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L’uomo che sussurrava agli uccelli
Dall’amore di un Maestro artigiano per la natura nascono spettacolari voliere e altre realizzazioni di grande poesia e sensibilità artistica. Nella Bottega di Betti si creano pezzi unici e sostenibili dall’anima speciale.
Sin da bambino, Maurizio Betti aveva chiaro in testa che la sua vita sarebbe stata in simbiosi con la natura. «Non mi piaceva andare a scuola, quando terminavano le lezioni correvo a casa, buttavo la sacca dei libri a terra e uscivo fuori a giocare nei campi, poco importa quale stagione fosse. E poi c’erano la primavera e l’estate, che trascorrevo a fare il bagno nel fiume o con il nonno giardiniere nelle ville dei ricchi a raccogliere foglie e a osservare gli uccelli, da subito la mia passione. Quando vangava la terra, nonno tirava fuori un po’ di argilla e mi diceva sempre: «Maurizio, fammi un gazot,» che nel nostro dialetto significa passerotto. E io mi mettevo lì a modellare con le mie mani.»
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A 15 anni, Betti trova lavoro in una ditta artigianale di decorazioni in stucco e gesso grazie al padre Pasquale, restauratore di vasi antichi presso il museo comunale di Rimini. «Tranne una piccola parentesi come artigiano indipendente, alla fine ci resto fino a 40 anni, quando sento che è arrivato il momento di dare vita a qualcosa di mio.» La svolta ha gli occhi di una donna iscritta alla stessa associazione culturale che Maurizio frequenta nel tempo libero, anche lei decoratrice: tra i due nasce un sodalizio personale e professionale che dura tutt’ora. «Fu così che nel 2000 Loredana e io creammo la Bottega di Betti, il nostro atelier. Inizialmente restammo nel solco dei rispettivi mestieri, occupandoci principalmente di decorazione d’interni, poi cominciammo a realizzare i primi mobili in legno. Io mi occupavo della struttura, Loredana delle parti esterne. Fino a quando un nostro cliente non si presentò da noi con un pappagallino che i suoi genitori non volevano più in casa.»
Per Maurizio e Loredana quello è un punto di svolta, anche se non lo sanno ancora: i due artigiani avevano già realizzato “casette” rudimentali per ospitare gli uccelli del loro giardino durante la nidificazione, ma non con i dettagli e l’attenzione che riponevano per i loro mobili. «Non volevamo chiuderlo dentro una brutta gabbia di metallo, volevamo che avesse un luogo confortevole dove cercare riparo che fosse al contempo un bell’oggetto da guardare. Il risultato mi convinse che quella poteva essere una nuova strada professionale e così nel 2008 iniziammo a proporre alle fiere anche alcuni nidi. Purtroppo l’accoglienza dei compratori fu inizialmente tiepida, ma noi non ci demoralizzammo. Finalmente ricevemmo la telefonata di una signora di Milano che aveva visto i nostri lavori a un mercatino a Rimini: ci chiese se eravamo in grado di pensare ancora più in grande e di creare una voliera.» Loredana si mette a disegnare il progetto, Maurizio a lavorare il legno: dopo alcuni mesi il risultato è talmente soddisfacente da spingere i due a realizzarne un’altra per presentarsi sul mercato con una nuova offerta commerciale. «Fu così che ci rendemmo conto che c’era un interesse concreto. Bisogna tenere conto che per realizzare un modello semplice ci vogliono almeno due mesi, per uno più complesso anche il doppio, il che significa che non abbiamo bisogno di tanti ordini perché non saremmo in grado di gestirli.»
Il tempo è una componente fondamentale nel lavoro di Maurizio e Loredana, anche perché le loro voliere sono vere e proprie case piene di confort per i loro abitanti: il ricambio di acqua è costante, ci sono luci affinché gli uccelli non restino al buio più del tempo naturale, lampade riscaldanti per i giorni più freddi, strutture che permettono ai volatili di giocare. «Il primo pensiero quando affrontiamo un nuovo progetto è il loro benessere. Fosse per me gli uccelli dovrebbero vivere liberi nel loro habitat, ma finché la legge consente di vendere animali esotici tanto vale dare la possibilità a chi se lo può permettere di lasciar perdere le gabbie di metallo per qualcosa di più bello e spazioso.»
QUI: La Bottega di Betti a Santarcangelo di Romagna, dove le competenze e i saperi si tramandano da tre generazioni, è il luogo dove Maurizio e Loredana creano le numerose invenzioni di fantasia che arredano e decorano terrazze e giardini.
Spazioso ma non certo non come lo Studiolo Ornitologico che il duo creativo di Sant’Arcangelo di Romagna ha presentato alla seconda edizione di Homo Faber, un progetto imponente (2,80 metri di altezza, 1,95 di lunghezza e 1,2 di profondità) che ha richiesto oltre sei mesi di lavoro e che ad oggi rappresenta il loro capolavoro. «Quella voliera mi ha fatto perdere il sonno!
C’erano giorni in cui guardavo Loredana e le chiedevo: «Non avremo esagerato questa volta? Riusciremo a realizzare una cupola di legno così grande?» Alla fine ce l’abbiamo fatta, ma quando siamo arrivati a Venezia per montare l’opera in sito un’altra angoscia mi ha attraversato: cosa c’entravamo noi, semplici artigiani del legno, accanto ad artisti di fama internazionale del vetro e della ceramica? Al di là del ritorno d’immagine e dell’aumentato interesse commerciale che Homo Faber ha sicuramente provocato, essere considerati a nostra volta artisti è stata la cosa che più ci ha commossi e gratificati.»
Al successo veneziano è poi seguito il riconoscimento come Maestro d’Arte e Mestiere, un traguardo che per Maurizio rappresenta un nuovo punto di partenza. «Sto già pensando alla prossima sfida. Mi piacerebbe collaborare con qualche designer per realizzare una voliera completamente diversa, dalle linee più contemporanee. Un vero pezzo di design che dimostri la poliedricità dell’oggetto.» Una prova che, ne siamo sicuri, quel bambino che realizzava passerotti con l’argilla supererà un’altra volta. •
La Voliera degli
Innamorati è una voliera da camera realizzata per ospitare una coppia di inseparabili. Internamente rivestita in lamierino e sormontata da una scultura in ceramica raffigurante la coppia di ospiti, è dotata di tendine in seta per garantirne la privacy.
QUI: Barnaba Fornasetti nella sua cucina a tema farfalle. In mano, un bastone da passeggio vintage di Fornasetti con l’impugnatura a forma di lettera F in ottone. Sedie e tavolo di Fornasetti Ultime notizie Foto: Matteo Cherubino.
I lineamenti di Lina Cavalieri, musa di Piero Fornasetti per la serie Tema e Variazioni di cui questo vaso fa parte, sono giocosamente reinterpretati su questa ceramica decorata a mano.