed its role as a highly effective promotion and sale channel for the artisans of Lombardia, who have been displaying their products for a year at a virtual fair, www.artisanexpo.it, which represents an on-line mall for the homefurniture, textile-clothes, arts and crafts sectors. The fair, which to this day has seen the participation of 70 companies, includes two versions: Business to Business and Business to Consumer, so that on the one hand it promotes transactions between companies and on the other it enables final customers to buy the products of their choice on line and pay with their credit cards.. Thanks to this solution, wholesalers, distributors, retailers as well as final consumers who are Made-in-Italy fans can contact an artisan shop on a 24 hour basis, from Italy and from anywhere the world over. Among the products on display at the site they will find: typical Brianza furniture, delicately wrought jewels, precious stones, highly refined sets of sheets and bed covers, original interior decorations. People browsing through the site will find other interesting features on craftsmanship-related themes, plus a wealth of information on fairs and meetings in this sector. To keep posted on new developments, the offerings and products of the month you can subscribe to artisanexpo's newsletter. The site of the artisans of Lombardia is already available in different languages (Italian, English and German) and soon it will also be translat-
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ARTISTS IN TURIN (page 36)
A kaleidoscope of styles, shapes, experiments with contemporary art: this might be a key to the understanding of "Artist in Turin", a show reserved to Italian and foreign artists that was staged at the premises of Torino Esposizioni from 7 to 10 March. New approaches to painting and sculpture, new trends coexisting with traditional, evergreen artistic languages: post-op avant-garde creations, typical of a large proportion of American art, con-
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ed into Spanish, extending the reach of commercial contacts to the Latin American markets. The project has been produced by Promos (a Special Agency of the Milan Chamber of Commerce for International Activities), thanks to the contribution of Region Lombardia and Unioncamere Lombardia and in collaboration with the main Artisans Associations.
VIETRI SUL MARE (page 42)
The theme focuses on recapturing the artisan-artist and his or her independence of design, and is targeted at those who understand and support the need for teamwork between designer/artist and artisan. In general, too many designers show a lack of tradition and background in both the history of ceramics and the sociology of individual taste and the subsequent “urge to buy”. I find it extremely enlightening and entertaining to surf through online auctions, only to find numerous items up for auction on eBay described, oxymoronically, as “fifties artefacts”.. At that time their designs were sneered at. Now they are revered. For some time now many Vietri ceramists have started to unscrupulously use iconographies of tradition. Take Enzo Caruso’s and the Fratelli Liguri’s test pieces for example, with their emphasis on the use of experimental and “toxic” techniques rather than the roughness of the forms. I could cite many other examples, positively noted in the exhibition sections Graeco-Roman wrestling in the 2001 edition of the Premio Viaggio using the ceramics of Vietri sul Mare, all more or less conditioned by the culture of television and film. This phenomenon is now occurring in new and more appropriate settings, in “theatrical” surroundings that are not exclusively the domain of professional designers.
EMPOLI GLASS (page 46)
Empoli has always been a hub for traffic and commerce. Used as a port on the River Arno in Roman times, Empoli soon
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became a busy market in which many artisan enterprises blossomed during the Middle Ages. Items for daily domestic use were crafted in glassworks and brought to Empoli by Valdelsa glass makers, which is the source of typical Empoli glass production. Between the end of the nineteenth century and the first decades of the twentieth century, this artisan activity became a glass industry: large glass making plants were founded and the volume of production rocketed along with Tuscan wine making. Beginning with flasks, then demijohns and extending to other items of glass for domestic use or for the display of wines, straw-covered glass was extremely popular in Empoli and the surrounding towns. The flask industry has since been replaced by the more competitive industry of mechanical cables and manufacturers of packaging containers (bottles, flacons, jars etc.) in white glass.
Architecture in Apricena Stone (page 52)
In many quarters it is believed that our quarrying operations are the second most important for quality of the material mined. Others rate our reality as No. 3, after the historical sites of Carrara and Verona. Special awards for the utilisation of stone as an architectural material have been assigned over the years at both Carrara and Verona. We are convinced that the time has come to do the same for our district. The invitation would be extended to all Italian and foreign designers and we would seek the involvement of professional and trade associations, commercial institutes, universities, companies and operators in this sector. The award, to be defined from the economic point of view, would be assigned to the best works created with our materials, for indoor or exterior use, for public areas, as a token of esteem for those - whether companies or operators - have succeeded in exalting the quality of Apricena Marble and Stone. Everyone should be invited to start collecting data, information on works, stories, episodes and the like, to link up to a
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past which represents our future. All this should gradually evolve into a Centre of Studies and Research on the local quarrying reality. The starting conditions are all set, including awareness of the significance of this initiative on the part of entrepreneurs. Everything seems "naturally" ready for the advent of the New Course to be followed for the development of the sector.
Textiles and colours (page 56)
Textiles that remind one of tapestries, the striking decorative tradition known as “painting with coloured threads”. In the case of Donata Calvaruso, these textiles are more like sculptures. The pieces are entirely made out of the material itself and are constructed by hand: hands taking the place of chisel and hammer in creating the volume. And volume is the key to Donata’s piece, which can be described as unique and three-dimensional. This textile/sculpture is born from the happy discordance between means and results: we expect a decorative object, and we are given an entire world of interweaving threads surrounding us and leading us along a journey. Manual ability, which quite understandably incites the marvel of one admiring a tapestry, takes second place. These suggestions arise from an equilibrium in this complete world, where the linearity of the thread takes the form of surfaces and hollows and the colours and materials are arranged to form a natural landscape.
Kamaleonte Furnishing system (page 60)
Easy to assemble and easy to transport, space-saving, convenient price, great graphic and aesthetic appearance, rapid image updating: these are the main advantages of the foldable modular systems. These structures have become popular because they are practical and functional at exhibitions and fairs. The company Facile is certainly the most reliable
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point of reference in this field, since it has developed, more than anyone else, skills related with these systems, continuing to study new solutions and opportunities. If, until a short while ago, these systems were known and appreciated for their ease-of-use and simple installation, today Facile has introduced a definite innovation, designing and creating proper stands of hundreds of square metres that are every bit as good in terms of solidity as stands set up using non-foldable systems. Kamaleonte is a perfect, technologicallyadvanced display system, ideally suited for product and service presentation, and at the same time an extremely valid tool to get across ideas, concepts, information. It is a foldable, modular structure made of aluminium and hence very light-weight and easy to carry thanks to a handy bag or cylinder shaped container. The system can be assembled, and disassembled, in just a few seconds and with no effort at all. The panels can be hooked onto the structure very easily and are perfectly aligned, providing graphic continuity. Kamaleonte, the natural evolution of the Facile system, offers the extra advantage of "magnetic" panels that can be hooked onto the structure, making assembly and disassembly operations even simpler. Kamaleonte is a system to create without imposing limits to imagination; a system to exhibit and communicate abolishing all space, time and graphical limits. Indeed, it is the modular folding system that offers the widest opportunity of installation, from simple display stand to the most complete stand. The system's basic unit is the square panel: structures of different sizes can be obtained by combining several square panels in the desired configuration. All panels can be decorated as a function of specific needs. The system comes with a wide range of accessories, including: aluminium trays painted white, folding counters, spotlights with lamp, and a new system for the back-lighting of photographic images. The structures and accessories are easy to transport in convenient nylon bags or rigid containers that are both elegant and solid.
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atelier Giorgio & Chiara via Nazionale 150 - 22050 Colico (LC) tel. 0341/941403 - www.giorgioechiara.it
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Porta Armando vic.di S.Antonio 12 16126 Genova tel. 010.2465743 Potenza Domenico Via Milano 75 65122 Pescara PE tel. 085/27958 PROMOS - ARTISANEXPO Azienda Speciale della Camera di Commercio via Camperio 1 - 20123 Milano tel. 02.85155264 fax 02.85155227 ebusiness@mi.camcom.it www.artisanexpo.it Raimondi Francesco Via Mazzini 160 84019 Vietri sul Mare SA tel. 089/761787 Silombria Marco Via Garibaldi 9 10122 Torino TO tel. 011/530886 TADDEO ISABELLA via Roma 6/c - 21040 Oggiona (VA) tel. 0331.217811 Viti stefania via Pratignone, 71 - 50053 Empoli (FI) Tel. 0571 921594 Zanon roberto Via Perazzolo, 2 - 35012 Camposampiero PD tel. 049/5790532 e-mail: rz@trivenet.it Zynsky TOOTS Ufficio Stampa Gianoli Ilaria Milano, tel. 02 514406
ARTIGIANATO tra arte e design Direttore: Ugo La Pietra
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Artigianato: è una rivista trimestrale che interpreta e diffonde l’evoluzione delle Arti Applicate e i processi di contaminazione con l’arte e il design. Artigianato: parla di creatività e di produzione, sostenendo la ricerca e la sperimentazione e introducendo nuovi concetti per la costituzione e il rinnovamento della piccola impresa. Artigianato: è uno strumento impegnato a diffondere la cultura materiale legata alle risorse dei vari territori, guardando con interesse alla tradizione e alla storia. Artigianato: riscopre il rapporto tra cultura del progetto e la capacità di fare, presentando oggetti riferibili alla logica produttiva e d’uso, ma che, nello stesso tempo, mantengono tutta la virtualità degli oggetti d’arte.