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L IN APERTURA Stefano Castelli Tutto Goya in Svizzera

Tutto Goya in Svizzera

Stefano Castelli

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opo l’allagamento orchestrato da Olafur Eliasson, i capolavori di Goya. Se l’alternanza e il confronto tra arte contemporanea, moderna e di fine Ottocento è uno dei punti caratterizzanti della programmazione della Fondation Beyeler, la scelta di tornare più indietro nel tempo con una monografica su Francisco Goya (Fuendetodos, 1746 − Bordeaux, 1828) non è affatto casuale.

L’artista spagnolo può essere infatti considerato un iniziatore della modernità, uno degli inventori se non l’inventore della figura dell’artista moderno: colui che, anziché muoversi (anche con la massima inventiva) nell’ambito dei canoni, lascia libero spazio al suo genio.

La mostra, che viene annunciata come “una delle più importanti realizzate fin qui su Goya”, è organizzata in collaborazione con il Prado e comprende settanta dipinti e cento tra disegni e incisioni. Il curatore dell’antologica Martin Schwander, da noi intervistato, segnala tra le opere che valgono il viaggio a Basilea le otto scene di genere e storiche giunte dalla collezione del Marqués de la Romana, i quattro pannelli con scene di genere dalla Real Academia de Bellas Artes de San Fernando di Madrid, Maya y Celestina al balcón e Majas al balcón (entrambe datate 1808-12), il ritratto della Duchessa d’Alba (1795) e la Maja vestida (1800-07), oltre alle scene di genere di piccolo formato provenienti da collezioni private spagnole.

TEMI E SOGGETTI DI GOYA

Il fatto di cogliere tutte le varie facce della produzione di Goya, spesso considerate ed esposte separatamente, è uno dei punti d’interesse della mostra. Allestire una ricognizione ad ampio raggio, con opere raramente esposte o difficili da vedere perché riunite in collezioni private, permette di considerare con dovizia di particolari alcuni spunti che attraversano la sua produzione: l’autorappresentazione da parte dell’artista, attraverso la presenza di diversi autoritratti, oppure la rappresentazione secondo codici inusitati per l’epoca della figura femminile.

“Le celeberrime Maja, spesso raffigurate in dipinti decorativi di genere (compresa l’opera giovanile di Goya ‘Pradera de San Isidro’), rappresentavano una nuova classe di donne lavoratrici che intendeva conservare le libertà duramente conquistate, fatto espresso tra l’altro tramite uno stile che ben presto fu imitato dall’aristocrazia”, dice Schwander a proposito del complesso rapporto tra donne e uomini catturato da Goya.

“Nei suoi dipinti, Goya – anch’egli figura dell’Illuminismo con idee moderne e progresfino al 23 gennaio GOYA

a cura di Martin Schwander Catalogo Hatje Cantz Verlag / Ediciones El Viso FONDATION BEYELER Baselstrasse 77 – Riehen fondationbeyeler.ch

in alto: Francisco Goya, El Aquelarre (part.), 1797-98. Olio su tela, 43x30 cm. Museo Lázaro Galdiano, Madrid

a destra: Francisco Goya, La Maja vestida, 1800-07. Olio su tela, 95x190 cm. Museo Nacional del Prado, Madrid © Photographic Archive. Museo Nacional del Prado, Madrid siste in ogni campo della sua vita – esplorò il ruolo delle donne, il loro status e i loro obiettivi, il loro diritto all’uguaglianza e allo studio. Ciononostante, in quanto artista fortemente legato allo studio e alla rappresentazione della natura umana, Goya fu portato a mostrare anche ogni tipo di ‘vizio’ – sia degli uomini sia delle donne – con lo stesso distacco obiettivo. La malafede, la crudeltà, l’ignoranza e la vanità delle donne venivano descritte con la stessa durezza critica utilizzata nel caso dei misfatti degli uomini”.

Dipinti e incisioni sono due aspetti fondamentali e complementari di Goya: come vengono messi in rapporto nella mostra questi due lati della sua produzione? “Nella selezione di lavori e nel modo di presentarli, la mostra alla Fondation Beyeler si pone l’obiettivo di valorizzare la totalità dell’opera di Goya, tutta la sua complessità e la sua ambiguità, facendole emergere dall’abbondanza e varietà della sua

opera. Solo affiancando i suoi lavori realizzati nelle diverse tecniche (dipinti, disegni e incisioni), dando un’eguale attenzione alle molte sfaccettature dell’artista, diventa possibile cogliere la ricchezza unica e la varietà del suo mondo. Molte persone sono colpite e affascinate maggiormente proprio da disegni e incisioni, meno spesso esposti: questi tipi di lavori rivelano un Goya molto intimo e personale. Ed è proprio nei suoi disegni tardi che Goya restituisce impressioni tratte dalla sua vita quotidiana e dai suoi incubi, esprimendo così la sua modernità”, prosegue Schwander.

MODERNITÀ ANTE LITTERAM

Il ruolo di anticipatore di Goya è dunque al centro della lettura che la mostra dà della sua opera. Pablo Picasso, Joan Miró, Francis Bacon, i surrealisti, Marlene Dumas e Philippe Parreno (Orano, 1964) sono tra gli artisti moderni e contemporanei che il curatore indica come suoi ammiratori ed “eredi”. E l’affinità di Parreno con Goya viene approfondita con un’opera realizzata appositamente dall’artista franco-algerino, proposta alla Beyeler in concomitanza con la mostra. Esplicitando una poetica allo stesso tempo analitica e immaginifica, nel suo film, La quinta del sordo, Parreno esplora con inquadrature ravvicinate, accurate e soggettive le Pinturas negras, allucinato ciclo di dipinti murali che Goya realizzò sulle pareti della sua casa di campagna, attualmente esposti al Prado. Oltre all’iconografia di Goya, il film ne esplora in un certo senso il mito; la dimensione è quella del grottesco, tra sogno e incubo, memoria, osservazione e trasfigurazione.

Verificare le assonanze tra un autore come Goya e gli alfieri della più avanzata ricerca con-

1746

Nasce a Fuentetodos

1763/74

Primo soggiorno a Madrid

1769

Trasferimento a Roma per approfondire lo studio del disegno

1771

Prima commissione pubblica a Saragozza

1780

Viene accolto nella Real Academia de San Fernando

1786

Viene nominato pittore di corte

1793

Perde l’udito

1795 ca.

Dipinge la Maja desnuda

1797 ca.

Inizia la serie dei Capricci

1810/20

Realizza i Disastri della guerra

1828

Muore a Bordeaux temporanea come Parreno non è un’operazione di confronto iconografico. Cogliere le affinità di un anticipatore quale Goya con autori di molto successivi, sottolineare cosa differenziò un innovatore come lui dal suo contesto storico, non smentisce affatto che nel passaggio dall’arte antica a quella contemporanea sia avvenuto un cambio di paradigma. Indica come la transizione non fu immediata né istantanea, ma avvenne anche grazie a pionieri come Goya, che gettarono le basi, pure filosofiche, per la definitiva nascita dell’artista “liberato” e autonomo.

IL PROGRAMMA DELLA FONDATION BEYELER

Oltre alla mostra su Goya e al video a lui ispirato di Parreno, la Fondazione propone anche Close-up (fino al 2 gennaio), rassegna tutta al femminile che copre un arco temporale dal 1870 a oggi riunendo le opere di nove artiste: Berthe Morisot, Mary Cassatt, Paula Modersohn-Becker, Lotte Laserstein, Frida Kahlo, Alice Neel, Marlene Dumas, Cindy Sherman, Elizabeth Peyton. Già definito il programma per il 2022: dal 23 gennaio al 22 maggio arriverà a Basilea l’imponente mostra itinerante dedicata a Georgia O’Keeffe, mentre dal 5 giugno al 9 ottobre sarà la volta di Piet Mondrian.

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