Stefano Ianni fluctus

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STEFANO IANNI FLUCTUS a cura di Alessandra Angelucci Sale Cascella - Aurum - Pescara 17 Luglio - 04 Agosto 2014



Ricominciare dal bianco. Il ciclo delle prede nel Fluctus di Stefano Ianni. di Alessandra Angelucci

È dal bianco che vorrei cominciare. Da quel colore in cui germogliano infinite possibilità, persino la potenza del negativo e il tormento dell’assenza. Un’epifania incoronata di luce in cui un ricordo - forse un presagio - spicca dal nulla e vibra: qualcosa cede, rimbalza tra i flutti, ti guarda e poi tace. Ha smesso di lottare fra i rivoli spenti di una rugiada di mare. Una lacrima asciutta resta fra le mani, sa di sale: parla di noi e di pescatori lontani. Il bianco resiste, come l’eterno in cui la vita è data oppure negata. Il bianco, come quel colore che l’artista aquilano Stefano Ianni sceglie - e volutamente fa proprio - per congelare le tracce di una natura che da alcuni anni si offre ai suoi occhi: la parola è offerta dalle onde, la pupilla è aperta, la palpebra è socchiusa. Chi osserva le opere ne coglie subito la traccia narrativa: la luce dei sup-


porti in pelliccia accoglie le nature morte che nella spuma marina hanno trovato dapprima la nascita e poi la fine. Del resto, aveva ragione Philipp Otto Runge, quando avvertiva che «vita e morte, nascita e sepolcro, sono una cosa sola nella profondità chiara». Ed è da questa «profondità chiara», da una «totalità bianca» - direbbe altrimenti Jabés - che ha vita “Fluctus”, l’ultimo progetto artistico di Stefano Ianni, che nelle sale “Cascella” dell’Aurum di Pescara propone al pubblico la sua recente produzione. “Fluctus”, come anticamente i latini chiamavano l’onda del mare tutelata dal dio Nettuno: quel ricamo infinito fatto di correnti e flutti, di spinte sotterranee temute dall’uomo, a cui l’uomo stesso però ha sempre guardato per affidare alla carta o alla tela una parola vergine, una paura sospesa, l’assedio di una nostalgia. Un soliloquio bianco e neutro, come nelle opere del ciclo “Prede”, in cui Stefano Ianni dipinge facendo vivere su pelliccia sintetica il movimento implacabile dello scenario naturale a cui egli guarda con occhio indagatore. Il mondo marino così come si cristallizza nei suoi ricordi e fra gli spazi diafani cuciti addosso ai dialoghi intercorsi coi pescatori.


La memoria ha bisogno di trovare respiro e collocazione salda nello spazio in cui rivive: il supporto in pelliccia invita all’esperienza tattile, a toccare con mano quell’immagine che - altrimenti - sembrerebbe perdersi. Ma la memoria fluttua, ondeggia fra la certezza di un segno marcato e la forma che scava significanti nell’aria. Ecco perché, in alcuni casi, l’opera è avvolta da una pellicola di nylon trasparente, quasi a voler sigillare ciò che alla mente riaffiora, e lasciarlo lì, resistente ad ogni impercettibile sospiro fra un battito di ciglia e un altro. «Un sottovuoto», dice l’artista, in cui il ricordo resiste agli interventi del tempo e si conserva integro. Potremmo definirli doni del mare quelli che Ianni dipinge con riferimenti estetici diversi: interpretati in accezione molto personale guardano alle poetiche dell’oggetto, a partire da Arman e dai procedimenti operativi del Nouveau Réalisme. Basti pensare alle «accumulazioni» di sassi, pietre in resina, biglie, perline, presenti nel ciclo “Perimetra” degli anni 2000 - 2002, in cui la materia, prelevata dai luoghi della vita e della natura, vestiva lo spazio deputato alla gestualità pittorica, conoscendo una nuova collocazione


lungo i perimetri delle cornici. Instancabile nella ricerca sin da quando era bambino, Ianni rimane affascinato anche dall’uso di tessuti diversi e da una cromia più cupa e misteriosa - antitetica al bianco - che trova nel colore nero la massima espressione. La serie delle nature morte si delinea, in questo caso, su raffinati tessuti damascati, in cui gli animali marini spiccano su trame nere e brillanti, creando un gioco dicotomico fra il tratto bianco e il supporto corvino, anch’esso sigillato da nylon trasparente. La curiosità lo porta a sperimentare e a rivisitare anche i linguaggi del secondo ‘900, accostandosi, in alcuni casi, ad una pittura che si fa segnica: lettere dell’alfabeto si accostano alle silhouettes dei pesci, descrivendo un alfabeto che non trova significato nel tradizionale sistema fonetico, ma che afferisce alla più profonda sfera della conoscenza del sé. I “Notturni”, invece, sono narrazioni poetiche su cui si scrive la struttura bipolare luce-buio: un gioco di anti luce - potremmo dire - che nasce su distese nere di pelliccia in cui i bagliori, in lontananza, suggeriscono storie infinite. La voce tace, il pensiero vive e si perde fra quegli scogli che il tratto decide di non svelare, di non


descrivere, perché di notte tutto è e allo stesso tempo non è. Quel che si osserva sarà altro, quando il sole sarà tornato a sorgere lungo la linea dell’orizzonte: ciò che prima appariva come deserto tornerà a pullulare in modo frenetico. Di notte c’è una natura che si muove e fluttua a dispetto di ogni più temibile logica umana e che sopravvive a qualunque pensiero demolitore. Nei “Notturni” di Ianni sembra poter riconoscere gli echi di Van Gogh, quando affermava che «spesso la notte è molto più viva e colorata del giorno». Ed è proprio così: la vita si accende nei notturni di Ianni, come nell’opera in cui l’artista riporta l’espressione “forever young”, in ricordo della composizione presentata alla quarantatreesima edizione del “Giffoni Film Festival” 2013 e che trovava ispirazione in un brano degli Alphaville del 1984: «Youth’s like diamonds in the sun and diamonds are forever». La mostra “Fluctus” guarda con prepotenza al mare, ma trova anche luogo di riflessione nella sezione dedicata ai paesaggi: opere che pongono al centro colori e profili montani a cui Ianni ha guardato per anni e in cui, probabilmente per molto tempo, ha trovato la sua principale fonte di ispirazione. Una produzione artistica


che evoca il ciclo “Materiali del sogno” degli anni Novanta e che presenta nella lavorazione dei “perimetri” una peculiarità ideativa e creativa, oggi rivisitata in chiave diversa. Nel caso di Stefano Ianni, infatti, si supera il concetto tradizionalmente inteso di cornice quale elemento decorativo che all’opera si accompagna per definire e circoscrivere lo spazio in cui l’estro si concretizza. Nei paesaggi di Ianni la cornice non è più ciò che separa il “dentro” e il “fuori”, non è più strumento anonimo che si frappone fra la grammatica dell’opera e la parete in cui l’opera stessa si colloca. La “cornice” diventa campo di sperimentazione, così come accadde per le avanguardie storiche: futurismo, dadaismo, surrealismo. Essa diventa oggetto da intagliare, elaborare con sapienza artigianale e far rivivere artisticamente insieme all’opera stessa. Il colore, che l’artista dispone con tecnica mista su carta, deborda e dialoga direttamente con i perimetri in legno. La “cornice” non divide, ma unisce, diventa terreno fertile in cui muoiono il concetto di bordo e quella netta dialettica tra pieno e vuoto. Una partitura privilegiata su cui scrivere le infinite possibilità che, sulla scia di una appassionata ricerca materica, prendono vita fra


il quadro vero e proprio - inteso come insieme di segni e pigmenti pittorici - e la fisicità di un mondo esterno che vive al di là dell’opera. Così come accade in una soluzione altra e più sperimentale, ben rappresentata da “Acquario”: il perimetro non è più costituito da legno scolpito, ma da polimeri dalle vivaci cromie, che l’artista modella al fine di raggiungere una visione bidimensionale e quasi carnale al tatto. Infine, al posto giusto, in quel luogo in cui si liberano i ricordi più veri, quelli che mai la dimenticanza potrebbe vincere, si colloca solitaria l’opera “Mostri gentili”: l’artista la realizza ispirandosi all’immagine di copertina, da lui stesso creata, per l’omonimo libro di poesie (Noubs edizioni, 2011), scritto da Anna Ventura. Su uno sfondo giallo ocra, due piccole figure orientali sorridono a chi osserva. L’occhio si pone in ascolto e tutto, in “Fluctus”, sembra rivivere in quei versi che l’artista ha letto e interpretato: «Un pescatore e suo figlio bambino / stavano sulla barca, / quando videro emergere dal mare un busto di donna... In quella notte sul mare, una magia / aveva fermato gli orologi: il padre / si era confuso nel tempo, il figlio / era cresciuto assai».


Prede VI Tecnica mista 43 x 37 cm 2013/2014



Prede VII Tecnica mista 40 x 34 cm 2013



Prede VIII Tecnica mista 43 x 34 cm 2013/2014



Prede IX Tecnica mista 37 x 37 cm 2013



Prede X Tecnica mista 30 x 40 cm 2013



Prede XI

Tecnica mista 27 x 40 cm 2013



Prede XII Tecnica mista 40 x 30 cm 2013



Prede XIII Tecnica mista 50 x 27 cm 2013



Still life on fur XII Tecnica mista 53 x 30 2013/2014



Still life on fur XIII Tecnica mista 53 x 30 2013/2014



Still life on fur XIV Tecnica mista 53 x 30 2013/2014



Still life on fur XV Tecnica mista 53 x 30 2013/2014



Tecnica mista 30 x 53 2013/2014

Still life on fur IX



Tecnica mista 30 x 53 2013/2014

Still life on fur X



Tecnica mista 30 x 53 2013/2014

Still life on fur XI



Prede III Tecnica mista 30 x 40 cm 2013/2014



Prede IV Tecnica mista 37 x 38 cm 2013/2014



Prede V Tecnica mista 29 x 40 cm 2013/2014



Tecnica mista 110 x 120 cm 2014

Still life on fur XVIII



Tecnica mista 150 x 128 cm 2014

Still life on fur XIX



Tartaruga Tecnica mista 151 x 135 cm 2013



Acquario Tecnica mista 120 x 120 cm 2012/2013



Mostri gentili Tecnica mista 140 x 100 cm 2013



Tecnica mista 97 x 145 cm 2013

Forever young



Tecnica mista 34 x 73 cm 2013

Calamaro



Tecnica mista 75 x 99 cm 2013

Still life on fur XVII



Tecnica mista 60 x 127 cm 2013

Seppia I



Tecnica mista 63 x 138 cm 2013

Seppia II



Landscape I Tecnica mista e cornice scolpita 82 x 62 cm 2013/2014



Landscape II Tecnica mista e cornice scolpita 82 x 62 cm 2005/2014



Landscape III Tecnica mista e cornice scolpita 82 x 62 cm 2014



Landscape IV Tecnica mista e cornice scolpita 82 x 62 cm 2014



Landscape V Tecnica mista e cornice scolpita 82 x 62 cm 2014




Stefano Ianni è nato a L’Aquila il 7 dicembre 1964. Insegna Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di L’Aquila. Nel 1984 si è diplomato presso l’Istituto d’Arte dell’Aquila e nel 1988 presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Dal 6 aprile 2009 (data del terremoto che ha distrutto lo studio e parte dell’abitazione in Via Rosso Guelfaglione 60 a L’Aquila) vive a Montesilvano (PE) dove ha anche un piccolo studio in Via Aldo Moro 22. Il lavoro è caratterizzato da una linea di ricerca, ripartita per cicli, che si sviluppa dal 1983 ad oggi. Il primo ciclo di opere intitolato: “Cavallinità e labirinti” caratterizza il periodo che va dal 1983 al 1988. Di questo ciclo hanno scritto tra gli altri: Enrico Crispolti (1987/1988), Tommaso Paloscia (1989). Del ciclo “Moduli nel labirinto” (1989/1990) hanno scritto: Pietro Civitareale (1989), Francesco Desiderio (1990). Del ciclo “Segnali nel labirinto” (1990/1993) hanno scritto: Franca Calzavacca (1990), Leo Strozzieri (1990), Giuseppe Rosato (1990). Del ciclo “I Materiali del Sogno” (1993/2001) hanno scritto: Giandomenico Semeraro (1993), Maria


Augusta Baitello (1996), Caterina Lelj (1998). Del ciclo “Perimetra” (2001/2008) hanno scritto: Gianluca Marziani (2002), Armando Ginesi (2007), Marcello Gallucci (2008). Del ciclo “Still lives and memories in fur” (2007/2012) ha scritto: Carlo Fabrizio Carli. Del ciclo “Fluctus” ha scritto: Alessandra Angelucci (2014). Dal 1984 ha ordinato numerose mostre personali in prestigiosi spazi pubblici e privati. è stato invitato a numerosissime manifestazioni nazionali, di cui si citano: il “Premio Michetti” 1986/1988/1990/1991/2004, il “Premio Termoli”, “Alternative Attuali 1987”, il “Premio Sulmona”, il Premio “Salvi” 1990/ 1992/ 1999, il “Premio Avezzano”, il “Castellarte ”, il “Premio Vasto” 1995/1996/1999, “Arte 900” Montecatini, “Itinerari 900” Bagnara Calabra, 3° Biennale Nazionale d’incisione Oderzo, Premio Arti Plastiche Monza, “Imago amoris” Giffoni (SA), “Link” Giffoni (SA), “Happy art” Giffoni (SA), Pescarart 2010/2012, Giffoni (SA), “Art Forever Young”. Nel 1992 è stato premiato a New York nell’ambito della manifestazione “Cristoforo Colombo Exhibit 1992” alla Pen and Brush Gallery. Sue opere sono state esposte all’estero: in Corea, Se-


oul – Università di Seoul, Dipartimento Arte, Olimpiadi 1988: “World Contemporary Art’s Exhibition”; in Bulgaria, Sofia – Museo Nazionale d’Arte: “XL Premio Michetti, Giovani Artisti Italiani e Bulgari”; in Brasile: “Artisti Italiani in Brasile”, alla Universidade Estudial de Campianas, alla Universidade Popular de Pelotas, al Museo d’Arte di Cuiaba; in Giappone, Kyoto – Museo Nazionale d’Arte: “Incontro con l’Arte Italiana”; in Danimarca, Copenaghen – Kongo Gallery: “Arte Italiana”; in Turchia – Gallery of Kadikoy Municipaly Istanbul – Foreign Education Partners 50th Celebration Anniversary Marmara University Fine Arts Istanbul.

stefanoianni@hotmail.com http://stefanoianni.blogspot.it https://www.facebook.com/stefano.ianni.18 https://www.facebook.com/pages/Stefano-Ianni/269278859897248?ref_type=bookmark


Impaginazione grafica: Daniela Longo Finito di stampare nel mese di luglio 2014 presso la Tipografia Mancini - Sambuceto (CH) Š Stefano Ianni


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