Anna Morroni Come in una risacca
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a Lulù
Anna Morroni Come in una risacca
Anna Morroni Come in una risacca a cura di Catia Monacelli Curatrice Polo Museale di Gualdo Tadino
coordinamento organizzativo Giorgio Bertozzi Presidente Associazione Culturale Neoartgallery
progetto grafico e impaginazione Stefano Ferracci
fotografie Stefano Ferracci Anna Morroni Giorgio Bertozzi
© 2020 Anna Morroni Tutti i diritti riservati Questo volume è protetto da copiryght e nessuna parte di esso può essere riprodotta in qualsiasi forma e con qualsiasi mezzo senza l’autorizzazione scritta del proprietaro dei diritti. Finito di stampare nel mese di ottobre 2020
in copertina:
Gli antichi canti 1998, tecnica mista su tela, cm 80x110
Sommario
pagina
29
Opere pittoriche
123
Opere grafiche
150
Pitture ad olio su seta pura, ispirate alle poesie di Montale e Baudelaire, e da un viaggio in Tibet
158
Ceramica
164
Pittura murale con sanguigna e tecnica al craqueleur
168
Tessiture realizzate su telaio a mano Arazzi e capi preziosi per l’alta moda in collaborazione con Pino Lancetti
172
Arte digitale
176
Vetrate piombate, vetrate a mosaico, pittura su vetro
184
Tibet - volume fotografico
199
L’Artista
209
Esposizioni
Anna Morroni
Perugia. Accademia Belle Arti, disegno, disegno, disegno... pitto, pitto, pitto. Roma. Affreschi, Padova, Giotto, seta pura, leggerezza, evanescenza, eleganza, Kafka, Metamorfosi. "Tutto scorre come un fiume" Eraclito, si insegna e si impara, si scherza. Erasmo da Rotterdam, difetti, eccessi, tante donne opulente si susseguono e inseguono e... "Non si può entrare due volte nello stesso fiume" dipinti materici e luce della conoscenza, padronanza di tecniche, vecchi casolari da decorare e via... di paese in paese per non restare nel buio dell'ignoranza.
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Vittorio Sgarbi Critico d’arte
La calda umanità di Anna Morroni Si è spesso detto che il critico compie un lavoro simile a quello dell’interprete, trasponendo il linguaggio dell’arte in lingua corrente, volgendo in discorsi compiuti intenzioni espressive che l’artista non sarebbe in grado di fare con altrettanta proprietà. Un parallelo, quello fra critico e interprete, che forse può fare inorridire gli imbonitori fanatici della critica “demiurgica”, i “dulcamara” convinti di poter inventare dal nulla qualsiasi genio artistico e di trasformarlo in un grande businnes; ma come capita in letteratura, la traduzione è in realtà un compito delicatissimo in cui non basta affatto conoscere una lingua straniera, ma bisogna essere in grado di cogliere, trasporre e rispettare al meglio determinate volontà espressive di uno scrittore. E se non esistessero i traduttori, gran parte dell’umanità sarebbe impedita di capire Dante, Shakespeare o Kafka. In ciò il critico dovrebbe riconoscere la sua funzione principale: convertire l’arte in logos, discorso verbale, perché diventi riflessione, proposta, dibattito, cultura nel senso più vero del termine. Se l’arte fosse solo ciò che si può vedere, senza dare troppa importanza a ciò che si può dire su di essa, sarebbe una cosa molto meno importante e interessante di quanto non sia. Sarebbe una comunicazione semplicemente visiva, quando ogni vera arte è sempre l’insieme di due comunicazioni che stabiliscono un piano di continuità fra chi
crea l’opera d’arte e chi la osserva. C’è insomma, il linguaggio della disciplina artistica e quello verbale a commento di essa, perché ogni vera opera non si esaurisce solo in se stessa, ma in ciò che si pensa, si dice o si scrive sul suo conto. Se un’opera non fa pensare, dire, scrivere, è probabile che valga poco. Molto invece c’è da dire sull’opera di Anna Morroni, sulla sua poetica e intrinseca bellezza, che sfocia inevitabilmente in una metafora capace di trasmettere con grande intensità i dubbi che da sempre attanagliano l’uomo. Figure solitarie si alternano a dipinti in cui invece ad emergere è la complessità del gruppo umano, come in una Babele in cui la comprensione sembra perduta per sempre. Trapela dalle figure di Anna Morroni una sensazione di disagio, una tensione psicologica che ci conduce ad una distanza che non scioglie del tutto il mistero. È come il ricordo di un sogno che si materializza davanti ai nostri occhi, rendendo congelate e quasi immobili le figure di picassiana ispirazione. Anna Morroni nel suo fare arte si è cimentata in tutto, sperimentando senza tregua con la sua forza creatrice. Leggende, miti, archetipi diventano per lei i compagni di un viaggiare senza sosta, alla scoperta di nuove terre e confini da superare. È nei colori caldi, pastosi, stesi puri sulla tela, che la sua opera si completa, avvolgendo lo spettatore di calda umanità.
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Catia Monacelli Curatrice Polo Museale di Gualdo Tadino
Come in una risacca. L’opera di Anna Morroni Attraversata da una vena di struggente malinconia è tutta l’opera di Anna Morroni, dalla quale emerge un mondo crudo, popolato da un’umanità dolente, scavata, fragile, in bilico. Quello della Morroni è da sempre uno sguardo di estrema sensibilità, senza filtri, tra le pieghe dell’esistenza, in cui l’abisso è dietro l’angolo, ma altrettanto forte è la resilienza, la volontà di vita delle sue figure che emergono a tutto campo, conquistando l’intero spazio della tela. I viaggi nel mondo, l’incontro con altri popoli e la passione per la fotografia, si ritrovano nella sedimentazione pittorica di un istinto per la materia che trapela nel racconto iconografico, divenendo una superficie di colore e di pelle insieme, limite invalicabile per l’artista e per lo spettatore, come la quinta di un teatro. Non è poi così tanto difficile immergersi nel suo universo e, come la risacca, ci si avvicina e ci si allontana al contempo, troppo penetranti quelle immagini per essere ignorate, troppo laceranti per essere indagate fino in fondo. Persistente nei suoi lavori il tema della maternità, della nascita e del distacco, così come quello dei miti e delle leggende,
prese a prestito per inscenare racconti fantastici che narrano di origini dell’uomo. Non mancano in Anna Morroni i richiami di denuncia: una società che spesso esclude ed emargina chi è diverso, chi non si conforma, o per sua scelta o per destino; o ancora una critica non velata contro i poteri temporali, verso chi si professa capopopolo, mentore, sacerdote, icona, come nell’opera-metafora la “Religione è l’oppio dei popoli”. Poi c’è anche spazio per la dolcezza e per l’amore, brevi guizzi almeno; arriva la pace, il sapore della conquista, l’ardore dei sogni che possono avverarsi, scendere nel quotidiano, riscaldare. Sacro e profano si mescolano, spirituale e terreno coesistono. C’è una profonda conoscenza dell’arte in generale nel suo percorso e grande capacità di sperimentazione. Nelle linee e nei volumi domina con forza l’influenza di Pablo Picasso, per Anna Morroni solido punto di partenza ma anche porto d’approdo: un’eco, un richiamo nella notte, un vestito che si fa carne, pensiero, riflessione, sogno, dramma e che investe con veemenza la sua arte ed i suoi protagonisti.
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Andrea Barretta Critico d’Arte
La purezza dell’armonia nella pittura di Anna Morroni Di primo acchito nelle opere di Anna Morroni viene in mente la locuzione oraziana “ut pictura poesis”, e difatti un suo ciclo pittorico l’ha dedicato proprio alla poesia. Poi s’evince la sua profonda conoscenza della storia dell’arte che ha insegnato e che ha fatto sua in rimandi senza repetita juvant ma acquisendone prassi nella misura in cui è giusto guardare alla bellezza nell’addensare una responsabilità mnemonica e allo stesso tempo allontanarsene in uno stile proprio. La figura è uno dei temi che più troviamo nella sua pittura in una narrazione ermeneutica come attestazione dell’indagare per cambiare. Così i riferimenti picassiani, l’estetica arcaica, l’astrazione, l’informale, il reinventare la linea che resta un suo principale motivo conduttore che associa a un sentimento, a un luogo, a un’idea a contorno fondante di motivazioni ed esperienze di una vita trascorsa tra lavoro e mondo da guardare, per un bagaglio cui attingere tra significati plurimi.
Sono immagini che cercano la parola, soprattutto nelle rappresentazioni al femminile che presenta in una sorta di defigurazione per nutrire messaggi emozionali di forte intensità nel deformare la prospettiva al fine di mutarne il punto di vista da cercare e per questo riflettere in modo lirico ma singolarmente universale, tant’è che se guardiamo al contenuto, con un’ottica senza filtri, notiamo l’incontro con altre fughe in successioni di piani dove trovare il senso del plausibile oltre qualsiasi impianto figurativo. Ne nasce un riferimento all’umanità che Morroni scava in paesaggi della memoria oppure in contorti arrotondamenti di mani e corpi in abbraccio pur mantenendo una grazia che s’espande nello spazio delle tele che coincide con la vita. E resta il disegno come elemento costitutivo in ritmi che declinano un linguaggio fatto di colori ora tenui in un’ocra e grigi e terre sorprendenti in vibranti e sensuali corporeità, ora forti e plasmati capaci di formulare lampi e volumi d’energia di una ricerca che la
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premia sul lato di un’arte pregna talvolta di una drammaticità che ben ottimizza in una resa coloristica e non solo. Eclettica la nostra autrice, lo sappiamo, giacché sue sono anche grafiche, mosaici, tessiture, ceramiche e fino all’arte digitale, ma è la sua pittura quella che interpreta la tentazione della tradizione in spessori materici come l’urlo nero di Quasimodo per una “madre che andava incontro al figlio / crocifisso sul palo del telegrafo”, e che ci riporta a quell’aspetto sociale pure presente a manifestare la sua e la nostra libertà in una tempesta globalizzata. Ed ecco l’inquietudine in tecniche miste gestuali ed espressioniste, immortali nel catturare l’essenza senza tempo, nel silenzio che parla quasi malinconico tra luci nascoste che irradiano scene reali trasformate su un piano simbolico che ad un primo sguardo non vediamo ma che c’è e dobbiamo soffermarci per apprezzarne il messaggio, per cercarne interazioni e rivelarne quanto possono
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nascondere nella dicotomia del guardare e vedere, tra immanenza e trascendenza, che attraversiamo ogni giorno nell’indifferenza. Eppure c’è ancora una speranza direbbe persino Leopardi e Anna Morroni ne dà un esempio, pur in una disumanizzazione non ancora giunta al tramonto. Un itinerario visivo come un diario, in pagine che richiamano le scomposizioni e ricomposizioni del cubismo, a documentare la ricerca che è determinante nell’ambito dell’intero percorso dell’artista cui non manca la sperimentazione come innovazione nell’introdurre fisicità culturali all’interno di un linguaggio creativo. Così l’arte di Morroni si fa protagonista e interprete di un postmodernismo improntato sull’autonomia, in un rapporto d’attenzione con la quotidianità in una sorta di vasi comunicanti tra suggestioni formali nell’idealismo legato al progredire della società e superare l’individualismo che estremizza tutto, nella contemplazione indirizzata a
esercizio della verità in una visione dalla portata eloquente tra colori puri e stesure di fondo con sfumature di tono su tono fino a raggiungere una trasparenza pittorica in passaggi semantici tra fantasia e creatività, che contengono qualcosa di eccezionale, a iniziare dal saper raffigurare un sentimento comune e straordinariamente inscindibile dalla propria esperienza esistenziale. E si palesa un modello catartico e risolutivo nel potenziare il cromatismo che assume un aspetto osmotico con il soggetto; e i dettagli in un grafismo disegnativo, nell’aura che assegna nel ricostruire un mondo fecondo e indipendente dal materialismo, nell’inconscio che assembla e che annotava De Chirico - “può fare coesistere in uno stesso dipinto elementi eterogenei, alcuni allucinati nell’apparenza verista, altri campiti geometricamente o descritti con segno illustrativo”. Pertanto il percorso di Anna Morroni attraversa una sequenza di opere notevoli e crea un rapporto per mezzo della forma che pro-
prio nel colore trova il suo collante. Non solo. Accosta la pittura d’espressione, colta e intellettuale, in un dibattito tra filosofia e letteratura, con un’inversione di tendenza rispetto all’orizzonte culturale contemporaneo, e l’intento è per un’arte che andrebbe reinterpretata per declinare occasioni d’incontro, in un contesto alle prese con la normalità delle cose nella particolarità di svelare per immagini. E nella maturità artistica la spontaneità di Morroni sta nella ricerca volumetrica di superfici, nell’euritmia di evoluzioni e appartenenze non sovrapponibili di matrici compositive nella ricapitolazione dell’arte nell’arte, e sondarne gli stati d’animo per rappresentare la vita nella mimesi argomentata da Aristotele. Nel processo di smembrare una parte da un tutto, e la rappresentazione figurativa riconoscibile in una esemplificazione estetica dell’antropocentrismo tra emancipazione e istinto, nel canovaccio di una purezza dell’armonia come significante dello stupore.
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Giorgio Bertozzi Presidente Associazione Culturale Neoartgallery
Anna Morroni, forza e passione Gli Artisti, attraverso le loro opere, impiegano la vita per emergere, essere conosciuti e riconosciuti. Anna Morroni non ha questa preoccupazione, le risulta semplice farsi riconoscere e ricordare. Nel lavoro, la sua priorità, è dare forma alle idee che il proprio animo, attento e sensibile al mondo circostante, genera con forza dirompente e senza soluzione di continuità. Grafiche, ceramiche, tessuti per l’alta moda, affreschi, mosaici, vetrate… non solo pittura per dare corpo alle sue passioni, ai sentimenti e in generale alle cose in cui crede. Nei dipinti, Anna, fa largo uso di elementi materici che imprimono ai soggetti o ai contorni quelle sottolineature determinanti per mostrare la forza e la passione con cui vengono trattati temi a lei particolarmente cari, quali ad esempio la famiglia, la maternità, l’attualità, il potere. Il libro che vi accingete a sfogliare è una sorta di indispensabile catalogazione retrospettiva dedicata alla vasta produzione di Anna Morroni e quindi la visione imperdibile per essere testimoni di una narrazione che rende la nostra Artista più che conosciuta, addirittura parte di noi, spettatori e testimoni di chi ha dato corpo al mondo che quotidianamente attraversiamo e spesso, distrattamente, ignoriamo.
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Simona Manzione Giornalista per la pagina dell’Arte Rivista Ticino Management “Donna”
Un filo d’arte e di vita Dipinge, tesse, abbozza, sperimenta. La spinta creativa di Anna Morroni sembra inarrestabile, fantasticamente vorace di materia e forme, di colori; di volumi e di consistenze. Di vita e di arte. Di emozioni: quelle - brucianti - che la percorrono nell'atto della creazione e quelle che lascia provare allo spettatore quando questi si confronterà con l’opera. In una contrapposizione di rumorosa e sudata vis d’artefice e di tranquilla contemplazione del fruitore. Le opere della Morroni, umbra di nascita, si offrono all’osservatore con grande energia, che in certi momenti si fa quasi violenta, anche quando si tratta di delicatissime sete.a testimoniare che la forza non è il materiale e non è solo il colore, neppure quando se ne un fa uso massiccio o secondo soluzioni cromatiche usate e volutamente provocatorie.La forza di un’opera scaturisce dall’impeto passionale dell’artista che l’ha creata, la sua spinta interiore il desiderio e la capacità di trasmettere un pensiero o di veicolare per il tramite di uno degli infiniti canali dell’arte un sentimento, una sensazione, Un ricordo, una richiesta di attenzione, un appello alla tenerezza altrui: dell’altro, uomo o donna, vecchio o bambino, incontrato o solo sognato. In una promiscuità che riconduce all’essenza, indistinta, dell’essere umano. E, infine, la sua voglia di amare a tutto campo, di donare cuore senza pretese. Il suo modo personalissimo di esplorare miti e leggende e la sua familiarità con archetipi storici, artistici e culturali che rivisita modernamente fanno dell’opera della Morroni un percorso estremamente variegato, ricco di suggestioni e di contaminazioni. L’uso costante della forma tonda propone un ideale di morbidezza, di solidarietà e condivisione, di raccoglimento. Di femminilità.di ritorno all’origine, di riavvicinamento alla natura-madre, la prima e fondamentale sorgente alla quale attingere nell’incessante ricerca dell’equilibrio e del benessere.
Di unione e di ricerca di se stessi al termine di un cammino che può essere -e che spesso è- tortuoso, al tempo stesso per gli oso ed esaltante.si definisce a chiari contorni la facilità propria dell’artista nell’esplorare l’animo umano e recuperarne il filo conduttore, quello che dal primordiale al contemporaneo non ha conosciuto interruzioni, cavalcando le epoche e scavalcando i confiniDi ed i limiti dello spazio e del tempo. Il filo di Anna Morroni e simbolicamente la linea che unisce le differenti tappe della sua espressione artistica e le molteplici tecniche utilizzate, ma è anche il filo, reale o immaginario, da cui ogni opera prende vita. “Ogni quadro comincia con un filo, un contorno, una delimitazione della tela al centro del quale l’opera prende successivamente forma, consistenza, anima e significato“, racconta la pittrice, che trascorre buona parte dell’anno nella sua casa atelier luganese. Il termine della linea e l’approdo. Nell’approdo l’artista e lo spettatore trovano ristoro e Siri caricano prima di un nuovo viaggio, che ognuno dei due conduce, in doppio parallelo, dentro e fuori di sé. Il filo è un nastro che sintetizza e immortala un’ idea e una storia e così la offre allo spettatore, come fosse un’istantanea. Il filo è un sottile tratto rosso tracciato con pennello fine e polso deciso oppure un cordoncino bianco, souvenir di un viaggio esotico, applicato sulla tela ancora vergine in un modo che sembra casuale. Alla rappresentazione della figura umana si va sempre più sostituendo la raffigurazione astratta. “Esprimere un concetto o uno stato d’animo in pochi tratti di pennello è la sublimazione dell’arte pittorica”, sintetizza l’artista. La poetica pittorica di Morroni è una sfera coloratissima, liscia e dall’elevato peso specifico, che irrompe nel reale sconfinato, pallido e informe per imprimervi il segno di un passaggio Vitale ed appassionato. 19
Giorgio Celli Critico d’Arte
La gnosi in pittura di Anna Morroni Da sempre, e il discorso può venir considerato valido per l'arte in genere, esiste una pittura che racconta la pittura, e una pittura che, attraverso il racconto di sé, fabula d'altro. Questo altro, per intenderci, non è affatto il contenuto dell'opera d'arte, perché allora il discorso risultarebbe superato e ingenuo, e riproporrebbe l'improponibile distinguo tra quel che l'opera vuol dire, e il come lo dice. Penso, invece, che il racconto implicito, più che storia, o favola, sia metafora, non della pittura in quanto tale, ma di quella filosofia della vita dell'artista che ha determinato certe scelte estetiche, e di espressione. Non c'è dubio che Anna Morroni non voglia chiudere il cerchio della pittura che ritrova se stessa, e riparte da capo in una interminabile tautologia, ma che ne faccia uno strumento di appropriazione e di conoscenza del mondo. Le sue opere sono gremite di opere antropomorfe e percheé no? Teomorfe, che, fin dal primo sguardo, si collocano per forza propria su di un piano che non esitiamo a definire gnostico. Il suo racconto per immagini, la sua rappresentazione, sono una cosmologia, e quindi una narrazione delle origini e delle metamorfosi primeve dell'Universo, rivisitate con l'occhio di una ritrovata, e calcolata ingenuità, di chi contamini un affresco copto con una divagazione onirica di Shagall. In tal senso, si ha l'impressione che la Morroni vagheggi di mettere in sintonia, e forse addirittura in coincidenza, la fabulazione mitologica, che è sempre racconto ab initio. e il funambolismo del sogno, che si ostina a non-crescere e a giocare a Peter Pan. Prese nel loro insieme, queste opere della Morroni, sembrano le illustrazioni chimeriche di un Vangelo apocrifo scomparso, o le allegorie in
figura di un rotolo del Mar Morto, restituito alla storia da qualche archeologo eccentrico. La vistosa deformazione delle figure che si allungano a volta celeste, o che si distendono ad alveo di antichi fiumi, il palpitare di volti, di occhi, di mani, potrebbero richiamare le suggestioni di un espressionismo filtrato negli alambicchi di surrealisti come Matta, o come Baj ma l'orizzonte, e il piano di lettura sono altrove. Queste figure abitano piuttosto, malgrado l'immenso scarto cronologico, e il diverso lavoro sull'immagine, insieme alle illustrazioni a Dante di un William Blake. Difatti con questo inventore di agghiaccianti simmetrie, la Morroni ha in comune l'intenzione visionaria, e il gusto per la sfida metafisica. Sarebbe fin troppo facile, detto questo, chiamare in causa come mentore supremo Gustav Jung e mettersi a cercare nelle opere della nostra pittrice gli archetipi nascosti, o i frammenti di qualche operazione alchemica. Divertente, ma fuorviante. Si sconfinerebbe al di là della pittura per investire i canoni di una sorta di didattica dell'anima. Più utile, visto che la Morroni dipinge, sottolineare lo spaesamento ironico, le composizioni a sorpresa, le citazioni multiple, che animano la grande Torre di Babele, lo Zigurath dei suoi quadri e dei suoi sogni. Sarebbe errato pensare che la Morroni, così intensamente tentata dal mitologico, si ponga tuttavia come artista fuori del tempo. Il suo ritorno costante alle origini, è anche una discesa alle sorgenti culturali del nostro secolo. A riscoprire quel primitivo e quel bambimo, ambedue, per dir così, alla seconda potenza, che costituiscono i Dioscuri utopici dell'arte del novecento. Per la Morroni, insomma, la memoria è una delle tante forme della chiaroveggenza.
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Tony Bonavita Critico d’arte
Il mezzo tecnico usato da questa pittrice per sviluppare il suo discorso è estermamente congeniale alla tematica che si propone. La seta, a contatto con il colore, diventa un supporto drammatico: i segni, le immagini non sembrano più dipinte ma graffiate; incise come antichi simboli sulle pietre delle caverne con la forza di chi vuole tramandare un racconto per tempi lontani. Il disegno è essenziale come le tracce usuali del tempo. Tale impressione, ottenuta con raffinatezze tecniche, porta a soluzioni di sapore espressionistico, con riferimenti magici. Un linguaggio immediato, arcaico e moderno ad un tempo con tutti gli elementi positivi della più seria pittura.
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Sandra Orienti Critico d’arte
La pittura di Anna Morroni, rivela personali aspetti tematici e tecnici. Il suo linguaggio, francamente figurale, tende a risolvere l'immagine fuori da ogni convenzionalità mimetica ed a presentarla in una evidenza corposa. Il senso volumetrico è posto in risalto dalla funzione suggestivamente incisiva del segno che, oltre a delineare i contorni, ripercorre all'interno cadenze ritmiche capaci di suggerire l'idea di una composizione ad intarsi, oppure flesse ad indugiare i motivi calligrafici. La figura si accampa nel dipinto - tela o seta - con tensione drammatica accentuata spesso da un ardito intento di deformazione, anche se talvolta sembra indulgere a risvolti più scopertamente narrativi, mentre la semplificazione degli elementi naturali attende a sobri compiti decorativi. Se nella pittrice sorprende il risultato di una affinata esperienza tecnica per la quale può ottenere una sorta di "craqueleures" visive di singolare gusto cromatico, appare interessante il suo retroterra culturale: certe suggestioni linaristiche rimandano infatti al mondo Medievale di estrazione Bizantina, così come la riduzione fisionomica di alcuni volti e la ricerca di coincisione dei corpi possono essere messi in rapporto con la figuralità dei primitivi, in una interpretazione elaborata con spirito di originale inventiva.
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Enrica Pesciallo Presidente Associazione Salvaguardia Cultura Tibetana
Anna Morroni, nata a Gualdo Tadino (PG), ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Perugia, sotto la guida del prof. pittore aerospaziale Gerardo Dottori. Ha insegnato per svariati anni storia dell’arte e disegno presso licei scientifici, istituti d’arte e scuole medie per poi dedicarsi esclusivamente alla professione libera di artista esponendo in tutta Italia e all’estero. Artista eclettica, si è dedicata oltre che alla pittura, anche alla creazione di vetrate, alla pittura su seta, al mosaico, alla scultura e ad altre espressioni artistiche. In Ticino ha esposto due volte al Ciani di Lugano, nell’ambito della Fiera della Cultura organizzata dalla Città; presso il palazzo dei Landfogti di Malvaglia, la Galleria Carrà 18 di Ascona, il Consolato Generale di Malta a Lugano e Casa Balli a Locarno. Oggi vive e lavora spostandosi tra i suoi atelier di Grottaferrata (Roma) e Lugano. Nel 2007, di ritorno da un viaggio in Tibet, dalla cui spiritualità era attratta da tempo, ha posto su tela ed in fotografia emozioni profonde ispirate dalla
profondità della filosofia buddhista e dalle tragedie del popolo tibetano. La simbologia che permea le sue opere è però aperta a tutta l’umanità che soffre, indipendentemente dalla razza, dalla religione, dallo stato sociale. L’opera “La sofferenza del cambiamento” - nella quale si intravvede il titolo con caratteri tibetani esprime l’angoscia derivante dal mutamento improvviso di una situazione, sia essa personale, familiare, sociale, politica, economica o di un intero popolo. Se il riferimento è chiaro alla tragica situazione del Tibet, nei suoi lavori vi è un messaggio universale di denuncia della repressione contro i più deboli, che trova solido fondamento nelle sue radici cristiane e cattoliche. L’opera “Fuoco”, ad esempio, rappresenta non solo l’occhio di Buddha ma la fede più forte che illumina le tenebre dell’oppressione e delle speranze troncate, della sofferenza inflitta dai governi sui popoli, e dall’uomo sull’uomo, simbologia che si ritrova anche nelle altre opere presenti.
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OPERE PITTORICHE
Arcobaleni strappati a sogni distanti... LulĂš (dettagli)
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Arcobaleni strappati a sogni distanti... LulĂš 2018, olio su tela, cm 100x70
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32
La rossa in un interno 2018, tecnica mista su tela, cm 160x120
33
Ho conosciuto un uomo 1991, olio su tela, cm 150x100
34
É giunta l’ora in cui...! 2004, tecnica mista su tela, cm 100x120
35
L’Harem 2019, tecnica mista su tela, cm 100x120
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38
La religione è l’oppio dei popoli 2007, olio su tela, cm 100x70
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Nessun singhiozzo le consegnò pietà 2001, tecnica mista su tela, cm 160x120
Senza titolo 2001, olio e foglia d’oro su tela, cm 80x100
Lei, stolta... non sa dove siede! 2002, tecnica mista su tela, cm 95x95
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L’attesa nella speranza 2009, tecnica mista su tela, cm 100x80
44
L’impercettibile sussurro 2009, olio su tela, cm 80x100
45
Dio, dove sei? 1999, olio tempera e foglia d’oro su tela, cm 200x130
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48
L’atelier dell’Artista nel Vecchio Borgo di Grottaferrata
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Tempo senza tempo! 2016, olio e foglia d’oro su tela, cm 80x120
50
Mi trascinerò 2001, garza e olio su tela, cm 100x80
L’adescamento 2019, tecnica mista e rete su tela, cm 100x120
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L’adescamento dettagli
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Compianto sul Cristo morto 2019, olio su tela, cm 160x120
55
Senza titolo 1999, polittico, olio su tela, cm 150x150
57
Architetture 2003, tecnica mista su tela, cm 100x150
58
Pensieri confusi 2015, tecnica mista su tela, cm 80x110
59
60
Grido senza voce 1996, tecnica mista su tela, cm 120x100
61
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Lo stupro 1996, tecnica mista su tela, cm 160x110
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Amori uccisi dal freddo 1994, tecnica mista su tela, cm 80x100
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La calza rosa 1997, olio su tela, cm 120x90
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... Forse potrei! 1999, olio e sabbia su tela, cm 100x80
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Pianto lontano 2018, tecnica mista su tela, cm 100x100
67
Un filo nero sul fiume d’oro 2005, tecnica mista su tela, cm 120x80
68
La rossa 2018, tecnica mista su tela, cm 80x80
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Gli antichi canti 1998, tecnica mista su tela, cm 80x110
Radici perdute nel tempo della terra 1996, tecnica mista su tela, cm 200x120
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Astratto 1999, olio, terra e foglia d’oro su tela, cm 100x120
Astratto 1999, olio, terra e foglia d’oro su tela, cm 100x120
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Saffo - la donna e il filo 2001, polittico, tecnica mista su tela, ciascuno cm 200x100 (ciascuno cm 50x50)
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Saffo - la donna e il filo 2001, tecnica mista su tela, cm 50x50
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Saffo - la donna e il filo 2001, tecnica mista su tela, cm 50x50
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Saffo - la donna e il filo 2001, tecnica mista su tela, cm 50x50
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Saffo - la donna e il filo 2001, tecnica mista su tela, cm 50x50
79
Saffo - la donna e il filo 2001, tecnica mista su tela, cm 50x50
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Saffo - la donna e il filo 2001, tecnica mista su tela, cm 50x50
81
Saffo - la donna e il filo 2001, tecnica mista su tela, cm 50x50
82
Saffo - la donna e il filo 2001, tecnica mista su tela, cm 50x50
83
Mi trascinerò 1998, tecnica mista su tela, cm 150x100
Si dimena lo sguardo (dettaglio) 1997, tecnica mista su tela, cm 60x100
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C’era bisogno di parole 1998, tecnica mista su tela, cm 100x120
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Gli scalatori 2020, olio su tela, cm 100x140
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Estasiate illusioni 2014, polittico, olio su tela, cm 240x80 (ciascuno cm 120x40)
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Paesaggio 2001, olio e garza su tela, cm 100x80
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Non odo silenzio non odo rumore 1996, tecnica mista su tela, cm 50x70
Il sogno mai raccontato 2015, tecnica mista su tela, cm 70x100
La ruggine soffia sul fuoco 1997, olio e sabbia su tela, cm 100x80
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Tempo senza tempo 2015, olio su tela, cm 80x70
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Vibrazioni stonate 2002, olio su tela, cm 170x120
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L’incedere ambiguo del tempo 2018, tecnica mista su tela, cm 100x100
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Astratto 1995, tecnica mista su tela, cm 150x100
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Non ti conosco 2011, tecnica mista su tela, cm 200x120
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Mano quieta che s’accosta e ascolta 2015, tecnica mista su tela, cm 120x80
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Paesaggio invernale 2002, tecnica mista su tela, cm 80x50
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Ritratto di ragazzo 2010, olio su tela, cm 40x20
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Pietra compatta 2003, olio e sabbia su tela, cm 70x90
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Non fuggo... resto 1995, olio e sabbia su tela, cm 60x90
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Miraggi clandestini 1994, tecnica mista su tela, cm 100x80
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Astratto 1996, tecnica mista su tela, cm 80x80
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La mia ombra ascolta 1991, olio su tela, cm 60x80
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Trasfondo essenza 1990, tecnica mista su tela, cm 70x100
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Concorso Casa Circondariale di Velletri olio su tela, cm 100x30
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Concorso Casa Circondariale di Velletri olio su seta, cm 100x30
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... Non gettare le perle ai porci...! 2016, olio su tela, cm 40x120
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Ipotesi di passati 1998, olio e foglia d’oro su tela, cm 40x150
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Astratto 1996, tecnica mista su tela, cm 180x120
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Parlante distratto 2005, tecnica mista su tela, cm 120x150
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OPERE GRAFICHE
Acqueforti piÚ acquatinta stampate a mano dall’artista
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ALTRE TECNICHE Pittura ad olio su seta pura Ceramica Pittura murale con sanguigna e tecnica al craqueleur Tessiture realizzate su telaio a mano Arazzi e capi preziosi per l’alta moda in collaborazione con Pino Lancetti Arte digitale Vetrate piombate, vetrate a mosaico, pittura su vetro Tibet - volume fotografico
Pitture ad olio su seta pura, ispirate alle poesie di Montale e Baudelaire, e da un viaggio in Tibet
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Ceramica
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Pittura murale con sanguigna e tecnica al craqueleur
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Tessiture realizzate su telaio a mano Arazzi e capi preziosi per l’alta moda in collaborazione con Pino Lancetti
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Arte digitale
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Vetrate piombate, vetrate a mosaico, pittura su vetro
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Tibet - volume fotografico
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La sofferenza del cambiamento
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L’ARTISTA
Dopo l’avvento della fotografia 2004, olio su tela, cm 30x155
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Cristiana Morroni autrice delle poesie a cui l’Artista si è ispirata, riprese dal libro “Affranta d’ombra”
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Autoritratto olio su tela, cm 30x40
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Ritratto di Anna Morroni realizzato da Mino Maccari nel 1978 durante l’incontro dei due espositori alla Galleria Pananti di Firenze, inchiostro su carta, cm 16x18
Due ritratti dell’Artista Ritratto di Ginevra olio su tela, cm 30x40
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L’Artista insieme a Giorgio Celli
L’Artista insieme a Achille Bonito Oliva
Manifesto relativo ai corsi di formazione professionale e all’insegnamento delle tecniche artistiche diretti dalla Prof.ssa Anna Morroni
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ESPOSIZIONI
2020 2018 2016 2009 2009 2008 2008 2007 2006 1996/2004 1996 1996 1993 1992 1990/91 1990/91 1989 1988 1988 1987 1987 1986 1985 1985 1985 1984 1983 1983 1982 1982 1981 1981
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Chiesa Monumentale di San Francesco - Polo Museale, Città di Gualdo Tadino San Rocco, Frascati Vecchio Borgo, Grottaferrata, Roma JSA Europe Trust SA e Consolato Generale di Malta - Lugano Galleria Carrà 18, Ascona, Svizzera Museo Tuscolano Scuderie Aldobrandini, Frascati (RM) Villa Ciani, Esposizione fotografica (Tibet) Lugano Biblioteca Malvaglia, Malvaglia (CH) Villa Ciani, Lugano, (Tibet), Lugano (CH) Restauro architettonico e decorativo di vecchie dimore, Direzione dell’Accademia Ars et Labor, Grottaferrata, Roma Galleria Il Torchio, Roma Mondes Virtuels, Imagina Montecarlo, (computer e grafica) Galleria Paradiso sul mare (ex casinò), Anzio (RM) Galleria Chiesa di San Rocco, Città D’Este, Padova Università Innsbruck Borsa di studio Cento artisti da tutto il mondo, Mohacar, Andalusia, Spagna Centro studi De Stijl, Genzano, Roma Comune di Grottaferrata, Grottaferrata (RM) Quadriennale Generazioni a confronto, Poggibonsi, Siena Accademia Tiberina, Villa Pamphili, Roma Comune di Frascati, Frascati (RM) Galleria Tre Archi, via dei Coronari, Roma Galleria La Fontana, Pescocostanzo Galleria Leonardo Da Vinci, Roma Comune di Velletri, Velletri (RM) Ente Provinciale Turismo, via Parigi, Roma Primo Premio Art&Designer, proposta giovani, Siena Palazzo Belle Arti al Valentino, Torino Biennale La Spezia, La Spezia Galleria Cluny, Rue di Rivoli, Ginevra Galleria Theater Goeter, Hoffembach, Francoforte Abbazia Greca di San Nilo, Grottaferrata, (RM)
1981 1980 1979 1978 1977 1977 1976 1976 1975 1975 1975 1975 1975 1975 1974 1974 1973 1973 1973 1973 1973 1973 1973 1973 1973 1973 1972 1972 1972 1972 1972 1972 1972
Galleria Andrè Malareaux, Vandoeuvre, Nancy Galleria Pananti,Firenze Comune di Velletri,Velletri )RM Galleria Altair,Frascati, Roma Galleria La Sonda, Aquila Sala d’Arte di San Lucchese, Poggibonsi (SI) Galleria Carducci, Pescara Galleria Apax,Condizione Donna, Roma Incoart, Roma Palazzo Fangazo, Pescocostanzo (AQ) Galleria La Stadera, Sulmona (AQ) Galleria La Toleta, Accademia, Venezia Centro di Documentazione e Grafica, via Ripetta, Roma Galleria Altair, Frascari (RM) Rassegna Italiana Nuova Figurazione, Latina Galleria Diametro, Foligno (PG) Arti Figurative, Avis Tempio Gotico, Marino (RM) Centro Studi Artisti d’Oggi, Frascati (RM) Terza Biennale, Monterotondo, (RM) Galleria La Caravella, Roma Medaglia d’oro Galleria Colosseo, Roma Galleria Beato Angelico, Roma Primo premioEstate nel Mondo, Palazzo delle Esposizioni, Roma Galleria d’arte Il Pennellaccio, Roma Galleria Michelangelo, via Margutta, Roma Medaglia d’oro Premio Fontanadi Trevi, Roma Premio Natale 72, Ostia Lido (RM) Galleria La Stella, Montecompatri (RM) Galleria Gargano, Pescara Concorso nazionale Ceramica, Città di Gualdo Tadino (PG) Palazzo Tittarelli, Città di Gualdo Tadino (PG) Trofeo Tevere Arte 1972, Roma Galleria d’arte AF66, Roma
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