Artigianato 48

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www.ArtigianArteDesign.it DIREZIONE, Amministrazione e Abbonamenti Edizioni Imago International S.r.l. Corso Indipendenza, 6 - 20129 Milano Tel. 02.70009474 - 02.70009480 Fax 02.71092112 e-mail: edizionimago@tin.it Segreteria di Redazione Via Guercino, 7 - 20154 Milano Tel. 02.33608400 - Fax 02.33608389 Direttore Responsabile Ugo La Pietra Direttore Editoriale Adriano Gatti Comitato Scientifico Enzo Biffi Gentili, Gillo Dorfles, Vittorio Fagone, Anty Pansera Hanno collaborato a questo numero Per i testi: Eduardo Alamaro, Felice Bonalumi, Simona Cesana, Maria Concetta Cossa, Cristiana Di Nardo, Claudia Ferrari, Adriano Gatti, Florinda Gaudio, Maurizio Giannangeli, Alfredo Gioventù, Ugo La Pietra, Daniele Massa, Fernando Moro, Aurelio Porro, Alessandra Possamai, Isabella Taddeo, Alessandro Trabucco, Osvaldo Valdi, Davide Viganò, Stefania Viti. Per le foto: I.S.O.L.A., Antonio Masotti, Barbara Mezzaro, Raffaele Tassinari, Toscana Arte. Inserzioni pubblicitarie Koinè II cop.; I.S.O.L.A. p.1; MIA p.2; Mediterraneo Mirò p.3; Florence Gift Mart p.4; Gruppo Vetrario Paci p.5; Salone del Bricolage p.6; C’è Usato & Usato p.7; Artisanexpo p.8; NoZone p.75; Architettura Minimalista p.76; Artigianato Artistico Religioso p.77; Consorzio Produttori Materassi di Qualità III cop.; Morelato IV cop. Traduzione testi in inglese Spaziolingue s.r.l., Milano FOTOLITO Fotoprocess, Milano stampa E CONFEZIONE SATE s.r.l., Zingonia - Verdellino (BG) carta patinata opaca senza legno PUBBLICITÀ E COMUNICAZIONE Corso Indipendenza, 6 - 20129 Milano Tel. 02.70009474 - 02.70009480 Fax 02.71092112

FATTI A M A N O

L’IMPORTA N Z A DEL DORMIRE BENE VASI COMUNICANTI TOSCANA ARTE

GLI SCARAMANTICI PROGETTO MIRÓ

TESSERE D’AUTORE

ATELIER FUORICLASSE M U S E O C A R L O ZAULI TRADIZIONE E INNOVAZIONE A D ARTE ARTIGIANAT O S A R D O

Edizioni IMAGO INTERNATIONAL

Con il patrocinio del Ministero Industria Commercio e Artigianato

A

w w w.ArtigianArteDesign.it

ARTIGIANATO TRA ARTE E DESIGN

Anno XIII, Numero 48 gennaio/marzo 2003 Registrazione al Tribunale di Milano n. 45 del 30.1.1991

A R T I G I A N AT O tra arte e design

48 GEN/MAR 2003

ARTIGIANATO TRA ARTE E DESIGN

KOINÈ ABITA R E IL T E M P O L’ISOLA DI M U R A N O ARTIGIANAT O A L A R I O FIERE U N FUORI SALONE DI C U LTURA-MIA MONZA

ENGLISH TRANSLATION

A

Gianmaria Colognese, vasi in marmo e vetro presenti alla mostra “Vasicomunicanti”, Marco Polo Glass Gallery (VE), curata da Numerouno Design Center.

S O M M A R I O Editoriale INNOVAZIONE  E  TRADIZIONE di Ugo La Pietra Design VASICOMUNICANTI di Cristiana Di Nardo

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Restauro TESSERE D’AUTORE  di Isabella Taddeo

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Mostre GLI  SCARAMANTICI di Simona Cesana

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PROGETTO MIRÓ - FANTASIA  SENZA  LIMITI di Claudia Gatto 22 Musei IL MUSEO  CARLO  ZAULI A FAENZA di Maria Concetta Cossa

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Progetti e Territori TRADIZIONE E INNOVAZIONE di Davide Viganò

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TOSCANA  ARTE di Stefania Viti

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AD  ARTE - ARTIGIANATO  SARDO di Fernando Murilo Moro

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Laboratori ATELIER  FUORICLASSE di Alessandro Trabucco

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Aziende L’Importanza del dormire benE di Davide Viganò

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Autori FATTI  A  MANO di Cristiana Di Nardo Fiere e Saloni UN  FUORI  SALONE  DI  CULTURA di Felice Bonalumi

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KOINÈ di Adriano Gatti

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L’isola di muranO di Florinda Gaudio

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Distribuzione Italia - EDICOLA inter orbis S.p.A. Via Benedetto croce, 4 - 20094 Corsico (MI) Tel. 02.48693228 - Fax 02.48693213

ARTIGIANATO  A  LARIO  FIERE di Ugo La Pietra

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Distribuzione Italia - LIBRERIA JOO Distribuzione - Via F. Argelati, 35 20143 Milano - Tel. 02.8375671- Fax 02.58112324

Rubriche ENGLISH  TEXT Materiali e tecniche-IL raku DOLCE di Alfredo Gioventù AREE  REGIONALI  OMOGENEE SEGNALAZIONI CALENDARIO  DELLE  MOSTRE Indirizzi

62 64 68 70 75 80

Distribuzione Estero A.I.E. - Via Manzoni, 12 - 20089 Rozzano (MI) Tel. 02.5753911 - Fax 02.57512606 Abbonamenti Italia: € 22,00 all’anno. Numeri arretrati € 8,00 Estero: € 35,00 all’anno. Numeri arretrati € 11,00 © 2003 Edizioni IMAGO INTERNATIONAL S.r.l. Tutti i diritti riservati. Riproduzione dei testi e delle foto solo previo consenso scritto dell’Editore.

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COMITATO PROMOTORE

COMITATO TECNICO E CORRISPONDENTI PER LE AREE ARTIGIANE

Luigi Badiali (Presidente BIC Toscana) Giacomo Basso (Segretario Generale C.A.S.A.) Giorgio Pozzi (Assessore all’Artigianato Reg. Lombardia) Bruno Gambone Francesco Giacomin (Segretario Generale Confartigianato) Demetrio Mafrica

Alabastro di Volterra Sergio Occhipinti Irene Taddei Bronzo del veronese Gian Maria Colognese Ceramica campana Eduardo Alamaro Ceramica di Caltagirone Francesco Judica Ceramica di Castelli Vincenzo Di Giosaffatte Ceramica di Albisola Massimo Trogu Ceramica di Deruta Nello Zenoni Nello Teodori Ceramica di Grottaglie Ciro Masella Ceramica di Palermo Rosario Rotondo Ceramica Umbra Nello Teodori Ceramica di Vietri sul Mare Massimo Bignardi

Giancarlo Sangalli (Segretario Generale C.N.A.)

Di Ugo La Pietra, “Frantumazione di territori”, opera in lana infeltrita realizzata da “FuoriClasse” (atelier milanese di Matilde Trapassi), presente a Palazzo Bricherasio per la mostra Internazionale delle Arti Applicate di Torino.

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Ceramica faentina Maria Concetta Cossa Tiziano Dalpozzo Ceramica piemontese Luisa Perlo Ceramica sestese Stefano Follesa Ceramica di Nove Katia Brugnolo Ceramica di Laveno Marcello Morandini Cotto di Impruneta Stefano Follesa Cristallo di Colle Val d’Elsa Giampiero Brogi Ferro della Basilicata Valerio Giambersio Ferro di Asolo Stefano Bordignon Gioiello di Vicenza Maria Rosaria Palma Intarsio di Sorrento Alessandro Fiorentino

Legno di Cantù Aurelio Porro Legno di Saluzzo Elena Arrò Ceriani Legno della Val d’Aosta Franco Balan Marmo di Carrara Antonello Pelliccia Marmi e pietre del trapanese Enzo Fiammetta Marmo veronese Vincenzo Pavan Mosaico di Monreale Anna Capra Mosaico di Ravenna Gianni Morelli Mosaico di Spilimbergo PiergiorgioMasotti Paolo Coretti Oro di Valenza Lia Lenti Peperino Giorgio Blanco

Pietra di Apricena Domenico Potenza Pietra di Fontanarosa Mario Pagliaro Pietra di Lavagna Alfredo Gioventù Marisa Bacigalupo Pietra lavica Vincenzo Fiammetta Pietra leccese Luigi De Luca Pietra Serena Gilberto Corretti Pizzo di Cantù Aurelio Porro Tessuto di Como Roberto De Paolis Travertino romano Claudio Giudici Vetro di Altare Mariateresa Chirico Vetro di Empoli Stefania Viti Vetro di Murano Federica Marangoni


editoriale Innovazione nella Tradizione di Ugo La Pietra

Si é da poco conclusa

la Conferenza Lombarda sull’Artigianato, l’argomento: “Valorizzare la tradizione, incentivare l’innovazione”. In un momento come questo in cui si parla di crisi a tutti i livelli, anche l’artigianato risente di questa particolare congiuntura negativa, così da più parti si cerca di trovare i rimedi per riaccendere entusiasmi e lanciare nuove iniziative. Ormai é nota a tutti l’entità del peso economico e culturale rappresentato dall’artigianato italiano che, infatti, rispetto a quello di numerosi Stati europei, contribuisce in maniera consistente sia all’esportazione che al valore aggiunto nazionale. Così, dai politici ai sindacalisti, si alza la voce che questo importante settore non può essere trascurato, ma anzi vi é necessità, viste le peculiarità che lo contraddistinguono, di appositi strumenti e azioni per il suo sostegno e sviluppo.

La Conferenza Lombarda dell’ Artigianato, troppo lontana dall’ultimo incontro di questa portata (sono passati nove anni dalla precedente), cerca di rilanciare il settore con l’invito all’innovazione! Ma il settore “particolare” dell’artigianato artistico, dove trova strumenti e energie per svilupparsi in questa direzione? Dove sono i nuovi progetti che potrebbero far evolvere le stanche e ripetitive proposte legate alla tradizione? Dove sono i nuovi sistemi

di aggregazione (le società di servizio!) che potrebbero garantire alla piccola struttura artigiana nuovi strumenti per la comunicazione e commercializzazione? Dove sono le nuove strutture di crescita culturale e promozionale come: i musei, le istituzioni, la Biennale delle Arti Applicate? Come si stanno trasformando le scuole che un tempo privilegiavano questo settore? (vedi Istituti d’arte e Accademie). Ecco le tante direzioni in

cui potrebbero essere impegnate tutte le forze che hanno a cuore questo settore, anche attraverso i finanziamenti ormai annunciati dall’Unione Europea per sviluppare e incentivare programmi di ricerca che dovrebbero ricadere anche su l’artigianato proprio nel momento in cui questo settore si pone nella direzione d’ innovazione attraverso la ricerca. Come si può immaginare, tante sono le cose da fare e il percorso é ancora lungo e soprattutto in questa prospettiva non si possono lanciare programmi di risanamento solo quando appaiono all’orizzonte le nuvole nere della crisi! Occorre affrontare i problemi del settore incominciando col dare peso e valore all’artigianato artistico rispetto a tutta la grande area dell’artigianato in genere, passando a scuole e istituzioni, proponendo nuovi modelli di professionalità rivolti soprattutto alle nuove generazioni.

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DESIGN di Cristiana Di Nardo

Organizzata dal Numerouno

Design Center, presso la Marco Polo Glass Gallery di Venezia, una stimolante mostra curata da Roberto Bianconi e Andrea Pagnes, ha presentato opere di 20 autori che hanno interpretato il marmo e il vetro: Richard Meier, Luca Trazzi, Aldo Cibic, David Palterer, Riccardo Dalisi, Luca Scacchetti, Angelo Micheli, Virginio Ferrari, Giandomenico Sandri, Kazuhiko Tomita, Henrique Pessoa, Claudia Hamers, Ugo La Pietra, Andrea Morucchio, KiKa, Andrea Pagnes, Augusto Basaglia Ghibelli - Anna Muskardin, Atodesign - Bl@m e Gianmaria Colognese.

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Vasicomunicanti

Una collezione di oggetti in vetro e marmo progettati da diversi designers che attraverso possibili corrispondenze e contrasti cercano di dialogare tra di loro


Nella pagina a fronte, dall’alto e da sinistra: grande vaso in vetro e marmo di Kazuhiko Tomita; la locandina della mostra; la sede della mostra, Marco Polo Glass Gallery e Studio di Murano. In questa pagina, dall’alto: vasi di Luca Scacchetti; doppia opera di Andrea Pagnes.

Marmo e vetro: due materiali nobili del Veneto, che hanno visto impegnati per l’occasione diversi maestri artigiani. Il soggetto é stato sviluppato dai vari progettisti attraverso una

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coppia di vasi con cui si é cercato di esaltare i due materiali in modo separato, o integrandoli tra di loro. I vasi di marmo sono stati realizzati da Stone Italia, Marmi Bavaria, Decormarmi, La Quadrifoglio, Marmi Santa Caterina, Montalli Marmi, Laboratorio del Marmo, Marmi Badia, Marmi Bagnoli, Vaselli Marmi - Siena, Bottega del Palladio, mentre i vetri sono stati eseguiti dalla Marco Polo Glass Gallery. È interessante notare il diverso approccio di vari autori: Aldo Cibic propone la stessa forma sia per il marmo che per il vetro, riuscendo a dimostrare questa possibilità attraverso due vasi, due grandi “campane”; anche Colognese, Dalisi, Pagnes,

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Ghibelli, propongono la stessa forma, il primo attraverso elementi strutturali che portano due cilindri, il secondo con due “cavallucci”. I due vasi che sfruttano la integrazione marmo / vetro sono le proposte di Atodesign, Pessoa, Tomita e Trazzi. Decisamente alternative per forma e per definizione superficiale (decorativa), sono, invece, i vasi di Ugo La Pietra, che esalta il vetro nella forma del vaso, a cui aggiunge piccole decorazioni (uccellini come ornamento), mentre il vaso in marmo viene caratterizzato da tre tipi di finitura dal basso verso l’alto: scalpellinatura, bocciardatura, lisciatura. Un caso a parte é quello proposto

da Luca Scacchetti, che progetta un grande vassoio di marmo su cui colloca una collezione di vasi in ceramica. Queste e altre proposte hanno così arricchito una mostra estremamente stimolante e capace di rilanciare il rapporto fra cultura del progetto e cultura del fare. Un insegnamento sicuramente utile nei confronti di tutte quelle strutture artigiane che lavorano queste antiche e diverse materie, per guardare con rinnovato interesse alla collaborazione con designers e artisti.

La mostra “Vasicomunicanti” é stata organizzata da Numerouno, gruppo di comunicazione costituito da alcune aziende e professionisti al servizio dei processi di comunicazione delle imprese.


Nella pagina a fronte, dall’alto e da sinistra: vasi di Angelo Micheli; cavallucci di Riccardo Dalisi; opere di Giandomenico Sandri; grandi vasi di Gianmaria Colognese; vasi di Aldo Cibic; vasi di Virginio Ferrari. In questa pagina, dall’alto e da sinistra: opere di David Palterer; vasi di Ugo La Pietra; sculture di Andrea Morucchio; contenitore di Luca Trazzi; vasi di Claudia Hames.

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RESTAURO di Isabella Taddeo

In questo periodo di transizione,

questo racconto sul restauro di Villa Rosnati pare d’altri tempi. Quattro anni di ricerche negli archivi di stato, catastali e storici di Como e Milano e ulteriori ricerche nell’archivio della Curia Arcivescovile di Milano… per ricomporre l’evoluzione, la vita e conoscere il progetto originario dei proprietari e affittuari che via via hanno abitato Villa Rosnati e poter poi, con sicurezza, avviare un progetto di restauro e ricostruzione di un complesso che ha sulle sue spalle più di dieci secoli di storia. L’Arch. Giorgio Casati (www.archambiente.it) è stato il paziente ricompositore delle tessere storiche che hanno permesso al Comune di Appiano Gentile, su iniziativa del Sindaco Domenico Giusto, il ricupero di questa villa, già Monastero degli Umiliati e prima ancora casa-fortezza in difesa delle attività agricole. Il restauro è stato eseguito utilizzando tecniche oggi quasi dimenticate: uso di calce naturale, ferro battuto a mano, serramenti in pino sagomati come quelli originali, in parte restaurati e messi in opera e così si è operato anche per i pavimenti in mosaico. Accostare con abilità, in una così illustre magione e con l’uso sapiente di una tecnologia così antica quale è il mosaico, ai reperti originari anche espressioni di avanguardia contemporanea, è certamente una sfida. Le possibilità coloristiche delle

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Tessere d’autore

Il restauro della storica Villa Rosnati di Appiano Gentile e l’inserimento di curiosi e preziosi mosaici realizzati da Alik Cavaliere e Gillo Dorfles


Nella pagina a fronte: mosaico di Gillo Dorfles. Sotto: la Villa Rosnati.

pietruzze, offerte dalla vastissima gamma naturale dei prodotti litici, permettono una strabiliante operazione virtuosistica, non facilmente raggiungibile anche da una tavolozza pittorica, sia pure ricchissima. I pavimenti a mosaico dell’ampia sala di rappresentanza, sostanzialmente rifatti nel primo ottocento con un disegno geometrico tipicamente neoclassico, sono stati completati e continuati con le medesime graniglie, inserendo disegni di Alik Cavaliere e di Gillo Dorfles. L’Arch. Casati aveva chiesto, appena ottenuto l’incarico, ad Alik e a Gillo di disegnare alcuni bozzetti che si sarebbero potuti trasformare in mosaici.

Sia la grande affinità di Alik con i temi naturalistici, sia la figurazione concettuale di Gillo, si esaltano grazie alla forte e indelebile colorazione della pietra. Dopo alcuni sopralluoghi da parte degli artisti, Alik Cavaliere, attenendosi ad alcune decorazioni a fresco, che rappresentano composizioni di frutti e ghirlande di fiori, ha proposto, con la sua ironia, due mosaici rappresentanti il primo un cesto di frutta, denominato “natura morta”, il secondo un “vaso di fiori”, con quella grande lucidità, precisione e leggerezza che sono la sua essenza poetica ed estetica e che lo comparano, in quanto a sensibilità, ai grandi del

passato, da Virgilio a Leopardi. Dorfles, già fondatore nel ’48, insieme a Soldati, Monnet e Munari, del Movimento Arte Concreta (MAC), ha ideato e seguito l’esecuzione di due mosaici. La poetica di questi lavori di Dorfles si alimenta, come in altri suoi dipinti, di deformazioni espressive con accentuazioni fisionomiche, dove l’ironia sfiora l’umorismo, o meglio, la satira. Alla fine forse è l’aspetto caricaturale che prevale, affiorante da una cultura espressiva che scava nel profondo, tanto profondo che non si sa se sia preistoria o un futurismo che contiene forme e atteggiamenti parodistici e di animalizzazione

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A lato: mosaico di Alik Cavaliere. Sotto: mosaico di Gillo Dorfles

umana o totemica, tutti di una formidabile vitalità e vivacità stilistica. Appiano Gentile vede così accresciuto, con questi mosaici, il suo grande patrimonio di opere d’arte in cui è presente, tra l’altro, un bellissimo altorilievo dell’XIXII secolo nell’abside dell’antica chiesetta di Santo Stefano e, nell’attuale piazza Libertà (già piazza Mercato), un fantastico albero con fiammelle dorate dedicato ai caduti, ed eseguito da Adolfo Wildt.

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MOSTRE di Simona Cesana

L

’Associazione culturale “Ad Arte, Primo Osservatorio sull’Artigianato Artistico Italiano” ha organizzato la mostra “Gli Scaramantici. Oggetti che allontanano il malocchio”, che si è svolta presso la Galleria Fatto ad Arte di Monza dal 4 ottobre al 2 novembre 2002. La mostra ha raccolto i lavori degli artisti-artigiani associati di “Ad Arte”. Il tema è stato interpretato da ciascun artista nel modo più libero: in mostra, tra gli scaramantici, sia opere ironiche che opere frutto di un attento studio dei simboli legati alla scaramanzia, oltre a opere che incarnano le icone della scaramanzia popolare (ferro di cavallo, corni rossi, gufi e civette, galletti, peperoncini). Con questa mostra “Ad Arte” promuove, grazie alla suggestione di un tema, il valore della molteplicità espressa attraverso la varietà degli stimoli apportati, dei materiali utilizzati (ceramica, legno, tessuto, vetro), delle tecniche di realizzazione sperimentate nei linguaggi di artisti-artigiani provenienti da tutto il territorio italiano. “Ad Arte” è un’associazione no profit, fondata dal Prof. Ugo La Pietra e da Raffaella e Francesca Fossati, titolari della Galleria Fatto ad Arte di Monza. L’Osservatorio è una struttura che nasce per poter conoscere, dare senso e significato all’area disciplinare dell’artigianato artistico che stenta a darsi una

Gli scaramantici

Oggetti che allontanano il malocchio nelle opere degli artisti artigiani di “Ad Arte”

definizione e dei confini, sia a livello culturale che come sistema capace di trovare un proprio ambito disciplinare. Nel 2003,

oltre alla mostra annuale dedicata agli associati, sono previsti incontri, corsi e seminari di approfondimento e ricerca.

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Nella pagina precedente: allestimento della mostra “Gli Scaramantici” nella sede di “Ad Arte”. In questa pagina, a lato, da sinistra: “Fischietti scaccia-guai”, ceramiche, Massimo Voghera; “Un occhio contro il malocchio”, assemblaggio con scarti di lavorazioni industriali, Giorgina Castiglioni.

Sopra, da sinistra, Ia foto: “Ragnatela portafortuna”, Fiorella Collivadino; IIa foto: “Calice”, ceramica, Simona Madonna (primo piano); “Tié”, piatti del Laboratorio Nibe (al centro); “Vaso-cono”, grès, Keiko Suzuki (in fondo); IIIa foto: “Senza titolo”, raku, Oronzo Mazzotta (primo piano); “Gufo double-face”, raku, Maria Grazia Stoppa (in fondo). Sotto, da sinistra, Ia foto: “Area protetta”, sedia, Riccardo Gilardoni; IIa foto: “Scar-amanti-ci”, ceramica, Enrica Campi; IIIa foto: “Monumento all’oggetto scaramantico”, totem, Andrea Poli (primo piano); “Gioielli senza tempo”, scultura, Simona Bacci ; “Annodanze”, quadro, Giusi Loisi ; “Scaramantico di mare”, Alessio Brugnoli ; “Umupfumu. Stregone”, terracotta, Carlo Meroni.

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A lato, da sinistra: “Porta-fortuna”, scatole in mosaico, Dula Sironi; “Il gobbo”, portauovo, Fabio Peloso.

“Ad Arte” Via Matteo da Campione 8 20052 Monza MI tel 039.2312002 fattoadarte@quaser.it

Sopra, da sinistra, Ia foto: “In-flusso”, specchio, Filippo Franzone (primo piano); “Sale o scende”, gioco in legno, Dusan Durdevic (in fondo); IIa foto: “Oggetto devozionale: Cenerentola”, pietra dura e cera, Alessio Larocchi; IIIa foto: “E allora?”, specchio, Eva Philippi.

Sotto, da sinistra, Ia foto: “Scaraman-tin-tin”, collana sonora in ferro e ottone , Antonella Tandi (primo piano); “Civetta”, Raku, Giusi Perelli Flauto (in fondo); IIa foto: “Contenitore”, argilla nera, Carmen Boccù; IIIa foto: “Grigri”, candeliere in ceramica, Anna e Paola Marinuzzi.

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MOSTRE di Claudia Gatto

Progetto Miró fantasia senza limiti

I capolavori di Miró presentati alla mostra organizzata dal Comune di Salerno hanno stimolato la creatività e la sensibilità di svariati giovani designer locali

“Mi ha sedotto la bellezza della

ceramica: è come scintille. E poi la lotta con gli elementi: la terra, il fuoco […] Io ho una vera natura da combattente. Quando si lavora con la ceramica, bisogna saper domare il fuoco”... Nelle parole di Joan Miró è la forza espressiva della ceramica, il fascino che in lui suscitava l’argilla, il suo essere solo terra, non appartenere a nessuna epoca storica particolare, essere popolare. La ceramica non è immagine se non è prima forma, non è colore se non è prima terra, non è arte se non è prima mano,

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non è oggetto se non è prima fuoco. In occasione della grande mostra “Mediterraneo Miró”, che Salerno ha dedicato all’artista spagnolo nel convento di Santa Sofia, alcuni ceramisti salernitani hanno reinterpretato liberamente la sua arte, rileggendone pittura, scultura, incisioni e la ceramica stessa. Piccoli pezzi di design artigianale, in esposizione e in vendita nello shop della mostra, aprono un dialogo tra presente e passato, tra la costa campana e la costa spagnola, tra impressioni di artisti e, sullo sfondo di un Mediterraneo popolato dalla

vivacità di archetipi, di segni luminosi e di “selvatichezza”, instaurano un rapporto mutevole con l’arte di Miró. È la sensibilità individuale di ogni ceramista a cogliere solo gli aspetti filtrati dalle proprie suggestioni, a rileggere, tra mille colori, le innumerevoli forme, le infinite combinazioni partorite dalla fantasia di Miró, solo quello che è già intrinseco nella propria arte, è coerente con la propria produzione, è affine ai propri mezzi espressivi. Allora, nelle opere di Daniela Cannella, Sofia De Mas, Laura Laureti, Mariella Siano e


Nella pagina a fronte: “Omaggio a Miró” pannello in ceramica di Marco Vecchio. In questa pagina, dall’alto: “Tozzetti”, ceramiche di Sofia De Mas; “Mironiana” (ciotole e piatti), ceramiche di Marsia (Mariella Siano).

Marco Vecchio, una volta è il colore, una volta la forma, una volta il segno a descrivere con ironia il mondo tragicomico di Miró, a personalizzare quegli esseri spaventosi e bizzarri, le tinte violente, le atmosfere da incubo e da sogno, il confine tra “gioco” e realtà. Marco Vecchio, giovanissimo pittore, da poco avvicinatosi alla ceramica, rilegge il rapporto tra i pieni e i vuoti, fondamentale nei quadri dell’artista, nei quali, ogni linea, figura e segno, nella loro apparente casualità, hanno una specifica ragion d’essere rispetto al

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In questa pagina, dall’alto: “Oggetti” realizzati dall’Associazione Culturale “Humus” (Laureti, Mautone, Vassallo ed altri); “La scatola dell’immaginazione” multiplo di Andrea Caso riprodotto in venti esemplari; oggetti in mosaico di vetro realizzati da Arkidea99 di Paola Miranda. Nella pagina a fronte: “Sulla riva del Mediterraneo” piastra in ceramica di Luciana Spinillo.

tutto, al “vuoto” dello sfondo. Il segno e la sua distribuzione nello spazio, la forma inquietante dell’occhio, l’intreccio delle linee che dà ritmo all’immagine, sono gli elementi che lui attinge dalle tele di Miró. Il colore, invece, nei toni del nero, del giallo, del terra di Siena, è quello che vive nei suoi quadri, dove le figure, cristallizzate per un istante, emergono definite da linee dei colori della terra. Nelle ceramiche, l’occhio, al centro di tutte le composizioni, è una raccolta di segni, l’immagine è una selezione di linee attraverso le quali il colore emerge e allo stesso tempo si armonizza con la base “nuda” di terracotta. Per Mariella Siano è il valore descrittivo della forma, unito alla forza del colore puro, privo di disegno, a sintetizzare l’opera dell’artista catalano. Centrotavola, scatoline, ciotole, sono forme organiche, morbide e fluide, il cui taglio è un gesto puramente casuale, senza preintenzioni. Il cromatismo esasperato dei colori primari degli smalti, unito al rosso e al blu, valorizza il materiale della creta, ruvido e opaco, e spicca dal fondo, come le figure realizzate da Miró per le pareti del Sole e della Luna emergevano, nette, dalle tramature delle piastrelle in ceramica. Piccoli soli, stelle, aquiloni, e tutti quei segni astratti, debitori della natura a cui si ispirano, che popolano, nella loro massima essenzialità, le tele di Miró, rivivono invece nelle ceramiche di Daniela Cannella. Sono figure solitarie, che si stagliano dal fondo colorato alla ricerca di quel “vuoto” al quale, negli ultimi

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anni della sua produzione, l’artista aspirava per raggiungere la massima intensità narrativa. In altre, invece, questi disegni diventano “graffiti” incisi nella superficie, che nascono dalla dicromia tra lo smalto bianco e il cotto, volutamente privi di colore, ma sempre capaci di comunicare il loro valore ludico. Nelle mattonelle di Sofia De Mas, la superficie si ricopre di segni fitti e la grande varietà di colori perde la tradizionale tonalità violenta e “irriverente” di Miró per assumere un tono più “gentile”. La ceramista salernitana “gioca” con la firma dell’artista catalano, la “M” diventa un “W” e ritorna insistentemente, come un “nuovo marchio”, nella scansione geometrica dello spazio, dove occhi, stelle, linee centripete, bilanciano la superficie smaltata o di terracotta. Le figure riprendono la grafica, i simboli, i segni di Miró, ma si ripropongono in una veste originale, molto personale, in una atmosfera più solare, illuminata dai

colori pastello abitualmente utilizzati dall’artista. Per Laura Laureti, piatti e bicchieri smaltati a fondo bianco si popolano dei personaggi deformati delle litografie del pittore spagnolo, nelle quali contorni neri e decisi racchiudono e delimitano forti campiture di colori primari. Altre volte, gradazioni di colori insoliti, racchiudono quelle sottili linee nere, che nelle tele di Miró disegnano lo spazio come “tratti di penna” tra le pennellate decise, come fili di burattini che permettono le buffe torsioni delle figure, delineano stelle nel cielo, descrivono voli d’uccelli. L’iniziativa, nell’ambito della mostra, offre la possibilità di aprire un dialogo creativo con la pittura che rivive nella ceramica, con l’arte che reinterpreta arbitrariamente l’arte, ma si presenta anche come una vetrina sull’artigianato salernitano, che vive della sua forte identità, con l’esposizione di alcuni lavori di

Andrea Caso, Luciana Spinillo e Paola Miranda, artigiani che operano con la volontà di superare la tradizione iconografica sotto la spinta incalzante della modernità e dell’innovazione. Andrea Caso rilegge la ceramica come un “reperto”, una base irregolare di pietra nella quale le figure sono impresse come fossili preistorici che il tempo ha immortalato per sempre nella superficie scavata. La natività è invece protagonista della ceramica di Luciana Spinillo, espressione di una “modernità stemperata” dalla quale nascono forme scultoree “contorte, eccentriche, naturalizzate come in uno scavo”, disegnate da curve sinuose che creano movimento e acquistano identità attraverso i tocchi di colore. Il vetro è infine protagonista dei lavori di Paola Miranda, nei quali tessere colorate si alternano per descrivere immagini, per definire geometrie, per rivestire le superfici come in un mosaico.

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MUSEI di Maria Concetta Cossa

Nasce a Faenza il Museo Carlo Zauli

L’intervista al figlio dell’artista svela interessanti elementi dell’attività del grande ceramista-scultore e del museo a lui dedicato

È stato inaugurato a Faenza, a fine

maggio del 2002, il museo dedicato a Carlo Zauli, protagonista nel panorama artistico della seconda metà del ’900. Zauli è colui che ha reso la ceramica materia fortemente espressiva: uno tra i pochi ceramisti italiani compiutamente scultori, come dichiara Gillo Dorfles. Nel museo sono raggruppate 120 opere dell’artista, scelte fra quelle più rappresentative della sua intensa e florida carriera quarantennale; molte di esse furono appositamente raccolte e ritirate dal mercato dallo stesso Zauli. Il suo laboratorio “la bottega” in via della Croce è il luogo a cui corrispondono gli spazi del museo; il percorso espositivo si snoda attraverso una quindicina di ambienti -il deposito, i locali destinati all’assemblaggio delle terre, quelli per la cottura e la realizzazione delle opere, lo studio personale ed il giardino- e ripercorre le tappe della produzione artistica di Zauli, dai vasi dei primi anni ’50 fino alle ultime opere scultoree del decennio scorso. Tutto il percorso è contrassegnato da apparati didascalici: dai pannelli alle bellissime immagini in bianco e nero che illustrano momenti diversi del suo lavoro, ai video ed alle immagini delle opere monumentali, presenti in tutto il mondo, proiettate sui muri consumati della sala per la foggiatura. Il viaggio fra le opere di Carlo Zauli non si esaurisce nell’esposizione permanente appena inaugurata, ma prosegue nelle molte opere presenti in città e, volendo, in diverse parti del mondo; ciò che va sottolineato è come il tipo di organizzazione spaziale adottata ripercorra la

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sequenza delle varie fasi di lavoro, rispetti gli ambienti originari e ne conservi quella certa aria di “operosità” che è funzionale ai successivi sviluppi del progetto; l’apertura del museo è solo quindi un primo passo. Di come prende

origine il Museo Carlo Zauli parliamo con Matteo Zauli che, peraltro, è alla direzione di tale impresa. Si sa che la nascita di un museo è sempre il risultato di un grande lavoro di costruzione storica di un percorso -in questo caso


Nella pagina a fronte, dall’alto e da sinistra: Carlo Zauli mentre sta incidendo un vaso (foto Antonio Masotti); Carlo Zauli fra i banchi dell’Istituto Statale d’Arte per la Ceramica “Gaetano Ballardini” a Faenza (foto A. Masotti); vaso in grès, anno 1962. In questa pagina: “Premio Faenza” 1958, vaso ovoide di forma irregolare con una piccola bocca, decorato a fasce e altri motivi colore ruggine, grès, h cm 78 (Faenza, M.I.C.), prima opera in grès vincitrice del “Premio Faenza”.

“Gaetano Ballardini” a Faenza dove, peraltro, si è formato); far vivere l’esperienza del trasformare la materia, affrontarne percorsi teorici, ma senza abbandonarne mai le possibili applicazioni pratiche. La famiglia non ha fatto altro che riprendere in mano il progetto e, con l’apertura del museo, muoversi in tale direzione.” Un progetto affascinante, ma anche, in un certo modo, ambizioso. Come siete partiti?

“Più di un anno fa fu presentato il progetto alla Amministrazione Comunale e ad altri enti -pubblici e privati- competenti nel nostro territorio, non ultimo al Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza (MIC). Tale lavoro è scaturito nella mostra antologica al MIC “Carlo Zauli: l’Alchimia delle Terre”, ancora in corso, che mette in evidenza Zauli “scultore”, e nell’inaugurazione del Museo che ne illustra l’evoluzione artistica e di

artistico- che si intende conservare, organizzare e soprattutto rendere fruibile come patrimonio collettivo. Si tratta di un evento di profonda importanza e di una coraggiosa scelta perchè riguarda l’attivazione di una struttura permanente, ma anche l’avvio di forti relazioni e progetti per rendere dinamica e significativa quella che, oggi, definiamo un’impresa culturale. C’è, però, ancora nella famiglia di Zauli prima tanto amore e poi tanta passione, mista a responsabilità per l’arte contemporanea. Matteo come nasce il museo? “L’origine del progetto parte da mio padre che voleva attivare un centro culturale improntato sulla propria lunga ed articolata esperienza. L’idea del Museo è nata da Carlo Zauli stesso verso la metà degli anni ’80. Nel laboratorio di Via della Croce, egli creò un po’ alla volta -e sempre continuando a lavorare- una prima esposizione. Essa fu disposta nell’ampia sala al primo piano che ora è dedicata alle opere realizzate negli anni ’80; per quest’operazione alcuni pezzi vennero da lui acquistati dal mercato antiquariale dove già circolavano, come ad esempio il vaso del ’53, per ricostruire la serie appartenente alle tipologie dei “Premi Faenza”. La sua idea era: creare una sala rappresentativa del proprio percorso artistico; realizzare un centro studi dove poter svolgere conferenze (Zauli aveva tenuto lezioni in Giappone, in Germania, oltre ad aver maturato una grande esperienza nello insegnamento presso l’Istituto Statale d’Arte per la Ceramica

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progettista, fornendone un ritratto “a tutto tondo” coerente ed indispensabile. Potrei affermare che il termine “condivisione” è quello più adatto per definire i rapporti, fin qui maturati, con il mondo istituzionale ed economico; il concetto di arte-impresa è il filo conduttore che ha permesso l’avvio di questo progetto.” Nel laboratorio di Carlo Zauli, ora museo, in realtà si respira ancora un’aria di lavoro. “Infatti, sono stati lasciati inalterati gli ambienti di lavoro a fini didattici, ma anche perchè in essi si svolgeranno realmente attività collegate al museo. Da un punto di vista espositivo il percorso si snoda attraverso vari periodi della vita artistica di mio padre: dall’inizio degli anni ’50 fino agli anni ’90”. Le opere di Zauli ed il Museo costituiscono un patrimonio destinato ad arricchire la città di Faenza come centro di produzione e promozione artistica, ma sono anche destinati a creare un luogo d’incontro, d’elaborazione, di scambio culturale internazionale; immagino che ciò rientri nei vostri obiettivi. “La finalità del museo è duplice: divulgare e far conoscere nel mondo il lavoro artistico di Zauli, dagli anni ’50 agli anni ’70; curare la promozione delle sue opere e della sua ricca esperienza (degli anni ’60, ’70, anche ’80) ristabilendo contatti con tutti i centri museali, culturali, gallerie con le quali Zauli ha avuto contatti; si pensi che, ad esempio, suoi pezzi sono in 36 musei di tutto il mondo (in Giappone, Svizzera, Belgio, Germania, Inghilterra e in molti altri paesi oltre che in Italia). Gli stessi visitatori stranieri, che da maggio di quest’anno sono venuti al Museo, dimostrano l’interesse che questo progetto va stimolando e sono per noi un modo per animare nuovi contatti. Noi intendiamo creare un vivo centro culturale per incrementare il valore di Faenza, nella sua identità ceramica in senso contemporaneo, nel mondo perchè la città ha bisogno di recuperare la sua

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dimensione culturale a livello internazionale”. Progetti? “Come già accennato il percorso non si esaurisce nell’esposizione permanente, ma prosegue nelle diverse iniziative che saranno promosse dal Museo Carlo Zauli nell’intento di fornire occasioni di studio e d’approfondimento dell’Arte della ceramica, e di divenire un punto d’incontro per studenti e giovani ceramisti all’interno del sistema della ceramica internazionale contemporanea. In funzione di questo principale intento, oltre a sviluppare ulteriori collaborazioni con il MIC a seguito della grande mostra antologica, il Museo ne produrrà un progetto itinerante lungo le principali tappe della storia espositiva dell’artista, dall’Europa settentrionale, al Giappone, all’America del Nord. Intendiamo fare una selezione delle opere e portarla in giro per il mondo, ad esempio a partire dal Giappone stesso dove, negli anni ’70, Zauli ebbe quattro personali importanti concretizzatesi in cicli espositivi ciascuno dei quali sviluppati in due o tre mostre presso città diverse. Per questo stiamo lavorando su due fronti: progetti esportabili di piccole e grandi dimensioni, mostre a tema come possono essere “il Vaso”, “le Zolle”. Inoltre stiamo creando un data base per tracciare una mappatura di tutto il movimento di giovani artisti. Tale lavoro riguarda, in particolare, la costituzione di un centro di sperimentazione e indagine rivolto a ceramisti che vogliano sperimentare il linguaggio contemporaneo, inoltre dare supporto ed accoglienza ad artisti, già affermati in ambito nazionale ed internazionale, che intendano affiancarci nella realizzazione di tali attività”. Mi pare significativo e di buon auspicio riprendere una frase recente di Claudio Spadoni, critico d’arte e consulente scientifico del Museo: “Zauli è un tramite per trasmettere dei valori, il sapere delle mani, il Museo Zauli è il luogo di trasmissione delle memorie”.

Dall’alto: Museo Zauli, Sala degli anni ’60, in primo piano “Sfere”, sullo sfondo “Ruota Strappata”, (foto R. Tassinari); “Fremito Naturale” 1977, grès.


Originalità di Carlo Zauli Un profilo biografico “... non è la materia a determinare un fatto creativo di alta qualità, ma è la fantasia ed il talento dell’uomo a dare origine ad opere significative e durature”. (Carlo Zauli, giugno 1966). Carlo Zauli (Faenza, 1926-2002) si forma nella Faenza dell’immediato dopoguerra, sulla scia di grandi maestri quali Rambelli, Bucci, Biancini, per approdare a linguaggi contemporanei internazionali ed elaborarne poi uno completamente suo. A ciò si aggiunga l’arrivo al Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza di opere assolutamente dirompenti fra le quali le cinque donate da Picasso fra il ’49 e il ’51 e i febbrili scambi prodotti dall’incrocio di diverse culture. A Faenza arrivano Guido Gambone, Tullio Mazzotti, Gio Ponti; poco più tardi Carlo Zauli farà della propria bottega, aperta nel ’50, un punto di incontro per costoro, ai quali si aggiungono poi il francese Albert Diato, il marchigiano Nanni Valentini e il pugliese Pino Spagnulo. Pochi anni dopo l’apertura dell’atelier, nel ’53, Carlo Zauli vince il Premio Faenza con uno sconcertante vaso asimmetrico (allora si diceva “scentrato”) ornato da un fine rilievo su fondo turchese. Nel ’58 vince di nuovo, stavolta con un grande vaso in grès a bocca strettissima che ricorda più un pesce-luna o una scultura arcaica. Nella giuria sono presenti artisti come Fausto Melotti, assai sensibile alle nuove istanze della scultura e all’indagine su materiali non “aulici” e non convenzionali. Portando per la prima volta il grès su un podio d’onore, Zauli smentisce il primato -che a Faenza pareva incrollabile- della maiolica. Da lì in poi proseguirà una ricerca personalissima, volta a sondare tutti gli aspetti della scultura in ceramica: dal geometrismo delle forme perfettamente tornite (vince nel ’62 il suo terzo Premio Faenza con una coppia di vasi di pulitissimo e solidissimo rigore) fino alle rarefatte composizioni degli anni ’70 e ’80 dove Zauli si avvicina alla natura, lasciandosi suggestionare dalle forme più primordiali e più libere, in definitiva quelle della sua terra: le grandi “arate”, le bizzarre successioni di creste e solchi che ricordano il mare dei calanchi, le steli mosse dal vento, le sfere e i cubi che si liberano

della loro gabbia per sgretolarsi o per assumere vere e proprie ali. Nella sua spasmodica ricerca di verità e di semplicità si inseriscono anche i vasi sconvolti, i grandi pannelli a onde, le superfici a zolle, dove l’unico imperativo sembra quello di tornare alla bellezza naturale. Non a caso in Giappone -ove ha avuto un notevole successo- è maestro indimenticabile, unico capace di trattare l’argilla come un grande corpo umano e così di certificare l’esistenza della materia simboleggiandone la vita e la morte”.

Dall’alto e da sinistra: Museo Zauli, Sala degli anni ’50, vaso asimmetrico con decori a rilievo, maiolica, 1953 (foto Raffaele Tassinari); Museo Zauli, Sala degli anni ’80, “Genesi” 1984, grès, (foto R. Tassinari); “Premio Faenza” 1953, vaso asimmetrico con ornati a rilievo su fondo blu, maiolica, h cm 29 (Faenza, M.I.C.).

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Dall’alto e da sinistra: Museo Zauli, progetti per la fabbrica piastrelle “La Faenza” (foto R. Tassinari); Carlo Zauli su un campo arato della campagna faentina (foto Antonio Masotti); “Pannello” 1971/72, grès, cm 250x180, Collezione Regione Emilia Romagna, (foto Antonio Masotti); “Cubo Alato” 1978, grès, cm 200x180, opera installata alla stazione di Faenza.

Carlo Zauli designer La figura di Carlo Zauli designer non è stata ancora sufficientemente indagata. Ricerche preliminari sono state svolte da Rolando Giovannini, che per la mostra Disegno&Design (Bologna, Cersaie’ 84) selezionò diverse tipologie di piastrelle disegnate per una produzione a scala in-dustriale fra cui diverse progettate da Zauli. La prima risale al ’61, contemporaneamente alla nascita dell’azienda “La Faenza”, di cui Carlo fu tra i fon-datori, per essere seguita da altre con cui, a partire dal ’62 (inizio della pro-duzione) diede avvio ad una stagione sti-listica tutta faentina di alto pregio nel settore della ceramica industriale. I primi modelli realizzati (20x20) erano in grès bianco smaltato con disegno otte-nuto tramite l’impiego di mascherine in rame intagliato (il Museo ne conserva numerosi esemplari). Lo stile adottato da Zauli nel settore della progettazione in-dustriale è già rappresentativo di quello che sarà -anche in questo difficile campo- il suo percorso artistico: sobrietà ed ele-ganza combinate in una sintesi essen-ziale, senza sbavature e facili concessio-ni alle mode. Ciò deve -e non poteva es-sere che così- aver influito anche sugli allievi; lo vediamo in 4 delicate prove del ’69 realizzate da studenti di Zauli e Dal Pozzo all'Istituto “Ballardini” di Faenza: sintesi geometriche, pulizia, nitore, essenzialità, ma derivate da una profonda ricerca grafica. Tutto ciò non si esaurirà, neppure con l’approdo di Zauli -in scultura- ad un linguaggio liberissi-mo, ispirato più ai messaggi della natu-ra che non alle sintesi formali: serigrafie pulitissime, ove semplicità e equilibrio si coniugano con qualità estetica, continueranno a punteggiare la sua opera sempre, anche negli anni ’70 e ’80. Il Museo è aperto dal martedì alla domenica con il seguente orario: - invernale 9.30-13.00; 15.30-18.30 - estivo 10.00-13.00; 16.00-19.30 via della Croce 6 - 48018 Faenza (RA) tel/fax 0039.0546.22123 www.museozauli.it-info@museozauli.it

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PROGETTI E TERRITORI di Isabella Taddeo

Valorizzare la tradizione Incentivare l’innovazione

A distanza di ben nove anni dalla precedente dal 14 al 15 novembre a Villa Erba di Cernobbio si è tenuta la Conferenza Lombarda dell’Artigianato un’esperienza da ripetere con cadenza biennale

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entinove imprese artigiane ogni mille abitanti, contro una media nazionale di venticinque. In altre parole, 250 mila aziende che danno lavoro a circa 700 mila addetti. E’ il biglietto da visita del sistema dell’artigianato in Lombardia, un comparto che svolge un ruolo di primissimo piano e rappresenta una parte vitale del sistema produttivo della Regione. Con l’obiettivo di individuare quali siano le strategie che consentiranno alle imprese lombarde di poter competere sui mercati internazionali e di raccogliere indicazioni su come orientare le scelte del governo regionale -da sempre al fianco del mondo dell’artigianato- tutti i protagonisti del settore si sono dati appuntamento a Villa Erba di Cernobbio il 14 e 15 novembre dello scorso anno, per la Conferenza Lombarda dell’Artigianato “Valorizzare la tradizione. Incentivare l’innovazione”. Convocata a distanza di ben nove anni dalla precedente, la Conferenza è stata promossa dall’Assessore all’Artigianato, New Economy, Ricerca e Innovazione Tecnologica della Regione Lombardia, Giorgio Pozzi, in collaborazione con Unioncamere Lombardia e le quattro Associazioni Artigiani rappresentative a livello regionale. “Ho fortemente voluto questa Conferenza -ha detto l’Assessore Pozzi- perchè mi è sembrato essenziale fare un punto della situazione e della difficile congiuntura economica internazionale, conseguenza diretta dei recenti fatti che hanno sconvolto il mondo. Mi è sembrato opportuno riflettere insieme per comprendere il momento che stiamo vivendo e attrezzarci per valorizzare, sostenere e promuovere il comparto artigiano”. Il programma dei lavori “Valorizzare la tradizione. Incentivare l’innovazione” sono stati i due temi chiave intorno ai quali si sono sviluppati i due giorni di lavori, che hanno visto un programma molto intenso di interventi organizzati in tre sessioni consecutive. La prima sessione è stata dedicata all’analisi dello stato attuale del comparto, anzitutto attraverso la presentazione della “salute” dell’artigianato lombardo tramite l’indagine svolta annualmente dall’IreR, l’Istituto di Ricerca della

Regione Lombardia; successivamente cinque eminenti professori delle maggiori Università italiane hanno presentato le relazioni portate in discussione nell’ambito della Conferenza. Tali relazioni si sono concentrate sui cinque temi chiave individuati per il comparto artigiano (l’associazionismo economico, la finanza, le risorse umane, l’innovazione tecnologica e il nuovo modello di intervento pubblico), temi che sono poi stati ulteriormente sviluppati nell’ambito di gruppi ristretti di lavoro nel secondo pomeriggio di giovedì 14 novembre. Nel corso della prima sessione dei lavori è intervenuto anche il presidente del Consiglio Regionale della Lombardia, Attilio Fontana, che ha sottolineato l'impegno delle

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commissioni consiliari e del parlamento regionale per sviluppare leggi e iniziative volte a favorire e promuovere lo sviluppo del comparto artigiano. La seconda sessione ha permesso il confronto tra la Lombardia, il Piemonte, il Rhône Alpes (regione francese membro dei Quattro Motori d’Europa, insieme al Baden Wuttemberg, Lombardia e Catalonia) nell’ambito del contesto Europeo. Infine, la giornata del 15 novembre è servita a mettere a frutto tutti i dati e le informazioni presentate, con l’intervento dei maggiori esponenti istituzionali e politici legati al mondo dell’artigianato. Tra i partecipanti alla seconda giornata di lavoro della Conferenza anche il sottosegretario al Ministero delle Attività produttive, Mario Valducci, che ha posto un particolare accento sul tema della formazione, e il presidente della Commissione Attività Produttive del Consiglio Regionale della Lombardia, Enzo Lucchini. L’Assessore Pozzi, tracciando un bilancio della Conferenza, ha proposto l’istituzionalizzazione di questo importante appuntamento, dandogli cadenza biennale, “per poter cogliere l'opportunità di confrontarsi e discutere sulle politiche che Regione Lombardia ha attuato e intende attuare a favore del comparto artigiano”. intervento di Mons. Maggiolini Ai lavori della seconda giornata è intervenuto anche il vescovo di Como, mons. Alessandro Maggiolini, che ha sottolineato con la sua presenza la grande stima per la categoria. Maggiolini ha anche evidenziato la disparità di trattamento che devono subire le piccole imprese: mentre una grande azienda in difficoltà di bilancio ottiene l’aiuto e l'intervento del Governo per tutelare i propri lavoratori, nel caso di una piccola azienda artigiana ciò non avviene mai. Su questo aspetto si è soffermato il presidente Formigoni nel suo intervento conclusivo della Conferenza, ed in particolare sulle conseguenze che la crisi della Fiat sta provocando per tutte le aziende artigiane legate all'indotto dell'Alfa Romeo di Arese. “Stiamo studiando insieme ad Artigiancassa -ha precisatoun intervento sussidiario e solidale per attivare forme speciali di credito agevolato che consentano alle aziende di trovare sbocchi di uscita da questa grave situazione di difficoltà occupazionale ed economica”. Artigianato e Internet Uno dei temi cruciali, affrontato anche dall’Assessore regionale all’Artigianato, New Economy, Ricerca e Innovazione Tecnologica, Giorgio Pozzi, è la connessione tra il mondo dell’artigianato ed Internet. L’Assessore Pozzi ha evidenziato come l’azione di sostegno della Regione Lombardia non si limita al finanziamento delle imprese, ma intende sviluppare un più ampio utilizzo delle tecnologie informatiche per poter vincere le sfide competitive della

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globalizzazione dei mercati. “Fino a qualche decennio fa -ha detto Pozzi- i competitori delle imprese artigiane si trovavano a pochi chilometri di distanza, nella stessa area geografica, al massimo nel territorio della stessa Regione: oggi con la possibilità di essere presenti su Internet e di utilizzare il web per mettere in mostra i propri prodotti, gli artigiani lombardi si devono misurare con aziende a migliaia di chilometri di distanza”. Il credito: raddoppia il plafond di Artigiancassa Un capitolo a parte è stato dedicato all’annoso problema del credito alle imprese: da un lato è stata posta in evidenza la difficoltà da parte delle aziende artigiane di poter accedere ai finanziamenti delle banche, dall’altro l’impegno della Regione Lombardia per sostenere Artigiancassa. Impegno che si è tradotto nella decisione di integrare i fondi statali attraverso un cospicuo innalzamento dei trasferimenti regionali destinati a questo essenziale strumento, a sostegno del quale saranno messi a disposizione complessivamente più di 26 milioni di euro. Tutto ciò permetterà di raddoppiare l’abbattimento del tasso di interesse sui finanziamenti per le imprese: tramite Artigiancassa, la Regione Lombardia ha infatti elevato il plafond a 250 mila euro rispetto ai precedenti 120 mila euro. Provvedimento questo già presentato dall’Assessore Pozzi alla Giunta Regionale. Cestec e i Centri d’Eccellenza Per incrementare le potenzialità del comparto artigiano, favorendone lo sviluppo e un maggiore ricorso all’innovazione tecnologica, colmando anche l’esigenza storica di “fare ricerca” e metterne i risultati a disposizione delle aziende di piccole dimensioni, l’Assessore ha poi sottolineato non solo la crescita dei centri di eccellenza, ma anche il rinnovato ruolo propulsore del Cestec, l’azienda regionale il cui capitale sociale passerà in misura maggioritaria alla Regione Lombardia. Un “Voucher” per le Imprese Artigiane Tra le novità emerse nella prima parte dei lavori, l’opportunità di introdurre anche per le imprese artigiane il “voucher” della Regione Lombardia. “Per incentivare le imprese indirizzandole verso l'innovazione tecnologica, la ricerca avanzata e la finanza innovativa -ha detto Raffaele Cattaneo, Vice Segretario Generale della Regione Lombardiadobbiamo pensare a strumenti nuovi, lasciando alle spalle la logica dei finanziamenti alle imprese che ha caratterizzato l'azione del governo regionale in passato. Si può ipotizzare allora un bonus che gli imprenditori possono spendere all’interno di una rete di servizi accreditati, esperienza che ha già dato ottimi risultati in altri settori amministrati dalla Regione”. Formigoni: l’Artigianato motore dell’economia


Nella prima pagina, dall’alto: panoramica del tavolo dei conferenzieri; veduta di un settore della platea.

Inquesta pagina, dall’alto: l’Assessore Giorgio Pozzi introduce la seconda giornata dei lavori; intervento del sottosegretario al Ministero delle Attività Produttive, Mario Valducci; l’onorevole Roberto Formigoni conclude le due giornate di lavoro.

A concludere la due giorni di lavoro a Cernobbio è intervenuto anche il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, per il quale “l’artigianato è un motore essenziale dell’economia, ma anche per la cultura e la società lombarda”. “Dobbiamo lavorare insieme -ha continuato il presidente- su quelle eccellenze che ci fanno conoscere in tutto il mondo, in modo che la promozione del made in Lombardy porti con sè un indotto significativo da ogni punto di vista”. Per promuovere le eccellenze lombarde Formigoni ha sottolineato l’esigenza di potenziare il sistema infrastrutturale, semplificare le procedure amministrative, sostenere la qualificazione delle risorse umane, promuovere nuovi strumenti di accesso al credito, aggiornare le politiche di formazione professionale. Formigoni ha poi fatto sue le proposte emerse nel corso della Conferenza riguardo alla istituzione di un tavolo di confronto permanente tra Associazioni di categoria, Unioncamere e Regione Lombardia, per affrontare e risolvere le problematiche del settore artigiano. Il presidente si è soffermato anche sulla necessità di sviluppare l'ICT (Information Communication Technology) nel sistema artigiano, ad oggi molto frammentato e limitato, anche a livello internazionale, dagli alti costi di trasferimento. I dati congiunturali del III° trimestre: cresce il numero delle imprese, lieve flessione dell’occupazione In occasione della Conferenza sono stati diffusi anche i dati relativi all’analisi congiunturale sull’artigianato del terzo trimestre 2002, realizzata da Unioncamere Lombardia e dalla Regione. I dati hanno evidenziato un calo su base annua (-3%), mentre l’occupazione contiene la flessione all’1,1%. Contemporaneamente cresce il numero delle imprese artigiane, soprattutto grazie al settore delle costruzioni (+970 imprese). Positive le prospettive per il quarto trimestre dell’anno, con particolare riferimento per gli ordinativi dall’estero.

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PROGETTI E TERRITORI di Stefania Viti

Toscana Arte Le aziende locali insieme a Federimpresa Arezzo hanno dato vita al nuovo consorzio fortemente voluto per salvaguardare, sostenere, valorizzare e promuovere l’artigianato artistico aretino ricco di molteplici espressioni legate indissolubilmente al territorio e a secoli di storia

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a tutela e la valorizzazione dell’artigianato artistico sono obiettivi imprescindibili per la salvaguardia e la promozione delle attività economiche tradizionali e delle risorse culturali proprie di un territorio. Arezzo e la sua Provincia sono oggi, nell’ambito delle aree italiane a forte valenza artigianale ed artistica, una realtà originale ricca di molteplici espressioni di un artigianato di tradizione secolare. Se in Arezzo l’origine dello sviluppo economico e la fioritura di certe forme di artigianato si debbono imputare al processo di civilizzazione dell’area operato dagli etruschi prima e dai romani poi, nelle valli aretine -il Casentino, la Valtiberina, la Valdichiana, il Valdarnola lontananza dalla città e la natura stessa dei luoghi hanno favorito la nascita delle diverse attività artigianali. E sono per lo più valligiane le aziende che con Federimpresa Arezzo hanno dato vita al consorzio

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“Toscana Arte”. Nato nel marzo 2002, il consorzio riunisce diciassette aziende del settore dell’artigianato artistico e tradizionale aretino con l’intento di promuovere la Provincia di Arezzo e le sue produzioni artigianali attraverso varie iniziative, sia di livello nazionale che internazionale. La partecipazione ad “AF-L’artigiano in fiera”, Milano 30/11-8/12/02, ha segnato la prima apparizione ufficiale del consorzio in una manifestazione espositiva di grande rilievo, contemporaneamente alla presentazione del cd-rom “Toscana Arte”, nel quale si documentano le vocazioni territoriali, le aziende e i prodotti. Dall’arte del restauro dei legni alla ceramica, dall’oreficeria alla tessitura, dalla pietra scalpellata al ferro battuto al vetro: numerose e distinte appaiono le forme di artigianato artistico praticate dalle aziende di “Toscana Arte” con produzioni spesso strettamente


Dal CASENTINO, nella pagina a fronte, dall’alto e da sinistra: panno casentino (quadri tessuto verde e arancio), TACS Tessitura Artigiana Casentibese, Stia; centrotavola in argento con foglie, Oro e Argento 94 Lavorazione metalli preziosi, Castel S. Niccolò; orci in terracotta, Giovenali Fabrizio Terracotta e Ceramica, Soci; ferro battuto (particolare), Luka’s Ferro Battuto, Rassina. Dalla VALTIBERINA, in questa pagina, dall’alto e da sinistra: bracciale (particolare), Essenza Gioielli in argento, Sansepolcro; lavorazione di cesti in vimini, Luzzi Leonardo Lavori in Vimini e Impagliatura Sedie, Anghiari; girocollo con placchette, Baragli Preziosi Oreficeria, Sansepolcro; casale in pietra, Maggini Claudio Ristrutturazioni - Costruzioni in Pietra, Anghiari; farfalla, Mearini Oriano Oreficeria Laboratorio Orafo, Sansepolcro.

legate ad un territorio specifico dove, un tempo, l’ambiente e la popolazione hanno fornito materia prima, fonti energetiche e manodopera. In Valtiberina, nei centri di Anghiari e di San Sepolcro -quest’ultima città natale del pittore Piero Della Francesca-, l’arte orafa, la lavorazione del “merletto a fuselli” e l’artigianato del mobile sono protagonisti di distinte ed importanti manifestazioni quali la “Biennale d’arte orafa”, la “Biennale del merletto”, la “Mostra Mercato dell’Artigianato dell’Alta Valle del Tevere”. Quest’ultima manifestazione, che si tiene ad Anghiari ogni anno, costituisce l’evento sicuramente più importante nella provincia poiché in esso sono rappresentate tutte le diverse tipologie dell’artigianato artistico dell’Alta Valtiberina. Di particolare rilievo è l’artigianato del mobile in stile, che qui ha avuto un forte sviluppo data la grande

disponibilità di legname -la natura dei luoghi è prevalentemente montana con ampie estensioni boschive-, cui si aggiunge, inoltre, il contributo formativo dell’Istituto Statale per l’arte del legno e del restauro del mobile antico. Sempre in Anghiari si conserva e si perpetua la lavorazione dei cesti di vimini, un artigianato ormai in via di estinzione ed attività artigianale più di altre legata alla tradizionale cultura contadina toscana. Con il vimini e la stiancia raccolti lungo le rive del Tevere i contadini, i cestai e i seggiolai, fin dal Medioevo, hanno intrecciato cesti, panieri e tutti quegli oggetti che potevano essere utili per i lavori più diversi e per gli usi domestici. I laboratori artigianali, che operano in Valtiberina secondo tecniche tradizionali tramandate di generazione in generazione, costituiscono oggi una voce importante dell’economia locale alla cui sopravvivenza e rigenerazione

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contribuisce anche l’azione educativa dell’Istituto Statale d’Arte di Borgo Sansepolcro. Agli artigiani orafi ed agli argentieri si riconduce, inoltre, in generale e per tutta l’area aretina, un settore dell’artigianato locale tra i più noti, settore che primeggia in Italia per l’elevata qualità dei prodotti sia sotto il profilo esecutivo sia per l’originalità del disegno creativo. In Casentino, una valle stretta e verdeggiante attraversata dal primo tratto dell’Arno e punteggiata di castelli feudali, si sono particolarmente sviluppati l’arte della pietra scalpellata, l’artigianato del ferro battuto e la tessitura del panno di lana. Nate da precise esigenze di vita rurale, dette arti hanno raggiunto ormai fama nazionale ed internazionale. Castel San Niccolò, la patria di molti maestri scalpellini

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che si tramandano di padre in figlio le tecniche di estrazione e di lavorazione della pietra, accoglie annualmente la “Mostra della pietra lavorata”, mentre la lavorazione del ferro battuto ha una importante vetrina nella “Biennale Europea d’Arte Fabbrile” a Stia. Già in antico si estraevano in Casentino i minerali ferrosi con cui nel medioevo e nei secoli a seguire si sono prodotti gli attrezzi da lavoro e per uso domestico, le armi e le armature, ricordate queste ultime con i nomi di valenti fabbri ferrai nei documenti d’archivio. Anche la pietra scalpellata ha conquistato gli onori del ricordo storico con manufatti di gran pregio destinati ad abbellire i palazzi e le dimore aristocratiche fra cui quelle della potente famiglia fiorentina dei Medici. Ancora in Casentino nasce il noto “panno Casentino”, un tessuto tipico per spessore e pesantezza, dai colori vivaci come l’arancio ed il verde, la rifinitura a “ricciolo”, con cui si confezionano capi vari d’abbigliamento a cominciare dai tradizionali cappotti. Derivata da una ben più antica lavorazione artigianale dei panni di lana, già in atto in epoca etrusca, la produzione dei tessuti di lana ebbe un notevole sviluppo nel corso del medioevo per l’impulso datole dalle numerose comunità monastiche insediatesi in Casentino in quel periodo. Tuttavia il “panno Casentino” come lo conosciamo oggi nasce solo nel XIX secolo e da quel momento caratterizza la produzione tessile locale che ha in Stia il suo principale centro manifatturiero e industriale. Ancora nell’alta valle dell’Arno troviamo orci, fontane e tavoli da giardino in terracotta prodotti da una manifattura artigiana la quale, nel rispetto della tradizione toscana, ripropone le forme più caratteristiche e note accanto a modelli dalle linee più moderne. Oltre all’ampio e pregevole repertorio della ceramica e della terracotta fiorentina di epoca rinascimentale, l’attuale lavorazione artigianale della ceramica aretina trova importanti riferimenti storici e culturali nelle collezioni di ceramiche antiche del Museo Archeologico e del Museo d’Arte Medioevale di Arezzo, del Museo dell’Accademia Etrusca di Cortona. Inoltre la raccolta di maioliche e terrecotte medioevali e moderne del Museo del Cassero di Monte San Savino testimonia la continuità storica di una produzione ceramica che manifesta nelle maioliche e nelle terrecotte savinesi una sua espressione del tutto originale. I ceramisti aretini ispirandosi ai modelli del passato producono oggi ceramiche di alta qualità in cui si ripropongono modelli e decori antichi oppure disegni di nuova ideazione. Uno spazio importante dell’artigianato aretino è occupato dalla lavorazione del vetro: vetrate artistiche, lampade tipo Tiffany, oggetti per arredamento realizzati in vetrofusione, vetri dipinti a mano o incisi. Un settore dell’artigianato locale derivato da un passato recente che ha visto affermarsi in Valdarno la produzione industriale del vetro -dai fiaschi alle cristallerie da tavola-, ma anche da una forma d’arte più antica, quella della vetrata artistica, che si è espressa


dalla Valdarno, nella pagina a fronte, dall’alto: lavorazione della pietra, Biri Scultura e Scalpellatura, Terranuova Bracciolini; realizzazione di una vetrata, Arte e Materia Vetrate Artistiche, Montevarchi; cassettone in legno intarsiato, Monechi e Bonciani Restauro Mobili, San Giovanni Valdarno. da Arezzo, in questa pagina (colonna di sinistra), dall’alto: decorazione pittorica di un soffitto, Studio Consul Studi di Pittura e Decorazione, Arezzo; vetrata (particolare), SAAV Lavorazione Vetro, Arezzo. Dalla VALDICHIANA, in questa pagina (colonna di destra), dall’alto: bracciale, grani di turchese e granulazione, WF Gioielli Oreficeria, Cortona; vaso in ceramica, Matteo Capitini Ceramica, Castiglion Fiorentino; lampada con rose (particolare), Cancarè Andrea Lavorazione Vetro, Castiglion Fiorentino.

in forme auliche nelle vetrate cinquecentesche della cattedrale di Arezzo, opera del grande maestro francese Guglielmo di Marcillat. Infine, non ultimo, il consorzio “Toscana Arte” accoglie il settore del restauro. Il restauro dei mobili antichi e degli arredi lignei in genere, nonché la riproduzione di mobili d’epoca, traggono strumenti e tecniche di lavorazione da un’arte mobiliera ormai secolare. Una vicenda legata all’edificazione e all’arredo di chiese e conventi, palazzi aristocratici, ville e castelli alla quale è da ricondurre un interessante sviluppo della decorazione pittorica su mobili e pareti. Attingendo all’esperienza dei pittori decoratori, alcuni laboratori di decorazione sono oggi in grado di riproporre le pitture decorative di un tempo e di eseguire, all’occorrenza, il

restauro di materiali antichi. Arezzo, città d’arte e punto di riferimento per antiquari ed appassionati di arti decorative con la sua Fiera Antiquaria, è la sede privilegiata per l’ esercizio di forme diverse di arte e di artigianato, spesso ereditate dagli artigiani stessi da una lunga tradizione familiare. Tradizioni legate indissolubilmente al territorio e a secoli di storia di cui il consorzio “Toscana Arte” vuole farsi portavoce e promotore in modo fattivo e costruttivo mediante azioni di tutela e di sostegno della qualità e della originalità dell’artigianato artistico aretino. CONSORZIO TOSCANA ARTE SCARL Piazza E. De Amicis,6 - 52031 Anghiari (AR) tel. 0575.788193 - internet: www.federestero.it

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PROGETTI E TERRITORI di Fernando Murilo Moro

Ad Arte - Storie e percorsi dell’Artigianato Sardo

una manifestazione organizzata dall’I.S.O.L.A. in concomitanza del Gran Premio di Formula 3000 per promuovere, valorizzare e fare conoscere usi, costumi e tradizioni delle quattro province

L’

evento automobilistico del Gran Premio di Formula 3000, tenutosi per la prima volta a Cagliari dall’otto al dieci novembre dello scorso anno, su un circuito naturale accanto allo Stadio S. Elia, ha presentato al suo interno un appuntamento di interesse artistico di particolare rilievo. L’I.S.O.L.A. ha infatti promosso e organizzato l’esposizione permanente dell’artigianato sardo “ Ad Arte - Storie e percorsi dell’Artigianato Sardo”, che si propone di valorizzare l’artigianato artistico, non solo come patrimonio storico e culturale, ma anche come elemento economico e produttivo. “Ad Arte” è una manifestazione che rappresenta una sintesi completa della politica di promozione dell’Istituto che, attraverso il coinvolgimento diretto degli artigiani, ha voluto per la prima volta sperimentare e offrire al pubblico, in uno scenario accattivante e dinamico, la conoscenza dell’artigianato sardo, dei suoi prodotti tipici e delle forme tradizionali di produzione. La rivitalizzazione e lo sviluppo dell’artigianato artistico finalizzato alla tutela e alla conservazione delle tecniche di produzione dei manufatti, è indispensabile anche per consentire di avvicinare i giovani a questo settore che, va ribadito, è in grado di produrre nuova occupazione e ricchezza. La molteplicità di idee e di esperienze, proposte e illustrate in occasione della manifestazione, ha offerto uno spaccato suggestivo dei segreti gelosamente custoditi dagli artigiani sardi e ha consentito di descrivere in modo approfondito la potenzialità di un mercato sempre più vasto e concorrenziale. All’iniziativa hanno aderito ben settanta artigiani provenienti da tutta la Sardegna: si è trattato di un numero considerevole che ha offerto una panoramica completa dei diversi settori di attività. Lo stesso spazio espositivo allestito per l’occasione ha offerto in modo adeguato ad artigiani e visitatori la possibilità di una costante interazione. Questo evento ha costituito per l’I.S.O.L.A.

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Nella pagina a fronte, dall’alto: “Pecora testa mobile”, ceramica tradizionale sarda di Angelo Sciannella, Cabras (OR); copertina del catalogo realizzato per il Gran Premio di Formula 3000.

In questa pagina, dall’alto: scultura lignea di Francesco Cau, scultore, ebanista, intagliatore del legno di Assemini (CA); work-shop del tappeto sardo presente nei giorni della manifestazione.

un’iniziativa di grande interesse che si completerà successivamente con un seminario durante il quale verranno trattati i temi principali relativi al settore dell’Artigianato Artistico della Sardegna che, sempre più, si sta definendo come strumento di traino del settore turistico sia in Italia che all’estero. I segnali in questa direzione sono tanti e anche questa manifestazione del Gran Premio di formula 3000, e più precisamente la mostra organizzata dall’I.S.O.L.A. (Istituto Sardo Organizzazione Lavoro Artigiano), rappresenta una parte integrante della politica sinergica portata avanti, da qualche tempo, dai comparti agro-alimentare, turistico ed artigianale della Sardegna.

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Dall’alto: scorcio di un padiglione della mostra; work-shop di Francesco Cau; ”Ciotola”, ceramica realizzata dal laboratorio Terra Pintada di Robert Carzedda, Bitti (NU).

“Ad Arte”, fortemente voluta e promossa dall’Istituto Sardo Organizzazione Lavoro Artigiano, ha voluto soprattutto promuovere, valorizzare e anche fare scoprire, ai visitatori sardi e non solo, gli usi, i costumi e le tradizioni delle quattro province attraverso l’esposizione e anche la realizzazione in loco di quei prodotti che hanno reso unico e variegato l’artigianato sardo. A questo proposito, nel corso della manifestazione, sono state organizzate dimostrazioni pratiche di artigiani al lavoro attraverso svariati work-shop: lavorazione della ceramica; scalpellini; lavorazione dell’oro, argento, corallo e rame; strumenti musicali e accessori; cestineria a intreccio; lavorazione del legno (pipe); tessitura (telaio verticale e orizzontale); coltelleria e oggettistica varia; lavorazione del ferro battuto; ricamo; lavorazione della pelle e del cuoio.

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Dall’alto: cestino colorato e paniere grezzo, due esempi di lavorazione all’intreccio; immagine di uno dei partecipanti alla Formula 3000; spilla in filigrana d’oro con perle e pietre preziose; pendente in oro con granati sfaccettati e scaramazze chiodate; work-shop della ceramica presente alla mostra “Ad Arte”.

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LABORATORI di Alessandro Trabucco (Foto Barbara Mezzaro)

Per far conoscere “pezzi

d’eccezione”, frutto di ricerche sperimentali, il “team” di “FuoriClasse” presenta, attraverso periodiche mostre, l’interessante lavoro artistico che testimonia la vivace attività di Matilde Trapassi e di quei giovani artisti che a lei fanno riferimento. Makio Manzoni ha esposto “Skinwood” (“Pelle di legno”) e “All Around” (“Tutto intorno”); l’esposizione si è svolta nei giorni 13, 14 e 15 novembre dello scorso anno. Due opere che si diversificano molto: legno, acciaio e specchio per la prima e gomma siliconica per la seconda. Di estremo interesse è l’analogia dei significati: Makio lavora molto sulla confusione del linguaggio e sul potere illusorio dei materali utilizzati, provocando un effetto di “spaesamento percettivo” nello spettatore. Legno come pelle, tessuto manipolabile e flessibile, ma comunque con l’impronta rigida della fibra del legno; poi, attraverso il tatto, l’esperienza sensoriale contraddice, crea smarrimento, induce a ricercare la verità. La componente tattile è molto importante anche nelle ricerche che conducono gli altri giovani artisti che Matilde Trapassi ha presentato in un’altra mostra, “Lana e terra”, che ha fatto seguito a quella di Makio Manzoni. Si tratta di opere in lana (infeltrita) e terra (cotta), “tutte fatte a mano, qui nell’Atelier”, tiene a sottolineare Matilde. L’Atelier è un laboratorio che ricorda parecchio le esperienze dei corsi di tessitura svoltisi intorno alla figura di Gunta Stöldz negli anni ’20 al Bauhaus in Germania e poi

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Atelier FuoriClasse Un laboratorio animato da anni da Matilde Trapassi con la partecipazione di diversi allievi-artisti del suo corso di decorazione con indirizzo Arti Applicate dell’Accademia di Belle Arti di Milano “Brera”

ancora penso a quei laboratori sperimentali di fine anni ’50 e ’60 in Italia, specialmente mi piace ricordare il laboratorio sperimentale del cosiddetto “Bauhaus Immaginista”, fondato ad Alba da artisti come Asger Jorn, Piero Simondo e Pinot Gallizio ...1955. Lì si sperimentavano molte tecniche come la litografia e materiali come la terracotta e le tecniche miste con smalti e ossidi policromi. Si producevano quadri, sculture e oggetti eccezionali, frutto di libere sperimentazioni. In quell’esperienza, come in questa dell’Atelier di Matilde Trapassi, è quindi la sperimentazione la chiave di lettura, la “missione”, la ragion d’essere. Ogni artista, all’interno del gruppo, mantiene comunque la propria personalità e il proprio percorso artistico. Sono in comune i materiali e l’attività di laboratorio, ma ognuno è libero di esprimersi secondo la propria creatività e ricerca personale. Qui si adottano tecniche poco usate o addirittura dimenticate e procedimenti manuali che conservano la traccia di antichi rituali, garantendo l’unicità dei “pezzi” prodotti dalla stessa Matilde e poi da Cristiana Di Nardo, Selene Giorgi, Krista Karttunen, Samuela Lamperti, Hwa-Seon Lee, Nadia Odorico e ancora Makio Manzoni, Camilla, Esra ecc... Sono di Matilde alcuni tappeti e arazzi in feltro, di forma circolare e molto variopinti, insieme a grandi piatti che vagamente rimandano all’antico stile ispano-moresco. Cristiana Di Nardo, sempre con il feltro,


Nella pagina a fronte, dall’alto: Clara Bertoli e Antonella Hansen lavorano all’opera “Frantumazione di territori” di Ugo La Pietra; l’opera completa, tutta in lana infeltrita, presentata a Palazzo Bricherasio (Torino) alla mostra “Masterpieces/Capolavori”; “Skin-wood”, due impronte in gomma siliconica, opere di Makio Manzoni. In questa pagina, dall’alto: due piatti in ceramica e arazzo in feltro realizzati da Matilde Trapassi; vaso-scultura in argilla cotta e tappeto-arazzo, opere di Hwa-Seon Lee.

realizza vasi-sculture dai colori naturali della fibra grezza della lana. In una nicchia, poi, che sembra una “camera delle meraviglie”, al piano inferiore dell’atelier, i gioielli di Selene Giorgi, in feltro e in raku, rivelano il loro pregio affidato tutto alla virtuosa resa manuale: sono “sculture da indossare”, questi oggetti che destano meraviglia! Vasi rivestiti di lana sono le originali opere di Krista Karttunen, che camuffa oggetti di argilla cotta, apportando cuciture come venature della pelle o del legno o della terra arida. Giochi da tavola coloratissimi in feltro e ceramica, le opere di Samuela Lamperti: gialla, nera e bianca la scacchiera di feltro su cui contrastano i “pezzi” (gli scacchi) in argilla cotta e smaltata. Molto diverso, quasi minimalista, è invece il gusto di Hwa-Seon Lee: vasi e sculture in argilla bianca e nera, eseguiti a mano (naturalmente) con la tecnica “a colombino”, così ben fatti da sembrare realizzati al tornio; i tappeti riportano sulla superficie soffice del feltro lo stesso motivo dei vasi. Nadia Odorico ha realizzato un’opera in argilla rivestita di feltro dal titolo “Cambiamento” ed un tappetoscultura di feltro bianco naturale con sovrapposizioni di tulle. Con lo stesso impegno con cui realizza oggetti dal puro messaggio poetico, ha presentato delle scarpine tutte cucite a mano, anch’esse in lana cotta. Se andrete a visitare l’Atelier, potrete constatare attraverso tanti altri oggetti come l’aspetto artistico

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In questa pagina, dall’alto e da sinistra: vaso in feltro e scarpine realizzate da Krista Karttunen e Cristiana Di Nardo; scacchiera in feltro con pezzi in ceramica realizzati da Samuela Lamperti; scarpina in lana cotta di Nadia Odorico; “Cambiamento”, opera in argilla rivestita di feltro di Nadia Odorico. Nella pagina a fronte, dall’alto e da sinistra: gioielli-scultura in ceramica raku e in feltro di Selene Giorgi; vaso di Cristiana Di Nardo; vasetto in ceramica rivestita di feltro di Krista Karttunen; contenitori di Cristiana Di Nardo e Krista Karttunen.

e creativo riesca a coniugarsi perfettamente con quello funzionale, dimostrando che la sperimentazione è frutto dell’attività manuale poiché i tempi della elaborazione mentale corrispondono ai tempi della pratica manuale. Continua l’attività dell’Atelier per la realizzazione di un’opera, tutta in lana infeltrita, a firma di Ugo La Pietra, che partecipa alla esposizione di Torino a Palazzo Bricherasio in occasione del centenario dell’Esposizione Internazionale delle Arti Applicate. Palazzo Bricherasio è la sede di “Masterpieces /Capolavori”, in cui sono in mostra le opere di firme famose dei nostri tempi da Ettore Sottsass a Pablo Echaurren, da Ugo La Pietra ad Alet Pilon. Per celebrare il centenario dell’Esposizione Internazionale del 1902, la città di Torino offre i suoi più bei palazzi che diventano, per l’occasione, sede di sette mostre per valorizzare il ruolo dell’ “artigiano metropolitano”: firme storiche ma anche emergenti di decine di artisti-artigiani e centinaia di oggetti e opere da ammirare. Sono stato a trovare Matilde e il suo team di giovani che stavano proprio in quel momento lavorando all’opera per Ugo La Pietra e ho avuto modo di parlare con lei. E’ una lunga storia, quella di Matilde Trapassi, tutta riferita da tanti anni soltanto e sempre a quello che più ama: “Brera”, l’Accademia (per tanti anni coordinatrice degli scambi internazionali del “progetto Erasmus”, più volte coordinatrice dell’Istituto di Decorazione,

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fondatrice di un giornale di Brera, chiamato Brera Informazione), l’insegnamento, gli studenti del suo corso di Decorazione, il quartiere dove è sito l’Atelier che ha creato. Ed è qui che la si può trovare, sempre attenta alle necessità dei suoi studenti: è in Accademia o in Atelier che li segue infaticabilmente, occupandosi di loro senza mai porsi problemi di “orario d’obbligo istituzionale”, libera da vincoli o schemi gerarchici, dedita al lavoro di artista e di insegnante (è difficile individuare la linea di demarcazione), appassionata e coinvolgente. Chi le sta più vicino nell’attività dell’Atelier è però Cristiana Di Nardo, che da anni condivide l’interesse per le “arti applicate” e con lei ha organizzato persino dei corsi di lavorazione del feltro (tecnica in cui è specialista), che sono in atto da gennaio. Il risultato è una interessante e variegata produzione di opere in feltro o in ceramica o in plastica. Esperta in attraversamenti epocali, trasmigrazioni, nomadismo culturale, Matilde usa materiali antichissimi come la lana o l’argilla, o più attuali come la plastica, convinta della utilità del saper fare manuale e della indivisibilità del momento creativo da quello della realizzazione. Sono infatti artisti, ma anche sapienti artigiani questi giovani che producono opere poetiche dal forte impatto emotivo o oggetti di pratica utilità quotidiana, ma sempre e comunque manufatti… artefatti… o, come dice Ugo La Pietra, “fatti ad arte”.

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AZIENDE di Davide Viganò

L’importanza del dormire bene

Fondamentale per il dormire bene è la scelta di un buon materasso proprio per tutelare i consumatori è nato il Consorzio Produttori Materassi di Qualità

Dormire è la prima

“medicina” per il benessere di tutti. Dormire poco o male, anche solo per brevi periodi, può essere dannoso per la salute. Fondamentale per il dormire bene è la scelta di un buon materasso che garantisca il riposo migliore al nostro corpo. E proprio per tutelare i consumatori nella scelta del materasso migliore è nato il Consorzio Produttori Materassi di Qualità. Si tratta di un’associazione senza fini di lucro nata all’interno di Assarredo che riunisce alcune tra le più significative aziende del settore: Ataflex Optima, Di Notte, Lordflex’s, Maxitalia, Morfeus, Simam e Somnium. Per garantire i prodotti il Consorzio ha creato un apposito marchio di qualità depositato a livello nazionale ed internazionale che tutela i consumatori ed identifica prodotti impeccabili. Il marchio di qualità viene riprodotto su un’etichetta tessuta, numerata e cucita sul materasso. Scegliere un materasso che presenta il marchio di qualità significa avere un prodotto progettato scientificamente sulla base di approfonditi studi di fisiologia del sonno, di anatomia umana e di tecnica dei materiali, avere la certezza che sia stato sottoposto a test di resistenza e

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fatica ed inoltre avere la garanzia del produttore prima e dopo l’acquisto. I consumatori sono sempre più attenti alla propria salute e al loro benessere psicofisico. Oggi anche il dormire bene ed il sonno hanno un’importanza fondamentale ed il Consorzio Produttori Materassi di Qualità risponde alle esigenze di tutti. Materassi a molle, di lattice, in poliuretano, diventano protagonisti di un terzo della vita di ciascuno per cui è fondamentale scegliere un ottimo prodotto certificato. E’ impossibile che un solo prodotto vada bene per tutti. Il materasso deve essere provato come un vestito, deve adattarsi al corpo sostenendolo in modo armonioso. Il marchio di

qualità del consorzio permette di orientarsi tra tutte le proposte del mercato. Assicurarsi che sia presente sul materasso è il primo passo. Poi occorre provarlo una, due, tre volte... senza problemi fino a trovare quello giusto per garantirsi sonni tranquilli ed una migliore qualità della vita. A ciascuno il suo materasso... con il marchio di qualità! I materassi certificati del Consorzio Produttori Materassi di Qualità si trovano nei migliori negozi di tutta Italia. Consorzio Produttori Materassi di Qualità Foro Buonaparte, 65-20121 Milano numero verde: 800-373740 consorziomaterassi@federlegno.it www.consorziomaterassi.it


Nella pagina a fronte, da sinistra: il manifesto della mostra “Tutti a nanna” in corso a Trento al Museo Tridentino di Scienze Naturali fino al 23 marzo 2003; un’immagine della mostra: un viaggio nel mondo incantato del sonno e dei sogni, accompagnati dalle fiabe della buona notte, sponsorizzato dal Consorzio Produttori Materassi di Qualità. In questa pagina: immagine tratta dall’archivio del Consorzio.

Elenco delle Aziende del Consorzio Produttori Materassi di Qualità ATAFLEX OPTIMA BABOFLEX SRL via Fratelli Cervi 29 20050 Macherio (Mi) tel. 039/2013628 fax 039/2753664 email: baboflex@libero.it DI NOTTE CIGNUS SNC via dell’Artigianato 20 35010 Massanzago (Pd) tel. 049/5797588 fax 049/5797062 email: info@dinotte.com sito internet: www.dinotte.com LORDFLEX’S I.M. SRL strada statale 360, km 23 60030 Serra de Conti (An) tel. 0731/879466 fax 0731/878155 email: info@lordflex.com sito internet: www.lordflex.com SOMNIUM I.M.A. FLEX SRL via Straelle 135 35011 Campodarsego (Pd) tel. 049/5566488 fax 049/5566189 email: info@imaflex.it sito internet: www.somnium.it MAXITALIA SRL strada statale 306, km 7 angolo via Miglioli 2/4 48025 Riolo Terme (Ra) tel. 0546/71309 fax 0546/74043 email: maxitalia@maxitalia.com sito internet: www.maxitalia.com MORFEUS SPA via Casinella 26 61020 Tavoleto (Ps) tel. 0722/629422 fax 0722/629425 email: morfeus@morfeus.it sito internet: www.morfeus.it SIMAM SPA via Circonvallazione 69 20040 Bellusco (Mi) tel. 039/6020688 fax 039/6022615 email: simam@simam.it sito internet: www.simam.it

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AUTORI di Cristiana Di Nardo

Fatti a mano

Dalla Sicilia il laboratorio Giudecca propone un’interessante collezione di complementi d’arredo contemporanei realizzati con tecniche artigianali

Sono passati diversi anni da

quando i giovani designers siciliani, laureati presso la Facoltà di Architettura di Palermo, vedevano Milano come la “Mecca” del design e quindi l’unica opportunità per muoversi all’interno di questa disciplina. Oggi, dopo una sempre più insistente sensibilizzazione verso la valorizzazione delle realtà locali (genius loci), alla riscoperta di ciò che ancora esiste nella nostra cultura materiale, é più facile incontrare iniziative

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imprenditoriali che partono proprio dalle risorse del proprio territorio. Risorse che spesso si sono conservate nella produzione classica o in stile, produzione che con buona volontà può essere rinnovata. È il caso del laboratorio Giudecca di Palermo, una piccola struttura che propone oggetti di “arte / design”, una definizione che ci fa capire l’importanza del progetto abbinato al valore della fattualità.


Nella pagina a fronte, da sinistra: vaso “The Brush”; piatto collezione”Campi” 2.

In questa pagina, dall’alto e da sinistra: Claudio Spataro e Tania Spina; vasi collezione “Schegge”; collezione “Scudi”. Nella pagina successiva, dall’alto: collezione “Miniature”; applicazione dell’argento in foglia; collezione “Dame”.

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Rielaborando tecniche antiche e utilizzando l’oro e l’argento, Giudecca propone nuove e singolari creazioni, che riflettono il gusto contemporaneo, rese uniche attraverso lo stile dei progettisti Claudio Spataro e Tania Spina. I piatti sono realizzati presso un’antica fornace di Santo Stefano di Camastra, uno dei centri di produzione tra i più importanti della Sicilia. Così come i piatti, anche gli oggetti sono realizzati a mano e al tornio e quindi possiamo definirli “pezzi unici”. È da notare la particolare manipolazione di certi oggetti, che, dopo essere stati realizzati al tornio, vengono tagliati, curvati e schiacciati: cosa che può essere fatta grazie ad una profonda conoscenza del materiale. La decorazione, interamente fatta a mano, é spesso esaltata attraverso la doratura e argentatura, un’antica tecnica decorativa risalente addirittura al periodo egizio. Oggetti, quindi, di grande valore, che superano di fatto la dimensione localistica ma ne raccolgono tutti i valori legati ai procedimenti di lavorazione. Opere quindi capaci di proporsi alla pari in valore e dignità con le più qualificate produzioni nazionali e internazionali.

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FIERE E SALONI di Felice Bonalumi

Un fuori salone di cultura

Centralità del prodotto artistico artigianale scambio di esperienze per la collocazione sul mercato nuova frontiera del prodotto biocompatibile ed ecosostenibile triplice filo conduttore della Xª edizione di “MIA Primavera” e della rassegna “eco-arredare tra artigianato e design”

A primavera due appuntamenti

dell’Ente Mostre di Monza e Brianza, con il contributo della Regione Lombardia (Assessorato artigianato, new economy, ricerca e innovazionetecnologica) e di Unioncamere Lombardia (Unione regionale delle camere di commercio della Lombardia): - la Xª edizione di MIA Primavera (dal 15 al 23 aprile 2003 presso il Polo Fieristico di Monza); - il Fuori Salone con la rassegna Italia-Giappone “eco-arredare tra artigianato e design” (dal 9 al 14 aprile 2003 presso gli East End Studios di Milano) in collaborazione con gli Studi Berruti e Poletti. Il filo conduttore che lega le due manifestazioni è triplice: - la centralità del prodotto artigiano, in particolare dell’artigianato d’arte; -lo scambio di esperienze come plus imprescindibile per la collocazione del prodotto artigiano sul mercato; - la nuova frontiera del prodotto biocompatibile ed ecosostenibile. L’incontro con le prefetture giapponesi di Kyoto e Wakayama nasce dalla centralità della loro tradizione artigiana nel paese del Sol Levante. Una tradizione che si sta rinnovando in termini di design e che propone prodotti innovativi. Per questo in un’area del Fuori Salone i visitatori possono “confrontare” i prodotti artigianali di Kyoto con quelli lombardi, cioè della regione italiana con il più

Sopra: due immagini della mostra dei prodotti artigianali di Kyoto dal 57° MIA.

competitivo artigianato d’arte. In una seconda area, per la prima volta in Italia, sono esposti gli oggetti in legno naturale trattato con lacca urushi della regione di Wakayama, una delle prefetture più verdi del Giappone. Il terzo settore si apre al futuro immediato con una rassegna di arredamento biocompatibile ed ecosostenibile. Ma, con un vero e proprio “salto di qualità”, l’attenzione non è più rivolta alle parti strutturali ma ai prodotti “completi” che hanno

definitivamente inglobato come valore il design ed entrano nelle nostre case non più solo per il loro essere ecologici ma anche per la loro bellezza. E il design lega il quarto settore con proposte di ergonomia e funzionalità che mostrano come manualità e creatività del mondo artigiano sia fare cultura nel senso più nobile del termine. Senza dimenticare l’Anno Europeo del Disabile con un esempio di casa domotica che garantisce standard elevati di vivibilità ai portatori d’handicap.

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FIERE E SALONI di Adriano Gatti

Dal 26 al 29 aprile 2003 si terrà alla Fiera di Vicenza la decima edizione della più qualificata rassegna europea di architettura, arredi liturgici e oggettistica religiosa che si preannuncia ricca di novità e piacevoli conferme

Dai vasi sacri agli arredi liturgici e ai software gestionali, dagli articoli devozionali ai restauri: mai come nella prossima edizione qualunque necessità legata all’attività di santuari e luoghi di culto trova risposta nell’ampia scelta di articoli di questa importante manifestazione. In più, a disposizione dei produttori e dei visitatori, é stato istituito un servizio di consulenza gratuita su: norme liturgiche, tecniche e utilizzo dei materiali, curato dalla Diocesi di Vicenza e dall’Istituto di Liturgia Pastorale Santa Giustina. Koiné nasce con l’intento di offrire ai produttori del settore religioso una concreta interazione con il mondo ecclesiastico, i grossisti e quanti operano in questo mercato. Il fondamentale contributo della Diocesi si manifesta nella sezione denominata Koiné Ricerca: fulcro e fiore all’occhiello dell’evento, la sezione ha contribuito negli anni allo sviluppo di nuovi contenuti, grazie ad incontri scientifici di spessore e approfondimenti monografici. Fin dalla prima edizione, ha offerto al mondo produttivo del settore uno straordinario contributo di idee e proposte innovative, tese alla ricerca di prodotti più adeguati all’attuale cultura del design. Ma ciò che rappresenta forse il più importante contributo di questa manifestazione é presentare e dare rilievo all’artigianato artistico e di tradizione. Esso si caratterizza e si differenzia dalla produzione sempre più standardizzata dell’impresa manifatturiera per il

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connubio tra forme di interpretazione innovative e rispetto del significato attribuito all’opera. L’unicità dei prodotti é frutto della tradizione locale, dai materiali utilizzati alla storia e cultura della regione. L’artigianato sacro di qualità é quindi legato inequivocabilmente al territorio di produzione e al territorio si rivolge per la promozione e la commercializzare dei manufatti. Oggi l’artigianato di qualità, per avere un ruolo sul mercato e svilupparsi nel rispetto della tradizione, deve poter contare anche sull’attenzione delle Istituzioni e sulla possibilità di godere di vetrine espositive importanti come l’appuntamento vicentino del prossimo aprile. Per la prossima edizione vedremo in questo senso due esempi: l’“Associazione Nazionale Cerai” e “Unika” Consorzio di Artisti del Legno della Val Gardena. Fondata nel 1950,

l’“Associazione Cerai d’Italia” é l’organizzazione che raggruppa le maggiori aziende italiane produttrici di candele e lumini. L’Associazione rappresenta oggi molte delle 100 aziende produttrici di candele in Italia e rappresenta il Paese in seno alla “federazione Europea delle associazioni dei fabbricanti di candele”, con sede a Parigi. Scopo dell’Associazione é quello di sviluppare e coordinare l’azione dei produttori di candele, per valorizzarne il ruolo nell’economia nazionale. La qualità é uno degli obiettivi primari dell’Associazione: é per questo che da molti anni le cererie italiane associate sono volontariamente impegnate a non usare stoppini con anima in piombo, a non usare paraffine con contenuto di benzene, a non utilizzare manodopera minorile per la produzione delle proprie candele. Obiettivi che le candele italiane hanno raggiunto!


Nella pagina a fronte: statua leonina di Achille Grassi posta all’ingresso della manifestazione. In questa pagina, dall’alto: logo della manifestazione; logo del Consorzio “Unika”; piviale ricamato a mano in oro e seta sec. XVII (Fondazione Serpone & Co.).

QUANDO dal 26 al 29 Aprile 2003 orario di apertura 10.00-18.00 DOVE Fiera di Vicenza, padiglioni F e B INGRESSO gratuito, riservato agli operatori ESPOSITORI PRESENTI 170 produttori del settore (al 31/12/02) SUPERFICIE OCCUPATA 9.000 mq. MOSTRA MONOGRAFICA “Il Calice tra Liturgia e Design” AREA LABORATORIO “L’acustica nei luoghi di culto”

CONVEGNI E SEMINARI 6 rivolti ad architetti, liturgisti e operatori del settore. 2 organizzati dalla Diocesi di Vicenza, rivolti al clero. Comitato KOINÈ RICERCA Mons. Santi Giancarlo, dir. ufficio naz. beni cult. eccles. CEI; Mons. Genero Guido, liturgista; Bonaccorso Giorgio, preside Istit. Litur. Past. S. Giustina. Coordinatrice Architetto Lea Di Muzio COME ARRIVARE In auto: Autostrada A4 Milano/Venezia uscita Vicenza Ovest, direzione “Fiera”. In treno: Linea Milano-Venezia. Dalla

stazione dei treni di Vicenza autobus n. 10 o 15. In aereo: aeroporti più vicini: Verona o Venezia Marco Polo (www. veniceairport.it). PER INFORMAZIONI Conference Service Srl via Tagliapietre 18/B, 40123 Bologna tel. 051.331466 - fax 051.333804 info@koinexpo. com - www.koinexpo.com

Il Consorzio “Unika”, l’arte dei laboratori e ateliers della Val Gardena, raggruppa 60 scultori che annualmente, nel mese di settembre, presentano al pubblico le proprie realizzazioni in occasione della rassegna “Unika artisti in fiera”. Un solo filo conduttore lega tutte le opere di Unika: vengono realizzate interamente a mano e sono tutte opere uniche ed inimitabili. Il tema monografico di Koiné 2003 si impernia sul “Calice”, il vaso sacro che s’impone per la centralità nell’azione liturgica. per l’occasione sono stati invitati i più prestigiosi designers italiani che hanno contribuito a diffondere l’“Italian Style” nel mondo. Verranno infatti presentati, nell’ambito della mostra appositamente allestita, progetti e prototipi di calici la cui forma é improntata alla sobrietà, al fine di operare una ricerca formale autentica, in antitesi alle forme ridondanti che caratterizzano l’attuale produzione. Fin dalla prima edizione, Koiné si é imposta come punto di incontro, di collaborazione, di scambio per quanti operano nell’ambito del mondo degli arredi liturgici. Il successo dei convegni che si svolgono nei quattro giorni di apertura della manifestazione ne é una tangibile testimonianza. L’obiettivo é quello di coinvolgere architetti, sovrintendenze, designers, artisti, per affrontare da più punti di vista le problematiche relative agli arredi liturgici.

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Nella pagina a fronte, dall’alto: Mons. Ernesto Vecchi vescovo ausiliare di Bologna e l’Arch. Lea Di Muzio in visita alla mostra sulla porta d’ingresso della chiesa “tra arte e liturgia”; ditta Arredi Sacri Bertoncello, artigiani vicentini; la più antica campana italiana dal Museo Trebino, Uscio (GE), posizionata di fronte allo scenografico colonnato centrale del padiglione fieristico.

Espongono a Koinè aziende, associazioni, enti economici, artigiani e artisti fornitori del mondo ecclesiastico e degli operatori commerciali del settore. settori merceologici esposti Arredi liturgici e componenti per l’edilizia di culto Altari, amboni, fonti battesimali, tabernacoli, cattedre episcopali, confessionali. Sedute, panche, sedie,

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mobilio da sagrestia. Vetrate, mosaici, portali, tappeti, tendaggi, addobbi floreali. Pavimentazioni, marmi, rivestimenti in legno. Illuminazione Sistemi di illuminazione, corpi illuminanti, lampade e apparecchi per valorizzare le opere d’arte. Oggetti per il culto Vasi sacri (pissidi, ostensori, calici),

oggetti per uso liturgico (vasi per oli santi, coppe o conchiglie battesimali, ampolle per vino e acqua, brocche o catini, borse per la raccolta delle offerte, lampade S.S. Sacramento, aspersori e secchielli, copri-Bibbia), candelabri, candele, candelieri elettronici, turiboli e navicelle. Paramenti liturgici, tessuti, abiti talari Pianete, casule, camici, stole, mitre, copricapi. Tovaglie d’altare, ricami, arazzi. Capi di abbigliamento per ordini religiosi. Tessuti, ricamati a mano ed eseguiti a telaio, per paramenti liturgici. Tessuti stampati. Immagini per il culto Icone, riproduzioni di immagini ed effigi sacre su legno, ceramica, alabastro, marmo, ottone e con qualsiasi tecnica e materiale. Oreficeria sacra Cesellatori, produttori di vasi sacri, corredi liturgici e devozionali in metallo prezioso, medaglie. Restauro Restauratori di paramenti, dipinti, opere lignee, vetrate, presepi, ecc. Scuole di restauro, centri diagnosi e conservazione di opere d’arte. Articoli religiosi Oggettistica per battesimi, comunioni, cresime, matrimoni. Oggetti per santuari: santini, medaglie, rosari, corone, oggetti ricordo e gadgets. Medaglie, stendardi e bandiere per processioni. Sculture presepi, statue in legno e in altri materiali, creazioni artigiane e non. Editoria religiosa Libri liturgici, volumi d’arte sacra, libri e audiovisivi per catechesi, giornali e mensili specializzati. Impiantistica Campane e incastellature di sostegno, campane automatizzate, carillons. Orologi a torre e programmatori. Impianti di amplificazione sonora. Impianti di riscaldamento, condizionamento, antincendio, antifurto. Informatica e servizi Portali Internet di ispirazione religiosa, software per gestione procedure. Consulenze sulle norme liturgiche, informazioni sulle tecniche e sull’uso dei materiali, informazioni su crediti e finanziamenti.


FIERE E SALONI di Ugo La Pietra

P

roduzioni in legno, coltelli e forbici di Premana, calzature lavorate artigianalmente, attrezzi da lavoro e merletti, oltre a prodotti tipici di Malegno: questo ed altro ha arricchito la Mostra Mercato che ormai accoglie più di 200 espositori in tre padiglioni su una superficie complessiva di 6 mila metri quadrati. Inoltre un programma di iniziative collaterali e il Premio Nazionale del prodotto Artigiano hanno caratterizzato e valorizzato questa edizione. L’organizzazione del premio é stata realizzata grazie alla collaborazione della Confartigianato di Como

Artigianato a LarioFiere

La XXa edizione della Mostra Mercato di LarioFiere ha presentato il meglio della produzione artigianale nazionale e internazionale

e Lecco, Confartigianato Lombardia, Regione Lombardia, Assessorato all’artigianato, new economy, ricerca e innovazione tecnologica e Unioncamere Lombardia. Sono state presenti le più diversificate categorie merceologiche suddivise per settori, dall’arredamento agli articoli da regalo, dagli alimentari ai prodotti per la cura del corpo. Anche quest’anno, a fianco degli stand tipici, é stata allestita un’area dedicata ai laboratori dal vivo: vetro, argilla con gli artigiani dell’area di BesanaLissone-Valmadrera, legno con i

maestri di Cabiate e Bellagio, cesello da Fino Mornasco, cuoio e calzature dell’area comasca e merletto della zona canturina. Durante la cerimonia di inaugurazione é stato assegnato il Premio Nazionale del prodotto artigiano: il concorso per il secondo anno consecutivo ha premiato la “creatività”, la “manualità” e la capacità dei maestri artigiani. Al premio sono state ammesse, per selezione, tredici opere; la giuria, composta da: Fulvio Alvisi (Presidente Comitato Promotore Mostra), Cornelio Cetti (Presidente Associazione Provinciale Artigiani Como),

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Nella pagina a fronte: Premio Nazionale del prodotto artigiano, I° classificato, “5 sensi ... l’udito”, Grafica Valdarno. In questa pagina, dall’alto: area della mostra dedicata all’esposizione delle opere partecipanti al concorso; II° classificato, “Gocce di luna”, Erre Due di Rondi Emilia.

Arnaldo Redaelli (Presidente Unione Provinciale Artigiani Lecco), Marco Citterio (Presidente Camera Commercio di Como), Arturo Dell’Acqua (Politecnico di Milano), Maurizio Farano (Regione Lombardia), Isidoro Galbusera (Unioncamere Lombardia), Giampiero Sampietro (artigiano provincia di como), Pablo Atchugarry (artigiano provincia di Lecco), Ugo la Pietra (designer), Silvio Oldani (segretario), ha assegnato, per la creatività, il design, il contenuto tecnologico e per gli elementi innovativi dei prodotti: - I° Premio a “5 sensi... l’udito”, della Grafica Valdarno (Cavaria VA), per la ricerca che prefigura nuovi scenari operativi sia nel settore specifico che per altre imprese artigiane in termini di servizio. L’interesse dell’opera é anche nella formulazione corale di vari contributi d’artisti/artigiani. - II° Premio a “Gocce di Luna”, della Erre Due di Rondi Emilia (Olgiate Comasco CO), per l’innovazione relativa all’abbinamento di una tipologia di tradizione, la “tenda”, con tecnologie proprie di altri ambiti, quali l’illuminotecnica. - III° Premio a “BARaONDA”, presentato da Il Mondo di legno (Cabiate CO), per la capacità di declinare l’artigianato verso la produzione nel mondo del design, prefigurando, con la tecnologia proposta, diverse soluzioni. Sono inoltre stati segnalati

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dalla giuria: - “Coppa dell’Amore”, di Cranchi Giacomo Pacio (Bellagio CO); - “Anta per Mobili”, della Botta Snc (Lurate Caccivio CO). Oltre al Premio si sono svolti alcuni dibattiti tra cui una tavola rotonda per promuovere le donne e l’impresa “Uno sviluppo per l’imprenditoria femminile” e le opportunità della legge 215/92. E’ stata quindi la volta della seconda edizione dell’evento “Acconciatori ed estetiste in pedana”: una sfilata di moda promossa dal settore Acconciatori ed Estetiste di Confartigianato Como e Lecco, con il coinvolgimento delle scuole professionali. Altri temi sono stati quelli relativi agli “Anziani e lo sport” e “Il credito per gli Artigiani”, questultimo presentato dall’Assessore Regionale Giorgio Pozzi. Per finire, il momento clou della manifestazione é avvenuto con la presentazione della serata dedicata all’ “artigianato e montagna”. Durante il dibattito sull’argomento sono stati consegnati riconoscimenti ad Achille Compagnoni e a Riccardo Cassin, i primi a raggiungere il K2 nel 1953. Una manifestazione quindi che quest’anno ci é apparsa avere tutti i presupposti per essere ormai un importante punto di incontro per la valorizzazione della produzione artigianale.


Dall’alto e da sinistra: “La seta... si modella” di Archeo Ceramica; “Anta per mobili” di Botta s.n.c. di Alberto Anna e Michele (segnalato); “Coppa dell’amore” di Cranchi Giacomo (segnalato); “L’uomo e la natura” di T.A.N.C.A.F; III° classificato, “BaraONDA”, Il Mondo di Legno; “Bugia”, La Vetreria di P. e A. Rossi; “I colori della natura”, New Art di T. e A. Santambrogio; “Omaggio” , Vetreria Malinverno.

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FIERE E saloni di Davide Viganò

L’Isola di Murano

Oggetti in vetro progettati da designer realizzati da artigiani alla presenza dell’artista nel corso della XVIIa edizione di Abitare il Tempo tenutasi a Verona dal 19 al 23 settembre 2002

L

e fornaci di Murano ancora in piena attività sono note in tutto il mondo per la qualità dei manufatti che producono ormai da più di mille anni. Ciò che ha mantenuto in vita l’arte del vetro soffiato per tanti secoli sono state le continue ricerche nella tecnica e nella evoluzione delle forme. Un’evoluzione nella tradizione che vede ancora oggi un continuo apporto della cultura del progetto. L’ennesima dimostrazione di questa collaborazione tra progettisti e artigiani é stata presentata ad “Abitare il Tempo 2002”. La collezione, sotto il titolo “L’isola di Murano”, é stata curata da Cleto Munari ed Elvilino Zangrandi. Le opere sono state realizzate in fiera dai maestri vetrai di Vincenzo Nason & C. ed Elite Murano. Con questa mostra, Abitare il Tempo ha ribadito l’attenzione che da sempre rivolge all’alto artigianato, la cui “sapienza del fare” é conosciuta in tutto il mondo, riconfermando la propria sensibilità nei confronti del lavoro che le imprese muranesi svolgono da secoli, mantenendo salde le caratteristiche del prodotto che, unico al mondo, si può chiamare vetro di Murano. L’allestimento, curato dallo Studio Zangrandi Associati (Alberto De Marzi, Paola Ferron,

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Enzo Sangiovanni, Elvilino Zangrandi), pur con semplicità, ha riproposto l’effetto magico che si prova sull’isola della laguna veneta. I colori, nella tonalità

“acquamare” dai toni chiaroscuri, rappresentavano l’immagine dell’acqua che circonda l’isola. Infatti, la planimetria era un perfetto semicerchio dal cui centro divergevano verso


Nella pagina a fronte, dall’alto: il laboratorio; la collezione di vetri zoomorfi disegnati da Luca Scacchetti. In questa pagina, dall’alto e da sinistra: vaso a spicchi creato da Elvilino Zangrandi con Sperimenta Design; i sei spicchi scomposti; vaso disegnato da Toshiyuki Kita; vaso disegnato da Alessandro Mendini.

Le opere create dai maestri vetrai nei giorni di fiera venivano esposte in apposite vetrine. Il programma prevedeva due momenti di lavoro nei giorni di fiera, dal 19 al 23 settembre: - il mattino, ore 10 / 12; - il pomeriggio, ore 15 / 17. Ogni progetto doveva essere realizzato alla presenza dell’architetto che lo aveva disegnato, secondo quest’ordine:

- 19 / 9 Alessandro Mendini, Ettore Sottsass; - 20 / 9 William Sawaya, Denis Santachiara; - 21 / 9 Luca Scacchetti, Cinzia Anguissola d’Altoe, Fabio Novembre; - 22 / 9 Cleto Munari, Elvilino Zangrandi con Sperimenta Design; - 23 / 9 Aldo Cibic, Ely Rozenberg.

l’esterno, come dei raggi di sole, le linee matrici del progetto. Al centro il forno di fusione, dove in continuazione ardeva il fuoco, poi lo spazio di lavoro dei maestri ed aiutanti con il sottofondo dei canti e rumori della fornace, davanti la grande platea per il pubblico spettatore, che veniva fortemente coinvolto dal susseguirsi delle fasi di lavoro. Il perimetro esterno, attraverso l’incisa prospettiva simmetrica, simulava l’ingresso attraverso delle “calli” tipiche, esaltando gli effetti dello spazio retrostante. Il pavimento era azzurro-verde (la laguna) all’ingresso, giallo (il sole) per la platea del pubblico, rosso-vermiglione (il fuoco ed il calore del forno) nello spazio di lavoro. Alle pareti erano esposti i disegni realizzati dai designers invitati per l’occasione.

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E N G L I S H INNOVATION IN TRADITION (11) The “Conferenza Lombarda sull’Artigianato” has just come to a close, where “Valorising tradition, spurring innovation” was one of the chief topics. At a time such as this in which there’s talk of crises at all levels, even the handicraft industry is affected by this unfavourable economic situation. The economic and cultural importance of Italian handicrafts is well-known; thus, from politicians to trade-union leaders, everyone “raises their voice” to declare that this important industry should not be neglected. The Conferenza Lombarda dell’Artigianato attempts to relaunch the sector by inviting one and all to innovate! But where can the “special” sector of art handicrafts find the tools and energy to develop itself in this direction? Where are the new projects that could make the weary and repetitive proposals linked to tradition evolve? Where are the new structures to promote cultural and promotional growth such as museums, institutions, the Biennial Exhibition of Applied Arts? How are the schools (i.e. Art Insti-tutes and Academies) that once privileged this sector transforming themselves? These are the many directions all the forces committed to this sector can follow, even through EU funding allocated for developing and promoting research programs. Communicating Vases (12) The stimulating exhibition arranged by Roberto Bianconi and Andrea Pagnes and organised by Numerouno Design Centre in the Marco Polo Glass Gallery in Venice presented works interpreting marble and glass by 20 artists: Richard Meier, Luca Trazzi, Aldo Cibic, David Palterer, Riccardo Dalisi, Luca Scacchetti, Angelo Mi-cheli, Virginio Ferrari, Giandomenico Sandri, Kazuhiko Tomita, Henrique Pessoa, Claudia Hamers, Ugo La Pietra, An-drea Morucchio, KiKa, Andrea Pagnes, Augusto Ghibelli, Anna Muskardin, Atodesign/Bl@m and Gianmaria Colognese. Marble and glass: two noble materials from the Veneto area which have kept several master craftsmen busy for the occasion. The subject has been developed by several designers through a pair of vases with which they have tried to honour the two materials in different ways, or integrate one into the other. It is interesting to note the different approach of the various artists and we must note that these proposals enriched an extremely stimulating exhibition capable of relaunching the relationship between the culture of design and the culture of doing. Designer Tesseras (16) In this time of transition, this tale of the restoration of Villa Rosnati seems to belong to another epoch. Four years of research in the archives to put together again the evolution, life and the original plans of the owners and tenants who lived in Villa Ronati over the years to be confident before starting off the restoration and rebuilding project of a structure that has more than 10 centuries of history behind it. The restoration was carried out using techniques that are almost forgotten nowadays: using natural lime, handwrought iron, pinewood locks shaped like the originals, in part restored and made to

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work once more, and the same for the mosaic floors. The mosaic floors in the large reception hall, mostly remade at the beginning of the 1800s with a typical neoclassical geometric shape, were completed and continued using the same marble, inserting designs by Alik Cavaliere and Gil-lo Dorfles. Alik Cavaliere has been inspired by some of the fresco decorations representing compositions of fruit and wreaths of flowers. With his typical irony has come up with two mosaics, the first a basket of fruit called “still life”, the second a “vase of flowers”, with his poetic and aesthetic essence, that great clarity, precision and lightness which put him alongside the great poets of the past from Virgil to Leopardi in terms of sensitivity. Dorfles, together with Soldati, Monnet and Munari, the founder in 1948 of the Concrete Art Movement (MAC), desi-gned and followed the making of two mosaics. As in his paintings, the poetry in these works by Dorfles is increased by the expressive deformations accentuating the physiognomy where irony touches on humour, or rather, satire. And so with these mosaics, Appiano Gentile slowly sees its great wealth of works of art grow. Lucky Charms (19) The cultural association “Ad Arte, Primo Osservatorio sull’Artigianato Artistico Italiano” (To Art, the First Observatory on Italian Artistic Craftwork) organised the exhibition “Gli Scaramantici. Oggetti che allontanano il malocchio” (Lucky Charms. Objects that Ward Off the Evil Eye), which took place in the Galleria Fatto ad Arte in Monza from 4/10 to 2/11/2002. The exhibition brought together works by the artists and craftsmen in the “Ad Arte” association. The theme was interpreted by each artist in the freest of ways: on show amongst the lucky charms were both ironic works fruit of careful studies into the symbols linked to lucky charms, as well as works that embody the icons of popular superstition (horse shoes, red horns, owls, cockerels, chilli peppers). With this exhibition “Ad Arte” is promoting the value of multiplicity expressed through the variety of stimuli, the materials used (ceramic, wood, textile, glass) and the working techniques experimented in the languages of artists and craftsmen from all over Italy. THE MIRO’ PROJECT (22) During the large exhibition “Mediterraneo Miró” held in the convent of Santa Sofia, that Salerno dedicated to the Spanish artist, some of Salerno’s ceramicists freely reinterpreted his art by reading his painting, sculpture and carvings as well as his ceramic works. Small pieces of design handicrafts, on show and on sale in the exhibition store, opened a dialogue between present and past, between Campania’s coast and the Spanish coast, amidst artists’ impressions and, against the backdrop of a Mediter-ranean populated by lively archetypes, luminous and “wild” signs, establish an ever-changing relationship with Miró’s art. It is the individual sensitivity of each ceramicist that captures aspects filtered by his/her own suggestions, that rereads, amidst a thousand colours, the countless forms, the countless combinations produced by Miró’s imagination, only that

T E X T which is intrinsic in his/her own art, is coherent with his/her own production, has an affinity with his/her own expressive means. Thus, in the works of Daniela Cannella, Sofia De Mas, Laura Laureti, Mariella Siano, Marco Vecchio, once it’s the turn of colour, once shape, on-ce sign, that ironically describes Miró’s tra-gic-comical world, that personalises those monstrous and bizarre beings, the violent colours, the nightmarish and dreamlike atmospheres, the boundary between “fantasy” and reality. Within the show the initiative offers the possibility of establishing a creative dialogue with the painting that relives in ceramics, with art that arbitrarily reinterprets art, but also presents itself as a showcase of Salernitan handicrafts, based on its strong identity, displaying some of the works of Andrea Caso, Luciana Spinil-lo and Paola Miranda, craftsmen that work with the desire to overcome the iconographic tradition under the pressing drive towards modernity and innovation. The Carlo Zauli Museum (26) The museum dedicated to Carlo Zauli, protagonist on the artistic scene in the second half of the twentieth century, was inaugurated in Faenza at the end of May. Zauli was the man who made ceramic an extremely expressive material: one of the few Italian ceramicists who really was a sculptor, as Gillo Dorfles declares. The museum hosts 120 of his works, a selection of the most representative of the artist’s intense and fruitful forty-year career. Many of the works on display were purposefully collected and taken off the market by Zauli himself. His laboratory, “La Bottega”, in Via della Croce, is the place that hosts the museum; the exhibition unravels through roughly fifteen different areas and covers the stages in Zauli’s artistic production, from the vases of the early 1950s to his final works, the sculptures of the last decade. The whole display is accompanied by explanations: from tableaux with descriptions to the beautiful black and white images that illustrate different moments in his work and to the videos and images of his monumental works projected on the walls of the moulding room. The journey amongst Carlo Zauli’s works does not finish with the permanent exhibition that has just been opened, but it continues into the many works present in the town and also in different places around the world; what needs underlining is how the space is set out to follow the sequence of the various working stages, how it respects the original rooms and maintains that certain air of “workmanship” which is needed for how the project is to develop. There-fore, the opening of the museum is merely a first step. Matteo Zauli, how did this museum come about? “The project originated with my father who wanted to start up a cultural centre based on his lengthy and varied experience. Carlo Zauli himself came up with the idea for the museum towards the middle of the 1980s. While he carried on working in his laboratory, bit by bit he created a first exhibition. It was set out in the large room on the first floor which is now dedicated to the works from the 1980s; for this operation he bought some pieces from the antiques


E N G L I S H market where they were already circulating, for example his vase of 1953, to reconstruct the “Faenza Awards” series. His idea was to create a room representing his own route as an artist; create a study centre where conferences could take place (Zauli had had lessons in Japan and Germany, as well as gaining a great deal of experience at the “Gaetano Ballardini” State Institute for Ceramics in Faenza where he also trained); have people experience transforming material; and deal with theory but never abandon the possible practical applications. The family has done nothing but take up the project once again and move in that direction with the opening of the museum.” A fascinating project, but in some way also very ambitious. Tradition/Innovation (31) Twenty-nine companies of craftsmen per thousand inhabitants compared a national average of twenty-five. In other words, two hundred and fifty thousand companies that give work to around seven hundred thousand workers. This is the visiting card of Lombardy’s system of craftsmanship, a section that plays an incredibly important role in and represents a vital part of the region’s production system. All the leading players in the sector met up in Villa Erba in Cernobbio from 14 to 15/11/2002 for the Lombard Craftsmen’s Conference “Valorizzare la Tradizione. Incentivare l’Innovazione” (Valuing Tradition. Encouraging In-novation.) with the objective of identifying what strategies would help the Lombard companies to compete on international markets and to gather suggestions as how to direct the choices of the regional government -who have always supported the artisan world. The two work days revolved around the two key topics “Valuing Tradition. Encouraging Innovation” with five eminent professors from the most important Italian universities presenting reports which were then discussed in the conference. These reports concentrated on the five key topics identified for the craft sector (economic trade unions, finance, human resources, technological innovation and the new type of public operations), topics which were then further developed in small workgroups in the late afternoon on Thursday 14/11. Finally, the day of 15/11 brought to bear all the data and information presented, with speeches from the most important institutional and political representatives connected with the world of craftsmanship. TOSCANA ARTE (34) The safeguarding and valorisation of art handicrafts are crucial aims in protecting and promoting traditional economic activities as well as activities related with the typical cultural resources of a territory. Within the context of Italian areas with a strong handicraft and artistic value, Arezzo and its province today are an original reality rich in countless expressions of a centuries-old handicraft tradition. If the origins of economic development and the flowering of certain types of handicrafts in Arezzo are to be ascribed to the process of civilisation carried out the by Etruscans first and later on by the Romans, in the valleys around Arezzo

- Casentino, Valtiberina, Valdichia-na, Valdarno - being distant from the city and due to their nature, was favoured the birth of various handicraft activities. Indeed, most of the “Toscana Arte” founding-companies are based in these valleys. Establi-shed in March 2002, the consortium gathers together seventeen companies of Arez-zo’s art and traditional handicraft industry with the aim of promoting the Arezzo pro-vince and its handicraft productions with several initiatives, both on a national and international scale. The territorial vocatio-ns, companies and products are truly many. From the art of restoring wood to ceramics, from gold-ware to weaving, from stone carving to wrought iron and glass: the forms of art handicrafts produced by the companies of “Toscana Arte” are numerous and distinct, with products often closely linked to a specific territory where once the environment and population used to supply the raw material, energy sources and labour. Traditions indissolubly linked to Arezzo’s territory and to centuries of history for which “Toscana Arte” wants to be the spo-kesman and promoter in a proactive and constructive way, through actions aimed at safeguarding and supporting the quality and originality of art handicrafts. AD ARTE (38) The Formula 3000 Grand Prix event, held in Cagliari from 8 to 10/11/2002, presented within it an art event of special significance. The I.S.O.L.A. (Istituto Sardo Organizzazione Lavoro Artigiano) in fact promoted and organised a permanent exhibition of Sardinian Handicrafts called “Ad Arte Storie e percorsi dell’Artigianato Sardo” [Stories of and Approaches to Sardinian Handicrafts], aimed at valorising art handicrafts not only as a historical and cultural heritage, but also as an economic and productive element. “Ad Arte” is an initiative that represents a complete synthesis of the Institute’s promotional strategy; for the first time, by directly involving the craftsmen, it experiments with and offers to the public, against an attractive and dynamic backdrop, all its knowledge of Sardinian handicrafts, its typical products and the traditional forms of production. THE FuoriClasse Atelier (42) The FuoriClasse team periodically holds exhibitions to present the interesting work of Matilde Trapssi and those young artists who follow in her stead, and raise awareness of their exceptional works, the fruit of experimental research. The Atelier is a laboratory very reminiscent of the textiles courses which took place around the figure of Gunta Stöldz in the 1920s at the Bauhaus in Germany and then I again think of those experimental laboratories of the late 1950s and 60s in Italy. I especially like to remember the so-called “Bauhaus Immaginista” founded in Alba (1955) by artists such as Asger Jorn, Piero Simondo and Pinot Gallizio. There they experimented many techniques and materials, such as terracotta, lithography and mixed techniques with varnishes, oxides and polychrome colours. They produced exceptional pictures, sculptures and objects, the fruit of free experi-

T E X T   mentation. Thus, the key, the mission, the raison d’être of that experience, just like Matilde Trapassi’s Atelier, is experimentation. Every artist within the group nevertheless keeps his own personality and keeps to his own artistic path. The materials and the laboratory activities are common to them all, but they are all free to express themselves according to their own creativity and personal research. Here they adopt littleused or even forgotten techniques and handcrafting that preserves the trace of ancient rituals, guaranteeing that the “pieces” are unique. The result is an interesting and varied range of works in felt, ceramic or plastic. An expert in passages in time, migration and cultural nomadism, Matil-de uses ancient materials such as wool or clay or more modern ones such as plastic, convinced of the usefulness of manual know-how and keeping the creative moment invisible from the end product. Sleeping Well (46) Sleep is the foremost “medicine” for the well-being of everyone. And of fundamental importance for sleeping well is a good mattress that gives the best possible rest to our body. And the Consorzio Produttori Materassi di Qualità (Consortium of Quality Mattress Manufacturers) has come into being to protect consumers when choosing a mattress. This non-profit organisation is part of Assarredo, the Furniture Association, which unites some of the most important companies in the sector: Ataflex Op-tima, Di Notte, Lordflex’s, Maxitalia, Mor-feus, Simam, Somnium. To guarantee the products the Consortium has created a national and international quality mark that protects customers and identifies impeccable products. If you choose a mattress with the quality mark, you can be certain that you are buying a product that has been scientifically designed on the basis of indepth studies into sleep physiology, the human anatomy and material technology, and that it has undergone tests for quality and resistance and, moreover, that it has the producer’s guarantee also after purchase. Hand-made (48) Several years have passed since young Sicilian designers who graduated from the Faculty of Architecture in Palermo saw Mi-lan as the “Mecca” of design and therefore the only opportunity to make any progress in this discipline. Today, with more sensitivity towards valuing local areas (genius loci) to rediscover what still exists in our material culture, you are more likely to encounter entrepreneurial initiatives that arise from the resources of your own territory. This is the case of the Giudecca Laboratory in Palermo, a small structure that offers “art/design” objects, a definition that makes us aware of the importance of the project together with the value of factuality. With their modified ancient techniques and use of gold and silver, Giudecca proposes new and unique creations reflecting contemporary tastes made unique through the style of the designers Claudio Spataro and Tania Spina. Objects of great value that go beyond the local dimension but combine all the values linked to the working process.

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MATERIALI

& TECNICHE

Le tecniche dei maestri ceramisti IL “RAKU DOLCE DI GIOVANNI CIMATTI” Una rivisitazione contemporanea della terra sigillata di Alfredo Gioventù

Le tecniche: preparazione dell’ingobbio peptizzato e tecniche di riduzione a bassa temperatura “Terra sigillata” è un termine che definisce una tipologia ceramica d’epoca romana, storico prodotto di larga diffusione decorato con finissimi rilievi a scene figurate, con un particolare tipo di rivestimento vetrificato, unicamente a base d’argilla e di colore rosso corallo. Raramente si può ammirare, come nel caso della terra sigillata, una perfetta coincidenza tra le esigenze tecniche e quelle culturali che stanno alla base di una determinata produzione; può essere perciò una vera lezione di “cultura del progetto” arrivare a comprendere appieno come solo un ingobbio che vetrifica in monocottura possa esaltare, con il suo minimo e uniforme spessore e la sua lucente materia, la perfezione dei dettagli plastici, risolvendo, contemporaneamente, l’esigenza di impermeabilizzazione del manufatto e la rapidità di esecuzione. Come ogni prodotto di design perfettamente riuscito, la “terra sigillata” si diffuse in tutto il mondo allora conosciuto ed in esso contribuì a veicolare l’immagine della “romanità”, ma la tecnica di realizzazione del suo rivestimento rimane tutt’oggi un “segreto ceramico”. Se un ceramista contemporaneo, dopo avere attraversato i territori del Sang-gam e quelli dell’alta temperatura, alla ricerca di materie che saldino indissolubilmente corpo e superficie, e dopo aver respirato i fumi della selvaggia autonomia estetica nel rapporto terra-fuoco-ariaacqua delle performance del rakù americano, decidesse di ridefinire la sua personalità artistica tentando un'ardita sintesi tra tradizione classica mediterranea e moderno orientalismo, potrebbe arrivare ad inventare un nuovo prodotto; magari una ben rifinita ciotola rivestita da una superficie calda e corallina ed attraversata da grandi cavilli neri, perfettamente utilizzabile e perciò riconducibile nel grande alveo della “vera ceramica”; un prodotto di moderno design a cui non rimarrebbe che dare un nome. E’ così che Giovanni Cimatti ha deciso di battezzare “Rakù Dolce” la sua colta e raffinata rivisitazione dell’antichissima tecnica della “Terra Sigillata”, arricchita dall’estetica rakù del craquellè nero perfettamente disegnato. Ma la vera essenza dell’operazione culturale di Giovanni consiste nello aver reso visibile in un prodotto la filosofia del “procedere per sottrazione”; in un anelito quasi spirituale di sintesi, forte del patrimonio culturale e tecnico del territorio in cui opera (Faenza), ha restituito all’argilla la capacità di

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esprimersi in superficie vetrosa, senza artifici e senza stress termici, eliminando pazientemente tutti gli ostacoli ad un sereno ed armonico rapporto con la sua più intima natura: la capacità di restituire amplificate le sensazioni estetiche del mondo da cui proviene. Il prodotto “Rakù dolce”, secondo la tecnica messa a punto da Giovanni Ci-matti, richiede l’impiego di argille da grès con contenuto di sabbie e chamotte minimo, di granulometria non superiore a 0,02 mm. La temperatura di cottura andrà tenuta però sotto ai 1000 °C, in modo che i manufatti rimangano


MATERIALI Nella pagina a fronte, dall’alto: preparazione dell’ingobbio vetrificante; decorazione della ceramica per aspersione In questa pagina, dall’alto: Giovanni Cimatti mentre estrae le ceramiche dal forno raku per sottoporle alla fumigazione; operazione di fumigazione con segatura.

& TECNICHE porosi e non perdano l’elasticità strutturale, due caratteristiche indispensabili per la successiva estrazione a caldo dal forno. L’oggetto, una volta essiccato ed accuratamente lisciato sulla superficie, sarà decorato per immersione o aspersione con ingobbi finissimi. Fondamentale diventa la corretta preparazione dell’ingobbio, che dovrà vetrificare in cottura senza l’aggiunta di fondenti e ad una temperatura relativamente bassa (950°-1000°C). Per comprendere a fondo le operazioni da svolgere è importante conoscere l’intima struttura dell’argilla. Questa è composta chimicamente da: silice, allumina, ossidi alcalini e alcalino-terrosi che, in rapporto alla temperatura, possono assumere, rispettivamente, la funzione di: parte vetrosa, parte refrattaria, parte fondente. Inoltre questi ossidi sono strutturalmente legati tra loro in catene, a loro volta collegate a formare foglietti, a loro volta sovrapposti a formare pacchetti, legati tra loro da molecole d’acqua e inframmisti a materiali sabbiosi di derivazione feldspatica (le rocce da cui provengono). Ogni argilla fonde ad una determinata temperatura trasformandosi in vetro; la temperatura in genere è molto alta; se vogliamo perciò che la nostra argilla (base per l’ingobbio) fonda ad una temperatura più bassa (es. 1000°C), dovremo sottrarle quelle componenti che ostacolano la fusione e che sono (di ordine fisico) le parti strutturali più grossolane e (di ordine chimico) le sue componenti refrattarie, aumentando perciò in percentuale le sue componenti fondenti. Bisogna quindi creare una miscela di acqua, argilla e deflocolante che consenta alle particelle nucleiche o rotondeggianti più pesanti di cadere sul fondo e a quelle a forma planare, piccolissime, di trattenersi in sospensione colloidale; è inoltre determinante il fatto che il sodio e il potassio (ossidi alcalini altamente fondenti), essendo elementi a basso peso specifico, tendano a far restare in sospensione le particelle in cui sono maggiormente presenti. Come scrive Giovanni Cimatti, per fare un primo test sull’argilla da utilizzare per l’ingobbio vetrificante si procede nel seguente modo: “Dentro una vaschetta spappolare, in 1 litro di acqua, 200/400 grammi di impasto argilloso plastico o secco e versare poi in una bottiglia di plastica trasparente liscia per osservare le varie fasi della sedimentazione. Aggiungere, mescolando, gocce di deflocolante fino a che, riposando il tutto e dopo circa tre ore, non si nota alcuna separazione di acqua nella parte alta della colonna. Dopo alcuni minuti, ore e giorni sarà possibile osservare che sul fondo (f fig.1) continuano a cadere particelle sempre più fini, ma relativamente più pesanti di altre, che restano in sospensione (s fig.1). Se nella parte alta appare acqua trasparente, occorre aggiungere altre gocce di deflocculante e mescolare con una bacchetta evitando di agitare il deposito già caduto sul fondo. Ad intervalli regolari, con una peretta, si iniziano a fare piccoli prelievi di sospensione argillosa. Dopo un giorno, anche se la concentrazione sarà molto debole, può essere sufficiente effettuare una prova di applicazione su una superficie di argilla bianca secca senza chamotte o sabbia, avente la superficie simile a carta da fotocopie. Quando si ottiene una applicazione che essiccata appare lucida, signi-fica che si è raggiunta la finezza ottimale di un probabile ingobbio per terre sigillate. La sequenza di vari prelievi consente di controllare lo stato di avanzamento della separazione delle particelle sempre più fini. Si porta il campio-ne a temperatura di circa 950-1000°C e dopo la cottura si bagna la superficie dell’ingobbio per verificarne la permeabilità. Se l’ingobbio ottenuto ha un colore interessante ma è ancora

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MATERIALI poroso, è possibile farlo vetrificare aumentando la temperatura di cottura, nel limite della persistenza del colore stesso. Se la prova ha dato buoni risultati si procede al prelievo di tutta la sospensione (p fig.1). Per fare questo si appoggia la bottiglia all’interno di un recipiente e si pratica un foro facendo attenzione a far uscire so-lo la parte selezionata e non il deposito sabbioso-limoso presente sul fondo. Nella bacinella (a fig.2) avremo a questo punto la sospensione di ingobbio vetrificante e potremo provare a fare delle applicazioni a mezzo di pennello, aspersione (fig.2), immersione, spugna o spruzzo. Se occorre addensare la sospensione io aggiungo alcune gocce di acido cloridrico (h fig.1) e dopo alcune ore di at-tesa, la parte colloidale sarà precipitata sul fondo (s fig.1) e l’acqua sopra (a fig.1) potrà essere asportata”. Una prima cottura, eventualmente anche in forno elettrico, servirà a fare vetrificare l’ingobbio; si procede poi con una ricottura col metodo “Raku Dolce” per la creazione del craquellè e delle parti annerite. Racconta, durante i suoi corsi, Gio-vanni Cimatti: “Una volta terminata la cottura nel mio forno da Raku Dolce (a fig.3), a circa 9501000°C, apro leggermente la sua porta (b fig.3) e nel giro di pochi mi-nuti lo faccio scendere attorno a 550-600 °C (area della trasformazione del quarzo da alfa a beta) e a quella tempe-ratura lo stabilizzo. Tale temperatura va mantenuta anche dopo ogni estrazione delle ceramiche (c fig.3) tenendo la fiamma del gas sempre accesa. Con le pinze, o semplicemente con i guanti, inizio ad estrarre un pezzo, richiudendo quindi il forno ogni volta. Si deve fare attenzione a non graffiare le superfici e per questo ricopro le punte metalli-che delle pinze con tela di cotone; tela che inizierà a bruciare debolmente ma che difendo introducendola, dopo o-gni estrazione, nella segatura umida. Per fare la fumigazione uso una vasca bassa aperta (v fig.4) o anche una grande scatola di cartone e dentro questa inumidisco una prima quantità di segatura. Mantenere la segatura umida consente di ridurre il fumo al minimo ed evitare che que-sta continui a bruciare. Procedo facendo un nido nella se-gatura umida, avente sommariamente la forma del pezzo che dovrà essere annerito, aggiungo nel nido uno strato di segatura asciutta, vi appoggio la ceramica calda (c fig.4) e vi spolvero sopra altra segatura asciutta (s fig.4) che farà fumo e con rapidità ricopro tutto con altra segatura umi-da. Il tempo necessario per l’annerimento è di pochi se-condi; già dopo 10 secondi è possibile muovere la segatura cercando di mescolare quella bagnata con quella asciutta a contatto del pezzo; azione che abbasserà la temperatura della ceramica.” Si potrà dopo qualche minuto pulire l’o-pera e verificare la qualità del prodotto che, come conclu-de Cimatti, “Permette di fare forme ben rifinite che vibrano con suono di campane, dove le argille scoperte dal ve-tro sono sempre di un bel colore nero etrusco e le “Terre Sigillate” disegnano, con attica nettezza, grandi craquellès girovaganti su superfici color arancio solare.” Giovanni Cimatti ha in programmazione per il 2003 diversi Work-shop. Per info: Giovanni Cimatti tel. 0546.29965 gcimatti@racine.ra.it Atelier Cirkel Braschaat (B) patty.wouters@pandora.be Angela Lancellotti Soliera Modena, tel. 347.5385221 ceramicheatelier@supereva.it

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Arti Lab. Milano MI, tel/fax 02.583062 db-artilab@libero.it Corte della Miniera Urbino, tel. 0722.345322 cortedellaminiera@abanet.it C.F.P. Faenza tel. 0546.26760 consorzio_formazionefaenza@provincia.ra.it Jurg C. Bachtold Wilihof (CH), tel. 0041…9330645 www.keramikart.ch

& TECNICHE Nella pagina a fronte dall’alto e da sinistra, opere di Giovanni Cimatti: “Ciotola”, terracotta, ingobbio e fumo, cm 31x10; “Ciotolone”, terracotta, ingobbio e fumo, cm 40x12; “Linee”, terracotta, ingobbio e fumo, cm 64x28x12; “Foglie”, terracotta, ingobbio,vetro e fumo, cm 52x32x7.

GlOssario Granulometria: indice della dimensione dei grani. E’ molto importante quando si acquista una chamotte o una sabbia valutare attentamente la sua granulometria in funzione delle caratteristiche tecniche ed estetiche che conferirà all’impasto. In genere si usano granulometrie miste da 0 a 2 mm. (es 0.5/1.0 mm.) Porosità: È determinata, dopo la cottura, dalla presenza di microspazi vuoti nel corpo ceramico. La forma e la quantità dei “pori” varia in funzione della temperatura di cottura e della presenza nell’argilla, di costituenti suscettibili di decomporsi ed eliminarsi. Scrive Cimatti: “per ottenere l’annerimento del rakù dolce impiego ingobbi bianchi microporosi applicati su tutto il pezzo e quindi anche sotto l’eventuale rivestimento vetroso. La microporosità dell’ingobbio impiegato, vicina per dimensione delle celle a quella delle particelle di fumo, consente di ottenere un colore nero forte ed intenso.” Ingobbio: Tipologia di rivestimento a base argillosa solitamente bianca; si applica generalmente allo stato cuoio onde armonizzare i ritiri del corpo ceramico e dello strato di barbottina su di esso depositato. Allumina: ossido di alluminio; si trova in natura combinata come silicato nelle argille e nei feldspati. In condizione di parità di tutti gli altri fattori che influenzano la fusione, un maggior tenore di allumina significa un punto di fusione più elevato; è perciò considerata elemento che apporta refrattarietà agli impasti ceramici. Deflocolante: sostanza che interferisce con la naturale coesione delle particelle di argilla, consentendo di raggiungere una elevata fluidità della barbottina riducendo la quantità di acqua altrimenti necessaria. I deflocolanti di maggior impiego sono il silicato di sodio e il carbonato di sodio. Le dosi di deflocolanti dipendono dalla natura delle argille da fluidificare e, in particolare, dalla maggiore o minore presenza in esse di sodio. Craquellè o Cavillo: difetto di “venatura” del rivestimento dovuto alla differenza di coefficiente di dilatazione tra il corpo ceramico e il rivestimento. Avviene durante il raffreddamento, quando, contraendosi maggiormente il rivestimento, viene ad essere soggetto ad una tensione che ne fa “frantumare” la superficie. Il cavillo, anche utilizzato come elemento decorativo, si ottiene estraendo i pezzi ancora caldi dal forno. Avendo il biscotto un vo-lume molto maggiore del rivestimento, raffredda lentamente, mentre la superficie vetrosa si contrae rapidamente; si crea perciò, in ogni caso, quel disaccordo necessario alla creazione del “craquellè”. Tale “difetto” si verifica nel tempo in qualsiasi tipo di rivestimento vetroso che abbia un coefficiente di dilatazione eccedente a quello del corpo. Feldspati: sabbie derivate dalla frantumazione delle stesse rocce dalle quali hanno origine le argille in seguito alla alterazione causata dagli elementi atmosferici (acqua piovana e aria). Per la concentrazione relativamente alta di ossidi di alcalini (potassio, sodio) sono utilizzati come fondenti. Daniela Colognori Cascina (PI), tel. 050.749171 Renare Burgi hildbrant Zurigo (CH), tel. 0041.1.7374536 renate.hildbrand@bluewin.ch La Meridiana Bagnano 135 - 50052 Certaldo FI tel. 0571.660084 pietromaddalena@tin.it Paola Baronetto Porcia PN, tel. 0434.578148 paolaparonetto@virgilio.it

Lab. Punto 3 di Alfeo-BassoOlivieri Albissola (SV), tel. 019.8387256 graziaolivieri@hotmail.com Scuola di ceramica di Gordola Gordola, Ticino (CH) tel. 091.7453495 info@toepferschule.ch Guido Vigna S.Bernardo di Cervasca CN tel/fax 0171.611388 guivigna@tin.it


MATERIALI

& TECNICHE

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AREE REGIONALI OMOGENEE  LA NUOVA TERRITORIALITÀ “Opus incertum” L’Italia frantumata in tanti territori, luoghi omogenei di attività legate alla cultura materiale

È sempre più chiara la frantumazione per ragioni etniche, culturali, economiche, filosofche...; siamo tanti e sempre più diversi, e la diversità non è più privilegio, non è più emarginazione, ma è diritto. Diritto a sviluppare ed esaltare le proprie convinzioni e le proprie appartenenze senza prevaricazioni.

Ceramica SARDA Terra Pintada Il Laboratorio di ceramiche artistiche Terra Pintada sorge nel centro della Sardegna, a Bitti, dove più forti e indissolubili sono i legami con una terra veicolo ispiratore di un’arte che gioca a reinventarsi partendo dalle proprie origini, rielaborando antichi segni grafici della cultura sarda e rivisitandoli in chiave contemporanea. Questi oggetti, realizzati da Simonetta Marongiu, Giulia e Robert Carzedda, evocano antiche architetture ed oggetti della tradizione, rielaborati in forme essenziali, pure, sulle quali si innestano interventi scultorei, colori vetrificati e a volte, le rappresentazioni primordiali dell'energia, segni, che riconducono alla suprema dea femminile, la dea ma-dre, e al suo sposo, il dio toro. Terra Pintada ha da poco creato un proprio sito www.terrapintada.com che si articola in varie sezioni: si comicia con un percorso che dal laboratorio si dipana attraverso gli oggetti, sulle diverse linee di produzione e i processi di lavorazione, non trascurando di soffermarsi sul territorio di origine di questi manufatti. Il tutto raccontato con la sobrietà che contraddi-stingue un lavoro come Vasi in ceramica, Terra Pintada.

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La ricerca della differenza ci porta a leggere un’Italia frantumata in tanti territori, luoghi omogenei di attività legate alla cultura materiale. Vengono qui presentate le aree che, in questi ultimi anni, hanno dimostrato una volontà di affermazione della propria identità e, contemporaneamente, il bisogno di rinnovamento. quello di Terra Pintada, in un continuo rimando agli archetipi, a quelle forme e illusioni che della loro terra, la Sardegna, costituiscono l’immagine Isabella Taddeo più rappresentativa.

LEGNO DI CANTU’ UN CORSO DI DISEGNO INDUSTRIALE L’Istituto Statale d’Arte per l’arredamento di Cantù ha istituito, da qualche anno, un corso di Disegno Indu-striale all’interno del progetto sperimentale “Michelangelo”. Il corso, che ha concluso il primo ciclo formativo nel luglio 2002, è stato attivato sia in rispondenza alle necessità economiche e produttive del territorio canturino e brianzolo, sia come naturale continuità della tradizione didattica e culturale dell’Istituto nell’am-bito della formazione nel settore del mobile e dell’arredamento, inteso come ambito privilegiato per la conduzione di esperienze progettuali. Va comunque precisato che l’attività didattica nelle materie di indirizzo, Progettazione ed Esercitazioni di La-boratorio, non è esclusivamente orientata alla realizzazione di lavori progettuali destinati alla produzione industriale di tipo seriale, ma anche alla progettazione di oggetti di de-sign di alto artigianato, sia innovativi, sia di recupero della più pregiata tradizione esecutiva ed estetica propria della produzione e della cultura materiale del luogo. La finalità formativa risulta quindi indirizzata ad acquisizioni teoriche ed operative, esplicitate at-traverso momenti conoscitivi, approcci creativi e verifiche tecniche di laboratorio attuate attraverso il disegno esecutivo, modelli e prototipi, con riferimenti produttivi all’amb it o d el d es ign e d ella

Martino Zinzone, progetto di tavolo in legno con riferimenti zoomorfi, Corso di Disegno Industriale ISA Cantù, anno scolastico 2000/01.

progettazione degli oggetti globalmente intesi. Le esperienze didattiche condotte in questi primi anni hanno offerto la possibilità di precisare meglio la figura professionale da formare, orientando le esercitazioni in modo aperto e problematico, lontane da schemi e rigidità precostituite, con operazioni sollecitanti soprattutto la creatività e la capacità di approccio metodologico, sia in termini cognitivi sia operativi, degli studenti verso un tema di design. L’attività didattica, seppure attenta agli esiti ideativi ed operativi del progetto, non è focalizzata sull’identificazione di un progettoprodotto, ma soprattutto su processi formativi attivati negli studenti ai fini di una preparazione flessibile e ampia nei contenuti, ma solida nelle conoscenze e nelle metodologie Aurelio Porro operative acquisite.

NORBERTO MARCHI UN RICORDO   E’ recentemente scomparso, all’età di 87 anni, il Prof. Norberto Marchi (1914-2002). varesino di nascita ma canturino di adozione, è stato dapprima studente, poi insegnante, ed infine dal 1960 al 1975 direttore della Scuola d’Arte di Cantù. La sua presidenza, attraverso obiettivi didattici finalizzati ad una formazione


AREE REGIONALI OMOGENEE professionale adeguata alle trasformazioni tecnologiche in atto nella produzione e attenta all’evoluzione della cultura progettuale del mobile, ha indirizzato la scuola verso una politica formativa e culturale fondata sul rigore metodologico del rapporto tra il disegno del mobile e la sua tecnologia costruttiva, con le verifiche di laboratorio come momento centrale di sperimentazione e conoscenza. Nella scuola, sotto il suo insegnamento, diretto e indiretto, nella funzione di direttore didattico, si sono formati moltissimi artigiani, operatori e tecnici del settore del mobile che tutt’oggi operano nel territorio canturino e della Brianza mobiliera. Studioso ed esperto riconosciuto di tecnologia del legno e del mobile, era una figura di riferimento all’interno del dibattito culturale del settore nell’area brianzola. Ha tenuto corsi a contratto presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano e gli ISIA di Venezia e di Firenze; lezioni e seminari in scuole e corsi specialistici; relazioni a molti convegni di settore. Ha scritto sull’argomento alcuni testi che costituiscono a tutt’oggi un approfondito punto di riferimento per l’insegnamento e per ricerche didattiche. Alla scuola e alla ricerca in campo formativo ha dedicato le sue migliori energie e un impegno costante contraddistinto da profonda Norberto Marchi, “nastro di Moebius” realizzato in legno lamellare, 1958/59.

passione. Lo si evince anche dai suoi incarichi, interessi e discorsi degli anni successivi all’abbandono dell’attività presso l’I-stituto d’Arte, sia per gli studi che conduceva, sia per le proposte formative indicate e attuate nel territorio canturino, ma anche per le animate conversazioni che avevano la scuola come momento centrale. Fine conoscitore e interessato alla storia del-l’arte, dialogare con lui significava acquisire conoscenze di dettagli ed e-lementi singolari di alcune opere e di poetiche artistiche. Non ha trascurato l’attività progettuale di designer di mobili dal carattere essenziale, razionale, dal rigore morale calvinista, in cui la forma è sottoposta alla ragione tecnologica del materiale e della co-struzione, secondo operazioni di sottrazione materica ed evidenziazione degli elementi connettivi tra le parti. Con questo metodo austero ed in-transigente, aveva progettato e fatto realizzare, alla fine degli anni ’50, nei laboratori stessi della Scuola d’Arte di Cantù, tutti gli arredi dell’Istituto, dalla Direzione alle aule attrezzate, dai banchi di disegno alle cassettiere per i fogli, dalle lavagne a muro ai ce-stini della carta, dai tavoli per riunione ai tavolini per i bidelli. Era permeato da una formazione fondata sulla razionalità del pensiero e del ra-gionamento, che esercitava nelle sue analisi, nelle sue lezioni, nei suoi scritti, ma anche nei colloqui personali. Evidenziava sia un’acuta intelligenza critica nel cogliere il nucleo degli elementi negativi di una determinata situazione, sia una dichiarata vivacità propositiva che esplicitava entrambe in interventi pubblici e articoli, spesso polemici, relativi alle problematiche riferite allo sviluppo urbano, sociale, economico e civile di Cantù, ma soprattutto in relazione al contesto e allo sviluppo produttivo dell’artigianato mobiliero e della progettazione del mobile nell’area canturina. (A. P.)

Carla Onnis, “Deserto”, paste vitree, cm 32x40.

ricerca musiva appresa e sostenere la sperimentazione di una tecnica così antica, da alcuni anni Carla crea figurazioni che, oltre a riscuotere successo e premi, hanno il pregio di diffondere una cultura della materia di tradizione e storia legata al territorio. Il 5/10/02 si è inaugurata presso l’hotel Giorgione a Venezia, una sua personale presentata dal Professor Renato Polacco, docente di arte bizantina all’Università di Venezia, dove la natura vetrosa delle tessere si fonde con le sperimentazioni della luce che l’artista riesce a creare, unendo le figurazioni della storia (ciclo musivo di S. Marco) del mito e della simbologia (araba fenice, kantharos, gru, colomba) ai giochi astratti della ricerca che questa giovane artista continua a proporci per diffondere un’arte applicata difficile e inconsueta alla quale Carla Onnis si dedica con pazienza Alessandra Possamai Vita da “musa”. Carla Onnis, “La cicogna”, mosaico, cm 40x60.

MOSAICO DI RAVENNA I mosaici di Carla Onnis Carla Onnis nasce a Padova e dopo gli studi artistici si diploma alla Scuola per il Restauro del Mosaico di Ravenna. Sono numerose le esperienze professionali nel campo tradizionale, dai restauri dei mosaici di S. Vitale a quelli del cd. palazzo di Teodorico. Per mantenere viva la

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S E G N A L A Z I O N I  AUTORI GIORGIO VIGNA Opere per Venini

Curata da Attilia Dorigato, al Museo Correr di Venezia, la mostra “Nature di vetro” presenta una ricca selezione di opere recenti in vetro di Giorgio Vigna alcune create per quest’occasione integrate in un allestimento dello stesso autore, in cui il vetro si fa tramite di un immaginario percorso tra acqua, fuoco e vento. I 50 lavori esposti realizzati tra il 1998 ed il 2002 includono, oltre ai celebri vasiscultura, un’installazione di sassi e una serie di gioielli, affiancati dalla singolare presentazione del progetto ejewels, ovvero gioielli virtuali da scaricare dal web e “maneggiare” liberamente, proposta su supporti Hewlett Packard. La ricerca artistica di Vigna si snoda intorno a forme e materiali capaci di mettere in risonanza forza immaginativa ed elementi della natura nei suoi aspetti primari e primordiali. Avventure geologiche di terra e d’acqua, di fuoco e di vento costituiscono il fulcro della sua ricerca in cui si combinano naturale e artificiale, povero e prezioso, elementi del senso comune e fantasticherie ardite. L’autore si muove infatti su un insolito confine tra il mondo reale e quello immaginario e le sue creazioni hanno il fascino degli oggetti che abitano i sogni, familiari e alieni al tempo stesso. La materia viene lavorata assecondandone la natura ma anche esplorandone i limiti fino al

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paradosso e svelandone possibilità nascoste, fino a diventare altro da sé, concreta espressione di mondi possibili. Le forme sono anch'esse primarie, elementari. Forti e naturali, universali e senza tempo, sempre ricche di valenze simboliche. IsabellaTaddeo

mad?’ e, su una parete, un’enorme tavola di schizzi, appunti, disegni preparatori, maquette…, in un furore d’invenzione ludicolinguistica che tiene insieme l’anima e l’animato, l’animalità e l’umanità dell’uomo. Maurizio Giannangeli

Roberta Colombo alla Galleria Magenta 52

ROSA VERGINE CANALELLA CORNICI D’AUTORE Complementi d’arredo, oggetti d’affezione, elementi di una scenografia intima e profonda che trova la sua massima espressione nella terra, materia di cui si compongono. Lo stile raffinato e semplice, il gusto armonico, la spontaneità e la naturalezza delle composizioni trasmettono una immagine di movimento e freschezza, delineando una vitalità non priva di emozioni che nel tempo si rinnova. L’originalità delle tecniche dettata dalla continua ricerca del nuovo, fornisce elementi sempre diversi che prendono forma rivestendosi di luce e colore. Quella stessa ricerca che trova spazio nel silenzio, ove si celano interi universi, in cui l’animo si acquieta, trova la sua gioia, si manifesta. E’ con questa consapevolezza che l’obiettivo non è mai un traguardo ma un punto da cui librarsi di volta in volta, rigenerandosi. Su queste tracce l’autrice Rosa Vergine Canalella orienta da alcuni anni il suo percorso artistico, nel laboratorio alle porte di Firenze, ma deve tanto alla formazione milanese e non di meno alla sua amata terra di Lucania.

Forme d’animali che ritraggono un bestiario dell’anima. Un riavvicinarsi all’uomo riconoscendo in lui umanità e animalità in modo ironico e divertito. Un’umanità, anzi, che dall’animalità nasce in forma rituale, come per gioco, ma senza irriverenze. Così l’animale per eccellenza più vicino all’uomo, il maiale, il nimal (porcello) dei dialetti italiani del Nord, ritrova la sua ricomposizione simbolica nei quarti e posteriori colorati, nel grugno brunito, nello scapolare chiazzato, in un puzzle che riunisce quei pezzi di cui l’uomo, per suo uso, nulla ha scartato. Ritrasformato così il nimal diviene ironicamente il pigzzle linguisticamente ricomposto in una immagine che ha del sacro, in un’icona al cui cospetto ci si avvicina con riguardo, con quel rispetto che si prova verso qualcosa, o qualcuno, cui si è serenamente debitori, per la vita. Dall’acqua nasce l’animale pesce e, dall’acqua, il pesce fiorisce. Flowerfish, anemoneanimale che allieta, che si riconosce prossimo e vicino al proprio animo. Una gallina alta come un uomo, 171 cm. Un meccano divertito che innesta, su di una debole ragione, estensioni e protesi robotiche a sostegno di una deambulazione incerta tra lo stare e la fuga; ‘Speroni di acciaio’ che ci accarezzano per la loro umana sensibile incertezza. Pecore clonate in successione, una mucca che ci domanda: ‘Are you

Davide Viganò

Cornice “Elegía” (e particolare) di Rosa Vergine Canalella, argilla bianca.


S E G N A L A Z I O N I Rotoballe di Paolo Falaschi

La fine d’estate e l’inizio d’autunno sono stati salutati, nei campi alle porte di Palmanova, da “sculture di paglia e colori” cioè dalle “Rotoballe” esperienza di landart dell’artista Paolo Falaschi. Dice di lui Paolo Coretti, che gli è amico da più di 20 anni: “di creatività pirotecnica, solo apparentemente disorganica e contraddittoria, Falaschi persegue, in maniera senz’altro tenace, un fine che corrisponde sempre al progetto e, soprattutto, alla voglia di far convivere la forza plastica delle cose con il colore, utilizzando quest’ultimo nelle sue espressioni più speciali.” Coretti, nel testo critico scritto in occasione della mostra che ha intitolato “Alcuni pensieri sulla mostra che Paolo Falaschi ha in corso alle porte di Palmanova”, in perfetta sintonia con lo spirito dell’artista, riflette sul termine dato all’operazione artistica, cioè “Rotoballe”. “Il termine a me risultava molto suggestivo. Registrava in

un mese le campagne intorno a Palmanova, sculture vive da toccare, accarezzare, far dondolare. “Un gesto d’arte nel paesaggio. Certamente un paesaggio che, così modificato, ci aiuterà a comprendere il nostro essere viaggiatori in un mondo che, per noi, è ancora troppo poco conosciuto”. Simona Cesana

ROBERTO GUIDI

Nato a Meda (CO), dove vive e lavora, Roberto Guidi, dopo avere frequentato corsi di ebanisteria e disegno del mobile presso il Centro Formazione Professionale di Meda, si è diplomato alla Scuola d’Arte Superiore del Castello di Milano in “Architettura d’Interni ed Incisione”. Importantissimi per lui sono stati l’insegnamento e l’esperienza trasmessigli dal padre, già affermato ebanista. Il risultato delle sue opere, ottenuto dopo tanti sforzi, è frutto di continue collaborazioni progettuali con aziende note nel settore dell’arredamento. L’originalità delle sue creazioni è da attribuire a ricerca di forme particolari ed espressione pittorica sommati al rispetto di una tecnica di costruzione dell’oggetto rivolta al passato ed alla combinazione di materiali molto diversi tra loro: legno, acciaio inox e colori acrilici. Dal suo lavoro nascono così pezzi unici d’alta Osvaldo Valdi fattura. Roberto Guidi, mobile con cassetti e antine in legno e acciaio decorato con colori acrilici.

sé la contrazione allusiva del rotore, conteneva in sé la sintesi della rotazione, dell’elemento rotabile e di quello rotante. Aveva una sonorità molto moderna.” L’altro elemento su cui i pensieri di Coretti si sono concentrati era l’elemento primo delle “Rotoballe” e cioè la paglia, elemento naturale, arcaico, legato al lavoro e alle tradizioni della terra: “le rotoballe erano fatte di paglia. E per questo motivo non erano altro che una diversa forma del grano. Mi piaceva questo modo della materia di cambiare forma.” La mutevolezza nel tempo è un altro elemento caratterizzante di questo lavoro: “Una cosa a termine. Una cosa degradabile. Trasformabile nel tempo. Destinata ad essere disfatta. A cambiare forma. A divenire lettiera per gli animali oppure ad essere tritata e smaltita, o, nel caso più nobile, destinata ad essere bruciata.” La pittura segnica di Paolo Falaschi, il colore denso modulato a creare elementi ancestrali fortemente simbolici, ha investito 24 “rotoballe” che hanno popolato per

Salvatore Cazzato

“Sedia attaccapanni” di Salvatore Cazzato, legno e acciaio, 1992.

La cultura legata alla tradizione, che quella materia fantastica che è il legno porta sempre con sé, attraverso i luoghi e i tempi, emerge come punto di forza anche nel lavoro di Salvatore Cazzato, artigiano di Gressan (AO). I mobili, i tavoli, le sedie (che spesso non sono solo sedie ma hanno una funzione in più), racchiudono il vigore di questo materiale, ne esaltano la tensione strutturale, ne evidenziano la forza. Le forme, attentamente pensate e progettate, spesso sono allungate a rispecchiare una tensione verso l’alto o verso l’infinito, ma richiamano anche simboli e raffigurazioni che rappresentano la cultura della terra che l’artigiano incarna e interpreta (Val d’Aosta) . L’accostamento del legno ad altri materiali (pelle, acciaio, ferro, bronzo, cristallo), sottolinea maggiormente la ricerca nei confronti della natura e dei suoi elementi, ognuno dei quali racchiude esperienza nuova di sensi e

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S E G N A L A Z I O N I  significati.

(S.C.)

cio che si incontra con la luna, simbolo di comunicazione poetica: il gioiello diventa il tramite per una comunicazione tra uomini e dell’uomo con gli altri elementi del mondo e del cosmo. “Il simbolo della Luna attira tutti gli influssi benefici e protegge da quelli malefici, il chip esorcizza le influenze negative della tecnologia e ci predispone alle scoperte più avanzate”. (S.C.)

CONVEGNI Luce Delhove

Luce Delhove, artista romana nata in Belgio, è incisore, pittrice e scultrice. Traccia, graffia, incide su una lastra di rame per creare le sue incisioni, texture di segni nei quali si legge la tensione del corpo al lavoro e si immagina l’azione della mano sulla latra. Nei suoi gioielliscultura, realizzati in ardesia, materia nera e vellutata, si ritrova lo stesso processo di addizione e sottrazione, di chiaro e scuro che caratterizza le sue incisioni. Il contrasto luceombra, pienovuoto, diventa, in questi lavori, volumetrico: sono gioielli che arricchiscono il corpo ma che hanno una forte tensione verso lo spazio che avvolge il corpo; modulando la luce grazie ai segni, alle asperità della materia, conquistano lo spazio e s’impongono come presenza forte e significante.(S.C.)

Nicoletta Frigerio

Nicoletta Frigerio, scultrice, inizia il suo cammino artistico negli anni ’70 con la sperimentazione su impasti di argille fino alla realizzazione di grandi masse scultoree cotte al gran fuoco. Dagli anni ’80 crea gioielli scultura impiegando, oltre all’argilla, la cera modellata per la fusione, lastre di metallo battute e acidate a fiamma, cristallo colpito e molato a pietra. Le sue ultime ricerche sul gioiello affrontano il tema legato alla “Luna” e sono realizzate in argento 925 con la tecnica della fusione a cera persa. La luna, simbolo di mistero, poesia, sogno, è interpretata dall’artista con l’attento lavoro della materia: le porosità, le incisioni, i graffi, gli avvallamenti, le forme irregolari ricreano il territorio lunare, condensando in piccoli gioielli la magia e la suggestione del satellite. Nella linea di gioielli “La Luna e il Chip”, Nicoletta inserisce, nell’argento, un piccolo chip in sili-

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internazionale di Ceramica

Il 19 e 20/10/2002 si è tenuto sulla Fortezza del Priamar di Savona il I° Convegno Internazionale “La tradizione locale della ceramica e la globalizzazione dell’arte contemporanea” organizzato dall’Associazione no profit Attese. Il convegno, concepito come piattaforma di lancio della IIa edizione della Biennale di Ceramica nell’Arte Contemporanea (estate del 2003), ha presentato i “lavori in corso” attraverso relazioni di curatori internazionali, storici dell’arte e della ceramica che hanno cercato di sviluppare un dialogo fra tradizione locale della ceramica e nuova scena globalizzata dell’arte contemporanea con l’obiettivo di rielaborare la realtà territoriale come spazio “globale” di flussi e connessioni di culture. Alle due giornate, introdotte da Tiziana Casapietra e Roberto Costantino, e-rano presenti: Nelson Herrera Ysla (Biennale Havana), Young Chul Lee (Biennale Kwanjiu, Corea), Olu Oguibe, Hans Ulrich Obrist (Museo Arte Moderna, Parigi), Vasif Kortun (Museo Arte Contemporanea, Istanbul), Anne Claire Schumaker (Museo Ceramica Ariana, Ginevra), Gianfranco Maraniello (Macro, Roma). I curatori, che hanno selezionato con la direzione della Biennale gli artisti, si sono alternati sul palco con gli storici dell’arte incaricati dei progetti speciali. E’ il caso di Linda Kaiser con la relazione su “arte e ceramica, progetto e materia: una storia del presente per il museo d’impresa”; Liliana Ughetto con la presentazione della ceramica di Arturo Martini; Giorgina Bertolino e Francesca Comisso con una ricerca sulla Casa Museo di Asger Jorn ad Albisola; Cecilia Chiosi che ha indagato sul rapporto artistaartigiano all’interno delle fabbriche albisolesi del Novecento. (I.T.)

LABORATORI Fausto Salvi e Silvia Zotta

A Milano in via Venini 83, si è aperto lo studio-laboratorio di F. Salvi e S. Zotta dedicato alla ceramica contemporanea, grande spazio di 140 mq. composto da un ambiente di progettazione/realizzazione delle opere e un settore espositivo dei lavori dei due giovani scultori, già noti a livello internazionale. Il laboratorio è aperto agli appassionati di ceramica e d’arte contemporanea e a semplici curiosi delle tecniche di lavorazione di questo antico/contemporaneo materiale.

libri Architettura di Pietra

L’Arch.Giorgio Blanco, particolarmente presente nel settore delle pietre e dei marmi a livello di progettazione architettonica, design e promozione culturale, è autore d’un interessante dizionario in grado di offrire un quadro attendibile ed aggiornato sulla grande varietà e quantità di pietre attualmente prodotte in Italia. Strutturato in modo da favorire percorsi di ricerca a carattere di riconnessione decisamente originali ed inconsueti, si rivolge ad un pubblico specialistico ma anche alla più ampia categoria dei “curiosi delle pietre” e cerca una relazione tra ambiti solo apparentemente distanti come quello creativoartistico e quello tecnicoscientifico. L’opera in tre volumi: materialilavorazioni e prodottiproprietà espressive e simboliche, é arricchita da splendide foto, grafici dettagliati e informazioni. (I.T.)


S E G N A L A Z I O N I MONUMENTO ALLA RESISTENZA

Il 6/10/02 è stata inaugurata, a Sestri Levante, una fontanamonumento alla Resistenza che coniuga due precise esigenze dell’arredo urbano: il bisogno di creare perni visivi in spazi che risulterebbero dispersivi e che comunque hanno bisogno di evidenziare la propria identità, estetica e architettonica e la necessità della collettività di ritrovare elementi simbolici che, riassumendo contenuti culturali condivisi ed in cui riconoscersi, permettano di appropriarsi del luogo in questione. Gli autori dell’opera: Roberto Villani per l’impianto architettonico della fontana e lo scultoreceramista Alfredo Gioventù per gli elementi plastici, hanno avuto l’opportunità di sperimentare una interessante collaborazione su un tema così delicato come una pubblica committenza con finalità celebrative, mantenendo una ferma volontà nel risolvere con un linguaggio contemporaneo le esigenze di arredo urbano della piazza interessata. L’impianto formale trova il suo nucleo ideale nella forma geometrica della piramide, che contiene già in sé significati retorici e precisi rimandi architettonici. alta più di 7 metri e di base quadrata a lato 4 metri, è realizzata in grès porcellanato e raffigurata nell’atto di sgretolarsi sotto l’impulso di una forza interna, rappresentata dal ritratto in bronzo del partigiano (Eraldo Fico): dal suo crollo nasce una fonte d’acqua che dà vita ad una serie di cascate. Daniele Massa Alfredo Gioventù, particolari in bronzo e grès pocellanato del monumento alla Resistenza dedicato al partigiano E. Fico Virgola.

MOSTRE ILLUMINARTE

Nell’agosto 2002 a Champoluc (AO) si è tenuta la mostra “Illuminarte, sculture luminose di Walter Bonanno”. Nel ’94 il designer torinese trapiantato nel Canadese da 7 anni, lascia il lavoro di educatore di ragazzi disabili per dedicarsi alla vocazione artistica. Come egli stesso sostiene, “la tensione creativa nasce dalla materia”: sono gli oggetti ed i materiali che guidano la creatività. Componenti meccaniche, reti, legno antico, materia riciclata: tutto ciò che ha un sapore non finito prende forma nelle sue mani, trasformandosi in complementi di arredo. Le creazioni si suddividono in pezzi unici numerati, prodotti seriali, sculture luminose e mobili scultura, corredati da certificato di autenticità. Le sue sculture sono state esposte a Montreux ’95, a Sion ’96 ed alla Biennale dei giovani artisti d’Europa ’97. Il grande successo ottenuto ha portato alla nascita della Walter Bonanno s.a.s. nel ’99, anno in cui, oltre alle sculture luminose, trovano spazio numerosi esemplari dedicati all’arredamento. Degne di nota sono la serie “Budina”, in cui gli stampi per dolci divengono particolari lampade da ufficio, e “Bonsai”, ove la rete metallica si trasforma in un’opera d’arte in grado di illuminare qualsiasi spazio rendendolo speciale.

VITTORIO ZECCHIN TRA PITTURA E DESIGN 190342

La mostra, aperta fino al 26/1/03 al Museo Correr, offre un vasto e interessante percorso attraverso l’opera del poliedrico artista muranese, attivo a Venezia nella prima metà del XX secolo, dagli esordi pittorici agli importanti esiti nel campo dell’arte applicata. Oltre 200 le opere, selezionate dal comitato scientifico: Marino Barovier, Attilia Dorigato, Silvio Fuso, Marco Mondi, Giando menico Romanelli, Flavia Scotton e Carla Sonego. Tra esse circa 50 tra dipinti e bozzetti, 20 tra arazzi, ricami e merletti, oltre a mobili, mosaici e argenti. Ma il filo conduttore del percorso è costituito da una notevole selezione della significativa produzione vetraria, esemplificata da circa 150 opere: dalle murrine, ai vetri a smalti e oro, dai delicati trasparenti ai raffinatissimi incisi. La mostra vuole approfondire la straordinaria espe-

rienza di Zecchin che certo fu una tra le personalità artistiche più affascinanti e raffinate nella Venezia del tempo, come progettista e designer.

UTOPIE QUOTIDIANE

Prosegue fino al 19/1/03 la mostra “Utopie quotidiane. L’uomo e i suoi sogni nell’arte dal 1960 ad oggi” curata da Vittorio Fagone e Angela Madesani. Le opere esposte, circa 100 realizzate da 52 artisti italiani e stranieri (alcuni: Brodsky, Carpi, Costa, Fantin, Gilbert & George, La Pietra, Paradiso, Patella, Vaccari, Wolf,...), sono testimonianza ed espressione della vita dell’uomo, della sua storia individuale e sociale. La mostra si snoda attraverso un percorso che vede accostati lavori realizzati con le tecniche più svariate: dalla pittura alla scultura, dal video al film d’artista, dalla fotografia all’arazzo. I lavori realizzati dagli anni ’60 ad oggi testimoniano, attraverso percorsi diversi ma talvolta affini, l’aspirazione umana al mito e all’utopia. A partire dalla propria esperienza quotidiana, dalle contraddizioni e dai problemi del proprio universo personale, gli artisti elaborano modelli ideali, appunto utopie, che travalicano la quotidianità della loro esperienza e si riflettono sul più ampio mondo esterno. Un’inversione di tendenza si nota tuttavia, negli anni ’90, particolarmente in Europa: pur muovendo dalle stesse motivazioni di riflessione e talvolta disagio, il lavoro degli artisti ritorna il più delle volte ad una dimensione più intima. Al centro rimane, comunque, un tema di grande interesse: l’uomo e i suoi sogni. Claudia Ferrari Opera di Brodsky presente alla mostra.

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S E G N A L A Z I O N I  SPAZI ESPOSITIVI

Cornice di Pippo Basile presentata alla mostra.

Galleria Azzardo

Si è aperto a Milano un nuovo spazio espositivo: la Galleria Azzardo, nata da un progetto di Pippo Basile e Enrica Maestroni con l’obiettivo primario di dare spazio ai giovani artisti emergenti. L’apertura è stata l’occasione per la presentazione della mostra di cornici “Cuiè e picchì” (Chi è e perché): opere di Pippo Basile, artista che ama definirsi artigiano. Proprio recentemente Gillo Dorfles ha auspicato “la rinascita di un alto artigianato che si ponga vicino all’arte, piuttosto che un finto design che non ha l’aspetto artigianale” e l’artista siciliano sembra rispondere perfettamente a ciò. La relazione con la materia è uno degli aspetti più interessanti dell’opera di Basile, che lavora principalmente con il legno, il multistrato che incolla, incastra, pressa, riuscendo a ottenere spessori davvero notevoli (fino a 15 cm) che poi inizia a bucare, affettare, tagliare, bolare. Il risultato sono linee geometriche, tagli sensuali come quelle delle cornici di terra che si adagiano mollemente sul pavimento ricoperte di stucco color carne, ed ancora le cornici rifinite a bolo armeno e completate con interventi a foglia oro e argento o quelle ricoperte da centinaia di sfere. Per Basile tutto diventa pretesto per la reinvenzione e allora ecco la serie dei mobili: cassettiere irreali dai mille cassetti microscopici che si tirano con un laccetto di caucciù, tavoli, librerie pop: mai più di nove pezzi uguali. Un lavoro che ci riporta al bisogno di creare, a un bisogno più umano, a quel “fatto a mano” come desiderio di riappropriarsi del proprio corpo attraverso la materia.

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Galleria Fatto ad Arte

La Galleria Fatto ad Arte ha aperto, dal 26/9/02, uno spazio di vendita proponendo un nuovo tipo di articolo da regalo: oggetti di artigianato artistico abbinati a un vino, un olio o altro prodotto tipico regionale di alta qualità, con l'idea di promuovere le culture locali e valorizzarne i prodotti, contro la globalizzazione e l'omologazione dei gusti. La galleria Fatto ad Arte è nata nel 1997 per la volontà delle sorelle Raffaella e Francesca Fossati con il fine di incoraggiare e promuovere l’Artigianato Artistico di qualità. Nei suoi 5 anni attività la galleria è divenuto uno spazio incontri con una particolare vocazione per il design e l’artigianato di qualità. E’ anche sede del Primo Osservatorio Nazionale sull’Artigianato Artistico, spazio di consultazione libri e riviste tematiche, sede di mostre dedicate all’artigianato artistico. Lo spazio di vendita al pubblico inaugurato a settembre è uno show room con l’intento di valorizzare e promuovere la tipicità della cultura italiana attraverso la ricchezza dell’artigianato artistico e la qualità dei prodotti che esprimono le risorse del nostro territorio. Oltre ad una sezione dedicata alle Edizioni Fatto ad Arte: opere e oggetti che interpretano e rinnovano attraverso il design la ricca tradizione artigianale italiana, la galleria propone una selezione dai laboratori italiani: vasi, piatti ciotole, brocche per vino, contenitori per olio provenienti da Faenza, Vietri sul Mare, Castelli, Friuli l’alabastro di Volterra, il vetro di Murano, il Cristallo di Colle Val d’Elsa, il Marmo di Carrara selezionati dalla galleria Fatto ad Arte dai più importanti e prestigiosi laboratori artigianali italiani. A questi manufatti

saranno affiancati prodotti della cultura gastronomica: vini selezionati, odori e sapori regionali, a creare un connubio tra la grande tradizione artigianale di cui è ricco il nostro territorio e la qualità dei prodotti gastronomici realizzati e selezionati da piccoli laboratori che operano nella difesa e nella promozione della qualità, della conservazione della nostra tradizione e cultura. Uno spazio di vendita, una sorta di book-shop di supporto alle attività culturali della galleria, dove ritrovare oggetti e prodotti tipici disseminati lungo tutto il territorio italiano. A questo scopo verranno organizzate, oltre alla attività corrente di mostre tematiche, anche incontri, seminari, serate e corsi di degustazione. Contro la globalizzazione, l’omologazione della produzione, la galleria Fatto ad Arte propone quindi la cultura della tipicità, della ricerca e della promozione, della ricchezza della diversità, e della unicità della nostra cultura artigianale; una cultura che ci parla di tradizione e di tradizione rinnovata, per promuoverne le risorse, non disperderle e valorizzarne le peculiarità e le (I.T.) caratteristiche.

premi E CONCORSI Il Comune di Fano, nella seduta del 25/11/02, ha assegnato il premio “La Fortuna d’Oro” per l’anno 2002 al suo benemerito concittadino, professor Giancarlo Bojani che, per anni, è stato direttore del Museo Internazionale dell Ceramica di Faenza ed è considerato uno dei massimi esponenti nel campo della storia della ceramica. La cerimonia per la consegna del premio si terrà l’8/2/03 alle ore 17,00 a fano presso la Sala Verdi del Teatro della Fortuna.



CALENDARIO  DELLE  MOSTRE


CALENDARIO  DELLE  MOSTRE



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