

FOCUS MODA

Innately Elegant. Stylishly Italian.

Featuring seven iconic Hilton hotels in Italy, RAЯE is an exclusive project offering unique and extraordinary solutions for event organizers in the world of lifestyle.
Anno XIV | numero 82
Gennaio — Febbraio 2025 Supplemento n. 1
FOCUS MODA #4
SUPPLEMENTO A CURA DI
Alessia Caliendo
DIRETTORE
Massimiliano Tonelli
PUBBLICITÀ & MARKETING
Cristiana Margiacchi 393 6586637 Rosa Pittau 339 2882259
Valentina Bartarelli adv@artribune.com
EXTRASETTORE downloadPubblicità s.r.l. via Boscovich 17 – Milano via Sardegna 69 – Roma 02 71091866 | 06 42011918 info@downloadadv.it
REDAZIONE | EDITORE via Ottavio Gasparri 13/17 Roma redazione@artribune.com
PROGETTO GRAFICO
Alessandro Naldi
STAMPA
CSQ – Centro Stampa Quotidiani via dell’Industria 52 Erbusco (BS)
Registrazione presso il Tribunale di Roma n. 184/2011 del 17/6/ 2011 Chiuso in redazione il 25/2/2025
HANNO COLLABORATO
Contributors: Elena Canesso, Margherita Cuccia, Lara Gastaldi, Aurora Mandelli, Alessandro Masetti, Cristina Masturzo
Fashion Editor: Giulio Solfrizzi
TRADUZIONE DI Tommaso Martelli
The Community
Nel quarto numero di Artribune Focus Moda ripartiamo dall’essenza che ha guidato la nostra linea editoriale fin dal principio: la comunità. Un tema complesso che affonda le radici nell’empatia e nel senso di appartenenza, per esplorare come gruppi locali e reti globali possano generare nuove forme di incontro, produzione, scambio e cura reciproca. Così moda, arte e cultura visiva diventano vettori di relazioni, capaci di delineare dinamiche innovative e inattese.

In apertura, Lucia Buricelli racconta un’America frammentata all’alba del secondo mandato di Donald Trump, restituendo uno sguardo sulle dinamiche sociali, sulle influenze culturali, sulle controversie e sulle estetiche che segnano il periodo storico. Mentre, nel lavoro dell’artista Noemi Comi la comunità emerge come entità in continua evoluzione. La sua ricerca sulle teorie cospirative legate ai rettiliani rivela un universo di connessioni virtuali, in cui la narrazione collettiva si intreccia con l’immaginario dello scrittore americano Lovecraft in dialogo con Chanel. Il progetto analizza le comunità digitali come organismi capaci di mutare forma e ridefinire le proprie coordinate senza perdere coerenza interna.
La scena techno di Berlino è un altro esempio di comunità che plasma il proprio linguaggio attraverso codici estetici e pratiche condivise. La nostra analisi evidenzia il ruolo di questo movimento nella moda underground, tra sperimentazione stilistica e affermazione identitaria. Invece, Orsola de Castro riporta l’attenzione sulla dimensione etica della moda. Fondatrice di Fashion Revolution, il movimento nato dopo il crollo del Rana Plaza, continua a promuovere un approccio responsabile alla produzione e al consumo, dimostrando come la sostenibilità sia un valore collettivo che passa attraverso la consapevolezza individuale. A chiudere questo percorso, On Common, uno spazio espositivo che raccoglie il lavoro di fotografi internazionali, propone un’indagine visiva sulla costruzione del senso di appartenenza. Le immagini tracciano un itinerario tra riti, memorie e nuove forme di aggregazione, restituendo una mappatura stratificata delle comunità contemporanee.
Le storie raccolte in questo numero e le rubriche consolidate testimoniano che la comunità non è mai statica, piuttosto un equilibrio in continua ridefinizione. Tra tradizione e innovazione, locale e globale, fisico e digitale, il tessuto connettivo delle relazioni si espande e si trasforma generando nuovi modi di intendere l’identità collettiva. Il Focus Moda di Artribune si conferma uno strumento per tracciare rotte, individuare tendenze, raccogliere suggestioni e testimonianze ampliando la narrazione editoriale e ribadendo che il senso di comunità è al centro del futuro.
■ Alessia Caliendo
© Marina Mónaco


La società americana
attraverso l’obiettivo di Lucia Buricelli
Lucia Buricelli, fotografa con base a New York, esplora il paesaggio urbano e le dinamiche sociali su testate come The New York Times, The New Yorker, Time, e The Wall Street Journal. Per noi, ha documentato il concetto di comunità negli Stati Uniti agli albori del secondo mandato di Donald Trump, soffermandosi su estetica, simbolismo e identità collettiva. Attraverso il suo obiettivo ha esplorato l’uso dell’abbigliamento, degli accessori e dei colori come strumenti di affermazione politica e sociale, delineando un ritratto complesso di un paese diviso tra esibizione identitaria ed esuberanza visiva.
Nei tuoi scatti emergono simboli estetici e culturali dell’America trumpiana al suo secondo mandato. Quali dettagli ti hanno colpito? La capacità di esprimere idee politiche e identità attraverso l’abbigliamento e gli accessori, spesso con un mix di patriottismo e ironia. Ho notato un uso massiccio della bandiera americana: l’ho ritrovata su abiti, cappellini, perfino nei dettagli più piccoli come spille o decorazioni per capelli. C’erano cravatte rosse, vestiti con pattern a stelle e strisce, cappelli da baseball con la scritta “Trump” ricoperti di glitter. Anche il make-up era un veicolo di espressione: unghie dipinte con i colori della bandiera, rossetti accesi, ombretti vistosi. Tutti questi elementi rivelano un’estetica costruita per comunicare appartenenza e posizionamento politico.
Hai notato elementi ricorrenti?
Sì, il cappello da baseball è sicuramente il simbolo più iconico. Il MAGA con lo slogan “Make America great again” è ovunque, non solo nei comizi, ma anche nei negozi di souvenir, nelle strade di New York, nelle piccole città. Il rosso è diventato dominante, accompagnato da un’esibizione quasi ossessiva della bandiera. Ma oltre a questi elementi ripetuti, ho notato dettagli più personali: borse clutch con la scritta “Trump”, kippah con il suo volto, T-shirt con slogan personalizzati. È evidente come la politica sia diventata parte di un sistema
commerciale in cui tutto può essere brandizzato e messo in vendita, trasformando l’identità politica in un prodotto di consumo.
Le tue immagini ci restituiscono un’America frammentata. Quali costanti emergono?
Dal 2018, quando mi sono trasferita a New York, ho osservato quanto il consumismo sia centrale nella cultura americana. Ogni cosa è eccesso: supermercati vasti come città, parate continue, centri commerciali con piste da sci. La società americana è

costruita sull’abbondanza e su una costante sovrastimolazione sensoriale. Questo si riflette nelle immagini che scatto, dove il caos visivo racconta la complessità di un Paese sempre in movimento, in cui la volontà di esprimere sé stessi passa attraverso il consumo e la spettacolarizzazione dell’identità.
Il colore e l’uso del flash caratterizzano il tuo lavoro. In che modo influenzano la percezione del contesto?
Il colore è un elemento narrativo centrale. Negli Stati Uniti, il rosso e il blu non sono solo scelte estetiche, ma simboli di appartenenza politica. Osservare i colori in una foto permette di intuire la dinamica del contesto
ancora prima di analizzarne il contenuto. Il flash ha una funzione altrettanto cruciale: illumina e intensifica le scene, rendendo i contrasti più evidenti e donando alle immagini un effetto quasi iper-reale. Questa tecnica enfatizza l’energia della folla, il modo in cui le persone si presentano e il carattere teatrale di certi momenti.
Come cambia il tuo approccio in base allo strumento utilizzato?
Uso prevalentemente macchine fotografiche digitali e, occasionalmente, la pellicola. Il telefono quasi mai. Indipendentemente dallo strumento, il mio approccio rimane invariato: osservo senza interferire, lasciando che la scena si sviluppi in modo spontaneo. L’interazione minima con i soggetti è fondamentale per non alterare la realtà che voglio documentare. Anche la post-produzione è coerente con questa visione: prediligo il flash frontale perché mi permette di avere maggiore libertà nei movimenti e di concentrarmi sulla composizione senza distrazioni.
Quali momenti ti hanno colpito di più e come pensi sarà raccontata l’America nei prossimi anni? L’elemento che mi ha colpito di più è la costruzione estetica del senso di comunità. Le folle, pur avendo elementi comuni, mostrano forti contrasti interni. L’identità politica e culturale viene espressa attraverso il look, l’atteggiamento e gli accessori. È interessante osservare come le diverse prospettive si incontrassero e si scontrassero nello stesso spazio. In futuro, credo che la fotografia continuerà a essere uno strumento essenziale per documentare la realtà sociale statunitense, anche se l’intelligenza artificiale avrà un ruolo crescente nella costruzione dell’immaginario visivo. Questo non significa che AI e fotografia non possano coesistere. L’intelligenza artificiale può portare oltre la rappresentazione del reale, creando visioni alternative che sfidano la percezione comune.
■ Alessia Caliendo







L’organismo sociale
Noemi Comi Supported by CHANEL






prodotto da ■ Alessia Caliendo
L’indagine sulle teorie cospirative legate ai rettiliani ha portato la giovane artista Noemi Comi a immergersi in gruppi social dedicati alla condivisione di narrazioni alternative. L’analisi del materiale raccolto ha rivelato connessioni tra l’iconografia dello scrittore americano Lovecraft e la struttura delle community digitali. Come il personaggio d’immaginazione Cthulhu, la community è un organismo tentacolare, in costante espansione e mutazione. Non un aggregato statico di individui, ma un’entità fluida, capace di dividersi, moltiplicarsi e ricomporsi in un equilibrio dinamico tra identità e collettività. Attraverso la metafora della mitosi, il progetto prodotto per il Focus Moda e supportato da CHANEL esplora la natura della connessione umana nel contesto digitale, evidenziando come le comunità online si trasformino senza mai perdere la propria essenza.
agosto 2024, Brandenburger Tor. 380.000 persone si riuniscono sotto il più famoso monumento di Berlino per rendere omaggio alla cultura della musica elettronica. Capelli colorati, occhiali da sole pazzi, top a rete: questa folla eclettica segue i DJ boots posizionati su 30 carri che percorrono Straße des 17. Juni all’insegna del motto “Love Is Stronger”, ballando sui ritmi acid techno fino a Ernst Reuter Platz. Il Rave the Planet è ancor più emozionante dopo che, a marzo, la Commissione tedesca dell’UNESCO ha annunciato che la “Cultura Techno di Berlino” è stata inserita nella Lista Nazionale dei Patrimoni Culturali Immateriali. Nel cortometraggio Techno Culture in Berlin, Alexander Krüger del club Alte Münze afferma che “si è creata una sorta di utopia in cui non importa da dove vieni, il tuo orientamento sessuale, il colore della tua pelle, la tua religione. Le persone sono semplicemente unite dalla musica e si sentono come se fossero in un mondo che in realtà è l’opposto del mondo capitalistico in cui viviamo”. La rete di club, collettivi ed eventi sparsi in tutta la città crea un ecosistema autonomo che si distingue per la sua inclusività, uno spazio sicuro e comunitario, dove la diversità è valorizzata e l’espressione di sé è sostenuta.
IL PANORAMA MUSICALE A BERLINO
Se la techno ha certamente plasmato il suono riconoscibile e distintivo di Berlino, il panorama musicale è molto più ampio e comprende uno spettro di sottogeneri dall’hard techno all’house e al groove. “Quando mi sono trasferita da Città del Messico a Berlino, anche io ero interessata a ritmi techno più incalzanti, ma poi ho conosciuto il downtempo e ho pensato che fosse fatto su misura per me”, racconta Renata, artista del collettivo Mystic Tales e cofondatrice di WOMXN. “La musica crea grandi connessioni umane e a Berlino ci sono opzioni per ogni diversa attitudine. Kater Blau, Mensch Meier, Salon zur Wilden Renate, Beate Uwe sono alcuni dei club in cui mi piace suonare quando rimango in città. Ho trovato una scena alternativa di nicchia, dove il mio suono viene apprezzato senza sovrastrutture”.
C’ERA UNA VOLTA A BERLINO
2004, tra Kreuzberg e Friedrichshain. Gli amici Norbert Thormann e Michael Teufele hanno raccolto la storia del clubbing berlinese degli anni ‘90 e l’hanno sublimata in un locale che presto diventerà la destinazione techno più iconica del mondo, il Berghain. Una centrale termoelettrica abbandonata, costruita nel 1953, collocata in un punto strategico tra Kreuzberg e Friedrichshain - ex aree rispettivamente di Berlino Ovest e Est - e rappresenta perfettamente ciò che l’ascesa della cultura techno ha significato per la città dopo la caduta del Muro nel 1989: un punto di contatto tra mondi diver-

© Marina Mónaco

Berlino leggendaria
Storie di musica techno e libertà

Berlin Techno History
Berlin Techno History
La seconda “Summer of Love” nel Regno Unito consacra lʼascesa di una nuova generazione di suoni elettronici.
si, il nido di una controcultura. Le storie vengono narrate e le leggende si alimentano. Famoso per le maratone di tre giorni, il carattere sessualmente esplicito, il categorico divieto di foto al suo interno e la scrupolosa selezione delle porte, entrare al Berghain è come un accordo segreto che il visitatore accetta volontariamente, e il mistero ne accresce l’esclusività. I buttafuori superstar, come il leggendario Sven Marquardt, sono celebri per osservare l’atteggiamento e lo stile degli avventori in fila e per favorire gli outfit scuri e sobri che comunque mantengano un certo tocco disinvolto, spesso impossibile da spiegare.
LIBERTÀ SESSUALE, DA BERLINO AL MONDO
2012, online. Il viaggio di Pornceptual è iniziato come una piattaforma digitale nata dal desiderio di creare un ponte tra pornografia e arte e si è evoluto organicamente in un’esperienza live a Berlino, un sex party. Il fondatore Chris Phillips ricorda quando, arrivato a Berlino, iniziò a frequentare gli eventi fetish e di come fossero fortemente caratterizzati dall’esclusività. “Pornceptual offre un approccio più giocoso e inclusivo: si rivolge a un pubblico internazionale che non ha ancora esplorato il fetish e vuole celebrare la sessualità senza giudizio”. La nightlife erotica è un’altro aspetto che ha forgiato la reputazione e l’estetica della città, con vere e proprie istituzioni come il KitKatClub, l’Insomnia e il Lab.oratory del Berghain che hanno creato una rilevante sottocultura associata alla libertà sessuale.
Capi in pelle nera, accessori bondage, latex, catene e, soprattutto, nudità hanno dato forma a questa uniforme non convenzionale che è diventata la quintessenza del look berlinese. “L’abbigliamento (o la sua assenza) diventa un’estensione dell’identità personale e collettiva. Essere nudi è un’esperienza condivisa di vulnerabilità che permette alle persone di connettersi oltre la superficie”.
LA RIVOLUZIONE DEL DESIDERIO
Spogliarsi dei codici sociali della quotidianità può favorire legami più profondi perché pone gli esseri umani su un piano di maggiore parità. “Nonostante il nostro obiettivo sia smantellare le gerarchie, dobbiamo comunque rimanere consapevoli che le dinamiche sociali legate alla forma del corpo, alla razza e all’età determinano ancora l’immagine di sé e della desiderabilità dell’individuo”. Presenziando con esposizioni, pubblicazioni ed eventi in più di 25 paesi diversi, l’atteggiamento inclusivo di Pornceptual l’ha trasformato in un movimento culturale globale. “Vogliamo contribuire a una rivoluzione in cui il desiderio sia normalizzato, la prospettiva ristretta del porno mainstream venga messa in discussione e le rappresentazioni etiche, consensuali e inclusive del sesso siano promosse. Libertà, per noi, significa dar luogo a uno spazio intersezionale in cui chiunque abbia la possibilità di esprimersi senza timori nel sesso, nell’arte, nell’individualità”.
■ Elena Canesso
Caduta del muro di Berlino. Il primo luglio avviene la prima Love Parade, iconico raduno techno antesignano dellʼodierno Rave the Planet.

© Chris Phillips
Nasce a Detroit il gruppo Underground Resistance. Il ponte
Berlino-Detroit ha influenzato fortemente la scena techno nella capitale tedesca.
Dopo tre anni di attività in ambientazioni occupate, il club UFO si insedia in una location ufficiale dando vita allo storico club Tresor.
Lo Snax Club si stabilisce con eventi per soli uomini chiamati Pervy Party, forma embrionale del futuro Berghain. Nello stesso anno viene fondato il KitKatClub.
Fondazione del club Berghain nella sua attuale ubicazione.
Nasce Pornceptual come piattaforma online per poi evolversi in un sex party fisico.
La Divisione tedesca dellʼUNESCO inserisce la “Techno di Berlino” nel registro nazionale dei patrimoni culturali immateriali.

© Marina Mónaco
Orsola de Castro. Il valore di
fare comunità
Mentore, docente, direttrice creativa, autrice de I vestiti che ami durano a lungo. Orsola de Castro è una delle principali attiviste del settore moda. Ha aiutato a porre le basi della moda responsabile ed è oggi un riferimento per trovare ispirazione nella contemporaneità. Attraverso la moda, gli abiti e gli armadi tocca gli ambiti della politica, della società, della comunità, dell’economia sociale, del cambiamento. Alcune delle sue armi sono aghi, uncinetto e ferri, insieme a coraggio, intraprendenza e voce autorevole. Da prima è stata pioniera dell’upcycling, trasformando gli scarti in capi di lusso con il suo pluripremiato marchio From Somewhere (nato nel 1997) e sviluppando collezioni e riutilizzando l’invenduto per Topshop e Speedo, tra le altre. Successivamente, nel 2006, cofonda Estethica, un’iniziativa per il British Fashion Council, dedicando per la prima volta uno spazio alla sostenibilità durante la London Fashion Week. Si afferma come collettivo di esperti che lavorano in tutti i settori dell’industria della moda, e si evolve presto in una agenzia creativa di consulenza, mentoring e soluzioni per i rifiuti pre e post consumo, di cui Orsola de Castro è direttrice creativa. La tragedia del crollo del Rana Plaza nel 2013 è stato il motivo che l’ha spinta ad avviare un movimento, evolutosi oggi in una comunità perché si condividono valori e pratiche. Una rivoluzione pacifica ma determinata ed assidua, quella di Fashion Revolution, che oggi conta 90 paesi. Uno spazio di attivismo comunitario che agisce nel micro, toccandoci tutte e tutti, fino ad arrivare ad essere una delle principali forze di advocacy e spingere la Commissione Europea a considerare nuove normative in nome dei diritti dei lavoratori.
Tu non fai solo parte di una o più comunità, tu sei comunità. Cosa o chi pensi abbia ispirato nella tua vita il senso di comunità? È interessante perché non sono tipicamente una persona da comunità. Le mie comunità non sono necessariamente prossime, ma sono spesso lontane, quindi sono comunità dove posso entrare ed uscire, dalle quali posso sia imparare che dare. Credo che il mio senso di comunità venga dal far famiglia e ho sempre avuto istintivamente un bisogno di comunicare. Chiaramente un comunicatore non comunica da solo, e quindi il mio istinto è quello di parlare e quindi imparare. Mentre lavoro all’uncinetto penso a tanti passaggi dell’umanità, della politica, della filosofia, della poesia, e questo mi porta a fare comunità. Per-

ché mi porta a dover saperne di più e quando devi saperne di più ti devi espandere.
Attraverso il linguaggio tessile parli di coraggio e debolezza, di costruire e di distruggere per rinascere. Che valore ha per te la community dei social? Sembra parte integrante del tuo essere.
In parte lo è, anche se è un’altra contraddizione. A me non piace mettermi in mostra, sicuramente non mi piaceva. Non ho idea di come sia diventata una public speaker. Se quando avevo 15 anni mi avessero detto che avrei par-

lato su un palco ad audience da 12 a migliaia di persone, avrei detto “impossibile”. Però nella vita si imparano cose inaspettate. A me non spaventa; al contrario mi calma. Guardo tutti, le loro espressioni e capisco se quello che sto dicendo è importante o no, capisco per chi è importante, vedo i sentimenti altrui. Sono un veicolo per arrivare a queste persone.
Online è la stessa cosa?
Online è simile. Credo di aver capito di volermi dedicare nel mio futuro alla scrittura, e per me i social sono anche legati a quello. Per anni
ho scritto diari e il canale Instagram è un po’ un diario per me. Diverso, ovviamente. Viene letto da altri ma è una gran goduria mettere insieme le parole giuste e mi piace molto avere dei confini. Sai, io sono una upcyclist!
Ovvero?
Mi piace lavorare nei limiti. E questo limite è nel word count. È nel pensiero di non offendere, di non dire inaccuratezze, di trovare la parola giusta in grado di spiegare un particolare sentimento. Apprezzo tantissimo le persone che bussano alla mia porta e scambiano
Photo by Dvora.Photography
un pensiero. Non c’è niente in me che può essere restia a questo tipo di contatto e rapporto. Do e prendo, prendo e do. E lo apprezzo.
Hai detto che “Perdere un artigiano significa rischiare l’estinzione di una specie protetta”. Sei fiduciosa in un ritorno all’artigianato? Al 100% sì. Questo posso dirlo con la mano sul cuore. È il vero passo avanti che è stato fatto. La cosa più banale, la più piccola, la più stigmatizzata, eppure più istintiva, è l’atto del riparare. Nel minuto nel quale noi abbiamo fatto, abbiamo riparato. Nessuno dei giovani stilisti emergenti con i quali lavoro nel mondo, e lavoro con tanti, viene a dirmi “voglio diventare il nuovo Prada”. Al contrario, è tutto legato alla visione artigiana: un piccolo business, un piccolo studio, mini-collezioni, rielaborare i vestiti altrui, dare una seconda vita ai loro stessi vestiti. C’è un sistema di design completamente diverso. Poi chiaramente ci sono anche quelli che finiranno a fare questo gioco ridicolo che stanno facendo i grandi brand. L’artigianato nasce dal terreno, dalle persone e dal proposito. Stiamo perdendo dei craft in giro per tutto il mondo, ma mi interessa il fatto che c’è un ritorno e una voglia di inventare un’artigianalità nuova.
molto bene, ma la stragrande maggioranza delle cose le faccio molto male. Se penso a cosa ho veramente imparato con l’uncinetto da piccola, è stato fare errori. Ma soprattutto ho capito che avevo bisogno degli altri. Perché da sola non valgo niente. Come tutti. Ed è proprio questo il bello.
Quindi, qual è la formula?
Scegliere sempre qualcosa che per te non sia del tutto facile da fare, perché se scegli le cose dove eccelli, rischi che ti monti un po’ la testa. Non hai bisogno degli input degli altri. Se in-

Il concetto di cura è legato a quello di comunità?
Il concetto di cura è assolutamente legato al concetto di comunità. La scoperta sull’uomo di Neanderthal noto come l’uomo di La Chapelle-aux-Saints ne è un esempio. È il momento nel quale noi ci prendiamo cura di un altro che veramente abbiamo raggiunto il top della nostra civiltà. Non sono le costruzioni, non è l’agricoltura, è la cura. La cura è al principio di qualsiasi civiltà, nel momento nel quale ti riunisci, se non hai cura, non hai civiltà, non hai comunità, non hai relazioni.
Quali sono gli ingredienti migliori per fare comunità?
Ci sono delle regole importanti per fare comunità. Prendi me, sono una persona profondamente incapace. Ci sono delle cose che faccio
vece scegli una cosa che è un po’ difficile per te, inizia una traiettoria dove accadono cose inaspettate. Non sei la “star of the show”, la persona con tutte le risposte. Troverai persone che ti daranno le risposte che tu non hai. Che ti insegnano a usare l’ago in un modo che tu non sai fare. Che hanno un pensiero opposto, parallelo, diverso dal tuo. Trova qualcosa di difficile. Seguila. Sbaglia. Ricomincia. E fatti aiutare.
Invece, quali ostacoli impediscono alla moda di evolversi?
Ci hanno levato una passione e una competenza. Va reintrodotta la passione perché non ci si veste solo per vestirsi: bisogna acquistare cose che valgono, abiti giusti per la propria taglia fisica e per quella interiore, in grado di rispecchiare i propri principi e valori.
■ Margherita Cuccia
Photo by Dvora.Photography



























SPAZIO ESPOSITIVO
On Common

Carmelo Plumari







Mauricio Holc




Francois Prost


curated by ■ Alessia Caliendo
Attraverso la fotografia, On Common restituisce una riflessione visiva sulle dinamiche di appartenenza, identità e condivisione. Le immagini di otto artisti internazionali raccontano la complessità dei legami umani, evidenziando sia le connessioni spontanee sia gli usi, le mode e i costumi, così come le tensioni sociali che caratterizzano i contesti collettivi. Dalla rappresentazione di riti e tradizioni all’indagine sulle forme contemporanee di aggregazione, passando per la rielaborazione di memorie personali e collettive, i lavori in mostra propongono un’interpretazione stratificata del concetto di comunità. Con una varietà di linguaggi visivi che spaziano dalla fotografia documentaria a quella concettuale, On Common si interroga su come il senso di appartenenza si costruisca, si trasformi e si esprima nel tempo e nello spazio.
Camilla Piana
WHO IS WHO
CARMELO PLUMARI
è un fotografo siciliano la cui ricerca è influenzata dalla nostalgia e dal passaggio dall’infanzia all’adolescenza. Attraverso l’uso della pellicola e di tecniche analogiche, esplora il tema della vacanza come spazio di sospensione sociale e libertà individuale. Dopo la laurea in Lingue, si è trasferito a Torino, dove ha iniziato a lavorare nel settore della comunicazione pubblicitaria. Ha proseguito la sua carriera tra Roma e Milano, collaborando con case di moda e sviluppando un interesse per la fotografia di strada e la cosiddetta “Beach Photography”, con cui analizza il tempo libero in una chiave nostalgica e senza tempo.
SHAHRAM SAADAT
è un fotografo britannico-iraniano il cui lavoro si concentra sull’osservazione della quotidianità e sulla costruzione di realtà messe in scena. Dopo un primo approccio alla fotografia documentaria, ha traslato questi elementi in ambientazioni controllate, sviluppando un’estetica eclettica. L’interesse per le differenze e le eccentricità umane caratterizza il suo percorso artistico.
NICOLÒ RINALDI
è un fotografo italiano, fondatore dello studio creativo LUCID DREAMS. Dopo un primo approccio alla fotografia di paesaggio, ha sviluppato un interesse per il racconto documentaristico, con progetti personali e su commissione. Ha documentato il fenomeno dell’overtourism con un approccio narrativo che utilizza ironia ed elementi grotteschi. Nel 2024 ha ricevuto la borsa STRATEGIA FOTOGRAFIA con il progetto “W.E.I.R.D.”, promosso dalla Direzione Generale per la Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Parallelamente, lavora nell’industria della moda per campagne e progetti speciali.
ALESSANDRO IOVINO
utilizza la fotografia come strumento di esplorazione personale e ricerca della verità. Cresciuto in un contesto familiare complesso, ha sviluppato un forte legame con il medium fotografico come mezzo per documentare la realtà e analizzare le proprie esperienze. Il suo lavoro è caratterizzato da un profondo senso di onestà e da una continua riflessione sul concetto di casa, identità e memoria. Vive e lavora tra l’Italia e il Sud Africa.
MAURICIO HOLC
è un fotografo e videomaker argentino che lavora con la fotografia analogica. Laureato in Fotografia e Media Audiovisivi presso la Universidad Nacional de Misiones (UNAM), si è formato principalmente come autodidatta, curando personalmente l’intero processo di sviluppo, scansione e stampa delle proprie immagini. Il suo lavoro, con un approccio che intreccia moda e documentario, esplora tematiche legate a identità, territorio, corpo e comunità. Ha esposto in mostre personali e collettive a livello internazionale ed è stato finalista ai Latin American Fashion Awards 2023 nella categoria Emerging Fashion Photographer of the Year.
FRANCOIS PROST
è un fotografo e art director parigino. Il suo lavoro si sviluppa tra incarichi editoriali e commerciali, alternando progetti personali di ricerca fotografica a collaborazioni con marchi e pubblicazioni internazionali. La sua pratica fotografica si concentra sulla documentazione di ambienti urbani e architetture, con un interesse particolare per luoghi che rivelano aspetti culturali e sociali. Tra i suoi progetti più noti, serie fotografiche dedicate alle facciate di locali notturni francesi, ai negozi di armi negli Stati Uniti e alle somiglianze tra città europee e le loro repliche in Cina. Attraverso un linguaggio visivo rigoroso e una ricerca formale dettagliata, il suo lavoro evidenzia le peculiarità e le contraddizioni dei paesaggi urbani contemporanei. Le sue immagini sono state pubblicate su testate internazionali e presentate in numerose esposizioni.
SERGI PLANAS
è un regista e fotografo nato in Costa Brava e cresciuto nel sud della Spagna. Dopo aver studiato presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, ha intrapreso una carriera creativa nell’industria della moda, specializzandosi successivamente come regista nel settore del lusso e della bellezza. Il suo lavoro combina sensibilità estetica e rigore tecnico, unendo elementi visivi e narrativi in uno stile dinamico e coinvolgente. Produce l’immagine per Artribune Focus Moda, lanciando il progetto Chorus, un’esplorazione artistica multidisciplinare a lungo termine sui concetti di collettività e diversità ideologica nel contesto di una società sempre più governata dagli algoritmi.
CAMILLA PIANA
è una fotografa italiana. Dal 2015 lavora esclusivamente con la pellicola, utilizzando la luce naturale per realizzare immagini di grande formato. Il suo processo creativo si sviluppa attraverso un tempo di elaborazione lungo, nel quale la materialità del mondo esterno si intreccia con la dimensione interiore. Nei suoi primi lavori, realizzati in Italia e in Eritrea, ha affrontato esperienze legate al lutto e alla sofferenza fisica. Trasferitasi in Portogallo, ha rivolto la sua ricerca verso la devozione popolare e le tracce sopravvissute di antichi riti religiosi. Ha esposto alla Triennale di Milano (2021) e alle Scuderie del Quirinale di Roma (2023).



Le comunità creative della moda
Spesso, nelle recensioni delle sfilate, la narrazione giornalistica celebra il genio individuale, trasformando i direttori creativi in figure mitiche: re Armani, Kaiser Karl, la Signora Prada.
Eppure alcuni brand hanno costruito la loro identità su un senso di appartenenza condivisa, tanto che la stampa li definisce col termine clan.
Un richiamo che evoca non solo legami di sangue e dinastie creative, ma anche codici estetici riconoscibili, proprio come i tartan scozzesi identificano le antiche famiglie delle Highlands.
Seguendo il tema del quarto numero cartaceo di Artribune Focus Moda, dedicato alla comunità, la nostra rubrica Wunderkammer esplora le dinamiche collettive della moda attraverso storie e immagini.
IL DESIGNER SOLITARIO E LE SUE MUSE
Per quanto l’immaginario giornalistico ritragga i fashion designer come artisti isolati, la creatività si nutre di relazioni.
Un emblema su tutti è lo stilista Yves Saint Laurent, genio solitario ma circondato dalla cerchia di amiche come Paloma Picasso, Catherine Deneuve, Marisa Berenson.
Poi, chiuse le porte dello studio-atelier parigino di Avenue Marceau 5, poteva fare affidamento sulle sue muse Loulou de la Falaise e Betty Catroux.
Compagne che trascendevano la semplice ispirazione: erano confidenti, collaboratrici e interpreti viventi del suo linguaggio.
Invece, negli anni Settanta, Halston creò attorno a sé la comunità delle “Halstonettes”, donne come Pat Cleveland, Anjelica Huston e Elsa Peretti che non erano solo modelle, ma ambasciatrici del suo stile di vita, trasformando ogni apparizione allo Studio 54 di New York in un manifesto estetico.
L’ATELIER INVISIBILE:
LA COMUNITÀ DIETRO LA CREAZIONE
Se esiste un luogo in cui la comunità si manifesta in modo concreto, è l’atelier di alta moda. Qui, dietro il nome dello stilista, si cela un collettivo di mani esperte, sarte e première d’atelier che trasformano le idee in realtà.
Di recente, alcuni direttori creativi hanno reso visibile questo microcosmo nascosto. Pier Paolo Piccioli, durante il suo mandato da solista alla guida di Valentino (2016-2024), era solito condividere il palcoscenico con il suo team di atelier nei saluti finali delle sfilate, un gesto simbolico che riconosceva il lavoro collettivo dietro ogni collezione.
Il documentario “Dior and I” (2014) di Frédéric Tcheng, invece, racconta l’arrivo di Raf Simons alla guida della maison francese (2012-2015), svelando il ruolo essenziale delle première d’atelier, alcune delle quali vi lavoravano da decenni, tramandando saperi e tecniche.
Le scene delle sarte che cuciono perline fino all’alba del giorno della sfilata dimostrano che, dietro ogni abito da sogno, c’è una comunità resiliente.
I CLAN DELLA MODA ITALIANA
Infatti, un ambito in cui la moda si struttura come i clan scozzesi, è quello delle maison a conduzione familiare.
Il prêt-à-porter italiano ha costruito la sua identità proprio su questo modello, dove il legame di sangue diventa un codice stilistico e un metodo produttivo.
Tra i tanti nomi possibili, scegliamo due dinastie che hanno tramandato la propria visione attraverso le generazioni, distinguendosi per l’uso del colore e dei motivi grafici.
Il primo è Etro, marchio fondato da Girolamo Etro nel 1968, diventato noto per l’uso del motivo paisley, una fantasia scoperta nei viaggi in India e traslata in un’estetica sofisticata e dandy.
Chiudiamo con un omaggio a Rosita Missoni, scomparsa di recente, che con il marito Ottavio fondò nel 1953 il marchio reso celebre dai caleidoscopici motivi a zig-zag su maglia.
Per i Missoni la famiglia è il fulcro di tutto, e le loro vecchie campagne pubblicitarie, che spesso ritraevano figli e nipoti, raccontano la sfera più intima della moda, offerta come gioiosa chiave di lettura del mondo.
■ Alessandro Masetti
Yves Saint Laurent and Betty Catroux, Marrakech, circa 1970. © All rights reserved. Courtesy Musée Yves Saint Laurent Paris
Missoni, Spring Summer 1993. Ph. Alfa Castaldi. Courtesy Archivio Missoni
Ottavio Missoni, sketch, 1974. Courtesy Archivio Missoni
Il futuro dei giovani italiani in una bottiglia di profumo
Il marchio di profumeria d’autore Jijide si cimenta nel raccontare due storie e vite differenti con la nuova collezione Dialoghi III. Lo fa servendosi dell’aiuto di due nasi profumieri emergenti, Mattia Sorrentino ed Edda Salvadori. E servendosi delle capacità di due fragranze, “Dentro” e “Oltre”, nel stimolare l’olfatto.
DENTRO L’ITALIA
La prima ricorda le sensazioni di chi decide di rimanere in Italia e mettere radici, come Sorrentino che l’ha realizzata. Il talento classe 1996 ha scelto di vivere e proseguire la sua carriera nel Belpaese: “Dentro nasce dal desiderio di celebrare la bellezza delle piccole cose, gesti semplici e profondi che ci legano alle persone che amiamo. Il caffè, cuore pulsante della fragranza, è il simbolo di questo radicamento” dice, mentre si lascia andare all’immagine di “un rito quotidiano che profuma di casa, di calore, di vicinanza. L’ispirazione viene dal ricordo di mia nonna, che con amore preparava il caffè per condividerlo, creando un momento di incontro”. Per lui, la scelta di restare in Italia è dettata da un attaccamento alle relazioni, ai gesti condivisi e alle emozioni: “l’Italia è un intreccio di storie che parlano al cuore; ed è proprio questo tessuto emotivo, più di qualsiasi luogo, a nutrire la mia creatività e a dare vita alle mie fragranze”. Una celebrazione dell’italianità in tutte le sue sfumature, mescolando cacao, tabacco e incenso “Dentro” una boccetta che valorizza il profumo del caffè.
OLTRE L’ITALIA
La seconda fragranza della nuova collezione di Jijide, “Oltre”, è la parte opposta e complementare in questo dialogo. Racconta la vita, le sensazioni e la scelta di chi decide di trasferirsi all’estero, proprio come la sua autrice Edda Salvadori. Classe 2001, ha lasciato l’Italia per trasferirsi a Parigi portando nelle note del suo profumo il senso di transizione, di scoperta e di nostalgia per ciò che è stato lasciato alle spalle. ”’Oltre’ si apre con una nota metallica spiccata, quasi urlata, elettrica, ricca di tensione. Vuole rappresentare la paura del cambiamento ma anche la tensione propositiva ed attiva nel cambiare, nel partire” dice il naso. “La nota talcata e morbida è il bagaglio della memoria, come una confortante malinconia che quello che stiamo lasciando non è perso ma sempre con noi. Spero di lasciare sulla pelle l’impronta di un abbraccio ormai lontano fatto di gesti antichi, come il borotalco usato dalle nonne”. L’approccio di Salvadori alla profumeria è sperimentale, un processo creativo fatto di esplorazioni intuitive sperimentando nuove combinazioni. “In “Oltre” si racconta di un viaggio, e di come si cambia nel tempo. Chiunque si sia ritrovato almeno una volta nella vita a vivere una metamorfosi riesce ad immergersi nella tensione iniziale, nella spinta propositiva e poi nella nostalgia confortante di una nuova realtà”. Perché è necessaria una grande sensibilità per concepire e narrare una fragranza, che non si limita a stimolare l’olfatto ma risuona nell’anima evocando dettagli potenti, intimi e profondamente umani.
■ Lara Gastaldi

Carmela Rizzuti, per una fotografia senza tempo
Carmela Rizzuti nasce a Palermo e fin da bambina disegna costantemente i suoi personaggi preferiti, scoprendo così il suo amore per l’arte che approfondisce al liceo e all’università. Dipinge con uno stile iperrealista, scegliendo supporti sperimentali come il plexiglass per arrivare a una resa “quasi fotografica” delle sue opere. Invece, dal 2018 comincia a stampare i propri scatti su carta fine art hahnemühle, focalizzandosi sulla fotografia digitale e sull’autoscatto come momento di ricerca, comprensione ed esteriorizzazione di sensazioni e idee.
Cosa significa per lei esprimersi attraverso la fotografia? Seppur evocando la sua formazione pittorica nella composizione... È un mezzo alternativo per esprimere arte dove il soggetto diventa uno strumento di espressione artistica. Il processo creativo è più istantaneo, posso vedere in anteprima l’esito del mio lavoro con la possibilità di poter ricreare altre immagini con le dovute correzioni.
Perché la scelta di utilizzare l’autoscatto come metodo di ricerca?
Mi permette di comprendere e di trasformare idee e sensazioni in immagini, liberare la mia mente. Affronto diverse tematiche, a partire dalla figura femminile che diviene il fulcro della comunicazione, nel suo rapporto con l’esistenza, nella sua forza, nell’essere allegoria della natura e della vita stessa, rivelandone anche i diversi aspetti contrastanti nel contemporaneo.
Tra gli aspetti più affascinanti del suo lavoro c’è un utilizzo molto teatrale di abiti e scenografie. Qual è il loro valore simbolico?
Diventano apparizioni e simboli-chiave per la lettura e la comunicazione; vicini al surrealismo e con richiami al realismo magico, rendendo gli autoscatti unici e autentici “racconti visivi”.
Ad esempio?
In alcune opere in bianco e nero, la figura femminile mostra due diversi aspetti del sé; trasformata da grandi

petali bianchi che le fanno da corolla come un abito da sera, a rappresentare il legame con la natura, mentre il vento afferisce alla fugacità della bellezza. Oppure i veli quasi trasparenti richiamano le Madonne del Rinascimento, intrecciate alle radici culturali della “sposa casta”, superando però le barriere tramite i ricami. Emblematica è la donna con un ombrello che dal suo interno ne illumina il volto e lascia cadere papaveri come pioggia leggera, una rappresentazione poetica, protetta e illuminata dall’arte.
A cosa sta lavorando al momento?
A un nuovo progetto fotografico dal titolo “Sinergie multidimensionali” che
presenterò presso il Centro Culturale di Milano durante il Fuorisalone 2025. Un evento dove arte e design si fanno linguaggio, superando i confini tra disciplina ed esperienza. Un invito a guardare oltre il visibile, a scoprire connessioni nascoste e a riflettere su come le forme artistiche possano creare ponti tra mondi differenti, ma interconnessi.
■ Aurora Mandelli
© Carmela Rizzuti
photo
Avant-Garde(s) including Thinking Italian. Il fascino dell’arte italiana a Parigi secondo Christie’s
Fontana, Boetti, Gnoli. Sono solo alcuni dei maestri protagonisti alle aste di Parigi, dove dal 2022 la casa d’aste Christie’s ha spostato la sua tradizionale vendita internazionale dedicata all’arte italiana, inaugurata a Londra nel 2000. Nella sua nuova veste francese, Avant-Garde(s) including Thinking Italian, il segmento tutto italiano conferma l’attrattività dei nostri artisti più celebri anche nella Ville Lumière, dove, sempre dal 2022 e intorno alla metà di ottobre, ha aperto il nuovo avamposto di Art Basel. Dalle ricerche futuriste ai classici del Post-War, e anche in momenti di incertezza del mercato, l’arte italiana riscuote risultati eccezionali Oltralpe. E che la piazza francese fosse pronta ad accoglierla è stato evidente dalla prima edizione, quando una Mappa a fondo rosa di Alighiero Boetti (1979), proposta per la prima volta sul mercato, ha aggiornato il record per l’artista a €5,6 milioni. Ancora più in alto la stessa sera era arrivato Lucio Fontana con Concetto spaziale

(1960), a oltre €15 milioni. Era stato tra i protagonisti anche nel 2023, Fontana, con Concetto spaziale del 1961 a quota €7,9 milioni, insieme a Domenico Gnoli e al nuovo record d’asta per Tancredi. “Guanti bianchi” poi, per i maestri italiani, all’ultima AvantGarde(s) including Thinking Italian del 2024, con record aggiornati in Francia per Piero Manzoni e Arnaldo Pomodoro e sul podio Lucio Fontana, Manzoni, appunto, e Domenico Gnoli.
La bellezza rara degli hotel Hilton adesso a disposizione di tutti

Elevare il concetto di lifestyle a un livello raro, unico nel suo genere: è questa la filosofia di Hilton, che apre le aree più straordinarie dei suoi hotel in Italia a professionisti e organizzatori del mondo lifestyle.
A conquistare una nuova platea di collezionisti per i quali l’asta AvantGarde(s) including Thinking Italian è un evento imperdibile e che guardano già alla prossima in calendario a Parigi, il 24 ottobre 2025.
■ Cristina Masturzo
Domenico Gnoli, La Robe Rouge, 1964. Courtesy Christie’s Images Ltd.
Nasce così Ra e, un’iniziativa esclusiva pensata per chi necessita di spazi d’eccezione per eventi prestigiosi, con un focus sui principali settori del lifestyle, tra cui accessori, gioielli e cosmetici.
Un vero e proprio viaggio attraverso l’Italia, dal nord al sud, che coinvolge suite raffinate, ambienti spa e wellness, oltre a un’offerta gastronomica d’eccellenza, espressione dell’attenzione di Hilton verso questo mondo. Dai panorami incantevoli del Hilton Lake Como al fascino del Hilton Molino Stucky di Venezia, passando per le iconiche sedi romane del Rome Cavalieri, A Waldorf Astoria Hotel, l’Aleph Rome Hotel, Curio Collection by Hilton, Hilton Rome EUR La Lama, fino all’eleganza mediterranea del Hilton Sorrento Palace e Sulià House Porto Rotondo, questi hotel si rivolgono a chi ricerca – e necessita – bellezza.
■ Giulio Solfrizzi
Art Gallery of Rome Cavalieri, A Waldorf Astoria Hotel
LA NIGHTLIFE NEWYORKESE ANNI 80 IN FORMATO POLAROID
Aurora Mandelli ■ Tra il 1980 e il 1988, Sharon Smith lavorava come fotografa nei club più pazzi e vibranti di New York, scattando Polaroid alla “gente della notte” mentre ballava, beveva, flirtava e, a volte, si innamorava. Madonna, Andy Warhol, Grace Jones, David Bowie, Iggy Pop, Debbie Harry, favolosi volti sconosciuti dai capelli rosa, verdi, blu, cristallizzati nei loro look senza freni. Raccolte nel volume Camera Girl, edito da Bill Shapiro per IDEA con la prefazione di Honey Dijon, queste immagini inedite testimoniano da vicino l’edonismo e la sperimentazione della controcultura in quel decennio.
IL V&A MUSEUM ESPLORA IL RUOLO DELLA DISABILITÀ NEL DESIGN

Lara Gastaldi Il V&A Museum a Londra ospita Design and Disability dal 7 giugno 2025 al 15 febbraio 2026. La mostra mette in luce i lavori di persone portatrici di disabilità - come sordità e neurodivergenza - rispetto alla storia del design e alla cultura contemporanea, partendo dal 1940 fino ad oggi. Verrà mostrato come questi designer e artisti abbiano progettato oggetti di uso quotidiano attraverso la propria esperienza e competenza. Il fine è promuovere un design più equo, accessibile e orientato alla giustizia sociale, tra arte, architettura, moda e fotografia.
IN MOSTRA LO STILE DEL BLACK DANDY AL COSTUME INSTITUTE DI NEW YORK
Aurora Mandelli Inaugura presso il Costume Institute del Metropolitan Museum di New York, in occasione dell’annuale Gala di beneficenza, la mostra Superfine: Tailoring Black Style – visitabile dal 10 maggio al 26
LA FIBER ART DI GRAZIA INSERILLO SBARCA A MILANO

Lara Gastaldi ■ A Milano, la personale di Grazia Inserillo, Un seme profondo, va in scena presso Studio Masiero dal 4 marzo al 30 aprile. L’artista siciliana esplora la fiber art utilizzando filo e tessuto per indagare il mondo naturale. La mostra, curata da Gianna Panicola, presenta cinque cicli di opere, tra cui “Linum” e “Organismi”, che reinterpretano elementi vegetali come lino, canapa e papiro attraverso ricami e tecniche tradizionali. Il ricamo, pratica ancestrale e profondamente femminile, assume nell’opera di Inserillo una valenza antropologica. Con Un seme profondo, Grazia allude al processo di esplorazione e trasformazione di sé stessa, immergendosi nelle profondità della terra per riportare alla luce microcosmi vegetali pronti a proliferare o fossilizzarsi nel tempo.
ottobre 2025 – che esamina lo stile emblematico del Black Dandy come un costrutto estetico e politico, ispirandosi al libro Slaves to Fashion: Black Dandyism and the Styling of Black Diasporic Identity di Monica L. Miller (2009) e guardando agli stilisti che meglio rappresentano la cultura afroamericana. Troviamo abiti, accessori, disegni, stampe, ephemera, estratti di film, per un viaggio dal XVIII secolo fino ad oggi.

IL LEGAME TRA MODA E INTERIOR DESIGN IN UNA MOSTRA (E VOLUME) AL MOMU DI ANVERSA
Alessia Caliendo Il MoMu di Anversa presenta PRACTICAL. Fashion & Interiors. A Gendered Affair, in mostra dal 29 marzo al 3 agosto 2025. L’esposizione analizza il legame tra moda e interior design dal XIX secolo a oggi.

Dall’estetica domestica femminile all’influenza dei modernisti, fino ai lavori degli stilisti Margiela, Demeulemeester e Chalayan, il percorso espositivo riflette sulle connessioni tra corpo e spazio. Il catalogo della mostra approfondisce il tema con saggi e immagini, grazie alla curatela di Romy Cockx e al supporto di Van Den Weghe, Dedar e Vitra Partner Store Antwerp.
TOMORROW’S WARDROBE: IL FUTURO DELLA MODA AL DESIGN MUSEUM
Lara Gastaldi Al Design Museum di Londra, Future Observatory: Tomorrow’s Wardrobe esplora il futuro del-
Studio Masiero via E. Villoresi n° 28 Milano monicamasiero.it

la moda sostenibile fino ad agosto. Tra i pezzi più rappresentativi in mostra, la polo riciclata di Ahluwalia e le scarpe Salomon progettate per essere facilmente smontate e riciclate. Grazie ad un approccio multidisciplinare, con la curatela di George Kafka e la consulenza di Kate Goldsworthy (UAL), Jalaj Hora (Nike) e Susan Postlethwaite (Manchester Metropolitan University), la mostra espone tessuti, tecnologie e prototipi che ripensano l’abbigliamento.
RITORNO AMBIZIOSO PER LA FIERA ART PARIS AL GRAND PALAIS

Giulio Solfrizzi Dal 3 al 6 aprile 2025, Art Paris, l’evento primaverile dedicato all’arte moderna e contemporanea, torna al Grand Palais, i cui spazi della navata e delle balconate permettono alla fiera di ospitare 170 espositori provenienti da 25 paesi diversi (34 in più rispetto al 2024). Per questa edizione, il programma offre una scelta di visite e tour espositivi riservati a collezionisti e professionisti dell’arte. Sarà ancora più ambizioso con nuovi temi, mostre, premi e tavole rotonde.
GIOIELLI DA COLLEZIONARE COME OPERE D’ARTE

Giulio Solfrizzi I gioielli sono opere d’arte in miniatura da collezionare. È quanto crede la casa d’aste milanese Art-Rite, che ha ampliato il proprio orizzonte con un dipartimento riservato agli accessori preziosi. Dopo la lunga e profittevole esperienza legata all’arte antica, moderna e contemporanea, l’obiettivo è offrire ai propri collezionisti pezzi unici, da sfoggiare e tramandare alle generazioni future. Tra questi, la tiara-collana del marchio francese di alta gioielleria Chaumet, in oro bianco e diamanti, creata nel laboratorio di Parigi e stimata tra i 35.000 e i 65.000 euro.
I 5 COLLEZIONISTI DʼARTE PIÙ
RICCHI AL MONDO (e due vengono dal mondo della moda e del lusso)
Bernard Arnault
Patrimonio: $ 221.5 mld
Valore collezione dʼarte: n.d.
Carlos Slim
Patrimonio: $ 102.9 mld
Valore collezione dʼarte: approssimativamente $ 100 mln
Francois Pinault
Patrimonio: $ 31.6 mld
Valore collezione dʼarte: approssimativamente $ 1.4 mld
Steve Cohen
Patrimonio: $ 19.8 mld
Valore collezione dʼarte: approssimativamente $ 1 mld
Roman Abramovich
Patrimonio: $ 9.7 mld
Valore collezione dʼarte: approssimativamente $ 1 mld
LA NUOVA TRADIZIONE SARTORIALE HOCKERTY E SUMISSURA
Aurora Mandelli ■ In contrapposizione alla produzione di massa, optare per un capo cucito addosso al nostro corpo è ancora un’alternativa. Una vestibilità perfetta unita a materiali di alta qualità che il marchio svizzero Hockerty propone nei suoi abiti formali e informali, esclusivamente su ordinazione, lasciando il controllo totale sul design. Progettato con l’innovativo Configuratore 3D, ogni dettaglio è personalizzabile, dai tessuti alle rifiniture, fino ai monogrammi ricamati, offrendo in tempo reale una preview iperrealistica del risultato finale da ogni angolazione. Sebbene la sartoria tradizionale sia associata al guardaroba maschile, a rivendicarne lo spazio anche in quello femminile è oggi il brand Sumissura con la sua nuova Signature Collection di capi sartoriali pensati per garantire eleganza, comfort e versatilità grazie al connubio tra struttura e flessibilità. Ogni filo racconta una storia unica, senza compromessi, portata sul palcoscenico fiorentino di Pitti Donna 2025 come simbolo di empowerment per scrivere il proprio capitolo dello stile.


Grand Palais 03—06 April 2025

Discover the list of 170 exhibitors of Art Paris 2025



I dazi di Trump spaventano la moda europea. Anche il Made in Italy ha da temere
La moda di lusso europea, e più nello specifico tutti i prodotti del segmento lussuoso, sono a rischio. Sin dal suo insediamento alla Casa Bianca, Trump minaccia di tassare anche ciò che proviene dal Vecchio Continente perché, testuali parole, “prendiamo da loro e non prendono da noi”. Il Presidente degli Stati Uniti si riferiva soprattutto a medicinali e automobili; infatti dal 2 aprile dovrebbe essere introdotto un dazio del 10% sulle importazioni di auto dall’estero, Italia compresa. Ma è il fashion system a temere più di tutti la volontà scellerata di praticare un vecchio nuovo modo di stare al mondo, essendo l’Unione Europea tendente ad esportare oltreoceano piuttosto che ad importare.
LA MODA ITALIANA: UN “LUSSO” PER IL PAESE?
Nel caso specifico della moda femminile italiana, durante i primi dieci mesi del 2024, l’Ufficio Studi Economici di Confindustria Moda ha registrato una crescita del +2,4% in termini di export, raggiungendo un valore complessivo di 10,2 miliardi di euro. Senza contare la moda uomo e bambino, di cui non si hanno ancora i dati. In testa alla classifica dei Paesi che acquistano abbigliamento Made in Italy c’è la Francia, seguita a pari merito da Germania e Stati Uniti. Quest’ultimi sono tra i principali clienti del lusso a tutto tondo, come testimonia l’importante spinta da parte degli americani nelle vendite di abbigliamento e accessori firmati dopo la crisi economica in Cina, che ha avuto una ricaduta anche sul fashion.
I DAZI DI TRUMP: UN PERICOLO PER LA MODA EUROPEA?
Ce ne ha parlato in esclusiva la direttrice di un importante magazine di moda statunitense, dando alternative pratiche ai dazi di Trump che farebbero tutto tranne valorizzare la moda del Paese
Il sistema moda è il settore più colpito valore del dazio attuale – valore 2023 (in millioni di dollari)
Sistema moda Agroalimentare Intermedi Meccanica
Perciò l’attuale conservatorismo trumpiano spaventa i big brand europei. E mentre l’UE alza i toni affermando di voler rispondere con la stessa moneta, gli amministratori delegati ambiscono a nuovi mercati (come l’India) prioritizzando regioni ad alto potenziale del sud globale. «Se i dazi colpiscono i prodotti di moda europei, non c’è dubbio che i prezzi aumenterebbero nel mercato statunitense. Ma parliamo chiaro: l’America è un attore enorme nella moda di lusso, probabilmente il più grande. Si prevede che i beni di lusso personali da soli porteranno circa 83,3 miliardi di dollari di entrate nel 2025 (Statista lo conferma)», afferma la Direttrice di 10 Magazine USA, Dora Fung «I brand più forti come Hermès, Chanel, Louis Vuitton, ecc. probabilmente staranno bene. Il loro desiderio è così alto che gli aumenti dei prezzi non fermeranno necessariamente i loro clienti dall’acquisto— hanno già aumentato i loro prezzi ogni anno in modo costante e i loro fan continuano a spendere».
Altri settori della manifattura
Autoveicoli e moto Elettronica ed elettrotecnica
Altri mezzi di trasporto Farmaceutica
Chimica per il consumo
L’ALTERNATIVA DELLA MODA AI DAZI DI TRUMP
L’alternativa a una lotta senza armi nel sistema? «Raddoppiare su ciò che rende grande la moda americana—lavorando di più con i loro partner mediatici sulla narrazione, sull’innovazione e sull’influenza culturale. I brand statunitensi stanno guidando in sostenibilità, inclusività e moda tecnologica. Piuttosto che misure protezionistiche, una strategia migliore sarebbe quella di spingere per collaborazioni internazionali, diplomazia della moda e iniziative sostenute dal governo per mettere in mostra il talento degli Stati Uniti sulla scena mondiale».
Fonte: Prometeia

ART-RITE AUCTION HOUSE DIPARTIMENTO DI GIOIELLI

Il dipartimento di Gioielli di Art-Rite, la casa d’aste di Kruso Kapital, mette a disposizione di tutti coloro che desiderano vendere e acquistare gioielli, la sua professionalità e conoscenza del mercato.
Gli esperti del dipartimento sono sempre disponibili a visionare e valutare, in via gratuita non vincolante, i singoli oggetti
LE ASTE DI GIOIELLI DI ART-RITE DEL 2025 SI SVOLGERANNO IL 15 MAGGIO E L’11 DICEMBRE.





TIARA, COLLANA E PENDENTE IN ORO 18 KT E DIAMANTI Chaumet, collezione Joséphine, 2013 Stima € 35.000 - 65.000



































CONTACTS
Mariolina Bassetti mbassetti@christies.com +39 348 341 8454


PIERO MANZONI (1933 - 1963)
Achrome, 1958 - 1959

LUCIO FONTANA (1899 - 1968)
Concetto Spaziale, Attese, 1968



Renato Pennisi rpennisi@christies.com +39 338 136 0306

Sold for: €2,944,000
Avant-Garde(s) including Thinking Italian, Paris, 18 October 2024

Sold for: €3,670,000
Avant-Garde(s) including Thinking Italian, Paris, 18 October 2024


christies.com

Lucio Fontana, Milano
Paris, 2025
Photo:
Buklovska

FOCUS MODA

Innately Elegant. Stylishly Italian.

Featuring seven iconic Hilton hotels in Italy, RAЯE is an exclusive project offering unique and extraordinary solutions for event organizers in the world of lifestyle.
Year XIV | Issues 82
January — February 2025
Supplement n. 1
FOCUS MODA #4
CURATED BY Alessia Caliendo
EIC
Massimiliano Tonelli
ADVERTISING & MARKETING
Cristiana Margiacchi 393 6586637 Rosa Pittau 339 2882259
Valentina Bartarelli adv@artribune.com
EXTRASETTORE
downloadPubblicità s.r.l. via Boscovich 17 – Milano via Sardegna 69 – Roma 02 71091866 | 06 42011918 info@downloadadv.it
EDITORIAL STAFF | PUBLISHER via Ottavio Gasparri 13/17 Roma redazione@artribune.com
ART DIRECTOR Alessandro Naldi
PRESS
CSQ – Centro Stampa Quotidiani via dell’Industria 52 Erbusco (BS)
Registered with Tribunale di Roma No. n. 184/2011 del 17/6/ 2011 Closed in editorial office on il 25/2/2025
COLLABORATORS
Contributors: Elena Canesso, Margherita Cuccia, Lara Gastaldi, Aurora Mandelli, Alessandro Masetti, Cristina Masturzo Fashion Editor: Giulio Solfrizzi
TRANSLATION BY Tommaso Martelli
The Community
In the fourth issue of Artribune Focus Moda, we return to the essence that has guided our editorial line from the very beginning: the community.
This complex theme traces its roots to empathy and a sense of belonging, exploring how local groups and global networks can generate new forms of encounters, production, exchange, and mutual care. This way, fashion, art and visual culture become vectors of relationships, creating innovative and unexpected dynamics.

First, Lucia Buricelli narrates a shattered America at the dawn of Donald Trump’s second term, offering a glimpse into the social dynamics, cultural influences, controversies and aesthetics that mark this historical period. Meanwhile, in the work of the artist Noemi Comi, the community emerges as an ever-changing entity. Her research into reptilian conspiracy theories reveals a universe of virtual connections, in which collective narrative is intertwined with the imagery of the American writer Lovecraft in a conversation with Chanel The project analyzes digital communities as organisms that can change shape and redefine their coordinates without losing internal consistency.
The Berlin techno scene is another example of a community that shapes its language through aesthetic codes and shared practices. Our analysis highlights the role of this movement in underground fashion, between stylistic experimentation and identity assertion. Orsola de Castro, on the other hand, redirects attention to the ethical dimension of fashion. As the founder of Fashion Revolution, the movement born after the Rana Plaza tragedy, she continues to advocate for a responsible approach to manufacturing and consumer behavior, demonstrating how sustainability is a collective value that requires individual awareness.
Closing this itinerary, On Common, an exhibition that gathers the work of international photographers, presents a visual investigation into the making of a sense of belonging. The photographs trace an itinerary through rituals, memories, and new forms of aggregation, providing a multi-layered map of contemporary communities.
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The stories collected in this issue and the regular columns attest to the fact that community is never a static entity, but rather a constantly redefining balance. In between tradition and innovation, local and global, physical and digital, the connective tissue of relationships expands and mutates, generating new ways of understanding collective identity. Artribune’s Focus Moda proves to be a tool for mapping routes, identifying trends, gathering insights and testimonials, expanding the editorial narrative, and reaffirming that a sense of community lies at the heart of the future.
■ Alessia Caliendo
© Marina Mónaco


American Society Through the Camera Lens of Lucia Buricelli
Lucia Buricelli, a New York-based photographer, explores the urban landscape and social dynamics in media outlets such as The New York Times, The New Yorker, Time, and The Wall Street Journal. For us, she documented the concept of community in the United States at the dawn of Donald Trump’s second term, focusing on aesthetics, symbolism and collective identity. Through her camera lens, she explored the use of clothing, accessories, and colours as tools of political and social assertion, outlining a complex portrait of a country torn between identity display and visual exuberance.
Your shots reveal the aesthetic and cultural symbols of Trumpian America in its second term. What details have caught your eye? The ability to express political ideas and identity through clothing and accessories, often with a mix of patriotism and irony. I have noticed an extensive use of the American flag – on clothes, caps, and even in the smallest details like pins or hair ornaments. There were red ties, garments with star-and-stripe patterns, and baseball caps emblazoned with the word ‘Trump’ in glitter. Even makeup was a means of expression: nails painted in the flag’s colours, bold lipsticks, and vibrant eyeshadows. All these elements reveal an aesthetic that has been developed to communicate belonging and political stance.
Have you noticed any recurring elements?
Yes, the baseball cap is undoubtedly the most iconic symbol. The MAGA slogan ‘Make America Great Again’ is ubiquitous—not only at rallies but also in souvenir shops, on the streets of New York, and in smaller towns. Red has become dominant, along with an almost obsessive display of the flag. But besides these recurring elements, I have noticed more personal details: clutch bags with ‘Trump’ written on them, kippahs with his face printed on them, T-shirts with custom slogans. It is clear how politics has become part of a commercial
system in which everything can be branded and put on sale, turning political identity into a commodity.
Your photographs depict a fragmented America. What are the constant features that emerge?
Since moving to New York in 2018, I have observed how pivotal consumerism is in American culture. Everything is excessive - supermarkets as big as cities, endless parades, malls with ski slopes. American society is built on abundance and constant sensory overstimulation. This can be seen in the photos I take, where the visual chaos narrates the complexity of a country that is always on the move, where the desire to express oneself is achieved through consumerism and the spectacularization of identity.

Colour and flash use define your work. How do they influence the perception of the context?
Colour is a central narrative element. In the United States, red and blue are not only aesthetic choices, they are symbols of political affiliation. By observing the colours in a photo, one can infer the dynamics of the context even before analysing the content. The use of flash plays an equally crucial role: it brightens and intensifies
the scenes, enhancing contrasts and giving the pictures an almost hyperreal effect. This technique emphasises the energy of the crowd, the way people look and the dramatic character of certain moments.
How does your approach vary depending on the equipment you use?
I mainly use digital cameras and occasionally shoot film, I hardly ever use a mobile phone. Regardless of the equipment I use, my approach is still the same: I observe without interfering, letting the scene develop spontaneously. Keeping the interaction with the subjects to a bare minimum is key in order not to alter the reality I want to document. Post-production aligns with this approach: I prefer frontal flash as it provides greater freedom of movement and allows me to focus on composition without distractions.
What moments have most impressed you and how do you think America will be portrayed in the coming years?
The element that most impressed me is the aesthetic construction of the sense of community. Crowds, despite having common features, show strong internal contrasts. Political and cultural identity is expressed through one’s outfit, attitude and accessories. It is interesting to observe how different perspectives meet and collide in the same space. Looking ahead, I believe photography will remain an essential tool for documenting US society, though artificial intelligence will play an increasingly prominent role in shaping visual imagery. This does not mean that AI and photography cannot coexist. Artificial intelligence can lead beyond the representation of reality, creating alternative visions that challenge ordinary perception.
■ Alessia Caliendo







The Social Organism
Noemi Comi Supported by CHANEL






produced by ■ Alessia Caliendo
An examination of reptilian conspiracy theories has led young artist Noemi Comi to immerse herself in social groups that share alternative narratives. Her analysis of the material revealed links between the iconography of American writer H.P. Lovecraft and the structure of digital communities. Like the fictional character Cthulhu, the community is an octopus whose tentacles are constantly growing and mutating. It is not a static aggregate of individuals but a fluid entity capable of dividing, multiplying, and reforming in a dynamic balance between identity and collectivity. The project, created for Focus Moda and supported by CHANEL, uses the metaphor of mitosis to explore the nature of human bonds in the digital context, showing that online communities transform without ever losing their essence.
August 2024, Brandenburger Tor. 380,000 people gathered under Berlin’s most famous monument to pay homage to electronic music culture. Brightly coloured hair, crazy sunglasses, fishnet tops: an eclectic madness following DJ boots on 30 floats along Straße des 17. Juni to the tune of the motto “Love is Stronger”, dancing to acid rhythms as far as Ernst Reuter Platz. Rave the Planet is even more of a thrill now that, in March, the German UNESCO Commission announced that Berlin’s Techno Culture has been added to the country’s list of Intangible Cultural Heritage. In the short film Techno Culture in Berlin, Alexander Krüger of the Alte Münze club stated that “a sort of utopia formed in which where you came from, your sexual orientation, the colour of your skin, your religion didn’t matter. People were simply united by music and felt like they were living in a world which was actually the opposite of the capitalist world we live in.” The network of clubs, collectives and events all over Italy generated an independent ecosystem which stood out for inclusiveness. It was a safe community space which valued diversity and encouraged self-expression.
THE BERLIN MUSICAL PANORAMA
While techno certainly shaped the distinctive and recognisable music Berlin is known for, its musical panorama is much wider, encompassing a spectrum of sub-genres ranging from hard techno to house and groove. “When I moved from Mexico City to Berlin I, too, was interested in the quicker techno rhythms but then I discovered downtempo and realised that it was made-to-measure for me”, says R3NATA, an artist from the Mystic Tales collective and co-founder of WOMXN. “Music connects people and Berlin has something for every orientation. Kater Blau, Mensch Meier, Salon zur Wilden Renate, Beate Uwe: these are just some of the clubs I like playing in when I’m here. I’ve found my alternative niche scene where people love my sound without labelling it.”
ONCE UPON A TIME IN BERLIN
2004, between Kreuzberg and Friedrichshain. Friends Norbert Thormann and Michael Teufele made the history of 1990s clubbing in Berlin their own and sublimated it into a venue which will soon be the world’s most iconic techno destination, Berghain. An abandoned thermal power station built in 1953 located strategically between Kreuzberg and Friedrichshain - former areas of West and East Berlin, respectively - the venue perfectly sums up what the rise of techno music meant for the city after the fall of the Berlin Wall in 1989: a meeting place between different worlds, a counterculture in the making. Stories are told and legends grow. Famous for its three-day marathons, its sexually explicit

© Marina Mónaco

Legendary Berlin
Stories of Techno Music and Freedom

Berlin Techno History
Berlin Techno History
The second UK ‘Summer of Loveʼ ushers in a new generation of electronic sounds.
character, an absolute ban on photos indoors and strict door selection, a night at Berghain is like a secret deal that the attendee voluntarily accepts and the mystery increases its exclusivity. Its superstar bouncers, like the legendary Sven Marquardt, are famous for keeping a close eye on the behaviour and style of would-be visitors as they queue up and their frequently-impossible-to-explain preference for sober, dark outfits with a laid-back touch to them.
SEXUAL FREEDOM, FROM BERLIN TO THE WORLD
2012, online. The Pornceptual journey began as a digital platform with a desire to bridge the gap between pornography and art and it evolved naturally into a live Berlin experience, a sex party. Its founder Chris Phillips remembers that when he first arrived in Berlin he started going to fetish events whose defining characteristic was their exclusiveness.
“Pornceptual’s approach is a more playful and inclusive one: it targets an international crowd which hasn’t yet explored fetish and wants to celebrate non-judgemental sexuality.” Its erotic nightlife also forged the city’s reputation and aesthetic, with full-blown institutions such as the KitKatClub, Insomnia and Berghain’s Lab-oratory which have generated an important sexual freedom-based
subculture. It was black leather, bondage accessories, latex, chains and, most of all nudity which shaped the unconventional uniform which became the quintessential Berlin look. “Clothing (or its absence) became an extension of personal and collective identity. Nudity is a shared vulnerability experience which enables people to make connections which go beyond the surface.”
THE DESIRE REVOLUTION
Stripping away everyday social conventions can foster more profound bonds because it places people more on a par. “Although our goal is to break down hierarchies, we must in any case be aware that social dynamics bound up with body shape, race and age still determine self-image and individual desirability today.” With exhibitions, publications and events in more than 25 different countries, Pornceptual’s inclusive approach has turned it into a global cultural movement. “We want to contribute to a revolution which normalises desire, questions the narrow mainstream porn perspective and fosters ethical, consensual and inclusive representations of sex. For us freedom means generating an intersectional space in which no one needs fear expressing their sexuality, art and individuality to the fullest.”
■ Elena Canesso
place on first July, an
Techno event and a forerunner of today's Rave the Planet.

The Berlin Wall falls. The first Love Parade takes
iconic
© Chris Phillips
The group Underground Resistance is founded in Detroit.
The Berlin-Detroit bridge leaves a strong mark on the German capital city's Techno scene.
After three years in squats the UFO club takes up official residence, founding the historic Tresor club.
The Snax club is set up for men-only events called Pervy Parties, the embryonic form of the future Berghain. The KitKatClub is set up that same year.
The Berghain club is founded at its current location.
Pornceptual is set up as an online platform before evolving into a physical sex party.
The German UNESCO adds Berlin Techno to its national intangible heritage register.

© Marina Mónaco
Orsola de Castro. The Value of Building Communities
Mentor, lecturer, creative director, author of Loved Clothes Last, Orsola de Castro is one of the most inspiring activists in the fashion world. She laid the foundation for responsible fashion and is now a contemporary inspiration icon. Through fashion, clothing and personal style, she reaches the areas of politics, society, community, social economy, and change. Thread, crochet and needles are some of her tools along with her courage, imagination and authoritative voice. She has been a pioneer of upcycling, transforming luxury garment scraps with her multi-award-winning brand From Somewhere (founded in 1997) and developing upcycling collections for Topshop and Speedo, among others. In 2006, she co-founded Estethica, which started as the first ethical showcasing initiative at London Fashion Week. Estethica was born as a collective of experts working across all fashion sectors which soon evolved into a creative consultancy, mentoring and a pre-and post-consumer waste solution agency of which Orsola de Castro is creative director.
The tragedy of the Rana Plaza collapse in 2013 was the catalyst that prompted her to start a movement, which has now evolved into a community, sharing values and practices. A peaceful yet determined and relentless revolution, Fashion Revolution now spans 90 countries. A space for community activism that operates on a micro level, touching us all, and has grown into a macro force, becoming one of the leading advocacy movements, pushing the European Commission to consider new legislation in the name of workers’ rights.
You are not just part of one or more communities, you are community. What or who do you think has inspired in your life the sense of community?
It’s interesting because I’m not by nature a community person. Mine are not necessarily close communities. They’re often distance communities I can dip in and out of, which I can both learn from and give to. I think my sense of community comes from having a family and I have always had an instinctive need to communicate. Clearly communicators do not communicate alone and so my instinct is to speak and therefore to learn. While I crochet I reflect on various stages of human development, politics, philosophy and poetry and this leads me to make community. Because it prompts me to need to know more and when you need to know more you must expand.

Through textile language you talk about courage and weakness, building up and destroying for rebirth. What is the importance of the social networking community for you? It feels like an integral part of your way of being.
To some extent it is, although this is another contradiction. I don’t like being centre-stage, I certainly didn’t used to like it. I have no idea how I became a public speaker. If someone had told me when I was 15 years old that I would be speaking on stage in front of audiences ranging from 12 to thousands of people, I would have said ‘impossible’. But life teach-

es you unexpected things. It doesn’t frighten me. Quite the opposite, it calms me down. I look at people’s faces, their expressions and understand whether what I’m saying is important or otherwise, who it is important to, I see what other people are feeling, sometimes with respect to my words but other times with respect to my knowledge, there I am a vehicle to reach these people.
Is it the same online?
It’s similar online. I think I’ve realized that I want to dedicate my future to writing and social media is linked to it. I wrote diaries for
years and the Instagram channel is a little like a diary for me. Though different obviously because other people read what you write but it’s great fun putting the right words together and , also, I like having boundaries. I’m an upcyclist you know!
By which you mean?
I like working within limits. And this limit is the word count. It’s also being careful not to offend, not to say inaccurate things, finding the right word capable of explaining a particular feeling. I really appreciate people knocking on my door and exchanging
Photo by Dvora.Photography
thoughts. There’s nothing in me which is hesitant about this sort of contact and relationship. I give and take, take and give. And I appreciate it.
Once you’ve said that ‘Losing an artisan is like risking the extinction of a protected species.’ Are you confident that a return to artisanship is happening?
Yes 100%. I can say this with my hand on my heart. It’s a true step forward and it’s happened. The most banal, the smallest, the most stigmatised and yet the most instinctive thing is repairing things. In the moment in which we did, we repaired. None of the young emerging designers I work with around the world - and I work with lots - tell me ‘I want to be the new Prada’. Quite the opposite. It’s all about artisan vision: a small business, a small studio, a mini collection, reworking other people’s clothing, giving their own clothes a second life. It’s a completely different design system. Then clearly there are also those who will end up playing this ridiculous game that the big brands are playing. Artisanship comes from the earth, from people and from purpose. We are definitely losing crafts all over the world, but what interests me is the fact that there is a return and a desire to invent a new kind of Artisanship.
munity. Take me, for example, there are things I do very well, but the vast majority of things I do not. If I think about what I truly learned from crochet as a child, it was making mistakes. But above all, I understood that I needed others. Because on my own, I am worth nothing. Like everyone. And that’s what makes it truly beautiful.
So what’s the formula?
I would say to always choose something that isn’t entirely easy for you, because if you choose things where you excel, you risk getting a bit full of yourself. You don’t need inputs

Is the concept of taking care linked to that of community?
Taking care is inherently tied to community. The discovery of the Neanderthal man known as the La Chapelle-aux-Saints man is an example.
It is the moment in which we take care of one another that we have truly reached the peak of our civilization. It’s not architecture, it’s not agriculture, it’s care. Taking care is at the core of any civilization; in the moment you come together, if you don’t have care, you don’t have civilization, you don’t have community, you don’t have relationships.
What are the best ingredients for building a community?
There are important rules for building com-
from others. Instead if you choose something that’s a bit difficult for you to do, you begin a path where unexpected things may happen. You’re not the ‘star of the show,’ the person with all the answers. You will find people who have the answers you don’t have. People who teach you to use the needle in ways you don’t know. People who have an opposite, parallel or different way of thinking than yours. Find something difficult. Pursue it. Make mistakes. Start again. And ask for help.
So what obstacles are stopping fashion from evolving?
They took away a passion and a skill from us. Passion needs to be reintroduced because we don’t dress just to dress: we need to buy things that are worthwhile, clothes that fit both our physical size and our inner size, able to reflect our principles and values.
■ Margherita Cuccia
Photo by Dvora.Photography




























SPAZIO ESPOSITIVO
On Common: A Visual Exploration of Belonging







Mauricio Holc




Francois Prost


curated by ■ Alessia Caliendo
On Common encourages visual thinking on the dynamics of belonging, identity and sharing via photography. In it, the photographs of eight international artists speak of the complexities of human relationships, highlighting both spontaneous connections and habitual practices, ways of doing things, and customs while also examining the social tensions inherent in collective settings. Ranging from depictions of rituals and traditions to inquiries into contemporary forms of gathering, and reworkings of personal and collective memories, the work exhibited offers a stratified interpretation of the concept of community. Through a variety of visual lexicons, including documentary and conceptual On Common poses questions relating to how feelings of belonging shape, transform and express themselves over time and space.
Camilla Piana
WHO IS WHO
CARMELO PLUMARI
is a Sicilian photographer whose experimentation is influenced by nostalgia and the transition from childhood to adolescence. Via film and analogue techniques he explores the theme of holidays as a space of social suspension and individual freedom. After graduating in languages, he moved to Turin where he began working in the advertising communication sector. His career then continued in Rome and Milan, working with fashion houses and developing an interest in street photography and what is known as Beach Photography, through which he analyses leisure time in a nostalgic and timeless vein.
SHAHRAM SAADAT
is a British- Iranian photographer whose work focuses on observing everyday life and the reality construction it involves. After beginning with documentary photography he translated this into controlled settings, developing an eclectic aesthetic. An interest in human differences and eccentricities is a feature of his art.
NICOLÒ RINALDI
is an Italian photographer and founder of the LUCID DREAMS creative studio. After a first interest in landscape photography, he focused on documentary photography, in personal projects and to commission. He has documented the overtourism phenomenon with a narrative approach which encompasses humour and the grotesque. In 2024 his W.E.I.R.D project won a PHOTOGRAPHY STRATEGY bursary sponsored by the Italian Department of Culture’s General Directorate for Contemporary Creativity. He also works in the fashion industry on advertising campaigns and special projects.
ALESSANDRO IOVINO
uses photography as a tool for personal exploration and the pursuit of truth. Having grown up in a complex family environment his strong bond with the photographic medium developed as a way of documenting his own life and analysing his experiences. His work demonstrates profound honesty and constant reflection on the concept of home, identity and memory. He lives and works in Italy and South Africa.
MAURICIO HOLC
is an Argentine photographer and filmmaker specializing in analogue photography. He holds a degree in Photography and Audiovisual Media from Universidad Nacional de Misiones (UNAM) but is primarily self-taught, personally overseeing the entire process of developing, scanning, and printing his photos. Interweaving fashion and documentary photography, his work explores themes related to identity, territory, the body, and community. He has exhibited internationally in solo and collective exhibitions and was a finalist at the 2023 Latin American Fashion Awards in the Emerging Fashion Photographer of the Year category.
FRANCOIS PROST
is a Paris-based photographer and art director. Working in the publishing and commercial sectors, he balances personal photographic experimentation with collaborations with international brands and publications. His photography concentrates on documenting urban environments and architecture with a specific interest in places illuminating cultural and social facets His bestknown work includes photo series on French nightlife venue façades, US gun shops, and the similarities between European cities and their replicas in China. His rigorous visual language and detailed formal experimentation highlights the peculiarities and contradictions inherent in contemporary urban landscapes. His photographs have been published in the international press and shown in a great many exhibitions.
SERGI PLANAS
is a Costa Brava-born director and photographer who grew up in the south of Spain. After studying at Milan’s Accademia di Belle Arti di Brera he took up a creative career in the fashion industry, later specialising in directing luxury and beauty sector films. His work combines aesthetic sensibilities and technical rigour, melding visual and narrative elements in a dynamic and engaging style. He produces the image for Artribune Focus Moda, launching his ongoing project Chorus, a longterm multidisciplinary artistic exploration around the concepts of collectiveness and ideological diversity in the context of an increasingly algorithm-driven society.
CAMILLA PIANA
is an Italian photographer. Since 2015, she has worked exclusively with film, using natural light to create large-format images. Her creative process uses a lengthy elaboration time frame in which the materiality of the outside world interweaves with the inner world. Her first work in Italy and Eritrea dealt with grief and physical suffering. After moving to Portugal her experimentation moved in the direction of popular religiosity and surviving traces of ancient religious rites. She has exhibited at the Milan Triennial (2021) and Rome’s Scuderie del Quirinale (2023).



The Creative Communities of Fashion
In fashion show reviews, journalistic narratives often celebrate individual genius, turning creative directors into mythical figures, with “King” Armani, “Kaiser” Karl, and “La Signora” Prada being prime examples. Yet, some brands have built their identity on a sense of shared belonging to such an extent that the press refers to them as clans. This reference evokes not only family ties and creative dynasties but also recognisable aesthetic codes, much like Scottish tartans identify the ancient families of the Highlands. Following the theme of the fourth print issue of Artribune Focus Moda, dedicated to community, our Wunderkammer column explores the collective dynamics of fashion through stories and images.
Solitary Designers and Their Muses
While the media often portrays fashion designers as isolated artists, creativity thrives on relationships.
One of the most emblematic examples is Yves Saint Laurent, a solitary genius surrounded by a close circle of friends, including Paloma Picasso, Catherine Deneuve and Marisa Berenson.
Then, behind the closed doors of his Parisian studio at 5 Avenue Marceau, he relied on his muses, Loulou de la Falaise and Betty Catroux. Companions who transcended mere inspiration, acting as confidantes, collaborators, and living embodiments of his creative lexicon. In the 1970s, Halston similarly cultivated his community: the Halstonettes. Women like Pat Cleveland, Anjelica Huston, and Elsa Peretti were not just models but also ambassadors of his lifestyle, turning every appearance at New York’s Studio 54 into an aesthetic manifesto.
The Invisible Atelier: The Community Behind Creation
If there is one place where community manifests itself in a tangible way, it is the haute couture atelier.
Here, behind the designer’s name, lies a collective of skilled hands, seamstresses and premières d’atelier who bring ideas to life.
Recently, some creative directors have made this hidden microcosm visible.
During his solo tenure at Valentino (20162024), Pierpaolo Piccioli often shared the runway with his atelier team at the end of the shows, a symbolic gesture acknowledging the collective work behind each collection.
Frédéric Tcheng’s documentary Dior and I (2014) chronicles Raf Simons’ arrival at the helm of the French maison (2012–2015), revealing the essential role of the premières d’atelier, some of whom had been working there for decades, passing down knowledge and technical expertise.
Scenes of seamstresses sewing beads until dawn on the day of the show demonstrate that there is a resilient community behind every dream dress.
The Clans of Italian Fashion
One sector where fashion structures itself like Scottish clans is that of family-run fashion houses.
Italian prêt-à-porter has built its identity around this model, where blood ties become both a stylistic code and a production method. Among the many possible examples, we highlight two dynasties that have passed down their vision through generations, standing out for using color and graphic motifs.
The first is Etro, the brand founded by Girolamo Etro in 1968 and renowned for its paisley pattern, which he discovered in India and reinterpreted into a sophisticated, dandy aesthetic.
We then conclude with a tribute to the late Rosita Missoni.
Alongside her husband Ottavio, she founded the brand in 1953, making it famous for its kaleidoscopic zigzag knitwear.
For the Missonis, family itself is at the heart of everything.
Their past advertising campaigns, often featuring children and grandchildren, narrate fashion’s most intimate sphere, offered as a joyful lens through which to view the world.
■ Alessandro Masetti
Yves Saint Laurent and Betty Catroux, Marrakech, circa 1970. © All rights reserved. Courtesy Musée Yves Saint Laurent Paris
Missoni, Spring Summer 1993. Ph. Alfa Castaldi. Courtesy Archivio Missoni
Ottavio Missoni, sketch, 1974. Courtesy Archivio Missoni
The Future of Young Italians in a Perfume Bottle
The fine perfume brand Jijide tells two different life stories with its new Dialoghi III collection. And it is doing so with the help of two emerging perfume noses, Mattia Sorrentino and Edda Salvadori, and the ability of two fragrances, Dentro and Oltre to stimulate our olfactory senses.
DENTRO - WITHIN - ITALY
The first of these conjures up the sensations of those who decide to stay in Italy and put down roots, like Sorrentino, its inventor. This 1996-born talent chose to live in Italy and pursue his career here: “Dentro was born from my desire to celebrate the beauty of little things, simple and profound acts which bind us to the people we love. Coffee, the perfume’s beating heart, is the symbol of these roots,” he says, while expressing his image of “an everyday ritual which smells of home, of warmth, of nearness. The inspiration for it was a memory of my grandmother who lovingly made coffee for all of us as a sharing moment.” For Sorrentino the decision to remain in Italy was dictated by his attachment to relationships, shared acts and emotions: “Italy is an interweaving of stories which speak to the heart and it is precisely this emotional fabric, rather than any place, which nurtures my creativity and breathes life into my fragrances.” A celebration of Italianness, then, in all its nuances, melding cocoa, tobacco and incense Dentro a bottle which brings out the aroma of coffee.
OLTRE - BEYOND - ITALY
The second fragrance in the new Jijide collection, Oltre, is the converse and complement to this dialogue. It tells of the lives, sensations and choices of those who decide to move abroad, just like its inventor Edda Salvadori. Born in 2001 she left Italy for Paris and her perfume is redolent of her feelings of transition, discovery and nostalgia for what she left behind. Oltre opens up with a marked metallic note which shouts out electrically and is packed with tension. It embodies the fear of change but also the proactive charge change and departure gives us,” says this nose. “Its talcy, soft quality is our memory baggage, like a comfortingly melancholic awareness that what we are leaving behind is not lost to us but will remain with us for ever. I hope to leave the imprint of a now far-off hug made up of ancient gestures on the skin, just like the talc our grannies used.” Salvadori’s approach to perfumery is experimental, a creative process made up of intuitive exploration experimenting with new combinations. “Oltre tells of a journey and how we change over time. Anyone who has, at least once in their lives, experienced metamorphosis will identify with the initial tension, the proactive urge and then the comforting nostalgia of a new reality.” Because it takes great sensitivity to conceive and narrate a fragrance which is not simply a matter of stimulating our sense of smell but also reverberates in our souls, conjuring up potent, intimate and profoundly human details.
■ Lara Gastaldi

Carmela Rizzuti: Timeless Photography
Carmela Rizzuti was born in Palermo and has been drawing her favourite characters since she was a child, discovering in these the love of art she explored at high school and university. Hers is a hyper-realist style which uses experimental supports such as plexiglass to achieve a ‘quasi-photographic’ effect. From 2018 onwards she began printing her photos onto hahnemühle fine art paper, focusing on digital photography and selfies as opportunities for experimentation, understanding and externalisation of sensations and ideas.
What does expressing yourself via photography mean to you? While evoking your painting training in composition...
It is an alternative medium by which to express art in which the subject is a tool for artistic expression. The creative process is more instantaneous. I get a preview of the outcome of my work and can recreate other images with the necessary corrections.
Why did you choose selfies as an experimentation method?
They allow me to understand and transform ideas and sensations into images, to free up my mind. I tackle a range of themes starting from the female figure which is my communication linchpin, in its relationship with life, in its power, in its being an allegory of nature and life itself, also revealing the contemporary’s various conflicts.
One of the most appealing aspects of your work is your very theatrical use of clothing and sets. What symbolic value do these have?
They are turned into apparitions, symbols and reading and communication keys; verging on surrealism and with echoes of magical realism they make selfies unique and authentic ‘visual tales’.
For example?
In some of my black and white work two very different facets of the female figure are shown. Transformed by large white petals which frame them

like evening dresses, they represent our bond with nature, while the wind is emblematic of the fleeting nature of beauty. The quasi-transparent veils conjure up Renaissance madonnas interwoven with the cultural roots of the ‘chaste bride’ image whose boundaries are transcended with embroidery. The woman with umbrella whose interior lights up her face and lets poppies fall like light rain is emblematic, a poetic representation protected and illuminated by art.
What are you working on at the moment?
A new photographic project entitled
Sinergie multidimensionali (Multidimensional Synergies) which I will be presenting at Centro Culturale di Milano during Fuorisalone 2025, an event in which the language of art and design language transcend the boundary separating discipline and experience. It is an invitation to look beyond the visible, explore hidden connections and think about how art forms can build bridges between different, interconnected worlds.
■ Aurora Mandelli
photo © Carmela Rizzuti
Avant-Garde(s) Including Thinking Italian: The Appeal of Italian Art in Paris, According to Christie’s
Fontana, Boetti, Gnoli. These are just some of the artists taking centre stage at the Paris Christie’s auction, after its traditional international auction focusing on Italian art, inaugurated in London in 2000, was moved here in 2022. In its new French incarnation, AvantGarde(s) including Thinking Italian, this wholly Italian segment confirms the appeal of our most famous artists at Ville Lumière too, where the new Art Basel outpost opened in the middle of October 2022. From Futurist Experimentation to post-war classics, and through times of great market uncertainty, Italian art is triumphing north of the Alps. And that this French venue was ready and waiting to welcome it is testified to by its first edition, when a Mappa with a pink background by Alighiero Boetti (1979), offered up for sale for the first time, broke the artist’s own record by raising €5.6 million. And that same evening Lucio Fontana broke a new record when Concetto spaziale

(1960) sold for over €15 million. Fontana was also the star in 2023, with his 1961 Concetto spaziale selling for €7.9 million, together with Domenico Gnoli and a new auction record for Tancredi. And it was ‘white gloves’ for Italian artists at the last AvantGarde(s) including Thinking Italian in 2024, with new French records for Piero Manzoni and Arnaldo Pomodoro and with Lucio Fontana, Manzoni,
The Hilton Hotel’s Ra e Beauties

Elevating lifestyle concept to a rarefied and one-of-a-kind level: this is the Hilton philosophy behind its decision to open up its most extraordinary Italian hotels to lifestyle professionals and organisers. This is how Ra e was born, an exclusive initiative targeting those needing
once again, and Domenico Gnoli on the podium. This new not-to-be-missed event won over a new collecting audience. Avant-Garde(s) including Thinking Italian is now looking to its next calendar event in Paris on 24 October 2025.
■ Cristina Masturzo
exceptional spaces for prestigious events with a focus on the principal lifestyle sectors, including accessories, jewellery and cosmetics. It is a veritable cross-Italy journey from north to south, taking in sophisticated suites, spas and wellness spaces as well as top class culinary delights, expressions of the Hilton’s focus on this world. From the enchanting panoramas of Hilton Lake Como to the charm of Hilton Molino Stucky Venice by way of the most iconic Roman hotels, Rome Cavalieri, A Waldorf Astoria Hotel, Aleph Rome Hotel, Curio Collection by Hilton, Hilton Rome EUR La Lama and the Mediterranean elegance of Hilton Sorrento Palace and Sulià House Porto Rotondo, these hotels are for those looking for - and needing - beauty.
■ Giulio Solfrizzi
Lot 129, Domenico Gnoli, La Robe Rouge
Art Gallery of Rome Cavalieri, A Waldorf Astoria Hotel
1980s NEW YORK NIGHTLIFE IN POLAROID FORM
Aurora Mandelli ■ Sharon Smith worked as a photographer in New York’s wildest and most vibrant clubs from 1980 to 1988, taking Polaroids of ‘night people’ dancing, drinking, flirting and, sometimes, falling in love. Madonna, Andy Warhol, Grace Jones, David Bowie, Iggy Pop, Debbie Harry and fabulous unknown faces with red, green and blue hair captured in all their no-limits glory. Collected into the book Camera Girl, published by Bill Shapiro for IDEA with a preface by Honey Dijon, these previously unpublished photos are a close-up view of the decade’s countercultural hedonism and experimentation.
THE V&A MUSEUM EXPLORES THE ROLE OF DISABILITY IN DESIGN

Lara Gastaldi ■ The V&A Museum in London hosts Design and Disability from 7 June 2025 to 15 February 2026. The exhibition showcases the work of people with disabilities - such as deafness and neurodivergence - in relation to design history and contemporary culture, from 1940 to now. It will show how these designers and artists have designed everyday objects through their own experience and expertise. The purpose of this is to promote a fairer, more accessible and social justiceoriented design in art, architecture, fashion and photography.
BLACK DANDY STYLE ON SHOW AT NEW YORK’S COSTUME INSTITUTE
Aurora Mandelli ■ The Superfine: Tailoring Black Style exhibition is opening at the Metropolitan Museum of New York’s Costume Institute from 10 May to 26 October, on the occa-
GRAZIA INSERILLO’S FIBER ART ARRIVES IN MILAN

Lara Gastaldi ■ Grazia Inserillo’s solo exhibition Un seme profondo - A Deep Seed - is going on show at Milan’s Studio Masiero from 4 March to 30 April. In it this Sicilian artist explores fiber art, using threads and fabrics to enquire into the natural world. Curated by Gianna Panicola this exhibition presents five cycles of work including Linum and Organismi, which reinterpret plant elements such as linen, hemp and papyrus via embroidery and traditional techniques. Embroidery is an ancestral, profoundly feminine art which Inserillo accords anthropological value in her work. In Un seme profondo, Grazia alludes to a self exploration and transformation process, immersing herself in the depths of the earth in order to bring plant microcosms ready to proliferate or fossilise over time to light.
sion of its annual charity gala. The exhibition focuses on the emblematic Black Dandy style as an aesthetic and political construct. It is inspired by Monica L. Miller’s book Slaves to Fashion: Black Dandyism and the Styling of Black Diasporic Identity (2009) and examines the stylists who best embody African-American culture, with clothing, accessories, designs, prints, collectibles and film excerpts beginning in the 18th century and continuing to today.

THE BOND BETWEEN FASHION AND INTERIOR DESIGN IN AN EXHIBITION (AND BOOK) AT ANTWERP’S MOMU
Alessia Caliendo ■ Antwerp’s MoMu presents the exhibition PRACTICAL. Fashion & Interiors. A Gendered Affair, from 29 March to 3 August 2025. The exhibition analyses the fashioninterior design bond from the 19th century to today. From feminine

home aesthetics to the influence of the modernists and the work of stylists Margiela, Demeulemeester and Chalayan, the exhibition reflects on body-space bonds. The exhibition catalogue explores its themes in texts and images curated by Romy Cockx, with the support of Van Den Weghe, Dedar and Vitra Partner Store Antwerp.
TOMORROW’S WARDROBE: THE FUTURE OF FASHION AT THE DESIGN MUSEUM
Lara Gastaldi ■ At the London Design Museum, Future Observatory: Tomorrow’s Wardrobe will be exploring the future of sustainable fash-
Studio Masiero via E. Villoresi n° 28 Milano monicamasiero.it

ion until August. The most emblematic garments on show include the Ahluwalia recycled polo shirt and Salomon shoes designed to be easy to take apart and recycle. A multidisciplinary approach curated by George Kafka with consultancy by Kate Goldsworthy (UAL), Jalaj Hora (Nike) and Susan Postlethwaite (Manchester Metropolitan University), the exhibition displays fabrics, technologies and prototypes which rethink clothing.
AN AMBITIOUS RETURN TO GRAND PALAIS FOR THE ART PARIS FAIR

Giulio Solfrizzi ■ From 3 to 6 April 2025 Art Paris’s spring modern and contemporary art event will be back at Grand Palais, whose nave and balconies will be hosting 70 exhibitors from 25 different countries (34 more than in 2024). This edition’s programme includes a range of exhibition visits and tours exclusively for art collectors and professionals and will be even more ambitious, with new themes, exhibitions, awards and roundtables.
JEWELLERY TO COLLECT AS WORKS OF ART

Giulio Solfrizzi ■ Jewellery equates to miniature works of collectible art. This is what Milan auction house Art-Rite believes, having extended its horizons with an exclusive valuable accessory section. After lengthy and productive experiences bound up with ancient, modern and contemporary art, its goal is to offer its collectors one-off items to show off and pass on to future generations. These include a tiara-necklace from French haute jewellery brand Chaumet in white gold and diamonds made at its Paris workshop, estimated to sell for €35,000 to 65,000.
THE 5 RICHEST ART COLLECTORS IN THE WORLD (and Two of Them Are from the World of Fashion and Luxury)
Bernard Arnault
Net worth: USD 221.5 billion
Art collection value: n.a.
Carlos Slim
Net worth: USD 102.9 billion
Art collection value:
Approximately USD 100 million
Francois Pinault
Net worth: USD 31.6 billion
Art collection value:
Approximately USD 1.4 billion
Steve Cohen
Net worth: USD 19.8 billion
Art collection value:
Approximately USD 1 billion
Roman Abramovich
Net worth: USD 9.7 billion
Art collection value:
Approximately USD 1 billion
THE NEW HOCKERTY AND SUMISSURA TAILORING TRADITION
Aurora Mandelli ■ Opting for a garment tailored to our own bodies is still an alternative to mass production: a perfect fit combined with the topquality materials Swiss brand Hockerty uses for its formal and informal clothing, exclusively to order, leaving room for total design control. Design with its innovative 3D Configurator means all details can be personalised, from fabric to finishings and encompassing its embroidered monograms, offering a hyper-realistic preview of the end result in real time and from all angles. Tailoring is traditionally associated with men’s clothing but Sumissura’s focus is on women’s clothing, too, with its Signature Collection of tailored items designed to ensure style, comfort and versatility thanks to a combination of structure and flexibility. Each single thread tells a unique no-compromise story taken to the Florentine stage by Pitti Donna 2025 as a symbol of empowerment and to add its own chapter to the style annals.


Grand Palais 03—06 April 2025

Discover the list of 170 exhibitors of Art Paris 2025



Our “Duties”: The Fashion System and Trump’s Tariffs
European luxury fashion, and more specifically all products in the luxury segment, are at risk. Ever since he took office in the White House, Trump has been threatening to tax even what comes from the Old Continent because, quoting his own words, ‘we take from them and they don’t take from us’ The US President was mainly referring to pharmaceuticals and automotives; in fact, as of 2 April, a 10% tariff should be introduced on car imports from abroad, including Italy. It is, however, the fashion system that is most concerned about the unscrupulous desire to exercise an old new way of being in the world, as the European Union tends to be exporting overseas rather than importing. More specifically in the case of Italian women’s fashion, the Confindustria Moda Economic Studies Office reported a +2.4% growth in exports during the first ten months of 2024, reaching a total value of EUR 10.2 billion. Not to mention men’s and children’s fashions, whose figures are not yet available. At the top of the list of countries buying Made in Italy clothing is France, followed closely by Germany and the United States. The latter are among the main luxury customers all round, as witnessed by the major push by Americans in sales of designer clothing and accessories after the economic crisis in China, which also had an impact on fashion.
The fashion system is the most impacted sector current tariff value – value 2023 (in millions of US dollars)
Source: Prometeia
This is why the current Trumpian conservatism frightens European big brands. And while the EU is raising its voice by claiming it wants to respond in kind, CEOs are targeting new markets (such as India) by prioritising high-potential regions in the Global South. “If tariffs hit European fashion goods, there’s no doubt prices would go up in the U.S. market. But let’s be real— America is a massive player in luxury fashion, arguably the biggest. Personal luxury goods alone are expected to bring in around $83.3 billion in revenue in 2025 (Statista backs this up)” says 10 Magazine USA’s Editor-in-Chief, Dora Fung. “The strongest brands like Hermès, Chanel, Louis Vuitton etc. will probably be ok. Their desirability is so high that price hikes won’t necessarily stop their customers from buying —they have already been steadily increasing their prices yearly and their fans are still spending”. The alternative to an unarmed fight in the system? “Doubling down on what makes American fashion great—working more with their media partners on storytelling, innovation, and cultural influence. U.S. brands are leading in sustainability, inclusivity, and tech-driven fashion. Rather than protectionist measures, a better strategy would be pushing international collaborations, fashion diplomacy, and government-backed initiatives to showcase U.S. talent on the world stage”.
■ Giulio Solfrizzi

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