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Le nuove generazioni ‘fanno memoria’ a Dardago due pietre d’inciampo

le nuove generazioni ‘fanno memoria’

1 5 5 / 2 0 2 2 E L I R P A 8 Anche Dardago è stato interessato da una originale iniziativa di un gruppo di studenti del Liceo Majorana di Pordenone coordinati dalle professoresse Corelli e Pettarin. Il progetto, giunto al quinto anno, si propone di togliere dall’oblio il sacrificio dei nostri concittadini o compaesani morti per la libertà nei campi di concentramento. Quest’anno, dopo la posa di cinque Pietre a Pordenone, gli studenti hanno curato la realizzazione di due Pietre d’Inciampo a Dardago. La loro posa ha avuto luogo, venerdì 28 gennaio, davanti alle abitazioni di due deportati nei campi di concentramento da dove non sono più tornati: Guerrino Zambon (a cura di Flavio Barameta e Giovanni Maria Sordi) e Gino Bocus (a cura di Erika Zambon e Eugenia Zanuttini).

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a Dardago due pietre d’inciampo

a cura di Roberto Zambon

Guerrino Zambon

La figura ed il sacrificio di Guerrino Zambon sono già stati ricordati dalla nipote Miriam Zambon e pubblicati nel numero 103 del nostro periodico l’Artugna (dicembre 2004).

Miriam, nel suo articolo, ricorda che la famiglia, per molti anni, non ebbe notizie sulla sorte di Guerrino. Si sapeva che, dopo l’arresto a Dardago da parte delle truppe tedesche, il giorno 11 settembre 1944, insieme ad un altro compaesano, fu imprigionato a Pordenone e successivamente a Udine da dove fu deportato in Germania. Un anno dopo, la Croce Rossa comunicò alla famiglia la morte di Guerrino senza indicare il luogo della sepoltura. di Duisberg dove probabilmente è deceduto. La salma fu tumulata nel Cimitero Militare Italiano di Amburgo.

Fu organizzato un viaggio nella grande città della Germania settentrionale. Il Consolato Italiano fornì le informazioni per raggiungere il Cimitero Militare che si trova all’interno del principale cimitero della città. Il 6 dicembre 2004, Miriam e i famigliari entrarono nel Sacrario dove sono sepolti circa 5000 militari morti durante la seconda guerra mondiale.

Grande fu l’emozione di Miriam e specialmente di suo papà, Raffaele, che mai avrebbe pensato di ritrovare la tomba del fratello dopo sessant’anni! Miriam ricorda ci fu un lungo momento di silenzio e di commozione e di preghiera. Su quella lapide, per la prima volta, furono posati dei fiori!

Dopo molti anni, Miriam sentì il bisogno di sapere di più sulla sorte dello zio e, dopo ricerche al Ministero della Difesa e all’Ufficio Onorcaduti, riuscì ad avere le informazioni sulla sorte dello zio.

Guerrino, da Udine fu deportato nel campo si concentramento

Momenti significativi della commovente cerimonia.

Gino Bocus

Ecco la relazione su Gino Bocus a cura delle studentesse Erika Zambon ed Eugenia Zanuttini.

Gino Bocus Frith nacque a Budoia il 29 luglio 1925 da Angelo Bocus e Giuditta Zambon, che già avevano due figlie più grandi: Maria, nata nel 1921, e Adda del 1923.

Contadino nella vita e membro della divisione partigiana «Nino Nannetti» , nel 1944 fu arrestato e consegnato ai tedeschi a soli 19 anni.

La divisione di nome «Boscarin» era stata fondata un anno prima nel bellunese da un gruppo di antifascisti. Questa nel febbraio del 1944 si unì al distaccamento «G. Mazzini» , andando così a costituire il nucleo della futura brigata della resistenza.

Chiamata inizialmente «Distaccamento d’assalto Garibaldi» , nome che veniva assegnato ad ogni divisione Partigiana di quel tipo, venne poi rinominata «Nino Nannetti» in onore dell’omonimo comandante antifascista bolognese caduto nella guerra di Spagna.

La divisione occupò la Foresta del Cansiglio, che offriva una posizione strategica, al confine con due regioni, Friuli Venezia Giulia e Veneto, e tre province (Pordenone, Belluno e Treviso). Probabilmente prese parte con la sua brigata nel settembre del ’44 alla disperata difesa dell’altopiano dall’attacco di più di 6.000 soldati tedeschi.

Fu visto l’ultima volta vicino a Budoia da un contadino, mentre, vestito da alpino, scendeva dalle montagne con il suo mulo e cercava di convincere un uomo a nasconderlo nel suo campo del tabacco.

A partire dalla firma dell’armistizio con gli alleati nel settembre del 1943, l’Italia settentrionale si trovò sotto il totale controllo delle forze tedesche, che si impegnarono per eliminare chiunque li contrastasse: chi opponeva resistenza veniva eliminato o con la fucilazione o deportato e impiegato nei campi di lavoro.

Venne arrestato e consegnato dai tedeschi a Pordenone il 15 novembre del 1944 e internato con numero di matricola 2442; due settimane dopo, il 30 novembre, fu trasferito al carcere di Udine, da cui venne poi prelevato e caricato sul treno n. 109, partito da Trieste l’8 dicembre 1944 con destinazione Dachau. Circa 400 deportati giunsero con quel treno a destinazione l’11 dicembre 1944 senza Gino Bocus, che ancora oggi risulta disperso in deportazione in Germania.

Dachau

Quello di Dachau fu il primo campo di concentramento nazista, aperto il 22 marzo 1933 su iniziativa di Heinrich Himmler. Dachau servì da modello a tutti i campi di concentramento, di lavoro forzato e di sterminio nazisti eretti successivamente e fu la scuola d’omicidio delle SS che esportarono negli altri lager «Lo spirito di Dachau». Nell’ottobre 1933 venne emanato il primo regolamento del campo di Dachau. Conteneva ordini di servizio per le SS addette alla sorveglianza e le indicazioni per le brutali sanzioni da imporre ai detenuti. Tale regolamento, messo a punto da Theodor Eicke, doveva spezzare la personalità degli internati e impedire ogni tentativo di fuga, prevedendo per l’appunto pesantissime pene corporali ed esecuzioni. Il 10 e 11 novembre 1938, subito dopo la Notte dei Cristalli, più di 10.000 uomini ebrei vennero internati nel campo. Tra l’estate e l’autunno del 1944, per aumentare la produzione bellica, vennero creati dei sotto-campi diretti dal complesso di Dachau vicino alle fabbriche di armamenti, in tutta la Germania meridionale. Soltanto nei pressi di Dachau c’erano più di 30 campi satellite, in cui più di 30.000 prigionieri furono impiegati quasi esclusivamente nella produzione di materiale bellico. Migliaia di loro morirono per le condizioni disumane in cui furono costretti a lavorare. Il campo di Dachau venne poi liberato dall’Esercito degli Stati Uniti il 29 aprile 1945. Dal 15 novembre al 13 dicembre dello stesso anno si svolse nell’ex lager il cosiddetto «Processo di Dachau» contro le SS, che portò alla condanna a morte di 36 su 40 imputati. Vennero eseguite 28 delle 36 condanne a morte. Il 16 ottobre 1946, nei forni di Dachau, vennero cremati i corpi dei gerarchi nazisti impiccati a Norimberga per crimini contro l’Umanità. I processi proseguirono fino al 1948.

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