l'Artugna 103_ 2004

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(Ri)nasce il Gruppo di Teatro

La maestra Bruna vive ancora

... al festival di Venezia ... ai cieli d’Italia

Dall’Artugna

Evviva l’oratorio!

Spedizione in abbonamento postale art. 2, comma 20, lettera C, legge n. 662/96. Filiale di Pordenone.

Anno XXXIII · Dicembre 2004 · Numero 103 Periodico della Comunità di Dardago · Budoia · Santa Lucia


di Roberto Zambon

[ l’editoriale ]

Quasi stentavo a crederci quando mi hanno riferito che da qualche settimana, nella Casa della Gioventù di Budoia, per iniziativa di alcuni giovani e di qualche genitore, sta operando l’oratorio. Addirittura, talvolta, più di quaranta ragazzi di Budoia, Dardago e Santa Lucia si sono ritrovarti per passarvi il pomeriggio insieme. Tale promettente realtà riveste una notevole importanza per il bene di giovani dei nostri paesi e l’Artugna intende sottolinearla riservando le prime pagine a questa iniziativa. Chi non è più giovanissimo ha un bel ricordo dell’oratorio. Si può dire che esisteva in ogni paese e rari sono quei giovani che non hanno passato i loro pomeriggi nel campetto o nella sala dell’oratorio. Anche Flavio Zambon con il suo articolo relativo alle «Olimpiadi di Dardago» ne dà, indirettamente, una testimonianza. L’oratorio era un punto di riferimento per tutti i ragazzi che potevano trascorrere

rivive

l’oratorio il loro tempo libero spensieratamente. Non mancava mai la partita, molte volte su un campo di fortuna. Nelle parrocchie un po’ più grosse, dove c’era il cappellano, non era raro vedere questo giovane prete affannarsi dietro al pallone, alzando con le mani la tonaca per poter correre e calciare meglio. C’erano il biliardino e altri giochi; più tardi arrivò la televisione. Che bello per i ragazzi di quaranta, cinquant’anni fa trovarsi insieme per vedere, alle cinque del pomeriggio, la Tivù dei ragazzi (come si diceva allora). Rintintin, Ivanohe, Lassie… 2

Ci sembra ieri. Ma l’oratorio non era solo questo. Era anche il luogo in cui il sacerdote, tra una partita e l’altra, trovava il momento opportuno per parlare ed ascoltare. Più facilmente che a scuola o in chiesa, l’oratorio rendeva possibile il dialogo tra i ragazzi e l’educatore. Era come se quell’ambiente particolare stemperasse la diffidenza che spesso allontana generazioni diverse. Poi cambiarono (non sempre in meglio) i modi di vivere, di concepire il tempo libero. Gli oratori passarono di moda e vennero dimenticati; ma da qualche tempo, specialmente nelle città dove i giovani non hanno sani luoghi di ritrovo, si sente la necessità di farli rivivere. Certo che la mancanza di sacerdoti non facilita questa rinascita. Oggi i parroci devono seguire due o tre paesi e i cappellani sono un lusso a disposizione solo di parrocchie molto grosse. I seminari sono vuoti e i già pochi sacerdoti diventano sempre più vecchi e non possono facilmente dedicare tempo ed energie all’oratorio. Ecco, pertanto, che i laici assumono un’importanza fondamentale per portare avanti queste iniziative. Come stanno facendo quei volonterosi che si impegnano per far crescere e gestire l’oratorio a Budoia. Non possiamo che complimentarci ed augurare loro un proficuo lavoro. Le comunità parrocchiali devono sostenerli ed aiutarli perché un buon oratorio è un’ottima palestra per gli uomini e le donne di domani.


Carissimi fratelli e sorelle, il tempo di Avvento (attesa) ci ha anticipato – nelle quattro domeniche – l’arrivo dell’Emanuele (Dio con noi) che viene a salvare l’umanità. Nel mezzo di questo periodo di attesa, anche la solennità dell’Immacolata Concezione ci ha dato l’opportunità di prepararci ad accogliere il Salvatore del mondo. L’evangelista Giovanni, nel prologo enuncia: «In principio era

utile I’esistenza di maghi, imbonitori, medium, ciarlatani o loro consimili. Neppure le varie indagini di polizia e magistratura che hanno scoperto truffe miliardarie, sembra abbiano spento nell’animo del popolo italico, l’attenzione per questa corte delle meraviglie. Sedicenti illuminati ci conforteranno sugli eventi del novello anno, spargendo sul popolo avido di melense certezze i preziosi semi della loro «sapienza antica». Peccato che nessuno di loro

la lettera

Plevàn

del

il Verbo, il Verbo era presso Dio, il Verbo era Dio» poi, ad un certo punto una frase inquietante: «Venne fra la sua gente ma i suoi NON L’HANNO ACCOLTO». È Natale; arriva il Figlio di Dio, prende corpo – come ognuno di noi – nel seno purissimo di una Madre speciale, la Vergine Maria; cammina con noi, si china a sanare le sofferenze dell’umanità, si fa uno di noi, per farci come Lui! Sembrerebbe una favola, eppure è la Verità che da oltre duemila anni rimane I’unico faro che fa un po’ di luce nella nostra misera terra. Non possiamo, non vogliamo essere fra quelli che non l’hanno accolto. Perché? Perché a quanti l’hanno accolto ha dato il potere di diventare Figli di Dio. Con il battesimo abbiamo acquisito questa fortuna; ringraziamo il Signore e affidiamoci a Lui. L’anno 2004 sarà fra poco archiviato e come sempre saremo assediati da previsioni prossime venture. Secondo una recentissima indagine, la grande maggioranza degli italiani ritiene

abbia previsto l’attacco alle Torri Gemelle, la guerra in Iraq, senza dimenticare altre guerre, (sicuramente peggiori, perché non raccontate dai mass media o meglio perché non c’è il petrolio da spartirsi o la Borsa da controllare) e neppure la minaccia cinese alla nostra gaudente economia. Ci riempiranno la testa sui segni favorevoli dell’oroscopo. Non ci relazioneranno se ci sarà una giornata favorevole per il cristiano perseguitato del Sudan, per la prostituta o il drogato, che devono obbedire ai loro sfruttatori, per il rifugiato pakistano che vive sotto i ponti o per le madri etiopi che non hanno acqua per dissetare i loro figli o se, per restare nel nostro, il disoccupato avrà un lavoro e il cassaintegrato avrà un futuro meno rischioso. Che tristezza! «Venne fra la sua gente e i suoi non l’hanno accolto»! Nel tempo di Avvento, attendiamo Colui dal quale siamo attesi. Accogliamolo dunque, non solo il giorno di Natale, scambiandoci auguri più o meno fraterni, più o meno sinceri, 3

tante volte solo formali e freddi: ACCOGLIAMOLO NEL NOSTRO CUORE. Dio non si è ancora stancato dell’uomo, anzi è in attesa del nostro ritorno. Perché la vita con i suoi alti e bassi, con le sue gioie e le sue sofferenze, con le sue ansie e le sue speranze non è che un ritorno a Lui, che non ci ha promesso il Paradiso su questa terra, non la felicità in questo mondo che passa. Cristo è il nostro presente, il nostro passato, il nostro futuro. Oggi nasce in una povera stalla, è un piccolo e fragile bambino e ci dice che chinandoci su un povero, su un misero della storia, ci avviciniamo a Lui che è il SIGNORE DELLA STORIA. Coraggio dunque! Ascoltiamo anche noi, lo stupendo annuncio degli Angeli ai pastori, i primi che hanno avuto la gioia della buona notizia che ha cambiato le sorti del mondo: Oggi è nato per noi un Salvatore, Cristo Signore ! Buon Natale e Felice 2005 a tutti. DON ADEL NASR


NASCITE

[ la ruota della vita]

Benvenuti! Abbiamo suonato le campane per l’arrivo di...

IMPORTANTE Per ragioni legate alla normativa sulla privacy, non è più possibile avere dagli uffici comunali i dati relativi al movimento demografico del comune (nati, morti, matrimoni). Pertanto, i nominativi che appaiono su questa rubrica sono solo quelli che ci sono stati comunicati dagli interessati o da loro parenti, oppure di cui siamo venuti a conoscenza pubblicamente. Naturalmente l’elenco sarà incompleto. Ci scusiamo con i lettori. Chi desidera usufruire di questa rubrica è invitato a comunicare i dati almeno venti giorni prima dell’uscita del periodico.

Diego Giove di Dante e Ilaria Zambon – Milano Aurely Licata di Massimo e Silvy Zambon – Parigi Francesca Licata di Massimo e Silvy Zambon – Parigi Alessandro Coassin di Luca e Tiziana Droetti – Brescia Alessandro Zambon di Marco e Erika Pagliaro – Trieste

M AT R I M O N I Hanno unito il loro amore. Felicitazioni a... Paolo Terruzzi con Valentina Janna – Dardago Giuseppe Rizzo con Maria Chiara Bastianello - Venezia Nozze d’argento Norma Zambon e Giovanni Della Valentina – San Giovanni di Polcenigo

L A U R E E , D I P LO M I Complimenti! Lauree Stefania Berton – Biotecnologie Mediche – Dardago Rodolfo De Franceschi – Ingegneria Civile – Roveredo in Piano Marco Burigana – Architettura – Budoia Martina Balliana – Economia e Commercio – Roveredo in Piano Leonora Bocus – Giurisprudenza – Marghera

DEFUNTI Riposano nella pace di Cristo. Condoglianze ai famigliari di… Leonilda Zambon Pinal di anni 86 – Cremona Rino Zambon Pinal di anni 93 – Milano Ersilia Romagnoli Cecchelin di anni 81 – Tarquinia (VT) Angela Lacchin di anni 84 – Santa Lucia Filippo Carlon di anni 83 – Budoia Mario De Luna di anni 31 – Budoia Antonio Moderato di anni 80 – Santa Lucia Gioconda Janna di anni 91 – Dardago Ferruccio Del Ponte di anni 94 – Dardago Luigia Panizzut di anni 88 – Santa Lucia Luisa Ana Carreño di anni 92 – Caracas (Venezuela) Querina Janna di anni 88 – Dardago Bruna Fabbro di anni 58 – Budoia Maria Scalari di anni 94 – Marghera Lelio Lachin di anni 82 – Santa Lucia Maria Maggioni di anni 69 – Budoia Luigia Puppin di anni 78 – Budoia Maddalena Scotti di anni 81 – Budoia Renato Cusin di anni 60 – Budoia Domenico Fregona di anni 77 – Budoia Antonio Rigo di anni 92 – Dardago Leonilda Zambon di anni 86 – Dardago Maria Angelin di anni 91 – Budoia Bruna Didonè di anni 73 – Santa Lucia Giuseppe De Maio di anni 65 – Budoia Rino Zambon di anni 93 – Dardago


Periodico quadrimestrale della Comunità di Dardago, Budoia e Santa Lucia (Pn)

In copertina

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Rivive l’oratorio di Roberto Zambon

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Dolcezza e protezione materna di Adelina Ariet

3

La lettera del Plevàn di don Adel Nasr

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La gioia di averti ritrovato di Miriam Zambon Momoleti

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La ruota della vita

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Il gruppo Artugna in giro per l’Italia di Marta Zambon

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’N te la vetrina

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Lasciano un grande vuoto...

Elaborazione grafica del tradizionale albero di Natale.

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1962, Olimpiadi dardaghesi di Flavio Zambon Tarabin Modola

o XXXIII ann

icembre 2

4 00

·d

Evviva l’oratorio! di autori vari

103 sommario

Direzione, Redazione, Amministrazione tel. 0434.654033 · C.C.P. 11716594 Internet www.naonis.com/artugna e-mail l.artugna@naonis.com Direttore responsabile Roberto Zambon · tel. 0434.654616 Per la redazione Vittorina Carlon Impaginazione Vittorio Janna Ed inoltre hanno collaborato Adelaide Bastianello, Espedito Zambon, Marisa Ianna, Lidia Soldà, Luisa Soldà Stampa Arti Grafiche Risma · Roveredo in Piano/Pn

Autorizzazione del Tribunale di Pordenone n. 89 del 13 aprile 1973 Spedizione in abbonamento postale. Art. 2, comma 20, lettera C, legge n. 662/96. Filiale di Pordenone.

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Gita d’altri tempi di Espedito Zambon

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Un mese indimenticabile di Sara Zambon

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Dall’Artugna... di don Giovanni Perin e della Redazione

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Associazione «Amici di don Nillo» di Francesca Fort

17

Associazione «A.F.D.S. Budoia-S. Lucia» di Pietro Zambon

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La maestra Bruna vive ancora di Autori Vari

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La signorina Scalari di Fernando Del Maschio di Maria Scalari

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Altan, un amico de l’Artugna di Mario Cosmo

Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione di qualsiasi parte del periodico, foto incluse, senza il consenso scritto della redazione, degli autori e dei proprietari del materiale iconografico.

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(Ri)nasce il gruppo di teatro di Elisa Mauro e del Gruppo Teatro Cronaca Inno alla vita I ne à scrit Recensione, Bilancio Programma religioso, auguri


evviva

l’oratorio! CANTIERE APERTO

LAVORI DI RIPRISTINO DELL’AREA DELLA CANONICA DA PARTE DI UN GRUPPO DI VOLONTARI. NELLE FOTO. STEFANO (SOPRA), E CELESTINO CON ANTONINO (A DESTRA). IN ALTO. BAMBINI E RAGAZZI ALLE PRESE CON IL GIOCO DEL CALCIO E DELLA PALLAVOLO. NELLE PAGINE SEGUENTI. VARI MOMENTI DI ATTIVITÀ FORMATIVE E RICREATIVE.

Quando hanno chiesto la mia opinione sull’eventuale apertura della Casa della Gioventù una volta al mese per far giocare bambini e ragazzi, ero scettico: «Non c’è continuità», pensavo. Un giorno invece, durante uno dei miei soliti incontri con Mauro, mi sento dire: «Sai, Stefano: mi sono preso l’impegno di tener aperto l’oratorio tutti i sabati pomeriggio fino a giugno…». Da qui la mia risposta: «Beh, mi offro volontario anch’io, così siamo in due e possiamo darci man forte». Perciò, dalla metà di ottobre, la Casa della Gioventù ha aperto i battenti, con un calcetto balilla e un tavolo da ping pong a disposizione dei primi sei inquilini! Guardandoci intorno abbiamo notato come i lavori per rendere lo stabile ospitale fossero (e siano ancora) notevoli ma, armati di buona volontà e con l’aiuto delle persone che cammin facendo si sono avvicinate, abbiamo cominciato. Innanzitutto sono state pulite e rese accessibili le stanze per il catechismo. 6

Sono stati acquistati svariati giochi da tavolo (carte, monopoli, dama, ecc.). Procurate due porte e la rete da pallavolo, è stato tracciato sul prato retrostante l’oratorio il campo da calcetto con misure regolamentari. Non ultimo e comunque ancora in fase di sistemazione, è il giardino interno, il quale è stato sottoposto ad un’energica potatura e pulizia degli esuberanti alberi e arbusti. Sono state posate


Facendo un’indagine abbiamo scoperto che molti ragazzi sono favorevoli a questo progetto, anche se sorvegliati dai genitori. Abbiamo voluto infatti intervistare due ragazzi che il sabato e la domenica lo frequentano. Vi è piaciuto questo progetto? Francesco: «Sì, perché posso passare il sabato e la domenica senza annoiarmi». Nicola: «Sì, perché posso stare con i miei amici». Volete che questo progetto continui? «Sì, perché ci divertiamo molto».

Il 30 ottobre è stata organizzata una castagnata che sanciva l’apertura ufficiale. Per il 5 gennaio 2005 è prevista l’accensione del Pan e Vin. Speriamo che nascano altre idee per la gestione di nuove attività da svolgere durante le ore di apertura. Si dice che chi ben comincia…

Abbiamo scoperto anche che molti ragazzi più grandi sono interessati alla Casa della Gioventù. Adesso intervistiamo un responsabile: Perché hai voluto riaprire questo oratorio? Mauro: «Per i lavori di restauro e per motivi di sicurezza la Casa della Gioventù era stata chiusa. Ora che è stata rinnovata abbiamo deciso di riaprirla in modo che i ragazzi si radunino per giocare». Ora intervistiamo uno dei lavoratori: Perché ti sei offerto di lavorare per la Casa della Gioventù? Celestino: «Perché mi piacciono tanto i bambini e sono contento di vedere che giocano al sicuro». Infine anche noi pensiamo che questo progetto sia importante e innovativo, ma soprattutto divertente!!!

STEFANO

L A PA R O L A A I B A M B I N I Nella canonica di Budoia si sta svolgendo un ritrovo per ragazzi dagli 8 ai 14 anni, in cui ci sono intrattenimenti di vario tipo, ad esempio giochi da tavolo, calcetto e pallavolo. C’è tutto a parte i videogiochi, perché a casa siamo pieni di questi marchingegni.

ALICE, CHIARA, MARTINA, VALENTINA

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Ho accolto con entusiasmo l’apertura dell’oratorio, nato per volontà della Parrocchia e di un gruppo di volontari, genitori e non. Mi sono ritornati in mente i bei momenti passati con le mie amiche quando, all’età di mio figlio ed anche prima, mi ritrovavo all’oratorio del mio paese. Ora, finalmente, si realizza un po’ il desiderio che ogni giovane sicuramente ha,

LA PAROLA AD UNA MAMMA

delle grate per la raccolta dell’acqua piovana ed è stato gettato un muretto di contenimento per il terreno troppo pendente. Prossimamente sarà creato un camminamento all’interno del giardino stesso per far comunicare i due livelli della Casa e sarà effettuata la posa di nuove piastre di ghiaino lavato all’ingresso dell’oratorio. Sono passati circa due mesi dall’apertura, i primi 6 bambini sono diventati 30–35. Alcuni genitori stanno collaborando in modo attivo con idee, pulizie e «servizio di sorveglianza».

ovvero quello di avere un posto dove giocare, divertirsi, stare insieme e, perché no, anche crescere insieme. L’oratorio deve essere così: un posto accogliente dove crescere con dei valori, il tutto contornato da uno spirito di allegria tipico di un bambino che gioca; un punto di incontro anche per noi genitori, per i nonni; un posto dove ogni tanto è bello fermarsi per star bene, in primis con i nostri figli che normalmente ci vedono di corsa, pieni di impegni, dove è necessario collaborare nello svolgimento di varie attività ricreative ed espressive, senza che ciò diventi un obbligo, dedicando tempo ed energia agli altri. Ritroviamoci all’oratorio! FULVIA


evviva

l’oratorio! PRIMI PASSI Una sera di settembre parlando con Don Adel e Stefano è nata l’idea di aprire l’oratorio per i ragazzi. Ci siamo ritrovati qualche giorno dopo per vedere come sistemare i locali ed il giardino esterno e soprattutto per essere sicuri dell’impegno e dello sforzo che ci attendeva. Abbiamo così deciso di tenere aperto l’oratorio tutti i sabati pomeriggio da ottobre fino a giugno in modo da offrire ai

bambini, ragazzi e giovani, un luogo dove poter trascorrere qualche ora in compagnia, alternando al catechismo qualche partita di ping-pong e calcetto. Il primo sabato sono venuti 3 bambini, poi 7, il terzo 13 ed ultimamente la presenza media in oratorio è di circa 20 ragazzi provenienti dalle tre comunità di Santa Lucia, Budoia e Dardago. Alla prima riunione fatta con i genitori all’inizio di Novembre è stato deciso di tenere aperto l’oratorio anche la domenica pomeriggio. In tale riunione alcuni genitori si sono resi disponibili per essere presenti durante i pomeriggi ed altri si sono offerti

per eseguire le pulizie. Si è così stilato un primo calendario per il mese di novembre dove a turno i genitori hanno dato la loro disponibilità per seguire i ragazzi durante questi pomeriggi. All’inizio di dicembre è stato fatto un secondo incontro durante il quale sono stati decisi i turni per il mese e le attività da fare nel periodo natalizio. Durante queste vacanze l’oratorio sarà aperto nelle giornate indicate nel programma esposto presso l’entrata, e ci saranno alcuni appuntamenti da non perdere quali; una caccia al tesoro, due proiezioni di film per ragazzi, una gita sulla neve, e la conclusione con il Panevin dei ragazzi, che verrà fatto nel campo dietro l’oratorio. A questo proposito invitiamo sia i ragazzi che i papà a partecipare alla costruzione del Panevin, mentre alle ragazze ed alle mamme chiediamo di voler dedicarsi alle tavolate ed alla pinza. Ci sono già alcune mamme che si sono molto prodigate per la realizzazione della castagnata, nella vendita delle torte del


giorno dell’Immacolata e per la realizzazione degli alberi di Natale e del Presepio, pertanto sarebbe bello che altre persone si dedicassero all’impegno della festa del Panevin. Confidiamo che anche nei mesi successivi altri genitori o giovani, si facciano avanti per dedicare un pomeriggio all’oratorio; così facendo offrirebbero senz’altro un valido contributo alla crescita di questa iniziativa rendendo più agevole l’impegno degli altri collaboratori.

Infine un pensiero ai ragazzi ed ai bambini. Speriamo che in questi sabati e domeniche abbiate potuto trascorrere qualche ora piacevole divertendovi ed arricchendo la vostra cultura con le lezioni di catechismo. Chiediamo ai bambini delle scuole elementari di passare parola anche ai loro amichetti in modo da formare un bel gruppetto per lo svolgimento delle attività in programma per il prossimo anno.

nome, da Casa della Gioventù a Oratorio è significato e significa un richiamo ad un ritorno alle radici di certe strutture educative (educare, e-ducere dal latino tirar fuori, è il primo compito dei genitori) e siamo rimasti positivamente sorpresi dal numero consistente di papà e di mamme che, nonostante la pioggia eccezionale, hanno deciso di uscire «dai lors foghers e dai lors portons (come recita una ballata carnica degli anni ’70) «per accompagnare personalmente i propri figli, senza delegare l’amica o il vicino, il plevan o la catechista... Genitori, e qualche nonna, che han riempito la festa di attenzioni, che han saputo porsi a servizio di tutti; ne è scaturito un clima palpabile di cordialità, di condivisione, favorito sia dalle caldarroste, (grazie a Lucio, Vanni ... anche a Dino che ha messo a punto il marchingegno indispensabile), sia da quella quota di beveraggi derivati dal succo d’uva... Ci ha colpito anche l’atteggiamento di tanti, tanti bimbi, ragazzi, adolescenti, che come qualcuno mi confidava, fino ad ora eran soliti viaggiare sulla stessa corriera, per l’identico tragitto, uno seduto davanti l'altro in coda, senza parlarsi, senza

comunicare... Eppure, all’oratorio questi stessi ragazzi socializzavano, confrontandosi magari al ping-pong o al calcetto, i più temerari anche al pallone sfidando fango e Giove pluvio, i danzerini allietando tutti con canti... Così pensavo, chissà, forse per confrontarmi anch'io, alle estati trascorse a Budoia da ragazzino, quando la «banda» della Contrada Lunga si «confrontava» non sempre pacificamente con quella di Via Roma; ... tasselli che emergendo dalla memoria cercavano di ricomporsi in un mosaico attuale, con ragazzi non più solo friulani, ma provenienti anche da altre regioni, da altri stati, oggi comunque tutti parte integrante del tessuto dei nostri tre paesi. Una festa ben riuscita quella del 31 ottobre, che ha lasciato anche sentimenti di trepidazione, di speranza, anzi di sfida! L’auspicio è che la festa non resti un fatto a se stante e che quella sovrabbondanza di torte, dolcetti, bottiglie appositamente preparati e messi in comune da tanti genitori possa trasmutarsi in una sovrabbondanza di impegno educativo personale e costante anche in questa struttura rivitalizzata.

MAURO CASTELLET

S T R U T T U R A E D U C AT I VA Oratorio! Sì. ... oratorio è un nome ben noto nella Diocesi di Milano dove risiedo e dove la tradizione ambrosiana ha raccolto da numerosi decenni la «sfida» di San Filippo Neri. Appena giunti a Budoia per una settimana di riposo, ci siamo trovati «catapultati» in questa seconda inaugurazione; così, nel pomeriggio di quel 31 ottobre 2004, sentimenti e riflessioni si sono incrociati strettamente. Innanzitutto il cambiamento di

OSVALDO E MARINA PUPPIN


SETTEMBRE 1962, CAMPO SPORTIVO DI DARDAGO, SQUADRE DI CALCIO DI DARDAGO E BUDOIA. IN ALTO DA SINISTRA A DESTRA: MARCELLO ? DA VENEZIA, FRANCO ZAMBON GLIR, GIAMPIERO ZAMBON SCLOFA, GIAMPIETRO ANGELIN, ROBERTO BOCUS FRITH, GIANNI CARLON, GIANCARLO DEL MASCHIO, ALDO PES, CORRADO PANIZZUT, GIANNI ZAMBON PETENEL. ACCOSCIATI: MARINO ZAMBON MARIN, FLAVIO ZAMBON TARABIN MODOLA, RESPICIO PELLEGRINI LUTHOL, GIACOMO DEL MASCHIO CUSSOL, MARCO BUSETTI CAPORAL, LORIS GIORDANO, GUIDO BOCUS FRITH E ADRIANO ROSSETTO. FOTO ESEGUITA DA MATTEO PASUT.

1962 Olimpiadi dardaghesi

di Flavio Zambon Tarabin Modola

Come tutti, o quasi, sapranno quest’anno è stato un anno olimpionico, cioè si sono svolte le Olimpiadi. I giochi olimpici si svolgono ogni quattro anni, in una città del nostro pianeta, essi coinvolgono i migliori atleti di ogni nazione del mondo in tutti gli sports, quest’anno si sono svolte ad Atene in Grecia, patria delle antiche Olimpiadi. Vi chiederete che relazione ci possa essere fra le Olimpiadi e la foto qui riprodotta, orbene tempo fa sfogliando fra un album di vecchie foto, mi è capitata fra le mani questa fotografia, nel retro, con una calligrafia di adolescente, c’è scritto: Anno 1962, Olimpiadi Dardago-Budoia, campo sportivo Dardago punteggio finale 97 ad 83. Partita di calcio andata 11-0 ritorno 5-0. Mi sono allora balzati in mente molti ricordi di quel periodo, e degli anni precedenti. Se ben ricordo con la venuta a Dardago del pievano don Alberto Semeia, lo stesso si accorse che i molti ragazzi di allora non avevano nessun posto di ritrovo per i loro giochi all’aperto, se non la piazza ed il sagrato della chiesa. In canonica aveva adibito tre stanze che fungevano da oratorio, in due c’erano dei giochi (calciobalilla, ping-pong ecc.) in una più grande, in cui si faceva anche catechismo, c’era la televisione (una delle prime installate a Dardago). dapprima individuò un prato (da adibire al gioco del calcio) in via Parmesan, a nord del cimitero, poi in via definitiva fu preso in affitto dai proprietari Zambon-Bedin (allora e tuttora residenti a Torino) un terreno in via

degli Artigiani. Il terreno era in leggera salita, non era rettangolare ma un po’ curvo, ma per noi ragazzi andava benissimo, fu recintato con della rete metallica e furono installate delle porte di calcio fatte con legno locale (cassie e spolentere). Mi ricordo che con alcuni confinanti per il suddetto terreno alcune volte ci furono degli screzi perché a loro dire quando, e bisogna ammettere abbastanza spesso, calciavamo il pallone nelle loro proprietà, arrecavamo danni alle loro coltivazioni. Non tutti i confinanti però ci biasimavano, ci fu ad esempio una signora che per anni ci

sopportò con molta pazienza e comprensione, ci accoglieva nel suo cortile sempre sorridendo e dicendo: «Nini seo cà, se aveit seit vigneit pur, unlì al è la pompa de l’aga». Questa era la Rosa Zambon Marin Pala, che ricordo con simpatia assieme alla madre l’agna Andola Pala. Quanti ettolitri di acqua le siamo costati! Ma veniamo alla nostra foto, essa ritrae i componenti le squadre di calcio di Dardago e Budoia, come si può notare l’abbigliamento era casual le magliette da calcio erano in pochi fortunati ad averle, così come le scarpe (molti di noi giocavano in

Oltre alle partite di calcio e ai giochi in canonica, per i giovani dell’oratorio venivano organizzate interessanti gite. Nella foto sono ritratti i ragazzi che partecipavano alla gita al colle di Santa Augusta di Vittorio Veneto, nei primi anni ’60.

NELLA FOTO. SEDUTI, DA SINISTRA A DESTRA: LUIGINO ZAMBON MOMOLETI, FABRIZIO BONAPARTE, (DIETRO) ANTONINO ZAMBON, GIUSEPPE ZAMBON TARABIN, ALFREDO LACHIN STORT, VALENTINO ZAMBON THAMPELA. IN PIEDI, PRIMA FILA: FRANCO ZAMBON GLIR, FLAVIO ZAMBON TARABIN-MODOLA, MARIO ZAMBON MARIN, QUINTO ZAMBON PINAL, LORENZO BOCUS FRITH, MAURIZIO GRASSI. IN PIEDI, SECONDA FILA: ENRICO ZAMBON SCLOFA, VALENTINO ZAMBON ITE, MARCO ZAMBON TARABIN-TUNIO, GRAZIANO BOCUS FRITH, PIETRO JANNA THECO. IN PIEDI, TERZA FILA: LUIGI ZAMBON MARIN, ANTONIO VETTOR MUCI, GIACOMO DEL MASCHIO CUSSOL, DON ALBERTO SEMEIA, WALTER ZAMBON SCLOFA, GUIDO BOCUS FRITH, PAOLO ZAMBON PALA, RESPICO PELLEGRINI LUTHOL. FOTO ESEGUITA DA AUGUSTA ZAMBON BASSO.


s’ciampinele). Il calcio era una delle discipline sportive che facevano parte di quelle che noi chiamavamo le Olimpiadi. L’idea di aggregare in competizioni sportive leali, ma nello stesso tempo vere, fu lanciata dall’allora seminarista Matteo Pasut, nipote di don Alfredo parroco di Budoia, egli soleva trascorrere le vacanze estive a Budoia ospite dello zio. Matteo, così lo chiamavamo allora, nel breve periodo in cui rimaneva a Budoia si impegnava alacremente nel riunire i ragazzi del paese facendoli partecipare a giochi, passeggiate, letture di gruppo ed anche naturalmente ad incontri catechistici. Non avendo però a Budoia degli spazi abbastanza grandi per poter svolgere le loro attività, specialmente sportive, contattò don Alberto per poter usufruire del campo sportivo di Dardago, così conobbe e fece amicizia anche con

noi ragazzi dardaghesi, poi da cosa nasce cosa e gli balenò in mente l’idea di fare dei giochi tra i ragazzi dei due paesi. Eravamo agli inizi degli anni sessanta e proprio nel 1960 le Olimpiadi si erano svolte a Roma, e così sull’onda dell’entusiasmo delle recenti Olimpiadi romane, chiamammo con lo stesso nome i nostri semplici ma sani e salutari giochi. Mi ricordo che in tutto erano 5 o 6 le specialità sportive: corsa veloce, corsa campestre, tiro alla fune, corsa coi sacchi, getto del peso, salto in lungo e naturalmente calcio; alle gare partecipavano tre ragazzi dei due paesi, c’era un punteggio, ed in base ai piazzamenti ci fu una classifica che per l’anno di questa foto vide prevalere Dardago. Ricordo che tutto si svolgeva all’insegna della più sana sportività e che mai ci furono contrasti fra noi ragazzi di allora. Il futuro don Matteo

riusciva, con il suo entusiasmo e la sua forte personalità, a tenerci tutti gioiosi e contenti, ricordo che consolava chi perdeva e non esaltava troppo chi vinceva, così alla fine la nostra amicizia era ancora più salda. Purtroppo gli anni passarono ed il campo da calcio di Dardago, vuoi perché non c’erano più tanti ragazzi, vuoi perché gli stessi avevano rivolto i loro interessi sportivi altrove, cadde in abbandono, non fu più frequentato e quindi fu restituito ai proprietari. Costoro in seguito costruirono, su quel terreno, una villa, successivamente acquistata da un signore statunitense che tuttora la abita.

ANNI ’50. BAMBINI E GENITORI DARDAGHESI ALLA SCOPERTA DELLE DOLOMITI.

Gita

d’altri tempi di Espedito Zambon

È trascorso più d’un anno dalla scomparsa di monsignor Nicolò Del Toso e mi sembra giusto e doveroso ricordarlo non tanto per i 13 anni passati in parrocchia a Dardago ma per la sua personalità e decisione nello svolgere il suo ministero pastorale e religioso. Anche se menzionata già nel numero d’agosto 2003, mi piace ricordare la gita fatta in corriera a Barca di Cadore nel 1951. Dopo aver cantato la Messa del Perosi di Santa Cecilia abbiamo proseguito per Cortina d’Ampezzo passeggiando tra due muraglie di neve ad altezza d’uomo, e spesso si sentiva la voce di Carlon Angelo che diceva: «Le rave calde, le rave calde!». In particolare modo rivolto a Marco Janna compagno di canto versione da basso. E giù risate a non finire. Colazione al sacco, breve visita alla cittadina montana. Qualcuno è salito in funivia a Pocol godendo un panorama stupendo con le montagne e le vallate intorno innevate. 11

In seguito si è scesi con una fugace sosta sulle sponde del lago di Santa Croce con foto ricordo dei cantori, il maestro Armando, qualche chierichetto e altri che han voluto unirsi alla compagnia. La foto è gentilmente concessa da Stani Bocus. Purtroppo molti che compaiono nella foto non ci sono più ed altri non si riesce a riconoscere in quanto la foto è un po' sbiadita. QUESTI I NOMI DI COLORO CHE SONO RICONOSCIBILI: ALBINO BOCUS, GISELLA ZAMBON E VALENTINO JANNA, ANTONIETTA BOCUS E FORTUNATO ZAMBON, IDA DEDOR E ONORIO ZAMBON, MARCO ZAMBON, GUGLIELMO ZAMBON, MARCO JANNA, GIACOMO E ARMANDO DEL MASCHIO, ESPEDITO ZAMBON, TIZIANO BASSO, ANGELO CARLON, RENATO ZAMBON, ALDO ZAMBON, PAOLO BASSO, RENATO RIGO, LUIGI BOCUS, PAOLO ZAMBON, CORRADO ZAMBON, BRUNETTO ZAMBON, FILIPPO BASSO E DULCIS IN FUNDO, DON NICOLÒ DEL TOSO CON IL MITICO CAPPELLO DA VIAGGIO A LARGHE TESE. C’ERANO PURE LUCIANO BOCUS, MARCO JANNA, SEVERINO ZAMBON, GERARDO, MARIO BOCUS E BASILIO ZAMBON CHE NON SI RIESCE AD INDIVIDUARE. ERA UNA DOMENICA D’APRILE DEL 1951.


Un mese

indimenticabile …EN ELLOS SE VEN EL REFLEJO DE LA CARA DEL NIÑO JESÙS QUE TE PIDE: «DAME PAN, PER MÀS QUE TODO DAME AMOR».

In luglio ho trascorso un mese fondamentale nel mio cammino verso la maturazione cristiana oltre che umana. Grazie a una proposta di Pietro Janna, io e Giulia, ineguagliabile «compagna di avventure», siamo partite alla volta della Bolivia colme di adrenalina, come ci si aspetta in due giovani ragazze che, per la prima volta nella loro vita, s’imbattono in un’esperienza tanto grande e al di fuori della quotidianità. Prima della partenza, in me si facevano largo sempre più dubbi, preoccupazioni, inquietudini. Mi domandavo se sarei mai stata in grado di assolvere al mio compito (anche se in verità quasi ignoravamo ciò che avremmo dovuto fare!), non sentivo di possedere delle particolari doti missionarie, ritenevo di non avere molto da offrire al mio prossimo, ma credevo fosse giusto mettermi alla prova. A San Carlos trascorrevamo gran parte delle nostre giornate al Centro de los niños desnutridos che ospita una media di cinquan12

ta bambini denutriti e con altre patologie legate alla denutrizione. A intervalli regolari davamo loro la «pappa» e le medicine, talvolta anche a costo di dure battaglie! Giocavamo con loro, anche se i giocattoli non avevano nulla a che vedere con quelli dei nostri bambini sia per qualità che per quantità. Ogni bimbo recava con sé una storia diversa ma a poco a poco dentro il Centro si trasformava, si rasserenava. Penso non potrò mai dimenticare Dayana, una bambina di 3 anni portata al Centro pochi giorni dopo il nostro arrivo. Prendendola in braccio si potevano contare a una a una le costole sotto il maglioncino. Ciò che più mi sconcertava era la sua espressione tristemente rassegnata che non variava mai. Quando la facevo sedere sulle mie ginocchia rimaneva sempre con il suo sguardo perso ma appena la facevo scendere si metteva a piangere in modo sommesso. Man mano che il tempo trascorreva, in lei si è visto un


SOPRA. I PICCOLI OSPITI NEL MOMENTO DELLA REFEZIONE.

profondo cambiamento: cominciava a mangiare, giocare, parlare e soprattutto ridere. Jesus aveva appena due mesi e per dargli il biberon lo prendevo con la coperta perché era quasi uno scheletrino e avevo paura di fargli male. Non riusciva nemmeno a piangere, faceva una smorfia con la bocca e la pelle delle guancine si raggrinziva tutta come quella di un ultracentenario. C’erano dei bambini simpaticissimi come Feliciano, un bimbo mongoloide al quale non potevano dare un nome più indovinato del suo: era sempre contento, bastava guardarlo perché lui si mettesse a ridere, non faceva mai i capricci e quando lo si badava un attimo si divertiva moltissimo! Fuori dal Centro ci sono successe delle cose inimmaginabili. Un pomeriggio siamo andate a Guaitu a trovare Elias, un ragazzo diciassettenne che un anno prima si era ferito ad un’anca e invece di andare all’ospedale aveva

preferito recarsi da un simil stregone che con le sue «cure» gli aveva procurato un ascesso: da febbraio i medici tentavano di sanarlo. Nel viaggio di ritorno in taxi eravamo in 11 su un’auto omologata per 5: il conducente, due persone sul sedile alla sua destra, cinque in quello dietro e io più due bambini, due sacchi di mais e un sacco di mandarini nel bagagliaio! Per gli autisti, che ripetevano continuamente hai campo, hai campo la loro vettura, taxi o micro (un piccolo pulmino), aveva sempre spazio! Noi alloggiavamo da un gruppo di Salesiani, dediti al cento per cento alla loro missione. Credo che dal Cielo San Giovanni Bosco sia veramente orgoglioso di loro! In Bolivia abbiamo incontrato delle suore sorprendenti, piene

di vitalità sempre indaffarate ma gentilissime e felici della loro vita, parevano irreali come i personaggi delle opere sui santi. È stato un periodo veramente importante ricco di altri aneddoti che conserverò gelosamente sperando di non dimenticare. È stato significativo conoscere delle persone che si adoperano in silenzio a servizio di altre molto bisognose. Spero di ripetere nuovamente una simile esperienza e sarebbe notevole se a qualcuno venisse voglia di partire, leggendo questo articolo! SARA ZAMBON

NELLA FOTO SOPRA. CON I MIEI AMICI... DI CUI CONSERVO UN CARISSIMO RICORDO. SOTTO. SALI ANCHE TU. SI PARTE PER UNA GRANDE AVVENTURA...


dall’Artugna ... al festival di Venezia LUCA COASSIN DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA IN «OCCHI DI CRISTALLO» DI EROS PUGLIELLI

IN ALTO. SIGNIFICATIVA INTERPRETAZIONE DI UNA SCENA DEL FILM, FIRMATA DA LUCA, E LA LOCANDINA DELL’OPERA PRESENTATA ALLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA.

La vicenda è tutta silenziosa. Per chi l’ha vissuta però è bella e commovente. Luca Coassin, ex danzerino dell’Artugna la notte del 10 settembre scorso era presente lì tra registra e attori – nella grande sala del Palazzo del Cinema del Lido di Venezia – per la proiezione prima del film «Occhi di Cristallo» di Eros Puglielli nella qualità di direttore della fotografia. Un film thriller un po’ duro ma che fra qualche settimana inizierà a girare il mondo. Lo seppi appena qualche giorno prima e subito mi misi sulle tracce e non mi lasciai scappare l’occasione d’essere accanto a Luca anche per conto degli amici dell’Artugna. Erano giorni tra l’altro in cui la mamma di Luca, la Bruna, era entrata nella fase più acuta della malattia e stava lentamente spegnendosi. Un prete in giro per una proiezione ultra notturna, in una sala famosa per mostri dei film e 14

star dell’immagine, non doveva scandalizzare nessuno. Luca ed io ci abbracciammo commossi. Tutti capirono forse che c’era qualcosa di grande (e di bello) che guidava il nostro cuore. «Don Giovanni, ho cominciato e trovato un po’ di gusto con Lei sistemando faretti per la «Monferrina», «Me agne Jacume», «No te poi pi’ sposà» ecc.


Mi ricordai dei faretti OSRAM di 100 «candele» l’uno, con veline colorate davanti, e Celestino che si mordicchiava le dita gridando: «Scherthèo fioi?». Cosa vuol dire la passione! L’arte e il fascino avvicinandoci a Dio, ci conserva bambini. Bravo, Luca. Te lo diciamo a nome di... mamma, di papà e dell’Artugna. Bravo, e sorridi. Anzi gente dell’Artugna con don Mario e Presidenti e tutto il clan

che segue l’Artugna dopo tanti anni ancora. Sorridete ancora, sorridete sempre. Per chi è rimasto bambino, si conserva intatta anche la dolcissima voce della coreografa maestra Nadia che si spolmona tra le quinte: sorridete, sorridete. Stefano, perché non sorridi? DON GIOVANNI PERIN A LATO. DA SINISTRA LUCA COASSIN (DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA), EROS PUGLIELLI (REGISTA), LUCIA JIMÉNEZ E LUIGI LO CASCIO (INTERPRETI PRINCIPALI).

... ai cieli d’Italia

ROBERTO IANNA, COMANDANTE DEL 208° GRUPPO VOLO Un altro ex danzerino dell’Artugna, come Luca, ha fatto carriera. Roberto Ianna, fin da piccolo, ha dimostrato una grande passione per il volo. Forse la vicinanza di Dardago alla Base aeronautica di Aviano ha contribuito ad alimentarla. Era naturale, quindi, che dopo le medie si iscrivesse all’Istituto Tecnico Malignani di Udine, noto anche per il suo corso di specializzazione aeronautica. Conseguito il diploma, Roberto decise di continuare il cammino per diventare pilota. E non si è fermato. 15

Il Ten. Col. Pilota Roberto Ianna – dopo la laurea in Scienze Aeronautiche ottenuta presso l’università «Federico II» di Napoli, Accademia Aeronautica – ha conseguito il Master in Studi Internazionali Strategico Militari presso l’Istituto di Stato Maggiore Interforze, Luiss di Roma. Dal 22 settembre è comandante del 208° Gruppo Volo, a Frosinone. SOPRA A SINISTRA. ROBERTO IANNA NEL GIORNO DELL’ASSUNZIONE DEL COMANDO DEL 208° GRUPPO VOLO, A FROSINONE. SOPRA A DESTRA. ROBERTO ALLE SUE PRIME ESPERIENZE DI VOLO.


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L’attività di accoglienza di bambini bielorussi presso famiglie italiane, iniziata da don Nillo nel 1995, continua oggi per opera di un gruppo di volontari che, assieme alla sorella Elena, operavano già a stretto contatto con lui e che hanno raccolto la sua volontà di proseguire. A questo scopo, nel mese di maggio, è stata costituita l’Associazione «Amici di don Nillo Carniel», con sede a S. Lucia di Bu-

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l’opera di

don Nillo continua di Francesca Fort

FOTO A SINISTRA: ESTATE 2004. ALCUNI BAMBINI BIELORUSSI OSPITATI ASSIEME ALL’ACCOMPAGNATRICE E ALLA PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE «AMICI DI DON NILLO».

doia, in via Lachin 29, presso la canonica, dove dall’otto agosto fa bella mostra di sé anche la targa benedetta dal nostro sacerdote e compaesano don Luigino Da Ros. Alla cerimonia di inaugurazione, erano presenti i bambini stessi, con le loro famiglie ospitanti, le accompagnatrici, le autorità locali, in primis il sindaco Antonio Zambon, il quale ha espresso parole di elogio nei confronti dell’attività dei volontari. Nel corso dell’anno 2004, durante il periodo che va da fine giugno ai primi di settembre, so16

no stati ospitati nelle famiglie della provincia 77 bambini e 4 accompagnatrici. Al loro arrivo è stata disposta la visita medica generale, aggiornate le schede sanitarie e programmate le necessarie visite specialistiche e terapie. La visita finale, fatta immediatamente prima della partenza, ha permesso di costatare che i bambini hanno migliorato di molto le loro difese immunitarie, grazie anche all’ambiente sano in cui hanno vissuto, l’affetto e la cura dell’alimentazione che hanno ricevuto. Questo fa ben sperare che possano trascorrere un inverno più sereno dal punto di vista sanitario. Durante il loro soggiorno, sono stati organizzati anche alcuni momenti d’aggregazione quali cene, lotteria ed escursioni: il Parco Marino del Castello di Miramare a Trieste (dove hanno potuto fare un’immersione vera e propria con tute, maschere e boccagli), il Monte Grappa (Vi) con i volontari del CAI e, accompagnati dalle Guide della Comunità Montana Pordenonese, la diga del Vajont ed il Parco Naturale Regionale delle Dolomiti Friulane. Con i fondi raccolti nel 2004 l’Associazione «Amici di don Nillo Carniel» ha finanziato i lavori di abbattimento delle barriere architettoniche interne ed esterne all’Istituto di Ivenetz, l’acquisto ed installazione di due pompe per l’espurgo dei pozzi neri dell’istituto stesso (quelle preesistenti non funzionavano più ed erano irreparabili), l’acquisto di materiale vario da destinare sia all’istituto, sia alle famiglie bisognose (medicinali, prodotti per l’igiene della persona e della casa, integratori vitaminici, materiale didattico) per una spesa complessiva di oltre 18.000,00 euro. Tra le numerose attività di raccolta fondi, rientra il mercatino fatto durante l’annuale Sagra dei Funghi di Budoia, per il quale l’Associazione ringrazia sentita-


A.F.D.S. Budoia - S. Lucia

mente la Sig.ra Marcella per la sua validissima collaborazione. Il ricavato ottenuto ha permesso di inoltrare un contributo finanziario e ad inviare generi alimentari e vestiario a suor Cecilia Rigo, originaria di Brugnera, impegnata da 12 anni in Romania, a Tirgu Ocna, dove con le sue Sorelle si occupa di bambini, ragazze madri e anziani bisognosi, abbandonati o denutriti. Una parte del ricavato è andata anche a suor Michelina Bottega, originaria di Montebelluna che si trova in Moldavia e a suor Josephine Bonollo, veneta anche lei, che si trova in Romania. Entrambe ricevevano già in passato, aiuti da don Nillo per la loro attività di sostentamento e accoglienza dei più poveri dei poveri. Fra meno di un mese, per le festività natalizie, arriverà in provincia un gruppetto di bambini bielorussi, con relative accompagnatrici, e resterà in Italia per un mese. Questo progetto nasce da una specifica richiesta delle famiglie che già durante l’estate hanno ospitato questi bambini: non volevano lasciarli soli proprio durante un momento così importante come il Natale. L’Associazione, accogliendo calorosamente tale richiesta, si è attivata da subito per tutte le formalità necessarie, in stretta collaborazione con la Fondazione che ha sede a Minsk, e sta superando oggi tutte le difficoltà burocratiche sorte nel corso di questi ultimi mesi. L’augurio che i volontari dell’Associazione «Amici di don Nillo Carniel» si fanno è che questo Natale 2004 porti come dono qualche famiglia del comune di Budoia disponibile ad accogliere, come in passato, un bambino. Questo darebbe altresì maggior significato all’Associazione che ha sede ed opera nell’ambito del comune stesso. Tutti possono ospitare un bambino bielorusso.

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° 35di fondazione Il 5 settembre 2004 si è celebrato a Budoia il 35° anniversario di fondazione della sezione A.F.D.S. di Budoia-S. Lucia. La cerimonia si è svolta assieme alla sezione di Dardago, in uno spirito di fratellanza, collaborazione e di unità di intenti. In una giornata soleggiata, tutte le sezioni presenti, insieme ai donatori e ai simpatizzanti, si sono ritrovate nel piazzale Mercatale per un breve rinfresco, a cui è seguita la Santa Messa celebrata dal parroco don Adel, il quale, all’omelia, ha rivolto calorose parole di benvenuto e di riconoscenza, verso i donatori e a tutti quelli che operano nel mondo, sempre più sconvolto da guerre fratricide. Ha auspicato che questo esempio di generosità, di amore, di fratellanza, sia seguito da tanta gente, in particolare modo dai giovani, speranza del mondo. Come neo presidente di questa sezione faccio mia questa esortazione invitando i giovani ad avvicinarsi senza nessun timore a donare il proprio sangue. Dopo la preghiera del donatore, il corteo dei gonfaloni intervenuti si è recato davanti al Monumento ai Caduti per commemorare chi ha dato il proprio sangue per la Patria. La cerimonia è proseguita presso la sala consigliare del comune, dove i presidenti delle sezioni A.F.D.S. di Dardago, Corrado Zambon, e di Budoia-S. Lucia, Pietro Zambon, hanno salutato i convenuti, illustrato il lavoro svolto e i progetti per il futuro.

Hanno poi preso la parola il sindaco di Budoia, Antonio Zambon, il Vice Presidente provinciale Ivo Baita, il quale con poche ma precise parole ha ricordato quanto la medicina moderna abbia fatto passi da gigante nel trapianto di organi, sottolineando nel contempo l’importanza dei donatori di sangue, che, con il loro atto, rendono tali operazioni possibili. La cerimonia si è conclusa con la consegna degli attestati a quei donatori che si sono distinti per la loro costanza nelle donazioni. Infine tutti i convenuti insieme alle Sezioni, hanno continuato a festeggiare il 35° anniversario partecipando al pranzo tenuto nella prestigiosa cornice del ristorante «Ciasa de Gahja» di Budoia, dove ad un ricco aperitivo è seguito un menu apprezzato da tutti gli ospiti. PIETRO ZAMBON PRESIDENTE A.F.D.S. DI BUDOIA-S. LUCIA

Hanno ricevuto l’attestato Sezione di Budoia-S. Lucia

Sezione di Dardago

Valerio Arlati Paola Carlon Barbara Giannelli Francesca Giannelli Giovanni Ianna Sonia Sfreddo Vincenzino Gislon Pietro Zambon Luisa Malvermi.

Cristian Zambon Alessandro Bozzer Luca Magris Fabio Zambon Alessia Zambon Edi Ermacora Rosalice Zambon M. Luisa Paties Montagner Pietro Zambon Giordano Berton Piera Binda Luisa Morando


UN DOLCE E TENERO SORRISO HA SAPUTO DONARCI FINO AL SUO ULTIMO SGUARDO, ALTERNATO – ORAMAI IN UNA DIMENSIONE SUBLIME – ALLA GIOIA DI FARCI PARTECIPI ALLE SUE PREGHIERE, SENZA MAI CHIUDERE IL CUORE ALLA SPERANZA.

La maestra

Bruna vive ancora La vita di Bruna è stata come una stagione generosa di vita, canto, sorriso danza e amore in casa, a scuola, con il gruppo «Artugna» che sin dai primi vagiti ha trovato in lei (insieme a Nadia, ad altri ed altre) un sostegno, una presentatrice amabile saggia e lieta. Tutta questa cascata di vita e di festa che ha rallegrato la sua casa e per tanti anni la grande famiglia allargata di Budoia, Roveredo, Dardago e S. Lucia ha abbassato un po’ le luci senza spegnerle mai del tutto. Il male doloroso, mortificante, intrattabile ed il modo con cui l’ha saputo sopportare ed offrire anche bisbigliando preghiere fino all’ultimo le ha dato una grandezza ed una nobiltà altra che non conoscevamo e che bisogna star attenti di non dimenticare mai. Questa nobiltà altra l’abbiamo notata e ammirata anche nello sposo Umberto, sempre fianco a fianco, corpo piegato ma Spirito sublimato. Sono cose troppo grandi di fronte alle quali ogni parola è meschina e povera.

Meglio il silenzio. Ascoltiamo il silenzio. Il silenzio è pieno di Dio. Un silenzio d’anima per dire, a Umberto, Susanna, Luca e Pamela: vi vogliamo bene. Questo dolore non è per la morte ma PER LA VITA, PER LA VITA, altra. «Io vidi un nuovo cielo e una nuova terra. Egli sarà il Dio – con – noi. E tergerà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte... Ecco io faccio tutte le cose». (Ap. 21). Come ha fatto Bruna tante volte, nel silenzio. Occorre guardare il Crocifisso. Aggrapparsi al Crocifisso e tutto si trasforma si trasfigura. Vi ricordate quand’eravamo bambini? Si cadeva, un po’ di sangue alle ginocchia e soprattutto tanta paura, soprattutto la paura... e pianto. Accorreva la mamma e tutto finiva. La carezza sua era un paradiso anticipato. 18

Così Dio fa con noi, ora. Vi auguro di cuore di sentire in momenti di silenzio la sua carezza con il sorriso di Bruna intatto: «Non piangere più, non aver paura». Bruna, Grazie. Aiutaci ancora. DON GIOVANNI PERIN

SOPRA. MOMENTI SPENSIERATI TRA I BAMBINI IN UNA FESTA DI FINE ANNO SCOLASTICO (1987). SOTTO. A TELEFRIULI CON IL «SUO» GRUPPO COME PRESENTATRICE, NEL 1982. NELLA PAGINA ACCANTO. CON LA COLLEGA WILMA SOPPELSA ALLA FESTA PER IL SUO TRAGUARDO DELLA QUIESCENZA.


Quante volte, camminando agitata sul palco, ho detto: – Bruna, come facciamo? – – Senti, Nadia, non preoccuparti, mettiamo questa danza; vedrai che i ragazzi faranno bene! – E mi sentivo rassicurata, sapevo che avevi ragione. Bruna, adesso cosa mi dici tu? Sento la tua presenza, invisibile ma forte come prima, anzi quasi più di prima. Mi sembra ancora di toccare quella tua mano calda quando, ridendo, provavamo nuovi passi e nuovi intrecci, quella mano che io, mentre te ne andavi, ho stretto ancora, in cerca della tenacia, del calore, della sicurezza che tu mi hai sempre dato. Ti ammiro, ti ho sempre ammirato, donna speciale, bella, fuori e dentro, vincente, come moglie, come madre, come maestra, come nonna, come amica, la più grande amica della mia vita: aperta, semplice, schietta, sincera, genuina, dolce, appassionata. Mi manchi, Bruna, mi manca il tuo senso dell’umorismo, il tuo sguardo dolce, il tuo modo franco di ridere e di sorridere... Non abbiamo mai litigato, ci siamo accordate, consigliate, sostenute

Disarmante sorriso

Bruna, cosa dici tu?

Da poco è mancata la nostra amica e collega Bruna con la quale abbiamo passato molti anni, trascorsi tra impegni di lavoro e momenti piacevoli condividendo anche esperienze personali. Ricordiamo la sua grande capacità comunicativa, l’entusiasmo con cui affrontava le situazioni quotidiane, la simpatia e la vivacità in momenti di amichevole conversazione… e che dire del suo disarmante sorriso? Tutto questo, legato al suo amore per la vita, resterà indelebile nel cuore di chi, come noi, ha avuto il privilegio di conoscerla.

sempre, abbiamo riso e pianto insieme, abbiamo raccolto applausi, trepidato, per la bella figura del gruppo e per la gioia di tutti. Continiamo così: tu mi dici, io ti ascolto, in questa danza e in questo canto sempre nuovo della vita. Sei d’accordo? C’è una lontananza che avvicina, e se è vero, come dice Saint De Exupery che: «Si sente con chiarezza solo attraverso il cuore». So che continuerai a parlare alla tua meravigliosa famiglia, a Umberto, ai tuoi figli e nipoti; loro ti ascolteranno e capiranno Bruna, anch’io ho capito. Un abbraccio

LE COLLEGHE

NADIA

Preghiera per la mia maestra parlare della scuola o di altre cose (...). Non sopporta che noi l’interrompiamo quando spiega, che parliamo senza alzare la mano. Non vuole che si parli ad alta voce e non vuole che tra i compagni ci si insulti o picchi (...) La nostra maestra ha dei figli e ci consiglia come fossimo suoi figli».

Preghiera formulata alle eseque della maestra Bruna da un’ex alunna. È espressione della riconoscenza nei suoi confronti per essere stata persona significativa nella sua crescita umana. Dal mio quaderno di temi e testi liberi Budoia, 18 febbraio 1976 «La mia maestra si chiama Coassin Bruna (...). Mi piace perché in ricreazione o in altri momenti liberi non parla solo con gli altri insegnanti ma dedica molto tempo a noi, a

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Per tutti gli insegnanti, perché siano in grado di accogliere amorevolmente i loro alunni trasmettendo gioia ed entusiasmo; perché abbiano sensibilità ed attenzioni educative. Preghiamo. L.S.


Cara maestra Bruna, ti scrivo questa lettera perché so che dove sei puoi vedere e ascoltare tutto. Ti volevo ringraziare per essere stata per me e per tutti i tuoi alunni un punto di riferimento e una vera maestra di vita. La serietà e la serenità con cui hai sempre affrontato il tuo compito sono stati sempre d’esempio per me. Nella vita ho fatto tante cose. Ho studiato, mi sono laureata, adesso insegno alle medie, ho affrontato e affronto le difficoltà quotidiane con la stessa tenacia che tu mi hai insegnato. È grazie a questa forza d’animo che tu hai sempre dimostrato che non hai mai smesso di lottare nonostante la sofferenza enorme che portavi. Seria in tutte le cose che hai fatto, dall’assegnarci i compiti al seguire la casa e la famiglia, e seria anche nell’affrontare gli ultimi momenti di dolore. Le persone come te lasciano un segno nella storia e sicuramente nella mia storia lo hai lasciato. Ricordo gli anni delle elementari con molta gioia, I’impegno era sempre ricompensato e nelle difficoltà la tua presenza severa e dolce riusciva a riportare nella giusta luce ogni problema. Non hai mai vacillato e la traccia di te nella vita dei tuoi alunni è rimasta indelebile. Adesso Dio ti ha rivoluta con Lui come capita alle persone Belle. Grazie Maestra Bruna. Nel ricordo di te MARIARITA DEL MASCHIO

SOPRA. 2001. BRUNA ATTORNIATA DAI SUOI CARI IN OCCASIONE DELLA FESTA DI COMPLEANNO.

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Classe 1910. Arriva a Budoia subito dopo il diploma, infatti alcuni suoi ex allievi hanno passato l’ottantina. In quegli anni il paese è in condizioni piuttosto precarie e ci vuole un notevole spirito di adattamento per una «cittadina» vivere in questo contesto. La signorina maestra, come veniva chiamata ed è ricordata, però, non solo si adatta subito ma vi rimane fino in età avanzata. Erano gli anni trenta, anni di furore patriottico e imperiale e il ruolo di maestra era piuttosto delicato. A suo vantaggio, però, c’era il rispetto della gente che spesso era quasi soggezione. La vita comunque era tutt’altro che facile: si insegnava in aule vetuste e mal riscaldate con pluriclassi anche di 50 allievi. Come sussidi didattici esisteva la «bacheta de cornoler» e la «ciana gargana», usate d’altro canto, anche dai parroci durante il catechismo. Non risulta però che la maestra Scalari fosse particolarmente usa a questi metodi, contrariamente ad altri insegnanti. Ricordo direttamente l’inizio degli anni ’50 quando frequentavo la Scuola Elementare in un aula accanto a quella della maestra Scalari che già allora soffriva di quei disturbi alla vista che la portarono da anziana quasi alla cecità. Per poter seguire meglio la sua classe sedeva in un banco appartato a metà aula e si teneva accanto di solito il più discolo degli allievi, per averlo sotto controllo. Ricordo anche che fu di commissione ai miei esami di quinta e, soddisfatta delle mie risposte nelle varie materie, commentò verso i colleghi: «EI xe veramente un canoncino!», mettendo in risalto la sua ben nota pronuncia veneziana.


la signorina

Scalari

maestra a Budoia per oltre 40 anni

Il suo attaccamento al paese la portò a dedicarsi, per un breve periodo, anche alla cosa pubblica. Fu infatti assessore comunale dal 1960 al 1964. Nelle rare riunioni politiche che venivano tenute, la maestra Scalari aveva un atteggiamento equilibrato ed osservava le cose con un certo distacco; ricordo che a volte la sua presenza femminile contribuiva a smussare gli angoli nelle discussioni e a rappacificare gli animi. Durante la lunga anzianità ho avuto modo di scambiare con lei, varie volte, le nostre opinioni e posso dire che mi ha sempre colpito la sua brillante intelligenza e la sua buona cultura. Fin che ha potuto è stata una accanita lettrice, ovviamente di letture impegnate e colte. Quando la vista venne quasi del tutto a mancare, mi raccontava che si faceva mandare le cassette registrate delle opere di letteratura che lei prediligeva. La ricordiamo come una insegnante impegnata, diligente e di severa bontà e come donna cordiale, affabile, educata e ben voluta. FERNANDO DEL MASCHIO

Le parole sono così povera e piccola cosa, che ci sembrano sempre troppo inadeguate per esprimere i sentimenti e le emozioni che abitano nel cuore. La maestra Maria, la «signorina», come per tanti anni è stata chiamata, ci ha lasciati, il Signore l’ha presa teneramente tra le sue braccia. Una lunghissima vita, la sua, quasi tutta trascorsa qui a Budoia, tra queste dolci colline friulane. Diplomata maestra, con gran spirito di indipendenza e con coraggio, ha lasciato Venezia, e si è stabilita qui, e Budoia è diventata la sua terra, voi siete diventati la sua gente, la sua famiglia, che lei ha davvero amato tanto. Io sono la sua nipote più vecchia, e fin da quando ero piccolissima ho trascorso con la zia Maria tutte le lunghe estati della mia infanzia e giovinezza, fino alla laurea che ho preparato proprio qui, nella sua casa. E ho conosciuto, frequentato e amato i tan-

tissimi amici della zia, la gran parte dei quali riposano da tempo tra le braccia del Padre. E ho tanti ricordi, belli, intensi, carichi di profumi, suoni, colori e forti emozioni: ricordo che la zia era un punto forte di riferimento per questa comunità, giovani e meno giovani le chiedevano consiglio per i più diversi problemi della vita, e ricordo la gran sapienza del cuore e la grande accoglienza che la zia Maria riservava a tutti. Ricordo la sua passione per l’insegnamento, la sua passione per la cultura, il suo amore per la natura e gli animali, andava matta per i gatti, in particolare, e per il suo delizioso giardino. La zia vivendo con voi è diventata davvero una di voi, si è fatta tutta friulana, nei modi e nelle espressioni. E vi ha davvero amati, tutti. Spero con tutto il cuore che il ricordo di lei possa rimanere vivo in voi, come rimarrà vivo nel cuore di noi familiari, e che la sua vita possa essere un esempio forte e una forte testimonianza di fiducia, di coraggio, di disponibilità generosa che vi sostenga e ci sostenga nel cammino della vita. MARIA SCALARI (NIPOTE DELLA MAESTRA)

(Testo letto dalla nipote in occasione della S. Messa celebrata in memoria della defunta)

NELLA FOTO. LA SIGNORINA MAESTRA CON LA SUA ULTIMA CLASSE, NELL’ANNO SCOLASTICO 1972/73.


MARIO GIOVANNI BATTISTA ALTAN CI HA LASCIATI AGLI INIZI DI OTTOBRE, DOPO AVER LOTTATO CON UNA MALATTIA CHE SI ERA MANIFESTATA QUALCHE ANNO FA.

Altan

un amico delle

nostre comunità Con commozione ricordo il mio lungo sodalizio con Altan e con Berto Sanson iniziato nel 1973. Con Berto, nel 1997, abbiamo fatto una sorpresa a Mario presentandoci, inaspettati, ad una sua conferenza sui Celti a Tolmezzo; l’emozione nel vederci, accorsi a testimoniargli la nostra affettuosa amicizia gli tolse quasi la parola. In quell’anno andammo, io e Mario, a Villa Belvedere, già Altan, a Villa di Villa di Cordignano e anche lì si commosse ricordando al farmacista, attuale proprietario, i suoi titolati avi (aveva il titolo di Conte di Salvarolo una località vicina a Latisana) sparsi in Friuli, Veneto e Sud America. Mario era fatto così: timido, discreto, parlava sottovoce senza mai alzare il tono, alle Signore porgeva il baciamano in maniera spontanea e lieve. Nato nel 1930, studi al liceo classico Marconi di Portogruaro, a 19 anni va, emigrante, in Brasile. Torna nel 1953 e si immerge negli affari di famiglia, nel negozio di calzature a Latisana con la so-

rella Ermelinda ed il fratello Nevio. Nel 1968 sposa Anna Maria Cipolat ad Aviano, dove trasferisce la sua residenza, continuando, da pendolare, a curare anche le sue attività sia professionali che culturali a Latisana. Lascia, oltre alla moglie, due figli: Francesca, che gli ha dato due nipoti, e Carlo. Discendente da una antica famiglia storica di San Vito al Tagliamento, si è occupato soprattutto di storiografia con speciale riguardo alla storia del Friuli. Ha al suo attivo una dozzina di volumi e, tra articoli, saggi e collaborazioni varie oltre cinquecento titoli di lavori inerenti la storia friulana. Presidente dalla fondazione e per dieci anni (dal 1981 al 1991) del prestigioso sodalizio «La Bassa» di Latisana e poi Direttore della omonima rivista nonché socio onorario, come Nelso Tracanelli, Mons. Pietro Nonis e Padre Davide Maria Turoldo. Iscritto all’albo dei giornalistipubblicisti, ha collaborato a molte trasmissioni radiofoniche e televi22

di Mario Cosmo

sive, tra le altre «Radio voce nel deserto», «Canale 55» e «TelePordenone». Numerosi i suoi scritti nei «numeri unici» della Società Filologica Friulana; il «Popolo», settimanale della Diocesi di Concordia-Pordenone, lo ha spesso ospitato nella pagina culturale. Anche l’Artugna ha pubblicato suoi articoli, l’ultimo nel n. 92 dell’aprile 2001, su «Mimma di Polcenigo, ultima nobile castellana». A Polcenigo si considerava di casa e del paese aveva anche subito il fascino e ci veniva appena poteva a prendere un buon bicchiere di nero e non solo: nel 1973 ha collaborato al numero unico del Millenario del paese (973-1973) con l’articolo «Gli stemmi di Polcenigo», nel 1987 ha curato i testi dell’opuscolo. «Il complesso storico-religioso dell’attuale parrocchiale di San Giacomo di Polcenigo-ex convento dei frati minori francescani (1262-1769)», nel 1991 il volumetto «Il castello di Polcenigo» edito dal Consorzio per la salva-


Mario ha diviso il suo impegno culturale tra Latisana ed Aviano de qua e de là de l’aghe ma ad Aviano ha dedicato anche il suo impegno civile e politico: è stato Consigliere Comunale della Democrazia Cristiana per più mandati e, dall’85 al 90, anche Assessore alla Cultura ed Istruzione, con la Giunta del Sindaco Tassan Zanin Giovanni. È stato anche Presidente dell’Ospedale Civile di Aviano, chiuso nel 1984 ma seme dell’attuale C.R.O. Grande sostenitore della causa di beatificazione di Padre Marco da Aviano, figura che lo univa ad Otto d’Asburgo, figlio di Carlo – l’Imperatore d’Austria recentemente beatificato – col quale intratteneva cordiali rapporti, agevolati dalla buona conoscenza della lingua tedesca. Il Conte Giuseppe Ragogna di Torre frequentava casa CipolatAltan ad Aviano, specie negli ultimi tempi di sua vita – anni 60/70 – segnati da gravi difficoltà anche economiche e tale era la stima che aveva del Nostro da nominarlo suo Esecutore Testamentario. Riposa ora nella tomba di famiglia nel Cimitero di Latisana. Mi sono provato a tratteggiare la signorile figura del Conte Commendator Altan Mario Giovanni Battista per far intravvedere quanto gli debbano la Cultura e la Società Friulane e quelle dei nostri paesi.

NELLA FOTO. MARIO G. B. ALTAN (IL PRIMO A SINISTRA) AD UN INCONTRO DELL’ORDINE MILITARE E OSPEDALIERO DI S. MARIA DI BETLEMME.

Dolcezza e protezione materna

guardia dei castelli del Friuli Venezia Giulia. Della famiglia dei «di Polcenigo» si era diffusamente occupato anche nel libro «FannaCavasso nel Feudo dei di Polcenigo» edito nell’ottobre 1991 su iniziativa del Circolo Culturale Castel Mizza di Cavasso e stampato dalla Risma di Roveredo. Ultima collaborazione quella con il periodico del G.R.A.P.O. (Gruppo archeologico Polcenigo nel gennaio di quest’anno con «Due stemmi comunitari ed un affresco inediti»; del gruppo era anche Socio Onorario. Per l’editore Chiandetti è alle stampe un libro su «Le comunità rurali friulane» in collaborazione con la Prof.ssa Mian dell’Università di Trieste: anzi, per la stima e l’amicizia di cui si sentiva circondato a Polcenigo, Mario si era impegnato a presentarlo qui in prima assoluta per il Friuli Occidentale. Faremo il possibile perché ciò avvenga. Altan M.G.B. era Commendatore della Repubblica Italiana, membro della Deputazione di storia patria per il Friuli, socio ordinario della Accademia udinese di lettere ed arti, dell’Accademia Burckart di Ginevra, dell’Accademia Costantiniana di lettere e scienze di Roma, dell’Accademia Nazionale di lettere, arti e scienze «Ruggero II di Sicilia» di Palermo, dell’Accademia Pontificia «Gentium pro pace» e di altre italiane e straniere. Era anche membro di numerose confraternite cavalleresche quali: l’Ordine di «San Giorgio in Carinzia» e di «S.Maria di Betlemme». Alla presentazione, nel Municipio di Latisana, nel 1996, del Suo pregevole libro, edito da Chiandetti, titolato «Ordini cavallereschi in Friuli: Templari, Giovanniti, Teutonici. Antichi Ospedali e storia dell’assistenza in Friuli» si presentarono tre rappresentanti austriaci del Gran Maestro dell’Ordine Teutonico nei loro lunghi mantelli bianchi con la croce nera: io e Berto Sanson restammo trasecolati; indimenticabile!

Ti ho sempre vista lì in quel capitello nella piazzetta de Mastela con quel tuo sguardo dolce, da sempre hai accompagnato i nostri cari che ora non ci sono più, ma sono sicura saranno tutti vicino a te che ci guardano dall’alto. Ancora oggi ci osservi forse con tristezza; ora siamo così distratti, sempre con tante cose per la testa, presi da angosce, pensieri, dispiaceri ecc. Non si ha più il tempo per fermarsi: basterebbero pochi minuti per sentirsi amati dal tuo cuore, dal quale sgorgono solo amore e perdono per tutti. Da Budoia manco da 43 anni ma ricordo quando da piccina, assieme ad altri bambini, ti portavo i fiori che si trovavano nel bordo delle strade. Eravamo pieni di gioia. Unita alla gente di Budoia, e in particolare agli abitanti di via Lunga e via Casale, penso, che meriti dire un grazie alla signora Luigia Carlon e, prima di lei, ai suoi cari che hanno sempre tenuto in ordine con fiori e ceri l’immagine sacra. Te lo dico alla mia maniera: «Grazie, Gigia!» Vergine Santa, proteggi tutti i tuoi figli. Con tutta la mia devozione. ADELINA ARIET

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di Miriam Zambon Momoleti

la gioia di averti

ritrovato Guerrino Zambon Momoleti classe 1916 era mio zio. È morto in Germania il 2 Gennaio 1945. Di lui rimangono solo alcuni ricordi raccontati da mio papà Raffaele e poche fotografie. Fino a circa due anni fa le notizie che avevamo erano davvero poche: lo zio era stato prelevato da Dardago dalle truppe tedesche il giorno 11 Settembre 1944 insieme ad un altro compaesano, portato presso una prigione a Pordenone e successivamente a Udine da dove poi, il 1° Novembre 1944, è stato deportato in Germania. Da quel momento non si è saputo più nulla fino ad Agosto 1945 quando la Croce Rossa Italiana ha comunicato alla famiglia la morte di Guerrino in un luogo non precisato della Germania. Tre anni prima, nel 1942, una sorte analoga era accaduta al fratello, mio zio Gino deceduto durante la campagna di Libia; la famiglia aveva ricevuto la notizia della sua morte tramite una lettera del cappellano militare dell’ospedale da campo di Barce. È doveroso ricordare che un terzo fratello, mio zio Giovanni, stava in quegli stessi anni combattendo dapprima sul fronte greco-albanese e successivamente sul fronte russo, fortunatamente rientrato a Dardago nel 1945. Queste vicende mi hanno sempre colpito profondamente, ho

sempre pensato all’angoscia di mia nonna, di mio papà e delle mie zie che hanno visto partire Guerrino e Gino e mai più tornare. Rimasti con un vuoto incolmabile e senza neppure una tomba su cui piangere, dire una preghiera e porre un fiore. Nell’agosto del 2002 io, mio marito ed i bambini abbiamo fatto un viaggio in Normandia e inevitabilmente i luoghi dello sbarco del 6 Giugno del 1944 sono stati una delle tante mete della nostra vacanza. Visitare questi luoghi e ripercorrere tutte le fasi della II Guerra mondiale non ci hanno lasciato indifferenti. In particolare la visita al Cimitero Militare Americano di Omaha Beach è stata molto toccante: qui sono sepolti 10.000 ragazzi tra i 18 ed i 22 anni. Abbiamo visto amici e parenti arrivare dagli Stati Uniti per pregare e portare un fiore sulle tombe di questi giovani pieni di sogni per il loro futuro, morti per una guerra che quasi certamente nessuno di loro voleva. Ragazzi che con il loro sacrificio hanno permesso che l’Europa e l’Italia uscissero dall’incubo nazista e tutti noi non possiamo e non dobbiamo rimanere indifferenti di fronte al loro eroismo. Qui è nato il nostro bisogno di sapere di più sulle sorti degli zii. Abbiamo quindi telefonato al Ministero della Difesa di Roma il

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quale ci messo in contatto con l’Ufficio Onorcaduti , istituzione che ha archiviato tutti i dati relativi ai caduti ed ai dispersi in guerra. In pochi minuti sono stati in grado di fornirci l’esatto luogo di sepoltura di Guerrino e di Gino. Siamo così venuti a conoscenza che Gino è sepolto presso il Sacrario Militare dei Caduti d’Oltremare di Bari dove è arrivato negli anni ’80 dopo che la Libia ha disposto la chiusura del Cimitero Militare Italiano di Tripoli. Di Guerrino, invece, abbiamo saputo che da Udine era stato deportato nel campo di concentramento di Duisberg dove probabilmente è deceduto; la salma è stata quindi tumulata nel Cimitero Militare Italiano di Amburgo. È difficile descrivere l’emozione che abbiamo provato nel sapere dopo così tanti anni dell’esistenza di una tomba sulla quale poter pregare e portare un fiore. Ma la gioia più grande è stata sicuramente quella di mio papà: ricordo ancora con commozione la sua felicità quando gli abbiamo telefonato per avvisarlo che la nostra ricerca aveva dato esiti ben al di sopra di ogni nostra più rosea aspettativa. Abbiamo così deciso di organizzare un viaggio ad Amburgo. Ci siamo rivolti al Consolato Italiano di Amburgo che ci ha fornito tutte le informazioni necessarie per raggiungere il cimitero militare che si trova all’interno del principale cimitero della città.


Il 6 Dicembre 2004 è stata per me e la mia famiglia una giornata indimenticabile: ci siamo trovati all’ingresso di un grande parco ben curato, ovvero il cimitero di Ojendorf. Qui in un grande prato circondato da alberi sorge il Sacrario Militare con circa 5000 lapidi grigie disposte a ventaglio attorno all’altare dei caduti sormontato da un grande croce in pietra sulla quale è scolpita la scritta «L’Italia ai suoi figli caduti nella seconda guerra mondiale 1940-1945».

Vedere questa distesa di lapidi ci ha commosso e quando poi abbiamo raggiunto la lapide del «Soldato Zambon Guerrino» l’emozione è stata unica per tutti, in particolar modo per mio papà che mai avrebbe pensato di poter ritrovare la tomba di suo fratello dopo sessant’anni. È stato un lungo momento di commozione, di silenzio e di preghiera e su quella lapide per la prima volta abbiamo posato dei fiori. L’atmosfera era ovattata e per un

breve istante alcuni fiocchi di neve si sono posati su di noi rendendo ancora più suggestivo quell’attimo. Ciao zio, ti abbiamo ritrovato e questo è per noi un bellissimo dono di Natale.

Il gruppo

Artugna in giro per l’Italia Ogni anno è intenso di appuntamenti per il gruppo Artugna, ma senza dubbio viene contrassegnato e identificato dalle trasferte più o meno lontane che in esso si realizzano. Nel 2004 non abbiamo varcato i confini nazionali, ma ricorderemo con nostalgia i due viaggi nella nostra Italia, che in fondo è il paese più bello del mondo.

Il radioso Salento Dopo tanto «est» ci siamo concessi una sorta di vacanza immergendoci a fine luglio nel sole e nel mare del Salento. La Puglia ci ha dato il suo benvenuto rivelandoci un gioiello nascosto della sua terra: le grotte di Castellana. Al nostro arrivo ci aspettava il roveredano Lorenzo Benedet (direttore dei Gialuth) in ferie con la sua famiglia. Insieme, nonostante la guida «sgambettasse» un po’ troppo, abbiamo ammirato le meravi-

di Marta Zambon

gliose sculture createsi nel corso dei secoli nel sottosuolo… carsico! Terminata la visita ci siamo diretti niente meno che in un villaggio turistico, senza volerci puntualizzare sul fatto che il Malibù distava circa 50 km dal mare…: dopo aver percorso tutto lo stivale fino al tacco in corriera, chilometro più o chilometro meno era un dettaglio irrilevante! Dal maglioncino che non guastava nelle grotte, nel pomeriggio abbiamo optato per il costume da bagno, sfoggiando la nostra carnagione nordica, tanto che passeggiando sulle spiagge della costa ionica, i locali ci salutavano canzonandoci con l’appellativo: «Moozzarellee!». Dopo aver dedicato la prima giornata alle bellezze naturali della Puglia, ci siamo trasformati in turisti d’arte, per conoscere lo splendido Barocco del Salento, con la visita a Lecce. Le nostre guide erano il signor Nardelli e la consorte, rispettivamente di Latiano (BR) e Aviano 25

(PN), che ci hanno fatto da gancio per questa trasferta. Qui, oltre ad aver ammirato l’anfiteatro Romano e alcune chiese, siamo stati colpiti dal vedere i capperi che crescevano spontaneamente sul tufo delle mura del castello di Carlo V. Nel pomeriggio ci aspettava la costa adriatica, con l’incantevole città di Otranto, dove, altra sorpresa, ci aspettava il roveredano Salvatore Caputo, in vacanza dai parenti! A questo punto, a seconda delle preferenze, ci siamo democraticamente divisi tra spiaggia e città. Non ci sono parole per descrivere la romanticità dei vicoli che si intrecciano nella città vecchia e che si aprono nelle strade litorali o in suggestive terrazze, regalandoci degli scorci favolosi sul mare, di cui è impossibile raccontare il blu. In serata abbiamo allietato gli ospiti del villaggio Malibù con le nostre danze e villotte, anche se le maggiori simpatie sono state susci-


tate da Antonella e Fortunato, subito riconosciuti come friulani non proprio DOC. Con la domenica la nostra trasferta purtroppo si concludeva. Di prima mattina abbiamo passeggiato lungo le vie di Latiano, accolti dai rappresentanti della locale Pro Loco, i quali hanno espresso il desiderio di poterci riospitare con più calma. In questa cittadina abbiamo scoperto un ennesimo punto di contatto con i nostri paesi, in quanto Latiano è la città natale del beato Bartolo Longo, promotore della costruzione del Santuario

Roma, la città eterna Lasciato libero agosto per le ferie personali, il Dardagosto e la Sagra del Gialuth, il primo fine settimana di settembre ci ha visti a Roma per il Convegno Internazionale di Canto Gregoriano, nel XIV centenario della morte di San Gregorio Magno. «Sbarcati» dalla corriera nei pressi del Quirinale, ci siamo avventurati in un’ardua sfida, degna dei turisti giapponesi più agguerriti: «Tutta Roma in una mattina!». E in

ALCUNI COMPONENTI DEL GRUPPO DAVANTI ALL’ARCO DI COSTANTINO.

di Pompei, di cui è stato beneamato vescovo il nostro monsignor Signora. Abbiamo animato la S. Messa in un santuario Cistercense, molto caro al cantante Albano Carrisi, di cui il parroco ha pubblicizzato il concerto che si sarebbe tenuto di lì a giorni, invitando i fedeli ad acquistare i biglietti da Ciccio. Nel santuario si è avuta l’ultima e più commovente coincidenza. Fortunato ha riconosciuto ne l’immagine con cui stava pregando un anziano, la Madonna del suo paese: quando glielo ha detto, quest’ultimo è rimasto sbalordito e ha interpretato l’incontro con il giovane compaesano come un segno di Maria, per incoraggiarlo a superare le difficoltà che stava vivendo.

effetti, armati di macchine fotografiche dei più svariati modelli, immancabilmente abbiamo immortalato la Fontana di Trevi, il Quirinale, l’Arco di Costantino, il Colosseo, i fori Romani, il Campidoglio, l’Altare della Patria, il Pantheon, Piazza di Spagna, Piazza del Popolo, e chi più ne ha… più ne scatti! Qualcuno è anche riuscito a intravedere Berlusconi in un’auto scortata lungo la via dei Fori Imperiali! A pranzo, in una tipica trattoria sul Gianicolo ci attendeva una nostra cara conoscenza: il professor Degano, presidente del Fogolar Furlan, dove saremmo stati ospiti dopo le prove di canto in Vaticano. Qui siamo stati colpiti da due differenze fondamentali rispetto all’ultima volta dell’Artugna a Roma, 26

nell’ormai lontano Capodanno 1994: stupenda la facciata restituita allo splendore originario dai restauri in occasione del Giubileo; rigorosi i controlli: quelli dovuti al terrorismo, ma anche quelli che hanno lasciato fuori qualcuno di noi, sorpreso in bermuda che scoprivano qualche centimetro di pelle sopra le caviglie! Nel tardo pomeriggio una calda accoglienza ci è stata riservata al Fogolar Furlan, dove ancora ricordano con piacere le altre due trasferte romane dell’Artugna e dove ci hanno raccomandato di portare i saluti ai nostri don Giovanni e don Mario. Una nota di malinconia ha caratterizzato questa visita in quanto, di lì a poco, il Fogolar avrebbe dovuto abbandonare la sua sede storica, persa per qualche imperdonabile negligenza tra i burocrati della nostra regione. In serata tour per ammirare i monumenti nella loro veste notturna e sosta tra gli artisti di Piazza Navona. L’indomani Messa in San Pietro, solenne per i nostri canti ma soprattutto per l’inestimabile capolavoro in cui ci trovavamo, reso ancora più maestoso dall’illuminazione, accesa durante la funzione. Questa volta non c’era il Papa, in quanto impegnato con l’Azione Cattolica a Loreto, con cui ci siamo collegati dopo la cerimonia: invano abbiamo cercato di riconoscere tra la folla il cappellino della Giulietta (moglie del nostro presidente)! In questi viaggi non mancano mai gli inconvenienti, ma poi quello che rimane è sempre un senso di gioia, di vitalità e serenità, e si rinnova sempre la voglia di continuare. Sicuramente sono queste le emozioni che chi ha creato l’Artugna voleva regalare a bambini e ragazzi. E il poter vedere la gioia che questo regalo ancora ci dà, per la maestra Bruna deve essere proprio una bella soddisfazione!


UN ACCORATO APPELLO AI LETTORI

Se desiderate far pubblicare foto a voi care ed interessanti per le nostre comunità e per i lettori, la redazione de l’Artugna chiede la vostra collaborazione. Accompagnate le foto con una didascalia corredata di nomi, cognomi e soprannomi delle persone ritratte. Se poi conoscete anche l’anno, il luogo e l’occasione tanto meglio. Così facendo aiuterete a svolgere nella maniera più corretta il servizio sociale che il giornale desidera perseguire. In mancanza di tali informazioni la redazione non riterrà possibile la pubblicazione delle foto.

’N te la vetrina

NELLA FOTO: GRUPPO FAMIGLIARE DARDAGHESE. LA FOTO SCATTATA IN GERMANIA AGLI INIZI DEL ’900 RITRAE, DA SINISTRA: SANTA PILOT IN ZAMBON, GIACOMO ZAMBON MARIN CEP E IDA ZAMBON. NOTIZIE SUL SOPRANNOME CEP CI SONO PERVENUTE DAL SIG. CAMILLO ZAMBON CIAMPANER. IL SOPRANNOME HA ORIGINE O PERLOMENO APPARE A DARDAGO AL SEGUITO DI TERESA CIMOLAI NATIVA DI VIGONOVO DIVENUTA POI MADRE DI GIACOMO ZAMBON. (FOTO DI PROPRIETÀ DI CAMILLO ZAMBON CIAMPANER)

FOTO ANNI ’40. SONO RICONOSCIBILI: LAURA E ANGELO CARLON SALUTE, ESPERIA ZAMBON, NELLA BOCUS ROSSA E SERGIO BOCUS CIUTI.

NELLA FOTO: ANNO SCOLASTICO 1930/31, CLASSE IV SCUOLA DI DARDAGO, MAESTRA IRMA BURIGANA IN ALTO DA SINISTRA: ALFREDO BUSETTI CAPORAL, FIRMINO PONTE, EGIDIO ZAMBON, ANTONIO ZAMBON PALA, GINO BUSETTI COCIA, GIORDANO (?) SCOPIO, GIOVANNI ZAMBON MAO, SEVERINO BUSETTI COCIA, FORTUNATO ZAMBON BONAPARTE, MARIO ZAMBON, MARIO ZAMBON PINAL, GIOVANNI CALDERAN, GIACOMO ZAMBON PETOL, ERMENEGILDO BASTIANELLO THISA, COSTANTE ZAMBON PETOL, EVERISTO ZAMBON, VALENTINO ZAMBON COLUS, ELSA ZAMBON GEROMIN, MARCELLA BUSETTI, RITA JANNA, (?) ZAMBON PALA, MAESTRA IRMA BURIGANA, ROSINA ZAMBON, (?) JANNA, (?) (DI MORETTO STIEFIN), NERINA ZAMBON COLUS, (?), (?) (DI SANTO BELO), MARCELLA RIGO MOREAL. (FOTO DI PROPRIETÀ DI FORTUNATO ZAMBON BONAPARTE)


(Ri)nasce il

Gruppo di Teatro di Elisa Mauro

Si è svolta con un positivo risultato la serata del 25 novembre presso il Teatro di Dardago, dove, grazie al patrocinio dell’Amministrazione comunale e in particolare alla collaborazione dell’Assessorato alla Cultura, ho avuto la possibilità di presentare il progetto di creare nel territorio un Gruppo di Teatro amatoriale. Ringrazio tutti coloro che hanno partecipato alla serata, raccogliendo gli inviti trovati appesi in edicola, da Renè, alla «Nives» o direttamente sulla cassetta delle lettere, dimostrando in questo modo una grande sensibilità. Incoraggiata dunque da questo spontaneo e genuino entusiasmo verso il Teatro, che ho potuto cogliere e respirare in varie situazioni venendo ad abitare a Dardago (vedi inaugurazione del nuovo Teatro), ho voluto prendermi il compito, del tutto spassionato di portarne avanti la fortuna e l’impegno! Tra gli interventi alla serata, molti erano semplicemente i curiosi e gli interessati (che per altro sono la linfa del teatro, poiché abbiamo certo bisogno di pubbli-

co!), altri, invece avevano già le idee piuttosto chiare su ciò che si aspettavano dalla serata e su ciò che vogliono fare e proporre all’interno del gruppo: costumista, tecnico luci, fonico, e ovviamente attrici e attori! Mi raccomando, e qui mi permetto di lanciare un caloroso appello a tutti: abbiamo bisogno di attori! Credo che per creare un gruppo di Teatro dobbiamo cercare di creare prima di tutto un gruppo di amici, che abbiano voglia di incontrarsi, di conoscersi e di stare insieme, per divertire e divertirsi, proprio come sottolineavano alcuni tra i presenti in sala, veterani ex-attori della fortunata filodrammatica di Dardago, guidata dall’allora maestro e regista Zanchet. Ma è anche vero che un gruppo di teatro non vive se non ha un motivo fondante che lo legittima e che va al di là del semplice divertimento: nasce ancor prima da una necessità sociale e culturale che trova poi il suo linguaggio per esprimersi. L’ass. Pietro Janna ha saggiamente introdotto l’argomento, spostando l’attenzione sui giova28

ni (non presenti in sala!) per dire che tutto questo lo stiamo facendo per i nostri giovani, perché vogliamo arrivare a farlo con i nostri giovani! Stiamo creando una realtà, e una rete di rapporti e relazioni che li sostenga e offra loro una possibilità concreta di esprimersi e crescere attraverso un’aggregazione sana, adulta ed educativa come è quella del Teatro. Per quanto riguarda la necessità culturale ho voluto porre l’attenzione sul concetto della cono-


scenza della propria cultura come valore in sé, e come ponte verso le altre culture: sentiamo la necessità di dire, raccontare e rappresentare qualcosa, e soprattutto, mi permetto, di mantenere vivo e dunque ricordare qualcosa. Il volume «Racconti popolari friulani», di cui ho proposto la lettura di alcuni pezzi, mi ha dato motivo di lanciare il tema, e specifico che questo vuole essere solo il punto di partenza della nostra ricerca. Il punto di arrivo lo scopriremo insieme, ma posso anticipare che già per l’inizio dell’estate vogliamo portare in scena il frutto del nostro lavoro! Da mercoledì primo dicembre il gruppo si incontrerà regolarmente una volta alla settimana presso le ex-scuole di Dardago e aggiornerà il suo fedele e speriamo sempre più esteso e numeroso pubblico con ulteriori serate di presentazione verifica e aggiornamento delle attività. Per partecipare al gruppo non vi sono limiti d’età e né di provenienza, per cui... siete tutti invitati!

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Per informazioni telefonate al 347.8720128

]

Bisognava che vignés a vive a Dardàc una pupata de Pordenon parché se decidés da mete su un «gruppo teatro». Elisa Mauro quanc che l’à vedut la sala plena de dent de Dardac, Budoia e S. Luthia ’l era fora de liena da la contentetha. La ne à contat che al dì de l’inaugurathion del teatro a la vedut sul palco tanti atori che i recitava in budoiese, par talian e ancia in inglese (la Luigina par ades la parla benòn altre che l’inglese). Piereto de Theco a la dita che sarave bel che rivàs tanti dovins e duti son d’acordo para lui ma Vincenzo, un dovin de Rovreit, a la osservat che intant ocor scominthià a fà calcossa: ciatàsse, cognossese, programà el lavoro thentha avê premura e dopo ancia i dovins i rivarà. Avòn deciso de ciatase ’na volta la setimana ’n te le scole de

Dardac e cusì la seconda riunion l’avòn fata al prin de dethémbre alle oto e mieda de sera. Reane in sedese e quasi dute le voleva preparà o giudà a fà i costumi. Alla fin al é saltàt fora che avon oto atrici, un ator, ’na baterista e sie costumiste. Speron che i nostre compaesans i se fathe avanti a dane ’na man. Par ades invidon duti a vigne ogni setimana parché al é bel ciatasse e parlà: el teatro giuda a cognossese, a stà insieme thentha parlà de schei, de ciase e del «Grande Fratello». Ogni volta che se ciatòn se decide quanc che se se riunìs la setimana dopo. La prossima volta se vedaron al 9 de dethèmbre sempre alle otto e mieda de sera ’n te le scole. Dopo ve contaron el resto. GRUPPO TEATRO

Questi i primi collaboratori Regista e coordinatrice: Elisa (ancia attrice). Attori: Rosanna, Bernardetta, Angelina, Laura (ancia scenografa), Carmen, Vincenzo, Antonella, Daniela Ariet, Daniela De Marchi, Beatrice (la sonarà il tamburo). Costumiste: Marco, Sandra, Diana, Evelina, Anna, Gigetta.

NELLE FOTO. SCENE DI TEATRO DEGLI ANNI ’50.


Lasciano un grande vuoto... l’Artugna porge le più sentite condoglianze ai famigliari

Domenico Fregona UN ALTRO PEZZO DI BUDOIA CHE SE NE VA!

La chiesa parrocchiale di Budoia era gremita per l’ultimo saluto a Minuti Fregona, repentinamente scomparso. Durante il rito, don Adel ha tracciato, nella sua omelia, un ricordo dello scomparso. Prima del commiato, Fernando Del Maschio, lo ha salutato con brevi cenni biografici che riportiamo.

Il nostro caro Minuti era nato in dicembre 1926 e ha passato la sua adolescenza a Budoia. Fin da giovane si distingue per la bella voce e per l’attitudine alla musica. Infatti viene selezionato come finalista al concorso nazionale. «Voci Nuove», al quale però non può partecipare per motivi di famiglia. È molto richiesto dalle orchestrine come cantante e quindi si esibisce in quasi tutte le sale della provincia. Arriva persino in un famoso locale di Padova. Contemporaneamente apprende il mestiere di cuoco d’albergo arrivando a ricoprire, benché giovane, posti di responsabilità. Come a tutti è noto fu per molti anni chef del famoso Ristorante Da Gildo a Porcia. Qui spesso, terminato il lavoro in cucina, non disdegnava di intrattenere gli ospiti con il suo bel canto. Nell’esercizio della sua professione vince numerosi premi, primo fra i quali nel 1972 il diploma al merito con

medaglia d’oro rilasciato dal Ministero del Turismo e Spettacolo, presso la Fiera di Milano. Per avvicinarsi alla famiglia, con l’avvento della televisione a colori, apre un negozio di elettrodomestici a Budoia, dove si distingue per la sua nota disponibilità. Prima della pensione, però, ritorna al suo vecchio amore, concludendo la carriera in alberghi di Venezia e Cortina. Da pensionato dà la sua preziosa collaborazione alla Pro Loco ed è richiestissimo nelle feste di contrada, dove, con pianola e voce, sostituisce una intera orchestrina. Recentemente aveva pure inciso due cd per gli amici e, quasi presago del suo destino, aveva intitolato «per non dimenticare». È sempre stato una persona amichevole e cordiale anche se riservata e di poche parole. Attaccatissimo alla famiglia, di sani principi anche religiosi. Noi amici lo ricordiamo con affetto e rimpianto.

Mario De Luna Mario, grande nell’animo dolce e profondo, trasmetteva la voglia di vivere, sognare e addirittura lavorare. Attento alle nostre esigenze e difficoltà, aveva la soluzione giusta in ogni momento. Nell’immenso giardino della sua vita ha saputo seminare e raccogliere i frutti dei suoi sacrifici, noi saremo le sue braccia, i suoi occhi e tutti insieme, come oggi, prendendoci per mano porteremo avanti il suo sogno e saremo il sole per il suo giardino. Con stima e profondo affetto. I SUOI DIPENDENTI

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I tuoi occhi penetranti, che hanno gioito, che hanno amato, che hanno rispettato, che hanno donato, hanno catturato l’Irresistibile Luce dell’Eterno.


Il loro ricordo non sfuma

2001 · 2004 A tre anni dalla tua scomparsa, infinito è l’amore che sempre ci lega a te. La gioia di vivere che hai trasmesso a tutti noi ci accompagnerà per tutta la vita. Grazie Riccardo I TUOI CARI

RICCARDO ZAMBON di anni 20

Cronaca Cronaca Coscriti a Vienna

Tre giorni memorabili per i coscritti del ’40 e del ’43, che tra il 21 e il 23 maggio si recano a Vienna, sulle orme del Beato padre Marco d’Aviano. Il tempo è un po’ bizzarro ma tutto riesce per il meglio. Anche dal punto di vista culturale l’uscita non poteva essere più accattivante, dato che tra i coscritti c’era l’amico Fernando Del Maschio, che è riduttivo definire il miglior Cicerone del Comune!

La vierte

SOPRA. I COSCRITTI TRA LE VIE DELLA CAPITALE AUSTRIACA.

Ha luogo il 23 maggio la Festa di Primavera, manifestazione organizzata dalla Pro Loco in collaborazione con il Comune, le Scuole Elementari, la Scuola Materna e il Gruppo A.N.A. Bepi Rosa. La festa eredita il messaggio ed il si31

gnificato della tradizionale Festa degli Alberi, anche se nel corso degli anni è giunta a rappresentare la conclusione di un progetto didattico a carattere ambientale effettuato dalle insegnanti delle nostre scuole. Quest’anno l’attenzione era puntata sul corretto conferimento dei rifiuti e sulla loro differenziazione. Anche quest’anno l’appuntamento era al Mulin de Bronte per risalire il «Rujal», canale in pietra realizzato nel 1669, per alimentare la rete idrica pubblica, un orsoglio per filare la seta, e li mulino. Ogni anno la Pro Loco interviene su un tratto del suo percorso, riportando alla luce il suggestivo manufatto. La Festa prosegue nell’attrezzata area pic-nic di Ciampore, dove Capitan Eco in persona premia la classe che grazie alla raccolta differenziata delle famiglie, ha racimolato più ecomonete nell’arco dell’anno. Vincitrice è la classe terza, con ben 736 monete! MARTA ZAMBON


DON ADEL ABBRACCIA IL SUO PREDECESSORE E IL SACRISTA ELIO CARLON. SOTTO. LA SIGNORA MARY CON DON ADEL, LA SERA DELLA BENEDIZIONE DELLA STATUA DELLA MADONETA DEL BRAIT.

Novanta ains de don Afredo

«Don Alfredo, avanti un canto!» La provocatoria battuta è stata prontamente accolta dall’interessato: «Quel mazzolin di fiori che vien dalla montagna». Con voce chiara e sempre bella, don Alfredo Pasut ha intonato la popolare canzone, coinvolgendo tutti i presenti convenuti nella Casa di riposo del Clero a San Vito, in occasione del genetliaco del parroco emerito di Budoia. Una festa semplice e genuina, condivisa da una cinquantina giunti da Budoia in pullman, a questi si erano aggiunti i parenti del festeggiato, gli ospiti della Casa, fra cui il pievano di Dardago di un tempo, don Alberto Semeja. Prima il rendimento di grazie a Dio, con la celebrazione della Santa Messa, in onore di san Ignazio di Lojola, (31 luglio) giorno del compleanno. Don Adel Nasr, che ha celebrato con don Matteo Pasut, nipote di don Alfredo, ha ringraziato l’arzillo suo predecessore per il servizio ultracinquantenario a Budoia, donandogli un mazzo di fiori, che il festeggiato ha voluto si portasse subito nella cappella della Casa. È poi seguito un rinfresco, donato dai budoiesi e dai parenti di don Alfredo; non sono mancate le foto di rito e la memoria è andata all’indietro, quando, giovane prete, ha raggiunto Budoia. Anche il Sindaco Antonio Zam-

bon ha inviato un telegramma a nome della Comunità. Don Alfredo non solo ha gradito il gesto ma ha anche chiamato per nome alcuni di noi. La comitiva, guidata dal sempre brillante prof. Fernando Del Maschio, aveva in precedenza visitato la chiesa dei Battuti e il Duomo di San Vito, grazie alla collaborazione dell’arcidiacono avianese monsignor Biancat. Un grazie sentito alla Direzione della Casa del Clero, non solo per aver autorizzato il convivio, ma anche per la premurosa assistenza che rivolge agli anziani sacerdoti ospiti.

Alle 9.00 circa arriviamo ad Alvisopoli, insediamento concepito nel 1810 da Alvise Mocenigo: questo borgo rappresenta una sintesi del pensiero urbanistico dell’epoca e ci viene presentato da una guida del WWF che ci guida anche all’oasi naturalistica. Più tardi partiamo per Caorle, dove visitiamo la cattedrale di S. Stefano e il santuario della Madonna dell’Angelo. Il pranzo naturalmente è a base di pesce, presso il ristorante «Il carro». Nel pomeriggio ci rechiamo a Concordia, alla volta della cattedrale e dei suoi scavi. Durante il ritorno, sosta per il bicchiere della staffa a Portogruaro. MARTA ZAMBON

MARIO POVOLEDO

A l’opera co’ la Pro Loco

Trova ennesima riconferma la passione dei nostri compaesani per il bel canto: riscuotono infatti un ottimo successo le due uscite organizzate dalla Pro Loco al Teatro Verdi di Trieste. Il primo appuntamento è sabato 29 maggio 2004 per la Carmen di Bizet. Il secondo è domenica 1 agosto per l’operetta Al Cavallino Bianco, commedia musicale di Hans Müller e Erik Charell. L’accompagnatore è il Prof. Davide Fregona. Tutti apprezzano le mirabili interpretazioni e l’ottima visibilità da tutti i posti. MARTA ZAMBON

Duti al mar!

Giovedì 1° luglio 2004, una trentina di soci della Pro Loco partecipano alla gita a Caorle. 32

La Madoneta del Brait

La sera del 10 agosto, la nostra chiesa è gremita per assistere a due avvenimenti: la benedizione della Madonna del Brait che dopo il sapiente e gratuito restauro di Mary Gambarini troverà degna collocazione nella cappella feriale e il concerto d’organo del maestro sloveno Milko Bizjak che si è esibito in un ricco repertorio di musiche del ’700.


Nel capitello del Brait viene posta una nuova statua che è benedetta da don Adel in occasione della processione della Madonna della Salute, domenica 21 novembre.

Quante mos’cie!

Tutta la nostra pedemontana è invasa dalle mosche nelle prime due settimane di settembre. Porte e finestre ermeticamente chiuse per tentare di tener fuori questi fastidiosissimi insetti. Bastano pochi minuti di disattenzione per avere i mobili di casa ricoperti dalle mosche. I negozi vengono presi d’assalto per procurarsi tutto ciò che può servire per combatterle. Riappaiono anche le carte moschicide. Dopo dieci, quindici giorni il fenomeno si attenua. Ci viene spiegato che le mosche sono state generate da una forte concimazione con pollina nelle campagne a sud di Budoia. Ci si augura che, vista l’esperienza patita, le autorità sanitarie – se serve, pungolate anche dalle amministrazioni comunali della zona – prendano le opportune decisioni per evitare, in futuro, episodi del genere.

SOPRA. I CINQUANTACINQUENNI DARDAGHESI IN ALLEGRIA, IN UN RISTORANTE DELLA PEDEMONTANA.

come si fa in queste occasioni, a raccontarsi aneddoti e facezie della gioventù, ci siamo lasciati con la promessa di ritrovarsi annualmente, visto che ora essendo quasi tutti in o vicini alla quiescenza dal lavoro, sarà per noi più facile essere liberi da impegni. Arrivederci quindi al prossimo anno. FLAVIO ZAMBON T. M.

I tresento ains del seminario de Pordenon Correva l’anno del Signore 1704 quando, l’allora Vescovo di Concordia Paolo Vallaresso riusciva, dopo diversi tentativi andati a

vuoto, ad applicare un decreto del Concilio di Trento circa l’erezione del Seminario diocesano per la formazione dei preti. Il problema fu discusso a partire dal sinodo diocesano del 1569 ed in altre date successive, ma senza esito. Nel 1704, appunto, la prima erezione a Portogruaro sino al 1918. Nel 1919 il trasferimento a Pordenone, provvisoriamente a Torre in un’area dell’ex cotonificio; poi, dal 1920 nell’attuale villa Revedole, ampliata e rivista in diversi anni, con annesso un ampio parco e attorno distese di campagne, frutto di donazioni. La ricorrenza è stata resa più solenne dalla presenza del Patriarca di Venezia e Metropolita del Tri-

I coscritti del 1949

La sera del 23 ottobre era tiepida per essere in autunno, quindi una serata ideale per stare in compagnia, e quello che abbiamo fatto noi nati del 1949 di Dardago, ci siamo ritrovati in un tipico locale della pedemontana per trascorrere alcune ore in allegra spensieratezza ed amicizia. A questo incontro per festeggiare i nostri 55 anni di vita c’eravamo quasi tutti, qualcuno venuto anche da lontano, pur di stare alcune ore assieme ai vecchi amici d’infanzia. Alla fine della lieta serata trascorsa,

NELLA FOTO. IL CARD. PATRIARCA ANGELO SCOLA CON LA CASULA DEL III CENTENARIO DONATA ANCHE DALLE NOSTRE PARROCCHIE DI BUDOIA E DARDAGO.

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veneto cardinale Angelo Scola che ha tenuto una prolusione e la successiva Santa Messa alla presenza dei Vescovi Poletto e Corrà, dei sacerdoti e seminaristi, delle autorità istituzionali cittadine e provinciali. Per l’occasione è stata presentata la casula del trecentesimo, prezioso paramento sacro, confezionato dalla Ditta Pietrobon di Treviso e donato al Seminario da estimatori, fra i quali le Parrocchie di Budoia e Dardago. È stato pure presentato il primo di due volumi sulla ben documentata ed interessante storia di questa istituzione che ultimamente risente dell’affievolimento delle vocazioni sacerdotali, tema su cui riflettere seriamente, per l’avvenire della chiesa diocesana circa la futura mancanza dei sacerdoti, punto di riferimento della comunità; non solo per la vita cristiana. MARIO POVOLEDO

Peniei, colors e… poesia

«L’arte come via terapeutica» e «Dalla grafica al colore» sono le recenti personali del nostro artista Umberto Coassin. La prima si tiene a settembre, all’ingresso del CRO di Aviano, con apprezzate e significative espressioni di vivo interesse e di compiacimento da parte dei visitatori. È un’esposizione di opere prevalentemente «colorate», con acquerello ed olio, senza privare spazio al segno con le precise e realistiche incisioni, frutto di lunga professione. Una piccola ma ragguardevole parte del suo nutrito patrimonio di paesaggi, scorci di natura, fiori, nature morte, ma anche ritratti, è esposta a Budoia, in un locale del nuovo complesso commerciale in piazza. La mostra, inaugurata in questi giorni, rimarrà aperta per le festività natalizie. Anche in questa, ben si pronuncia la poesia dell’artista.

Anciamò lavori in tele glesie La Parrocchiale di Budoia è stata oggetto di lavori di recupero e di rifacimento delle porte d’ingresso centrali e laterali. Abbisognevole di tale lavoro, (non solo estetico ma anche reso a norma di legge e per non disperdere il caldo), il Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici si è rivolto al nostro paesano Florio Bernardis, con il figlio Walter e il collaboratore Busetti Federico. Per circa un mese hanno risistemato il portone laterale a sinistra, le porte a vento laterali e quella centrale interna, e cambiate con porte nuove le due laterali centrali, la porta d’accesso e la scala che porta all’organo, quella che porta al pulpito e quella d’accesso al pulpito medesimo. Tinteggiatura dell’impalcato sottostante l’organo. Un pomeriggio, come documentato dalla foto, Walter Bernardis, esperto rocciatore, si è calato all’esterno della torre campanaria, dilettandosi «roba da brivido», a pulire l’orologio dalle erbe infestanti. Un grazie sentito a Florio, Walter e Federico, non solo per la com-

SOPRA. WALTER BERNARDIS IN VESTE DI ROCCIATORE PER LA PULIZIA DELL’OROLOGIO DEL CAMPANILE DI BUDOIA.

petenza ma anche per il lavoro svolto a regola d’arte. Per quanto riguarda l’organo, – scuola del Bazzani – segnaliamo con soddisfazione che la regione Friuli Venezia Giulia ha concesso il contributo per il secondo lotto di lavoro. Il primo lotto, di euro 25.564,00, è stato ultimato a dicembre scorso dall’organaro Zanin di Codroipo ed interamente saldato; il secondo, su spesa di circa 38 mila euro, (verrà finanziato l’80%; il rimanente a carico

SOTTO. UMBERTO COASSIN ALL’INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA ARTISTICA AL CRO DI AVIANO CON IL RESPONSABILE DELLA STRUTTURA SANITARIA.

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della Parrocchia; si pensa di inviare domanda ad una Fondazione ed eventualmente una sottoscrizione alle famiglie per la copertura totale della spesa) inizierà non appena la Regione darà il consenso. MARIO POVOLEDO

Restauri a Dardago

La chiesa di Dardago continua ad essere interessata da lavori che hanno lo scopo di renderla più sicura ed ancora più bella. Dopo il grosso intervento dello scorso anno (consolidamento della struttura, pittura interna ed esterna, impianto elettrico ecc.), in questo periodo sta per essere terminata la cappella feriale. Speriamo di poterla utilizzare subito dopo il periodo natalizio. In questi mesi sono stati restaurati un antico cassettone e un bell’inginocchiatoio. Entrambi i lavori sono parzialmente finanziati con contributo regionale. Attualmente, in restauro, si trovano i quattro quadri raffiguranti gli evangelisti e si attende un ulteriore contributo per restaurare, in futuro, il grande mobile della sacrestia e quello dei «Sei Comuni». Infine un’altra bella notizia. Ci è stato assegnato un contributo regionale per i lavori di restauro dell’abside che riguarderanno principalmente il consolidamento della capriata della cupola e la pittura del soffitto sopra l’altar maggiore. Come si vede, fervono le attività e si sa che, nonostante i contributi, molto resta a carico della parrocchia. Siamo sicuri che i dardaghesi residenti e quanti rientreranno a Dardago per le feste natalizie dimostreranno il loro attaccamento alla chiesa e al paese contribuendo con specifiche offerte per i lavori.

I COSCRITTI DELLA CLASSE 1934 HANNO FESTEGGIATO I 70 ANNI DI VITA

I lettori che ricevono il nostro periodico possono utilizzare anche l’allegato conto corrente postale, specificando nella causale: «Pro restauro chiesa». Molti hanno dimostrato la loro generosità. A questi e a coloro che risponderanno a questo appello va il nostro sincero ringraziamento e a tutti, indistintamente, porgiamo gli auguri per un santo Natale e per un sereno 2005. IL CONSIGLIO PARROCCHIALE PER GLI AFFARI ECONOMICI DI DARDAGO

Grazie ai collaboratori

Il 20 novembre si tiene la tradizionale cena dei collaboratori che la Pro Loco ogni anno organizza per ringraziare quanti in vario modo si adoperano per la buona riuscita della Festa dei Funghi e dell’Ambiente, rendendoli protagonisti di una serata da trascorrere in compagnia e serenità. Durante la cena il socio Umberto Coassin dona all’associazione uno splendido acquarello raffigurante il Rujal, da secoli testimone della vita che scorre nei nostri paesi, e da alcuni anni riportato 35

pian piano alla luce dai volontari della Pro Loco. Un particolare riconoscimento viene consegnato a numerosi ragazzini, nominati dal Presidente Grandi Collaboratori per il loro infaticabile e insostituibile impegno, buon segno che va a lenire in parte il cordoglio per i soci che ci hanno lasciato, i cari Renato, Bruna e Domenico.

A Sant’Andrea el porc su la brea Domenica 28 novembre a Budoia si festeggia la giornata del Ringraziamento. Durante la Messa vengono offerti i frutti migliori della terra e del lavoro degli agricoltori e viene letta la preghiera del contadino. Dopo la cerimonia, l’assessore all’agricoltura, il presidente della Coldiretti di Budoia, e il rappresentante provinciale, ringraziano quanti ancora si dedicano a questa attività, per tanti aspetti vicina alla terra ma anche a Dio, auspicando che essa non vada scomparendo nel nostro Comune, ma si ritagli uno spazio sempre più prezioso dedicandosi ai prodotti locali e di nicchia. Al termine i volontari della Pro Loco preparano


Inno alla vita

«polenta e muset» per tutti. La pioggia non è riuscita a guastare quello che per i Budoiesi è il tradizionale appuntamento con il Patrono. Martedì 30 novembre, dopo la Messa nella parrocchiale di Sant’Andrea, i festeggiamenti continuano sotto i portici di Renè, con l’immancabile porchetta, accompagnata da altri piatti e bevande preparate dai collaboratori della Pro Loco. MARTA ZAMBON

Sagra dell’Immacolata

Già da anni la Pro Loco organizza in occasione dell’8 dicembre il Concerto di un Coro alpino che riscuote caldi apprezzamenti tra i soci e non solo. Alla luce dei risultati ottenuti con la Festa di Sant’Andrea, che in pochi anni da semplice momento di paese è diventata una manifestazione dai contenuti più ricchi e significativi, la Pro Loco vuole fare lo stesso anche con la Sagra dell’Immacolata. La giornata inizia con la Messa Solenne e l’apertura della Mostra «Dall’Acquaforte… al colore» di Umberto Coassin. Nel pomeriggio si tiene la Processione dell’Immacolata lungo le vie del paese e aprono i mercatini di Natale sulla piazza suggestivamente addobbata. Alle 16.00 in chiesa si tiene il concerto del coro maschile «Tita Copetti» di Tolmezzo, diretto da Mauro Vidoni. La buona riuscita della giornata è possibile grazie alla collaborazione tra Pro Loco, Comune, Parrocchia, Collis Chorus, e finalmente anche dei commercianti locali che, come da tempo auspicato dalla Pro Loco, hanno voluto rendersi protagonisti di tale ricorrenza, con un progetto che li coinvolge attorno alla piazza del Paese, ideale punto di incontro per i cittadini di Budoia. MARTA ZAMBON

Nozze d’oro di Serafino Zambon Pinal «de la Coperativa» e di Laura Bocus Friz. Nelle due foto, i festeggiati assieme ai figli Francesca, Sandra e Michele e nel giorno delle loro nozze a Trieste nella chiesa dei Gesuiti.

Due veterani dardaghesi, coscritti del 1911, dall’invidiabile lucidità mentale – Bepin Ianna Ciampanèr e Maria Ianna Pola – hanno rivissuto gioiosamente i loro anni giovanili, intrattenendo gli amici nell’abitazione di Maria, a Budoia.


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Trieste, luglio 2004

Spett. l’Artugna, ho letto con interesse l’articolo sul «baler» scritto intelligentemente e mi complimento col signor Mauro Zambon che credo di non conoscere. Però questo non fa rivivere l’amato «baler» (forse alla sostituzione ci penserà il caro Cornelio con il permesso comunale). Ora siccome la storia va scritta a quattro mani, vorrei anch’io dire la mia. Mi chiamo Camillo Zambon Marin Cep (ora Campaner) e sono nato sotto il «baler» della piazza grande di Dardago da Santa Pilot e Giacomo Zambon, il 5 marzo 1916. Pertanto credo di poter entrare nella discussione. Dai miei ricordi non risulta che vi sia stato prima del «baler» un crucugner. Quando ero piccolo, chiedevo a mia nonna Teresa Cimolai detta la Cepa quando avevano piantato il «baler» e la risposta era «Ma nino mi l’ai sempre vedut cussì». L’inizio della fine del «baler» è cominciata quando venne tagliato un ramo che si protendeva fin sopra la mia casa tanto che vi passavano i fili dell’elettricità (a quel tempo non si usava tamponare con il mastice la ferita); in seguito furono eliminate le concimaie sia mie che della famiglia Burigana sotto le quali passavano le radici

del «baler». Poi la sopravvenuta malattia della pianta le diede il colpo di grazia. Per quanto io ricordi, inoltre, non c’erano molte cicale, si e no una o due. In aggiunta ogni anno i cardellini vi nidificavano, ma purtroppo i temporali li distruggevano. Spero di aver portato un po’ di storia dell’amato «baler». CAMILLO ZAMBON

Pubblichiamo solo ora la sua lettera, datata luglio, perché per un disguido l’abbiamo potuta leggere solo nel mese di ottobre. È una preziosa testimonianza che aggiunge informazioni alla storia del nostro «baler» e che dimostra l’affetto nutrito dai dardaghesi di ieri e di oggi verso questo simbolo paesano.

Conegliano, 12 agosto 2004

Carissimo don Adel, mi è arrivata l’Artugna. Ho letto con piacere e ammirazione la «Lettera del Plevan». Geniale l’intuizione di chiamare la festa dell’Assunta la «Pasqua dell’estate». Ma è anche preoccupante domandarci che cosa succederà domani quando a Roma verrà firmata la Costituzione per l’Europa, 37

priva del più importante riconoscimento: le sue radici cristiane. Come tu scrivi, c’è tanto bisogno dell’aiuto del Signore su noi tutti, sui nostri governati, sulle nostre famiglie, sull’Europa e sul mondo. Nel passato un buon aiuto ed esempio è venuto dal Beato Marco d’Aviano. Preghiamolo e facciamolo conoscere. Salutami la mamma e i parrocchiani di Dardago, Budoia e Santa Lucia. Congratulazioni per la rivista. Un abbraccio fraterno da PADRE VENANZIO RENIER

Don Adel ci ha passato questa lettera e la pubblichiamo volentieri. Veramente c’è tanto bisogno dell’aiuto del Signore sull’Italia e sull’Europa, ora che tutto tende ad una «scristianizzazione» della nostra società. Politica, televisione, scuola… sembrano coalizzate per cancellare i valori su cui si basa la nostra civiltà. C’è una quotidiana lotta contro la religione e contro la famiglia,... e noi non ce ne accorgiamo o facciamo finta di nulla. Auguri di Buon Natale, Padre Venanzio, anche se, forse, sono auguri passati di moda.

Bonjour, Je souhaite discuter avec des personnes de Dardago. RENÉE LALLEMAND

Ci è giunto questo messaggio che giriamo ai nostri lettori. Renée Lallemand desidera corrispondere via e-mail con persone dei nostri paesi. Vogliamo accontentarla? L’indirizzo di posta elettronica è lallemand.renee@wanadoo.fr


DANIELA ANGELIN · GENOVA

Grazie di mandarci l’Artugna che ci tiene informati su Dardago e sul Comune.

[...dai conti correnti]

È sempre una gioia leggervi. Augurissimi a tutti voi.

PIETRO ZAMBON VIALMIN · FRANCIA

Recensione Ci è giunto il recente volume di poesie di Mariano Burigana, poeta vicentino di origini dardaghesi, intitolato «Unicità – breviario di riflessioni». Il libro, stampato con cura dalle Arti Grafiche Antica Porziuncola di Assisi, esprime la visione spirituale dell’autore con profonde riflessioni comparative su alcuni brani di varie sacre scritture (Antico e Nuovo Testamento, Corano, Rig Veda, Hadit qudsi islamico, Isha Upanishad, Lao-tse). Riflessioni che si concludono, come dice il poeta, con «il balbettato riconoscimento dell’Unico Ispettore, che pur in diverse fogge paludato, in ogni limite specchiando, sempre di Sé unico informa». All’autore, nostro lettore, la Redazione porge le più vive congratulazioni per questa significativa opera.

Lascio quest’offerta perché l’Artugna possa proseguire. CATERINA ZAMBON · PAVIGNANO

L’Artugna è sempre molto gradita. MARCELLINO ZAMBON · TORINO

Grazie per l’affettuoso ricordo che sempre avete per le generazioni passate. Complimenti per il Marinali. AURORA CERRONI AURELI · ROMA

Cordiali saluti ed auguri a tutti. YVONNE VETTOR TERRANEO · LENTATE

bilancio Situazione economica del periodico l’Artugna Periodico n. 102

38

entrate

Costo per la realizzazione + sito Web Spedizioni e varie Entrate dal 11/07/2004 al 10/12/2004

4.016,00

Totale

4.016,00

uscite 3.219,00 117,00

3.336,00


Auguri

programma religioso natalizio

C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l’angelo disse loro: «Non temete, ecco, vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore». Luca 2,8-11 ·

VENERDI 24 DICEMBRE 2004 • Santa Messa in nocte

Budoia 22.30

Dardago 24.00

SABATO 25 DICEMBRE 2004 · SANTO NATALE • Santa Messa solenne • Santa Messa vespertina

10.00 18.00

11.00 –

DOMENICA 26 DICEMBRE 2004 • Santa Messa non si celebra la Santa Messa delle ore 18.00

10.00

11.00

VENERDI 31 DICEMBRE 2004 • Santa Messa vespertina e canto del TE DEUM di ringraziamento

17.00

18.00

SABATO 1 GENNAIO 2005 • Santa Messa solenne e canto del VENI CREATOR SPIRITUS • Santa Messa vespertina

11.00

18.00

17.00

18.00

20.30

20.30

10.00 15.30

11.00 14.30

MERCOLEDI 5 GENNAIO 2005 • Santa Messa vespertina e benedizione acqua, sale e frutta • Accensione dei Panevin GIOVEDI 6 GENNAIO 2005 • Santa Messa solenne • Bacio al Bambino Gesù e benedizione Arrivo della befana (in oratorio)

CONFESSIONI Sabato 18 dicembre, durante il catechismo, per i bambini Domenica 20 dicembre 17.30/18.00 Giovedi 23 dicembre – Venerdi 24 dicembre 17.00/18.30

– 17.30/18.30 15.00/16.30


«La strada de i Trioi» O «Salivo la strada che dal vecchio mulino ‘de Bronte’ porta verso San Tomè costeggiando il muro a secco delle delimitazioni poderali; attorno a me, il silenzio, il crepitìo della neve sotto i miei passi ed il freddo pungente di dicembre condensavano in un unico suono la mia dolce inquietudine. Poi un incontro, di quelli casuali e delicati che solo al silenzio o alla montagna possiamo chiedere... un uomo mi venne incontro, un sorriso accennato e le sue poche parole… ‘Buon giorno. Buon anno signore’. Il vapore del suo augurio furono il caldo conforto per continuare il mio cammino».


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