Artigianato 47

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GLI ARTISTI Carla Accardi Emilio Angelini Alighiero Boetti Michele Canzoneri Antonio Corpora Pietro Consagra Toti Garraffa Emilio Isgrò Alfonso Leto Ute Pika e Umberto Leone Mario Schifano Giusto Sucato Giulio Turcato Ahmed Fouad Selim Ahmed Refaat Ayman El Semary Sahar El Amir

Francesco Monter Grafica:

LE AZIENDE ALESSI CERAMICHE_Caltagirone AMATO ANTONINO_Palermo ARTE DEL RICAMO_Castellammare BARONI_Mazara del Vallo CALECA ITALIA_Patti CENTRO DEL PAPIRO_Siracusa DI TERRA E DI FUOCO_Palermo FRANZONE_Gela GIANO_Catania LE CANDELE DI AMRITA_Catania MAESTRI EVOLA_Alcamo WOODESIGN_Palermo

CORRISPONDENZ art and design from Sicily

I DESIGNER Michele Argentino Enzo Castellana Giuseppe Di Nicola Paolo Di Vita Marinella Ferrara Enzo Fiammetta Sandro Giacomarra Mariella La Guidara Ugo La Pietra H. H. Lim Oreste Marrone Rosanna Nauta Angelo Pantina Walter Parlato Enzo Rullo Alex Titone Viviana Trapani A cura della Fondazione Orestiadi

Fondazione Orestiadi

Istituto di Alta Cultura ONLUS

luglio 2002

AMMAN_City Hall

Baglio di Stefano 91024 Gibellina (TP) - Italy

Tel. 0924 67844 - fax

0924 67855

www.fondazione.orestiadi.it

REGIONE SICILIANA ASSESSORATO COOPERAZIONE, COMMERCIO ARTIGIANATO E PESCA

dicembre 2002 - gennaio 200

DAMASCO_Caravanserragli FACOLTA' DI ARCHITETTURA DI PALERMO ISTITUTO DI DISEGNO INDUSTRIALE

FONDAZIONE ORESTIADI GIBELLINA


la prima rivista internazionale dedicata all’arredo dello spazio espositivo, inteso sia come spazio commerciale che come spazio culturale

the first international magazine devoted to the furnishing of the exhibition space, understood as both a commercial space and a cultural space

4 numeri all’anno

4

4

4 issues a year

rivolti ai punti vendita e agli esercizi commerciali di ogni settore merceologico, agli espositori ed agli allestitori di stand, ai progettisti ed ai visual merchandisers

directed at the sales outlets and shops of every market sector, at exhibitors and stand furnishers, at designers and visual merchandisers

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■ Produttore

■ Progettista

e 36 FOR TWO YEARs (8 issues) e 62

■ BIENNALE (8 numeri)

■ Altro

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COMITATO PROMOTORE

COMITATO TECNICO E CORRISPONDENTI PER LE AREE ARTIGIANE

Luigi Badiali (Presidente BIC Toscana) Giacomo Basso (Segretario Generale C.A.S.A.) Camilla Michelotti (L’Arte del Quotidiano) Giorgio Pozzi (Assessore all’Artigianato Reg. Lombardia) Bruno Gambone Francesco Giacomin (Segretario Generale Confartigianato) Demetrio Mafrica

Alabastro di Volterra Sergio Occhipinti (Presidente Euralabastri) Irene Taddei Bronzo del veronese Gian Maria Colognese Ceramica campana Eduardo Alamaro Ceramica di Caltagirone Francesco Judica Ceramica di Castelli Vincenzo Di Giosaffatte Ceramica di Albisola Massimo Trogu Ceramica di Deruta Nello Zenoni (Resp. Artig. Regione Umbria) Nello Teodori Ceramica di Grottaglie Giuseppe Vinci (Sindaco Grottaglie) Ciro Masella Ceramica di Palermo Rosario Rotondo Ceramica umbra Nello Teodori Ceramica di Vietri sul Mare Massimo Bignardi

Giancarlo Sangalli (Segretario Generale C.N.A.)

“Sinfonia spaziale”, tempera su carta realizzata da Antonio Ascari (1921) per la manifattura JSA di Busto Arsizio, 1957, cm. 60x63 (Foto Lomazzi).

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Ceramica faentina Maria Concetta Cossa (Pres. Ente Ceramica Faenza) Tiziano Dalpozzo Ceramica piemontese Luisa Perlo Ceramica sestese Stefano Follesa Ceramica di Nove Katia Brugnolo (Dir. Museo delle Ceramiche di Nove) Ceramica di Laveno Marcello Morandini Cotto di Impruneta Stefano Follesa Cristallo di Colle Val d’Elsa Giampiero Brogi (Pres. Consorzio Crist. Colle Val d’Elsa) Ferro della Basilicata Valerio Giambersio Ferro di Asolo Stefano Bordignon Gioiello di Vicenza Maria Rosaria Palma Intarsio di Sorrento Alessandro Fiorentino

Legno di Cantù Aurelio Porro Legno di Saluzzo Elena Arrò Ceriani Legno della Val d’Aosta Franco Balan Marmo di Carrara Antonello Pelliccia Marmi e pietre del trapanese Enzo Fiammetta Marmo veronese Vincenzo Pavan Mosaico di Monreale Anna Capra Mosaico di Ravenna Gianni Morelli Elisabetta Gonzo Alessandro Vicari Mosaico di Spilimbergo Piergiorgio Masotti (E.S.A. Friuli Venezia Giulia) Paolo Coretti Oro di Valenza Lia Lenti Pietra di Apricena Domenico Potenza

Pietra di Fontanarosa Mario Pagliaro Pietra di Lavagna Alfredo Gioventù Marisa Bacigalupo Pietra lavica Vincenzo Fiammetta Pietra leccese Luigi De Luca Davide Mancina Pietra piperina Giorgio Blanco Pietra Serena Gilberto Corretti Pietra Vicentina Maria Rosaria Palma Pizzo di Cantù Aurelio Porro Tessuto di Como Roberto De Paolis Travertino romano Claudio Giudici Vetro di Altare Mariateresa Chirico Vetro di Empoli Stefania Viti Vetro di Murano Federica Marangoni


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ARTIGIANATO TRA ARTE E DESIGN

Alik Cavaliere, “Duello tra Ruggero e Rodomonte” 1994, ottone e rame, cm. 260x135x100, (foto Walter Mirolo).

Anno XII, Numero 47 ottobre/dicembre 2002 Registrazione al Tribunale di Milano n. 45 del 30.1.1991

Con il patrocinio del Ministero Industria Commercio e Artigianato

S O M M A R I O

www.ArtigianArteDesign.it Segreteria Generale, Amministrazione e Abbonamenti Edizioni Imago International S.r.l. Corso Indipendenza, 6 - 20129 Milano Tel. 02.70009474 - 02.70009480 Fax 02.71092112 e-mail: edizionimago@tin.it Segreteria di Redazione Via Guercino, 7 - 20154 Milano Tel. 02.33608400 - Fax 02.33608389 Direttore Responsabile Ugo La Pietra Direttore Editoriale Adriano Gatti Comitato Scientifico Enzo Biffi Gentili, Gillo Dorfles, Vittorio Fagone, Anty Pansera Hanno collaborato a questo numero Per i testi: Eduardo Alamaro, Enzo Biffi Gentili, Felice Bonalumi, Tina Brescia, Angelo Caruso, Simona Cesana, Paolo Coretti, Federica Franceschini, Federico Gatti, Florinda Gaudio, Flaminio Gualdoni, Ugo La Pietra, Pasquale Mancini, Murilo Fernando Moro, Aurelio Porro, Isabella Taddeo, Angela Vettese, Davide Viganò. Per le fotografie: Elio Ciol, Giovanna Dal Magro, Eurofotocine, Foto Lomazzi,Walter Mirolo, Walter Moesch, Maria Mulas, Pietro Nicosia, Giovanni Ricci, Raymond Sauvaire, Van Sloen & Raemakers. Inserzioni pubblicitarie Creation Vetrina II cop.; Artigiano Metropolitano pag.1; C’è Usato & Usato pag.2; Corrispondenze Mediterranee pag.3; Koinè pag.4; I.S.O.L.A. pag.5; Nolostand pag.6; AF-L’Artigiano in Fiera pag.7; NoZone pagg.8; Fiera di Barcellona pag.9; Artigianato Artistico Religioso pag.63; Taormina Gift Fair pag.80; Imago Shop & Fair pag.81; Architettura Minimalista III cop.; Morelato IV cop. Traduzione testi in inglese Spaziolingue s.r.l., Milano Realizzazione e stampa SATE s.r.l. Zingonia - Verdellino (BG) Stampa su patinata opaca senza legno PUBBLICITÀ E COMUNICAZIONE Corso Indipendenza, 6 - 20129 Milano Tel. 02.70009474 - 02.70009480 Fax 02.71092112 Distribuzione Italia - EDICOLA inter orbis S.p.A. Via Benedetto croce, 4 - 20094 Corsico (MI) Tel. 02.48693228 - Fax 02.48693213 Distribuzione Italia - LIBRERIA JOO Distribuzione - Via F. Argelati, 35 20143 Milano - Tel. 02.8375671- Fax 02.58112324 Distribuzione Estero A.I.E. Agenzia Italiana di Esportazione S.p.A. Via Manzoni, 12 - 20089 Rozzano (MI) Tel. 02.5753911 - Fax 02.57512606 Abbonamenti Italia: € 20,70 all’anno. Numeri arretrati € 7,70 Estero: € 33,60 all’anno. Numeri arretrati € 10,30 © 2002 Edizioni IMAGO INTERNATIONAL S.r.l. Tutti i diritti riservati. Riproduzione dei testi e delle foto solo previo consenso scritto dell’Editore.

Editoriale RITORNO ALLA NATURA di Ugo La Pietra

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Storia JSA E GLI ANNI CINQUANTA di Flaminio Gualdoni

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Design MASAYO AVE di Isabella Taddeo

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Mostre IMPARA L’ARTE E METTILA DA PARTE di Enzo Biffi Gentili

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ALIK CAVALIERE E L’ORLANDO FURIOSO di Angela Vettese

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Iniziative WWW.ARTISANEXPO.IT di Davide Viganò

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Progetti C’È USATO & USATO di Angelo Caruso

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Laboratori ATELIER FUORICLASSE di Isabella Taddeo

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TERRAMIA di Pasquale Mancini

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Autori PASSI D’AUTORE di Federica Franceschini

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Aziende PROGETTI E PROPOSTE MORELATO di Ugo La Pietra

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Fiere e Saloni MARTA Va EDIZIONE di Fernando Murilo Moro

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TENDENCE 2002 di Florinda Gaudio

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L’I.S.O.L.A. AL MACEF di Tina Brescia

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48° FLORENCE GIFT MART di Federico Gatti

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57° M.I.A. di Felice Bonalumi

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Rubriche MATERIALI E TECNICHE - LA PIETRA PIASENTINA di Paolo Coretti

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AREE REGIONALI OMOGENEE

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SEGNALAZIONI

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CALENDARIO DELLE MOSTRE

82

English text

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Indirizzi

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editoriale di Ugo La Pietra

Ritorno alla natura

È ormai noto a tutti

che la nostra società si muove sempre più all’interno di due tendenze distinte ed opposte. Infatti, se da una parte assistiamo all’organizzazione di catene di mass media continentali, nello stesso tempo, dall’altra constatiamo l’insorgere del bisogno di piccola imprenditoria, di forte amore di cose di paese, di dialetti, di comportamenti “di gruppo”, di oggetti “fatti ad arte”. È sicuramente un effetto dovuto anche all’incombente possibile “disastro ecologico”, che spinge molte persone a guardare con attenzione e affetto la natura. Se da una parte si legge la crescita di una società incapace di comunicare con l’ambiente, dall’altra troviamo tracce vistose di gruppi sociali in cerca di rapporti diretti con il mondo reale e con la natura che ci circonda. Tutto ciò lo possiamo leggere attraverso la crescita di un sempre più elevato bisogno di oggetti in grado di “comunicare”; capacità di comunicazione che viene recuperata anche dalla materialità dell’oggetto; oggetti in cui la materialità è esaltata dall’uso di materiali naturali, di tecniche tradizionali e spesso da una sempre più ampia e diffusa iconografia figurativa (che allude quindi, in modo più o meno esplicito, alla natura che ci circonda). Oggetti e materiali che ci ricordano che la nostra realtà è fatta di territori a cui corrispondono culture e tradizioni differenziate ancora ben radicate.

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Culture e tradizioni che si sono evolute in un processo di forte relazione con i materiali, i cibi, la lingua, i comportamenti, l’architettura, creando l’identità e la cultura di un luogo. Sono questi i segni di una società che cerca di ritrovare il “giusto”

equilibrio con il mondo e lo fa rivolgendo la propria attenzione verso ciò che può toccare con mano, nella speranza che questa pratica diretta possa ridare all’individuo quella sensibilità che culture passate avevano nei confronti dell’ambiente.

“Souvenir di Vietri sul Mare” di Ugo La Pietra, realizzazione Francesco Raimondi.


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storia di Flaminio Gualdoni (Foto Lomazzi)

L

a formidabile testimonianza della mostra “La manifattura JSA e gli anni Cinquanta” promossa dall’assessorato alle Relazioni e Giovani dalla città di Busto Arsizio, presso il Museo Tessile e della Tradizione Industriale, dal 13 aprile al 19 maggio, ripropone l’attività di una azienda illuminata ma anche tutto il fervore culturale che negli anni Cinquanta coinvolse ancora una volta (forse l’ultima) l’arte in rapporto alle arti applicate. É la IX Triennale di Milano, 1951, a rilanciare in Italia il tema dell’ “unità delle arti”, declinazione nostrana di quella “sintesi delle arti” che, sulla scorta dell’indicazione di Le Corbusier, è argomento-chiave del congresso bergamasco del CIAM, 1949. Portare “gli artisti alla prova di problemi concreti, promuovendo nuovi rapporti di collaborazione fra le varie arti: architettura, pittura e scultura, per l’elevazione di un livello di vita tanto spirituale che pratico”: questo il programma della manifestazione, la quale mira a riprendere in modo concettualmente energico il filo conduttore delle Triennali d’anteguerra, affondando parimenti il proprio scandaglio riflessivo sul trapasso tra Ottocento e modernità: in una parola, sul milieu dei Boito, dei Pogliaghi, dei Ricci, dello “scegliere e ricomporre”, del liberty all’Esposizione milanese del 1906, e poi della “ricostruzione futurista

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JSA e gli anni Cinquanta

Nata in una zona all’avanguardia del settore tessile la Manifattura JSA coniuga da subito la vocazione della ricerca artistica nella produzione in un continuo e serrato confronto con le grandi correnti internazionali del design

dell’universo”… La manifestazione innesca un dibattito vivissimo, coinvolgente soprattutto –ma non solamente– gli artisti che fanno riferimento all’esperienza del Movimento

Arte Concreta, un dibattito, beninteso, primariamente alimentato e continuamente rilanciato, con sovrano spirito di curiosità intellettuale, da Gio Ponti e dalla sua “Domus”.


Nella pagina a fronte: Max Huber (1919) “Contrasti” pastello su carta, 1956, cm.47x34. In questa pagina, dall’alto: Enrico Baj (1924) “I pupazzi di Baj” collage, 1956, cm. 68x187; Piero Dorazio “Roma notturna” tempera su carta, 1957, cm 64x60.

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Dall’alto: Emanuele Luzzati “Il carro dei comici” pannello stampato, 1957, cm. 150x240; Gio Ponti (1891-1979) “Estate” raso stampato, 1956; Gianni Dova (1925-1991) “Senza titolo” tempera su carta, 1954, cm.87x125.

“Io credo profondamente negli artisti d’oggi, nei miei fratelli artisti d’oggi” (scrive lo stesso Gio Ponti nel 1952), i quali dovranno contribuire a una “architettura civilissima, bella, serena, luminosa, sonante, chiara, colorata e pura”. Nel dibattito, vivissimo, intersecato strettamente e come congenito al nascere del design moderno, si moltiplicano le voci. “Sono convinto che si formeranno delle unità creative, in cui architetto, pittore e scultore, alla maniera dei Maestri Comacini, daranno un nuovo volto all’architettura moderna. (…) La sintesi dell’architettura con le altre arti si può concepire soltanto nel convivere degli architetti con i pittori e gli scultori alla maniera dei Maestri Comacini”, scrive Ico Parisi nel 1953, in seno a un’inchiesta della rivista “Numero” sulla nuova architettura che raccoglie gli interventi di Sartoris, Michelucci, Quaroni, Albini, Figini e Pollini, Sive, Wogensky Parent, Schein, Emery, Miquel. Non sono che esempi, tra i molti, d’un clima che determina di sé tutto il decennio, e che trova svolgimento perfetto nelle due successive edizioni della Triennale, 1954 e 1957. In seno a questo clima altri filoni di interesse si agitano e maturano. Il tentativo di recuperare, dopo mal declinati crocianesimi, il patrimonio turgido e alto d’esperienza che le pratiche

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Dall’alto: Ettore Sottsass Jr. (1917) “Miraggio” tempera su carta, 1956, cm.48x67; Lucio Fontana (1899-1968) “Concetto spaziale” china nera, gialla e verde, buchi su carta assorbente, 1953, cm.51x40.

altoartigianali hanno conferito alla ricerca artistica; il valore della piccola serie nel modello della nascente impresa italiana, quasi una contaminazione tra atelier di pensiero e struttura produttiva; il fondamento dell’inventare come lievito del progettare, in una sorta di continua fagocitazione di stimoli che il dettato duro delle discipline vorrebbe eteronomi. Per ragione storica, le pratiche guida di quel formidabile decennio di integrazioni sono la pittura, forte di una identità storica “alta” che il muralismo del Novecento ha rilucidato, con il corollario del mosaico e dell’arazzo; e la ceramica, crocevia per eccellenza sia per la qualità dei suoi interpreti, Fontana e Fausto Melotti in testa (non a caso tra i premiati maggiori alla IX Triennale), sia per la flessibilità illimitata d’una tecnica pur così storicamente radicata. Non meno intenso, ad uno sguardo appena men che superficiale, e anzi fatto forte dal coincidere con il riformarsi di distretti e modelli produttivi autorevoli, è tuttavia il lavoro concettuale e sperimentale sulla tessitura, sulla stoffa. Assai indicative, in quella IX Triennale, sono non solo la Mostra Internazionale di oggetti d’arte applicata eseguiti da pittori e scultori, ma anche quella delle Stoffe d’arte italiane, la quale persegue, perfetta interpretazione del progetto grande di Ponti e compagni, l’integrazione ulteriore

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Dall’alto: Bruno Munari (1907-1998) “Grafie” collage, 1955, cm. 46x49; Giò Pomodoro (1930) “Labirinto” tempera su carta, 1956, cm.110x110.

tra cultura decorativa nordica e tradizione nostrana, ovvero un “essere italianissimi e modernissimi” di chiave cosmopolita, anziché autarchica. Divengono leggendarie, in quel contesto, non solo le figure massime della tessitura di matrice artigianale, come Gegia Bronzini e Renata Bonfanti, ma anche le esperienze più esplicitamente volte al produrre, delle quali Fede Cheti è, da subito, interprete maggiore. È proprio Fede Cheti, dalla tolda dello storico negozio milanese di via Manzoni 23, a lanciare per la X Triennale, 1954, un concorso per “tessuti stampati per mobili imbottiti”, ricco di un primo premio di 400.000 lire, nella cui giuria figurano Fontana e Marco Zanuso. Quasi contemporaneamente, a dire del propagarsi dell’attenzione e dell’entusiasmo produttivo, il Centro Internazionale delle Arti e del Costume di Venezia di Paolo Marinotti lancia un parallelo concorso per “tessuti stampati per abbigliamento femminile” con un primo premio di 500.000 lire, al quale un altro seguirà di lì a due anni. Fatto notevole, il bando chiede idee, idee innovative, anche ove prescindano dai requisiti tecnici dell’attuabilità. Non basta: ecco la “X Triennale Socota per disegni di stoffe di arredamento”, che vanta 3000 concorrenti e assegna, informano i documenti ufficiali

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Dall’alto: Ruth Christensen “Gioco di triangoli” tempera su carta, 1957, cm. 70x123; Roberto Crippa (1924-1972) “Fuochi d’artificio” olio su cartone, 1955, cm.38x58; Sergio Tofano “La sagra dei miliardi” tempera su cartoncino, 1953, cm.40x42.

della X Triennale milanese, un primo premio di 500.000 lire a Enrico Prampolini, un secondo premio alla parigina Helène Cristofanetti, e un terzo premio al giovane Gianni Dova. Le tre realizzazioni, poste in produzione da Socota (Como), ottengono diplomi d’onore alla Triennale. Al loro fianco, tra gli altri, si legge di un diploma a Gegia Bronzini, di uno a un tessuto di Lucio Fontana per Jsa, e di una medaglia d’argento a Roberto Crippa per un altro tessuto Jsa. È in questo momento, dunque, che si assiste alla vera e propria impennata di un’attenzione produttiva che transita dal tessuto d’arte al tessuto d’artista. Di questo panorama intrecciato e animatissimo la Jsa di Luigi Grampa è, si può ben notare, cuore ed epicentro. Nata nel 1949 in una Busto Arsizio che si pone all’avanguardia del progresso tecnologico e produttivo in questo settore, come ben testimoniano le Mostre del Tessile (le quali culmineranno con la Ninth International Textile Exhibition, 1958), Jsa è l’azienda che da subito coniuga vocazione all’integrazione della ricerca artistica nella produzione con un confronto serrato, continuo, con le grandi correnti internazionali del design tessile, dai modelli nordici dell’Artek di Alvar Aalto e della Grantex di Arne Jacobsen agli esempi statunintensi di Charles e Ray Eames.

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Design di Isabella Taddeo

Masayo Ave

Il design che cerca una riconciliazione tra qualità emozionali e ragioni industriali che approfondisce lo studio dei vari materiali che ne svela le potenzialità nascoste e la vera bellezza

Giovane e originale figura di

designer nel panorama internazionale, definisce il suo lavoro “un design per il tatto e la sensazione”, conferendo alla percezione tattile una grande importanza, un canale privilegiato per entrare in contatto con l’uomo, le sue abitudini, le sue esigenze e le sue sensazioni. Il piacere di toccare/essere toccato, oppure no, è un punto essenziale nel design anche se non viene sempre valutato al pari di funzionalità e stile. Toccare implica l’avvicinamento, la scoperta e poi l’accettazione o meno di un oggetto decidendo di introdurlo nella propria vita. Innescare questo meccanismo di avvicinamento è un’operazione complessa e se osserviamo le centinaia di oggetti che popolano le nostre case, spesso sterili prodotti di un design di massa, verso pochi di essi proviamo questa attrazione. Desiderio che invece emerge quasi istintivo ed immediato davanti alle creazioni di Masayo Ave. Attraverso l’attenzione, l’osservazione e manipolazione artistica, Masayo Ave svela le qualità nascoste nei materiali industriali, usati spesso solo per le loro qualità utilitaristiche, che ritrovano una loro dignità e forza espressiva ma soprattutto un dialogo con l’uomo assolutamente inedito. Masayo non prova mai a

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“costringere” il materiale verso una forma prestabilita, ma tenta di ascoltare la sua “voce interiore”, voce che, secondo lei, ogni materiale possiede e che deve guidarla a scoprirne la forma più congeniale: nascono così oggetti sorprendentemente inediti, che si inseriscono nell’ambiente e nella vita di ogni giorno, con straordinaria delicatezza e raffinatezza. Anche utilizzando materiali naturali per Masayo la filosofia è la stessa. Le ultime creazioni “Back to nature”, portavasi in legno dalle forme pulite, geometriche, rigorose, frutto dell’intervento dell’uomo che tenta di “addomesticare la natura”, sono caratterizzate da spaccature, cioè normali processi

naturali del materiale. Questo perchè, persino tagliandolo o curvandolo, il legno è vivo, si muove, respira e, attraverso queste spaccature, manifesta la forza della natura: caratteristiche che, se all’interno della produzione di massa vengono considerate difetti, diventano qui elementi distintivi di grande forza espressiva. “Il nostro modo di vivere sta cambiando rapidamente -afferma Masayo- perciò occorre guardare con attenzione la realtà. Con l’avvento dell’industrializzazione migliaia di oggetti hanno invaso le nostre case ma ciò non ha portato una vera felicità. Il valore di un oggetto è stato troppo spesso considerato in base a quanto questo oggetto veniva


Nella pagina a fronte: Masayo Ave e i suoi “Block01”. In questa pagina, dall’alto: lampada “Ninni”, 1996, realizzata con tecnica shibori giapponese; lampada “Genesi”, 1998, con diffusore in lastra ondulata di schiuma reticol di PUR lavabile.

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Dall’alto: dettaglio e pannello in feltro con bacchette in corian.

richiesto sul mercato, quanti pezzi venivano venduti, anche se poi nel giro di poco tempo scompariva e non ne rimaneva nessun ricordo. Io ricerco un design che abbia valore in futuro, non mi interessa produrre centinaia di pezzi, ma se riesco a farne solo uno davvero bene e coerentemente con il mio modo di pensare, allora sono contenta.” Cosa caratterizza secondo te il “buon design”? “Ciò che viene messo in relazione con l’uomo non deve produrre stress ma creare serenità e contribuire alla felicità della persona. Chiunque percepisce la realtà attraverso ciò che vede e tocca e se ciò che vede e tocca sono oggetti “fatti ad arte”, forse questi possono aiutarlo a vivere meglio. Allora mi dico che in questo campo io posso essere utile.” Come vedi il rapporto industria-artigianato? “Purtroppo l’artigianato non vive in una situazione privilegiata e spesso sopravvive solo grazie al souvenir per turisti, con risultati di basso livello perchè si tratta di riproposizione di forme e decori della tradizione ripetuti infinite volte. Un meccanismo vicino alla serialità della logica industriale, con la quale non può reggere il confronto, che non fa bene all’artigianato e che, anzi, lo impoverisce. Il contatto diretto con la materia dovrebbe invece essere un momento privilegiato

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finalizzato soprattutto alla ricerca e alla sperimentazione. Oggi c’è una grande richiesta di prodotti fatti a mano, oggetti carichi di valore, ma so anche che se mi spingo troppo in quella direzione e mi concentro su un unico oggetto, arrivo al pezzo unico e sconfino nel campo dell’arte, e questo può esser utile, solo a poche persone. Occorre trovare un giusto equilibrio tra qualità emozionali e ragioni industriali.” Come nascono i tuoi oggetti? “Io non comincio mai da un disegno ma agisco direttamente nella materia: in questo modo la mia mente e le mie mani lavorano

in sintonia, per portare la materia a parlare da sé e ad esprimersi senza alcuna costrizione formale, che potrebbe derivare dal puro ragionamento. Quando arrivo ad un risultato, valuto se ciò che è uscito dalle mie mani può essere proposto e sviluppato anche per una produzione di serie, oppure se è importante proteggerlo e conservarlo nella sfera del “tutto fatto a mano”. Per esempio, utilizzando la tecnica giapponese shibori, una tecnica complessa di modellazione del tessuto, ho realizzato delle lampade molto interessanti ma assolutamente improponibili sul mercato


Dall’alto: “Filly”, 1992; lampade “LittleMy”, 1996; “Tofts”, 1995.

per una produzione più vasta, data la complessità e i lunghi tempi di lavorazione. Volevo però avere, da una lampada, quel particolare effetto, quella trasparenza, quel calore, utilizzando un materiale che potesse essere adottato anche dall’industria e quindi sviluppato per una produzione più ampia. Dalla mia ricerca è nata “Genesi”, lampada con diffusore in lastra ondulata di schiuma reticol di PUR lavabile che, montata direttamente al corpo del propilene con sei bottoni automatici a pressione, fornisce da sé la sua rotondità. La struttura della cellula aperta del diffusore ammorbidisce la forte freddezza, tipica caratteristica della luce fluorescente, creando un’incandescenza misteriosa e piacevole come una palla di schiuma luminosa. Ho ritrovato così la poesia della lampada con tecnica shibori in un materiale adatto ad una produzione più ampia.” Cosa auguri al design del futuro? “Credo che il designer sia investito da una grande responsabilità nel disegnare l’aspetto del futuro. Ciò che manca di più al design commerciale oggi, sovraffollato da milioni di prodotto inutili, è una sincera visione per il futuro. Mi auguro quindi che ritrovi una visione sincera e gioiosa della vita.”

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MOSTRE di Enzo Biffi Gentili

“C

osa si intende oggi per arti applicate?”. È la prima domanda che mi fu posta, quattro anni fa, in un’intervista alla vigilia del mio primo tentativo di descrivere attraverso una serie di mostre e convegni lo “stato dell’arte”, applicata naturalmente, a livello europeo (L. Perlo, Entrare in Materia, in Mater Materia, primo quaderno della Biennale Internazionale di Arti Applicate di Matera, settembre 1999).

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Impara l’arte e mettila da parte Una grande manifestazione a Torino per il centenario dell’Esposizione del 1902 sull’arte decorativa con l’ambizioso progetto di rifondare lo “Stato dell’Arte Applicata Contemporanea”

Allora risposi: “Non lo so con precisione”, per la verità poi procedendo a una “campionatura” di artefatti che a mio avviso potevano essere considerati esemplificativi di una teoria e di una pratica che non osa, o non può, dire il suo nome. Adesso, alla vigilia delle Celebrazioni del Centenario dell’Esposizione Internazionale d’Arte Decorativa Moderna di Torino del 1902 che, recidivo, dirigo, mi viene riproposta, frequentemente, la questione.

Vorrei questa volta rispondere, con alcuni amici promotori dell’evento come Rolando Picchioni, anch’egli letterato di formazione: “codesto solo oggi possiamo dirti,/ ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”. È un passo avanti. Abbandoniamo i toni impostati della voce e le referenze a poeti comunque laureati. Non so con precisione cosa è l’arte l’applicata, confermo, ma so cosa non deve essere e cosa non voglio che sia:


Nella pagina a fronte: di Leonardo Bistolfi, affiche della “Prima Esposizione Internazionale delle Arti Decorative Moderne” tenutasi a Torino dall’aprile al novembre 1902. In questa pagina, dall’alto: il logo della manifestazione”Artigiano Metropolitano”, che si terrà a Torino dal dicembre 2002 al gennaio 2003; di David Huycke “Pearlinder”, 2000, argento martellinato.

una certa arte contemporanea “pura”, o “concettuale” ma con pretese di nouveau engagement che ci affligge in troppe manifestazioni. Mi sorregge al proposito proprio la citazione di uno statement di cent’anni fa, quando i sostenitori dell’arte decorativa non mostravano i complessi che paralizzano molti nostri attuali talenti: “L’arte applicata fa senza l’arte pura; e se essa trionfasse così, quadri e statue non sarebber più buoni che per i musei, i cimiteri…” (D. Mantovani, L’Esposizione di Torino, che si chiude martedì, in “L’Illustrazione Italiana”, n. 45, 9 novembre 1902). Intendiamoci, è assolutamente reciproca, tornando all’oggi, questa esigenza di distinzione, di presa di distanze: penso a Michelangelo Pistoletto, commissario di TOO BIG, la Biennale dell’Arte Giovane che si è svolta a Torino quest’anno e che aveva come tema The Big Social Game. Ebbene, nonostante l’aspetto “impegnato” dell’evento, Pistoletto ha tenuto pubblicamente a precisare che non si trattava di arte “applicata”, ma di arte “implicata” (sottovalutando, a mio parere, l’accezione anche negativa, un po’ criminale, del termine). Ma c’è chi è andato subito a “vedere” questo gioco sociale. Da un lato Pablo Echaurren, che ne ha denunciato il “trasando manierato”, il “concettualismo spuntato” e “l’imitazione della contestazione”

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(P. Echaurren, La Biennale dell’arte giovane invecchiata, in “Carta. Cantieri Sociali” n.13, 19 giugno 2002); dall’altro Luca Beatrice, che sin dal titolo di un suo articolo, adottando il linguaggio del poker, ha partecipato a questo gioco duro (The Big Social Bluff, in “Flash Art”, n. 234 giugno-luglio 2002). Ho citato due fonti insospettabili di connivenze con il “passatismo”: figure diversissime, Echaurren e Beatrice sono notoriamente l’uno cultore delle avanguardie storiche e “di massa” e l’altro cool hunter di tendenze, ma entrambi colgono il logorio di quel tipo d’arte moderna (TOO BIG a Torino non è che un episodio tra tanti), soprattutto quando pretende di intervenire nel conflitto, e nello sviluppo, sociale. Torniamo ai nostri avi subalpini dell’Esposizione del 1902, perché proprio nel patrimonio genetico dell’arte decorativa o applicata sta, a differenza di quella pura, iscritta profondamente l’esigenza di un nuovo rapporto con la vita reale. Si legga, nel primo numero de

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“L’Arte Decorativa Moderna”, la rivista nata nello stesso anno dell’Esposizione e dedicata alla decorazione “della casa e della via”, in un testo intitolato “Lo scopo”, vero e proprio manifesto dei promotori: “Bisogna riavvicinare la vita all’arte se si vuole che l’arte ritorni alla vita” (si badi: la vita all’arte, prima che l’arte alla vita, che è posizione diversa da teorie come quelle su Leben und Kunst del peraltro ottimo Udo Kultermann a cavallo degli anni ’60 e ’70, “formidabili” anche per Pistoletto, ma soprattutto dagli attuali cascami e saldi di quelle ideologie…). Il manifesto del 1902 era sottoscritto dai seguenti nomi, con l’indicazione delle relative qualifiche: Leonardo Bistolfi, Scultore; Davide Calandra, Scultore; Giorgio Ceragioli, Decoratore; G.A. Reycend, Architetto; Enrico Thovez, Critico d’arte. Ecco dichiarato il primo exemplum per il Centenario che dobbiamo celebrare in modo “attivo” e non semplicemente

Inquesta pagina: immagini di alcuni palazzi che ospiteranno gli eventi. Nella pagina a fronte, dall’alto: di Bernard François “Rose rosse”, 2001, pendente; “La Slovacchia a tavola”, 1996, autori vari.

commemorativo. Da una parte, dovremo attualizzare l’obiettivo di “riavvicinare la vita all’arte”, dando visibilità a quanti oggi non sono riconosciuti, e non si riconoscono, nel sistema delle arti (sono anche le argomentazioni di Echaurren: “ci sono giovani che si dislocano altrove, giovani che stanno nelle piazze, giovani incazzati e per questo ignorati…”). Vorrei passare dalla predica alla pratica, e finalmente dare opportunità di emersione alla nuova figura dell’ artigiano metropolitano, di chi si guadagna la vita, per scelta o per obbligo,


con un nuovo lavoro “autonomo” (autoprogettato, autocostruito, autocommercializzato) e non mi interessa più che tanto, in una prima fase, eccepire su insufficienze o eccessi espressivi, e men che meno sull’adozione di materiali o tecniche “bassi” (riconoscerò pari dignità in questa prospettiva al tatuatore e al ceramografo). Dall’altra, dovremo proseguire su un cammino già iniziato con la proposta del Manifesto per le Arti Applicate del Nuovo Secolo promosso da Confartigianato e CNA: come nel manifesto del 1902, che vedeva

affiancate le firme del decoratore e quella dell’architetto, in questo nostro erano congiunte quella del filosofo e del liutaio, dell’orefice e del critico d’arte. È, formalmente, il rifiuto di vecchie e nuove gerarchie, della riduzione dell’artiere a un ruolo solo esecutivo. L’ho ribadito recentemente proprio su queste pagine: non bisogna assolutamente ritenere che l’artigiano abbia esaurito la sua carica creativa e che sia incapace di rinnovare la tradizione (Vietri sul Mare. Elogio del volgare, in “Artigianato” n. 45 apr/giu 2002). Basta conoscere un

poco la storia: un tempo era grande Gio Ponti, ma lo era anche Pietro Melandri (e i pezzi creati dalla interferenza di gusto PontiMelandri non sono poi così memorabili…). E oggi forse non ci mancano i Ponti e i Ponticelli, ci mancano i Melandri e i Bucci… Sia chiaro: mi rendo ben conto della complessità dell’argomento e della fondatezza di alcune argomentazioni avverse. So che non si può aprire la sola “via della mano sinistra”, con qualche rischio demagogico e populistico; ma che si deve anche perseguire una “via della mano

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destra”, più tradizionale, elitaria e formativa, che tenda a ricomporre nella stessa figura professionale facoltà cognitive, progettuali, costruttive e manuali. È quanto auspicava nel 1902 Dino Mantovani nello stesso articolo già citato: “L’artista fra noi conosce pochissimo la lavorazione del materiale, che fu cura e studio de’ nostri sommi artefici antichi. Gli scultori fiorentini erano orafi in origine, ora è il momento che

divengano orafi gli scultori”. Per questo ordineremo con il World Crafts Council per il Centenario a Palazzo Bricherasio una mostra intitolata Masterpieces, che andrà considerata come una “galleria dei modelli” d’arte applicata contemporanea, di “capi d’opera”, reintroducendo così criteri di selezione , di discriminazione estetica e di didattica. Persino nelle Accademie di Belle Arti, ove l’arte si “purifica”

In questa pagina, da sinistra: di Daniel De Montmollin “Vaso” 2001, grès e smalti sovrapposti (foto Raymond Sauvaire); di Carol Rama “Bavagliolo” 1951 (pittura su bavaglino). Nella pagina a fronte, dall’alto: Manifattura Lusso - Torino “Ceramiche Eccentriche” anni ’50; Piet Stockmans “Sette di Coppe” 1997, porcellana colata bianca (foto Van Sloen & Raemakers).

sino allo svaporamento, la progettazione artistica per l’impresa e le arti applicate sono tornate a essere, con Ugo La Pietra, materie di insegnamento; ora anche i temi della “arte-techne” e della “bellezza” tornano ad avere diritto di cittadinanza: si pensi alla nuova proposta del Presidente del Comitato Scientifico delle Celebrazioni del Centenario torinese, e neo-Presidente del Consiglio di Amministrazione della Accademia di Brera, Stefano Zecchi, diretta alla istituzione di una Scuola d’Applicazione d’Arte e Architettura (esperimento che rappresenta, certo, un revival delle scuole-officine ottocentesche, ma anche l’adeguamento a quelle scuole-laboratori assolutamente contemporanee, che nel Nord Europa e nei paesi anglosassoni hanno reso il loro termine craft pronunciabile e spendibile, anche dalle nostre riviste très design…).

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Nel prossimo dicembre Torino diventerà nuovamente capitale delle Arti Applicate per celebrare il Centenario della sua Esposizione Internazionale del 1902, di fondamentale valore storico per essere stata la prima al mondo riservata esclusivamente alle arti decorative. Sarà la Fondazione per il Libro, Musica e Cultura (creata e partecipata da Regione Piemonte, Provincia e Comune di Torino, guidata dal Segretario Generale Rolando Picchioni e, per questa specifica missione, da Enzo Biffi Gentili nel ruolo di Direttore Artistico), insieme alla massima organizzazione del settore World Crafts Council, a coordinare una complessa e articolata “macchina espositiva” che coinvolgerà l’intera città attraverso grandi mostre, convegni e infine l’Artigiano Metropolitano, il primo Simposio Internazionale dedicato alla eccellenza e all’innovazione, anche tras-gressiva, nelle contemporanee Arti Applicate. Un’operazione ambiziosa di nuova politica culturale, che realizza un primo grande obiettivo del recente Manifesto per le Arti Applicate del Nuo-vo Secolo di CNA e Confartigianato, anch’esse promotrici ufficiali dell’evento. Sull’ideale “asse” di via Lagrange si snoderanno le “mostre del centenario”, animando il cuore della città barocca e consentendo ai visitatori di ripercorrere, in una “passeggiata architettonica e decorativa”, un secolo di creatività artistico-industriale. Alcuni esempi: - a Palazzo Cavour la mostra “TO 1902002. Le manifatture aristocratiche” (5/12/02-2/2/03), promossa da Regione Piemonte e curata da Rossana Bossaglia e Cristina Morozzi, proporrà un “paragone” tra artefatti del 1902 e

2002 realizzati dalle stesse imprese attive ieri e oggi; - a Palazzo Bricherasio “Masterpieces. L’artista artigiano tra Picasso e Sottsass” (5/12/02-26/1/03), promossa da Provincia di Torino e curata da Enzo Biffi Gentili, presenterà “capi d’opera” delle arti applicate europee, mentre quelle italiane saranno a Palazzo Carignano; - a Palazzo Lascaris saranno esposte opere d’arte applicata piemontesi di ieri e di oggi; - a Palazzo Graneri “L’architetto artista” (5/12/02-2/2/03), promossa dal Progetto BTicino e curata dall’Ordine Archi-tetti di Torino con il Collegio Architetti di Catalogna, renderà omaggio

a Gaudì; - da San Filippo Neri si giungerà all’Archivio di Stato ove “Eccentri- City. Torino città d’arte e industria 19451968” (5/12/02-2/2/03), a cura del Seminario Superiore Arti Applicate Congregazione Oratorio di Torino, documenterà l’incredibile fioritura di arti applicate “eccentiche” a Torino tra il 1945 e il 1968; - infine alla Cavalleria Reale la mostra mercato “Artigianato Metropolitano” (5/12/02-3/2/03), promossa dalla città di Torino e curata dallo stesso Seminario, vedrà la partecipazione di giovani che autonomamente progettano, producono, commercializzano i propri artefatti.

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MOSTRE di Angela Vettese

Alik Cavaliere e l’Orlando Furioso Tutto il mondo di Ludovico Ariosto attraverso dipinti e sculture dell’artista in mostra al Centro Artistico Alik Cavaliere dal 6 ottobre al 5 novembre 2002

Ippogrifi, la lotta tra Rodomonte

e Ruggero e tutto il mondo di Ludovico Ariosto. La mostra, introdotta da Elena Pontiggia, che si inaugurerà il 5 ottobre presso il centro Artistico Alik Cavaliere di Milano in via De Amicis 17, ricorderà l’artista con dipinti e sculture su questi temi. “Sono

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tornato ad Ariosto per guardarmi allo specchio”, ebbe a scrivere Alik nelle riflessioni che hanno accompagnato il suo lungo impegno sull’ Orlando Furioso. Per Cavaliere, infatti, la ricerca sull'Ariosto ha costituito una straordinaria occasione di riflessione sul tema “cambiamento

di epoca” e del nuovo ruolo che, in questa temperie esaltante ma sconvolgente, assume sia l’artista in particolare sia l’uomo in generale. Come accadrebbe a un individuo odierno, Ariosto descrisse infatti: la dilatazione dello spazio, la rivoluzione dei costumi, i mutamenti nel modo di


Nella pagina a fronte: Alik Cavaliere, “Non conosce la pace e non l’estima chi provato non ha la guerra prima”, Ludovico Ariosto, Orlando Furioso (canto 31°), pastelli su carta telata, 1993/1994, cm. 310x358 (foto Maria Mulas). In questa pagina: Alik Cavaliere, “Duello tra Ruggero e Rodomonte” 1994, ottone e rame, cm.260x135x100 (foto Walter Miralo).

pensare e il cambiamento nel modo di concepire la realtà tutta. Nel nuovo mondo, nel suo tempo come nel nostro, nulla è immobile e ogni riferimento si sposta, dando luogo a scenari inediti e a contraddizioni palpabili. L'Ariosto rivisita la propria epoca nel poema senza un accenno esplicito alla realtà estraniante e complessa dei nuovi mondi; eppure sullo sfondo delle vicende narrate aleggia il mare, che collega i luoghi delle battaglie; donne, cavalieri, armi e amori divengono pretesti per la libertà del poeta, che con impareggiabile ironia mette in dubbio i valori acquisiti e le coordinate tradizionali della vita e del romanzo cavalleresco, “mandando or questo or quel giù nell'inferno a dar notizia del viver moderno". Questa eccezionale capacità di intuire e rendere nell'arte le trasformazioni della sua epoca, scorrono ai nostri occhi in parallelo alle riflessioni del grande scultore Arturo Martini, generando “opere che la gente guardandole scopre di aversi senza accorgere cambiati gli occhi”. Nel lavoro di Cavaliere, Ariosto si fa dunque metafora del fare artistico, inteso come maniera per pensare il proprio presente, e a confrontarsi con lui su questo stesso terreno. Un tema, quello dell'artista a confronto con se stesso e con la propria epoca, che ritroviamo come un filo (forse fisicamente

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Nella pagina a fronte: Alik Cavaliere, “Scene dall’Orlando Furioso” pastelli, acquarelli e tempere su carta telata, 1993/1994, due pannelli cm. 150x365 e 162x365 (foto Maria Mulas).

reso da quel filo di lana o di ottone così spesso presente nelle installazioni dello scultore) che collega indissolubilmente tutte le opere più complesse di Cavaliere, da Il Pigmalione alle Riflessioni da Narciso, dal Fast Museum a I Processi, per citare soltanto alcune tappe. Così l'opera dello scultore, sempre potentemente collegata alla fabula, alla narrazione, al racconto, diventa anche metaopera, cioè opera che è una occasione per porre domande sulla propria stessa ragione di esistere. Questo il senso della presenza ricorrente di cornici, palcoscenici teatrali, specchi, elementi che ne denunciano le ragioni costruttive in modo aperto anziché nascosto. L’opera si mette in scena e intenta un processo di autoanalisi senza fine. E da questa spinta a superare le barriere dell'opera, a travalicare le regole imposte dal buon senso e dalla etichetta, ha origine probabilmente anche l'esigenza di evadere dai limiti della scultura: così si spiega l’utilizzo di innumerevoli materiali e tecniche e anche di rendere talvolta, come in questo caso, la pittura protagonista della scena. E la pittura si dimostra strumento duttile e inesauribile di affabulazione, che permette di “differire”, come scriveva Ariosto, avventure e situazioni, di rileggere l'Orlando furioso con libertà simile a quella che il Poeta si prese nel crearlo. Ne derivano affreschi policentrici all'interno dei quali si aggirano un po’ spaesati i paladini di Ariosto, le rosee dame, i cavalli

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dai potenti glutei, le caravelle dalle cento vele spiegate, castelli in fiamme e ovunque radure e boschetti, larghe chiazze di verde tra l'azzurro pallido del cielo e quello intenso del mare, tra i gialli e gli ocra di una terra a sprazzi arida e disseminata dalle macchie rosse del sangue e dell'amore, dei tetti e degli incendi, dei fiori e delle finiture delle armi. Accanto ai quadri, sospesi nel tempo, aleggiano grandiosi gli eroi in battaglia e l'ippogrifo, in doppia versione, composti di lastre di ottone e rame. Una gran parte di questo lavoro è stata presentata la prima volta da Cavaliere alla Galleria Arcadia di Milano nel 1994, un'altra a Capo d'Orlando l'estate seguente. Nell'occasione del premio dell'Accademia di San Luca, sempre nel ’94, Alik tenne una conferenza dal titolo: “Ludovico Ariosto, l'Orlando Furioso e la primavera del 1994”, in cui scriveva: “...1994 e seguenti: vanificate le speranze messianiche dettate da utopiche scorciatoie ideologiche (gestite entro vecchi, obsoleti schemi) occorreva avere la capacità, la disponibilità e il coraggio di ripartire dal progetto, dai progetti; dispersiva follia è stata l'averli, con brusche sterzate, dirottati su altrettanto utopici miti di salvazione frammentati su ‘tecnologia’, sul ‘mercato’, su rigide regole di credi religiosi, su modesti, talora meschini interessi regionali, etnici o corporativi; talora persino su un salvatico nulla. […]. Il momento in cui viviamo è straordinario,

ricchissimo culturalmente. Il ‘grande’ gesto che occorre, secondo me, fare per sentirsi parte del processo è quello di riappropriarsi come singoli della propria mente, ché, altrimenti, siamo dei fantocci erranti, disarmati paladini del nulla. I singoli individui riconquistino la dignità di pensare in proprio -non per delega ad altri, amici, gruppi, consanguinei o sofisticati moderni strumenti di informazione ed elaborazione-. La riappropriazione della propria mente, la conquista della capacità di guardarsi intorno da soli per 360 gradi, senza paure, panico, pur nell'incapacità iniziale delle scelte, costituisce una traumatica benefica operazione rivoluzionaria già iniziata, nei primi attimi o passi resi incerti per l'atrofia muscolare in noi tutti ingenerata. Ci accorgeremo finalmente dei tanti, infiniti singoli che sono pensanti: solo allora avremo la possibilità di comunicare con loro e tra noi, la gioia di avere qualcosa da dire e ricevere: autentiche informazioni per un arricchimento interno ed esterno tra essere ‘umani’ che possano rendere il proprio progetto individuale ricchezza collettiva; solo allora potremo avventurarci in progetti collettivi corali, divenuti possibili. D'altronde il processo mi pare sia pure in embrione già iniziato.” La mostra proseguirà fino al 5 novembre 2002: da lunedì a venerdì ore 9,30 - 12,30; il pomeriggio su appuntamento, tel.02.8323220.



INIZIATIVE di Davide Viganò

www.ArtisanExpo.it Dopo il primo anno di sperimentazione il portale dell’artigianato lombardo tira le somme di un positivo bilancio a favore degli artigiani che incrementano i loro contatti all’estero

ArtisanExpo.it, il portale dedicato

all’artigianato lombardo, inizia ad assaporare i primi risultati, frutto di un costante lavoro di promozione in Italia e all’estero. Il portale, che promuove le aziende artigiane lombarde dei settori casaarredo, tessile-abbigliamento e artigianato artistico, vede incrementare l’accesso di utenti sul sito, nonché i contatti delle aziende espositrici: richieste di preventivi e informazioni sui prodotti, nonché di ordini veri e propri. Tra i paesi esteri che hanno generato maggiori negoziazioni con le aziende presenti sul sito, abbiamo gli USA al primo posto, seguiti da Germania, Canada, Iran e Pakistan. Non mancano poi contatti con paesi europei, sudamericani ed asiatici. ArtisanExpo però non si ferma, anzi, prosegue la sua sfida e lancia una campagna negli USA che include azioni di marketing mirate sul target di riferimento (grossisti, dettaglianti, distributori, appassionati del made in Italy,…) con direct-mailing e inserzione di pagine pubblicitarie su riviste specializzate relative ai tre settori del portale. E ancora, campagne banner, direct-e-mailing, iscrizione sui principali motori di ricerca statunitensi e su directory specializzate, per finire poi con un evento di presentazione del sito che si terrà a New York il 16 ottobre 2002. I risultati ottenuti sono anche da attribuire al costante lavoro di posizionamento sui motori di ricerca italiani e internazionali più usati dal pubblico del web. Ma non è finita, ArtisanExpo si rinnova! Cambia infatti versione grafica e acquisisce

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una nuova piattaforma tecnologica, più flessibile e dinamica, che permetterà tra l’altro una maggiore autonomia delle ditte espositrici in quanto, grazie al sistema di “selfpublishing”, esse saranno in grado di aggiornare autonomamente i prodotti esposti. Con l’apposita sessione formativa vengono forniti alle ditte espositrici gli elementi per il funzionamento del back-end del sito nonché le password di accesso al sistema. Inoltre, nella nuova release, la traduzione dell’intero sito anche in lingua spagnola (la versione inglese e tedesca sono già presenti) consentirà alle ditte di allargare i propri contatti sui mercati in lingua spagnola, dove sono previste nuove azioni promozionali. Grandi passi avanti quindi per l’Artigiano che espone i propri prodotti su

ArtisanExpo.it che, da un lato sfrutta il canale Internet per promuoversi all’estero e dall’altra acquisisce sempre più familiarità e competenze con le nuove tecnologie. “Non bisogna però dimenticare che, con l’evolversi dei nuovi scenari legati al mondo di Internet, è inevitabile che le aziende, alle quali vengono proposte offerte di ogni tipo, si sentano spesso disorientate di fronte alle molteplici possibilità. Inoltre vi sono le iniziative individuali che si moltiplicano molto rapidamente. Si tratta dei singoli siti aziendali spesso realizzati senza tener conto dell’ “usability” e della campagna promozionale, senza la quale il sito rimarrebbe disperso nell’immenso mare di Internet” commenta Fabio


Nella due pagine: alcuni oggetti di artigianato lombardo appartenenti ai principali settori che espongono su ArtisanExpo.it..

Bentivegna responsabile dell’area eBusiness & webMarketing in Promos. Per meglio orientare le aziende, Promos ha appena condotto un’analisi dei competitors italiani ed esteri di ArtisanExpo, dalla quale si evince che, rispetto ai concorrenti, ArtisanExpo risulta essere il sistema più bilanciato sia come numero di settori che come rapporto vetrine/prodotti, nonché in termini di servizi offerti alle aziende aderenti. Inoltre mostra maggiore attenzione alla promozione, in particolar modo quella rivolta ai mercati esteri. In questa fase il portale è ancora aperto ad accogliere le nuove adesioni di aziende artigiane lombarde che vorrebbero esporre i propri prodotti sul sito. Questo tipo di operazione in genere è limitata ad alcuni periodi, in quanto si cerca il più possibile di allineare le ditte aderenti in modo da far percorrere insieme le tappe previste dal progetto (assistenza, formazione, realizzazione e traduzione vetrine, promozione, ecc…). Promos è sempre disponibile a fornire informazioni e dettagli relativi al progetto. Il progetto, promosso da Regione Lombardia e Unioncamere Lombardia in collaborazione con le Associazioni Artigiane (Confartigianato Lombardia, C.N.A. Lombardia, C.L.A.A.I., C.A.S.A.), è realizzato da PROMOS (Azienda Speciale della Camera di Commercio di Milano per le Relazioni Internazionali) in collaborazione con Cedcamera.

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PROGETTI di Angelo Caruso

C’è Usato & Usato

Esigenze di un ritrovato gusto del recupero intelligente nel lay-out di un negozio in franchising

I

n questi ultimi anni, si è assistito al progressivo proliferare dei “mercatini degli oggetti usati” e della formula commerciale del “conto vendita” da privato venditore a privato acquirente, con la semplice mediazione della struttura commerciale, che cura l'esposizione e la vendita degli oggetti, traendo proventi dalle provvigioni maturate. La ragione di tale espansione e di tanto successo è dovuta alla recente inversione di tendenza, quando, dopo il boom economico degli anni ’60 e l’era del consumismo degli anni ’80, col nuovo millennio (gioco forza, e facendo dunque di necessità virtù), si è diffusa la nuova filosofia del “recupero intelligente” e del riciclaggio. Si può dunque ritenere che, in un breve lasso di tempo, questa nuova sensibilità farà registrare un notevole incremento della disponibilità di oggetti “usati”, dunque, una maggiore offerta a prezzi sempre più accessibili per un pubblico certamente in progressivo aumento. Ovviamente, la selezione degli oggetti “usati” d’antiquariato riduce tale proporzionalità inversa tra maggiore offerta e minore prezzo, pertanto si è ritenuto commercialmente necessario integrare il conto vendita proveniente dai privati con il conto vendita proveniente dalle aziende raccoglitrici, integrato inoltre, con la vera e propria compravendita, sia dalle aziende che dai privati. In questo modo si ha la possibilità di effettuare un elevato volume di transazioni remunerate

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a provvigione, con un esiguo investimento per l'acquisto di merce. L’idea innovativa messa a punto dall'Arch. Angelo Caruso (Art-Director) e oggi sviluppata da NoZone - Servizi Tecnici per il Franchising, è quella di mettere insieme e a disposizione sia degli operatori che dei clienti, i vantaggi di un “mercatino dell'usato” con lo standard qualitativo paragonabile in linea di massima a quello di un negozio di Antiquariato, passando pure per la trattazione di oggetti d’arte, d’artigianato, d’arredamento e di design (nuovi e di revival), alla maniera di un normale negozio, la cui impostazione, però, somiglia più

a uno show-room, dove, per la propria clientela, viene selezionato il migliore “Usato”, cui corrisponde un certo “valore aggiunto”: il tempo e la manualità artistica. Il marchio, nella sua semplice dicitura “C’è Usato & Usato”, sintetizza, riassume e trasferisce in maniera immediatatutta una serie di informazioni e concetti, quali, ad esempio:l’antiquariato autentico è pur sempre un oggetto “Usato”; nei negozi del network, non si tratta tutto l’usato indistintamente, ma solo l’Usato d’un certo tipo e livello. Trattandosi dunque di “Usato” e di “conto vendita”, i prezzi risultano sicuramente vantaggiosi rispetto a


In questa pagina, dall’alto: sala da pranzo di modernariato, sul mobile a specchiera: portafoto, candele e centrotavola sudafricani, sul tavolo, impreziosito da un tappeto in damasco, pezzi da cucina in ceramica tunisina, alle pareti stampe di Mirò e Matisse; l’angolo riservato alle ceramiche siciliane: la scelta è caduta su artigiani che sono in grado di personalizzare le richieste, con propensione al design.

Nella pagina a fronte in alto, da sinistra: progetto dell’insegna e della facciata di un negozio “C’è Usato & Usato”; In basso, da sinistra: scorcio degli ambienti d’ingresso: sulla cassettiera in eclettico, sormontata da caminiera “Luigi Filippo”, l’oggettistica è di artigianato indonesiano e tunisino; un angolo della sala da pranzo, custodisce una credenza-dispensa incassata nel muro utizzata per accogliere piccole collezioni ed oggetti contadini d’uso quotidiano.

quelli di un antiquario. In un negozio “C’è Usato & Usato” si può trovare competenza di settore a garanzia del prodotto, ma nessuna pretesa di voler passare per antiquari; per cui il cliente ha un approccio con questa nuova realtà commerciale molto più rilassato, instaura con gli operatori un rapporto quasi “alla pari”, maggior fiducia e minore diffidenza nell'approccio con l'oggetto di antiquariato. Il lay-out Il lay-out di un punto vendita è studiato per sposare a pieno la filosofia del recupero intelligente. Ove possibile vengono lasciati intatti gli elementi caratteristici e caratterizzanti della location: vecchi pavimenti, volte in gesso, piccole lesioni, piccoli difetti in genere, evidente segno del passare del tempo. Innanzitutto, si è curato l'aspetto di una facile esportabilità a basso costo in qualunque regione d’Italia ed in qualunque contesto della città. I colori mediterranei “forti”, ma dati “a una sola mano”, consentono anche a vecchie pareti di ritrovare una nuova vitalità. Il giallo si sposa benissimo con le varie tonalità del legno, sino al nero dei mobili ebanizzati, mentre il rosso esalta le dorature di cornici e fregi. Tutto lo spazio espositivo risulta caldo, avvolgente e invitante. La disposizione delle ambientazioni, appositamente studiata secondo schemi piuttosto standard (benchè coi pezzi unici e non “di serie” tale operazione risulta abbastanza complessa), rende il contesto più

simile ad una abitazione che non ad un negozio; i salottini diventano angoli di convivialità con la clientela, eppure sono essi stessi merce in vendita. L’insegna, in legno a doghe e sovrastanti lettere in forex, risulta (così come i pannelli) abbastanza versatile e dimensionalmente adattabile, idonea ad essere inserita

anche sulle facciate degli edifici ubicati nei centri storici delle nostre città d'arte. Le vetrine, abbastanza ampie e volutamente piene di merce in posizione avanzata, offrono all'esterno scorci di ambientazioni di sfondo, tali da risultare addirittura sfocate, come sbiadite dal tempo, benchè, la forza dei colori adottati, venga fuori

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Dall’alto: nella camera da letto liberty si sono curati i dettagli per ricreare un ambiente siciliano di cent’anni fa: culla in ciliegio, mobile porta-camicie anni ’40 su cui poggia una psiche tardo impero; primo piano del letto matrimoniale che si riflette negli specchi dell’armadio, un’antica scala per la raccolta della frutta è utilizzata per esporre ricami.

accattivante come un irrifiutabile invito ad entrare. Dischi da 78 giri degli anni ’20 e degli anni ’30, girano sul grammofono, rendendo l'ambiente molto più realistico di quanto non riescano a fare tanti altri elementi d'arredo. Le pareti vengono arricchite di fregi, cartigli, decorazioni floreali, stampe e incisioni d'epoca. Le eventuali finestre vengono corredate di tende a ricamo, su bastoni ad anelli. I tappeti rossi sul pavimento, delimitano e focalizzano zone specifiche, pur rimanendo essenzialmente un contesto sufficientemente open-space. Addobbi in fiori secchi di ottima fattura artigianale, quadri di artisti locali del passato o contemporanei, cocci, terre cotte, ceramiche raku e tanto altro ancora, rendono l'insieme veramente irresistibile e fascinoso. Le luci, rigorosamente bianche (alogene), intercalate alle luci ad incandescenza dei lumi e delle piantane artigianali, esaltano gli oggetti e la loro natura, senza alterarne minimamente l'aspetto abbondantemente invecchiato. Quella che si respira, insomma, è autentica “aria d’altri tempi”. La formula, la novità e i vantaggi Si è ritenuta vincente l’idea di potere offrire a chiunque l’opportunità di essere “cacciatore” nel riuscire a trovare l'affare da “mercatino” in un contesto, però, di oggetti tutti di buon livello e che normalmente si trovano soltanto dall'antiquario a prezzi sensibilmente più alti. “C’è Usato & Usato” si rivolge pure, e principalmente, a quella

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numerosissima fascia di utenti che ha smesso di frequentare squallidi mercatini dell’usato dove tanta roba è di cattivo gusto o addirittura davvero inutile; questo genere di utente però, benchè ne subisca il fascino, quasi sempre rinuncia all'acquisto dell'oggetto importante, o per paura d’essere raggirato per l’assenza di garanzia alcuna o per semplice difficoltà di trasporto. Ecco perchè anche l’ubicazione del Punto Vendita risulta essere un fattore importante! Un punto vendita “C’è Usato & Usato”, non richiede grossi investimenti per l'impianto iniziale nè per la ordinaria gestione, infatti: costi zero per l'arredamento dei locali poichè, mobili e oggetti in vendita, opportunamente ambientati, costituiscono già essi stessi l’arredo, riuscendo persino a creare un contesto gradevole e raffinato.Da ciò deriva pure una certa facilità nell’eventualità di uno

spostamento dell’attività da un luogo all’altro della città (niente arredi fissi, niente su misura, tutto agevolmente trasferibile). Tempi brevissimi per l'ottenimento delle necessarie autorizzazioni e delle licenze commerciali. Nessun investimento per il restauro dei pezzi, infatti: un mobile di antiquariato in conto vendita, se non trova acquirente entro un certo periodo di tempo, dovrà essere restituito al suo proprietario nello stato in cui questi lo ha consegnato; un mobile di antiquariato non restaurato può essere movimentato senza particolari cure o attenzioni, inoltre, certifica da sè la propria autenticità, conserva il fascino della patina acquisita nel tempo, offre l’opportunità di un acquisto a prezzo inferiore, concede la possibilità, agli appassionati del “fai da te”, di assecondare l'esigenza dell'hobby. Altro vantaggio, proprio di questo settore, è che ogni pezzo


Dall’alto e da sinistra: veduta delle vetrine di un negozio C’è Usato e Usato: “Antiche terre di Sicilia”, al n. 62 di via Vittorio Emanuele III a Belpasso (CT); salottino siciliano d’ingresso fine ’800, piattaia liberty francese in mogano su cui è esposta una collezione di riproduzioni di reperti greci e romani, il tappeto beduino è di fattura marocchina; in primo piano tavolo anni ’20 in radica con sedie déco, sul tavolo servizio di piatti tunisino, in fondo vetrina da sala francese fine ’800 in radica laccata nera e credenza déco.

d’antiquariato autentico è praticamente “unico”. Si opera quindi come in una sorta di monopolio dove ciascun pezzo e ciascun prezzo risente spesso di fattori specifici relativi e correlati alla circostanza caso per caso; spesso, un indugio da parte del cliente, un “...grazie torno domani” risulta fatale! Una volta persa l’occasione di acquistare quel dato oggetto non è più possibile recuperare; il cliente si abitua in fretta all’idea che quando trova ciò che ha cercato, allora non deve indugiare! L’eventuale invenduto (tra la merce acquistata), non costituisce “giacenza” bensì diviene “assortimento” e capitalizzazione, non si corre infatti il rischio che l'anno venturo passi di moda o perda valore, anzi, proprio il contrario! Col passare del tempo, merce poco ricercata e dunque di basso valore iniziale, può diventare di colpo ambita e quindi abbastanza quotata. La clientela affida con fiducia gli oggetti da vendere, anche quelli di un certo valore, sapendo che l’assicurazione incendio e furto convenzionata, garantisce da qualunque eventuale spiacevole imprevisto! La strategia Un punto vendita “C’è Usato & Usato” consente, tramite la gradevole ambientazione dei pezzi esposti, di poter proporre ad un prezzo adeguato anche quegli oggetti insoliti e quelle “curiosità” (il più delle volte snobbate se non messe in luce opportunamente) di difficile inserimento e per ciò reperibili a buon mercato. Infatti,

uno dei parametri di valutazione più attendibili circa l’autenticità del pezzo è appunto fornito dal prezzo. La clientela e gli appassionati del genere (che di norma se ne intendono un po’ pur non essendo antiquari) sanno che, per forza di cose, un pezzo autentico dovrà pure costare un tantino più di un qualsiasi altro oggetto dubbio! Si sarebbe portati addirittura a diffidare, nel vedere un bell’oggetto d’antiquariato autentico, esposto a prezzi da “patacca”. Per questa ragione, tutti gli oggetti esposti presso i punti vendita della rete, recano l'etichetta col prezzo, e a tal proposito, una gradevole particolarità, è rappresentata dal fatto che, il talloncino del prezzo, rigorosamente in “carta

riciclata”, viene compilato con la penna stilografica a mano. A scanso d’equivoci, l’etichetta del prezzo è un elemento fortemente rassicurante per qualunque acquirente, sia per il più esperto che per l’amatore estemporaneo! Ne consegue, per logica, che il prezzo esposto sarà per forza il più congruo: anche un cliente inesperto potrà acquistare senza l’angoscia di dover pagare il conto dell’inesperienza! C’è Usato & Usato Via Rossi 43, 21020 Barasso (VA) tel 0332.745270 fax 0332.745270 <http://www.ceusatoeusato.it> ceusatoeusato@libero.it NoZone Servizi Tecnici per il Franchising

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LABORATORI di Isabella Taddeo

Atelier “FuoriClasse”

Un laboratorio nel quartiere di Brera a Milano espressione naturale delle esperienze di ricerca condotte da Matilde Trapassi con gli studenti di Decorazione dell’Accademia di Belle Arti di Brera

Già da qualche anno Matilde

Trapassi, insegnante di Decorazione all’Accademia di Belle Arti di Brera, desiderava creare uno spazio-laboratorio dove fare ricerca nel campo delle arti applicate, con alcuni dei suoi migliori studenti. Da questo sogno nasce poi un progetto che si concretizza due anni fa con l’apertura, nel cuore di Brera, del laboratorio “FuoriClasse”, uno spazio che in qualche modo rappresenta una proiezione verso l’esterno del lavoro svolto in classe e una possibilità per gli studenti di proporre, ad una clientela più vasta e specializzata, le proprie creazioni; una finestra sul mondo e un vivace e fervido luogo di scambio di idee, supportate

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dall’esperienza e dalla grande sensibilità di Matilde Trapassi. Un laboratorio dove si sperimentano tecniche dal sapore antico come: felting, ingobbio, tintura a riserva, mosaico, intarsio, plumaria..., che attraverso nuove forme e decori ritrovano forza e vitalità per una lettura più contemporanea. I “motivi” di queste creazioni sono elaborazioni

di un libero immaginario iconografico e trasmigrano da un materiale all’altro, da un forma all’altra creando spesso contrasti stimolanti e di grande impatto visivo. I “capisaldi” dell’atelier, oltre naturalmente a Matilde Trapassi, sono Cristiana Di Nardo, Nadia Odorico ed Esra Sakir, allieve di Matilde e specializzate nella lavorazione del feltro, tecnica che hanno appreso nell’Europa del nord (Islanda, Finlandia, Svezia,...), dove quest’arte è stata recuperata e valorizzata ormai da tempo. Il “felting” ha origini antichissime e nasce in un contesto umile e decentrato dai grandi circuiti del commercio e della ricchezza, ma offre infinite possibilità espressive


Nella pagina a fronte, dall’alto: vasi lisciati in argilla nera di Lee Hwa Seon, esecuzione a “lucignolo” o a “colombino”, con decorazioni a “ingobbio”; feltri tridimensionali rigidi, di ispirazione orientale di Cristiana Di Nardo realizzazione senza cuciture.

grazie anche alla facilità con cui può essere accostato con altri materiali. Dalle sapienti mani di queste due ragazze nascono arazzi, cappelli, borse, abiti, vasi, complementi d’arredo,... Di pregevole interesse sono le stampe su carta giapponese da matrice in feltro di Cristiana Di Nardo con inserimento di filamenti in feltro, opere di straordinaria raffinatezza dove la nobilitazione di questo umile materiale raggiunge livelli espressivi davvero molto alti. Ogni autore che collabora con l’Atelier, studenti che

In questa pagina, dall’alto: piatto in ceramica, di ispirazione ispano-moresca di Matilde Trapassi; “wearable-art”, giacca/scultura indossabile (e dettaglio) di Nadia Odorico, realizzazione a mosaico, tessere in lana cotta incollate con silicone su materiale morbido; arazzo in feltro realizzato in atelier per il pittore Saverio Terruso da un suo acquarello del ’56.

Matilde definisce “fuoriclasse”, presenta i propri elaborati grazie a eventi e piccole mostre che periodicamente si svolgono presso il laboratorio. Da segnalare un giovane di grande talento: Daniele Broglia che riscopre e valorizza l’antica “arte plumaria”, un’arte antichissima (le cui origini risalgono alla notte dei tempi) diffusa dall’Asia meridionale e orientale, attraverso l’Indonesia e l’Oceania, fino alle due Americhe, caratterizzata dall’uso di penne e piume di uccelli

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A lato: moduli in feltro di forma quadrata per la realizzazione di arazzi, coperte o tappeti componibili di Esra Sakir. Sotto: particolare e stampe da matrici in feltro di Cristiana Di Nardo con inclusioni di feltro colorato.

nella decorazione di vesti, armi, attrezzi e oggetti d’uso culturale o profano. Solo quando queste piume vengono lavorate secondo un piano ornamentale chiaramente riconoscibile e con l’aiuto di mezzi tecnici si può parlare di arte plumaria, i cui prodotti più alti appaiono come veri e propri mosaici di straordinaria bellezza. La particolarità e genialità del lavoro di Daniele Broglia è che però utilizza un altro materiale: ricava da bottiglie di plastica moduli precisi e puliti, tagliati uno ad uno, che fissa su un supporto (stoffa, reti leggerissime) da cui prendono forma splendidi mantelli, cappelli, abiti dalle textures inconsuete. Questo materiale, che poco si presta ad elaborazioni artistiche, viene nobilitato attraverso questo preciso e raffinato intervento manuale che lo discosta da ciò che qualcuno potrebbe definire un’operazione “trash”. La precisione con cui vengono rifiniti questi moduli e la leggerezza dell’effetto d’insieme ingannano l’occhio che li percepisce come vere e proprie piume. Questa sperimentazione si è concretizzata, con il contributo dell’Accademia di Belle Arti di Brera e dell’atelier “FuoriClasse”, in “Artificiosa Pluma”, evento svoltosi per “Sposa Italia Collezioni”, nel giugno scorso presso la Fiera di Milano, in cui è stato presentato un abito da sposa realizzato con questa tecnica.

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A lato: tappeto in feltro di forma circolare (e dettaglio) di Matilde Trapassi, produzione coordinata ai piatti in ceramica. Sotto, dall’alto: “Mosaico di piume” (mantello con decorazione di ispirazione Maori) e pannello decorativo (particolare) di Daniele Broglia, due opere di “arte plumaria” realizzate con piume in plastica trasparente.

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LABORATORI di Pasqaule Mancini (Foto Walter Moesch)

Terramia

Innovativo laboratorio ceramico napoletano ma anche centro artistico culturale con corsi di ceramica, arte presepiale e decorazione che vanta uno show-room nel centro storico cittadino

Moltissimi napoletani, e non

solo loro, ricordano con nostalgia le grandi rassegne di arte presepiale e di ceramica artistica campana tenute durante il periodo natalizio, dagli anni ottanta, nel complesso monumentale di Santa Maria La Nova, posto all’inizio dei punti cardinali del centro storico di Napoli. Durante una di quelle edizioni, mi pare quella del Natale 1988, era esposta nella apposita sezione presepi una grande “Natività” in terracotta, assolutamente nuova nella posizione dei personaggi, intrigante quanto suggestiva e sicuramente “rivoluzionaria” per un pubblico notoriamente tradizionale come quello napoletano. Proprio quel pubblico, specialmente la sua componente giovanile, mostrava di gradire quella “Natività”, fermandosi a discutere con gli autori, giovani anche loro. Struttura che allora muoveva i primi passi nell’ambito delle grandi mostre, già operante sul territorio cittadino specialmente per i corsi per l’apprendistato della ceramica aperti anche a persone di una certa età, oltre che nella produzione di manufatti molto interessanti che andremo fra poco ad analizzare. Conobbi dunque in quella circostanza Paola Capriotti, romana di nascita, trapiantata da anni a Napoli e sposata con un napoletano. Da un costruttivo

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scambio di opinioni sullo stato di salute della ceramica campana, rimasi colpito dalla preparazione professionale della mia interlocutrice, dalla sua grinta, oltre che dalla sua vissuta consapevolezza di operare, addirittura come imprenditrice, in

un settore le cui leve di comando sono riservate solitamente agli uomini. Quest’ultimo aspetto non era allora, così come non lo è ancora oggi, marginale, anche se molte cose, dal 1988 ad oggi, pure in Campania sono cambiate. Infatti anche in questa regione è


Nella pagina a fronte: “A’ Caffettera e’ Pulcenella”, realizzata dal Laboratorio Terramia: Valeria Albino, Paola Capriotti, Francesca Casale, Gianluca Di Tonto, Gabriella Tomei. In questa pagina, dal Corso di Ceramica e di Decorazione, dall’alto e da sinistra: “lume” in terraglia bianca opaca; acquasantiera in terraglia bianca lucida; immagine con maestri, collaboratori e studenti all’opera.

possibile trovare, in diverse realtà produttive, donne imprenditrici che hanno dimostrato capacità manageriali notevoli. Da sempre in Campania, nei luoghi tradizionali dove si lavora la ceramica (Cerreto Sannita, Napoli San Lorenzello, Vietri sul Mare) la responsabilità nella gestione delle botteghe e dei laboratori, sia quelli a conduzione familiare che altri più importanti, spetta ai maschi, ai maestri, custodi gelosi dei loro segreti, padri-padroni, almeno fino a non molti anni fa, di un sistema verticistico di conduzione aziendale dove ogni personaggio, dal più semplice a quello più complesso, doveva funzionare secondo certe regole non scritte tramandate da padre in figlio che non prevedevano nessun tipo di accordo e collaborazione con le botteghe concorrenti. Ci vollero Max Melarson e soprattutto Irene Kowaliska per aprire, agli inizi degli anni cinquanta del secolo scorso a Vietri sul Mare, nuovi e più proficui orizzonti per la ceramica locale. Alle donne che si dedicavano alla ceramica, almeno per quelle dotate, era riservato il compito di decoratrici, cosa che accade anche oggi. La nostra Paola Capriotti, invece, nella seconda metà degli anni ottanta si inserì a muso duro -occorre subito precisarlo- in questo contesto a Napoli aprendo, appunto, il laboratorio

“Terramia”, dove si cercarono subito nuove strade per una produzione ceramica che non fosse di routine, immettendo sul mercato, non solo locale, nuovi tipi di manufatti personalizzati da colori e debrì mai visti prima e che il mercato, sondato attraverso la partecipazione alle fiere settoriali di Firenze, Milano ed anche all’estero, mostrò subito di gradire. Nel laboratorio Terramia, in Via Pigna 76 a Napoli, che attualmente occupa molti ambienti per la progettazione, la foggiatura, la decorazione, l’essicazione e grandi spazi espositivi, si lavora anche la ceramica d’arte con la creazione di opere di ottimo livello. Rimarchevole la produzione in terracotta delle mitiche caffettiere napoletane, anche in grande formato,

vivacizzate da tanti pulcinella in diverse positure, alcune con i coperchi trasformati in minipresepi con pastori lillipuziani di complessa fattura. Terramia vanta anche uno studio di design e di progettazione di manufatti per l’arredo casa e per il giardino; a latere, corsi di ceramica, decorazione scultura e pittura. E’ comunque un centro attrezzato di ottimo livello, sicuramente tra i migliori nel suo campo in tutta la Campania, che vanta uno show-room dei propri prodotti, a prezzi imbattibili, in Via S. Giovannni Maggiore Pignatelli a Napoli, proprio nel cuore del centro storico, a pochi passi da San Domenico Maggiore. Gli anni che sono trascorsi sono stati ricchi di soddisfazioni, ma anche terribilmente duri, per questa piccola donna d’acciaio che

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si chiama Paola Capriotti. La grinta è quella di sempre. Paola non è una persona che molla facilmente. Per lei la ceramica è stata una scelta di vita. La stessa grinta ha trasmesso al figlio Luca, divenuto un perno essenziale del laboratorio e suo prezioso consigliere. Per finire, riportiamo alcuni brani di un’intervista che Paola Capriotti ci concesse anni fa, con accenni che riguardano il passato ed il presente del suo lavoro, i programmi futuri e soprattutto… un grande sogno nel cassetto che ora ha finalmente realizzato. ...Da quanto tempo ti è venuta questa passione per la ceramica? Da sempre! Fin da ragazzina mi è piaciuto modellare la creta, creare personaggi di fantasia, oggetti d’uso, sculture in miniatura, decorare piccoli vasi. (…) Dopo le scuole superiori mi sono sempre più convinta che la mia strada era questa e poi fondare un laboratorio, programmarlo e dirigerlo secondo le mie idee e

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cercare le strade per una produzione con nuove aggettivazioni, dal linguaggio, se non proprio rivoluzionario, che si discostasse dalla solita routine. In buona parte ora credo di esserci riuscita, anche grazie a quei collaboratori che avevano compreso le mie aspirazioni e a mio figlio Luca che è davvero un punto di forza in tutti i sensi. Ti ritieni soddisfatta del lavoro fin qui svolto e dei traguardi raggiunti? In buona parte mi sento soddisfatta, ma non ho ancora raggiunto il mio sogno più grande: la creazione di un centro artistico culturale e di una scuola riconosciuta dalla Regione in cui ognuno possa dare libero sfogo al suo estro, scuola aperta a tutti, non solo ai giovani ma anche a portatori di handicap ed anziani... Dopo vent’anni circa il sogno si è realizzato! Esiste finalmente la scuola di ceramica, arte presepiale e decorazione, tenuta da maestri di grande professionalità, coordinati

da validi collaboratori: arte presepiale: Davide Giannone; ceramica: Rito Marigliano e Raffaele Sansone; Tornio: Gino e Antonio Anastasio; Pittura: Maria Pia Daidone e Maurizio Riccio; Scultura: Rito Marigliano e Ciro Polio Oliviero. Tra i collaboratori: Valeria Albino, Annie Beunardeau, Francesca Casale, Fabio Celiento, Ciriello, Gianluca di Tonto, Gabriella Fedele, Rosa Muzzica, Loredana Panunzio, Ettore Passetto, Gabriella Tomeo, Alessio Valentinelli. L’impegno è veramente arduo, perché occorre mantenere alto il prestigio del proprio marchio in presenza, soprattutto, di una concorrenza a dir poco spregiudicata, che invade letteralmente il mercato con prodotti scadenti e a prezzi ridicoli, e non ci si riferisce solo alle importazioni di manufatti di ceramica provenienti dalla Cina e dintorni! Ci vorrebbe poi, e qui casca l’asino, un intervento finanziario adeguato da parte della Regione.


Nella pagina a fronte, da sinistra: acquasantiera in terraglia “craquelè” con decori in rilievo; bottiglie decorative di Antonio Anastasio e Paola Capriotti, tecnica a tornio e assemblaggio. In questa pagina, dall’alto: dalla collezione Pulcinellomania: “’a ce piglià ’o cafè”, servizio da caffè per due, tre, quattro o cinque persone; differenti manufatti di caffettiere e bricchi personalizzati.

PULCINELLoMANIA Ceramica…che impresa!!! “Napoletanità vuol dire che la vita, oltre che vissuta, va anche interpretata, altrimenti finirebbe il piacere di viverla alla giornata, che è il modo più sagace di accettazione… Interpretare la vita significa viverla variamente e raccontarla con personale intuizione, fatta di malinconia, satira inoffensiva, allegria rilassante (di Mario e Tiziana Pirone e Rosanna Cannoniere, da “Napule chest’é”). Nasce, allora, Terramia, grazie all’inesauribile vena creativa di Paola Capriotti e dei suoi collaboratori, una sorta di risveglio commerciale! C’è la voglia di comunicare attraverso il linguaggio umoristico, i detti, gli slogan, le frasi: A’ tazzulella ‘e cafè…Carmela a caffettera…Scio’ scio’ ciucciuvettola… Terramia di Luca Gianì, giovane imprenditore napoletano, figlio di Paola Capriotti, vuol far rivivere la napoletanità che è stata ben definita. L’azienda, con l’originalità del suo prodotto conosciuto in varie parti del mondo, è una delle aziende di ceramica leader della Campania. Luca, che si occupa del comparto artistico oltre che delle pubbliche relazioni, sta dimostrando di avere la stoffa dell’imprenditore di razza, un giovane serio, maturo, con le idee chiare, consapevole del compito che assolve e degli impegni seri che questa attività comporta. Ha già compreso una cosa fondamentale che regola la vita di ogni azienda che si rispetti, piccola o grande che sia, e cioè che per stare alla pari con le altre realtà produttive che operano nel suo settore devi avere idee sempre nuove, essere continuamente aggiornato sulle tendenze del mercato ed offrire comunque prodotti di qualità. Anche per queste ragioni Luca, nel contesto della ceramica d’arte e seriale, ha dato il via alla produzione di “pulcinella” ed altri soggetti della memoria storico-popolare di Napoli. Un’iniziativa che sta incontrando i favori della committenza più esigente.

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AUTORI di Federica Franceschini

Guardando la parete che ospita

le cinquanta formelle in terracotta intitolate “Passi d’autore” si ha l’impressione di essere avvolti in un grande abbraccio colmo di storie ed emozioni. Graziano Pompili, lo scultore faentino di nascita e reggiano di adozione che ha dato vita a questa suggestiva opera, ha voluto, attraverso una serie di immagini, raccontare il suo trascorso artistico e di vita. Le terracotte, presentate insieme a diverse creazioni recenti dell’artista nel più ampio contesto della mostra “Autoritratti”, sono state realizzate per una sala del suggestivo Circolo degli Artisti di Faenza, sede della mostra stessa terminata il 14 gennaio 2001. Un omaggio, quindi, alla città che lo ha visto crescere e che, tra i banchi dell’Istituto d’Arte, gli ha permesso di avere il primo contatto con le potenzialità espressive della terracotta, utilizzata, in quest’opera, con ingobbiatura (tecnica antica in uso tra i greci e i romani). In “Passi d’autore”, Pompili ripropone i soggetti scaturiti dalle sue scelte espressive nel corso degli anni quasi volesse riflettere, nel chiaro e intenso sapore del ricordo, sul valore delle esperienze trascorse. Come scrisse Hermann Hesse ne Le stagioni della vita (“Come si potrebbe lodare un giorno prima del suo tramonto?”), Graziano Pompili ha avvertito la

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Passi d’autore

Cinquanta formelle in terracotta tracce di tutte le scelte stilistiche e tematiche del linguaggio dello scultore Graziano Pompili

fuggevolezza del presente e ha capito che il ritmo incalzante delle ore si porta via la coscienza e in parte la magia dei momenti vissuti; per questo si è fermato a rimirare dietro di sé, nel tentativo di riafferrare, attraverso la nostalgia, ogni istante trascorso. Per dare voce ai suoi ricordi Pompili usa immagini plasmate nella terracotta e racconta un cammino già percorso, forse dimenticato, ma che ora riappare in tutto il suo valore, sapientemente ridisegnato e colorato delle emozioni che il tempo ha tenuto sospese. Le cinquanta formelle contengono, come una biografia, le tracce di tutte le scelte stilistiche e tematiche che hanno

permesso all’artista di approdare ad un linguaggio ricco di sensibilità e di messaggi. In alcune di queste terracotte troviamo riproposti gli elementi che Pompili perseguiva con forza alla fine degli anni ’70: conchiglie e foglie fossilizzate, amigdale preistoriche e forme naturali che nascono dal terreno. Sono soggetti che si distinguono per spontaneità, resa ancora più evidente dal trattamento non perfetto del materiale, e ricordano quelli collezionati con grande entusiasmo dallo scultore quando era bambino. In essi si legge chiaramente l’attenzione dell’artista verso uno scolpire pronto ad accogliere le suggestioni del passato


Nella pagina a fronte: “Cavallo con ombra”, terracotta cm.30x40. In qesta pagina dall’alto: “Collezione”, terracotta cm. 35x30; “Multiplo”, terracotta cm. 30x30.

archeologico che sembrano trapelare da impronte o segni lasciati nel terreno. È una passione, quella per i ritrovamenti e l’archeologia, che non ha tardato di sfociare nell’amore per le forme della scultura classica, riproposte in altre formelle di “Passi d’autore” secondo il gusto e lo stile coltivato da Pompili per tutti gli anni Ottanta. Vengono rappresentate anfore antiche, cavalli dalla sagoma chiaramente classicheggiante, ali appartenute a qualche nike greca e soprattutto frammenti accostati come se si trattasse di oggetti riaffiorati da uno scavo. Questi ultimi danno la sensazione di qualcosa che è ritornato faticosamente alla luce lottando contro la legge del tempo che, con il suo trascorrere e posarsi sulle cose, le modifica e ne rivela aspetti prima ignoti. Per esempio una formella ospita il volto di un bambino, scomposto in numerosi cocci che danno l’idea di qualcosa di dimenticato, ma ancora ricco di messaggi. Altre formelle ancora, sempre legate alla passione per lo scavo, sono dedicate alla figura umana e presentano corpi mancanti di alcune parti oppure mezzi busti posati su colonne che ricordano gli etruschi, i Dalla Robbia e Piero della Francesca. Pompili terrà sempre viva nella sua poetica l’idea del ritrovamento, del recuperare il

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In qesta pagina dall’alto: “Collezione”, terracotta cm. 30x45; “Passi d’autore”, terracotte cm. 300x350.

passato come fa anche in “Passi d’autore”, che vuole essere, a suo modo, un ritorno delle origini, personali dell’artista, ma anche dell’umanità. L’elemento che, secondo lo scultore reggiano, meglio simboleggia le radici di tutti gli uomini, è la casa, soggetto presente in ben dieci delle cinquanta terracotte e protagonista nella produzione di Pompili dagli inizi degli anni novanta fino ad ora. La casa, la struttura più significativa attorno alla quale si articola la vita delle persone, rappresenta meglio di ogni altra cosa il legame inscindibile dell’uomo con la terra, legame inteso sia in senso biologico che culturale (in linea con tale messaggio, certe sculture degli anni ’92-’97 si intitolavano opportunamente, citando Holderlin, “L’uomo abita il mondo”). Alcune di queste case vengono raffigurate sulla sommità di montagne librate nell’aria che ricordano da vicino l’incantevole quadro di Magritte del 1961 “Il castello dei Pirenei”, e sembrano nascere dalla terra che si allarga in modo naturale sotto di loro. In altre due formelle la casa viene invece ripetuta identica in una serie, racchiusa in una specie di griglia, come per sottolineare la pluralità delle esperienze umane e allo stesso tempo l’universalità dei valori che le governano.

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In qesta pagina dall’alto: “Senza titolo”, terracotta cm.45x30; “Formella”, terracotta cm.45x30.

Ma, seguendo l’ispirazione che anima le sue ultimissime creazioni del 2000, Pompili ripropone in “Passi d’autore” la casa abbinata alla figura umana, in quello che appare un autoritratto essenziale e non caratterizzato. L’artista, in due formelle, si rappresenta con le gambe scostate, come sul punto di muovere un passo, nell’atteggiamento degli antichi offerenti greci o romani e tiene sulle mani o sulla testa una casa. Pompili, quindi, si offre con una confessione, si mostra agli altri e comunica se stesso, la sua storia e la sua cultura, inglobate e rappresentate appunto dalla casa. Graziano Pompili è riuscito a esprimere al massimo le potenzialità comunicative della sua arte, regalando in uno sguardo solo la storia e la poetica di una intera vita artistica. Ma lo scultore ha creato quest’opera anche per se stesso, mosso dalla necessità di recuperare e riassaporare un trascorso che si tende sempre a mettere da parte in modo frettoloso a favore della novità, sebbene rimanga inconsciamente impresso in ogni azione. Pompili ha capito che le conquiste del passato possono diventare un importante punto di riferimento, un luogo magicamente sospeso da cui attingere, perché no, nuovi elementi per il futuro.

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AZIENDE di Ugo La Pietra

Progetti e proposte Morelato Ad Abitare il Tempo 2002 la Ditta Morelato ha anticipato i suoi programmi futuri con la nuova collezione “Classico 2000” e l’Osservatorio sull’Arte Applicata nel Mobile

L’

immagine consolidata della produzione Morelato, ormai nota per la produzione di oggetti progettati rivisitando gli stili del passato, riferiti al ’700, ’800 e ’900, si arricchirà, secondo un programma messo a punto con l’art director Ugo La Pietra, di un nuovo capitolo dedicato al 2000. Per l’anno 2003 è stata presentata, ad “Abitare il Tempo” a Verona, la nuova collezione “Classico 2000”. Così la Morelato ha esplorato e proposto, attraverso un lavoro di ricerca e progettazione con il coinvolgimento di alcuni designer, quattro secoli di storia dove però, per quanto riguarda il 2000, i riferimenti non potranno essere fatti a “stilemi” acquisiti dalla storia delle “Arti Applicate”, ma da una classicità contemporanea tutta da scoprire e che la stessa Morelato preferisce definire “lo stile al di sopra degli stili”. Proprio come, qualche volta, Gio Ponti indicava la vera essenza del “mobile classico” come un mobile senza riferimenti a periodi storici, quindi non “una sedia barocca, neoclassica, liberty ...” ma una “sedia sedia”, un oggetto cioè capace di farsi riconoscere come l’oggetto che esprime tutto o il meglio della cultura progettuale espressa nel tempo. In sintesi, la nuova collezione vedrà rappresentati tutti i principi e i valori che hanno da sempre caratterizzato i mobili Morelato in

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Nella pagina a fronte: pubblicazione che raccoglie una collezione di mobili realizzati dalla Morelato. Ricerca e sperimentazione all’intero di tre gruppi di oggetti con riferimenti più o meno espliciti al classico, “relazioni-citazioni-allusioni”, una proposta per la costituzione dell’Osservatorio sull’Arte Applicata del Mobile a cura di Ugo La Pietra. In questa pagina, dall’alto: alcuni oggetti della collezione di mobili progettati da Antonio Berdondini, ebanista a Faenza negli anni ’30/40, di prossima produzione dalla Berdondini: poltrona “Maggio”; mobiletto “Villa Savoia”; tavolo “Ettore”.

chiave contemporanea: attenzione agli aspetti ecologici (nelle materie, finiture, lucidature, ecc.), oggetti dedicati all’area affettiva dello spazio domestico sociale-individuale (soggiorno, pranzo, camera da letto), oggetti il cui risultato è anche quello di un’attenta ed innovativa ricerca sui materiali e quindi, come accennato sopra, oggetti al di sopra degli stili e quindi, usando forme archetipali, essenziali e rassicuranti. A questi programmi di ordine progettuale e produttivo si aggiunge l’iniziativa prettamente culturale della nascita dell’Osservatorio sull’Arte Applicata nel Mobile. La Ditta Morelato, che di fatto si impegna da tempo a sviluppare e sostenere iniziative culturali cercando di dare importanza alla

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Sotto, dall’alto e da sinistra: alcuni progetti realizzati da Pier Luigi Ghianda: secretaire da tavolo in legno di noce, 1980 ca.; “Maria Palitas”, poltrona a dondolo, da un’idea di Gae Aulenti, legno di cedro, 1975; “Kioto”, tavolo di Gianfranco Frattini, legno di faggio naturale, 1974; traversa da bagno di Gae Aulenti, legno di cedro e abete, 1981; scatola portapillole, legni di essenze diverse, 1935; “Etagère”, libreria da centro di Mario Bellini, massello, 1989.

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Dall’alto: logo della nuova collezione Morelato “Classico 2000”; Pier Luigi Ghianda ritratto nel suo laboratorio in differenti fasi di lavorazione.

tradizione del mobile classico (vedi la collezione Morelato “Ricerca e Sperimentazione”, presentata al Museo Minguzzi durante il Salone del Mobile di Milano), oggi presenta un nuovo ed ambizioso programma: la relizzazione di un Osservatorio sull’Arte Applicata nell’area veneta, con particolare attenzione alla lavorazione del mobile. Una struttura che dovrebbe svolgere attività di promozione e valorizzazione dell’area di Bovolone/Cerea e del mobile veneto, oltre a contribuire alla valorizzazione del mobile a livello nazionale ed internazionale. Così, come primo segno dell’attività dell’Osservatorio, alla manifestazione di settembre presso Palazzo Taidelli, sono state presentate due esperienze particolarmente significative: il lavoro del maestro ebanista Pierluigi Ghianda, che rappresenta un raro esempio di “valore culturale” e di “capacità fattuale” nella lavorazione del legno; l’anticipazione della Collezione Berdondini, ispirata ai modelli realizzati da Antonio Berdondini, ebanista che ha operato a Faenza soprattutto tra gli anni ’30 e ’40. Due proposte che indicano sinteticamente quella che sarà la politica culturale di questa struttura: espressione della cultura materiale in grado di rinsaldare il legame tra memoria storica e proposte contemporanee.

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FIERE E SALONI di Fernando Murilo Moro

Marta Va edizione

Dal cinque all’otto dicembre 2002 in occasione della Mostra dell’Artigianato di qualità happy hours, concerti serali ed altri eventi per la festa d’Inverno che si terrà a Firenze entro i bastioni medicei della Fortezza da Basso

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irenze, dal cinque all’otto dicembre 2002, è sotto il segno dell’artigianato in festa: Marta, mostra dell’artigianato, indosserà i colori, le luci, i profumi di una festa d’inverno da vivere tutti insieme, per quattro giorni consecutivi, nella centralissima Fortezza da Basso. Tante le novità in programma per la mostra, organizzata per il quinto anno consecutivo da Firenze Expo & Congress, a partire dall’ampliamento dei settori merceologici della manifestazione per abbracciare a 360 gradi l’intera sfera della strenna natalizia, da quella prodotta dalle nostre secolari tradizioni artigianali a quella multietnica, per finire con le proposte più sfiziose ed allettanti da cogliere al volo per il tempo libero. L’artigianato unito alle invitanti atmosfere di una kermesse prenatalizia saranno gli ingredienti principali della manifestazione che di anno in anno si ripropone e si rinnova sia come opportunità commerciale, sia come momento da trascorrere in fiera a contatto diretto con le migliori creazioni della creatività e della fantasia. Negli storici ambienti della Fortezza da Basso l’aria di festa si colora di sogni e desideri per un mondo immaginario ma tangibile di piccoli e grandi doni. Dirlo con un oggetto: dall’oggettistica ai complementi d’arredo alle proposte per il living e la decorazione della casa, dall’oreficeria e bigiotteria fino ai prodotti biologici e naturali, ai profumi, alle essenze esotiche e candele aromatiche per rendere più luminosi, caldi, avvolgenti ed intimi gli spazi del Natale.

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“Opera buffa”, tavola realizzata da Imelda Bassanello, cm. 160x190, 1996 (particolare)

Questo e molto di più si potrà vedere, toccare ed acquistare a Marta, dal 5 all’8/12/02. Sono previste inoltre aree di intrattenimento per i visitatori, che spazieranno dalle dimostrazioni di punto a croce, ricamo, découpage, creazioni in cera ed altri materiali artistici, alle degustazioni e corsi di sommelier e di cucina fino a spazianimazioni per i più piccoli. Saranno inoltre allestiti all’interno della Fortezza cybercafé come punto di incontro per teenager e adulti, secondo le nuove tendenze del gusto che privilegiano il desiderio di incontrarsi e conoscersi al di là dei confini di tempo e spazio. Concerti serali ed altri eventi -primo fra tutti l’happy hours aperto fino alle 02.00 di notte- completeranno il calendario degli appuntamenti in

programma alla Fortezza da Basso nei quattro giorni di svolgimento della mostra mercato. Marta dunque non solo vetrina e volano commerciale per centinaia di imprese e di laboratori artigiani che presenteranno alla festa d’Inverno alla Fortezza, con prodotti di qualità e ricercatezza, il livello raggiunto dalla produzione artigianale italiana, ma anche come anteprima fiorentina del Natale, luogo privilegiato di incontro da vivere, nello spirito comune della festa, entro i bastioni medicei della Fortezza da Basso, dal 5 all’8/12/02. Orario di apertura: 10.00 - 23.00 Biglietto € 7,00 - Ridotto € 5,00 Informazioni: Firenze Expo&Congress tel 055.49.721 - fax 055.4973237 e-mail: marta@firenze-expo.it


FIERE E SALONI di Florinda Gaudio

Nella difficile situazione

economica attuale Tendence 2002 ha mostrato i punti di forza come le debolezze del mercato, ma con un orientamento tendenzialmente positivo. Dal 30/8 al 3/9/2002 la manifestazione ha riconfermato la propria leadership quale principale appuntamento per fare gli ordini per la stagione autunno/inverno, come anche per riassortirsi in vista delle vendite di Natale, contando 4.444 espositori provenienti da 86 Paesi su una superficie espositiva lorda di 321.500 mq e oltre 100.000 visitatori da 67 Paesi. Proprio

Tendence 2002

Molto soddisfatti gli oltre 100.000 visitatori specializzati internazionali giunti a Francoforte per la manifestazione d’autunno che ha annunciato “Tendence Lifestyle” nuovo concetto espositivo per il 2003

quest’anno, ovvero, data la difficile situazione economica, la più grande fiera mondiale dei beni di consumo del periodo autunnale doveva dimostrare la propria importanza ed essere il motore di nuovi impulsi per l’industria dei beni di consumo internazionale. “Tendence resta il più importante appuntamento per fare gli ordini per la stagione autunno-inverno. Questo ci è stato confermato dalla maggior parte degli espositori e visitatori nei giorni scorsi” è il bilancio, sostanzialmente positivo, della manifestazione,

del dr. Michael Peters, Membro del Consiglio Direttivo di Messe Frankfurt. “Mentre alcuni hanno già avvertito segnali di ripresa in primavera, altri puntano invece sulla congiuntura invernale”. A Tendence la voglia di fare acquisti e al tempo stesso la frustrazione erano presenti l’una accanto all’altra. Dai fatturati record alla stasi totale, dalla corsa agli acquisti al rifiuto di comprare, la fiera si è presentata quest’anno come quella delle contraddizioni. Ma questo quadro controverso dimostra anche che non è sempre tutta colpa

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Nella pagina precedente: immagine di uno stand nel padiglione “Gallery”.

della congiuntura economica. “Spetta anche alla volontà dei singoli trovare nuove prospettive. Tendence ha dimostrato, quest’anno in particolare, che proprio questi impulsi innovativi sono ciò di cui ha bisogno il mercato per rimettersi in moto, e qui li può trovare” dichiara Peters. Sul fronte dei visitatori è stato superato l’esame a pieni voti: il 90% degli oltre 100.000 visitatori ha raggiunto i propri obiettivi e si è dichiarato da soddisfatto fino a molto soddisfatto. La qualità dei visitatori specializzati è inoltre ulteriormente cresciuta rispetto alla precedente edizione. Proprio dall’estero sono venuti i top-buyer dotati di potere decisionale che hanno sfruttato il loro soggiorno a Francoforte in maniera decisamente più intensa rispetto al passato. I Paesi europei maggiormente rappresentati sono stati Svizzera, Lichtenstein, Italia, Olanda, Francia, Austria, Belgio e Lussemburgo, così come Gran Bretagna e Spagna. Per quanto riguarda i visitatori d’oltreoceano i principali Paesi di provenienza sono stati USA, Giappone e Corea del Sud. Anche quest’anno il grado di internazionalità di Tendence è stato del 24% circa. Con le mostre speciali quali, per esempio, “Caffee” o “Windows”, Messe Frankfurt ha offerto ai commercianti ispirazione e orientamento sulle nuove tendenze del mercato. Creativi, designer e artisti hanno fornito ai dettaglianti suggerimenti e idee innovative per avvicinare i clienti. Concomitante

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con Tendence si è svolto il congresso sulle nuove tendenze nel commercio e consumi. Museums shop a Tendence 2002 Anche quest’anno nell’ambito di Gallery -salone specializzato di quadri e cornici- nel padiglione 4.0 si è svolto per la seconda volta il Museums Shop, dove produttori e manifatture hanno presentato ai compratori di articoli museali e di prestigiose boutique del regalo le ultime novità e tendenze. L’offerta spazia da raffinati articoli da regalo, molti dei quali su licenza, a speciali produzioni realizzate per rinomati musei e collezioni. Sia che si tratti di prodotti dell’artigianato artistico italiano, di ceramica o di tessuti pregiati, ciò che contraddistingue tutti i prodotti di questo salone è l’alto grado di cultura, originalità e qualità. Nella mostra speciale “Museo Museo”, nel padiglione 4.0, il gruppo italiano “Artex” ha presentato la tradizione e l’arte toscana in una mostra intitolata “take art away”, che unisce l‘artigianato artistico al marketing. Tutti i prodotti esposti nella mostra -articoli da regalo, complementi d’arredo, tessili per l’arredamento, lavori di oreficeria e gioiellivengono prodotti essenzialmente per i negozi di articoli museali. Idee innovative per l’allestimento e l’arredamento del Musems Shop sono state presentate nella mostra speciale “Display” dal gruppo Octanorum, che ha fornito così ai negozi di articoli museali spunti e suggerimenti interessanti per la vetrinistica, importante strumento di promozione delle vendite. Tendence Lifestyle: nuovo

concetto espositivo dal 2003 Lifestyle nei quattro “mondi dei consumi” Il commerciante si trova oggi di fronte a un nuovo tipo di consumatore, ben consapevole e informato, che ben presto non accetterà più un’offerta di prodotti sovrabbondante, complessa e caotica. Messe Frankfurt sta seguendo questo processo di trasformazione con molta attenzione e anticipatamente presenterà, a partire dal 2003, un nuovo concetto espositivo per Tendence. Principio base della nuova concezione della manifestazione una strutturazione non più per tipologia di prodotto, bensì per “mondi dei consumi”, che copriranno tutti i settori più importanti dei diversi stili di vita del consumatore finale. Questi mondi si chiameranno: Modern Living, Emotion, Joy e Function. Joy Il nuovo settore espositivo per l’intero comparto internazionale degli articoli da regalo si chiama “Joy”. Variopinti, spiritosi e divertenti, ma al tempo stesso di prestigio e qualità sono gli articoli presentati dai saloni specializzati “Gifts Unlimited”, “Manufakturen & Collectables”, “Carat”, “Seasons”, “Senses”, “Modern Crafts” e “Passage/Gift”. L’offerta spazia dagli articoli da regalo, gioielli, manufatti preziosi e oggetti da collezionare, ai prodotti di cartoleria e decorazioni, fino ai prodotti per la cura del corpo. In questo contesto particolarmente ricco e interessante si colloca nuovamente anche


A lato: veduta della mostra “take art away” realizzata dalla società Artex di Firenze all’interno dello spazio ”Museo Museo Art Store” nella sezione “Museumsshop”. Sotto: immagine dello stand “Africa” nel padiglione “Gallery”.

Museums Shop con l’obiettivo di raggiungere così nuove categorie di clienti, oltre a quelle ormai classiche dei negozi di articoli museali e delle gallerie, come per esempio le boutique del regalo o le grandi catene commerciali internazionali con assortimenti di qualità e prestigio. Modern Living “Modern living” è il “mondo dei consumi” per arredare, decorare, cucinare e fare regali, dallo stile classico-moderno, fino all’avanguardia e al lifestyle. Nei tre saloni specializzati “Interior Design”, “Young & Trendy” e “Cook & Eat” il commerciante trova le ultimissime tendenze e il design più attuale. Emotion “Emotion” si presenta come il “mondo dei consumi” per lo stile di vista classico che spazia su tutte le categorie merceologiche. I saloni specializzati “Bel Etage”, “Country Home” e “Passage/Home” presentano soluzioni e oggetti d’arredo dal design classico, così come in stile country. Function Dal 2003 “Function” è il “mondo dei consumi” per gli articoli casalinghi, la cucina e la tavola apparecchiata. Nei saloni specializzati “Table Top” e “Kitchen & Houseware” gli operatori commerciali trovano oggetti in cristallo, porcellana e ceramica, posateria, così come articoli in argento e metallo, stoviglie, coltelleria, utensili da cucina e prodotti per la pulizia, sia per il commercio al dettaglio che per quello in grossi volumi.

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FIERE E SALONI di Tina Brescia

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artigianato artistico sardo, coordinato e promosso dall’ I.S.O.L.A., è stato tra i protagonisti dell’edizione autunnale del MACEF, una delle maggiori esposizioni mondiali di articoli da regalo e arredo casa. La manifestazione, che quest’anno ha occupato tutti gli spazi di Fiera Milano con 2.800 espositori, è servita alla Sardegna per fare conoscere anche altri prodotti di qualità, dal vino al formaggio al turismo culturale.  Grazie all’iniziativa congiunta di I.S.O.L.A., ERSAT e ESIT, gli enti strumentali della Regione che promuovono rispettivamente l’artigianato, l’agro-alimentare e l’industria turistica, è stato allestito uno stand dove il pubblico del MACEF -decine di migliaia di commercianti- ha potuto degustare i prodotti e ottenere le cartine con i vari itinerari tematici: un invito per programmare le prossime vacanze oltre le ben note spiagge. Ovviamente l’attenzione più direttamente commerciale era riservata allo stand tradizionale che presentava un significativo campionario di ceramiche, vetri, tessuti lavorati, cestini ma anche le casettine in trachite arricchite con inserimenti in argento. Per l’I.S.O.L.A., presente con il presidente Giuseppe Ventura, il direttore generale Gabriele Peretti e il coordinatore Lorenzo Muggianu, il MACEF è stata l’occasione anche per incontrare la stampa specializzata, quella che segnala le tendenze sia agli operatori del settore, sia al vasto pubblico degli

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L’I.S.O.L.A. al Macef

La Sardegna protagonista dell’edizione autunnale ha presentato agli operatori del settore un significativo campionario d’artigianato artistico la realizzazione in diretta di un bel tappeto tradizionale ma anche l’agro-alimentare e l’industria turistica la realizzazione in diretta di un tappeto tradizionale

acquirenti, nonchè alcuni rappresentanti della Regione Lombardia, tra cui l’unico di origine sarda presente nel Consiglio, Stefano Maullo. Il pubblico ha potuto anche ammirare, nell’apposito spazio fieristico dedicato al “fatto a mano”,

la tessitrice Maria Chiara Maxia, residente a San Basilio (Cagliari) ma originaria di Orani (Nuoro), che durante le giornate della manifestazione ha realizzato “in diretta” un bellissimo tappeto della tradizione sarda.


FIERE E SALONI di Federico Gatti

48° Florence Gift Mart

Atmosfera natalizia e creatività delle aziende espositrici coniugate a suggestioni orientali e fantasie etniche hanno portato una ventata di grande ottimismo nei numerosi compratori presenti all’ultima edizione dal 13 al 16 settembre alla Fortezza Da Basso

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atmosfera natalizia che regnava negli stand, ora sontuosi, ora divertenti ma sempre gradevolmente allestiti, ha portato una ventata d’ottimismo, grazie alla creatività delle aziende espositrici con le loro ultime novità, e decisamente positiva è stata la risposta dei numerosi compratori. Massiccia la presenza del centro-sud, i cui operatori hanno dimostrato di considerare l’appuntamento con il Gift un momento irrinunciabile del proprio lavoro e Firenze sede ideale per un evento fieristico di qualità. Tante, inoltre, le iniziative degli espositori per coinvolgere la propria clientela, come nel caso di “Tè…nel deserto” organizzata da Assoregalo, meeting point con esibizioni di danze medioorientali e tè alla menta come in una tenda beduina. Suggestioni d’oriente, fantasie etniche e richiami esotici vengono così ad arricchire il panorama dell’articolo da regalo, affiancandosi alle tradizionali produzioni “Made in Italy”, all’artigianato artistico e al classico complemento d’arredo; un mix di tradizione e originalità che risponde al gusto attuale, come ha dimostrato anche “Christmas Lifestyle”, la scenografia realizzata da SIA Italia e dedicata al natale interpretato secondo i diversi stili di vita, dal moderno giovanile al country, dal classico rivisitato al minimal chic, in una fantasmagoria di forme e colori sempre di ottimo gusto. Qualità al passo coi tempi, dunque, e il Florence Mart può guardare con serenità al prossimo appuntamento, dal 15 al 17 marzo 2003, quando la manifestazione si svolgerà in

Dall’alto: immagini degli stand “Sia Italia”, “Tessitura Pardi” e “Diana Communication”.

contemporanea con Pitti Casa nella unica sede della Fortezza da Basso. La sempre più stretta collaborazione con Pitti Immagine apre sicuramente ottime prospettive, vista la naturale vicinanza dei settori commerciali e vista l’attuale tendenza, ormai accentuata anche nella vendita al dettaglio, ad offrire una proposta coordinata per l’ambiente domestico, dall’arredo ai tessuti, dalla tavola alla biancheria per la casa.

E in marzo il Florence Mart riproporrà Home Collection, che si colloca appunto in quest’ottica, sezione speciale all’interno della quale aziende prestigiose presenteranno un’ampia panoramica della miglior produzione contemporanea del complemento d’arredo. Al Florence Mart sono già al lavoro per garantire ad espositori e compratori un 49° Gift brillante e variegato, dal 15 al 17 marzo 2003.

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FIERE E SALONI di Felice Bonalumi

57° MIA

L’artigianato di Kioto e delle montagne di Lombardia insieme al rinnovato ed elegante allesimento protagonisti alla Mostra dell’Arredamento di Monza che conferma il suo ruolo di punta nel settore fieristco per le piccole e le medie imprese artigiane

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on il patrocinio e il contributo della Regione Lombardia (Assessorato Artigianato, Nuova Economia, Innovazione e Ricerca Tecnologica) e di Unioncamere Lombardia, i settori dedicati all’artigianato hanno calamitato l’attenzione di un pubblico attento e preparato, confermando la positiva decisione, operata da MIA, di mettere a confronto aree di Paesi diversi a forte vocazione artigiana. Artigianato di Kyoto Sono stati presentati i maestri artigiani della Prefettura di Kyoto, per la prima volta in Italia, con pezzi unici, recentemente rinnovati in termini di restyling, che rispondono totalmente ai nuovi spazi conquistati dal prodotto artigiano. Kyoto e la sua Prefettura sono considerati, da tutti i giapponesi, il “cuore antico” del Paese del Sol Levante e i prodotti artigiani della zona vantano un marchio: “KYO”, segno di distinzione e di prestigio. La mostra, patrocinata dalla prefettura di Kyoto e dal Consolato Giapponese di Milano, è parte di un progetto che si completerà nel 2003 con due importanti eventi: a) la presenza di una selezione di opere di maestri artigiani lombardi a Kyoto, in giugno; b) La rassegna di progetti per una casa del futuro: “Lombardia Design &Kyoto Design”, che si terrà in una prestigiosa sede milanese, ad aprile, in occasione del Salone del Mobile. Artigianato&Montagna Le montagne di Lombardia, molto conosciute grazie ad un turismo moderno ed efficiente, sono anche “cultura”, innanzitutto artigianato. Nell’Anno Internazionale della Montagna è proprio questo

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Dall’alto: due scorci della mostra “Artigianato&Montagna”; veduta della mostra “Kyoto”.

l’aspetto che si è voluto porre in primo piano perché l’artigianato delle valli montane è sempre stato attivo e presente, ma senza dubbio deve essere meglio conosciuto e trovare nuovi sbocchi di mercato. MIA ha dedicato uno spazio, primo atto di un’importante opera di nuova comunicazione, allo scopo di sottolinearne ricchezza dei materiali, modernità di produzione, storia. Tantissime sono le valli in cui i vari tipi di materiali hanno incontrato i migliori artefici e, considerata l’impossibilità di realizzare una mostra esaustiva, si è optato per una selezione dei pezzi più significativi. Il visitatore ha così potuto rendersi conto della grande ricchezza

di questo artigianato e della sua capacità di proporsi al mercato in modo innovativo. A completamento della rassegna sono stati inseriti alcuni costumi seicenteschi valtellinesi e della val Chiavenna, realizzati dai sarti dell’Unione Artigiani di Sondrio. L’importanza dell’artigianato di montagna trova infine conferma nel progetto di realizzare un CD-rom, che presenterà l’intero artigianato delle valli, sempre con il patrocinio e il contributo della Regione Lombardia (assessore all’Artigianato, Nuova Economia, Ricerca e Innovazione Tecnologica Giorgio Pozzi) e Unioncamere (Presidente Vico Valassi).



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Le tecniche dei maestri La Pietra Piasentina di Paolo Coretti

La denominazione comune Il suo nome commerciale é “pietra piasentina”. E in un luogo come il Friuli, in cui i toponomasti più illustri si arrabattano da qualche secolo per trovare una ragione capace di motivare in maniera scientifica l’etimologia della parola Udine -parola il cui significato risulta essere ancora confuso nel mistero delle lingue del passato-, anche gli argomenti che portano a denominare così la pietra piasentina affondano in quella, spesso disperata, mancanza di certezze che accomuna i destini della ricerca sulle origini di alcune parole friulane. Tra le tesi che sembrano risultare maggiormente credibili, comunque, la più accreditata rimane quella che sostiene che il termine piasentina altro non sia che una venetizzazione di piacentina e che, nel periodo in cui la Repubblica Veneta era egemone su tutto il territorio friulano, tale aggettivo sia stato attribuito alla nostra pietra in quanto essa, ad un occhio poco esercitato, poteva apparire simile ad un’altra pietra che, a quel tempo, veniva estratta sui rilievi prossimi alla città di Piacenza. Nel contempo, però, é curioso pensare che, come ci riferisce Gianfranco Ellero nel 1986

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su “Il paese della pietra”, il famoso prof. Mario Pieri autore della “Marmologia-Dizionario di marmi e graniti italiani ed esteri”, nel 1966 affermi che il medesimo nome, viste le qualità morfologiche del materiale, sia da ricondurre al formaggio grana del Piacentino, ed é perfino disarmante sentire che molti illustri conoscitori della pietra piasentina ritengano che essa si chiami così perché piase, termine questo che, noncurante della lingua friulana, risulta di fin troppo facile comprensione e si riferisce alla parlata veneta o veneto-udinese ampiamente diffusa nel Friuli centromeridionale. La classificazione petrografica Presente in tre varietà fondamentali (a grana grossa, grana media e grana fina), dal punto di vista petrografico la pietra piasentina può essere compresa tra le rocce classiche di tipo carbonatico, rocce che, nel caso delle varietà a grana grossa e media vengono classificate tra le calciruditi mentre, nel caso della varietà a grana fine, quest’ultima risulta compresa tra quelle definite calcareniti. Più nello specifico, come ampiamente illustrato da Giovanni Battista

Carulli e da Roberto Onofri nella pubblicazione intitolata “La pietra piasentina”, edita da Del Bianco di Udine nel 1968, per quanto riguarda la pietra piasentina a grana grossa, si tratta di una brecciola a debole policromia, di colore variabile dal grigionocciola al grigio-marrone intenso. Nella massa di fondo -quasi sempre di colore grigio- sono compresi frammenti calcarei arrotondati con dimensioni variabili da qualche millimetro ad oltre il centimetro e, dato che le dimensioni medie dei frammenti si aggirano sugli otto millimetri, la roccia può essere definita come una calcirudite. Per quanto riguarda, invece, la pietra piasentina a grana media, si tratta di una brecciola molto compatta, che si presenta con un colore di fondo grigio scuro e risulta costituita da frammenti calcarei che, a volte, presentano spigoli leggermente arrotondati ed a volte, invece, spigoli vivi. Anche in questo caso, risultando le dimensioni dei granuli comprese tra un millimetro e circa otto millimetri, la varietà di roccia in questione rientra tra le calciruditi. Da ultimo, infine, la pietra piasentina a grana fine si presenta come una roccia molto compatta, con tinta di base


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Nella pagina a fronte, da sinistra: sbancamento del fronte di cava; suddivisione di un blocco; deposito di blocchi grezzi. In questa pagina, dall’alto e da sinistra: due immagini del taglio di lastre su banco a rulliera; taglio di un blocco con disco diamantato; lucidatura meccanica.

color grigio-nocciola piuttosto scuro e uniforme. Essa é fittamente punteggiata da minuti frammenti che mostrano gradazioni di colore variabili dal nocciola chiaro al bruno scuro, fino al nero, e da qualche resto fossillifero di piccolissime dimensioni. I frammenti, anche essi prevalentemente di natura calcarea, hanno un diametro medio di circa un millimetro e sono distribuiti con grande omogeneità. In base all’aspetto granulometrico ed alla composizione mineralogica, detta varietà di roccia può essere compresa nell’ambito delle calcareniti. Le proprietà fisico meccaniche Per tutte le varietà granulometriche, il peso risulta pari a 2.690 kg/mc. e questo fatto, se riferito alla classificazione delle rocce messa a punto da Salmoiraghi, colloca la pietra piasentina tra le rocce pesanti e la rende simile, per peso al metrocubo, ad alcuni calcari compatti ma anche alle trachiti ed ai graniti in genere. Ad un coefficiente di assorbimento dell’ac-qua, poi, pari allo 0,21% della massa calcolata, coefficiente che consente di far rientrare la pietra piasentina nella categoria delle rocce compatte e che consente anche di prevedere per essa la possibilità di utilizzo in presenza d’acqua battente e di gelo, essa mostra una resistenza alla compressione che, pur variando tra 1.200 kg./cmq., per la pietra piasentina a grana grossa, a 2.200 kg./cmq., per quella a grana fine, se avvicina la prima varietà alle caratteristiche di un buon marmo, associa le caratteristiche della seconda a quelle ottime del porfido del Trentino. Alla buona resistenza alla flessione, infine, resistenza che, anche in questo caso, varia in funzione della diversa grana del materiale e dichiara valori compresi tra 135 a 181 kg./ cmq., affianca una resistenza all’usura pari a 0,58%, percentuale questa che, riferita per consuetudine al valore assoluto del granito di San Fedelino, rende possibile classificare la pietra piasentina tra i materiali più resistenti all’abrasione.

Il luogo e le cave Sono i rilievi e le vallate modellate dai due rami del torrente Chiarò (forse dalla radice preromana kar che significa luogo roccioso o sassoso), il ramo del Chiarò di Torreano e quello di Prestento. In un paesaggio verdissimo, fatto di boschi e di campi coltivati a granoturco ed a vigneti, punteggiato, a volte, da piccoli villaggi, al tempo stesso aspri e ridenti. Nel territorio amministrato dai Co-muni di Torreano (la pietra piasentina viene anche detta pietra di Torreano), di Faedis, di San Leonardo e di San Pietro al Natisone, tutti Co-muni in Provincia di Udine e tutti luoghi situati nelle vicinanze della affascinante città di Cividale (l’antica Forum Julii), città che, come Aqui-leia, ha sostenuto per secoli il ruolo di capitale dell’antico Friuli. Le cave, nascoste il più delle volte alla vista dei passanti dalla naturale vegetazione dei luoghi, sono costituite da banchi di rocce affioranti. Si tratta di cave a cielo aperto e il materiale, spesso incoerente nelle parti superficiali, nell’immediato sottosuolo

mostra omogeneità per giacimenti di potenza variabile da 20 a 200 mt. Un tempo, le rocce, ripulite dalle parti terrose, in maniera analoga a quello che succedeva nelle cave di ogni luogo, venivano ridotte nelle dimensioni con l’aiuto di cunei di legno che, infilati nelle fessure delle rocce e bagnati periodicamente, consentivano il distacco controllato delle singole parti e agevolavano così la movimentazione ed il lievo degli elementi. Solo in tempi recenti -ma anche solo per rimuovere con maggior facilità il materiale di superficie che, di solito, non presentava alcun interesse di carattere commerciale- si procedeva al minamento dell’area destinata alla cava mediante l’utilizzo di micce e polvere nera collocata al’interno di alcuni anfratti naturali o creati per l’occasione. Attualmente l’attività estrattiva, pur conservando inalterata molta parte dell’antica fatica, viene condotta con l’utilizzo di cunei e martinetti oleodinamici, raramente con filo elicoidale veloce e diamantato (quest’ultima lavorazione si presta con migliori risultati nelle

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In alto: attrezzi da lavoro con denominazioni in lingua friulana.

cave in cui i blocchi sono di grandi dimensioni e costituiscono fronti di altezza rilevante) e, soprattutto, a mezzo di au-topale di media e grande potenza, mezzi questi che sono utili anche alla ripulitura delle rocce, al distacco ed alla movimentazione degli elementi che possono essere trasportati nella dimensione originaria e, soprattutto, alla sistemazione provvisoria, prima, e definitiva, poi, dei detriti delle lavorazioni di escavazione. Sistemi di lavorazione Le rocce, sbozzate in maniera sommaria nel luogo dell’escavazione e, successivamente, trasportate nelle botteghe o nei laboratori della zona per essere regolarizzate nella forma, in maniera funzionale all’utilizzazione individuata, vengono trasformate in lastre di vario spessore o in masselli. Le lavorazioni di sbozzatura -lavorazioni che un tempo venivano effettuate necessariamente con mazze e grandi scalpelli a punta mozza- oggi possono essere realizzate con scalpelli a percussione alimentati ad aria compressa mentre l’attività di segagione, che fino a pochi decenni or- sono poteva essere realizzata solo mediante l’utilizzo di fili elicoidali ad azione continua e che vedeva l’uso dell’acqua e della sabbia come materiale abrasivo, viene affidata a telai del tipo multilama o a telai dotati di lame o dischi diamantati capaci di operare in maniera contemporanea su tutto il blocco proveniente dalla cava e, ottimizzando la segagione, capaci anche di ricavare da esso un numero di lastre o di masselli congeniale alle dimensioni del blocco e alla riduzione degli sprechi. Le superfici delle lastre e dei masselli così ricavati,

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Sotto, da sinistra: lucidatura a mano mediante mola abrasiva; fiammatura con cannello ossioacetilenico; bocciardatura con percussione a banco.

dopo le necessarie operazioni di taglio e di rifilatura, possono essere conservate allo stato originario (finitura a piano di sega), oppure possono essere sottoposte alle lavorazioni di levigatura, lucidatura, fiammatura, bocciardatura e lavorazione a punta di scalpello. Nello specifico, la levigatura, mediante l’utilizzo di mole abrasive a grana progressivamente decrescente, rende la superficie della pietra liscia ma opaca (la pietra piasentina, in questo caso, si presenta di un colore grigio chiaro che la avvicina, sotto il profilo cromatico, alla, forse più conosciuta, pietra serena); la lucidatura, invece, ottenuta an-ch’essa con mole abrasive, rende la superficie così lucida da risultare specchiante ed esalta l’impasto colorato del materiale mettendo in evidenza tutte le sfumature che vanno dal grigio-nocciola al grigio-marrone e le intrusioni calca-

ree o fossillifere di varia natura; infine la fiammatura che, riservata alla pietra piasentina ed alle pietre ignee di tipo granitoide, si ottiene scaldando la superficie del materiale con un cannello ossiacetilenico lanciato “a dardo” con inclinazione di 45° che, provocando la vetrificazione dei silicati di superficie, conferisce alla pietra un aspetto ruvido molto vivo e resistente. La bocciardatura, invece, lavorazione che può essere eseguita a mano o a macchina applicando alla mazzetta o all’utensile meccanico un elemento di acciaio dotato di una sequenza di prismi appuntiti disposti in maniera reticolare, rende la superficie variamente punteggiata e, in relazione al tipo di disegno che ne deriva, la bocciardatura viene classificata di tipo medio o di tipo fine, tipo quest’ultimo, che viene comunemente denominato San Marco a ricordo delle tante lavorazioni che, a Venezia, venivano eseguite sulla pietra bianca d’Istria. La finitura a punta di scalpello, infine, viene ottenuta solo manualmente agendo sulla superficie della pietra con lo scalpello di acciaio (di varia dimensione e forma) e con la mazzetta di peso adeguato al tipo di lavorazione e, in relazione all’effetto ottenuto, prende il nome di spuntatura (tipo grosso, medio o fine), se la superficie risulta essere molto aspra e lascia intravedere quanto hanno


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Dall’alto e da sinistra: fontana realizzata dal maestro Cipriano, disegno dell’architetto Giovanni Carrara di Bergamo, 1542; bassorilievo in corso di lavorazione, Centro di Formazione Porfessionale E.F.A.; decori in bassorilievo realizzati da Consorzio Produttori Pietra Piasentina.

agito i colpi di scalpello nella profondità del materiale, di gradinatura (anch’essa di tipo medio o fine), se la superficie presenta una rigatura più o meno accentuata, e di scalpellatura (di tipo medio o fine, alla cristiana) qualora la superficie evochi una sorta di satinatura e presenti una rigatura sottile, di scarso approfondimento e di andamento incrociato. L’utilizzo storico e quello odierno E’ certamente la pietra del Friuli costruito, la pietra delle strade e delle piazze, dei numerosi porticati e delle frequenti fontane. Conosciuta e utilizzata come pietra da costruzione già nel periodo romano, si diffonde e trova la sua applicazione anche come pietra ornamentale nel periodo medioevale, in quel periodo in cui il sentimento nazionale e l’autarchia economica si sono combinati con le straordinarie capacità dei lapicidi che, provenienti dalla Lombardia e dalle regioni del nord Europa, hanno trovato nel Friuli dei Patriarchi le opportunità per esprimersi e per costruire le architetture e le cose che sono diventate il simbolo del Friuli di sempre. La stagione felice della pietra piasentina prosegue anche dopo la caduta del Patriarcato, durante la Repubblica di Venezia, prosegue perché sostenuta da quella aristocrazia veneta dell’entroterra che -pur con la parsimonia che il luogo richiedeva- tentava di dar fondo alle proprie risorse per autocelebrare la nuova organizzazione del territorio e, soprattutto, per applicare in ogni luogo della Repubblica un linguaggio architettonico ed artistico uniforme, venetizzante e di maniera. Dal 1700, invece, e fino agli anni del secondo dopoguerra, la pietra piasentina perde il significato che aveva conquistato nel Medioevo e durante il Rinascimento di marca veneta e ritorna ad essere considerata solo ottima pietra da lavoro, adatta a realizzare cordonate per marciapiedi e soprattutto a lastricare strade e piazze. Modesti sono anche gli utilizzi nella cultura domestica: piccoli lavatoi da cucina, abbeveratoi nei cortili e

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Dall’alto, particolari delle facciate di due palazzi di Udine: Palazzo Antonini Cernazai, 1608; Palazzo Montegnacco Beghinz, 1730.

troguoli, mortai per pestare il sale o le granaglie, rari contenitori per il grasso. In tempi recenti, infine, a seguito della costituzione del Consorzio dei Produttori della Pietra Piasentina, consorzio impegnato ormai dalla metà degli anni sessanta nella riorganizzazione delle risorse e nella valorizzazione del materiale e delle sue applicazioni, ma anche grazie ad alcune manifestazioni di carattere artistico e culturale quali il Simposio Internazionale di Scultura che si tiene annualmente a Reana del Rojale, le giornate di scultura organizzate da Giuditta Jaconcig a Cividale del Friuli e grazie all’attività di promozione dell’Ente per lo Sviluppo dell’Artigianato nel Friuli Venezia Giulia (vedi anche Artigianato 38 del mese di settembre 2000), l’utilizzo della pietra piasentina ha riacquistato nuovo vigore e ciò ha determinato una maggiore qualità nelle applicazioni di carattere edilizio ma anche e, soprattutto, una nuova presenza della pietra piasentina nel mondo dell’arte e del design. La formazione di un piccolo laboratorio artigiano Escludendo dal panorama produttivo la formazione dei semilavorati o delle componenti ripetitive o semiseriali destinate al mondo dell’edilizia, prodotti questi riservati per opportunità economica e funzionale alle industrie del settore dell’escavazione e della lavorazione della pietra, l’ambito entro il quale la bottega artigiana può trovare una giustificata collocazione é quello riservato alla produzione di oggetti d’uso di dimensioni contenute e di oggetti d’arte in genere. Il laboratorio minimo richiede un locale di almeno 50 mq. e necessita di un’area scoperta, facilmente accessibile e configurata in maniera tale da agevolare le operazioni di carico e scarico del materiale, il suo razionale deposito e le indispensabili movimentazioni. L’attrezzatura richiesta per dar corso all’attività é costituita da una sega a banco funzionante con disco diamantato ed acqua, una levigatrice a

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Dall’alto e da sinistra: due immagini di oggetti realizzati da T.A.M. di Leo Sabbadini di Torreano; bocciardatura a mano; veduta di un laboratorio del Centro Formazione Professionale E.F.A. di Cividale del Friuli.

banco completa di mole abrasive collocate su disco attivo sul piano orizzontale, uno o più martelli percussori completi di scalpelli per le sbozzature dei blocchi e per le sagomature grezze, una sega mobile completa di accessori intercambiabili in grado di consentire piccoli tagli, fresature, levigature e lucidature delle superfici, vari scalpelli in acciaio temperato, alcuni martelli e mazzette tra loro diversi per peso e per possibilità di applicare sul battente utensili speciali quali piastre per bocciardatura o altro. Il locale dovrà essere collegato alla rete idrica (l’acqua é indispensabile per tagliare/levigare gli elementi) ed alla rete dell’energia elettrica (deve essere previsto un contratto che consenta un assorbimento minimo di 10KW) e, data la rumorosità di certe lavorazioni, dovrà essere collocato nelle zone consentite dagli strumenti urbanistici vigenti per tali attività. Il reperimento del materiale grezzo di piccole o medie dimensioni risulta agevolato sotto il profilo economico e normativo, se ricercato tra gli scarti della produzione industriale. Le scuole A Cividale del Friuli, con l’intento di qualificare culturalmente coloro che operano nel settore e rinnovare la naturale continuità, che ci si augura sopravviva tra il mestiere tradizionale e le nuove tecnologie, da molti anni, presso il Centro Formazione Professionale E.F.A., si tengono corsi biennali per scalpellino o marmista. Si tratta di un’iniziativa che, pur confrontandosi quotidianamente con le difficoltà che investono l’attuale mondo dell’artigianato e con la crisi profonda che attraversano le scuole professionali di ogni settore, affronta seriamente il tema della cultura del fare, svolge un ruolo fondamentale per la crescita culturale del comparto produttivo della pietra piasentina ed è capace di offrire ogni anno grandi opportunità di lavoro ai numerosi giovani che frequentano detti corsi.

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autori STEFANO DOVIGO

Nato nel 1967 a Vicenza, dove vive e lavora, ha completato la maturità artistica con diverse esperienze lavorative nel campo dell’arredamento e design del mobile. Creatore di sculture lignee esposte presso la parrocchia della SS.Trinità di Padova, si dedica, attualmente, ad un progetto riguardante l’arte sacra, in particolare alla realizzazione e commercializzazione, insieme a Roberto Bertelli, di crocefissi realizzati in legno naturale supportati da un appoggio in plexiglas. Questi crocefissi accomunano le caratteristiche più tipiche del prodot-to seriale e le prerogative di un'ulti-mazione artigianale, differenziando in tal modo ogni singolo pezzo come esclusivo e unico. Proprio la rifinitura artigianale e la naturalità del materiale sono indice di assoluta originalità del prodotto che si differenzia da una creazione fatta in serie. Il particolare studio di questo piccolo gioiello (dimensioni mm. 180xh280), realizzato in legno multistrato impiallacciato noce con una base in plexiglas, ne permette una duplice utilizzazione, sia come oggetto da parete che da appoggio. Le parti sono scolpite ad intaglio con finiture a mano ed il modello “D100 Classic” ha diverse possibilità di varianti in produzione, con vari piallacci precomposti multicolor ed inserti (in alternativa alle parti scolpite) in rame 8/10 smaltato a fuoco (950 C°) nelle seguenti versioni: giallo oro, rosso rubino e blu cobalto. I materiali utilizzati hanno consentito a Dovigo di Crocefisso di Stefano Dovigo.

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coordinare il tutto per ottenere una perfetta fusione “forma e colore”. Per informazioni sul prodotto consultare il sito internet www.dovigo-2000.com op-pure contattare la ditta Cogyto s.a.s., tel/fax 0444.860416. Adriano Gatti

LAMBERTO CORREGGIARI

Vaso di Lamberto Correggiari.

La Bottega dei Vasai ha presentato, in occasione del Salone del Mobile, una collezione di vasi in ceramica Poesie di Creta disegnati da Lamberto Correggiari. Il vaso come archetipo, creato come presenza in assenza di fiori è, nella ricerca di Correggiari, una forma che suggerisce l’essenza vitale della crescita: forme organiche, doppie, chiuse, con aperture per accogliere e accostare fiori unici e rari. Una ricerca formale nel mondo ceramico, realizzata da una delle realtà ceramiche più interessanti del territorio milanese: “La Bottega dei Vasai”, fondata nel ’79 da Emanuele Napoli, è ormai una realtà ben radicata e conosciuta nel panorama milanese della produzione artistica di terrecotte, ceramiche, maioliche. Molti dei maggiori architetti e designer italiani, da Guerriero a La Pietra, da Rasulo a Veneziano, Santachiara, Scacchetti, Calabroni, Babled, hanno collaborato con la Bottega dei Vasai, progettando oggetti unici o seriali che hanno visto un uso estremamente raffi-

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nato della ceramica, trattata con forme originali e rifiniture inedite. In visione, nell’occasione, anche i grandi vasi di Emanuele Napoli: disegni diversi, dimensioni diverse ma tutte pura forma, essenziali nel loro classico aspetto. Simona Cesana Vasi di Emanuele Napoli.

Regina Gambatesa

“My south”, la mia anima, è il titolo della nuova collezione di gioielli di Regina Gambatesa nei quali appare il

Collana in frangia di corallo bianco, turchese, labradorite e oro di Regina Gambatesa.


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forte desiderio di interpretare il senso di appartenenza a una cultura, una terra. Il progetto si affida all’istinto e ogni gioiello è un’opera che scaturisce quasi “naturalmente” grazie a ciò che la natura offre. Ecco quindi esprimersi la forza delle pietre: apatite, granato, turchese; la luminescenza delle perle; il fascino del corallo; la preziosità dell’oro; la delicatezza del cotone. Elementi, materiali, che rimandano al sud, con la sua passione e nostalgia, che per Regina è sempre ottima fonte di ispirazione. (S.C.)

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EBANISTERIA FRANZONE

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nandosi alla cultura del progetto coinvolgendo giovani designer locali, conserva la ricchezza della tradizione e delle tipicità locali “rinnovandosi” con un linguaggio più attuale.

Gaetano Franzone, profondo conoscitore di legni e abile ebanista, dal 1972 opera a Gela (CL) nel settore dell’arredamento e dei complementi d’arredo, realizzando oggetti in legno assemblato e tornito artigianalmente. L’attività si sviluppa, dal 1983, introducendo la produzione di piccoli oggetti per la casa, momento che coin-

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Vaso in legni di essenze diverse di G. Franzone.

Lampada di Valeria Vivani, materiali di riciclo.

cide con l’ingresso nell’attività del figlio Filippo. La produzione rimane fedelmente ancorata alle tecniche manuali, operando con maestria e passione su un materiale pieno di risorse come il legno. Gaetano e Filippo Franzone, dall’inizio degli anni Novanta fanno un passo in più, coinvolgendo nel loro lavoro il giovane designer Enzo Castellana. Gli oggetti progettati dal designer e realizzati dagli abili maestri artigiani, sono sempre oggetti caratterizzati dall’essenzialità delle forme e dal fatto che la particolare tecnica costruttiva (l’assemblaggio di legni di essenze diverse e la successiva tornitura) si legga come intenzione estetica dell’oggetto, esaltando così le caratteristiche del legno nelle sue varie essenze e colori. Un ottimo esempio, quello dell’ebanisteria Franzone, di conservazione e crescita dell’artigianato artistico di qualità che, trasmettendo saperi e tecniche di padre in figlio e avvici-

Il lavoro di Valeria Vivani, artista che vive e opera a Bologna, è fortemente caratterizzato dall’utilizzo di materiali poveri e quindi dal “riciclo” come esperienza artistica, rafforzata duran-te il periodo di attività dell’Associazione Culturale Superdrim (di cui è stata socia fondatrice), gruppo di sette artiste che si ispirano ai temi del riciclo e della salvaguardia dell’ambiente, trasformando in arte l’oggetto dimesso e destinato alla discarica. Con vetro di bottiglia, filo di ferro, sassi levigati dal mare, cortecce d’albero, garza di cotone, tela juta, rete metallica, cemento, Valeria Vivani crea oggetti di forte valore simbolico ed esoterico che sono lo specchio del suo stato d’animo, del suo essere interiore. Oggetti artistici con i quali Valeria esorcizza paure e dubbi o esalta gioie e passioni, in un racconto più che mai variegato dello sterminato universo femminile.

Valeria Vivani riciclo e simbolismo

ENRICA GIOVINE

Nata a Grado (GO) nel ’66, si diploma presso il liceo artistico e successivamente all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Esordisce nel mondo del-la pittura bidimensionale e, dopo un lungo percorso caratterizzato dalla continua ricerca e sperimentazione di nuove tecniche pittoriche, approda ad un’esperienza che si esprime attraverso forme tridimensionali. A seguito di un paziente e cosciente studio di forme, trasparenze ed opacità, di materiali come: vetro; polvere di cristallo, oro e argento; pietre dure quali ametista, quarzo, agata, pirite, lapislaz-zuli e altre, nascono “nuove creature”: una serie di vasi in vetro chiamati “meteore”, oggetti unici e preziosi realizzati a mano con una tecnica da lei inventata. La sua ricerca si è orientata anche verso la trasformazione e reinvenzione di alcuni mobili in disuso, che, una volta decorati, si rivestono con un “nuovo abito”, appropriandosi così di una nuova anima, dando il via a (A.G.) una nuova vita. “Meteore”, vasi in vetro realizzati a mano, con tecnica particolare, da Enrica Giovine.

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AZIENDE EXPOCOM

Alla Expocom, azienda artigianale di Comiso (RG) che da diversi anni opera nel campo dello stampaggio con sistemi innovativi e brevettati, è stata assegnata la Medaglia d’Argento alla Xa Biennale Internazionale del Merletto di Sansepolcro, con la seguente motivazione: Riconoscimento Interna-zionale per l’operosità e la collaborazione nel campo dei merletti in Europa. La X edizione, organizzata da Centro culturale Sansepolcro, è stata dedicata a Leonardo da Vinci nel 550° anniversario della nascita: madrina la senatrice Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la medicina. Alla manifestazione, trasmessa dal TG2 in Costume e Società, erano presenti diverse testate giornalistiche italiane ed estere. “Abbiamo presentato la fedelissima riproduzione di merletti in pietra ricomposta e gomma -ha sottolineato il titolare Biagio Licata, aggiungendo- con i nostri sistemi riusciamo a riprodurre qualsiasi tipo di merletto, ricamo, broccato, ecc..., senza danneggiare l’originale”. Federico Gatti

Riproduzione in pietra ricomposta da ricamo per tovaglia d’altare della ditta Expocom.

ASSOCIAZIONI ARTE E SOLIDARIETA’ IN CAMPANIA

Il 28/9, alla presenza delle massime autorità cittadine napoletane e della Regione Campania e con la concelebrazione eucaristica del Cardinale Michele Giordano, si è inaugurata, alla Discesa dei Pastori 1 a Napoli, la “Casa del Sorriso”, un centro di assistenza per i familiari dei malati oncologici e dei malati stessi in day hospital, provenienti dalla Campania ed in gravi diffi-

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coltà economiche. L’iniziativa è da considerarsi fiore all’occhiello dell’Associazione Onlus “Edoardo Vitali - Insieme per accogliere”, fondata da Paola Gianì, con alcuni amici e i sanitari della Fondazione Pascale di Napoli, tra i quali Dario Gianì, infaticabile animatore che ha tenuto la prolusione d’apertura. A questi signori che hanno dovuto affrontare, per anni, difficoltà d’ogni genere, va il plauso incondizionato della società civile partenopea. Un gruppo di dodici importanti pittori napoletani, da sempre inseriti nel sociale, aderendo all’invito di Pasquale Mancini, responsabile di “Campania Arte”, ha realizzato un grande pannello (1,50x 2,50 mt.), collocato nella struttura, con dodici “interpretazioni” sui temi di accoglienza e solidarietà. Autori i maestri: Giovanni Boccia, Vincenzo Cacace, Giuseppe Di Franco, Enrico Fiore, Raffaele Formisano, Antonio Giannino, Lucia Iovino, G. Antonello Leone, Immacolata Maddaloni, Enrico Moleti, Ignazio Sabiuccio, Alfredo Sansone. Sono gli stessi artisti che, con altri cento colleghi, parteciperanno, donando una loro opera, all’edizione 2002 di “Natale con loro”, dal 9 al 28 /12/02. La lotteria per la raccolta di fondi a favore della mensa dei poveri del famoso francescano Padre Camillo, sarà organizzata, come sempre, da “Campania Arte” con la collaborazione di: “Terramia” di Paola Capriotti, per il settore della ceramica; Andrea Celano, Luigia Criscio, Nunzio Figliolini, Antonio Fiocco, Mario Guarini, Antonio Ianuario, Guido e Pier Paolo Infante, Renato Milo, Adriana Montariello, Massimo Santoro, Elvio Sagnella per la scultura; Ugo Poli per la pittura, con Emanuele Antonucci, Enzo Aulitto, Salvatore Avitabile, Attilio Canale, Marcella Ceravolo, Aniello Ciccone, Maria Pia Daidone, Libero Galdo, Luigi Gentile, Ciro Giardiello, Maria Pia Lamba, Adele Monaco, Giacomo Montanaro, Costanzo Narciso, Anna Maria Pinto, Anna Ruggiero, Rino Volpe, Rino Ferrazzo; Luciano Basagni, Gianni de Stefano, Umberto Mancini, Giulio Martino, Franco Rotella per la fotografia; Michele Scala per le pietre dure; Anna Maria d’Auria Vincenzo Luciano, Franco Marino, Luigi Suarato per l’arte presepiale napoletana; Maria Tobia, la decana delle ceramiste italiane. In terra di Campania, ricca di talenti, il binomio arte e solidarietà ha ancora un senso preciso.

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Affreschi Volanti

L’A.R.I.A. (Associazione Realizzatori Italiani d’Aerostati), prima e unica in Europa nel suo genere, raggruppa costruttori ed appassionati di aerostati con lo scopo primario di rilanciare un’attività ricca di storia, arte e tecnica che affonda le proprie radici nel lontano passato (i primi “globi” vola-rono in Italia il 15/11/1783). L’intento è quello di promuovere il recupero storico-culturale di queste tradizioni attraverso diffusione e sviluppo di arte e tecnica aerostatica. La mongolfiera si rivela anche un ottimo mezzo di comunicazione artistica, infatti A.R.I.A., tra varie attività organizza ogni anno il Concorso d’arte e decorazione Aerostatica “Giuseppe Forlini”, al quale partecipano scolare-sche, artisti e appassionati dell’arte decorativa. Per le scuole e per i soci A.R.I.A., l’iscrizione al IX Concorso Affreschi Volanti (2003) ha una quota agevolata di Euro 16,00 a mongolfiera; per i privati di Euro 26,00; le spese di spedizione postale sono a carico del partecipante. Il concorso è suddiviso in 2 sezioni per fasce d’età: Sezione A (Junior) fino a 14 anni, Sezione B (Senior) oltre i 14 anni. Verranno riconosciuti premi in denaro ai primi 6 classificati (I°premio Euro 1.500,00); nelle riedizioni itineranti, le mongolfiere parteciperanno a nuovi premi messi in palio da altre organizzazioni. Il 12 /4 è l’ultimo termine per la riconsegna dei fusi decorati; la manifestazione espositiva e la premiazione delle opere “volanti” classificate avverrà sabato 31/5. Informazioni e immagini sul sito Internet www.ariaonline.it.; presso la sede via per Teramo 14, Civitella del Tronto (Te) tel. 0861.918292, fax 0861 91138, email: info@ariaonline.it (F.G.)

Via dei Savonarola

L’associazione culturale “Via dei Savonarola”, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune e con il Consiglio di quartiere Centro, organizza ogni quarto sabato del mese a Padova una manifestazione che si snoda lungo i portici di questa antica via in pieno centro storico. L’iniziativa si propone, soprattutto, di offrire una vetrina espositiva ai giovani per far conoscere le proprie opere, creando un’alternativa ai circuiti tradizionali. Botteghe e studi che vi si affacciano partecipano con la creazione di eventi quali mostre personali, presentazioni di libri, conversazioni sui temi dell’arte. Particolare risalto è dato al-le


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“Arti Applicate”, settore che fatica ancora a trovare il suo giusto risalto e che spazia dalla ceramica tradizionale, come i “cuchi”, a sperimentazioni con gli smalti, al raku, ai gioielli in grès e oro, da sete shibory a tele con trame di rame e ai più raffinati metodi di tessitura, da oggetti nati da materiali riciclati ai gioielli di gomma e carta o in filo di seta. Hanno esposto artisti quali Giuseppe Guzzo e Fabio Guerra (raku), Nico Toniolo (cuchi), Vania Sartori (gioielli in ceramica), Alessio Brugnoli (cornici e oggetti di materiali da riciclo), Erika Bonnini (mosaico). In

Dall’alto: Nico Toniolo, “La casa dei cuchi”, tecnica raku; Carla Onnis, “Cerchi”, mosaico in tessere lapidee e vitree, cm 40x40 (2002).

programma il 26/10 arazzi di Cristina Busnelli, il 23/11 mosaici di Carla Onnis, il 14/12 una collettiva di ceramisti il cui filo conduttore è la ricerca nella sperimen-tazione degli smalti. IsabellaTaddeo

CONVEGNI CERAMIC NETWORK

Si svolgerà al Parc d’Ester a Limoges Francia, dal 16 al 18/10/2002, il 3° incontro internazionale dell’innova-

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zione nella ceramica: manifestazione articolata in conferenze, incontri, esposizioni dedicate a applicazioni industriali e nuove tecnologie nel mondo ceramico. Incontri con scadenza triennale: nel ’96 e ’99 Ceramic Network ha riunito numerosi protago-nisti incontratisi per confrontare peculiarità e competenze scientifiche, industriali e creative. La nuova edizione è incentrata sulle evoluzioni di tecnologie e mercato, in particolare quello della ceramica ad uso tecnico. Ci sarà una sezione dedicata alla ceramica d’uso domestico e progetti di design. L’esposizione “Dettagli nell’architettura” ha lo scopo di presentare i progetti internazionali che si sono distinti particolarmente per l’uso significativo della ceramica nella architettura. Ceramic Network presenta anche il Centro Europeo della Ceramica, creato a Limousin, come strumento privilegiato al servizio degli operatori del settore. Occasio-ne importante per approfondire tematiche ed evoluzioni tecnologiche, applicazio(S.C.) ni, mercati futuri.

FIERE E SALONI Naturalmente in Rocca Il Comune di Scandiano (RE), in collaborazione con il Consorzio Legnolegno ha organizzato, a maggio/giugno, una mostra mercato dedicata al vivere naturale. La manifestazione si è tenuta all’interno e nei dintorni della Rocca dei Boiardo, con la presenza di un’area tematica dedicata alla promozione dell’Appennino Reggiano, nella ricorrenza dell’Anno Internazionale della Montagna. Si sono avvicendati spettacoli e intrattenimenti tematici, lezioni gratuite di massaggio, degustazioni di vini e prodotti gastronomici tipici e biologici, animazione per bambini. Hanno partecipato un centinaio di aziende che operano in settori legati al tema natura e ambiente, provenienti dal centro-nord Italia (da Roma a Como): fiori, piante, articoli per il giardinaggio; arredi per esterno, piscine; prodotti biologici, prodotti tipici, doc e dop; cosmesi naturale, medicina alternativa e naturale; energia solare ed alternativa, bio-edilizia, depurazione; mezzi di trasporto ecologici, tessuti ecologici e naturali; arredamento e complementi d’arredo ecologici; agriturismo, terme, parchi naturali, turismo ecologico ed enogastronomico; sport, tempo libero, vita

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all’aria aperta; artigianato artistico. (I.T.)

INIZIATIVE Diversis artibus

E’ un piacere trovare, nelle nostre piazze, mercatini e bancarelle dove poter osservare oggetti creati con maestria dagli artigiani, poterli ammirare e, a volte, comprare. Finalmente oggi, in un mondo proiettato verso l’alta tecnologia, l’artigianato d’arte italiano trova, in uno dei mezzi di comunicazione più avanzati, il web, una piazza (anche se virtuale) dove mostrarsi, farsi conoscere, ammirare e comprare. Www.diversisar-tibus.it è infatti un portale dedicato interamente agli antichi mestieri artigianali italiani, in particolare ai maestri fonditori (in vetrina campane fuse con il metodo che risale al 1453); alle tessitrici che mettono in vetrina tessuti preziosi in seta o lino naturale e ai maestri “Remér”, coloro che realizzavano i componenti delle gondole veneziane, che qui mettono in vetrina manufatti in legno noce. A questa sezione commerciale si affianca una sezione storica, testimone di come sia ancora viva la cultura e forza del fare; l’ultima sezione, denominata MCM, raccoglie redazionali periodici e approfondimenti. La piazza di Diversis artibus è aperta a tutti: a chi vuole curiosare, a chi vuole acquistare, anche a chi lavora con le mani e vorrebbe poter esporre i propri oggetti, il tutto con passione e amore per le cose belle e raffinate che hanno la capacità di farci “ricordare”. (S.C.)

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LIBRI SAN FRANCESCO AD AMALFI

Una delle più belle tradizioni artigianali campane è la carta di Amalfi. Amalfitani doc sono i fratelli De Luca che, trasferitisi a Salerno dagli anni ’60 pur essendo oggi grandi del settore (“La Carta è De Luca”, è il loro slogan) hanno mantenuto il legame col luogo natio, ossia il gusto per l’editoria di qualità. Dai loro torchi è uscita di recente “una chicca” dovuta ad Aurelio Fierro, indimenticato interprete di canzonette napoletane anni ’50-’60, (ricordate “’A pizza!”). L’inossidabile Fierro si è “sfiziato” a tradurre in napoletano il “Cantico delle Creature di San Francesco”, confezionando una pubblicazione che gode dell’intelligente prefazione di Aldo Trione. La musicalità delle parole del poeta Francesco limpido volgare umbro del XII sec.sono rivissute e trasferite molto bene in lingua napoletana d’inizio terzo millennio, da Aurelio Fierro. I torchi di Peppe De Luca, la carta d’Amalfi, costituiscono “il letto” in cui queste parole son cullate. Eduardo Alamaro

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Sacro e Profano. Dall’antichità ai giorni nostri”, raccoglie tredici agili saggi, preziosi per contenuto e apparato fotografico, che testimoniano ancora una volta la grande varietà di punti di vista attraverso cui il mondo affascinante del gioiello può essere indagato ed approfondito. Gli atti del convegno, tenutosi a febbraio al Museo degli Argenti a Palazzo Pitti, risultato concreto delle due giornate di studio con la collaborazione e sostegno di prestigiose istituzioni museali e pubbliche, hanno avuto come filo conduttore il connubio vitale e proficuo tra sacro e profano che da l’antichità ai giorni nostri ha caratterizzato ideazione, fruizione e uso del gioiello. Ricche di spunti e suggestioni le relazioni sul vasto e ancor poco conosciuto patrimonio orafo conservato nelle chiese e nei musei italiani: l’anello sacro del Duomo di Perugia; le tiare della Sacrestia Papale; i cammei del museo archeologico di Firenze; la raccolta di amuleti preziosi del Museo di Arti e Tradizioni Popolari di Roma; la targa devozionale del Museo Poldi Pezzoli di Milano.(S. C.)

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Una pagina de “’O Canto d’’e Criature e Dio!”.

Padova: DUE mostre di fotografia

GIOIELLI IN ITALIA Sacro e Profano

La collana “Gioielli d’Italia”, nata nel 1996 con il costante sostegno dell’Associazione Orafa Veneziana, in questo terzo volume, edito da Marsilio e curato da Lia Lenti e Dora Liscia Bemporad, dal titolo “Gioielli in Italia.

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Si sono tenute a Padova due mostre di fotografia d’autore: “Elio Ciol. L’incanto della visione” a Palazzo del Monte di Pietà e “Mario Giacomelli. Poesia come realtà” al Museo Civico, promosse da Assessorato alla Cultura e Centro Nazionale Fotografia. Elio Ciol, friulano classe 1929, attraverso le opere in mostra (130 fotografie in bianco e nero) ci ha regalato un viaggio, un cammino, attraverso “il paesaggio”. Il suo paesaggio non è mai stereotipata descrizione della natura, ma espressione del sentimento nato dal rapporto uomo-paesaggio. Paesaggio con al centro l’uomo, sia che si parli di campagna friulana, di una città sacra come Assisi o della natura selvaggia del Kenia: fisicità e spiritualità dei luoghi coniugate dallo stile di Ciol che, grazie al bianco e nero, interviene sul soggetto anche in fase di stampa interpretando, a volte trasfigurando la realtà, giocando con luci e ombre, con contrasti netti che richiamano atmosfere metafisiche. Il suo lavoro esprime contemplazione di un luogo ma è anche in grado di ricreare “l’esperienza” diretta,

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vissuta, del luogo stesso. Nella sezione “Gli alberi della vita”, a volte, sembra che gli alberi, presenza costanze nelle immagini di Elio Ciol, entrino nell’obiettivo quasi per caso, in modo semplice e spontaneo, proprio per il solo fatto di esistere, e proprio per questo manifestano tutta la forza, e diventano simbolo di vita. In “Architetture nella natura” Ciol descrive un altro paesaggio, quello costruito dall’uomo, ma cogliendo l’armonia tra le architetture -siano esse chiese, fortezze, edifici moderni o rovine- e la natura che le circonda. Le sue foto offrono una visione “equilibrata” del rapporto natura-uomo, mostrandoci come la natura accoglie in sé una città, come se tutto fosse stato pensato e progettato insieme: il lirismo di Elio Ciol. Se Elio Ciol ci fa attraversare luoghi, Mario Giacomelli (Senigallia, 1925 – 2000), attraverso le sue opere, ci racconta delle storie, o meglio poesie. Poesie che amava leggere e interpretare attraverso la sua arte. Così, nella famosa serie dei “Pretini” (ovvero “Io non ho mani che mi acca-rezzino il volto”, titolo preso da Da-vid Maria Turoldo) del ’63, un giro-tondo di giovani sacerdoti, in lunghe tuniche nere, trasmette leggerezza e spensieratezza d’un momento di svago di questi ragazzi nel seminario di Senigallia. La sequenza ricrea storie articolate che immergono lo spettatore nella vita religiosa seminariale fatta di solitudine e chiusura. Tra il ’71 e il ’73 il fotografo si confronta con Edgar Lee Masters che, con la “Antologia di Spoon River”, capolavoro della poesia americana, ha influenzato non pochi artisti. Giacomelli realizza la serie “Caroline Branson, da Spoon River”, che commenta così: “In Spoon River ho fotografato il ricordo; non è un riandare ai fatti, è la dimensione della memoria... Non puoi mentire alla fotografia. In Spoon River distruggo la realtà e fotografo il ricordo, deformo per rifare la realtà, quelle che io vedo e scatto sono copie della realtà". Eugenio Montale, Francesco Permu-nian, Giaco mo L eo p ar d i, V in cen zo Cardarelli, Emily Dickinson, Sergio Corazzini, Mario Luzi, sono i poeti su cui Giacomelli ha lavorato negli anni a seguire e su cui realizza diver-se serie di foto poetiche. Tra il ’98 e il 2000 realizza la serie “La mia vita intera” nella quale le immagini raccontano la poesia-testamento di Jor-ge Luis Borges e dove emergono le affinità poeta-fotografo: entrambi amano


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Dubuffet e i graffiti

“Sogni di prosperità”, fatografia di Elio Ciol presente alla mostra “L’incanto della visione”.

togliere, per sgombrare la vista da tutte le cose non necessarie che ostacolano il pensiero mentre si fa poesia. Giacomelli racconta: “Uso sempre la stessa fotocamera -una Kobell- che mi sono fatto preparare a Milano da famosi tecnici; ho fatto togliere tutte le cose inutili per farla divenire la più stupida possibile. Quando fotografo voglio pensare, e voglio che la macchina mostri ciò che penso io”. Il pensiero di Giacomelli è teso a rappresentare l’interiorità dei soggetti, la loro poesia, ed è perciò che l’elemento che si ritrova nella sua ricerca è isolato, grazie all’astrazione, per rappresentare la fisicità del pensiero e (S. C.) dello spirito umano

MICHELE DE LUCCHI DOPOTOLOMEO

La mostra “Dopotolomeo”, dal 7/6 al 13/10 presso la Chiesa di San Lorenzo ad Aosta, raccoglie tutti i progetti di Michele De Lucchi dal 1986, anno di nascita della lampada Tolomeo, ad oggi. Sono stati messi in mostra sia progetti di architettura (centrali elettriche Enel, edifici delle Poste Italiane, architetture in Giappone..) che di design (lampade Artemide, lampade ed oggetti di Produzione Privata..). “Dopotolomeo” perchè il progetto di Tolomeo è stato una sorta di chiave di volta nell’attività professionale di De Lucchi, e tutto ciò che è nato dopo lo si deve anche a Tolomeo. Il catalogo è edito da Skira. (S.C.)

PASSIONI D’ARTE da Picasso a Warhol

Al Museo d’arte Moderna di Lugano fino all’8/12 i capolavori del collezionismo in Ticino. Una vasta gamma di tendenze espresse da artisti dalla seconda metà dell’800, in concomitanza con la nascita dell’impressionismo, fino ai giorni nostri. Si tratta di opere appartenenti a collezioni private che, nonostante il notevole valore, sono in gran parte sconosciute dal pubblico. Fra gli autori presenti si annoverano nomi come Pissarro, Degas, Picasso, Braque, Utrillo, Mirò, Kandisky oltre a un importante nucleo di De Chiri-co. Il catalogo è edito da Skira.

Jean Dubuffet è protagonista dell’iniziativa espositiva di Brescia Mostre, a cura di Renato Barilli, organizzata in collaborazione con la Fondation Jean Dubuffet, a Palazzo Martinengo, fino al 6/10/2002. L’esposizione poneva l’attenzione sulla produzione degli ultimi anni dell’artista: 1975/85. La ricerca artistica di Dubuffet procede per cicli, come con le serie “Non-lieux” e “Mires”, dove si apprezza la pennellata fresca, dal tratto fluido, che richiama i graffiti spontanei primitivi. Partendo da questo riferimento l’artista aggiunge poi tratto grafico ed esuberanza cromatica ed il segno, spesso urlato attraverso l’uso del colore primario, riesce ad esprimere racconti, storie popolari o figure astratte. Presenti trenta opere di Dubuffet oltre ad una seconda parte dedicata ai graffitisti, alcuni dei quali eseguivano i loro lavori in presenza del pubblico. L’accostamento dell’artista francese con i graffitisti ha voluto mostrare un linguaggio espressivo, che, in modi diversi ma paralleli, ha caratterizzato il lavoro di Dubuffet e degli artisti newyorkesi che hanno dato vita al fenomeno “Graffit Art”. Non solo New York ma anche Europa, dove il fenomeno “graffitismo” ha coinvolto gli spazi urbani delle nostre città. In mostra, oltre a Dubuffet: Basquiat, Haring, Baecheler, Brown, Futura Duemila, Scharf, Campo, Cannavacciuolo, Chiossi, Cuoghi e Corsello, Broccolichi, Cucullu, Chevalier, Hirsing, Parker, Wilson. (S.C) Opera in mostra di Jean Dubuffet.

GONZAGA La Celeste Galeria

In mostra, a Palazzo Te di Mantova, fino all’8/12 la collezione Gonzaga proveniente dal Museo dei Duchi di Mantova, ricostituita dopo 5 anni di studi e ricerche. Tornano, dopo 400 anni nella città dei Duchi, oltre 90 dipinti -tra cui alcuni capolavori di Tiziano, Guido Reni e Rubens- e quasi 200 tra gioielli, cristalli di rocca, armi, bronzetti e rari codici musicali: una selezione emblematica ed esemplare della raccolta dei Gonzaga nel momento del suo massimo splendore, capace di competere con le più ricche collezioni d’Europa e crocevia di artisti famosi come Mantegna, Guercino, Van Dyck, Giulio Roma-no e molti altri. I due cataloghi -mostra e saggisono editi da Skira.

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TOPYLABRYS

Scatolabella di Topylabrys.

Alla Galleria Terzo Millennio di via S. Andrea 12 a Milano, dal 20/9 al 20/10 si tiene la mostra di Topylabris “Moda da collezionare”. Le sue opere da anni sono state concepite per cogliere e comunicare il vero spirito della plastica, in modo trasgressivo e sorprendente, dove la natura della materia si esprime nella sua totale grandezza. Dalle sue sculture una originale proposta moda fatta da: collane, girocolli, bracciali, anelli, borse. Dalle sue mani Arte Applicata, dove si legge l’impronta della magia dell’unicità del pezzo coniugata a sapiente ed essenziale progettazione. Collezione ORO zecchino: le sculture da indossare (definite tali da oltre 20 anni) studiate per la collezione 2003, sono presentate inserendo “segni” di oro zecchino, che fanno loro assumere una valenza preziosa anche se non perdono la caratteristica di ricerca e unicità su cui da anni lavora l’artista. Collezione Graffito: “segni neri materici” tracciati in superficie in modo forte ed enigmatico. Dialogo misterioso con il materiale che accoglie e esalta tutto il loro lirismo. Segni silenziosi che suggeriscono un mondo unico di riflessione ed esaltazione. Tracce che esaltano la purezza delle forme in sintonia con il corpo. Topylabrys scultrice è cresciuta sperimentando all’azienda Mazzucchelli di Castiglione Olona Braccialetti e anelli di Topylabrys.

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dove incontra il fascino del rodhoid. Negli anni ’80 ’90 è ospite del laboratorio Montedison a Bollate dove esprime la propria creatività attraverso l’uso del riciclo del materiale creando i “Treliti” pietre del tremila. Topylabrys da sempre si dedica anche alla “moda” trasportando le sue indagini legate al mondo dell’arte e interpretandone forme, tecnica e segni, in modo spesso ironico e rivoluzionario. Creatrice di “Arte da mangiare mangiare Arte”, organizza l’evento che è diventato un appuntamento nelle città di Milano (7 anni) e di New York (2 anni)! Numerose le partecipazioni a mostre in Italia e all’Estero;  fra le più segnificative: 1990/ Londra, Victoria & Albert Museum; 1991/Parigi, festival lino, Trocadero; 1991/Varese, Villa Ponti, "Polimero arte"; 1991/Parigi, "Bijorhca"; 1992/ Milano, Spazio Freaarte, personale; 1992/New York, "Discovery of Italy"; 1992/Venezia, Spazio "Round Midnight"; 1993/ Baranzate Bollate, personale; 1993/ Mi-lano, Marisa Del Re Living art gallery; 1994/Torino, Mole Antonellia-na; 1994/Berlino-Gedda, Mostra Convegno Artigianato e Arte; 1995/ Novegro, MIART, Il giardino della scultura; 1995/Volterra, Installazioni in città ; 1996/Milano, Umanitaria, personale; 1996/Brà, Spazzatura; 1996/ 97/98/99/2000/ 01/02, Arte da mangiare; 1998/ Milano, Triennale Riusi; 2000/Milano, Umanitaria, Sette punti per una Installazione; 2000-01/Milano, Galleria Terzo Millennio, Gioielli Milano; 2001/ New York-Soho, Spazio teen, personale; 2001/Milano, Permanente, Collettiva I disegni della scultura.

L’ora italiana

Lisa Corti Home Textile Emporium ospita, nel suo laboratorio–atelier in via Conchetta 6 a Milano, dal 28/11 al 14/12/2002, la mostra personale dell’artista Mino Gatti che ha realizzato appositamente per l’occasione 20 nuove opere in cartaruga, tecnica da lui inventata, evoluzione del carto-nage egizio e della cartapesta. La cartaruga è la base con cui Mino Gatti realizza sculture di medie e grandi dimensioni che introducono ad un immaginario aulico e misterioso, popolato di antichi palazzi e chiese provvisti di orologi senza tempo, serene figure umane a grandezza naturale e rielaborazioni personalissime di arredi domestici che diventano preziosi apparati scenografici. Tra le opere in mostra, la Trebbia,

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Opera in carta-ruga di Mino Gatti.

l’Araldo, la Pomona, silenziosi spettatori di rara eleganza, la serie delle Meridiane, che sembrano affreschi strappati da antichi muri e la straordinaria Piattiera “L’Ora Italiana”. (I.T)

MOBILE d’AVANGUARDIa

La Galleria Miler di Lugano ha presentato, dal 24/4 al 15/5, nelle sedi di via Canova e via Cantonale una grande mostra di particolare rilievo dedicata ad oggetti ed arredi che toccano quattro dei maggiori movimenti estetici dei primi quarant’anni del ’900. Si sono prese le mosse dalla Secessione viennese per poi documentare con singoli pezzi e arredamenti completi (sale da pranzo e camere da letto), le influenze che cubismo e futurismo hanno avuto su forme e oggetti del vivere, per giungere alle semplificazioni del razionalismo, in un percorso che tocca tutta l’Europa, da Olanda e Belgio all’Italia, da Germania e Francia alla Ceco-slovacchia. Occasione unica per giungere alle sorgenti del design modTavolo e sedie presentati in mostra.


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erno, apprezzando qualità, ma anche estrema novità di quelle proposte cui stanno attingendo a piene mani, a 60 e più anni di distanza, i designer contemporanei. Fra i personaggi da ri-cordare ammirando la qualificata e ricca scelta di mobili sono certamente: Hoffmann, Hoste, Chiattone, Mallet Stevens, Karel Maes, Van Berleire; esponenti di diverse culture e diverse esperienze, tutti impegnati però a trovare nuove forme per oggetti del vivere quotidiano. (F.G.)

premi E CONCORSI II° PREMIO NAZIONALE PRODOTTO ARTIGIANO

La XXIXa Mostra Mercato dell’Artigianato/Lariofiere (5-13/10) presenta il meglio della produzione nazionale ed internazionale. L’evento è stato realizzato in collaborazione con Confartigianato Como, Lecco e Lombardia, Reg. Lombardia e Unioncamere Lombardia. Presenti le più diversificate categorie merceologiche suddivise per settori: arredamento, articoli da regalo, alimentari, prodotti per la cura del corpo ecc. A fianco degli stand tipici è stata allestita un’area dedicata ai laboratori dal vivo: vetro, argilla/Besana, Lissone, Valmadrera, legno/Cabiate e Bellagio, cesello/ Fino Mornasco, cuoio e calzature/area comasca e merletto/zona canturina. Nel corso dell’inaugurazione è stato assegnato il II° Premio Nazionale del prodotto artigiano, concorso che ha premiato “creatività”, “manualità” e “capacità” dei maestri artigiani. Sono state ammesse, per la selezione, 13 opere. La giuria composta da F. Alvisi (Pres. Mostra), C. Cetti (Pres. A.P.A/Como), A. Redaelli (Pres. U.P.A./Lecco), M. Citterio (Pres. C.C.I.A.A./Como), A. Dell’Acqua (Politecnico/Milano), M. Farano (Reg. Lombardia), I. Galbusera (Unioncamere Lombardia), G. Sampietro (artigiano/Como), P. Atchugarry (artigiano/Lecco), U. La Pietra (designer), S. Oldani (segretario), “per creatività, design, contenuto tecnologico e elementi innovativi dei prodotti” ha assegnato: 1° premio a “5 sensi ...l’udito” della Grafica Valdarno di Cavaria, per ricerca che prefigura nuovi scenari operativi sia nel settore specifico che per altre imprese artigiane in termini

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di servizio. L’interesse dell’opera è anche nella formulazione corale dei vari contributi di artisti/artigiani. - 2° premio a “Gocce di Luna” della Erre Due di Olgiate Comasco, per l’innovazione relativa all’abbinamento di una tipologia di tradizione, “la tenda”, con tecnologie proprie di altri ambiti quali l’illuminotecnica. - 3° Premio a “BARaONDA” de Il Mondo di legno, Cabiate (CO), per la capacità di declinare l’artigianato verso la produzione nel mondo del design, prefigurando con la tecnologia proposta diverse soluzioni. Sono inoltre stati segnalati dalla giuria: “Coppa dell’Amore” presentato da Cranchi Giacomo Pacio di Bellagio e “Anta per mobili” della Botta snc di Lurate Caccivio.

“SEDIE NEL PARCO”

In data 4/9 a Torino è stato presentato il bando del Concorso Internazionale di Design “Sedie nel Parco”. L’iniziativa si inserisce in un ampio progetto di riqualificazione ambientale e territoriale delle sponde fluviali e dei parchi. Intento del Concorso è la realizzazione di un progetto relativo ad una sedia che per forma, struttura e materiali dovrà essere di carattere originale e sarà destinata a diventare un “oggetto immagine”, simbolo della Città di Torino per i parchi cittadini. Nello studio del progetto, i partecipanti dovranno tenere in particolare considerazione l'utilizzo di materiali ecocompatibili, riciclati o riciclabili, adatti ad un utilizzo all’aperto. Il Concorso, che intende attualizzare e razionalizzare le infrastrutture adibite all’arredo degli spazi verdi torinesi, è aperto a tutti i cittadini residenti in uno degli Stati membri dell’Unione Europea, che svolgano professionalmente attività legate all’arte e al design o siano iscritti a: Facoltà di Architettura e Ingegneria, Istituti Superiori di Design, Accademie Belle Arti, Licei Artistici e Istituti d’Arte europei. Al progetto vincitore spetterà un premio di 6.000 Euro e a ciascuno degli altri due finalisti un premio di 1.500 Euro; l’Amministrazione, con la Giuria, deciderà poi quale avviare alla produzione per il nuovo arredo urbano. Il bando scade il 31/10/02 e può essere consultato al sito www. comune.torino. it/ambiente. Per rendere più godibile e piacevole la frequentazione delle aree verdi si intende introdurre delle sedie nei

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parchi, sul modello delle grandi città estere. Il progetto, inedito in Italia, mira a potenziare la qualità dell’ambiente naturale compreso nella realtà urbana, offrendo un modello nuovo di riappropriazione dei parchi, garantendo accessibilità, confortevole fruizione e sicurezza. (F.G.)

AD MEMORIAM In morte di Franco Bucci

Abbiamo mangiato per anni nei tuoi piatti bellissimi, e bevuto dalle tue brocche, segno che la cultura materiale nutre quella ideale, come la tradizione il nuovo; e la tua barba castrista sopportava male l’idea delle mani delicate, delle mattine buttate, tra eros e sole, come la vecchia sinistra, il nostro spleen, l’ardore, Franco; oh si, andarsene oggi, da questa Italia che fa scoppiare il cuore, è un’azione che ci riporta al sentimento primo di una vita contro, all’opposizione; la terra che hai cotto per anni, ti accoglie, e piange il monte dove hai vissuto, e dice il volo arguto della rondine ancora la sera di città sul mare, dolce sponda, in dura storia, mortale ... Grande compagno, artista ceramista, vale ... Gianni D’Elia - 4 maggio 2002 Una recente foto del ceramista Franco Bucci.

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ITALIA ABRUZZO AVEZZANO (CH) Effetto Alba Fucens Fino al 30 dicembre 2002 Villa Torlonia (Magazzini del Grano)

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Rembrandt. Dipinti, incisioni e riflessi sul ’600 e ’700 italiano 5 ottobre 2002 - 6 gennaio 2003 Scuderie del Quirinale, tel. 06.39967500 Gli Espressionisti. 1905-1920 4 ottobre 2002 - 2 febbraio 2003 Complesso del Vittoriano, tel. 06.6780664

CATANZARO Andy Warhol. L’opera grafica 15 settembre - 8 dicembre 2002 Complesso Monumentale San Giovanni piazza San Giovanni, tel. 0961.881468-90

VITERBO Sabo meeting 25 - 28 ottobre 2002 L’Isola del Tesoro. Antiquaria 2002 Tuscia, l’Isola dei Sapori 7 - 10 novembre 2002 Le due mostre presso Fiera Viterbo, S. Cassia Nord Km. 88,2 tel. 0761.353100 - 303033

EMILIA ROMAGNA

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BOLOGNA Il raku di Ingrid Mair Zischg 9 - 28 novembre 2002 Terre Rare, via Carbonesi 6 tel/fax 051.221013

GENOVA Vaghe stelle dell’Orsa Gli infiniti di Giacomo Leopardi 5 ottobre - 1 dicembre 2002 Pal. Spinola Gambaro, via Garibaldi 2 tel. 010.2765262

calabria

FAENZA Carlo Zauli. L’alchimia delle terre Fino al 2 ottobre 2002 Museo Internazionale delle Ceramiche e Museo Zauli, tel. 0546.697311 FERRARA Lucrezia Borgia 5 ottobre - 15 dicembre 2002 Palazzo Bonacossi Ritratti immaginari di Lucrezia 13 ottobre - 8 dicembre 2002 Museo dell’Illustrazione LUZZARA (RE) Cesare Zavattini/Berengo Gardin Un paese ventanni dopo 20 settembre 2002 - 5 gennaio 2003 Museo Nazionale Arti Naives C. Zavattini PARMA Germano Attolini. Chiavi d’accesso 23 febbraio - 30 giugno 2003 Loggetta Lombardesca LAZIO ROMA Max Ernst e i suoi amici Surrealisti 25 luglio - 3 novembre 2002 Museo del Corso, Fond. C. R. di Roma, via del Corso 320, tel. 06.3297708 L’Atelier di Miquel Barcelò 10 settembre - 2 novembre 2002 Galleria Nazionale d’Arte Moderna, via delle Belle Arti 131, tel. 06.32298221 Eva Marisaldi. Legenda 24 settembre - 10 novembre 2002 Michael Raedecker. Instinction 24 settembre - 10 novembre 2002 Francis Alys. Personale novembre 2002 - gennaio 2003 Giuseppe Caccavale novembre 2002 - gennaio 2003 Le quattro mostre presso il Centro Nazionale per le Arti Contemporanee, tel. 06.3202438

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Estorick Collection of Modern Italian Art, Londra  11 ottobre 2002 - 12 gennaio 2003 Palazzo Ducale, piazza Matteotti tel. 010.5574012-3 LOMBARDIA ANGERA (VA) Meraviglie meccaniche francesi e tedesche del XIX e XX secolo 8 giugno - 3 novembre 2002 Museo della bambola e Moda Infantile, Rocca Borromeo, tel. 0331.931300 BERGAMO Paesaggio contemporaneo. Dialoghi tra fotografia e pittura. Le immagini di Gabriele Basilico e i dipinti di Salvo 18 settembre - 17 novembre 2002 Galleria Arte Moderna e Contemporanea via San Tomaso 53, tel. 035.399528 BRESCIA Impressionismo Italiano 25 ottobre 2002 - 23 febbraio 2003 Palazzo Martinengo, via Musei 30 tel. 030.297551 BUSTO ARSIZIO (VA) Gaetano Pompa. Bronzi, dipinti, maioliche, incisioni dal 1960 al 1996 12 ottobre 2002 - 2 febbraio 2003 Fondazione Bandera, via A. Costa 29 tel. 0331.4322311 - fax 0331.398464 ERBA (CO) Mostra Mercato dell’Artigianato Premio Nazionale Prodotto Artigiano 5 - 13 ottobre 2002 Lariofiere, tel. 031.637639 GORLA MAGGIORE (VA) Materia Madre 5. Lignea  Opere di Gabriella Benedini, Giuliano Mauri, Salvatore Scarpitta 22 settembre - 27 ottobre 2002 Torre Colombera, tel. 0331.614801

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MANTOVA Gonzaga. La Celeste Galeria Il Museo dei Duchi di Mantova 2 settembre - 8 dicembre 2002 Palazzo Te, Palazzo Ducale Impronte... delle mie mani 13 ottobre - 3 novembre 2002 a cura di Ceramicarte, Casalmaggiore-CR Museo d’Arte Modena di Gazoldo degli Ippoliti, tel. 0376.658095-657141 MILANO I Novigoti. Mostra per i primi 10 anni dei Goti de Fornasa 26 settembre - 26 ottobre 2002 Galleria Manzoni 40, tel. 02.76000906 Periscopio 2002 4 - 27 ottobre 2002 Galleria Gruppo Credito Valtellinese, Refettorio delle Stelline, corso Magenta 59, tel. 02.48008015 Copii. Romania: il paese, la gente e tanti bambini 18 settembre - 3 novembre 2002 Castello Sforzesco, Sala Sforzesca tel. 02.48011956 39° SMAU Information, communications, technology SMAUILP Technology life style 24 - 28 ottobre 2002 Fiera di Milano, tel. 02.283131 Le sculture di Topylabrys a Plastica... Fuoco... Cibo 1 - 30 ottobre 2002 Baci & Abbracci, via De Amicis 44 tel. 02.89013605 - 86451228 Tecnoroll. 8a Biennale del sistema finestra, protezione solare, arredamento d’esterni 27 - 30 ottobre 2002 Fiera di milano, tel. 02.4815541 Il design Cartier visto da Ettore Sottsass 11 ottobre 2002 - 12 gennaio 2003 Palazzo Reale, piazza Duomo tel. 02.3026372/281 - 02.88450293 La mia casa 26 ottobre - 3 novembre 2002 Fiera di Milano, tel. 02.66101684 Arca di Filo. Gli animali nel merletto dalla Collezione Arnaldo Caprai 13 settembre - 10 novembre 2002 Castello Sforzesco, tel. 02.88463666/833 15a Visual Communication  Signitalia, seriprint, gravo, incisoria Mostra convegno di comunicazione visiva 8 - 10 novembre 2002 Fiera di Milano, tel. 0744.400544 Franchising&Partnership  17° Salone Internazionale delle formule innovative nel commercio e nei servizi 8 - 11 novembre 2002 Fiera di Milano, tel. 02.349841


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Expo dei Sapori (ex Salone dei Sapori) 14 - 19 novembre 2002 Fiera di Milano, tel. 02.31911911 Pierre Auguste Renoir Luce dell’Impressionismo 19 settembre - 17 novembre 2002 Alberto Savinio. Antologica 29 novembre 2002 - 2 marzo 2003 Le due mostre presso Fondazione Mazzotta, tel. 02.878380-878197 Antiquaria XL Mostra Mercato Antiquari Milanesi 23 novembre - 1 dicembre 2002 Fiera di Milano Lifestyle Show. Il mondo del desiderio 30 novembre - 8 dicembre 2002 Fiera di Milano, tel. 02.45495905 AF 2002. L’Artigiano in Fiera 30 novembre - 8 dicembre 2002 Fiera di Milano, tel. 02.31911911 Aldo Mondino. Il viaggio 24 ottobre 2002 - 8 gennaio 2003 Poleschi Arte, Foro Buonaparte 68 tel. 02.86997153 Javier Garcerà. Del Espacio Heredado 1 novembre 2002 - 6 gennaio 2003 Studio Arte Cannaviello, via Stoppani 15 tel.0220240428 - fax 02.20404645

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PESARO Ferruccio Mengaroni Fino al 30 dicembre 2002 Museo delle Ceramiche, piazza Toschi Mosca 29, tel.0721.387541

AOSTA Glassway. Le Stanze del Vetro Dall’archeologia ai giorni nostri 15 giugno - 27 ottobre 2002 Museo Archeologico Regionale Carlo Carrà - Realismo lirico anni ’20 22 giugno - 3 novembre 2002 Centro Saint Bénin, via Festaz 27 Il fascino del tempo.  Mostra d’arte dell’Associazione Artisti Valdostani 6 ottobre - 17 novembre 2002 Tour Fromage Per informazioni sulle tre mostre, Ufficio Mostre, tel. 0165.230545/272687/274524

PIEMONTE TORINO Centenario Esposizione Internazionale delle Arti Decorative 1902: Le Manifatture Aristocratiche 5 dicembre 2002 - 2 febbraio 2003 Palazzo Cavour Masterpieces. L’artista artigiano tra Picasso e Sottsass 5 dicembre 2002 - 26 gennaio 2003 Palazzi Bricherasio e Carignano L’architetto artista 5 dicembre 2002 - 2 febbraio 2003 Palazzo Graneri EccentriCity. Torino città d’arte e industria 1945-1968 5 dicembre 2002 - 2 febbraio 2003 Archivio di Stato L’Artigiano Metropolitano 5 dicembre 2002 - 3 febbraio 2003 Cavalleria Reale Le 5 mostre coordinate da Fondazione per il Libro, Musica e Cultura, tel. 011.5184268 SICILIA

Chibi&Cart.  Articoli da regalo, profumeria, bigiotteria, articoli fumatori CHIBIMART Inverno Mostra mercato della bigiotteria in pietre dure, preziose, argento, artigianato 17 - 20 gennaio 2003 Salone Internazionale del giocattolo 17 - 21 gennaio 2003 MACEF Primavera 31 gennaio 3 febbraio 2003 Le 4 mostre presso Fiera di Milano tel. 02.48550.331-333

TAORMINA Taormina Gift Fair 2002 23 - 25 Novembre 2002 Palalumbi, tel./fax 095.442990 TOSCANA FIRENZE Maiolica Rinascimentale   Fino al 27 ottobre 2002 Palazzo Medici Riccardi, via Cavour 3 tel. 055.2760340 Firenze Bomboniere.  15 - 18 novembre 2002 Fortezza da Basso, via Filippo Strozzi tel. 055.473183 - fax 055.486458 MARTA. Va Edizione  5 - 8 dicembre 2002 Fortezza da Basso, via Filippo Strozzi tel. 055.49721 - fax 055.4973237

NOVEGRO (MI) Il Bagagliaio 20 ottobre 2002 Parco Esposizioni Novegro (Linate) tel. 02.466916 fax 02.466911

Il mito d’Europa   Fino al 6 gennaio 2003 Galleria degli Uffizi, tel. 055.2654321

VAPRIO D’ADDA (MI) Antiquariato. Mostra Mercato Nazionale 12 - 24 ottobre 2002 Villa Castelbarco Albani, tel.02.86464692

DERUTA (PG) Edouard Pignon. Vallauris 1951-1954  7 settembre - 3 novembre 2002 Centro Espositivo Ex Maioliche Deruta tel. 075.9711000/143

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PALERMO Maxima 25 - 28 ottobre 2002 OR Mediterranea, tel. 091.7309080

BIT. Borsa Internazionale Turismo 15 - 18 febbraio 2003 Fiera di Milano, tel. 02.349841

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MARCHE

Il mondo in una stanza. Quando gli oggetti hanno nomi di luoghi 2 ottobre - 16 novembre 2002 Triennale, viale Alemagna 6 tel. 02.724341 - 72434240

Regioni e Ricerca  21 - 22 ottobre Museo della Scienza e della Tecnologia, via S. Vittore 21, tel. 02.67652934

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VENETO BELLUNO Buzzati 1969: Il laboratorio di “Poema a Fumetti” 13 settembre - 31 ottobre 2002 Palazzo Crepadona, via Ripa 2 tel. 0437.913442/913111 CASTELFRANCO VENETO (TV) Elegantia del Settecento Veneto 19 - 27 ottobre 2002 Cecchetto Antiquari 19 FELTRE Dopo Buzzati Artisti fra pittura e fumetto 14 settembre - 31 ottobre 2002 Galleria d’Arte Moderna Carlo Rizzarda, via Paradiso 8, tel. 0437. 94821 NOVE (VI) 2a Edizione Concorso Internazionale “Nove Terra di Ceramica” 15 settembre - 10 novembre 2002 Museo Civico della Ceramica piazza De Fabris 5, tel. 0424.829807 TREVISO L’Impressionismo e l’età di Van Gogh 9 novembre 2002 - 30 marzo 2003 Casa dei Carraresi, tel. 0438.21306 VENEZIA La Biennale di Venezia. 8a Mostra Internazionale Architettura - Next 8 settembre - 3 novembre 2002 Biennale di Venezia, tel. 041.5218846 Sonia Delaunay. Ritmo e colore 15 giugno - 14 ottobre 2002 Fondaz. Bevilacqua La Masa, Galleria di piazza San Marco, tel. 348.8243386 VICENZA John Soane e i ponti in legno svizzeri 11 luglio - 3 novembre 2002 Museo Palladio, Pal. Barbaran da Porto tel. 0444.323014 - fax 0444.322869 Koinè Xa Rassegna di arredi, oggetti liturgici e componenti per l’edilizia di culto 26 - 29 aprile 2003 Fiera di Vicenza, Conference Service tel. 051.331466 - fax 051.333804


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ESTERO ALGERIA ALGERI Artisti Italiani del Dopoguerra 28 novembre - 28 dicembre 2002 Palazzo della Cultura, mostra a cura della Fondazione Orestiadi, tel. 0924.67844 www.fondazione.orestiadi.it BELGIO BRUXELLES Luce e Pittura in Italia. 1850-1915 15 ottobre - 15 dicembre 2002 Asbl art media, rue Defacqz 14, tel. 0032.02.5440833-4038585-4038359 KORTRIJK Interieur 02 18 - 27 ottobre 2002 BRASILE SAN PAOLO

Il ritorno dei Giganti. Pittori in Germania 1975-1985 dalla Deutsche Bank

1 giugno - 1 settembre 2003 Museo de Arte Moderna de Sao Paulo parque Ibirapuera s/n Portao 3 tel. 0055.11.55499446 CiNA CANTON China Export Commodities Fair 15 - 26 ottobre 2002

HONG KONG Asian Gifts Premium and Household Products Show 18 - 21 ottobre 2002 FILIPPINE MANILA F.A.M.E. 21 - 2 ottobre 2002 FRANCIA LODéVE Peintres de Vienne. De la Secession à l’Expressionisme - Klimt, Kokoschka, Schiele, Gerstl, Boeckl... 13 luglio - 3 novembre 2002 Musée de Lodève, tel. 0033.4.67888610 PARIGI Museum Expressions 9 - 11 gennaio 2003 Palais des Congrès, Porte Maillot tel 0033.1.53576200 fax 0033.1.53576201 Eclat de Mode. Bijorhca 24 - 27 gennaio 2003 Paris Expo, Porte de Versailles, Saloni internazionali francesi, tel. 02.4343531 Maison&Objet 24 - 28 gennaio 2003 Paris-Nord Villepinte tel 0033.1.53249919 fax 0033.1.48009460

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Foire de Paris 30 aprile - 11 maggio 2003 Porte de Versailles, tel. 0033.1.49096000

INDIA

GERMANIA

13 - 16 ottobre 2002

FRANCOFORTE ChristmasWorld. Paper World. Beauty World. Feste, Floristica, Articoli Pirotecnici, Shop & Display 25 - 29 gennaio 2003 Ambiente 14 - 18 febbraio 2003 Le 2 mostre presso Messe Frankfurt GmbH, L. Erhard Anlage 1, tel. 0049.69.75756 890 Shopping 28 settembre - 1 dicembre 2002 Henri Matisse. Cut-outs 20 dicembre 2002 - 2 marzo 2003 “Dear painter, paint me...”  Painting the figure since late Picabia 14 gennaio - 6 aprile 2003 Visions and Utopias. Architectural drawings from the MOMA, New York 29 aprile - 3 agosto 2003 Le 4 mostre presso Schirn Kunsthalle Frankfurt, tel. 0049.69.299882-0

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Indian handicrafts&gifts autumn 2002 Indian handicrafts & gifts spring 2002

27 febbraio - 2 marzo 2003 Le 2 fiere al National Exhibition Centre, Pragati Maidan, tel 0091.11.6135256-7-8 Messico Il ritorno dei Giganti. Pittori in Germania 1975-1985 dalla Deutsche Bank

MEXICO CITY 15 febbraio - 15 maggio 2003 Museo de Arte Moderno, paseo de la Reforma y Gandhi MONTERREY 22 ottobre 2002 - 22 gennaio 2003 Marco Museum OLANDA AMSTERDAM Tocco Finale Fino al 24 novembre 2002 Rijksmuseum, tel.0031.20.6747000 REPUBBLICA CECA

GRAN BRETAGNA

RUSSIA

LONDRA

MOSCA Mebel 2002 - Mobile 2002 18 - 22 novembre 2002 tel. 071.730051

2 ottobre - 22 dicembre 2002 Estorick Collection, 39 Canonbury Square, tel. 0044.20.77049522 Gaisborough 24 ottobre 2002 - 19 gennaio 2003 Turner Prize 30 ottobre 2002 - 6 gennaio 2003 Le 2 mostre presso Tate Britain Gallery Barnett Newman 20 settembre 2002 - 5 gennaio 2003 Performing Objects 4, 11, 18 e 25 novembre 2002 Anish Kapoor/Unilever Series 9 ottobre 2002 - 6 aprile 2003 Eva Hesse 13 novembre 2002 - 9 marzo 2003 Le 4 mostre presso Tate Modern Gallery Portraits for Queen Victoria 13 novembre 2002 - 19 gennaio 2003 Madame de Pompadour 16 ottobre 2002 - 12 gennaio 2003 Le 2 mostre presso la National Gallery Versace. Retrospettiva 1946-1997 17 ottobre 2002 - 12 gennaio 2003 Silver Galleries 27 novembre 2002 Art Déco 27 marzo - 20 luglio 2003 Le 3 mostre al Victoria and Albert Museum

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NEW DELHI

MONACO DI BAVIERA H+H 30 novembre - 8 dicembre 2002 IHM. LifeStyle 13 - 19 marzo 2003 Le due mostre presso Monaco Fiere tel. 045.8205843 - fax 045.8205886

Under Mussolini. Decorative and Propaganda Arts in the 1920-1930

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PRAGA Interni Italiani 10 ottobre - 17 novembre 2002 Cappella San Carlo Borromeo, Istit. It. Cultura cel. 347.8750263 - 335.6398351

SIRIA DAMASCO L’Islam in Sicilia. Corrispondences Art and Design from Sicily 15 dicembre 2002 - 15 gennaio 2003 Caravanserraglio, tel 0924.67844 www.fondazione.orestiadi.it SPAGNA BARCELLONA Artexpo 19 - 23 marzo 2003 Expo Consulting, Bologna tel. 051.6493189 - fax 051.6493242 Tappeti in serie variata. Diritto di cittadinanza all’imperfezione 31 ottobre - 31 dicembre 2002 Galleria Vincon passeig de Gràcia 96 tel. 0043.93.2156050 SVIZZERA LUGANO Passioni d’Arte. Da Picasso a Warhol. Capolavori del collezionismo in Ticino 22 settembre - 8 dicembre 2002 Museo d’Arte Moderna, Riva Caccia 5 tel. 0041.91.8007214 - www.mdam.ch

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Back to Nature

(page 12) Society always moves within two distinct and opposite trends: on the one hand we witness the organization of continental mass media chains, on the other we observe the need for small enterprise, a strong love for local things and handmade objects. This effect is also due to the imminent “ecological disaster” that encourages us to look at nature carefully and affectionately. We can see all this through the growth of an ever greater need for objects that are able to “communicate”; objects in which the materiality is exalted through the use of natural materials that remind us that our reality consists of territories to which well-rooted cultures and different traditions correspond. These are the signs of a society seeking to rediscover the “right” balance with the world and that does it by turning its attention towards that which it can touch directly, in the hope of rediscovering that sensitivity that past cultures had towards the environment.

THE JSA AND THE FIFTIES

(page 14) It was the IX Triennial in Milan, 1951, which relaunched the theme of “unity of the arts”, our declination of the “synthesis of the arts” that, upon Le Corbusier’s indication, was a key theme in the CIAM congress in Bergamo in 1949. Bringing “the artists to the test of concrete problems, promoting new relationships of collaboration between the various arts: architecture, painting and sculpture, for the elevation of a level of spiritual and practical life”. The event triggered off a lively debate, primarily fuelled and continually relaunched, with sovereign spirit of intellectual curiosity, by Gio Ponti and his “Domus”. Other threads of interest were stirred up and matured within this climate. Historically, the guiding practices of that formidable decade of integrations are painting, with its strong historical identity polished up by the muralism of the 20th century, with the corollary of mosaics and tapestry; and ceramics, crossroads par excellence both for the quality of its interpreters, Fontana and Fausto Melotti at the head, and the unlimited flexibility of a technique with such deep historical roots. That IX Triennial was very indicative, not only for the International Exhibition of applied art objects created by painters and sculptors, but also for the Italian Art Fabrics, which pursued further integration between decorative Nordic culture and our tradition. At almost the same time, looking at the spread of attention and productive enthusiasm, Paolo Mari-notti’s Centro Internazionale delle Arti e del Costume in Venice launched a parallel competition for “printed fabrics for female clothing”. The invitation called for ideas, innovative

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ideas, even when they moved away from the technical requirements of practicality. The creations, produced by Socota, Como, recei-ved honorary diplomas at the Triennial. It was at this time, therefore, that the real sharp rise in productive attention ranging from art fabric to artist fabric was witnessed. Luigi Grampa’s Jsa was the heart and epicentre of this complicated and li-vely scene. Born in 1949, in a Busto Arsi-zio at the forefront of the technological and productive progress in this sector, as is testified to by the Textile Exhibitions, Jsa was the company that instantly combined its vocation with artistic research in production with a coherent and constant comparison with the huge international currents of textile design, from the Nordic models of Alvar Aalto’s Artek and Arne Jacobsen’s Grantex to the American examples of Charles and Ray Eames.

Masayo Ave

(page 20) This young and original designer figure in the international scene, describes her work as “a design for touch and sensation”, conferring huge importance to tactile perception, a favoured channel for coming into contact with man, his habits, his needs and his sensations. Touching implies drawing near, discovery and then acceptance (or not) of an object by deciding to introduce it into one’s life. Triggering off this drawing near mechanism is a complex operation and if we observe the hundreds of objects that populate our houses, we feel this sort of attraction towards very few of them. However, this desire emerges almost instinctively and immediately before Masayo Ave’s creations. Through attention, observation and artistic manipulation, Masayo Ave reveals the hidden qualities in the industrial materials, often only used because of the utilitarian qualities, which rediscover their dignity and expressive strength, but above all an absolutely new dialogue with man. Masayo never tries to “force” the material towards a pre-established form, but she tries to listen to its “inner voice” that, according to her, every material possesses and should guide her towards discovering the most congenial form. This philosophy is the same for Masayo when using natural materials. Her latest creations are characterized by cracks, that is to say normal natural processes of the material. This is because, even when cutting or bending it, wood is alive, it moves, breathes and shows the strength of its nature through these cracks. During an interview when she was asked, “How are your objects born?” Masayo replied: “I never start from a design but work directly on the material. In this way my mind and hands work in harmony in order to bring to material to speak on its own and express

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itself without any formal compulsion that could derive from pure reason. When I achieve a result, I evaluate whether that which has come out of my hands can also be proposed and developed for a series production or whether it is important to protect it and conserve it in the “completely handmade” sphere.

Learn the Art and Put it Aside

(page 24) “What do we mean by applied arts today?” Let’s leave aside the established tones and references to laurel wreathed poets. I don’t precisely know what applied art is, but I know what it should not be and what I don’t want it to be: a certain “pure”, or “conceptual” contemporary art, but with pretexts of nouveau engagement that troubles us in too many manifestations. Let us understand eachother, its absolutely reciprocal, going back to today, this need for distinction and capturing distances. On the one hand, we should actualize the objective of “drawing life back to art”.. giving visibility to the many who are not recognized today, and do not recognize eachother, in the arts system. I would like to move from preaching to practice, and finally give the new figure of the metropolitan artisan an opportunity to emerge, those who earn their keep, through choice or necessity, with a new “autonomous” work (selfdesigned, self-built, self-marketed) and I’m not particularly interested, in an initial phase, in objecting to insufficiency or expressive excess, or even less to the adoption of “low” materials or techniques (I will recognize equal dignity in this prospect in the tatto artist and the potter). Formally, it is the rejection of new and old hierarchies, of the reduction of the “artist” to a purely executive role. In no way should it be maintained that the artisan has exhausted his creative charge and is incapable of renewing tradition. Let’s be clear: I am well aware of the complexity of the theme and the soundness of some adverse arguments. I know that one cannot open the “left-hand way” alone, with some demagogic and populist risk; but that one must also follow a “right hand way”, which is more traditional, elitist and formative, which tends to recompose cognitive, projectual, constructive and manual faculties in the very professional figure. It is what Dino Mantovani hoped for in 1902: “The artist amongst us knows very little about working the material, which was the care and study of our supreme ancient authors. The Florentine sculptors were goldsmiths in origin, now is the time that sculptors become goldsmiths”.. Even in the Fine Arts Acadamies, where art is “purified” until it evaporates, artistic design for businesses and applied arts have been reintroduced as teaching subjects; even

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the themes of “techno-art” and “beauty” have returned with a right for citizenship: even the adaptation to those absolutely contemporary schools-workshops, which in Northern Europe and the Anglo Saxon countries have made.

Alik Cavaliere and Orlando Furioso

(page 30) Hippogriffs, the battle between Rodomonte and Ruggero and Ariosto’s entire world. The exhibition, which will be inaugurated on the 5th October at the Alik Cavaliere arts centre in Milan in Via De Amicis 17, will commemorate the artist with paintings and sculptures on these themes. “I went back to Ariosto in order to look at myself in the mirror”, he wrote in his memoirs that accompanied his long efforts on Orlando Furioso. For Cavaliere, research on Ariosto offered an extraordinary opportunity for reflection on the theme of era change and the new role that, in these exalting but overwhelming times, is played by the artist in particular and man in general. Ariosto revisits his own era in the poem with no explicit mention of the estranging and complex reality of the new worlds. This exceptional ability to understand and render the transformations of his era in art run before our eyes in parallel with the reflections of the great sculptor Arturo Martini, generating “works that make people realize that they have changed eyes when looking at them”. In Cavaliere’s work, Ariosto is however a metaphor of practical art, understood as a way of looking at one’s own present, and comparing oneself with him on this very ground. The sculptor’s work seems strongly connected to the narration, it also becomes a meta-work, and that is to say a work that offers to opportunity to pose questions on one’s reason for existence. This is the meaning of the recurring presence of frames, theatrical stages, mirrors, elements that denounce the construction reasons openly, rather than in a hidden fashion. And from this thrust to go beyond the barriers of the work, to pass beyond the rules set by good sense and etiquette, the need to evade the limits of the sculpture probably has its origin: this explains the use of innumerable materials and techniques and also sometimes making, as in this case, the picture protagonist of the scene. Polycentric frescoes derive from this, where Ariosto’s paladins, rosy dames, powerful horses can be seen wondering around in a slightly misplaced fashion, amongst castles in flames and clearings and woods everywhere, large splashes of green against the pale blue of the sky and the intense blue of the sea. Next to the paintings, suspended in time, heroes in battle and hippogriffs, in a double version, composed of brass and copper sheets, are in the air.

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Www.artisanexpo.it

(page 34) Artisanexpo.it, the portal dedicated to Lombard crafts, is starting to reap its first rewards, the result of constant promotion work in Italy and abroad. The portal, which promotes Lombard artisanal companies in the sectors of home-furnishings, clothing fabrics and artistic crafts, has seen an increase in user access on the site, as well as contacts with the exhibiting companies. Amongst the foreign countries that have generated the most negotiations with the companies present on the site, we have the United States in first place, followed by Germany, Cana-da, Iran and Pakistan. Contacts are in no way lacking with European, South Ame-rican and Asian countries. However, Artisanexpo is not going to stop, rather, it will be continuing its challenge and launching a publicity campaign in the USA that includes marketing actions aimed towards the reference target. The results obtained so far can also be attributed to the constant positioning work on the most widely used Italian and international search engines on the Internet. But that’s not all, Artisanexpo is updating! In fact the graphics will be changing and it will be acquiring a new technological platform, more flexible and dynamic, which will make it possible, amongst other things, for the exhibiting companies to have greater autonomy in as much as, thanks to the “self publishing” system, they will be able to autonomously update the products exhibited. Moreover, in the new release, the translation of the whole site into Spanish (the English and German versions are already present) will make it possible for the companies to enlarge their contacts with Spanish speaking markets, where new promotional activities are planned. Great steps forward therefore for the Artisan who exhibits his products on Artisanexpo.it that, on the one hand uses the Internet channel to promote itself abroad, and on the other is acquiring greater familiarity and skill with new technologies.

C’è Usato & Usato

(page 36) Over the last few years, we have seen the progressive proliferation of “second-hand markets” and the new philosophy of “intelligent restoration” and recycling has become more widespread. One can therefore maintain that, within a brief lapse of time, this new sensitivity will register a considerable increase in the availability of “second-hand” objects, therefore, a greater offer and more accessible prices for a progressively increasing public. The innovative idea developed by the architect Angelo Caruso (Art-Direc-tor) and today developed by NoZone, Technical Services for Franchising, is that of putting together and at the disposal of work-

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ers and clients, the advantages of a “second-hand” market with the quality standard comparable to that of an antiques shop, dealing in objet d’art, crafts, furnishings and design (new and revival) in the manner of a normal shop, set up, however, to look like a showroom. In a “C’è Usato & Usato” shop one can find sector competence to guarantee a product, but no pretence of wanting to pass themselves off as antique dealers: therefore the customer has a very relaxed approach with this new commercial reality, he develops an almost “equal” relationship with the workers, greater faith and less diffidence in the antique object approach. The layout of a retail outlet is studied in order to fully combine the philosophy of intelligent restoration. Where possible, the characteristic and characterizing elements of the location are left intact: old floors, plaster vaults, small cracks, little defects in general, evident signs of the passage of time. Therefore one breathes in the authentic “air of other days”. The idea of being able to offer anyone the chance to be a bargain hunter in the context of objects of a decent standard that can normally only be found at an antique dealer’s at higher prices, has been seen as winning. The location of the Retail Outlet is a very important factor! A “C’è Usato & Usato” retail outlet does not need huge investments for the initial system nor for the ordinary management: zero costs for furnishing the rooms since the furniture and objects on sale, opportunely placed, constitute the furnishings themselves, even managing to create a pleasant and refined context and making it possible, through the setting of the pieces on display, to be able to offer those more unusual objects and “curiosities” that are difficult to insert, at a suitable price.

ATELIER “Fuori Classe”

(page 40) Two years ago, Matilde Trapassi, who teaches decoration at the Brera Academy of Fine Arts, opened the “Fuori Classe” [First-Rate] Workshop in the heart of the Brera district; it is a space that somewhat represents a projection towards the exterior of the work carried out in class and an opportunity for students to present their creations. It is a window overlooking the world and a lively and fervid place in which to exchange ideas. A workshop in which are experimented old handcrafting techniques such as felting, painting with slip, resist work, mosaic-making, inlay work, “plumaria” work. Aside from professor Trapassi, the “cornerstones” of the atelier are Cristiana di Nardo and Esra Sakir, specialised in the felting technique that they learned in Northern Europe (Iceland, Finland, Sweden…) where this art has been recovered and valorised since some time now. From the


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skilful hands of these young women are born tapestries, hats, bags, dresses, vases, furnishing accessories, … Of great interest, prints on Japanese paper from felt matrix by Cristiana Di Nardo, incorporating felt filaments to create extremely refined works where this humble material is ennobled to reach very high levels of expression. Each author that collaborates with Atelier, students that Matilde defines as “first-rate”, presents his/her works at events and small exhibition that are regularly held at the workshop. Worthy of mention, a young and highly talented youth, Daniele Broglia, who re-discovers and enhances the ancient “plumaria art”, a very old art widespread in southern and eastern Asia, across Indonesia and Oceania, to both the Americas, characterised by the use of birds’ plumes and feathers to decorate.

Terramia

(page 44) Many Neapolitans, and not only, nostalgically remember the great exhibitions of artistic crèches and art ceramics of the Campania region held during the Christmas season, since the eighties, in the monumental complex of Santa Maria La Nova. During one of these exhibitions, in the section dedicated to crèches was displayed a large “Nativity Scene” made from terracotta, entirely revisited in terms of position of the characters, intriguing as well as spellbinding, and certainly “revolutionary” for a notoriously traditional public as is the Neapolitan one. It was in that circumstance that I made the acquaintance of Paola Capriotti and was struck by the professional background of my interlocutor, by her grit, as well as by the experienced awareness of operating as an entrepreneur in a field in which the leading positions are usually occupied by men. Since always, in the Campania region, in the places where ceramic is traditionally worked (Cerreto Sannita, Napoli San Lorenzello, Vietri sul Mare), the workshops and shops, both the family-run ones and the other more important ones, are managed by men, masters, the jealous guardians of their secrets, “domineering fathers”, at least until a short while ago, of an oligarchic system of company management. On the contrary, in the second half of the eighties, Paola Caprotti ventured upon this context in Naples and opened the “Terramia” workshop, where new approaches that weren’t the routine ones to produce ceramic were immediately sought, and new types of artefacts were launched on the market – not only locally. The items were personalised by colours and “debrì” never seen before and the market, probed through trade fairs in Florence, Milan and even abroad, immediately showed its appreciation. In the Terramia workshop, which currently

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occupies many rooms where designing, forging, decoration, drying are carried out and exhibitions are held, is located in Via Pigna 76, Naples. Here, excellent artistic ceramics are also made. The terracotta production of the mythical Neapolitan coffee-pots is truly extraordinary; even large-sized ones are made, enlivened with many “pulcinellas” in various poses. Some of their lids are transformed into mini-crèches with Lilliputian shepherds of incredible make. Terramia also boasts a design and planning studio for home furnishings and for the garden; fringe activities include pottery, sculpture-decoration and painting courses. At any rate, it is an excellently equipped centre, one of the best of its kind in the Campania region, and boasts a showroom of its products at unbeatable prices located in Via S.Giovanni Maggiore Pignatelli, Naples, the heart of the historic centre, just a short distance away from the church of San Domenico Maggiore. The years that have gone by have been rich in satisfactions, but also terribly hard for this small woman made from steel called Paola Capriotti. The grit is that one of always. Paola does not easily give up. For her ceramic-making has been the choice of her life. She has transmitted the same grit to her son Luca, who has become the crucial mainstay of the workshop and her precious advisor.

Passi d’autore Graziano pompili

(page 48) Looking at the wall that hosts the fifty terracotta tiles called “Passi d’Autore”, one gets the impression of being enveloped in a large embrace filled with histories and emotions. Graziano Pompili, the sculptor born in Faenza who lives in Reggio Emilia who has created this extraordinary work, has aimed to narrate his artistic story and life through a series of images. To depict his memoirs Pompili uses images shaped in terracotta, and narrates a route that has already been done, perhaps already forgotten, which now reappears in all its value, skilfully redesigned and coloured by the emotions that time has kept suspended. The fifty tiles contain, like a biography, the traces of all the stylistic and thematic choices that have allowed the artist to achieve a highly sensitive and communicative language. It’s a passion for findings and archaeology, which soon resulted in the love for shapes of classic sculpture, reproposed in other tiles of “Passi d’autore”, according to the taste and style cultivated by Pompili throughout the eighties. Ancient amphorae, classically-shaped horses, wings belonging to Greek Nikes and above all, fragments laid side by side are depicted, as if they were objects resurfaced from a digging site. Other tiles, always linked to his passion for archaeo-

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logical sites, are dedicated to the human figure and present bodies with parts missing or half-busts resting on columns reminiscent of the Etruscans, the Dalla Robbias and Piero della Fran-cesca. According to the Reggio Emilian sculptor, the element that best symbolises the roots of all men is the home, a subject present in as many as ten of the 50 terracotta tiles and the star of Pompili’s production as from the early nineties to the present day. Some of these homes are depicted on mountain tops poised in the air. In other two tiles the home is repeated identically in a series, enclosed in a sort of grid. However, following the inspiration of the soul, in his creations of the 2000 Pompili reproposes the home combined with the human figure, a sort of essential and uncharacterised self-portrait. Graziano Pompili has been able to express his communication potential to a maximum, offering not only the history and poetics of an entire artistic life. But the sculptor has created this work also for himself. Pompili has understood that the conquests of the past may become an important point of reference, a magically suspended place from which to draw, why not, new elements for the future.

Morelato Projects and Proposals

(page 52) The consolidated image of the Morelato production, renowned for revisiting styles of the past, is soon to be enriched with a new chapter dedicated to the year 2000. For the year 2003, at the Verona “Abitare il Tempo” was presented the new collection called “Classico 2000”. Morelato has explored and offered four centuries of history, but for the year 2000 the reference is not made up of “styles” taken from the history of the Applied Arts, but from a contemporary classicism all to be discovered. The new collection will present all the principles and values that have always characterised Morelato’s production in a contemporary key: eco-friendly features, objects dedicated to the emotional area of the socio-individual domestic space, objects that present an attentive and innovative research of materials, objects that are essential and reassuring. Add to these design and production plans the new and ambitious cultural initiative called the Applied Arts in Furniture Making Outlook, set up by the Morelato company in the Veneto region, with a special eye to furniture making. The first result of the Outlook’s activity was the presentation of two especially significant experiences at the September show held in Palazzo Taidelli: the work of master cabinet-maker Pierluigi Ghian-da and a preview of the Berdondini Col-lection inspired by models drawn by An-tonio Berdondini, a cabinet-maker who operated in Faenza in the 30s and 40s.

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ALAMARO Eduardo via Stella 120 - 80137 Napoli tel/fax 081.292572

Ebanisteria Franzone via Apollodoro 53 - 92012 Gela (CL) tel. 0933.914540

Masayo Ave creation via Cesare Correnti 7 - 20123 Milano tel. 02.58111107 - www.macreation.org

AF-L’artigiano in fiera via Canova 19 - 20145 Milano tel. 02.31911911-fax 02.33608733-gefi@enter.it

EXPOCOM di Biagio Licata via Lagrange 50 - 97013 Comiso (Rg) tel. 0932.925014

TENDENCE - MESSE FRANKFURT Ludwig Erhard Anlage - 60327 Frankfurt a/M tel. 0049.69.75756915 - fax 0049.69.75755770

A.R.I.A. via per Teramo 14 - 64010 Civitella del Tronto tel.0861.918292 - fax 0861.91138

Fiammetta Enzo via Teatro Biondo 15 - 90100 Palermo tel. 091.332118

MIA - ENTE MOSTRE MONZA BRIANZA via G.B. Stucchi 64 - 20052 Monza (MI) tel. 039.2842310 - fax 039.2842312

Artigiano Metropolitano via Lagrange 20 - 10123 Torino tel.011.5184268 - fax 011.5612109

FLORENCE MART s.r.l. via Trieste 53 - 50139 Firenze tel. 055.477841 - fax 055.480110

MORELATO via Valmorsel 18 - 37056 Salizzole (VR) tel. 045.695400I - fax 045.6954030

Associazione via dei Savonarola riviera Mussato 4 - 35139 Padova tel. 049.8750140

Fuoriclasse di Trapassi Matilde  via S. Carpoforo 4 - 20121 Milano tel. 02.8900993

NOLOSTAND via Mecenate 84/10 - 20138 Milano tel. 02.501604 - fax 02.58013084

BiffI Gentili ENZO via Principe Amedeo 8/a - 10123 Torino tel. 011.5185215

Gambatesa Regina Via Roberto da Bari 102 - 70122 Bari tel. 080.5215174

POMPILI GRAZIANO st. Bassa 20 - 42027 Montecchio Emilia (RE) tel. 0522.866925

Bottega dei vasai Corso San Gottardo 14 - 20136 Milano tel/fax. 02.8376016 - www.labottegadeivasai.it

GATTI MINO Via Settala 2 - 20124 Milano tel. 02.29402936 - www.minogatti.com

Porro Aurelio via De Gasperi, 16/1 - 22060 Figino Serenza (CO) tel./fax 031.781520

Centro Artistico ALIK CAVALIERE Via De Amicis 17 - 20123 Milano tel. 02. 8323220

giovine enrica via Lombroso 3 - 35136 Padova tel. 049.8561315

PROMOS - ARTISANEXPO via Camperio 1 - 20123 Milano tel. 02.85155264 - www.artisanexpo.it

Coretti Paolo via Petrarca 67/2 - 33100 Udine tel. 0432.299101 - fax 0432.26427

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ARTIGIANATO tra arte e design Direttore: Ugo La Pietra

Artigianato: è una rivista trimestrale che interpreta e diffonde l’evoluzione delle Arti Applicate e i processi di contaminazione con l’arte e il design. Artigianato: parla di creatività e di produzione, sostenendo la ricerca e la sperimentazione e introducendo nuovi concetti per la costituzione e il rinnovamento della piccola impresa. Artigianato: è uno strumento impegnato a diffondere la cultura materiale legata alle risorse dei vari territori, guardando con interesse alla tradizione e alla storia. Artigianato: riscopre il rapporto tra cultura del progetto e la capacità di fare, presentando oggetti riferibili alla logica produttiva e d’uso, ma che, nello stesso tempo, mantengono tutta la virtualità degli oggetti d’arte.



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