€ 1,50 Anno 1 Numero 2
film documentario
intervista esclusiva
al regista
Mazzotta
novembre-dicembre 2009
Train To Roots Sorelle Pestilenza Dj Sputo L’altro Me Crew Stefano Obino Giovanni Sanna
ArtReport Periodico di arte cultura spettacolo - Musica • Arti visive • Danza • Cinema • Teatro • Letteratura • Tradizione
Periodico di arte cultura spettacolo
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In copertina Tamara, by Agenzia RosasPress Registrazione presso il tribunale di Cagliari n° 7/09 del 23/04/2009 Tutti i diritti di riproduzione degli articoli pubblicati sono riservati. Manoscritti, disegni e fotografie non si restituiscono. Il loro invio implica il consenso dell’autore alla pubblicazione. È vietata la riproduzione anche parziale di testi, documenti e fotografie. La responsabilità dei testi e delle immagini pubblicate è imputata ai soli autori. L’editore dichiara di aver ottenuto l’autorizzazione alla pubblicazione dei dati riportati nella rivista. INFORMATIVA AI SENSI DEL CODICE IN MATERIA DI PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI Il decreto legislativo n. 196 del 30 giugno 2003 ha la finalità di garantire che il trattamento dei dati Vostri personali si svolga nel rispetto dei diritti, delle libertà fondamentali e delle dignità delle persone, con particolare riferimento alla riservatezza e all’identità personale. Vi informiamo, ai sensi dell’art. 13 del Codice, che i dati personali da Voi forniti ovvero altrimenti acquisiti nell’ambito dell’attività da noi svolta, potranno formare oggetto di trattamento, per le finalità connesse all’esercizio della nostra attività. Per trattamento di dati personali si intende la loro raccolta, registrazione, organizzazione, conservazione, elaborazione, modificazione, selezione, estrazione, raffronto, utilizzo, diffusione, cancellazione, distribuzione, interconnessione e quant’altro sia utile per l’esecuzione del Servizio, compresa la combinazione di due o più di tali operazioni. Il trattamento dei Vostri dati per le finalità sopraindicate avrà luogo prevalentemente con modalità automatizzate ed informatiche, sempre nel rispetto delle regole di riservatezza e di sicurezza previste dalla legge, e con procedure idonee alla tutela delle stesse. Il titolare del trattamento dei dati personali è ArtReport, con sede in via dei Visconti 43/45 a Cagliari, nella persona del legale rappresentante; responsabili del trattamento sono i dipendenti e/o professionisti incaricati da ArtReport, i quali svolgono le suddette attività sotto la sua diretta supervisione e responsabilità. Il conferimento dei dati personale da parte Vostra è assolutamente facoltativo; tuttavia l’eventuale vostro rifiuto ci rende impossibile l’esecuzione di alcun adempimento contrattuale. I dati, o alcuni di essi, per i fini di cui dianzi, potranno essere comunicati a: - soggetti esterni che svolgano funzioni connesse e strumentali all’operatività del Servizio, come, a puro titolo esemplificativo, la gestione del sistema informatico, l’assistenza e consulenza in materia contabile, amministrativa, legale, tributaria e finanziaria; - soggetti cui la facoltà di accedere ai dati sia riconosciuta da disposizioni di legge o da ordini delle autorità.
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Editoriale di Mario Rosas
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otagonisti 21 Cagliari. Sono loro i pr ea dr An r, ka Da ni an 23 Omar ltà sempre più multietrea a est qu di i in tad cit ovi della copertina, nu nica. passioni verse, ad accomunarli sono di ni zio era gen di li fig e Giovani li. tradurre emozioni universa di ce pa ca te ar a, sic mu la come la propria o, si conoscono,esprimono te di Attraverso questa dialogan ni, in esso si radunano no seg di re ito en nt oco cr ma e tutti, cultura com rono: il dialogo li contempla cor rin si e ch eri gen ti, ren stili diffe auspicio comunicativ o. ore gli mi il io mb sca lo o nd rende lla comunicazione immede era ll’ ne ti na ni va gio i gio, Producono arte oscere meglio il loro linguag con di iso dec o iam abb o est diata, per qu o ricouliarità di cui partecipan pec le o, gon on sp di i cu di i mezzi fondo non un insieme di cammini in e com o ggi via o lor il o nd nosce i dissimili fra loro. tuti nell’universo robusto de bat im mo sia ci gli mo ger A fianco ai ria, sono dei mestieri di antica memo ce vo rta po i ver i ri, est ma grandi r sempre , fotografi che congelano pe ere gen di ti tis ar e ri tto orge pi loro esaggi sconfinati in cui ris pa a, vit di i alc str no ica hi. istanti, comun nima prima che con gli occ l’a con e ar ar sop as da , da la terra sar nostri pato riservato alla lingua dei sta è tto pe ris tto tu di zio Uno spa coperta. Questo e tanto ris e ta iu osc con ere ess di a dri, lingua che merit do) numero, in cui sono con (se o est qu di no ter ’in ascialtro ancora all numeroveli preziosi dell’aff in gli fra i un alc ti di sto cu racchiusi e orecchie paziente la ricerca di giuste de en att e ch a, lan iso ltà rea nante ce. profondità della propria vo la e nt me era lib ere rim esp r pe Mario Rosas
ERRATA CORRIGE Ci scusiamo con i lettori di artreport per aver erroriamente attribuito, nel primo numero, un pezzo della SLT crew feat PROSA alla L’ME crew.
Numero 2 novembre-dicembre 2009
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Sommario
8 Erotik Monkey
Quando la musica vuole essere soltanto musica
10 Sorelle Pestilenza
Punk-Hardcore al femminile
12 Wicked Apricots
La storica band ancora parte attiva della scena punk-rock isolana
14 Dub In Island
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Quando l’isola non vuole confini
16 Train To Roots
Sui binari del reggae
19 Appuntamento con il Gospel 20 Intervista Macca 22 Dj Sputo
Quando il movimento del vinile mi ha scelto
24 Una Cascata Di Musica Jazz 29 Proposte 30 Fema Writing, piercing e body modification
32 Poster
L’Altro Me Crew: 50 metri di puro writing
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Numero 2 novembre-dicembre 2009
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34 Giovanni Sanna
Espressione di una pittura consapevole
36 Stefano Obino
Supereroi, cyborg e antieroi
38 Above And Below Di EvaBachmann 40 Gigi Sirigu
Sulla rampa per difendere la tenacia degli skaters
51 OIL
Intervista esclusiva al regista del filmdocumentario sugli effetti dell’inquinamento
54 La Sardegna Scende In Piazza 58 Anticipazioni
Rubriche
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La Pagina Di Saffo Face Click Zone Lingua... in sardu
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Cultura e Tradizione Sulle tracce dell’affascinante arte del
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Sa lingua sarda de Mussolini a Berlusconi coltello sardo
La Parola Ai Lettori 56
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QUANDO LA MUSICA VUOLE ESSERE
SOLTANTO MUSICA
di Marco Cabras e Bettina Camedda immagini di Roberto Pili
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l gruppo Erotik monkey, attivo dal 2005, è composto da Andrea (voce e chitarra), Nadir (basso) e Wacko (batteria). Il gruppo, che vanta un quarto posto a Sanremo rock, ha appena registrato il suo primo disco “Tempesta di soli” prodotto da K-Factor e dalla Jestrai di Bergamo. Ci troviamo con Nadir, bassista entrato nel gruppo da un anno e mezzo. Vogliamo parlare del vostro primo disco “Tempesta di soli”? Il disco è stato registrato a Capoterra da Samuele Dessì, chitarrista dei Dorian Gray. La K-Factor ci ha sentiti e ha deciso di produrlo. Così è stato mixato metà a Capoterra e metà a Bologna. Abbiamo registrato 13 canzoni ma tre sono state escluse perché troppo diverse dal nostro genere. Inoltre da un anno e mezzo il gruppo ha cambiato bassista e qui sono subentrato io che ho trovato più riscontro nelle 10 selezionate. Sono state scelte quelle di maggiore impatto. Quale è il vostro genere? Noi facciamo rock, anche se il termine è molto ampio e include molte sfumature. E lo facciamo in maniera molto fisica. In live se capita qualche problema tecnico di volumi, trasmettiamo all’ascoltatore la musica attraverso la fisicità. “Sentiamo” la musica in maniera differente, e vogliamo che anche chi ci ascolta
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la senta in questo modo. Se ci accorgiamo che non c’è questa situazione nel pubblico suoniamo per noi stessi. La fisicità è importante anche nell’affinità tra musicisti. Il rapporto dei gruppi col contesto sociale: come vedete questo tempo, e come riuscite a sintetizzarlo nelle vostre produzioni artistiche? Sicuramente il contesto sociale c’entra molto, dal momento che tu fai musica stai esprimendo qualcosa. Quindi lo fai anche per gli altri oltre che per te stesso, mandi un messaggio. I nostri testi parlano della solitudine che, per Andrea nello specifico, rappresenta un sentimento personale, ma è anche la condizione in cui la maggior parte delle persone si trovano e che alcuni fingono di non vivere. Credete che la solitudine sia una conseguenza della società in cui viviamo? Si. Siamo tre ragazzi e non è facile immaginare che le uniche esperienze di lavoro nella zona di Cagliari e dintorni siano la Saras o robe simili, con contratti di 6 mesi in 6 mesi se sei fortunato. Il nostro batterista lavora lì e sapere che per lavorare stai mettendo in gioco ogni giorno la vita è una situazione che crea in noi una sensazione non proprio positiva. Continuità territoriale, linee low cost in aumento: possono essere strumenti utili per far avvicinare la musica della Sardegna all’Europa? Secondo me è il contrario:
l’Europa si avvicina alla Sardegna. Musicalmente siamo lontani dal resto dell’Italia e dell’Europa. Ma se diamo la possibilità a queste persone di affacciarsi sulla scena musicale sarda, che non è viva ma vivissima, è possibile far nascere tantissime cose come ad esempio scambi date. Il nostro gruppo ad esempio sfrutta molto questa formula: facciamo solo scambio date. Non ci capita mai di andare senza restituire un favore. Io la penso così: se non ci si aiuta non si va da nessuna parte. Parlate anche di politica? La politica ognuno se la deve vivere personalmente, nella musica centra fino ad un certo punto, la musica deve arrivare a tutti e ognuno deve interpretarla per quello che è. La politica se la facciano i politicanti. Come gruppo vogliamo parlare a quelli che si vogliono conoscerci e basta, alcuni problemi non sapremo neanche affrontarli. L’argomento politica lo detesto, perché se un gruppo vuole spazio o se lo crea oppure si associa alle feste di matrice politica. E finché fai un tipo di musica (vedi MCR, Bandabardò) può essere giusto ma non sempre. Il nostro gruppo non potrebbe mai suonare a una festa di Rifondazione
La copertina del nuovo album degli Erotik Monkey: TEMPESTA DI SOLI
comunista o ad una di Forza Italia sono feste dove si comunica un messaggio preciso e devono essere quelle persone che ci credono a suonarci, noi non c’entriamo nulla. Abbiamo sempre declinato gli inviti alle feste politiche. Per noi è un modo sbagliato di pensare alla musica. Le istituzioni dovrebbero creare spazi per la musica, spazi che si rinnovano sempre, invece che offrire un solo giorno in una piazza con 300 persone in cui si dà il contentino a musicisti e pubblico. Pensate che basti poco per fare questo? Bisogna sfruttare i contributi europei. A Budapest, per esempio, se sei iscritto all’ufficio comunale della musica il Comune ti aiuta a partire a suonare. Non ti paga tutto il viaggio ma ti aiu-
ta. In Italia non c’è intenzione per niente. Vuoi organizzare un concertino in piazza? Devi andare prima in questura, aspettare settimane per permessi, sbrigare carte varie, ti passa quasi la voglia e infine ti senti dire che non ci sono soldi. Come potrebbe sbloccarsi questa situazione? Pressione maggiore per avere e per creare spazi dove suonare. L’esigenza da parte dei ragazzi, più fermento culturale, più qualità. È tutta una catena. Immaginati in un locale, parli col gestore che è una persona intelligente, se c’è ricambio musicale continuo, anche la gente ci guadagna. Allora certe volte sono anche i gestori che non rischiano, preferiscono andare sul sicuro solo con certi gruppi affermati. sono anche le persone che non cercano altro perché non sanno che esiste altro. Il ricambio è importante. Se ci fosse un locale aperto, a 360°, che permettesse di farsi conoscere alla scena musicale sarda, sarebbe una grande conquista. Erotik monkey perché? Perché dai il nome a una figlia? Perché mi piace! Bene, perché ci piaceva! www.myspace.com/theerotikmonkey
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CATTIVE RAGAZZE
Punk-Hardcore al femminile
di Leandro Melis immagini di Roberto Pili
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cco a voi uno degli ultimi punti di riferimento nell’underground diy isolano del rock al femminile: le Sorelle pestilenza. Le tre giovani ragazze sono di Carbonia e militano nella scena ormai dal 2004. La loro musica è un cocktail di note ben shakerato che deve tanto a storici gruppi foxcore come L7, quanto all’hardcore più cattivo di New York e al proto punk della motorcity Detroit. Siamo in Sardegna all’inizio del ventunesimo secolo e quel che da una prima occhiata sembra strano e anacronistico può rivelarsi una nuova speranza nel nostro panorama musicale alternativo. Signorine a voi la parola! Ciao ragazze, prima di tutto quando riusciremo ad ascoltare il vostro disco? Dateci qualche anticipazione sul contenuto. Hallo! Considerando i tempi lunghi anche noi ci chiediamo se riusciremo ad ascoltare il nostro disco! Ma ovviamente la risposta è si, ci siamo poste l’obiettivo di portarlo a termine e così sarà. Meglio metterci un po’ più tempo del dovuto e realizzare un buon lavoro piuttosto che farlo di fretta e magari male. Sicuramente sarà una raccolta dei pezzi da noi scelti composti dal novembre 2004 ad oggi. Potremmo descrivere questo disco come la chiusura di un capitolo della nostra esistenza. Rispetto agli inizi della carriera il vostro sound oggi appare talvolta più potente e vicino all’hard core, talvolta più aspro e tagliente come se le L7 suonassero gli Stooges, il tutto sempre accompagnato dalla vocina “delicata” di Franz. Da dove scaturisce questa energia? Quali sono le vostre influenze musicali?
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Sicuramente le L7 sono state l’influenza comune a tutte le Sorelle perchè abbiamo gusti molto diversi e saper gestire queste diversità per noi è sinonimo di arricchimento. In questi anni abbiamo maturato un certo interesse sulla parte “ingegneristica” della musica che è si riversata direttamente nel gruppo e col passare del tempo cerchiamo ogni giorno di migliorarci, dare potenza alle canzoni e arricchirle con tutto ciò che prima non eravamo capaci di fare, dato che abbiamo iniziato a suonare sotto il nome di Sorelle Pestilenza senza un minimo di basi ed esperienze musicali con gli strumenti che suoniamo attualmente. Non ci accontentiamo delle nostre potenzialità attuali perchè non sono abbastanza. Penso che questo sia uno dei tanti fattori che ci danno tanta energia. We won’t stop Trovare band interamente femminili che suonano questo tipo di musica è molto raro. Quale è il vostro punto di vista in merito? È fondamentale il pensiero con cui porti avanti certi progetti, non il sesso. Il problema non è trovare all female bands che fanno quel tipo di musica perchè quella è solo una conseguenza attitudinale! Potevamo scartarci a vicenda per le nostre incapacità tecniche a ri-
guardo, ma ci siamo focalizzate sul grande rispetto reciproco che ci unisce e la volontà di raggiungere un obbiettivo comune migliorando e crescendo assieme. Sapevamo che avrebbe richiesto del tempo, ma abbiamo guadagnato una forza ed una unità molto più solida delle nostre aspettative. Pensare che un domani qualunque cosa faremo o in qualunque parte del mondo noi saremo, non saremo mai schiave di certi meccanismi che non ci rappresentano e non ci danno nulla, ci dà la forza di andare avanti. Insomma nel momento in cui prenderemo delle scelte, le prenderemo consapevolmente. Non abbiamo regole se non seguire i nostri desideri Le Sorelle Pestilenza sono una band che esprime il meglio di sé dal vivo. Come vivete questo aspetto della v o -
stra carriera? I live sono la parte fondamentale della nostra esistenza, il momento più diretto e trasparente in cui si interagisce con le altre persone presenti . Inizialmente eravamo molto più spartane. Volevamo interagire con questo mondo per conosce-
re e tastare con mano questa realtà live essendo semplicemente noi stesse! L’esperienza più stimolante è stata quella romana resa possibile da Giorgioni (chitarrista/cantante degli tsubo) che è riuscito a procurarci due date e durante la nostra permanenza ci ha gentilmente dato una mano per tutto ciò di cui avevamo bisogno. Dateci tempo e fiducia carissimi perchè we want dance this fucking plague with you! Franz ha collaborato anche con k’e-k’e-m e Effelle, e Muculords: come sono andate queste esperienze? Con molto entusiasmo e stupore sono stata chiamata per questi feat.che mi hanno permesso di stringere un legame ancora più forte con persone che ammiro e stimo. Da semplici conoscenti siamo diventati molto uniti ed io ho avuto la possibilità di non sentirmi sola in certe battaglie. Questi feat sono capitati (per caso) nei momenti più neri per le Sorelle e mi hanno regalato tanti stimoli, tanta forza e coraggio. Adoro queste persone perchè hanno contribuito nella mia determinazione come individuo e di conseguenza le prime a guadagnarci sono state le Sorelle Pestilenza. Quali sono i vostri progetti futuri? La pace nel mondo con una squirt battle ahahah. Un altro obiettivo fondamentale per noi è sicuramente San Francisco (prima che affondi!) e Portland dove abbiamo sorelle potentissime con la quale pretendiamo di suonare! Momento enigmistico: col minor
numero di parole convincete i nostri lettori a venire ai vostri concerti. Me ne sbatto il cazzo e ti cambio la domanda, dandoti solo la risposta: esistono persone che fanno parte delle Sorelle Pestilenza anche se non suonano con noi e sono sempre presenti, non solo ai live! Quindi concludiamo mandando una bacio ed un abbraccio ai nostri fedelissimi, fratelli e sorelle, che ci attendono da una vita dopo questo periodo di fermo. A loro dedicheremo il nostro fottuto ritorno, quel giorno DOVRETE ESSERCI TUTTI, ANCHE TU! www.myspace.com/sorellepestilenza
Uno dei gruppi più famosi della scena punk rock americana nato a Los Angeles nel ‘77. Con alla voce Shane West (attore in “E.R medici in prima linea”/“what we do is secret”) a sostituire degnamente Darby Crash morto siucida nel 1980. Il resto della band è l’originale con l’ormai molto più famoso Pat Smear gia nei Nirvana e Foo Fighters ... il loro disco (GI) è considerato un capolavoro del punk...si tratta del primo tour in Italia e in questa data a Cagliari apriranno il live tre band sarde: le Sorelle Pestilenza , Is Duennas e Padrini.
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ANNI DI
d e k c i w STYLE
La storica band ancora parte attiva della scena punk-rock isolana di Leandro Melis immagini di Roberto Pili
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icordo i tempi degli obblighi scolastici, quando in piena adolescenza mi affacciavo a quel mondo crudo e distorto di note ed espressioni meglio noto come Punk Rock. Ricordo i miei primi dischi e i miei primi concerti, ma soprattutto l’entusiasmo provato nello scoprire che anche in Sardegna esistevano dei gruppi validissimi che si esibivano a pochi km da casa, tra questi gli Wicked Apricots che mi affascinarono immediatamente. Tra il serio e il faceto rappresentavano un po’ il mio animo da adolescente “ribelle”. Oggi che sono passati più di dieci anni nulla è cambiato. Loro sono ancora qui a spaccare i timpani e divertire una vasta schiera di appassionati come me. Ciao ragazzi, cosa si prova dopo 25 anni ad essere ancora parte attiva della scena punk rock? È una soddisfazione enorme, per tanti motivi: a partire dal fatto di essere ancora vivi fisicamente ( la cosa può sembrare ovvia ma non lo è), alla capacità da parte di tutti i componenti passati, presenti e futuri del gruppo, di sopportare i difetti altrui incanalando ogni energia al superamento delle vicissitudini quotidiane che, ricordo nel “dettaglio”, abbracciano ben 25 anni. La possibilità di poter ancora dire e manifestare il proprio
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pensiero in un periodo di tempo che abbraccia varie decadi ci inorgoglisce molto perchè in effetti non esistono Punkrock band sarde così longeve e si fa fatica a trovarne anche nella penisola, ma nondimeno la voglia immutata di divertirsi e, speriamo, di divertire. Tra il passato e il presente…un po’ di affinità e un po’ di differenze. Come si è evoluta la scena e quando ha conosciuto secondo voi il periodo più florido? Non basterebbero due capitoli di un libro per raccontare della scena musicale e dei suoi notevoli e interessanti incroci. Ancora oggi vari amici della “prima ora” sono presenti nel panorama musicale locale anche se impegnati in diramazioni sonore differenti. La difficoltà di avere dei locali dove suonare è una costante di questa città che ci accompagna da tanto tempo. Abbiamo suonato in tutti i “capisaldi” momentanei come il Jazzino, il Doctor Blues, lo Skate Park, il Titty Twister, per nominare i più longevi, ma alla fine non c’è stata troppa continuità da parte dei gestori che avranno avuto il loro notevole dispendio di “energia” per organizzare le varie serate. La gente nel 2009 è logicamente meno ignorante sul Punk Rock rispetto a 20anni fa, dato che ormai nelle varie TV lo spacciano in gruppi spazzatura buoni solo per le superclassifiche del momento. D’altro canto questo tipo di musica ha dato e può ancora dare uno “schiaffo sonoro” alla monotonia e all’apatia che ci circonda. Si tratta quindi di discernere automaticamente, nel bene e nel male, l’attitudine e la capacità dall’imbroglio e dal business!! Il periodo più florido deve essere in assoluto quello che si vive sul momento, solo così l’energia trasmessa da chi ci circonda ha la funzione di una chiave di volta.
Quali sono state e quali sono le vostre influenze musicali? Di preciso non sappiamo cosa ci influenza anche perché, considerata la veneranda età, abbiamo sentito tanta di quella musica che va dalla fine degli anni sessanta ad oggi. Ultimamente Ciro ascolta Punk (Exploited,GBH,Discharge etc..), Giampy di tutto (punk , Hc, Metal, indie, prog…), Felice e Diego quello che gli passa Giampy e Danilo ogni cosa che abbia un senso musicale! In questi anni di militanza underground quali sono state le maggiori soddisfazioni? Riuscire a fare tutto da soli: organizzazione del palco, del posto, dei gruppi, delle spese e il divertimento di diverse centinaia di persone che, come al solito, hanno speso pochissimi euro per una grande serata (vedi Skate Park). I vostri concerti sono sempre molto vitali, vi partecipano dai ragazzi adolescenti, che iniziano a scoprire il punk rock, fino ai vecchi nostalgici punk degli albori. Come riuscite a catalizzare l’attenzione di fasce di età cosi differenti? Il motivo è semplice e, sia detto, senza presunzione: la buona musica non muore mai, sia essa punk rock o jazz o blues.
Inoltre essendo stati a nostra volta ventenni (e già…), abbiamo trascorso questi 25 anni nel punk rock confrontandoci con varie generazioni. Poi è necessario sottolineare che i nostri figli e i loro coetanei sono ragazzi ormai, e ahimè! poveri loro (ah ah) sono influenzati dai loro genitori (Qualis pater, talis filius). La vostra attività live ultimamente è piuttosto ridotta ma in studio non vi fermate mai. So che state registrando un nuovo disco. Ci potete dare qualche anticipazione? Dopo “Repressione” nel ’93, “No copyright” nel 2000, “Ingiustizia” nel 2003, “Disprezzo” nel 2007 il nuovo lavoro è già il quinto CD. Lo si può definire la giusta celebrazione del quarto di secolo musicale, con brani arrabbiati e tematicamente rivolti al sociale e alla presa di posizione dell’individuo rispetto alla massificazione e mercificazione dell’intelletto. Quale è secondo voi il vostro lavoro migliore? Il lavoro migliore è sempre quello che deve ancora arrivare. In tutti i lavori ci sono brani più o meno buoni e comunque altamente soggettivi, poiché è lo stato d’animo umano a influenzare ogni cosa. In che modo vi muovete per
la loro promozione e distribuzione? Aiutoo!! Ecco, questo è il punto dolente degli W.A.!! Non ci muoviamo, non “promozioniamo2, non “distribuiamo”. AAAA cercasi produttore distributore per gruppo punk. Attualmente siete impegnati anche in altri progetti musicali? Danilo e Giampy suonano nei Cleo Red Eyes, nuovo progetto musicale che nasce dalla sinergia di diversi stili. Danilo inoltre ha iniziato un progetto garage punk col gruppo Scarecrew. Per concludere: cosa manca secondo voi all’attuale scena sarda per permettere alle numerose band presenti di andare avanti? Quali soluzioni proponete e quali consigli date ai neofiti che si affacciano nel nostro panorama musicale? Strutture, fondi, capacità manageriali, e zio Silvio, per farci vivere felici e contenti (ah ah ah). Ai neofiti dico: non abbattetevi mai, sudate e faticate in sala prove. Ragionate con la vostra testa e credete sempre nella musica più aggressiva e contro corrente di sempre: il PUNKROCK!!! www.myspace.com/wickedapricots
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QUANDO L’ISOLA di Marco Cabras immagini di Roberto Pili Dub in Island sono uno dei gruppi più giovani e promettenti della scena reggae isolana. La band, nata nell’ottobre del 2008, è composta da ben otto membri. Il loro genere è il “roots’n’dub” con più elementi capaci di creare svariate atmosfere.
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Siete una formazione piuttosto giovane e so che alcuni di voi provengono da altri percorsi musicali. Come riuscite a catalizzare le diverse estrazioni musicali verso il roots n’ dub? Si i più “anziani” sono Massy, batteria, e Mauro, tromba, che hanno 30 anni, per il resto siamo tutti dei giovincelli. Il nostro progetto è sperimentale. Nonostante la passione per il reggae, un po’ tutti proveniamo da diversi generi come dal soul e dalla black music. Si tratta di una sorta di ricerca delle vibrazioni più adatte a dare lo slancio ai nostri messaggi. Il dub rappresenta il “viaggio” ovvero la riflessione, il pensiero, che abbinato al roots e a ritmi più dinamici diviene un vero trampolino per le nostre idee. Island è una canzone dedicata alla nostra terra. Qual è il vostro rapporto con la Sardegna, cosa volete dirle e cosa volete dire al suo popolo, dato che il reggae è spesso voce dei popoli? Discorso complesso ma sintetizzabile in due termini “rispetto e orgoglio”. Con Island vorremmo fare capire al nostro popolo che non serve nè il bu-
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siness e neanche un governo per stare bene. L’uomo ormai ha fatto del guadagno un modo di vivere e una religione. Noi crediamo più nella musica, in quella che facciamo, che ascoltiamo e continuiamo a portare aventi questo pensiero: “tu puoi essere felice e libero, perché non lo possono essere tutti?”. Alcuni dei vostri testi sono in italiano, altri in sardo e altri ancora in inglese: c’è un motivo dietro queste scelte? C’è una lingua più appropriata per trasmettere il vostro
messaggio? L’intento è quello di rivolgerci non solo ai nostri conterranei ma a tutti. I nostri testi affrontano tematiche di portata universale, come per esempio la “non violenza”. Inoltre il sardo è la lingua delle nostre origini dalle quali non vogliamo e non dobbiamo prescindere. Crediamo che slegarsi dalle tradizioni sia come un occultamento di se stessi. Vogliamo invitare a reagire, a non adattarsi a questo sistema in cui non c’è più spazio per l’individualità. Tutti dovrebbero essere liberi di
NON VUOLE CONFINI
manifestarsi per quello che realmente sono senza doversi necessariamente adattare a quello che c’è. Dobbiamo pensare e agire, cercare la nostra identità. Con la nostra musica vogliamo trovare il modo migliore per invitare ad agire nel modo giusto. La vostra dimensione finora è stata quella live ma è in cantiere un progetto discografico? Singoli, collaborazioni…? Si, abbiamo una grande quantità di materiale che stiamo preparando per il “progetto
discografico”. A Novembre incideremo un paio di brani che usciranno come singoli in attesa dell’album che sarà composto da 10 - 12 tracce. Riguardo le collaborazioni, per ora non ci abbiamo ancora pensato. Però chissà, magari ci sarà qualche sorpresa... Avete partecipato al Sardinia reggae festival dove si sono esibiti artisti del calibro di Johnny Clarke, Soothsayers, U Brown e King Jammy. Come vedete l’estrema commercializzazione e la
contraddizione dei festival reggae con bilanci altissimi (vedi Rototom Sunsplash di Osoppo) e musicisti reggae molto costosi? Crediamo che non tutti i soldi siano “sporchi”. Qui in Sardegna il denaro gira sulle mani sbagliate. Sarebbe un’idea intelligente investire di più nel reggae sardo. Non ci si può nascondere dietro una maschera, non siamo mercenari ma pensiamo che l’arte debba essere finanziata, più di un reality show.
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UNA FERMATA PER FARE DUE CHIACCHIERE
È
di Marco Cabras
un onore poter intervistare Simone Bujumannu, cantante di una delle migliori roots band d’Europa: i Train to Roots. Da un paio d’anni il gruppo gira Sardegna, Italia ed Europa con meravigliosi live che infuocano ogni tipo di pubblico. I loro due album “Train to Roots” del 2006 e “Terra e Acqua” del 2008 hanno riscosso grande successo ovunque. Quando nascono i TTR? I Train To Roots nascono nel 2004 a Sassari da 4 amici e da una vera passione per il roots reggae ‘70. I primi a mettere in accensione il “treno” sono stati Papanto, Simone Dr Bass, Michele e Jambo. Ora siamo in otto, completano il gruppo Paolino, di Steve Man I, io Simone Bujumannu e Carletto Pippia alla batteria. Avete all’attivo già due album: c’è tra loro una continuità? I due album sono abbastanza differenti sia per sonorita’ che per ritmiche e melodie. Infatti nell’omonimo e primo CD “Train To Roots” si sente un Roots/ Dub davvero per appassionati e le liriche sono quasi tutte in inglese. Invece nel secondo abbiamo ricercato liriche in varie lingue (inglese, patua’, spagnolo, logudorese e campidanese) grazie anche alle varie collaborazioni con artisti internazionali come Ranking Joe, Errol Bellot, Sergent Garcia. Abbiamo cercato di suonare qualcosa di più “divertente” senza allontanarci troppo dal nostro amato “Roots”. Speriamo di esserci riusciti! Che segreto c’è dietro una formazione che in poco tempo si è conquistata apprezzamenti, apparizioni in vari festival europei e tanti live nella penisola? Si tratta di un’alchimia tra i membri della band o di fattore tecnico? È il frutto di un gran lavoro in studio? Può considerarsi un colpo di fortuna o trovate le persone giuste a ogni livello? È un segreto, scusa, ma non te lo posso dire! Naturalmente, scherzo. Penso sia un po’ l’unione di tutte le cose che hai elencato. Sicuramente tra noi c’é tanta alchimia, siamo una famiglia e ci sentiamo molto fortunati per questo. Ma non credo riguardi il fattore tecnico perchè nessuno di noi, a parte Carletto (se no si offende), e’ un mostro di tecnica, semplicemente conosciamo il genere e lo viviamo quotidianamente da anni. Magari la gente lo percepisce ed e’ cosi che ci chiamano un po’ ovunque. Il reggae spesso è un veicolo per dare voce alle persone che soffrono, ai popoli che vengono
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schiacciati sanguinosamente, a quelli che vengono calpestati, senza accorgersene, nel profondo della loro anima. Quale è il messaggio che i Train to Roots vogliono trasmettere? Il nostro deve essere un messaggio incoraggiante, positivo, che dia un’alternativa ai giovani che ci seguono. Noi non vorremmo fare politica perchè non è il nostro “lavoro” però siamo consapevoli che ogni volta che saliamo su un palco, abbiamo la possibilità di comunicare con tanti giovani, aprire loro gli occhi su alcuni aspetti, problemi, alternative e realtà riguardanti la nostra vita.
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ROOT O T TRAIN
CON I
la gente. Sto male quando sento amici, conoscenti o conterranei che dicono: “qui non c’è nulla, mi fa’ schifo, non ci aiuta nessuno, meglio andare via” Credo sia arrivato il momento di darci una mossa tutti quanti, perché il cambiamento, se lo si vuole davvero, deve partire dal basso, nient’altro che da noi. Prendiamo coscienza di questo, prendiamo coscienza di chi siamo, da dove veniamo e iniziamo a crearci noi per primi i nostri spazi, i nostri punti d’incontro, le nostre rivincite e i nostri diritti in qualsiasi parte del mondo ci troviamo. Abbiamo provato l’esperienza di migrare lontano e nei pezzi raccontiamo le nostre esperienze e le sensazioni raccolte in giro. È forse un luogo comune ma fino a quando non lasci questa “santa terra” di Sardegna non ti accorgi dell’oro che abbiamo! Cosa ne pensate della scena musicale sarda? Beh non siamo noi a scoprire che in Sardegna ci sono tanti gruppi validissimi a livelli non solo europei ma mondiali. Abbiamo da insegnare per tutti i generi e tanti rimangono stupiti quando sentono l’energia che sprigioniamo. Purtroppo siamo un’isola poco abitata con costi troppo elevati di promozione. Anche solo per gli spostamenti è difficile farsi conoscere o arrivare ad alti livelli. Ma siamo convinti che con l’impegno e la passione si possa arrivare a farsi sentire e quindi suonare ovunque. I Train to RIDDIM vantano diverse collaborazioni con artisti internazionali: volete spiegare al pubblico a digiuno di reggae cosa è questa esperienza? Che differenza c’è coi Train to Roots normali e cosa spinge un gruppo a suonare come riddim band? Suonare con mostri sacri come Ranking Joe, U Brown, General Levy, Al Campbell, Errol Bellot, Tip Pie Irie è un’esperienza unica che consigliamo a tutti i gruppi, soprattutto perché ci dà la possibilità di capire come si suona e si lavora su uno spettacolo in Jamaica o nel resto del mondo.
Realtà che il più delle volte, fino a che non vengono poste sul banco dei giudizi, paiono inesistenti. I vostri testi mostrano grande interesse verso le problematiche della Sardegna, pensiamo a Running on my way, che parla di emigrazione, Impari a mie che tratta dell’autonomia fasulla e Frag’e guerra che richiama la libertà. Gli artisti come voi giocano un ruolo importante per dare speranza alla gente che vi ascolta e ai ragazzi che hanno voglia di fuggire da questa terra: cosa vi sentite di dirgli? Cosa c’è da fare ancora in Sardegna? Quando saliamo sul palco siamo consapevoli del ruolo che ricopriamo e dobbiamo comunicare con
Vi ringrazio per questa preziosa intervista. Ma prima di salutarvi vorremmo sapere se c’è qualcosa in cantiere, un nuovo disco? Concerti? Grazie a voi di cuore e “merda” per la rivista. Speriamo di vederla e leggerla po atrus chent’annos minimu! Per ora abbiamo bloccato l’attività live per concentrarci sul nuovo disco, che dovrebbe essere pronto per la prossima primavera. Nel frattempo stiamo lavorando pure a un nuovo spettacolo, da portare in giro questo inverno, nel “continente”, come si dice, e poi vedremo, se capiterà, pure nella nostra terra!
www.myspace.com/traintoroots
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TUTTI I COLORI DEL
sound nero dei Black Soul al coro GOSPEL Dal tutto in rosa delle Las Mamas. di Elettra Gaviano
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Un ventaglio di toni, colori ed emozioni per riscoprire le intense atmosfere della
musica Gospel.
e provate a scrivere sulla tastiera del vostro computer la parola Gospel, probabilmente il programma Word correggerà il termine e vi ritroverete a leggere Golpe. Inizialmente potreste pensare: “Cosa diavolo c’entra!”. Poi, però, riflettendoci bene il Golpe ha qualcosa in comune con il Gospel: entrambi,infatti, rappresentano in un certo senso, un colpo di spugna sul passato, il primo sulla vecchia classe politica, il secondo sul tradizionale modo di pregare. Braccia alzate verso il cielo, parole di fede cantate con commossa partecipazione al ritmo di un sound coinvolgente: ecco come nella Gospel music il messaggio cristiano è trasmesso ai credenti. È il trionfo dell’amore sull’odio e della vita sulla morte, e davanti ad un coro ondeggiante così energico e vitale, è impossibile non farsi trascinare e alzarsi in piedi per unirsi in una preghiera unanime. Non tutti sanno che la musica Gospel nasce negli anni ’20 del secolo scorso quando l’unione dei temi religiosi tradizionali con le armonie del blues diede vita ad un genere musicale profondamente innovativo che, se da una parte riscosse da subito un notevole successo, dall’altra suscitò la perplessità e l’ostilità delle chiese più conservatrici. Al suo esordio il Gospel dovette quindi fare i conti con tali resistenze. Grazie ad artisti come Thomas A.
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Dorsey e Sally Martin, questo nuovo stile riuscì però ad affermarsi, acquistando, soprattutto tra gli anni ’40 e ’50, una grande popolarità e un ruolo di primo piano nella scena musicale. L’introduzione di innovazioni ritmiche all’originario stile Jubilee, fresco e giocoso ma ancora acerbo, produsse un carattere nuovo, più intenso, sia sul piano melodico che su quello emozionale. Ma il Gospel che conosciamo oggi, quello dei grandi cori, degli arrangiamenti complessi e dei virtuosismi solisti dalla grande potenza vocale, si sviluppò nei decenni successivi, negli anni della segregazione e della protesta politica,quando le canzoni iniziarono ad essere anche strumenti per la rivendicazione dei diritti civili dei neri. Tra i gruppi che si occupano di gospel abbiamo incontrato i Black Soul, un gruppo sardo che con vero sentimento di religiosità cristiana fa rivivere la spiritualità e le melodie della Gospel Music; e le “Las mamas”, che nascono nel 2008 dall’iniziativa di una grintosa maestra di musica della scuola elementare di Capoterra, che decide di riunire le mamme dei suoi allievi in un curioso coro polifonico tutto al femminile.
il gospel dei
BLACK SOUL
… voi che cantate gloriosamente per i pascoli dell’aldilà ditemi se per entrare nel regno con voi basta che ognuno si occupi dei fatti suoi o se è tutto un affar di razza e color come qui... Ad ogni modo vorrei... vorrei la pelle nera, vorrei la pelle nera, nera!!! Nera!!!” Nino Ferrer cantava così nel 1967. Altra musica, altri tempi. Ma i Black Soul, gruppo Gospel nato
I Black Soul (foto Ag. RosasPress). A destra le Las mamas (foto A Andrea Zaccolo)
di Nicoletta Rosas
a Cagliari negli anni ‘80,continuano a ribadire questo concetto con decisione. Il tutto motivato dal forte credo religioso; fondamentale per cantare, per emozionare e soprattutto per entrare a far parte del gruppo. Luca, Nicola, Enrica, Francesco, Andrea, lo «zoccolo duro» dei Black Soul hanno chiarito questo loro aspetto con grande precisione. Per i Black Soul il gospel è un canto vuoto senza una profonda fede in Cristo e non trasmette un messaggio autentico: «La credibilità è fondamentale!» fa notare Enrica, soprano, moglie di Francesco, il direttore e tastierista del coro, ma soprattutto «esaminatrice» delle «new entry». «Certo non chiediamo il pedigree», aggiunge Francesco, «è indispensabile una passione profonda per la musica, grande rispetto per la comunità cristiana Salesiana e spirito di sa-
crificio». Andrea, chitarra, uno dei più giovani componenti del gruppo, con un po’ di timidezza dice che pur non sentendosi un cristiano osservante, mentre suona, mentre canta, si sente più vicino a Dio e questo è il suo modo di pregare. Sono bravi i Black Soul, cantano una musica celestiale e grintosa al contempo, e lo fanno con l’anima. Cantare il vangelo consente di essere ancora più vicini al vero miracolo che la musica è in grado di esercitare: avvicinare tutti, senza differenze d’età, ceto, colore o religione. Per questo al di là del credo quale elemento imprescindibile sarebbe bene ricordare quanto Don bosco era solito dire: «chi sa di essere amato e chi è amato ottiene tutto, specialmente dai giovani». Questo amore è totale, non ammette discriminazioni.
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di Stefano Ferrari immagini di Roberto Pili opo sette anni di silenzio esce il nuovo disco dei Mucca Macca: Elementary. Molte le novità, a partire dalla formazione quasi completamente rinnovata che vede Maurizio Corda (fondatore della Band) compositore e tastierista, Alessandro Coronas alla batteria, Francesca Corrias alla voce e co-autrice dei brani, Riccardo Dessì, per gli amici Fichi, al contrabbasso e Stefano Ferrari alias Menion alle chitarre ed effettistica. Il disco, presentato il 4 settembre al Lazzaretto di Cagliari in occasione della rassegna SEA SIDE Vibe organizzata dalla Basstation, ha riscosso grande successo da parte del pubblico. In questo numero la band si diverte a farsi un’auto intervista sul lavoro svolto fino ad oggi. Francesca chiede ad Alessandro: Cosa influenza il tuo modo di suonare, cioè cosa fa sì che tu suoni bene, alla grande, ispirato? In genere il primo anello della catena è molto semplicemente che sento bene quello che sto e stiamo suonando. Che uno ne sia consapevole o meno, la qualità dell’ascolto mentre si suona ha un impatto enorme sul risultato finale. Poi ci sono altre cose ma dopo tanti anni passati a suonare penso che questa sia fondamentale. Stefano chiede a Maurizio: Come è cambiato il tuo
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modo di comporre e di pensare i brani con Elementary? e su quali aspetti vorresti lavorare in futuro? La formazione iniziale dei Mucca Macca era di soli 3 elementi di cui una cantante, un virgolettato Dj che assemblava campioni e me. Il risultato, per quanto soddisfacente, a mio parere risultava inevitabilmente da sequenza midi. Col tempo è maturata in me la necessità di aprire ed inglobare nel nuovo progetto Mucca Macca altri musicisti strumentisti. Di conseguenza è cambiato il modo di comporre, arrangiare e soprattutto di eseguire i brani che a me risultano più accattivanti con questa mistura tra acustico ed elettronico. Questo aspetto si riscontra anche dall’ascolto dell’ultimo album, che trovo più maturo rispetto ai due precedenti. In futuro vorrei consolidare di più la collaborazione con Francesca, Alessandro, Stefano e Riccardo per un risultato ancora più corale. Riccardo chiede a Stefano In questo nuovo disco c’è un uso più presente di strumenti reali: come si intrecciano all’anima elettronica della band? Grazie per la bella domanda! Da un certo punto di vista ho fatto in modo che il suono della chitarra risultasse “mimetico” e allo stesso tempo ben amalgamato con l’elettronica. Per ottenere questo risultato ho suonato lo strumento in modo non prettamente chitarristico: ad esempio strofinando le corde con diversi oggetti, incrociandole, scordandole ecc. il tutto processato con diverse soluzioni effettistiche. Con questo approccio ho voluto enfatizzare gli umori e le tensioni dei vari brani. Sono soddisfatto nel constatare che alcuni suoni, anche se di primo acchito non riconducibili alla chitarra, siano veramente fondamentali... come per esempio nel ritornello di Momo dove si sente un suono che sembra un grosso sciame di insetti che si muove. Direi che nella
band c’è veramente spazio per la fantasia... Maurizio chiede a Francesca: cosa ti piace raccontare nei brani che scrivi e componi? La collaborazione è nata nel 2006, prima che nascesse mio figlio Pietro. Maurizio mi ha contattato ed io, felicissima, ho accettato al volo. Abbiamo iniziato immediatamente a lavorare ai pezzi dell’album. Prima c’è stato Momo, che parla della bellezza di chi vive ai margini e che contiene anche qualche verso dedicato a mio fratello (Momo appunto) e a mia sorella. Ecco, i miei testi parlano di me e di quello che mi gira intorno, senza troppi intellettualismi. Nelle parole io cerco la musicalità e la bellezza. Mi piacciono le rime e quando posso le uso volentieri. Alessandro chiede a Frichi: quanto influisce l’aspetto visual nei Mucca? La nostra musica ha molto a che fare con le immagini. Ci sono brani come aunt rita o scarlet che mi evocano dei film mentali ma in generale ci piace stimolare chi ci ascolta creando ambientazioni sonore che rivelino paesaggi cinematici. Anche nei live ci avvaliamo spesso della collaborazione di uno dei migliori vj in circolazione, Manuel Carreras, che con il suo stile riesce a interpretare alla perfezione le atmosfere dei nostri brani, costruendo una scenografia perfetta per la nostra perfomance.
www.myspace.com/muccamacca
Il nuovo album dei Mucca Macca, disponibile a Cagliari esclusivamente presso Mono Music Shop.
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...ricordo che all’età di 11 anni circa vidi un dj che screcciava ma non capivo bene cosa stesse facendo. A furia di vederlo e sentirlo sono riuscito a imparare le basi e da quel momento ho avuto il rincoglionimento, come lo chiamo io! La cosa che mi ha spinto a fare musica va al di fuori di qualsiasi spiegazione. Sicuramente è la gran voglia che ho di suonare e di migliorarmi continuamente…” A parlare è Dj Sputo, presente nella scena hip hop da svariati anni, è ormai diventato il punto di riferimento dei dj isolani e non solo. Utilizzi delle tecniche precise? La tecnica nel mio mestiere ha un ruolo importante ma non basilare, conta tantissimo metterci del “tuo”: si parte dallo scratch e il muovere il vinile avanti e indietro con l’ausilio del mixer. Ma devi riuscire a creare melodie, suoni, musica. Esiste un pentagramma, esistono giradischi che ricreano le note musicali…ormai è stato riconosciuto come un vero strumento musicale! Che tipo di nfluenze artistiche ritroviamo nei tuoi lavori? La musica black, passando per lounge e drum&bass. Mi piace il tipico suono di New York, che sia
« » Dj Qbert. È lui l’artista che mi ha dato di più!
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Sputo Dj QUANDO IL MOVIMENTO DEL VINILE MI HA SCELTO di Alessio Piga immagini di Roberto Pili e Valerio Mereu
hip hop o house! Se poi si parla di artisti, detto da uno che fa scratch, cito Dj Qbert. È lui l’artista che mi ha dato di più! Cosa ne pensi del contesto territoriale in cui lavori e quali esperienze hai avuto? In Sardegna abbiamo la scena più bella d’Italia però è difficile lavorare perchè siamo in pochi e se poi consideri pure che le organizzazioni sono quelle che sono, allora stiamo freschi! Serve gente come voi, gente che ci lavori su seriamente, altrimenti le cose non cambieranno mai. Fuori ho suonato ovunque e anche con molti rappers importanti della scena italiana. Ho avuto l’onore di aprire live come quello di Guru, Jeru the damaja.
E se non fosse stato per qualche spiacevole imprevisto avrei suonato anche con B-real a Cagliari lo scorso settembre! Stai lavorando a qualche progetto? Non parlo mai dei miei progetti però posso darvi un’anticipazione. Stiamo lavorando al nuovo disco GanaSana. Sarà un disco come non se ne sentono da tempo. Non dico altro per superstizione, comunque sempre buona musica! Sei felice? A tratti…diciamo che ci sto lavorando su. Vi farò sapere!
www.myspace.com/djsputo
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di Marco Diaz immagini Ag. RosasPress e Roberto Pili
agliari - Una cascata di musica. Una tre giorni palpitante di eventi e di occasioni per ascoltare quello che di nuovo si muove sul pianeta del jazz e delle musiche di confine. All’Eje, che sta per European Jazz Expò, da venerdì 20 a domenica 22, sarà facile e stimolante perdersi tra i suoi cinquanta concerti distribuiti in ben nove sale. Un totale di duecento artisti che dal primo pomeriggio alla notte inoltrata offriranno un menù ricco di proposte. Al suo sesto
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Paolo Fresu. In basso China Moses e Raphael Lemonnier
appuntamento gli organizzatori di Jazz in Sardegna hanno voluto fare un passo ulteriore in avanti su quello che uno degli obiettivi principali di questa manifestazione. Essere una vetrina indirizzata agli operatori del settore, musicisti, produttori, organizzatori di festival di tutta Europa e allo stesso tempo una importante zona franca per costruire progetti, far nascere sinergie, consolidare intese raggiunte e costruirne di nuove Ecco cosĂŹ che, accanto a una novembreduemilanove
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Enzo Favata e Stefano Bollani. In basso Dhafer Youssef. Nella pagina affianco Antonello Salis e in basso Ron Carter
presenza ormai tradizionale dei maggiori festival dei Paesi del grande Nord, Norvegia e Svezia, la novità delle regioni catalane. Il programma è quanto mai allettante anche e soprattutto per il pubblico che dovrà studiare ogni giorno il programma e districarsi tra tutte le offerte di ogni sera. Immancabile ad esempio l’appuntamento giornaliero con il grande Enrico Rava che questo anno l’Eje premia alla carriera. Il trombettista infatti avrà carta bianca ogni sera presentandosi al pubblico con un set differente in comagnia con i suoi musicisti preferiti. Due sono gli omaggi. Il primo al grande Miles Davis che fu due volte ospite di Jazz in Sardegna, l’altro a un grande amico e compagno di questo festival: il trombettista Lester Bowie scomparso dieci anni orsono. Il tributo a Davis è del geniale bassista Marcus Miller
che riproporrà le musiche dello splendido “Tutu”. Non poteva mancare naturalmente in questo festival _ che è dedicato alla memoria del popolare promoter di Jazz in Sardegna, Sandro Capriola, scomparso questo anno _ la nostra gloria Paolo Fresu che sarà impegnato in un singolare progetto con il pianista Uri Caine e il quartetto d’archi Alborada. Lo stesso Fresu, nell’ambito dell’Expò presenterà con il direttore artistico della rassegna Massimo Palmas il suo libro appena pubblicato “La musica dentro” per la casa editrice Feltrinelli. Davvero lunghissim la lista dei protagonisti di questo straordinario evento che tra gli ospiti stranieri schiera l’eccellente pianista turco Fahir Atakoglu, il btterista Horacio Hernandez. Di grande interesse anche il concerto della popolare Tangeri
Cafè Orchestra. Imperdibile anche l’appuntamento con il chitarrista norvegee Edvid Aarset. Da quelle parti proviene anche il sassofonista Trygie Seim. Ma la lista è davvero lunghissima e il consiglio è quello di scoprire anche e soprattutto i nuovi talenti come il Sunflower quartet ad esempio. O ascoltare grandi glorie come Antonelo Salis ed emergenti come Gavino Murgia. Naturalmente la manifestazione avrà il suo consueto numero di stand di espositori,tra i quali sarà presente anche ArtReport, mostre fotografiche, incontri e workshop e una originale manifestazione gastronomica coordinata dal chef Luigi Pomata. L’Expò avrà una preapertura giovedì con il concerto della cantante Elena Ledda nella Basilica di San Saturnino con l’originale progetto di canti sacri “Cantendi a Deus” e una coda di alto livello il 30 novembre con il concerto di Gilberto Gil al teatro Comunale.
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MESSAGGIO PROMOZIONALE
Musica, che passione...
Hai mai pensato di suonare uno strumento musicale?
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hi non è mai stato attratto dall’idea di saper suonare? Di fronte alla bravura dei musicisti che si dimenano sul palco per la carica di adrenalina, al concerto del proprio cantante o gruppo preferito forse si accende il sogno di tutti noi: poter suonare uno strumento musicale. Il pianeta musica è affascinante e spesso si ha la falsa convinzione che per farne parte sia necessario riuscire a salire su un palco primao poi. Tra il talento e il genio, però, passano un’infinità di strade e
tutti possono percorrerle per scoprire quante sorprese siano in grado di rivelare. Entrare, almeno una volta, in un negozio di strumenti musicali rappresenta una curiosità per tutti, un modo per rendere ancora più vicini i propri miti, i mostri sacri delle note, il cui genio musicale lascia senza fiato. Tuttavia non occorre pensare al cassetto dei sogni per decidersi a farlo. Chi pensa sia tardi per iniziare solo perché “Mozart si nasce” perde l’emozione di suonare
uno strumento musicale. La musica, infatti, è molto di più, e sa offrire ad ognuno una chiave. Dal Maso si pone dalla parte di chi ama la musica, per questo propone occasioni davvero imperdibili! chitarra classica € 39,90 chitarra elettrica+ampli e accessori € 174,00 basso elettrico+ampli e accessori € 188,00 batteria completa+piatti e sgabello € 249,00 tastiera elettronica € 55,00
consiglia I
n occasione della presentazione del suo ultimo libro “L’amore del bandito” (Edizione e/o, in libreria dal 23 settembre) Massimo Carlotto ha incontrato gli affezionati lettori cagliaritani il 2 ottobre scorso, presso il centro culturale Exmà, dove su iniziativa dei “librai scatenati” si è celebrato, oltre all’atteso ritorno dell’Alligatore, il ricongiungimento di Cagliari con il grande scrittore di noir.
Clear Your Mind
Bop Young gifted and Black
L
a ventiquattresima edizione del prestigioso concorso letterario, intitolato al grande scrittore sardo Giuseppe Dessì, ha visto vincitore l’ultimo romanzo di Michela Murgia, Accabadora, pubblicato nel 2009 per i supercoralli di Einaudi. La scrittrice, in vista della presentazione della sua ultima opera, sarà ospite di diversi incontri organizzati in tutta l’isola.
The one two bird and the half horse
Orla Wren Bongo Rock
In The Fishtank
Sparklehorse + Fennesz It’s just begun
È
ambientato nel quartiere di Castello di Cagliari il quarto romanzo di Milena Agus, La contessa di ricotta (Edizioni Nottetempo, settembre 2009). Con il consueto incanto, la scrittrice racconta stavolta la storia di tre sorelle e dei loro destini. Sullo sfondo un corteo di emblematici personaggi lascia emergere l’incantesimo di un’apprezzabile storia di sorellanza.
Eight Lost Tracks
Monoton City Life
Aretha Franklin
Incredible Bongo Band
Jimmy Castor Bunch
The Blackbyrds
Back on My
Detoxification
Eardrum
Born And Raised
Busta Rhymes
Dr Dre
Talib Kweli
Cormega
Satta Massagana
Escape from Babylon
Airstrip
Legalizeit
The Abyssinians
Alborisie
Hillside
Peter Tosh
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Writing, piercing, body modification, sono solo alcune delle passioni che convivono nel giovane artista
Fema.
di Alessio Piga e Bettina Camedda immagini di Roberto Pili
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suoi strumenti da lavoro non sono le classiche bombolette, come si potrebbe immaginare, ma tinta, rulli e pareti enormi per creare sempre qualcosa di “più grande” e trasmettere messaggi di carattere sociale. Quando hai deciso di dedicare la tua vita all’arte? Credo alle superiori. Hai presente quando passi tutte quelle ore a sentire le lezioni e in realtà i quaderni e le matite diventano la tua unica via di fuga? Poi qualche anno fa sono entrato negli LNH e con loro la mia crescita ha avuto un picco incredibile. Non credo che uno investa in questa direzione ma che sia un percorso naturale di ogni artista. Se guardo indietro non vedo nessuno sforzo o
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sacrificio fatto per l’arte, anzi, le cose più belle sono quelle fatte con semplicità senza grandi studi dietro. Non sei il “classico writer” tutto bombolette e tappini. Quali sono gli strumenti con cui ti esprimi? Ho iniziato come tutti con gli spray, scendendo in strada tra tag e bombino. Ma la mia carriera da writer vera e propria è durata davvero poco. Ho cominciato a utilizzare la tinta per gli sfondi e i riempimenti, sia perchè le finanze da giovane sono scarse, sia perchè si faceva molto prima. Poi piano piano c’è stata un’evoluzione. Con la tinta sei stimolato a fare cose sempre “più grandi” e così ho lasciato quasi definitivamente gli spray. Il mio fat è diventato il rullo! Oltre che sui muri, dipingi e crei sul
Un tatuaggio sulla schiena. In basso un pezzo di Fema e l’artista che posa per ArtReport.
corpo: è un altro tuo modo di sperimentare l’arte? Lavoro come piercer da circa 4 anni presso la Tattoomexicanfamily. Inizialmente mi sono occupato solo di piercing e body modification. Da poco più di un anno ho iniziato anche a tatuare. Questo mi permette di crescere molto a livello artistico. Non ho basi solide per quanto riguarda l’arte, sono totalmente autodidatta ma il mio lavoro mi permette di mettermi in gioco di continuo. Quali sono i personaggi che ti hanno influenzato e a cui devi la tua formazione personale e artistica? Sicuramente l’influenza maggiore l’ho avuto dall’ LNH FAMILY, alla quale devo davvero tanto. Trovo sempre tanti spunti da tutti i writers e da artisti locali, che ringrazio, stimo e supporto. Ringrazio anche Alejandro Cervantes, mio collaboratore e grande fratello che ha contribuito ad accrescere il mio bagaglio artistico. Il mondo del tattoo si sta evolvendo rapidamente, ci sono tante correnti nuove nelle quali mi rispecchio e verso le quali credo che punterò le vele, ad esempio artisti francesi come Topsyturby e Yourmeetismine, e tanti altri del panorama italiano che stanno proponendo degli stili e delle idee davvero all’avanguardia. Stai lavorando ad altri progetti? Sto lavorando assieme ad una cara amica e con l’Unità Mobile, un’associazione di ragazzi che saluto e ringrazio, ad un progetto per dipingere e abbellire una piazza di Selargius conosciuta come Piazza Furiosi. Tutto questo grazie alla collaborazione e disponibilità del Sindaco. Un mio desiderio sarebbe collaborare sempre con le Istituzioni e lavorare insieme per decorare e
abbellire le città, coinvolgendo anche la cittadinanza. In fondo credo che le belle opere sui muri piacciano e siano apprezzate da tutti. Oggi mi rendo conto che questo è possibile. Difficile, ma possibile. Dove trovi la felicità? La felicità è nel sorriso di tutti. Se sorridessimo di più saremo molto più felici. Avresti un po’ di nero? Per te nero ce n’è sempre!
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www.myspace.com/changeyourbushter
Lavorare insieme per decorare e abbellire le città
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BRAVO PIE
AWAY
L’ALTRO ME CREW
BISKA
SKLERO
ANRB
PROSA
MOSKA374
SKAN
Giovanni Sanna L’artista ritratto presso la Sala della Torretta del Centro Comunale d’Arte e Cultura Exmà. In primo piano Vincenza, acrilico su tavola (cm. 20x40); alle sue spalle Tatiana, acrilico su tavola (cm. 46x86).
ESPRESSIONE DI UNA PITTURA CONSAPEVOLE Il giovane turritano ospite della città di Cagliari di Maria Letizia Mereu immagini Ag. RosasPress bbiamo incontrato il pittore Giovanni Sanna presso la Sala della Torretta del Centro Comunale d’Arte e Cultura Exmà, sede della personale “Dipinti”, in esposizione temporanea dal 17 al 30 settembre scorso. La presentazione della mostra da parte dell’Assessore alla Cultura del Comune di Cagliari, Giorgio Pellegrini, non ha trascurato il richiamo all’insoluta questione amministrativa, vale a dire la gestione dei centri culturali comunali: «si spera che prevalga un punto di vista ragionevole», affinché il virtuoso operato dei Consorzi continui a essere riconosciuto come garanzia
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dell’efficente prestazione di servizi d’arte, in favore di cittadini e visitatori. L’assessore ha inaugurato la mostra esprimendo il sincero plauso per lo spazio riservato al giovane pittore, la cui arte presenta il segno inequivocabile di un saldo bagaglio culturale. Giovanni Sanna, invero, fa parlare di sé come di una rara avis: la ricchezza della sua arte scaturisce da una conoscenza maturata nel tempo e sapientemente restituita; attraverso la dedizione al proprio mestiere egli si concede il lusso, tutt’altro che comune, di sfoggiare un personale e riconoscibile tratto distintivo. Se infatti, come afferma Giorgio
Pellegrini, «la pittura è una cosa difficile», l’arte andrebbe preservata da quella congerie artistica che basa il proprio diritto di sopravvivenza su «terribili leggi di mercato e complicità della critica di sistema», ormai dimentica che il principio primo su cui si sorregge l’arte è la virtù dianoetica della tèkne.
« » un guizzo, uno sguardo, una semplice impressione, dei segni esteriori che, fermati sulla tela, si trascinano appresso non solo le tracce di un percorso interiore ma la forza stessa del tempo.
Laura, acrilico su tavolozza, (cm. 26x41)
Zia peppina, acrilico su tavola (cm. 84x129) Lei che legge, tecnica mista su tavola (cm. 160x95)
E la capacità tecnica non manca certo al nostro pittore: notevoli i segni di una grande personalità in crescita e impressionante la saggezza nel trattenere le peculiarità dei grandi maestri a cui si ispira; nelle sue tele si possono ritrovare la compostezza di Gaudenzi, il dinamismo di Boldini, la pittura di carattere di Sartorio. Tradizione e modernità sono ravvisabili all’interno della ritrattistica, alla quale il pittore dedica gran parte della personale ricerca. Il motivo ispiratore, come egli stesso dichiara, è il più delle volte «un guizzo, uno sguardo, una semplice impressione, dei segni esteriori che, fermati sulla tela, si trascinano appresso non solo le tracce di un percorso interiore ma la forza stessa del tempo». Giovanni Sanna offre all’osservatore una galleria figurativa che è frutto di un impasto conoscitivo multiforme, non unicamente concettuale ma espressamente tecnico: svariate le forme di sperimentazione, dall’acrilico su tavola all’acquaforte, dalla misura monocromatica delle sanguigne al vigore compositivo della tecnica mista. Le figure femminili, a cui la mostra “Dipinti” ha concesso ampia risonanza, si stagliano su uno scenario malinconico indefinito, fondi scuri ricevono il dinamismo delle forme in risoluto scioglimento cromatico. La drammaticità dell’immagine si libera con convinzione dalla trappola della posa per concedere alla carica espressiva di atterrare la rigidità ritrattistica: figure come Vincenza e Tatiana irrompono dal passato sfoggiando con sicumera il costume del presente, dagli orpelli ormai divenuti piercing, al sintetico degli abiti: ogni complesso di inferiorità nei confronti del prezioso corredo muliebre trasmigra verso un convinto e contemporaneo modo di essere. Il femminile raccontato da Giovanni Sanna è un universo poliedrico,
composto di identità definite e nel contempo simboliche: la forza ieratica di Zia Peppina, maestosa immagine di una Sardegna austera e solenne, convive con la sensualità di Lei che legge, forma definita in azione, figura descritta in perifrasi, quasi a sottolineare che la concretezza ontologica è in grado di sostituirsi alla necessità onomastica. È nel ritratto al maestro Sergio Miali (acquaforte e acquatinta su zinco), che il pittore turritano ritorna invece alla tradizione del tributo figurativo, espressione della riverenza per l’insegnamento ricevuto. Giovanni Sanna, che ricorda orgoglioso il fatto di essersi formato presso l’Accademia delle Belle Arti di Sassari è oggi, a sua volta, insegnante presso il Liceo Artistico Statale di Tempio Pausania e Olbia. In tal veste considera «l’insegnamento una propaggine della pittura» e sostiene la necessità di un proficuo rapporto tra docente e discente. L’arte, afferma, «è prima di tutto comunicazione, un messaggio che parte con la volontà di essere decodificato e con la coscienza che potrebbe non essere tradotto così come è stato pensato; un rischio, questo, che sta alla base di un rapporto benevolo tra chi “fa” e chi “legge”». Il giovane pittore ha concluso la sua permanenza lasciandosi ritrarre, stavolta lui, dalle nostre immagini, e superato il tenue imbarazzo, proprio di chi vuole essere riconosciuto esclusivamente per l’operato prodotto, ha confessato il quasi invaghimento per l’epoca in cui la bottega concedeva ad allievi e maestri di vivere l’arte in maniera funzionale, svincolata da soggettivismi esasperati e incomprensibili vezzi, sviliti ormai dall’essere neanche più una provocazione. www.equilibriarte.org/giovannisanna
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SUPEREROI, CYBORG E ANTIEROI NEL VARIEGATO MONDO FIRMATO
Obino
di Giacomo Pisano immagini di Valerio Mereu
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all’illustrazione al disegno, dall’editoria al giornalismo passando per manga, musica, giochi e cosplay: il mondo del fumetto si è ritrovato anche quest’anno in terra toscana per l’edizione 2009 di Lucca Comics and Games. Tra gli ospiti della più importante convention italiana dedicata ai fumetti c’era anche Stefano Obino. Disegnatore, pittore, illustratore, fotografo e designer, Obino vive e lavora a Cagliari e intreccia collaborazioni importanti sia sul fronte artistico che su quello commerciale. Sin da giovanissimo scopre la passio-
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Nick e Yaya, gli eroi dai superpoteri in lotta contro il male, nella copertina del quinto numero.
futuro di interazione tra carne e macchine. Per Schattentanz ha realizzato alcuni eleganti ritratti dei protagonisti della scena dark cittadina, con grande sensibilità e attenzione per il dettaglio. Amante della sperimentazione attualmente spinge la ricerca verso la contaminazione tra fotografia e grafica lavorando ad un progetto espositivo che sarà presentato al pubblico in una grande manifestazione in programma da metà gennaio Stefano Obino al Lazzaretto di Cagliari. ritratto mentre Il lavoro di Stefano Obino coinvolge quindi più disegna forme artistiche ed è in continuo movimento: ne per il disegno e comincia a pubblicare le sue dinamismo e pulizia del tratto sono le carattevignette con la Europress. Da qui in poi una se- ristiche più evidenti nei suoi lavori, capace di rie di traguardi: partecipa ad una mostra a Van- spaziare tra temi e stili con grande eleganza e couver in Canada, collabora con l’Obbiettivo di originalità. Cagliari e il Gazzettino di Padova, pubblica una Affascinato dal mondo cyber, così come dal fulunga serie di albi a fumetti che portano il mar- metto d’autore e dai grandi fotografi, si confronta con altri artisti, promuove attivamente l’evento chio Obinocomics. La più recente creazione è la storia di Nick e cosplay di Oristano dove tiene corsi di disegno Yaya, protagonisti di una linea di abbigliamen- aperti a tutti, opera come web designer e nel tempo libero è leader del progetto to, gadget e fumetti prodotti dalla Un vulcano di musicale Sisma, band con oltre un FourFashion a partire dal 2006 con la volontà di far incontrare il mondo idee difficili da decennio di concerti e serate in curriculum. Un vulcano di idee difficili da occidentale di fashion e styling con sintetizzare e sintetizzare e dall’indubbio talento. le animazioni giapponesi. Siamo nel dall’indubbio La serietà con cui si destreggia tra i 2054, a Sin Chili, dopo che la terra tanti progetti che portano la sua firma ha subito una trasformazione getalento si affianca alla rara dote dell’ironia, netica in seguito a una evoluzione perchè nelle sue opere, sempre perspazio-temporale. È qui che si muovono Nick e Yaya, buffi eroi dai superpoteri che fettamente curate da un punto di vista formale, conducono quotidianamente la loro lotta contro il tecnico, estetico e narrativo, non manca mai la male. Con il sito di Nick e Yaya Obino ha anche componente umoristica che ci rammenta che ottenuto la nomination al PWI 2009, Premio Web l’arte è sì cibo per l’anima, ma anche strumento Italia, conquistando i critici e arrivando alla finale di evasione dal grigiore del quotidiano. dopo aver superato cinquanta concorrenti tra i migliori designers italiani. www.obinocomix.com Ultimo nato in casa Obino è Nevermate, giunto alla sua seconda. E ancora, Phor, Pistone, Spicchio e la sua strampalata famiglia, Gengis Khan, Marco Pantani e Fausto Coppi sono alcuni dei personaggi che troviamo tra le strisce firmate Obino. Grande spazio anche alle suggestioni isolane, con il mondo dei Giudicati sardi protagonista di Encoclopedia di Eleonora, per la Eleonora Editore snc, e la Sartiglia con il fumetto La notte prima. Obino continua il lavoro su più fronti: come fotografo ha di recente partecipato a mutAzioni, nell’ambito della Tattoo Convention Cagliari e Schattentanz presso la galleria cagliaritana MK. In mutAzioni ha raccontato, attraverso scatti foL’artista mostra tografici poi rielaborati e arricchiti da un minuzioalcune tavole. Al centro il suo so lavoro manuale a china, la storia di due corpi personaggio a metà strada tra robot e umani, anticipando un preferito: Lulite.
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ABOVE and BELOW di
Eva Bachmann
di Francesca Mulas immagini Ag. RosasPress
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iccoli scrigni di memorie da linee semplici, essenziali, e colori tenui: sono le opere di Eva Bachmann che Cagliari accoglie negli spazi della galleria MK in via Santa Croce, per la mostra “Above and Below”, visitabile fino al 15 novembre. Sopra e sotto, il sommerso e il visibile sono i due mondi antitetici eppure vicinissimi che la Bachmann esplora con occhio attento e sensibile cercando di coglierne l’essenza ultima. Quella delle linee pure, dei colori netti, delle forme che sembrano perdere ogni contatto col paesaggio che le circonda per diventare figure che evocano ricordi e suggestioni. Le opere dell’artista, nata nel 1972 in Slovacchia, oggi inglese d’adozione, sono un piccolo tributo a Cagliari, città alla quale Eva
Eva Bachmann posa per ArtReport. Alle sue spalle lo splendido panorama del golfo di Cagliari visto dal Bastione Santa Croce A sinistra affianco, l’artista ritratta allo Spazio Cultura MK e due delle sue opere: cagl flyer e S.Benedetto II
è particolarmente legata. Le Saline, i quartieri di San Benedetto e Villanova, le periferie sono fra gli scenari in cui si stagliano i soggetti colti dall’obiettivo: palazzi, strutture in rovina, macchinari dismessi, architetture in disfacimento. Spazi isolati dove non si percepisce la figura umana, che potrebbe essere totalmente assente se solo non avesse impresso in ogni angolo pesanti tracce del suo vissuto. Le opere in mostra per “Above and Below” sono tutte di piccolo formato, create su vari supporti (legno, tela, lamiera, ceramica) e con tecniche molto diverse tra loro: la pittura si fonde con la fotografia, la scultura con l’incisione, in un amalgama unico ed estremamente originale dove la tecnica lascia spazio alla sperimentazione e alla creatività. Racconta storie Eva Bachmann, raccoglie luoghi in apparenza deserti ma ricchi di umanità e suggestioni.
Lo spazio MK si trova in via Santa Croce, nel cuore del quartiere Castello di Cagliari. Mostre personali e collettive di arte contemporanea e fotografia, readings, musica e installazioni sono gli eventi che la galleria ha ospitato in un anno di attività.
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CLICK ZONE
Francesco Nonnoi
di Bianca Maria Locci
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rancesco Nonnoi, per tutti semplicemente “Francolino”. Simpatico e affabile, occhi verdi che guizzano in sorriso, a fare da contrasto alla minuta corporatura è un prepotente talento per lo scatto fotografico. Dall’Australia all’Antartide, dalla terra del fuoco e la Palestina alla Sardegna, la sua curiosità non conosce sosta: temerario pioniere o avido esploratore trova il suo input vitale nella cattura dei particolari. In essi si incarna tecnica, bravura e creatività. Le sue immagini impressionano come quadri d’autore, comunicano emozioni forti, rivelando il volto di un’isola dalle mille storie. Attraverso scorci di paesaggi ameni, fra incalzanti barche e spumeggianti onde nel mare azzurro rivive l’anima di una terra spesso dimenticata. Franco racconta attraverso il suo obbiettivo il tempo della storia, la vita moderna, luccicante e mondana della costa Smeralda. Con sensibilità esprime l’essen-
za delle feste, delle tradizioni, della quotidianità del popolo sardo. Sacro e profano, tristezza e allegria, racchiusi nel particolare da cui emerge vivido ogni ritratto. Brandelli di vita, storia e identità, scorrono mese dopo mese sulle pagine dei suoi calendari, opere d’arte che congelano in ogni immagine istanti unici e irripetibili, attimi che narrano la magia di una terra capace di concedersi agli occhi dell’inconsueto.
Samugheo. Carnevale 2006
www.francescononnoi.com Porto Cervo. Deluxe 2008
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dal 1946
ROSAS - PRESS & PHOTOGRAPHY Via dei visconti 43/45 - 09131 Cagliari tel.: 070 499698 fax: 070 499698 e-mail: studio@rosaspress.it internet: www.rosaspress.it
Anastasia - 6 anni - Rockstar
30 anni - Medico BaMichela - 51 -anni - Ambulante
Carola - 18 anni - Studentessa
Mettici la faccia!
Angelo - 26 anni - Studente
face@artreport.it
Ba - 51 anni - Ambulante
Rita - 30 anni - Commerciante
Vincenzina - 58 anni - Casalinga
Alessandro - 30 anni - Biologo
Pier Davide - 5 anni - Pompiere
Benedetto - 87 anni - Ex allevatore
Amelia - 29 anni - Ballerina novembreduemilanove
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Gigi Sirigu SULLA RAMPA PER DIFENDERE LA TENACIA DEGLI SKATERS di Bettina Camedda immagini di Roberto Pili
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soli 25 anni, Gigi Sirigu, è considerato uno degli skaters sardi di maggior talento. Lui, abituato ai roller, nel ’99 scopre la passione, quella vera, per la tavoletta grazie a due cugini che gli trasmettono il fascino dello sperimentare in aria, quando corpo, mente e skate si fondono in una cosa sola. È un senso di libertà fatto di concentrazione, responsabilità e determinazione. Tutto il resto? Non esiste. Gigi Sirigu, a distanza di nove anni rivive con noi la Cagliari underground di un tempo, tra vecchi miti e figure di riferimento che hanno caratterizzato il suo percorso di giovane skater fino ad oggi: «mi affascinavano in tanti, per questo ho sempre cercato di apprendere da ognuno di loro. Ci sono stati alcuni in particolare come Mirko, Pellekkia, Alessandro Solinas, Thomas, Zalu, Bruno e in particolare Bizio Frau, che mi sono rimasti impressi. Ognuno con stile e bagaglio di tricks differenti». «Negli anni - ricorda Gigi - ho conosciuto altri skater di potenza che skateravano in passato e hanno ripreso recentemente come Massimo Cubeddu, Walter e Maku-go». E sono sempre i grandi del passato, secondo Sirigu, che continuando a riproporsi e reinventarsi caratterizzano l’evoluzione della scena isolana. «Il collettivo si è evoluto grazie alla tenacia di alcuni skaters che hanno creduto fermamente nello skateboarding fregandosene di qualsiasi
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Gigi mentre effettua un fs indy. Nella pagina accanto in basso a destra mentre si esibisce in un handplant.
moda e di qualsiasi barriera mentale, rispetto all’Europa e al resto del mondo. Dal 2002 la Sardegna è diventata meta di skaters provenienti dallo stivale e dal resto del mondo per i suoi spot suggestivi sia naturali che indoor (N.d.R.skatepark)». «Il movimento deve ringraziare anche le nuove tecnologie come internet, la televisione satellitare e non credo abbia influito in negativo la creazione delle sue nemesi come ad esempio i roller». Roller e skate: due sport differenti, che hanno tanto in comune ma che forse sono segnati da un divario temporale ed evolutivo. «Da quando ho iniziato sino a oggi la scena skate è molto piu diffusa rispetto a quella roller. Ogni giorno si vedono facce nuove, più che altro bambini che si cimentano in questo sport mentre per i roller, secondo me, la scena non cresce e le facce sono sempre le stesse» . E se tutto cambia e si evolve, c’è un messaggio che rimane sempre vivo negli anni, anche per quanti vogliono dedicarsi allo skate e che Gigi ricorda: «skaterate per divertirvi, con costanza e pazienza, e fregatevene degli altri» . www.myspace.com/gigiskate www.myspace.com/gigiskate
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le nostre mani LA PROVINCIA PRODUCE
dal 11 al 22 dicembre 2009
FERT
Fiera Campionaria della Sardegna PADIGLIONE I
dalle 15.00 alle 21.00 dal lunedì al giovedì dalle 10.00 alle 21.00 venerdì, sabato e domenica
PROVINCIA D Assessorato alle A
e il cuore della terra “E seus arribbaus a cinqu” Esti sa de cinqu ‘ortas chi sa Provincia de Casteddu bollid’onai a is sardus de is terras suas sa possibilidadi de si fai biri e conosci; po su chi scinti fai cun is manus insòru po su chi scinti approntai po su gustu nostu! E calli mellus genti de is massaius, de is pastoris, de is maistus de linna e is ferreris e de is chi tessenti cun manus de oru podisti presentai is masserizias e is trabballus insòru? Po custu propositu eus fattu finzas occànnu cust’attobiu. Po fai conosci is artis, is saboris e sa sapienzia de chini treballada ancora cun is manus e su prus de is bortas incrubau a terra, po arringraziai de is prendas chi de issa ndi essinti. S’auguriu miu e de sa Provincia esti chi is giovuneddas e giovuneddus de cust’epoca imparinti e fazzanta insòru is artis chi sa genti nosta sci’ fai; ddu imparinti cun amori e cun umiltadi ca sa mannaria de sa genti si bidi in is cosas prus pitticcas!
S’assessori a “Is Prendas de sa Terra”
Sandru Cancedda de Nurri
PROVINCIA DI CAGLIARI Assessorato alle Attività Produttive
FERT
DI CAGLIARI Attività Produttive
5a Rassegna Agroalimentare e dell’Artigianato rivolta ai produttori di settore
LA PROVINCIA PRODUCE
La pagina di Saffo Modella per un giorno
a cura di Nicoletta Rosas
Paola Paola 24 anni Cagliaritana Dipomata in Lingue Cassiera Colore preferito tutte le tonalità del rosso Sogno nel cassetto viaggio in Giappone Ama V. Van Gogh Adora osservare il cielo nelle notti d’estate
Vulnerabile “L
e donne, lo so, non dovrebbero scrivere: ma io scrivo perché tu possa leggere da lontano nel mio cuore”. Così scriveva intorno al 1800 Marceline DesbordesValmore. Certo, neppure in mille sogni potrei avere la presunzione di scrivere come lei, ma da tempo avvertivo l’esigenza di una mia, seppur piccola, rubrica. Rubrica che desse spazio alle donne, ai loro visi, ai loro corpi, ai loro sorrisi, ai loro sguardi; solitamente occulti, nascosti, proibiti, censurati da assurde credenze o da mariti, genitori e/o fratelli gelosi, ma oserei dire troppo egoisti e prevaricatori. Questa pagina vuole essere una visione improvvisamente lampante, rischiosa, ma non
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più di tanto, poiché non ci vuole del coraggio a mostrare il bello che naturalmente ogni donna esprime attraverso il proprio corpo. Basti pensare alle antichissime statuine di “Dea Madre”, nello specifico la “Venere di Willendorf” del XXII millennio a.C. circa: ebbene il corpo accentua e mette in evidenza i tratti vitali della donna, ventre e seno. La bellezza era una conseguenza del fatto che la donna sovrintendeva alla vita come alla morte. Meravigliosamente appesantita nelle forme ma singolarmente e stupendamente elegante. In questo caso mostrare la nudità del corpo non era né osceno né volgare e tanto meno scandaloso, anzi. In questi anni, invece, non vedo altro
che corpi esposti come carne sui banchi dei macellai. Il corpo femminile è visto o meglio è “guardato” con occhi bramosi e la nudità, quella da esposizione e ostentazione brutale, è osannata e mostrata sotto mille subdole forme di falsa perfezione. Ecco mi piacerebbe essere come “arcobaleno in un temporale”. Mi affascina fotografare e osservare attraverso l’obiettivo donne “pensanti” e dolci, intelligenti e spontanee, ma anche coraggiose e moderne, che affrontano la realtà con coscienza senza paure e vergogna, davanti ad uno o due chili di troppo o davanti ad una ruga o smagliatura. E come scriveva il grande Walt Whitman: “La meraviglia è sempre.”
Sensibile
Gioiosa
LINGUA... in SARDU
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omincia con questo numero la collaborazione di Oreste Pili con Art Report. Oreste Pili, presidente dell’Acadèmia de su Sardu onlus, si batte da sempre per la parità linguistica del sardo con l’italiano, parità finora rimasta solo sulla carta. I suoi articoli per Art Report metteranno in luce la storia recente della lingua sarda, affrontando fatti e argomenti scomodi, come proibizionismo e genocidio linguistico, rispondendo a domande come «quale lingua sarda?», rivelando il rapporto finora intercorso tra lingua e politica, spiegando nei termini giusti i concetti di nazione sarda e bilinguismo reale.
SA LINGUA SARDA DE MUSSOLINI A BERLUSCONI de Oresti Pili
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prima parte
ustu artìculu in sardu de seguru medas piciocus sardus de oi no ddu ant a cumprendi totu, e po ddu cumprendi totu ant a tenni abisòngiu de agiudu, o de parti de unu fueddàriu o de parti de calincunu chi su sardu ddu cumprendit. Ita cosa seus lòmpius a su tretu ca nosu sardus no cumprendeus prus sa lìngua nosta? E ita tocat a fai po dda torrai a cumprendi? A sa primu pedidura arrespundeus arregordendi-sì de sa stòria nosta, torrendi agoa de unus cantu annus, a candu Mussolini, chi fiat lòmpiu a cumandai in su 1922, si fiat destinau de sperdi dònnia cultura chi no fessit s’italiana; e duncas sa cultura e sa lìngua sarda puru. Sa polìtica fascista de sperditziamentu de is culturas no– italianas iat cumprèndiu ca po lompi a su tretu disigiau depiat amarolla intrai e ferri aìnturu de sa scola e duncas at inghitzau a no permiti a is pipius de scola de fueddai in sardu, ma in italianu sceti. A custus pipius, chi maistas e maistus straul-
lànt, sbregungiant e, a bortas, finsas arropànt si sceti narànt unu fueddu in sardu, ddis narànt ca su sardu fiat su dialetu e ca s’italianu fiat sa lìngua e, duncas ca tocàt a fueddai in italianu e ca de fueddai in sardu tocàt a ndi tenni bregùngia. Comenti scieus oi sa lìngua sarda no at acutu a si sperdi me is bint’annus fascistas, ca sa prus parti de is pipius, po malasorti insoru e po sorti de su sardu, no fiat pòtzia andai scola. Ma spaciau su fascismu (1943 in Sardìnnia e 1945 in Itàlia) e intrada sa Repùblica, no at spaciau sa polìtica linguìstica fascista de sperdimentu de su sardu. Po contras cussa polìtica at sodigau de prus ca a s’ora de su fàsciu, mancai chi a cumandai fessint lòmpius is partidus antifascistas, e mancai chi s’artìculu 6 de sa Costitutzioni, bessia in su 1947, naressit ca «La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche». S’òmini no podit sciri ancora cantu funt, ma funt medas, in su tempus de sa Repùblica, is pipias e is pipius straullaus
e arropaus de maistas e maistus, feti po unu fueddu nau in sardu. Fait feli meda a pensai ca perunu ministru, perunu parlamentari, sardu o italianu chi fessit, de calisisat partidu fessit, apat tentu gana o tempus o conca o coru de s’impensamentai de totu su dannu chi fiat fendi una Repùblica democràtica a su pòpulu suu de pipius e de s’incurai de totu is sardus e de sa lìngua insoru. Imprùs tocat a nai ca sa genia chi est andada a scola in su ’50 fiat sa segundu genia chi at connotu su proibitzionismu de sa lìngua sarda me scola, ca sa primu genia, comenti eus nau, est sa de su 1923–1943. Custa genia atotu de su 1923– 1943, imoi bessia manna, e mama de sa genia de su ’50, impasa de curri a agiudai a is fillus, si-nci ghetat issa puru a nai ca no tocàt a fueddai in sardu ma in italianu. Duncas est acontèssiu ca is pipius de su ’50 ant connotu su proibitzionismu no me scola sceti ma, po sa primu borta, finsas in domu!
Fueddàriu/Lessico acontèssiu = accaduto acutu = fatto in tempo agiudai = aiutare amìtia = ammessa apatigai= calpestare, sottomettere arropai = picchiare bessia in su 1947 = entrata in vigore nel 1947 bessia manna = divenuta adulta borta = volta bregùngia = vergogna connotu = conosciuto conca = testa coru = cuore
curri = correre dannu = sciagura destinau (si fiat) = decise fait de prus = è più facile feli = rabbia ferri = colpire fueddàriu = vocabolario fueddu = parola gana = voglia genia = generazione ghetai (si-nci) = decidere impasa de = anzichè impensamentai (si) = preoccuparsi imprus = inoltre incurai (si) = occuparsi
ita cosa = come mai ndi-ddi bogai sa lìngua = toglierle la lingua lòmpius = giunti malasorti (po) nosta, insoru = purtroppo per noi, per loro mancai = nonostante oi = oggi òmini (s’) = si impers. ora (a s’ora de) = ai tempi di pedidura = domanda perunu = agg. nessuno pòtzia = potuta po contras = al contrario sa de su 1923–1943 = quella del 1923–1943
sbregungiri = svergognare sceti= solamente smasciau = cambiato direzione, tornato sui propri passi sodigai = seguitare sorti = fortuna sperdi = sterminare sperdi (si) = estinguersi sperdi(tzia)mentu = sterminio stantargiai = mettere su, decidere straullai = rimproverare tentu = avuto tocat = bisogna tretu = punto
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SULLE TRACCE DELL’AFFASCINANTE ARTE DEL COLTELLO SARDO «In alcune ville scende dal cinto un pendente, cui si aggancia il trafiere o daga o pugnale, corto o aguzzo e bitagliente. I più ora lo ficcano nella cintura, ed altri hanno guaine lucidissime d’ottone, coll’impugnatura di corno»
di Bianca M Locci immagini di Valerio Mereu
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osì si legge nel libro di Antonio Bresciani Dei costumi dell’isola di Sardegna comparati con gli antichissimi popoli orientali, pubblicato nel 1850. La carenza di documenti riguardanti il “coltello sardo” suscita grande interesse e lascia spazio a molteplici ipotesi che avvolgono di mistero la storia delle sue origini, rendendo l’oggetto un manufatto ricco di fascino. Per risalire alla sua possibile nascita, è necessario spostarsi nel tempo, quantomeno di oltre un millennio a. C., ossia l’epoca in cui si sviluppò nell’Isola l’attività metallurgica. Fu attraverso l’estrazione e la fusione dei metalli, infatti, che divenne possibile realizzare armi e attrezzi da lavoro. E chissà che non sia stato proprio un guerriero shardana, al soldo di un potente esercito salpato nel mare nostrum, a lasciare insieme ad affascinanti eredità genealogiche il pugnale appartenente ai pezzi del suo armamentario. Sicuramente i bronzetti nuragici, statuette risalenti all’età del bronzo e arrivate intatte ai giorni nostri, raffigurano capi e guerrieri che portano a tracolla, sul petto o nella cintura, un pugnale, verosimilmente, il progenitore della famosa “leppa”. Ancora in epoca fenicia l’industria metallurgica continuò a rappresentare, nell’isola, una delle più importanti risorse economiche, parimenti durante la dominazione romana si assistette a un florido processo produttivo, per giungere all’età giudicale e oltre la stessa. Ognuna di queste epoche potrebbe fornirci validi indizi per consi-
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derare il coltello sardo un prodotto sviluppatosi lungo il percorso evolutivo delle diverse dominazioni. Con ogni probabilità “s’arresoria”, il cosiddetto coltello, è stata ideata per sopperire alle esigenze di una civiltà basata, in prevalenza, su pastorizia e agricoltura. Proviamo a immaginare i nostri paesi spostandoci anche solo di cento anni: un numero modesto di case, abitazioni basse, muri in pietra, persone riunite intorno al fuoco di un camino che illumina fredde e lunghe sere d’inverno, e fra le mani di un pastore o in“ sa mesa de fai pani” della massaia, nascosta tra la frutta di stagione e “sa cubedda”, “s’arresoria”, regina fra gli strumenti da lavoro. Sarebbe tuttavia riduttivo considerare “il coltello sardo” esclusivamente sul piano funzionale, esso trattiene non a caso un significato che trascende la materia, piuttosto un corrispettivo della funzione simbolica della balentia, categoria concettuale indicatrice, in origine, di qualità positive di virtù. E dunque, “s’arresoria” pratica e fedele, compagna del contadino o del pastore, buona per ogni uso che fosse: tagliare il pane o sacrificare l’agnello, in tempo di pace o in tempo di guerra, è giunta fino ai giorni nostri rappresentando, oltretutto, un oggetto di grande pregio e spesso un pezzo da collezionare. Diversi i paesi dell’isola rinomati grazie all’arte del coltello: Pattada, Guspini e Arbus sono fra questi. Ogni centro si distingue per nomenclatura, forme da realizzare e materiali impiegati. Il fenomeno ar-
tigianale assiste oggi a una fase di riscoperta e coinvolge numerosi centri della Sardegna: nuovi coltellinai, per lo più giovani, si appassionano alla lavorazione del coltello. Dalla materia grezza prendono forma creazioni originali ed eccellenti, pezzi unici per veri intenditori. I coltelli, realizzati interamente a mano, regalano al possessore il pregio dell’unicità: su di essi si applicano manici di corno o ginepro, di ciliegio o corallo, lame
Quando tagliare significa vivere in forma nuova di Maria Letizia Mereu
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ambiare vita e mestiere per il coraggio di sfidare attitudini inespresse sarebbe un sogno per molti di noi. Il maestro Massimo Pisano, 37 anni, di Orroli ci racconta che la sua arte, per ironia della sorte, ha avuto inizio in maniera insolita, vale a dire per scommessa e in forma autodidatta. È di fatto risaputo che il maestro coltellinaio, geloso dei segreti del proprio mestiere, tramanda la professione a beneficio esclusivo degli allievi della bottega. Per Massimo Pisano, tuttavia, le cose sono andate diversamente: «Ho iniziato a costruire coltelli per
lucide e affilate, con riporti in ottone o rame, festonate e decorate in maniera tradizionale o a seconda dell’abilità e dell’estro del cesellatore. E’ attraverso tali riconosciute qualità che il coltello sardo inaugura il suo ingresso in un settore di nicchia, realizzare opere d’arte di simile fattura rappresenta, infatti, un’attività destinata alle sole capacità dei maestri.
Massimo Pisano ritratto nel suo laboratorio mentre controlla l’assemblaggio di un coltello
si presenta innanzi, quale forma sarà più adatta a farne un oggetto di pregio». Reperire i materiali adeguati significa investire denaro in favore della qualità, intendere che un pezzo di ottima fattura va giudicato, non solo in direzione delle prerogative estetiche, ma per le peculiari caratteristiche di cui è composto. Il coltello, invero, quasi del tutto affrancato dall’essere un mero utensile da lavoro, si appresta a diventare sempre più un oggetto da collezione; spiega Massimo Pisano «ciò è dovuto al fatto che le richieste da parte degli acquirenti aumentano in maniera esponen-
posta in gioco con me stesso e per dimostrare a quel maestro del paese accanto, al quale mi rivolsi per chiedere dei consigli su un coltello rotto, che dissuadermi dal tentativo di aggiustare da me l’arnese poteva essere solo un incentivo per mettere alla prova le mie capacità». Tenacia e convinzione hanno spalancato le porte di un avvincente universo di sperimentazione e Massimo Pisano ha deciso di non volervi più rinunciare. «Grazie a quella scommesne arazio Prep lamisa», naturalmente vinta, «si a n u i e d otton è prospettata la soluzione di na di rvirà e s il che far diventare la passione un prire a rico o. ic n mestiere, da lì ho acquistato i a m sso In ba tra macchinari necessari per avis a sin tura di viare un esercizio commercial’affila ma ziale e una la le, e in pochi anni ho messo in principalmente al di piedi un’attività realizzante. Oggi là dell’isola, nello specifico, Tolavora con me persino un giovascana e Valle da Aosta sono le ne allievo, Marco Piras, 24 anni, regioni dalle quali ricevo maggiori che dimostra grande curiosità e richieste di esportazione». voglia di imparare. Le competenUn’incoraggiante testimonianza, ze, del resto, si acquisiscono solo dunque, per un mestiere che ricalcon l’esperienza e l’esperienza, a ca quello dei padri e lascia emersua volta, unicamente con l’impegere con chiarezza il segno di un gno». gusto nascente verso quest’arte, L’arte del coltello, rimarca il matanto antica quanto prolifica. estro Pisano, richiede «grande precisione, fantasia e capacità di comprendere, in base al pezzo che
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INTERVISTA AL REGISTA
di Bettina Camedda immagini Roberto Pili
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leandri dai fiori bianchi e rosa. E dietro il candore dei fiori un lungo muro di cinta. È questo lo scenario che accoglie turisti, abitanti, lavoratori di passaggio che ogni giorno percorrono la statale 195. Lo stesso scenario che ha visto Massimiliano Mazzotta, nell’estate del 2007 mentre andava a Pula, in vacanza. Il suo occhio di fotografo, la sua curiosità di regista impegnato, si sono spinti oltre quel muro che divide Sarroch, paese di 5224 abitanti, dalla Saras S.p.A., fondata da Angelo Moratti nel 1962, una delle più grandi raffinerie del Mediterraneo. La supersite d’Occidente. È nato così “Oil, la forza devastante del petrolio, la dignità del popolo sardo”, un lungometraggio di 77 minuti, interamente autoprodotto, che cattura 40 anni di storia in immagini, voci, suoni e testimonianze di chi vive ogni giorno a stretto contatto con il lato oscuro dell’oro nero. Ambiente, salute, sicurezza sul lavoro: temati-
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Massimiliano Mazzotta, regista del film. In basso un particolare della raffineria. Nella pagina affianco un’immagine scattata da Andrea Manunta, un ex operaio dello stabilimento.
Durante le prime interviste dovevo inquadrare il muro o per terra perchè alcuni avevano paura di parlare
che forti affrontate nei due anni di lavorazione del film-inchiesta che è valso il premio per il miglior documentario italiano e la menzione speciale di Legambiente a “Cinemambiente” di Torino e miglior documentario ex-equo all’Ecologico Film Festival nel Salento. Incontriamo Massimiliano Mazzotta a Sassari, prima della proiezione di Oil. Come è strutturato Oil? Oil è stato un grande lavoro di ricerca sia per quanto riguarda le leggi che i dati medici e scientifici. È suddiviso in capitoli: ambiente, salute, in cui è presente il Professor Biggeri, sicurezza e un capitolo dedicato alla Polimeri Europa (ENI), perchè lì non c’è solo la Saras. Forse la chimica è anche peggio di quello che tira fuori l’impianto di raffinazione. Nel film ho preferito non citare numeri perchè credo che l’immagine sia più forte rispetto al dato: l’immagine parla da sé perchè resta impressa. Il dato rilevante è che nessuno ha mai contestato quanto viene detto. A proposito di immagine, nella locandina del film hai utilizzato una foto simbolo. La foto con il pastore che indossa la maschera antigas è stata scattata da Andrea Manunta, un operaio che ha lavorato per 30 anni nello stabilimento, morto all’età di 48 anni di
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adenocarcinoma stenosante del cardias. Andrea fece quello scatto per un concorso fotografico. Era già un fotografo perchè la foto è stata pensata, nell’l’abbigliamento, nella posa, e così nello sfondo. Se non avesse fatto l’operaio, perchè doveva essere così, forse avrebbe fatto il fotografo e magari non sarebbe morto così giovane. Nel film-documentario sono presenti numerose testimonianze: alcuni operai della Saras, abitanti di Sarroch, politici e soprattutto i parenti dei lavoratori che hanno perso la vita per gravi malattie tumorali. È stato difficile abbattere “il muro di silenzio” tra la gente? Durante le prime interviste dovevo inquadrare il muro o per terra perchè alcuni avevano paura di parlare, poi dopo aver visto altri che lo facevano, molte persone si sono fatte coraggio e hanno rilasciato l’intervista a volto scoperto. Nei due anni di lavorazione ho avuto modo di conoscere quasi tutti gli abitanti di Sarroch e con me sono stati sempre gentili e disponibili. A volte erano gli uomini i più reticenti, quelli che lavorano in raffineria. Le donne no, sono sempre state più coraggiose, una volta che avevano capito di potersi fidare tiravano fuori tutti i problemi, con franchezza, ed erano anche le più incazzate.”
Quanto può incidere la comunicazione delle multinazionali nella popolazione? La comunicazione si studia a tavolino. Quando avverrà il cambio generazionale, che sicuramente sarà un processo lungo, cambierà anche il modo di pensare rispetto alle persone che oggi lavorano nei complessi petrolchimici, perchè i ragazzi sono mentalmente più aperti, hanno studiato, parlano diverse lingue, hanno una cultura. Questo concetto si supererà solo combattendo con le loro stesse armi. Nessuno nel documentario ha detto che la Saras deve chiudere, perché tutti sono consapevoli che se non c’è più l’impianto petrolchimico metti a terra più di 5000 famiglie. C’è quindi anche un problema di disinformazione? C’è grande disinformazione tra i ragazzi delle ditte esterne che lavorano nello stabilimento. Ad esempio, in uno stabilimento petrolchimico si hanno due rilevatori, uno per l’H2S uno per il CO2. Ho chiesto ad un ragazzo a quanti PPM si deve lasciare il posto di lavoro quando uno dei due suona e lui ha risposto “boh, mi sa 12, 24 non so. A volte è arrivato anche a 300”. Parlando con un ingegnere ho scoperto che il limite è 5-10 PPM (ndr. parti per milione). Ben diverso da quello che diceva il ragazzo.
Una delle soddisfazioni maggiori è stata sapere che un ragazzo, dopo aver visto il documentario, appena i PPM sono arrivati a 10, ha lasciato il posto di lavoro come di regola dovrebbero fare tutti ogni volta che si supera il limite. A mio avviso c’è un problema di comunicazione con i lavoratori delle ditte esterne. Per questo motivo nel documentario ho cercato di rendere note più informazioni possibili e nel modo più semplice. Si è parlato di censura, di ritorsioni, di divieti di proiezione in Sardegna e non solo. Di personaggi importanti che rilasciano dichiarazioni e che poi ti citano per diffamazione. Quanto c’è di vero? Posso dirti che una giornalista di un’emittente televisiva mi ha fatto un’intervista che poi è stata censurata così come è accaduto per la proiezione di Oil ad Arenzano (GE) e a Cagliari A Sarroch il film è stato proiettato nel bar “Tre Piramidi”. Durante le riprese però alcune persone mi hanno fatto capire che stavo rischiando. Molte persone hanno avuto paura di comparire nel film o solamente di parlarmi, per via delle ritorsioni a livello professionale e personale.
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La Sardegna scende in piazza
di Bettina Camedda
D
immagini Roberto Pili
ieci, cento, mille voci di uomini e donne, di giovani e adulti, insieme per gridare la loro rabbia. Divisi dalle tematiche ma uniti nella lotta per il rispetto dei diritti che sono propri di ogni individuo. Senza distinzioni. Nei mesi di settembre-ottobre sono state diverse le manifestazioni svoltesi a Cagliari.
Da sinistra in senso orario: manifestazione contro il razzismo, manifestazione dei precari della scuola, manifestazione studentesca contro la riforma della scuola.
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ra le numerose manifestazioni: 17 settembre. Manifestazione del personale docente e ATA per la difesa della scuola pubblica e del diritto al lavoro, organizzata dal Comitato Precari Scuola Cagliari. In piazza per una scuola democratica, per il diritto degli alunni disabili ad avere assistenza e formazione adeguate, contro i tagli al personale e la chiusura delle scuole dei piccoli paesi. 9 ottobre. Manifestazione studentesca “Diamogli una lezione” contro una conoscenza in vendita, per rivendicare il diritto allo studio. 17 ottobre. Manifestazione regionale “No al razzismo” organizzata dal Comitato 17 ottobre Sardegna contro la politica di respingimento del Governo e a favore del diritto di asilo per rifugiati e profughi insieme alla richiesta di chiusura definitiva del centro di accoglienza di Elmas.
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no scenario ricco di colori, di voci che si uniscono nel gridare vari slogan come “No al razzismo, i diritti non hanno confini”; “Studiamo, il nemico non si combatte con l’ignoranza” e ancora “Lavori per anni a tempo determinato e di punto in bianco sei licenziato”. Voglia di cambiare, voglia di avere un mondo dove non si debba sopravvivere ma vivere.
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La Parola ai lettori Parole, frasi che prendono forma su un foglio bianco, pensieri e storie che spesso cercano uno spazio che non trovano, opinioni che meritano di essere conosciute. Fatte volare le vostre idee. Scrivete ad agenda@artreport.it specificando nome, cognome e numero di telefono
i? Diversi da ch si a brutta malattia che
vergognosamente bocciata. proposta di legge è stata o alità. Le motivazioni son ion tuz un osti , inc Bocciata per C’è un virus in Italia , se non enma flu om l’in è Ins i. Non ant io. cci d’ol hia ia insieme ridicole e agg ere. sta diffondendo a macch che tragico, ci sarebbe da rid tia molto più subdola, fosse che il momento è za suina. E’ una malat gli che questa e, e son ien per sost di to” ria ina ego um cat “ill e Qualche politico colpisce una particolar ge le perché discrimina gli sola malattia che distrug legge è anticostituziona ignoranti . E’ questa la . bia ofo in questo modo un osso l’om : che etto e aff cisc è San ne eterosessuali. la vita di chi non re esse ad ti tua rebbe di più di un osso abi o var son le e ich rotto ad un omosessua ? In Italia i gay e le lesb ti etta acc i cas dei Ma ci prendono in giro migliore rotto ad un eterosessuale. derisi, ridicolizzati , e nel importante più sia che e sar pen di Nessuno si sogna “con riserva”. lanessun delinquente a una vera e propria esca piuttosto che un altro. Ma osso un o Ma ultimamente, c’è stat son li il solo motivo sua per a persona ressioni agli omoses si sogna di aggredire un tion di violenza, le agg . più o tan con si che è eterosessuale. oall’ordine del giorno, non oto oltre, paragonando, verg una vera e propria verg Qualcun altro si è spin In tante città si è aperta con , alla pedofilia. ?) esto chi ’inc da all erso lità div a sua (m oses gnosamente, l’om gnosa caccia al “diverso” nsti disgustosi paragoni, davanti ai luoghi freque terebbe, per sconfiggere que Bas re spedizioni e appostamenti poi ono loro no. Pur di affossa omosessuali. Segu andare su wikipedia. Ma tati abitualmente dagli resagg e pri pro to. e e tut ver di e ati ce nac la legge si sono invent quasi sempre insulti, mi a legge necessaria, per un Paese civile. Era una buona legge, un il sioni fisiche, indegne di sti que re ina arg di e violenza, per far uscire di car cer ata per ond arginare questa va, Ci sarebbero vari modi tro ad si ole cui scu in le ale nel tur are cul pio, and Paese da questo medioevo sse comportamenti. Per esem e e il o composto da una cla ai ragazzi l’accettazion grazie ad un parlament insegnare ai bambini e sua e arretrata, oses ent alm l’om tur che cul o lor sa, e stes gar se spie politica avvitata su di rispetto per gli altri, e la Vaticano, incapace quindi , ma una direzione del totalmente asservita al lità non è una malattia e com e avanti , per stare ent in ttam ino esa sett o), pas ent o tam col ien pic a fare un seppur propria sessualità (or di o d’Europa, ma con un questo, un semplice atto passo, non dico con il rest al l’eterosessualità . Sarebbe e. rsi ini nom def sto di que de degna di se che preten qualunque democrazia civiltà, doveroso in un Pae la ettare da una società dal asp e dev si . ci ile” a “civ cos o E appunt com bam dei ai ce pia are egn com ins si si devono morale, che tollera e pia dop ircif Ma non si può fare. Non me a ali che i l’It uomini politic perché. Forse perché portamenti indecenti di allidi bini queste cose. Chissà squ isce ne, sub don le che del ndo po mo cor co al cano e fanno affari sul giudice è l’unico Paese democrati to pedofilia, ma si erge a ingerenza di un altro Sta personaggi in odore di l’assurda e intollerabile della popote par a un di i ual sess dei comportamenti estero: il Vaticano. è a occidentale l’omofobia lazione? In tutti i Paesi dell’Europ efgi leg e endere niente. In questo grazie a campagne Niente, non ci si può att duramente combattuta e son per le o can e incattivito, gli unici edu si modo se degradato, involgarito Pae , ficaci. Anche in questo po libero sono coloro che etto per altri.. a vincere e ad avere cam all’accettazione e al risp po’ dando raun agg rsi le erti tra div uca di rod no int ido magari per noia, dec Fare una buona legge che ti nome di una presunta messi «per finalità ineren cia agli omosessuali, in cac la vanti dei reati i fatti com e ual discriminazione sess “normalità”. all’orientamento o alla ente , nell’insultare e picchiareato», sarebbe un deterr dal esa off a a ci sia di normale poi son Cos della per di e, luc di ale ahimè, non ce lo sanno nti , e un segn re gay, lesbiche e trans, per gli stupidi, gli ignora la con re vive con e dev rno spiegare. speranza per chi ogni gio ito. Cathy Palmas umiliato, insultato, aggred paura costante di essere sta que fa alla camera Ebbene qualche settimana
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Nel prossimo Numero
Sospeso da terra, racchiuso in una teca, respira profondamente sognando l’infinito un piccolo uomo. VII Cielo è un’opera dei santissimi, che fino al 22 novembre è rimasto esposto al Lazzaretto di Sant’Elia a Cagliari. Inconteremo nuovamente per voi gli autori per parlare delle loro opere e per conoscerli meglio.
Breakdance The Ormus Force Patchanka L’energica musica dei “Centofuochi” Jazz Reportage sull’ EuropeanJazzExpò Hip Hop La musica dei “The green peps” di Nacho e Mattaman Arte in strada “Schizzo” : un giovane giocoliere polivalente
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LA SARDEGNA RIPARTE
DA CASA TUA
Ecco cosa si può fare con il piano per il rilancio dell’edilizia
Strategie efficaci per uscire dalla crisi
Un’occasione per rinnovare il patrimonio edilizio
Pochi giorni fa la Regione Sardegna ha approvato una legge importante per le famiglie, le imprese, l’economia, per le nostre città e paesi. Questo opuscolo nasce per illustrare con semplicità alcune delle numerose potenzialità di questa legge innovativa. Al centro dell’intervento della Regione Sardegna c’è la casa, il luogo che ci è più caro e al quale teniamo di più. L’obiettivo della nuova Legge è riportare l’entusiasmo nelle famiglie e restituire dinamismo all’economia. Come? Anzitutto attraverso regole chiare e uguali per tutti. Gli artigiani, le aziende grandi e piccole, le imprese edili, l’intera operosità dell’isola si rimette in moto per creare nuovi posti di lavoro, per assicurare una migliore qualità della vita. Il “Piano Casa” restituisce una speranza e una prospettiva ai tanti sardi che nella loro terra hanno scelto di vivere.
La legge nota come “Piano Casa” concepita per dare respiro ad un’economia sofferente, con un forte impulso alla ripresa del settore edile, promuove una complessiva riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, incoraggiando il miglioramento della qualità architettonica e abitativa e dell’efficienza energetica dello stesso. Le azioni consentite sono pesate in virtù del diverso grado di sensibilità degli ambiti territoriali e delle vocazioni che ciascuno di essi esprime, perché questa legge vuole essere una occasione per meglio caratterizzare le specificità dei nostri paesaggi, in perfetta coerenza con le disposizioni del Codice Urbani e con i principi sanciti dalla Convenzione europea del paesaggio. Così nell’agro si finalizzano gli interventi al potenziamento delle strutture produttive esistenti; sulla costa si incoraggia l’arretramento delle funzioni residenziali e si incentiva il completamento della dotazione di servizi delle strutture ricettive per rendere l’offerta più competitiva. Nei centri storici vengono premiati gli interventi, su immobili risalenti a meno di 50 anni fa, volti ad eliminare ciò che stride con il contesto per ricostruirli in sintonia con esso. Per venire incontro alle situazioni di disagio abitativo sono previste misure dedicate agli immobili che costituiscono prima casa e hanno superficie inferiore a 95 metri quadrati nonché riduzione degli oneri concessori. Sono state previste ulteriori premialità per quelle azioni che intervengono sensibilmente sul contenimento dei consumi energetici anche attraverso il ricorso a fonti di energia rinnovabili. L’Assessore degli Enti locali, Finanze e Urbanistica
Il Presidente della Regione Autonoma della Sardegna Ugo Cappellacci
Gabriele Asunis
Per approfondimenti: www.regione.sardegna.it www.sardegnaterritorio.it
Zone turistiche Immobili residenziali Casa/Villa Pluripiano Casa a schiera
Centri abitati
Ampliamento Con risparmio io possibile di energia
Immobili residenziali
(almeno 15%)
In fascia costiera
(entro 300 m dalla battigia) solo per case uni-bifamiliari (1)
+20%
+30%
Edifici pluripiano Case a schiera in lotto unitario
+14%
+2 21 1%
+30%
Esempio in centro storico SE SI DISPONE DI UN'ABITAZIONE IN EDIFICIO MONOFAMILIARE EDIFICATA NEL 1980 DI 150 MQ (2)
+10%
Posso realizzare un ampliamento pari a 20 mq (2)
SE SI DISPONE DI UN'ABITAZIONE IN AREA TURISTICA DI 100 MQ (2) DISTANTE 3 KM DAL MARE
(2)
+20%
Nei centri storici (zona A) l'immobile deve avere meno di 50 anni
Esempio in area turistica a
(1)
(almeno 15%)
Edifici uni-bifamiliari
Vicino al mare (tra 300 m. e 2 Km dalla battigia)
Ampliamento Con risparmio possibile di energia
Posso realizzare un ampliamento pari a 30 mq (2)
In sopraelevazione o come corpo aggiunto
In sopraelevazione o come corpo aggiunto
previa valutazione positiva della Commissione regionale per il paesaggio e la qualità architettonica le superfici sono calcolate considerando un’altezza media del solaio/copertura di 3 m
Attività produttive
Demolizione e ricostruzione
Immobili
Demolizione di immobili ad uso
Ampliamento Con risparmio possibile di energia (almeno 15%)
Ad eccezione degli immobili localizzati in zona turistica F nella fascia dei 300 metri
Residenziale Turistico- ricettivo
+20%
+30%
Produttivo
Ricostruzione
Incremento autorizzato
con rispetto dei parametri energetici (d. lgs 192/2005)
+30%
con riduzione di almeno il 10% sui parametri energetici (d. lgs 195/2005)
+35%
Aree extraurbane Prima casa
Ampliamento Con risparmio possibile di energia (almeno 15%)
Edifici uni-bifamiliari Edifici pluripiano Case a schiera in lotto unitario
Immobili Ampliamento per attivitĂ possibile turistico-ricettive Servizi alberghieri
+26%
+39%
Solo in zone B e C (esclusi i centri storici) per superfici fino a 95 mq
Esempio in zona urbana, zone B o C SE SI DISPONE DI UN'ABITAZIONE USO PRIMA CASA DI 90 MQ (2) IN EDIFICIO PLURIPIANO effettuando interventi per un risparmio energetico pari ad almeno In sopraelevazione il 15%
(di cui il 50% da destinare a servizi)
Con risparmio di almeno il 25% di energia (di cui il 50% da destinare a servizi)
+20%
+30%
Edifici ad uso residenziale
Costruzioni ad uso agro-silvo-pastorale
(case, fattorie)
In fascia costiera
0%
+10%
(ovili, granai, depositi)
(entro 300 m dalla battigia) (1)
Vicino al mare (tra 300 m e 2 km dalla battigia)
+10%
+10%
Indipendentemente dall’uso Nell’entroterra
In fascia costiera (entro 300 m dalla battigia) (1) (solo da destinare ai servizi e non verso il mare)
Aree rurali
+10%
(oltre 2 km dalla battigia)
+20%
Esempio in area agricola
Posso realizzare un ampliamento pari a 35 mq (2)
SE SI DISPONE DI UN'ABITAZIONE DI CAMPAGNA DI 150 MQ (2) DISTANTE 5 KM DAL MARE Posso realizzare un ampliamento pari a 30 mq (2)
In sopraelevazione o come corpo aggiunto
Demolizione in zone di pregio D vicino a siti di valore storico, ambientale, architettonico archeologico in aree di particolare valore paesaggistico sulla fascia costiera (se si tratta di abbattere volumi incongrui)
Ricostruzione in altra area
con trasferimento della volumetria su un'altra area compatibile; cessione gratuita al Comune del lotto originario; riduzione almeno del 10% sui parametri energetici (d. lgs 195/2005) con riduzione almeno del 15% sui parametri energetici (d. lgs 195/2005)
Incremento autorizzato +40%
+45%
Maggiori ampliamenti per chi è più attento al risparmio energetico ed al rispetto dell’ambiente Gli incentivi volumetrici sono finalizzati alla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente anche e soprattutto in riferimento al miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici, all’uso razionale dell’energia ed all’impiego di fonti rinnovabili. Infatti, sia per gli interventi di ampliamento che per quelli di demolizione e ricostruzione la possibilità di maggiori ampliamenti è legata al contenimento dei consumi energetici. Il tutto certificato attraverso l’Attestato di Certificazione Energetica (ACE) redatto secondo le Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici.
In generale per conseguire una maggiore efficienza energetica è necessario agire su più fronti: migliorare le prestazioni energetiche dell’intero involucro edilizio impiegare tecnologie impiantistiche ad elevata efficienza energetica ricorso a fonti di energia rinnovabile Le prestazioni energetiche dell’involucro possono migliorarsi coibentando tutte le superfici murarie esterne, verticali ed orizzontali, impiegando infissi dotati di profili a taglio termico e vetrate isolanti (vetrocamera con lastra bassoemissiva). Per gli impianti l’efficienza può ottenersi impiegando macchine ad elevate prestazioni ie come, per esempio, pompe di calore o caldaie e a condensazione. Per le pompe di calore, ove possibile, devono preferirsi quelle del tipo acqua-acqua o geotermiche. etto di Il ricorso alla cogenerazione rientra nel concetto impianti efficienti. Il ricorso a fonti rinnovabili, previsto obbligatoriamente dal DPR 2 aprile 2009 n° 59,, costituisce ulteriore elemento essenziale per il ’edificio conseguimento dell’efficienza energetica dell’edificio. Chiunque intenda migliorare le prestazioni energetiche della propria abitazione deve far predisporre una indagine energetica che determini il fabbisogno di energia allo stato attuale, successivamente occorre predisporre un progetto per i lavori necessari al conseguimento dell’efficientamento energetico richiesto. I risultati di ciò dovranno essere certificati attraverso ACE. La diagnosi energetica, il progetto di riqualificazione e il successivo rilascio dell’Attestato di Certificazione Energetica, devono essere eseguiti da tecnici qualificati.
Domande e risposte
Ho una casa indipendente in città. Cosa posso fare?
Puoi incrementare la volumetria dell’unità immobiliare del 20% nel rispetto delle disposizioni in materia di risparmio energetico. Cosa si intende per incremento di volumetria del 20%? Si intende la realizzazione di un nuovo volume (o in sopraelevazione o in corpi aggiunti) per es. in un’abitazione di circa 100 mq, si può realizzare sostanzialmente una stanza in più di circa 20 mq. Quando deve essere completata l’unità immobiliare per poter effettuare l’ampliamento? Entro il 31 marzo 2009. Cosa devo fare per realizzare l’ampliamento? Devi rivolgerti ad un tecnico che redige il progetto e predispone i documenti necessari per la Denuncia di Inizio Attività (DIA) al Comune, che va presentata 30 giorni prima dell’inizio dei lavori. Se la casa è in centro storico posso intervenire? Sì, se l’immobile è realizzato da meno di 50 anni. Ho un negozio, cosa posso fare? Puoi incrementare la volumetria dell’unità immobiliare del 20% nel rispetto delle disposizioni in materia di risparmio energetico. Ho una casa per le vacanze al mare nella fascia dei 300 m, cosa posso fare? Puoi incrementare del 10% la volumetria esistente. Ho una casa in campagna oltre la fascia dei 2000 m dal mare, cosa posso fare? Puoi aumentare del 20% la volumetria esistente. Nel realizzare l’ampliamento di una casa indipendente devo rispettare le distanze dagli altri edifici ? Sì, quelle riportate nel codice civile. Posso godere di incrementi superiori al 20% nel caso di ampliamento di un edificio?
Oltre alla premialità in termini volumetrici tali interventi comportano: un miglior comfort ambientale un contenimento dei consumi di energia primaria una economia di gestione dell’unità immobiliare un contenimento delle emissioni di gas climalteranti un miglioramento delle condizioni ambientali
Sì, gli ampliamenti possono arrivare al 30% nel caso in cui di contenimento di almeno del 15% delle prestazioni energetiche, ovvero qualora risulti che l’immobile rispetta le vigenti disposizioni in materia di risparmio energetico.
Procedure semplici per gli ampliamenti
Sì, in sopraelevazione a certe condizioni, e nei singoli piani se l'intervento si armonizza con il disegno architettonico complessivo dell'edificio.
Gli interventi di ampliamento, ad eccezione di quelli nei centri storici e nella fascia dei 300 metri per zone E ed F, possono essere facilmente iniziati a seguito di DIA (Denuncia di Inizio Attività) da presentare al Comune di appartenenza entro 18 mesi dall’entrata in vigore della legge (data di pubblicazione nel BURAS). Per gli interventi di demolizione e ricostruzione come per gli ampliamenti in centro storico e nella fascia dei 300 m per zone E ed F, è necessario richiedere al Comune la concessione edilizia. Ricevuta la concessione la comunicazione di inizio lavori deve avvenire entro 18 mesi dall’entrata in vigore della legge. I lavori devono comunque essere ultimati (da data di comunicazione fine lavori) entro 36 mesi dall’entrata in vigore della legge.
Gli incrementi volumetrici sono ammessi anche nel caso di edifici condominiali?
Ho una vecchia casa in città, pericolante, posso demolirla e ricostruirla? Sì, a condizione che l’immobile sia stato realizzato anteriormente al 31.12.1989, l’incremento volumetrico possibile è addirittura del 30%, a condizione che nella ricostruzione si rispettino le disposizioni in materia di risparmio energetico. Gli incrementi volumetrici in caso di demolizione e ricostruzione si applicano anche agli edifici in centro storico? Sì, se l’immobile è realizzato da meno di 50 anni. Progetto di comunicazione e realizzazione infografica