Artribune #63

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IN APERTURA / GOYA / BASILEA

Tutto Goya in Svizzera Stefano Castelli opo l’allagamento orchestrato da Olafur Eliasson, i capolavori di Goya. Se l’alternanza e il confronto tra arte contemporanea, moderna e di fine Ottocento è uno dei punti caratterizzanti della programmazione della Fondation Beyeler, la scelta di tornare più indietro nel tempo con una monografica su Francisco Goya (Fuendetodos, 1746 − Bordeaux, 1828) non è affatto casuale. L’artista spagnolo può essere infatti considerato un iniziatore della modernità, uno degli inventori se non l’inventore della figura dell’artista moderno: colui che, anziché muoversi (anche con la massima inventiva) nell’ambito dei canoni, lascia libero spazio al suo genio. La mostra, che viene annunciata come “una delle più importanti realizzate fin qui su Goya”, è organizzata in collaborazione con il Prado e comprende settanta dipinti e cento tra disegni e incisioni. Il curatore dell’antologica Martin Schwander, da noi intervistato, segnala tra le opere che valgono il viaggio a Basilea le otto scene di genere e storiche giunte dalla collezione del Marqués de la Romana, i quattro pannelli con scene di genere dalla Real Academia de Bellas Artes de San Fernando di Madrid, Maya y Celestina al balcón e Majas al balcón (entrambe datate 1808-12), il ritratto della Duchessa d’Alba (1795) e la Maja vestida (1800-07), oltre alle scene di genere di piccolo formato provenienti da collezioni private spagnole.

D

TEMI E SOGGETTI DI GOYA

Il fatto di cogliere tutte le varie facce della produzione di Goya, spesso considerate ed esposte separatamente, è uno dei punti d’interesse della mostra. Allestire una ricognizione ad ampio raggio, con opere raramente esposte o difficili da vedere perché riunite in collezioni private, permette di considerare con dovizia di particolari alcuni spunti che attraversano la sua produzione: l’autorappresentazione da parte dell’artista, attraverso la presenza di diversi autoritratti, oppure la rappresentazione secondo codici inusitati per l’epoca della figura femminile. “Le celeberrime Maja, spesso raffigurate in dipinti decorativi di genere (compresa l’opera giovanile di Goya ‘Pradera de San Isidro’), rappresentavano una nuova classe di donne lavoratrici che intendeva conservare le libertà duramente conquistate, fatto espresso tra l’altro tramite uno stile che ben presto fu imitato dall’aristocrazia”, dice Schwander a proposito del complesso rapporto tra donne e uomini catturato da Goya. “Nei suoi dipinti, Goya – anch’egli figura dell’Illuminismo con idee moderne e progres-

fino al 23 gennaio

GOYA

a cura di Martin Schwander Catalogo Hatje Cantz Verlag / Ediciones El Viso FONDATION BEYELER Baselstrasse 77 – Riehen fondationbeyeler.ch

in alto: Francisco Goya, El Aquelarre (part.), 1797-98. Olio su tela, 43x30 cm. Museo Lázaro Galdiano, Madrid a destra: Francisco Goya, La Maja vestida, 1800-07. Olio su tela, 95x190 cm. Museo Nacional del Prado, Madrid © Photographic Archive. Museo Nacional del Prado, Madrid

siste in ogni campo della sua vita – esplorò il ruolo delle donne, il loro status e i loro obiettivi, il loro diritto all’uguaglianza e allo studio. Ciononostante, in quanto artista fortemente legato allo studio e alla rappresentazione della natura umana, Goya fu portato a mostrare anche ogni tipo di ‘vizio’ – sia degli uomini sia delle donne – con lo stesso distacco obiettivo. La malafede, la crudeltà, l’ignoranza e la vanità delle donne venivano descritte con la stessa durezza critica utilizzata nel caso dei misfatti degli uomini”. Dipinti e incisioni sono due aspetti fondamentali e complementari di Goya: come vengono messi in rapporto nella mostra questi due lati della sua produzione? “Nella selezione di lavori e nel modo di presentarli, la mostra alla Fondation Beyeler si pone l’obiettivo di valorizzare la totalità dell’opera di Goya, tutta la sua complessità e la sua ambiguità, facendole emergere dall’abbondanza e varietà della sua


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