l'Artugna 143 - aprile 2018

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Spedizione in abbonamento postale art. 2, comma 20, lettera C, legge n. 662/96. Filiale di Pordenone.

Anno XLVII · Aprile 2018 · Numero 143 Periodico della Comunità di Dardago · Budoia · Santa Lucia


fraie de vierte a Budoia

di Roberto Zambon

[ l’editoriale ]

La Fraie de vierte (Festa di primavera) viene organizzata annualmente dalla Società Filologica Friulana in un comune del Friuli. Quest’anno, il 20 maggio, la manifestazione sarà ospitata da Budoia. È una manifestazione importante, proposta da molti anni, alla quale partecipano centinaia di persone da tutto il Friuli. In occasione della Festa, tra gli altri eventi, viene presentato un numero speciale del periodico Sot la Nape, dedicato al comune ospitante. Il prossimo, quindi, sarà un numero monografico su Budoia. *** Alla redazione de l’Artugna è stato richiesto il compito di coordinare i lavori che precedono la stampa: dalla scelta degli argomenti alla individuazione degli autori, dalla raccolta del materiale scritto ed iconografico al controllo formale di quanto ricevuto e al suo inoltro alla Filologica. L’impegno è gravoso perché Sot la Nape è una rivista conosciuta e stimata; pubblicata fin dal lontano 1949, è il Bollettino della Società Filologica Friulana. Esce trimestralmente e contiene contributi divulgativi su aspetti della storia, lingua e della cultura friulana. Abbiamo accettato questo impegnativo incarico allo scopo di rendere disponibile un’ importante pubblicazione per far conoscere ed apprezzare i nostri paesi. *** Gli autori dei vari contributi sono stati individuati tra gli esperti dei temi trattati anche con riferimento specifico alla nostra zona. La monografia affronterà diversi argomenti, dagli aspetti geologici all’archeologia del paesaggio, dagli aspetti antropologici delle nostre montagne all’importanza dei mutamenti climatici, dalla sintesi storica, all’approfondimento dei fatti e dei documenti più rilevanti, dalla toponomastica al ricordo delle personalità del nostro passato, dalle realtà associative all’analisi demografica del nostro comune.

l’Hallelujah N ella notte solenne della Veglia Pasquale ad un certo punto del rito, risuona l’antico grido di vittoria delle truppe di Israele: «Hallelujah» che significa «Lodiamo Dio, abbiamo vinto». Quel grido che, per tutta la quaresima era stato messo da parte, riprende nella solenne veglia con vigore, le campane suonano a distesa, la pace scende nei cuori, Cristo è risorto! Il seder pasquale (la cena) degli ebrei cede il posto all’Eucarestia, un’eucarestia particolare. C’è il cero che viene acceso e viene cantato come colui che ha vinto le tenebre del mondo, ha vinto il peccato, quella felice colpa che ha reso possibile l’incarnazione del figlio di Dio e la redenzione. Ci sono le acque del battesimo nelle quali siamo rinati a vita nuova, come il bambino nasce nelle acque della mamma, come Cristo è rinato (risorto) nel ventre del sepolcro, così anche il cristiano rinasce nelle acque del battesimo. C’è poi la cena, l’eucarestia, dove non si gustano più le erbe amare della schiavitù, la pasta di mandorle che ricordava i mattoni che bisognava costruire per le piramidi d’Egitto, l’agnello che con il suo sangue aveva tenuto lontano dalle case degli Ebrei l’angelo sterminatore, le uova simbolo di una vita che rinasce e rifiorisce. C’è la nuova cena, quella del vero Agnello che ha tolto il peccato del mondo, l’Agnello sacrificato sull’altare della Croce, l’Agnello che ha detto: «Prendete e mangiate, questo è il mio corpo» e «Prendete e bevete, questo è il mio sangue sparso per voi e per tutti, fate questo in memoria di me». Quel corpo spezzato, quel sangue sparso che è sceso sul capo dei crocifissori, sul capo dei condannanti, sul capo di coloro che avevano gridato a Pilato: «Crocifiggilo! Crocifiggilo», non come sangue di condanna o di


la lettera del Plevàn

pasquale

di don Maurizio Busetti

Giorgio Igne, Cristo Risorto, diametro 270 cm, Curia Vescovile, Pordenone.

vendetta, ma come lavacro di redenzione. Vedendo quell’uomo morire così il centurione disse: «Veramente quest’uomo era il Figlio di Dio». Nasce la fede, le tenebre di quell’ora nona di quel venerdì di Passione diventano sole, luce di una vita rinnovata. L’uomo non cammina più a tentoni nelle tenebre ma cammina libero ed eretto sulla strada della salvezza. È la gioia della Pasqua. L’antico inno della liturgia della Chiesa canta: «Ecco il gran giorno di Dio, splendente di santa luce: nasce nel sangue di Cristo l’aurora di un mondo nuovo. Torna alla casa il prodigo, splende la luce al cieco, il buon ladrone graziato dissolve l’antica paura. Gli angeli guardano

attoniti il supplizio della croce da cui l’innocente e il reo salgono uniti al trionfo. O mistero insondabile dell’umana redenzione: morendo sopra il patibolo Cristo sconfigge la morte. Giorno di grandi prodigi, la colpa cerca il perdono, l’amore vince il timore, la morte dona la vita». C’è dentro tutto il mistero di questa grande solennità. Cristo ha vinto! Egli ha capovolto tutte le logiche terrene e ha portato una parola di speranza, di gioia. Egli non è venuto a portare un castigo, non ha voluto fare vendetta, non ha soddisfatto una giustizia umana che molte volte, sbagliando sentenza, condanna un innocente e lascia libero un reo. Ha voluto dire: «Venite a me voi tutti 3

che siete affaticati ed oppressi, voi che non trovate un senso nella vita, voi che siete stati sconfitti in tante battaglie dell’esistenza ed io vi ristorerò perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue, vera bevanda. Chi mangia e beve di me vivrà in eterno». Nessuno al mondo aveva mai parlato così. Nessuno era mai morto con questo programma. Nessuno era mai risorto per non più morire. «Veramente quest’uomo era il Figlio di Dio». E allora anche noi, insieme con la Chiesa intoniamo dal cuore il nostro Hallelujah. Abbiamo vinto! La morte non ha più potere, il male ed il peccato sono stati sconfitti. Cristo ha vinto in noi e per noi e con noi. La colomba ci porta la pace. L’uovo ci apre l’orizzonte di una vita nuova. Hallelujah!

Buona Pasqua a tutti!

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www.parrocchie-artugna.blogspot.it


[ la ruota della vita ]

NASCITE Benvenuti! Abbiamo suonato le campane per l’arrivo di... Marco Palazzi di Davide e di Roberta Garritano – Dardago Mattia Cecchinel di Simone e di Lisa Zoat – Chions Alice De Zorzi di Danilo e di Roberta Boschian Cuch – Santa Lucia

MATRIMONI Felicitazioni a... Lorenzo Da Ros e Sara Vianelli – Dardago Marco Bordignon e Elisabetta Zambon – Dardago 60° di matrimonio Rino Sarri e Santa Soldà – Santa Lucia

LAUREE, DIPLOMI Complimenti! Laurea Federico Fort – Laurea in Economia e Finanza – Santa Lucia Irene Panizzut – Laurea in Ingegneria Civile – Budoia

DEFUNTI Riposano nella pace di Cristo. Condoglianze ai famigliari di… Giuseppina Besa di anni 85 – Santa Lucia Paolo Saccoman di anni 78 – Budoia Clara Ianna di anni 83 – Dardago Angela Pizzinato di anni 90 – Santa Lucia Italo Callegari di anni 89 – Budoia Nensi Zanus Fortes di anni 55 – Dardago Silvana Chiarot di anni 84 – Budoia Loris Toffoletto di anni 49 – Casale sul Sile (Tv) – Dardago

IMPORTANTE Per ragioni legate alla normativa sulla privacy, non è più possibile avere dagli uffici comunali i dati relativi al movimento demografico del comune (nati, morti, matrimoni). Pertanto, i nominativi che appaiono su questa rubrica sono solo quelli che ci sono stati comunicati dagli interessati o da loro parenti, oppure di cui siamo venuti a conoscenza pubblicamente. Naturalmente l’elenco sarà incompleto. Ci scusiamo con i lettori. Chi desidera usufruire di questa rubrica è invitato a comunicare i dati almeno venti giorni prima dell’uscita del periodico.


sommario

In copertina. Una croce. Il segno della speranza! Nella croce Cristo ci libera e ci apre le porte del regno dei cieli. Il colore verde è il colore della speranza, ma in questo colore ci sono delle macchie più scure. La speranza è sempre qualcosa da conquistare. don Maurizio Busetti

2 Fraie de vierte a Budoia di Roberto Zambon 2 La lettera del Plevàn di don Maurizio Busetti

II ·

aprile 201 8

anno XL V

4 La ruota della vita

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6 Il Catastico della Veneranda Chiesa di Santa Lucia (1766) di Fabrizio Fucile 10 Una tovaglia d’altare racconta... di Adelaide Bastianello e Anna Maria Del Maschio

Direzione, Redazione, Amministrazione tel. 348.8293208 · C.C.P. 11716594 IBAN IT54Y0533665090000030011728 dall’estero aggiungere il codice BIC/SWIFT: BPPNIT2P037 internet www.artugna.blogspot.com e-mail direzione.artugna@gmail.com

13 Bravo, Renato! di Roberto Zambon

Direttore responsabile Roberto Zambon · cell. 348.8293208

14 Una gita in Piemonte di Espedito Zambon con Tania, Gianni, Riccardo e Beatrice

Per la redazione Vittorina Carlon

15 Corri Andrea, corri... a cura dei nonni Fernanda e Raffaele Zambon

Impaginazione Vittorio Janna Contributi fotografici Archivio de l’Artugna, Paolo Burigana, Vittorio Janna, Francesca Romana Zambon

16 50 anni della «Festa dei funghi e dell’ambiente» a cura dell’Associazione Pro Loco Budoia

Spedizione Francesca Fort Ed inoltre hanno collaborato Francesca Janna, Espedito Zambon, Gianni Zambon Rosìt

19 I Donatori del Comune finalmente insieme di Pietro Zambon

Stampa Sincromia · Roveredo in Piano/Pn

21 ’n te la vetrina 22 Tomaso Budhelone di Fernando Del Maschio

Autorizzazione del Tribunale di Pordenone n. 89 del 13 aprile 1973 Spedizione in abbonamento postale. Art. 2, comma 20, lettera C, legge n. 662/96. Filiale di Pordenone.

23 Stracà la bicicleta di Flavio Zambon Tarabìn Modola 24 Italo Callegari, uomo di cultura e di scienza di Fernando Del Maschio, Pietro Ianna Mario Povoledo

Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione di qualsiasi parte del periodico, foto incluse, senza il consenso scritto della redazione, degli autori e dei proprietari del materiale iconografico.

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27 Lasciano un grande vuoto... 28 Cronaca 33 Inno alla vita 34 I ne à scrit... ...dai conti correnti Bilancio 35 Programma religioso

ed inoltre... Cent’anni dalla Grande Guerra Inserto n. 10 a cura di Vittorina Carlon, Vittorio Janna e Roberto Zambon


PICCOLE AGGIUNTE ALLA TOPONOMASTICA ANTICA E UN NUOVO INTERROGATIVO

il Catastico della Veneranda Chiesa di di Fabrizio Fucile Nove anni dopo la redazione del Catastico generale di Santa Maria Maggiore1 anche Santa Lucia si dotò dello strumento che avrebbe permesso di tenere sotto controllo le rendite della chiesa, raccogliendo in un unico volume i fondi che pagavano decima alla stessa. Era questa l’epoca della prima grande ristrutturazione delle fabbriche sacre2 ed era quanto mai necessario avere chiara la situazione debitoria, quantificando le possibili en-

trate in previsione delle spese da sostenere. L’amministrazione veneta, attraverso il polo udinese, favoriva il censimento e ne stabiliva le modalità (rodolazione3 dei beni della chiesa). Nel 1765 la comunità santaluciese – ricordiamo che le vicinie, ovvero le assemblee dei capifamiglia, e quanti da loro eletti, tutelavano il territorio ed in generale controllavano che si operassero con oculatezza le necessarie scel-

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te amministrative e gestionali relativamente agli interessi comuni – incaricò il perito Antonio Francescan di procedere alla rilevazione dei beni tassabili e alla stesura del Catastico. Insieme all’osservazione diretta e alla memoria storica aiutarono i documenti all’epoca ancora disponibili: un rodolo del 14364 e gli estratti dei conti dal 1581 al 1658.5 La collocazione antica del registro corrispondeva al N. 15 H.


Santa Lucia (1766) Cartaceo, rilegato in cartone foderato di pergamena; mm 255 x mm 210; rivestimento interno di cartoncino sottile di colore scuro che protegge il fascicolo di carte 52 (26+26), numerate esclusivamente dalla 1 alla 28. Stato di conservazione buono. Sulla copertina: Catastico in cui sono dissegnati li corpi di terra sopra i quali stanno insite le antiche ragioni della chiesa (....) di decima annuale. Carta 1r nota di Gasparin del Soldà del 19 maggio 1768; c. 2r Catastico della Veneranda Chiesa di Santa Lucia in cui sono dissegnati li beni d’essa Chiesa stato

Fig. 1 Instromento di acquisto di un pezzo di terra arativa in loco detto in Saccon.

Fig. 2 c. 12r – disegno in scala dell’unità di misura.


formato da me Antonio Francescan Pubblico Perito di S. Giovanni soto Polcenigo in ordine a sovrani comandi dell’Eccelentissimo Regimento d’Udine; cc. 2v-5r bianche; cc. 5v-6v riportano le disposizioni del Luogotenente della Patria del Friuli, datate 28 febbraio 1765, per la nuova confinazione;6 cc. 7r-9r bianche; c. 9v «In Christi nomine Amen, anno Domini 1766 li 16 marzo. Incaricato io Antonio Francescan... a dover far il catastico de beni della Sacra Chiesa di S. Lucia ... componenti l’intera rendita ... mediante il confronto delle antiche carte di fondacione della medesima..» (la dichiarazione d’impegno continua indicando i due notai GioBatta Lachin e Domenico Besa quali eletti dalla comunità con l’incarico di assisterlo nella rilevazione, alle ammonizioni e raccomandazioni a loro rivolte affinché usino onestà e imparzialità nello svolgimento del compito); c. 10 bianca; c. 11r disegno del sistema di orientamento; c. 12r disegno in scala dell’unità di misura (fig. 2) ; da c. 13r a c. 28r censimento degli appezzamenti (dal N.1 al N. 26 con il disegno del rilievo; dal N. 27 al N. 30 con la sola indicazione del terreno7); cc. 29v30v annotazioni del cassiere Angelo Besa;8 da c. 38r a 47r registrazioni di riscossioni di fine ottocento; cc. 47v-52 bianche. Tra il rivestimento interno e la copertina è stato inserito un foglio più recente datato 1894 con l’indicazione dei pagamenti degli ultimi undici contribuenti. Le porzioni di terra soggette a decima risultano essere situate in campagna, nel centro abitato ed in collina, per lo più nelle pertinenze del paese, ma anche in quelle del vicino San Giovanni. Dalla descrizione che include anche le aree confinanti, oltre ai pochi proprietari vicini (soprattutto i de Fort) si evincono larghe sezioni di proprietà nobiliare: i conti di Polcenigo e di Fanna, il conte Cattaneo di Pordenone, i conti Fullini, il nobile

Fig. 3 La strada che tende alla v.da chiesa in un antico disegno.

NOTE

1. Fu approntato nel 1757 dal perito di Aviano Giammaria Filonico. Vd. P.C Begotti, I nomi e i luoghi tra memoria e ricerca storica, in U. Sanson, BUDOIA e il suo territorio: l’antica toponomastica di Santa Lucia, Comune di Budoia, L’Artugna, 1997. Alla rilevazione dei confini parteciparono anche i rappresentanti eletti dalle vicinie di Santa Lucia e Budoia. 2. Non quella che portò all’assetto strutturale e architettonico attuale, ma quella immediatamente precedente (a Dardago, nella prima metà del 1700, abbiamo la costruzione e il collocamento degli altari del Cristo e della Vergine del Rosario e di un primo altar maggiore sempre dedicato alla Vergine (a cui lavorarono Giovan Battista e Antonio Antonelli) su cui più volte, in sedi diverse, ha argomentato Vittorina Carlon; a Santa Lucia in colle la ristrutturazione inter-

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na ed esterna – con l’innalzamento del coperto – che culminerà con la consacrazione del 1770). Santa Lucia e Budoia negli stessi anni furono impegnate nella costruzione dei campanili. 3. Il termine si riferisce agli antichi rodoli che contenevano i dettagli delle rendite. 4. Di parte del rodolo era già stata fatta copia nel 1745 come si evince dalla nota di spesa della c. 133r dei Conti dei Vecchi Camerari:... per la copia della rodolazione 1436, 22 luglio, d’alcune pezze di terra che pagano decima alla chiesa. 5. Oggi in archivio rimangono quelli dal 1639 in poi, ma non per tutti gli anni. È ancora conservata un’unica carta del 27 marzo 1406 (fig. 1) che riporta un instromento di acquisto fatto dal cameraro in carica da Vegnudo fu Agostin di detta Villa... di una


Manin, i signori Cristoffoli e Menegozzi di Aviano, i signori Rossi e Mainardi. L’analisi degli appezzamenti descritti e disegnati nel registro permette di fare alcune marginali aggiunte al noto lavoro sulla toponomastica locale di Umberto Sanson:9 al N. 2 il toponimo Lama di Sacco (loco detto di Saccon, nel 1406) come era anticamente chiamata la località poi detta semplicemente Lama; al N. 3 Campo del Boz che indicava il campo poi del Ferro a Cal de Longere; al N. 30 la località Calarda nelle pertinenze di San Giovanni. Interessante anche la variante più volte attestata Ruosa per quella che più tardi sarà poi sempre fino ad oggi indicata come Roja o Ruoja. Vengono puntualmente segnalati quei terreni che pagano metà decima a Dardago e metà a Santa Lucia. Questo elemento e gli stessi toponimi presenti nelle pergamene della pieve10 ci suggeriscono che con tutta probabilità si tratta degli antichi lasciti. Al N. 2 l’appezzamento alla Lama (pergamena 17 del 1382); al N.5 Cal de

Boschet o Calisela (pergamena 3 del 1354); al N. 15 e 16 «... loco detto Val» (pergamena 36 del 1480), ricordato ancora negli estratti seicenteschi e infine nel catastico dardacense del 1757. Sempre il cassiere Besa appuntò a matita sopra i vari rilevamenti i numeri corrispondenti a quelli riportati dalla Mappa dei Comuni Censuari comunemente chiamata Napoleonica-Austriaca. Questo ci permette di localizzare con una certa chiarezza i terreni ancora alla metà dell’800 e per quanto riguarda il N.9 loco detto dietro le case di quelli del Soldà chiamato la Calata detta Cal d’Avian di identificarlo ancor oggi con assoluta precisione nell’area urbanizzata trent’anni or sono di Via Cial de Villa. Non ritroviamo invece il campo al Rojal, registrato come pagante negli estratti di un secolo prima (1659). Il toponimo già presente nella pergamena 34 (1465) della pieve e indicante la zona a sud delle case dei Busetti Dinos per il ruscello che vi scorreva, ci illumina sul fatto che l’acqua prove-

niente dal rujal di Dardago – che dopo aver attraversato Budoia qui vi scorreva – era stata convogliata lungo una condotta già esistente e in uso indicata con lo stesso nome. Infine, i due elementi interessanti per il cultore di storia locale sono l’esistenza del vecchio trozo che va al pozzo,11 la presenza di una vecchia strada12 sulla riva de messa che si allungava poco sotto quella attuale raggiungendola in prossimità della chiesa e la presenza di un cimiterio della Veneranda chiesa. Se qui fossero stati sepolti gli antichi abitanti di Santa Lucia, avrebbe maggior giustificazione la donazione di Tommaso di Nicolò Pasut, quando l’8 maggio 1507 (pergamena 38) sepulturam sibi ellegit sui corporis cimiterio ecclesie Sancte Marie de Dardaco. Se Dardago fosse stato l’unico luogo di sepoltura dell’epoca che senso avrebbe avuto donare dei beni e «scegliere» il sagrato della pieve come luogo per il riposo eterno? Possiamo supporre che prima del concilio tridentino si seppellisse anche sul colle?13

pezzo di terra arativa in loco detto in Saccon (Lama di Sacco).. il documento è interessante per due aspetti: per l’uso ancora incerto dei cognomi e per un terreno confinante appartenente al Decanato di Concordia che riscuoteva tributi dalla Pieve di Dardago. 6. Le indicazioni stabiliscono che al sopralluogo dovranno partecipare il perito incaricato, tre o quattro uomini tra i più anziani e fidati, eletti dalla vicinia, che conoscono meglio i confini e i proprietari dei fondi (i quali potranno far valere le loro ragioni e presentare debite osservazioni in caso non fossero pienamente d’accordo con la confinazione). Tale prassi riguarda anche la comunità di S. Giovanni per alcuni terreni situati nelle pertinenze del paese vicino. Questa ordinanza oltre ad essere affissa per 30 giorni alla colonna del Palazzo di Udine si racco-

manda sia pubblicata per lo stesso periodo nel luogo dove si riunisce solitamente la vicinia del paese. 7. ...e di questa terra non potendo rilevar li confini si fa la presente nota per salvezza delle ragioni della Veneranda Chiesa. 8. In particolare una nota evidenzia la mancanza di registrazione dei pagamenti fino alla sue elezione (1867); si impegna a farlo puntualmente dietro suo esame e per consiglio di qualche anziano del paese e anche quei fondi di cui non conosce il possessore si riserva di registrarli in seguito. 9. Vedi nota 1. 10. Le pergamene sono pubblicate da C. Zoldan, La pieve di Dardago tra XIII e XVI secolo, Le pergamene dell’Archivio, L’Artugna, 2008.

11. Il pozzo si trovava all’interno dell’insula dei Lachin e il sentiero (trozo) si staccava dalla attuale via Mons. Comin tra i numeri civici 14 e 16 per raggiungerlo. 12. Cfr. Fig. 3 13. I più antichi registri di morte della pieve disponibili riportano tutte sepolture a Dardago. L’uso di seppellire esclusivamente attorno alle chiese battesimali è del IX secolo (prima lo si faceva anche attorno a piccoli oratori o siti extra urbani). In aree marginali l’uso potrebbe essersi protratto per secoli per poi aggiornarsi quando l’autorità ecclesiastica ordinò la registrazione scritta dei decessi (e con essa si consolidò l’uso dell’elargizione di una «offerta» al titolare della pieve per ogni sepoltura a cui partecipava).

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una tovaglia d’altare

racconta... di Adelaide Bastianello e Anna Maria Del Maschio

Un fatto… una testimonianza… un ricordo… un’emozione… un atto di fede.

In alto. La tovaglia ex voto, donata nel 1937 per l’altare della B.V. Maria Immacolata, è stata ricamata con tecnica ad intaglio. A lato. Anna Bastianello Thisa in Del Maschio, l’autrice del lavoro. [foto di proprietà di Claudio Zanus Perelda]

È di questo che vorremmo parlarvi. Un paio di mesi fa, chiacchierando tra cugine, siamo venute a conoscenza di un fatto, accaduto in famiglia più di ottant’anni fa che da bambine ne avevamo solo sentito vagamente parlare. A quel tempo Attilio Bastianello Thisa, divenuto poi nostro zio, viveva e lavorava a Milano dove già abitavano le sorelle maggiori. Anche lui era emigrato, come la maggior parte dei ragazzi di Dardago. Per quei giovani la regola quotidiana era quella di lavorare ‘sodo’. Spesso capitava che gli impegni fossero tali da non permettere loro di osservare il riposo domenicale o in altre festività. Anche le ferie erano poche e la consuetudine era quella di tornare a casa per lavorare nuovamente in famiglia. Anche lui non faceva eccezione. Un giorno festivo, esattamente 10


6 dicembre 1937. Don Celestino Prataviera, curato di Budoia, e la Fabbriceria della parrocchia sentitamente ringraziano.

l’8 dicembre 1935, data rimasta memorabile per lui, mentre lavorava come carpentiere presso un cantiere edile, dovette utilizzare una scala a pioli molto alta. Credo non abbia mai saputo a che altezza fosse riuscito a salire perché, ad un certo punto, quella dannata scala si aprì, cadde rovinosamente a terra sul selciato e picchiò for-

temente il viso. Riportò un serio trauma facciale con fratture multiple ai denti e alla mascella. Non sappiamo molto, sappiamo solo che subì un difficile intervento chirurgico e che i famigliari temettero per la sua vita a causa della copiosa perdita di sangue, della complessità delle fratture e delle sopraggiunte complicazioni. 11

La sorella Anna, sostenuta dalla fede e dalla devozione alla Vergine Immacolata, chiese la Sua intercessione per il fratello. Fece un voto: promise di cucire e ricamare una tovaglia per adornare l’altare a Lei dedicato nella chiesa parrocchiale di Budoia. Anna, seppur autodidatta come la maggior parte delle donne dell’epoca, era abilissima nel cucire e nel ricamare. Era dotata di eccezionale fantasia creativa, che spesso le permetteva di preparare splendidi lavori, anche solo osservando gli abiti o i disegni esposti nelle vetrine o indossati dalle persone. Ancor oggi, parlando di lei, si usa dire… «sapeva fare le scarpe alle mosche». Adempiere a quel voto si rivelò un’impresa laboriosa, faticosa e molto impegnativa, se consideriamo che l’unico tempo a disposizione per ricamare la tovaglia era quello della notte. Le ore dedicate erano rubate al sonno. Di giorno doveva lavorare dieci, dodici ore, poi c’era la famiglia e solo dopo… il sonno ristoratore.


Si sa che la fede può muovere le montagne. L’intercessione della Vergine portò la grazia tanto desiderata. Il fratello fu ridonato ai suoi cari e dedicò i mesi successivi ad ulteriori cure riabilitative. Anna, fedele alla sua promessa – come novella Penelope – punto dopo punto, gugliata dopo gugliata, continuava a ricamare per portare a termine il lavoro. Finalmente dopo più di un anno la stupenda tovaglia fu donata alla chiesa di Budoia e don Celestino Prataviera, a quei tempi curato, le inviò una lettera di ringraziamento datata 6 dicembre 1937. Numerosi anni dopo, nel dicembre del 1983 durante l’omelia funebre per Anna, don Alfredo Pasut volle ringraziarla pubblicamente a nome della Comunità.

L’Immacolata è esposta in chiesa. Ai piedi della statua il trono ornato con la tovaglia ex voto. Sotto. Alcuni particolari dei ricami.

Siamo attorniati da tante «cose» sulle quali, distrattamente, posiamo solo lo sguardo, non pensando che molti di questi oggetti sono il risultato di sapienti capacità, ispirati a volte da profonda fede o forti emozioni. Se potessero parlarci, avrebbero fantastiche vicende da narrare. Storie tristi, allegre, tenere che noi non riusciamo neppure ad immaginare. Noi ne abbiamo raccontata una triste, ma con un lieto fine. Un episodio che ha fatto nascere ‘qualcosa’ che, ancor oggi a distanza di 80 anni, attraverso una forma espressiva racconta e testimonia... una fede sentita.

L’ex voto di Anna Bastianello Thisa in Del Maschio lo si può ammirare nei giorni che precedono la grande festa dell’Immacolata, l’8 dicembre, quando adorna il trono della Vergine. La tovaglia è lunga 542 centimetri e larga 64; può coprire tutto il piano di un altare, scendendo sui lati destro e sinistro. Presenta una balza frontale, interamente ricamata con tecnica ad intaglio, lunga 382 centimetri e larga 23. Al centro del ricamo trionfa l’immagine della Beata Vergine Maria Immacolata accompagnata da fiori intarsiati e festoni. Il ricamo ad intaglio è una tecnica particolare e rappresenta l’arte per eccellenza di decorare i tessuti. È nato per imitare i meravigliosi capolavori veneziani, i pregiati merletti e ricami delle famiglie patrizie. Recentemente la tovaglia ha avuto bisogno di restauro, poiché anche per lei gli anni «si facevano sentire». Gentilmente la signora Maria Diana, esperta ricamatrice di Budoia, l’ha presa in carico e molto pazientemente ha sistemato, ricucito, ripristinato quello che il tempo e l’usura avevano deteriorato. Interpellata, ci ha fornito informazioni e formulato apprezzamenti relativi al lavoro di ricamo, affermando che questo metodo oramai non viene quasi più adottato. Un particolare ringraziamento a Mario Povoledo e Fulvia Mellina per la fattiva collaborazione al servizio fotografico.

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bravo, Renato! di Roberto Zambon

...le figure hanno l’espressione fissa, determinata, di coloro che adempiono al volere di Dio e il loro sguardo mira lontano quasi presago della rivoluzione della storia di cui quel piccino sarà autore. Le esperte mani dell’artista e la sua ispirazione hanno fatto sì che il legno più chiaro nei volti e nel corpicino del Bimbo attirasse la luce mentre il colore più scuro sottolineasse le zone in ombra. Bello lo slancio del gruppo attraverso le ali possenti dell’angelo. È un’opera di forte impatto emotivo che conferisce al Natale significati nuovi, mai esplorati.

In alto a sinistra. Renato festeggiato a Villa Manin di Passariano dal presidente del Comitato delle Pro Loco del Friuli Venezia Giulia, Valter Pezzarini. A destra. L’opera premiata alla Mostra di Roma.

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Q uesta è la motivazione con la quale la giuria presieduta dalla signora Mariacarla Menagli e composta da Cinzia Terlizzi, giornalista Rai 2 e Tg2 Cultura, Mara Miceli, giornalista di Radio Vaticana, Monica Miceli, grafica pubblicitaria e Sara Manasse, Dirigente Scolastico, ha assegnato al dardaghese Renato Zambon Tarabin il 2° premio – categoria Presepi tradizionali – per la 42a edizione dell’Esposizione internazionale «100 PRESEPI» che si è svolta nelle suggestive Sale del Bramante di Piazza del Popolo a Roma. Ce l’ha fatta! Renato considerava già un privilegio il fatto di poter partecipare ad un’esposizione internazionale tanto importante: ha partecipato ed è stato anche premiato! La cerimonia per la consegna delle coppe e delle pergamene si è tenuta lo scorso 8 gennaio. Altra festa la settimana successiva a Villa Manin di Passariano, dove Renato era presente con una sua opera alla mostra visitata da oltre 27 mila persone. Dopo aver ritirato il diploma di partecipazione, lo scultore è stato festeggiato anche per il suo premio romano. I presepi friulani hanno fatto la loro bella figura a Roma, dove la regione è stata l’unica a ricevere due premi: il secondo posto per Renato e il terzo posto per Graziella Ranieri di Premariacco nella categoria quadri.


VISITA AI PARENTI TRA STORIA ED ARTE

una gita in Piemonte

di Espedito Zambon con Tania, Gianni, Riccardo e Beatrice

Venerdì 18 aprile dello scorso anno siamo partiti per una visita ad alcuni luoghi del Piemonte. La prima tappa è stata l’antica abbazia di Santa Maria di Vezzolano in stile romanico e gotico situata nel Comune di Albugnano in provincia di Asti. Era ormai tardi ed era passato l’orario delle visite ma, con molta gentilezza, hanno fatto uno strappo alla regola e ci hanno permesso di vedere questo edificio, considerato uno dei monumenti medioevali più importanti del Piemonte. Il mattino successivo è stato dedicato alla magnifica reggia dei Savoia a Venaria Reale alle porte di Torino. Abbiamo visitato con la guida alcuni dei magnifici locali dei palazzi. Al termine ci aspettava lo spettacolo di una fontana che lanciava i suoi zampilli d’acqua fino a sei metri accompagnati dalla musica. Quindi abbiamo visitato i grandi giardini con un trenino. Nel pomeriggio, visita all’antico castello ducale di Agliè. Sveglia presto, domenica! Ci aspetta la visita ai nostri parenti che abitano in provincia di Biella

dove abita la sorella Caterina con i figli, nipoti, cugini e pronipoti. Abbiamo fatto una breve visita al Cimitero di Muzzano Biellese dove riposano parenti e amici originari di Dardago e anche di Villotta d’Aviano. Ci siamo trovati, poi, in ventuno, tutti parenti, per gustare i piatti tipici: mancavano solamente tre pronipoti, assenti per motivi di lavoro. Il giorno dopo, visita a Torino, iniziando dal Museo Egizio, il più importante, dopo quello del Cairo, per la quantità ed il valore dei reperti. La guida ci ha fatto apprezzare i sarcofagi, le mummie e vari monumenti e sculture. Il pomeriggio è stato dedicato alla Mole Antonelliana. È uno spettacolo unico; mastodontica. Osservandola riflettevo tra me e me calcolando che per costruirla avranno abbattuto un bosco intero per preparare le impalcature! All’interno abbiamo assistito a vari video del Museo del Cinema. La nostra visita in Piemonte era terminata. In tarda nottata, stanchi ma soddisfatti siamo rientrati a casa.


11 FEBBRAIO 2018

corri Andrea, corri... a cura dei nonni Fernanda e Raffaele Zambon

Lo vedevamo correre su e giù per le strade di Dardago, via nel Ligont, su per San Tomè e qualche volta andava al campo sportivo di Sacile. Poi quando tornava a casa tutto sudato e stanco pensavamo: «Oh, pora nino, quanta fadia ato fat?». Ma è la passione di Andrea: l’atletica, la corsa! E quando c’è la passione per qualcosa, la fatica e i sacrifici pesano meno. E dopo il titolo italiano «Cadetti» nei 1.000 metri del 2016 a Cles, ecco che l’11 febbraio 2018 ad Ancona, durante i campionati italiani indoor «Allievi», Andrea sale sul gradino più alto del podio per indossare la maglia di campione italiano, vincendo con un tempo di 2' 32" 67, sempre sulla stessa distanza. E guardando le immagini che scorrevano sullo schermo, noi nonni, ci siamo emozionati e commossi nel vederlo correre

con grinta e determinazione e abbiamo esultato insieme a lui quando lo abbiamo visto tagliare per primo il traguardo. Ora ti auguriamo che questo sia l’inizio di una serie di bei successi! Complimenti, Andrea!

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Sopra. Andrea è davanti. Il titolo di campione italiano è vicino! Sotto. La soddisfazione è evidente. L’ordine d’arrivo è ufficiale: 1° classificato – Andrea Sambruna con il tempo di 2' 32" 67; 2° classificato – Mauro Giuliano 2' 33" 75; 3° classificato – Matteo Guelfo 2' 34" 13.


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della «Festa dei funghi oc s s a e dell’ambiente» a cura dell’Associazione Pro Loco Budoia

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Raggiungere la cinquantesima edizione rappresenta un considerevole traguardo e per questo la Pro Loco ritiene doveroso ricordare i passi importanti che hanno contraddistinto questa nostra «Festa».

dizione consigliava di non raccogliere perché non buoni da mangiare o velenosi. Della cosa venne a conoscenza il geom. Mario Bianchi di Udine, uno dei pochi esperti micologi allora presenti in regione che, entusiasta, si prodigò per fare un po’ d’ordine e dare il giusto nome agli esemplari esposti, indicando le loro caratteristiche di commestibilità e tossicità. Era fatta, la Pro Loco capì che questa iniziativa, unica nella zona, poteva rappresentare qualcosa di importante per Budoia, e che quindi doveva essere migliorata e

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Negli anni sessanta i bar e le osterie di paese erano luoghi di incontro e di aggregazione dove poter esibire a tutti il più bel fungo commestibile raccolto. Cinquanta anni fa scaturì l’idea di invitare questi esperti conoscitori di boschi, prati e colline a raccogliere esemplari di tutte le specie di fughi ivi presenti per poterli poi esporle in una mostra a Budoia. In Municipio, sui tavoli della Sala Consiliare, vennero esposti barbagnoth, cialderins, ciodins, prataioi, bale dardane, gialeti, mathe de tamburo ed altre specie, anche dal nome sconosciuto, che la tra-

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riproposta annualmente ad un pubblico più vasto. E, siccome i funghi vengono raccolti per essere mangiati, all’inizio degli anni ’70, in concomitanza con la mostra, si pensò di aprire un chiosco ove cucinarli ed offrirli ad un pubblico che, sempre più numeroso, ne faceva richiesta. Nel 1973, agli inizi del proliferare di manifestazioni podistiche non competitive, si pensò che anche il territorio del nostro Comune poteva offrire luoghi e paesaggi sicuramente attraenti per ospitarne una. Chiaramente, venne subito denominata «Marcia dei Funghi».


Oggi questa è una delle più importanti della regione e porta in paese oltre 2.000 marciatori. Il filatelico Felice Modolo si propose per allestire una mostra filatelica che raccogliesse le già numerose emissioni di francobolli rappresentanti i funghi. La Pro Loco allora decise di raggruppare questo assieme di eventi in una manifestazione unica e di attribuirle un nome che rappresentasse un’attrattiva per un vasto pubblico: «Festa dei Funghi». Andava di moda chiamare queste manifestazioni «Sagra», dove si andava per mangiare, bere e ballare, ma per noi era importante tenere in primo pieno l’aspetto culturale rappresentato allora dalla mostra micologica, pertanto si decise di denominarla «Festa». Abbiamo sempre ritenuto che la mostra micologica non dovesse essere un evento riservato agli studiosi ed agli appassionati, ma che dovesse diventare un mezzo per invitare la gente a conoscere i funghi, il loro mondo, la loro prelibatezza e la loro pericolosità. Per questo nel proseguo degli anni, tenendo conto delle misere risorse economiche disponibili, sono stati ampliati gli spazi espositivi e creato allestimenti in grado di presentare degnamente i funghi e contemporaneamente di dare al pubblico un aspetto visivo importante. Gruppi di giovani passavano l’estate a creare ciò, si faceva tutto a mano, spendendo pochi soldi e con poca attrezzatura. Era un momento importante di aggregazione e di divertimento. Da rilevare che la qualità e lo spessore culturale della mostra sono stati sempre garantiti dalla preziosa opera di classificazione operata nel tempo dagli esperti appartenenti ai gruppi micologici Silvia Zennari di Pordenone, Centro Micologico Friulano di Udine, Bresadola di Trento, di Codroipo, di Maniago e dal Gruppo Micologico Sacilese che oggi la coordi-

na, assieme alla raccolta effettuata da esperti appassionati. La manifestazione cresceva e, l’attenta cura del proprio territorio, portava la Pro Loco ad arricchirla inserendo annualmente mostre e conferenze dedicate alla difesa dell’ambiente, minacciato dallo sregolato sviluppo economico degli anni ’70 e ’80. Nel 1981, nel contesto della Festa, l’allora Assessore Tripani presentava la prima Legge Regionale sulla difesa della natura che disciplinava per la prima volta la raccolta dei funghi. Nel 1986 si parlava dell’effetto dell’esplosione della centrale nucleare di Cernobyl sui funghi dei nostri boschi. Contemporaneamente all’aspetto culturale cresceva anche l’aspetto culinario e ricreativo della Festa. La fortuna di vivere in una zona, dove l’emigrazione forniva manodopera altamente qualificata nel ramo alberghiero, ci ha permesso di proporre un menù a base di funghi non riscontrabile nelle Sagre tradizionali e di creare in un vasto pubblico, proveniente da tutto il Triveneto, l’aspettativa per l’annua-

PRESIDENTI DELLA PRO LOCO

Giacomo Zanchet

1962-1963

Umberto Sanson

1964-1967

Giampietro Zambon

1968-1969

Maria Teresa Della Fiorentina

1970

Giampietro Fort

1971

Corrado Panizzut

1972

Angelo Tassan Giancarlo Bastianello

1973 (1° semestre) 1973-1976

Alessandro Baracchini

1977

Fabio Scussat

1978

Alessandro Baracchini

1979-1991

Roberto Cauz

1992-1993

Omar Carlon

1994-1995

Marco Scarso

1996-1997

Alessandro Baracchini

1998

Gian Pietro Fort

1999-2000

Davide Fregona

2001-2002

Gian Pietro Fort

2003-2006

Alessandro Baracchini

2007-2012

Renato Poletto

2013-2014

Omar Carlon Maurizio Carlon

2015 in carica

I giornali locali diedero ampio risalto alle prime edizioni della Mostra dei funghi (dalla Collezione del dottor Italo Callegari).

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In occasione dei 50 anni, è stata allestita la mostra dei manifesti delle varie edizioni. In alto. Una delle recenti esposizioni.

le degustazione dei nostri piatti. L’iniziativa cresceva di anno in anno, da un fine settimana si passò a svilupparla in due fine settimane, anche per ammortizzare i costi fissi necessari per il suo allestimento. L’Amministrazione comunale ci consegnava un chiosco fisso in muratura adeguato al lavoro da svolgere. Nel 1987 ricorreva l’Anno Europeo dell’Ambiente, e la Pro Loco, in sintonia con i temi trattati, decise di cambiare il nome della rassegna in: Festa dei Funghi e dell’Ambiente. Da allora ad oggi la «Festa» ha proposto mostre e convegni sui temi dello sviluppo sostenibile, dell’identità del proprio territorio e delle sua qualità ambientali, rassegne culinarie, rassegne di promozione dei prodotti agroalimentari ti-

pici, biologici e di qualità, eventi sportivi, concorsi fotografici a tema, mostre sulle tradizioni locali, mostre tartuficole, il tutto per fornire al visitatore un vasto e qualificato programma da godere passando una giornata nel nostro paese e conoscere le risorse turistiche e paesaggistiche che esso offre. Da qualche anno, l’Amministrazione Comunale ha voluto suggellare il binomio «Budoia – Funghi» con l’istituzione del Museo del Fungo. Mostra permanente con oltre 200 perfette riproduzioni e tabelle illustrative, che oggi si possono visitare all’interno della Ex Latteria di Budoia. Da oltre quindici anni la manifestazione affronta il problema dell’eccessiva produzione dei rifiuti, introducendo nel ristorante, a costi maggiori, stoviglie biodegrada18

bili e compostabili. Da qualche anno i piatti e le posate vengono lavati e riutilizzati. Per questo essa è rientrata senza alcuna fatica nello specifico programma regionale che oggi le attribuisce il nome di «Ecofesta». La Pro Loco Budoia non smette mai di ricordare che questo importante appuntamento settembrino vuole essere la vetrina delle peculiarità del nostro territorio e momento di divulgazione dei nostri obbiettivi: – un sistema di sviluppo sostenibile, – far crescere in loco attività turistiche ed agricole che raccolgano quella grande domanda di natura e paesaggio che il nostro territorio offre, – far conoscere le produzioni agroalimentari tipiche e di qualità dei nostri territori, per una sana alimentazione ed una positiva ricaduta economica in loco, – riqualificare e preservare il territorio, – promuovere la produzione di energia attraverso l’utilizzo di fonti rinnovabili e possibilmente reperibili localmente, – valorizzare e collegare in modo organico ed attraente le risorse che il nostro territorio e quello dei Comuni a noi vicini offrono, al fine di proporre pacchetti turistici appetibili ad una vasta clientela. Fin qui abbiamo parlato in grandi linee degli eventi e degli obbiettivi, ma non dobbiamo dimenticarci delle persone, di coloro che hanno dato il loro contributo di lavoro, impegno ed idee per far diventare grande questa «Festa». Presidenti e Consiglieri della Pro, volontari per alcune ore e volontari a tempo pieno, Sindaci, Amministratori del Comune, della Regione e di altri Enti pubblici, micologi, raccoglitori di funghi, esperti in vari settori, associazioni locali ed esterne, operatori economici, ecc. È impossibile ricordarli tutti, tanti sono gli anni trascorsi e tanti sono i soggetti interessati. Altri non ci


minato in maniera significativa il percorso della «Festa» ed ha allestito una mostra nella Sala Consiliare presso la Casa del Comune. È ora necessario pensare al futuro, a nuove valide iniziative e programmi in grado di captare l’interesse della gente, per portarla per qualche ora sul nostro territo-

rio e farla vivere nulle nostre belle contrade. Su questo la Pro Loco sta già lavorando, aperta come sempre ad accogliere contributi di pensiero e lavoro di persone di ogni età, e soprattutto giovani, desiderosi e orgogliosi di continuare quel lusinghiero percorso iniziato 50 anni fa.

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sono più, ma verranno sempre ricordati con affetto da coloro che da tanti anni operano spassionatamente nel volontariato locale. Per suggellare questo cinquanassanniversario la Pro Loco ha tesimo oc prodotto una targa ricordo che è stata consegnata ad enti, associazioni e persone che hanno deterass

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ass oc i Donatori del Comune

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di Pietro Zambon

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24 febbraio 2018 ass elezione del primo Consiglio Direttivo della nuova A.F.D.S. sezione Budoia-Dardago-Santa Lucia

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gue) di Dardago ion fu fondata nel z 1966 ed ainaugurata il 16 gennaio successivo. Il 15 ottobre 1966, un gruppo di 24 dardaghesi nominò Angelo Carlon Commissario per avviare le formalità costitutive della sezione. Il primo presidente fu il maestro 19

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I donatori di sangue del Comune di Budoia hanno compiuto un passo «storico». Dopo 50 anni di cammino parallelo hanno deciso si unirsi in un’unica associazione. La sezione A.F.D.S. (Associazione Friulana Donatori di San-

Giacomo Zanchet che ebbe l’idea di pubblicare anche un bollettino, «Comunità Nostra», con le notizie della sezione. Tre anni dopo, nel 1969, nacque quella di Budoia-Santa Lucia grazie alla minuziosa organizzazione del dott. Italo Callegari, poi


presidente, ed alla simpatica e capillare propaganda del signor Lino Poletto. Il maestro cav. Umberto Sanson fu il commissario che ebbe l’incarico di indire le elezioni per la nomina del primo consiglio direttivo. Dopo l’approvazione, da parte delle assemblee delle due sezioni, del progetto di fusione, in data 24 febbraio 2018 si è tenuta l’assemblea dei soci per l’elezione del primo Consiglio Direttivo della nuova A.F.D.S. sezione Budoia-Dardago-Santa Lucia. Le cariche del Consiglio Direttivo sono: Pietro Zambon, Presidente; Corrado Zambon, Vice

Presidente; Valerio Arlati, Rappresentante dei donatori. I Consiglieri sono: Alessio Zambon, Riccardo Zambon, Federico Rigo, Luigino Morson, Pietro Del Maschio, Vincenzino Gislon. Andrea Rigo è il Rappresentante dei Giovani e Umberto Coassin il Revisore dei conti. La sede della nuova associazione è presso l’edificio delle ex scuole elementari di Dardago in via Brait, 6. L’indirizzo per eventuali invii postali è A.F.D.S. sezione BudoiaDardago-Santa Lucia, via Cial De Gaia,12 a Budoia.

PRESIDENTI A.F.D.S. DARDAGO Giacomo Zanchet

1967-1973

Armando Zambon

1973-1985?

Giampietro Zambon

1986?-1990

Carlo Zambon

1990-1991

Corrado Zambon

1991-2017

BUDOIA-SANTA LUCIA Italo Callegari

1969-1977

Caterina Zotti

1978-1992

Umberto Coassin

1993-2003

Pietro Zambon

2004-2017

Le fotografie documentano due delle più vecchie feste dei donatori delle nostre sezioni. A lato. La sezione di Dardago (fine anni ’60) con il presidente maestro Giacomo Zanchet. Sotto. La sezione di Budoia-Santa Lucia (1972) con il presidente dott. Italo Callegari.

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’n te la vetrina

UN ACCORATO APPELLO AI LETTORI Se desiderate far pubblicare foto a voi care ed interessanti per le nostre comunità e per i lettori, la redazione de l’Artugna chiede la vostra collaborazione. Accompagnate le foto con una didascalia corredata di nomi, cognomi e soprannomi delle persone ritratte. Se poi conoscete anche l’anno, il luogo e l’occasione tanto meglio. Così facendo aiuterete a svolgere nella maniera più corretta il servizio sociale che il giornale desidera perseguire. In mancanza di tali informazioni la redazione non riterrà possibile la pubblicazione delle foto.

Pordenone, anni ’50. Un gruppo di ragazzi dardaghesi in trasferta per partecipare presumibilmente ad un incontro di catechesi giovanile accompagnati da Ovidio Vettor e dall’allora pievano don Alberto Semeia, autore della foto. In piedi da sinistra: Roberto Zambon Momoleti, Giampietro Zambon Sclofa, Ferruccio Bocùs Frith, Renato Zambon Tarabin, Pietro Zambon Tarabin, Franco Ianna Bernardo e Ovidio Vettor Muci. In seconda fila da sinistra: Guido Bocùs Frith, Bruno Zambon Pinàl, Marino Zambon Marin, Pietro Rigo Moreàl, Respicio Pellegrini Lùthol e Marco Busetti Caporàl. Accosciati da sinistra: Gianni Zambon Rosìt, Antonino Zambon Thuciàt, Antonio Vettor Muci, Paolo Busetti Frate-Caporal, Rizzieri Zambon (?) Marin, Pietro Ianna Theco e Roberto Zambon Pètol.

C’era una volta una piazza con le sue attività... Dardago, anni ’50. L’immagine ci mostra uno scorcio della piazza, l’inizio di via Tarabìn e un angolo del Caffè Bar Montecavallo. Al centro della foto un gruppetto di persone; in piedi il titolare del bar Antonio Vettor (Toni Cariola). Lo spirito imprenditoriale di Antonio, unito a quello di altri dardaghesi come la Santa Zambon Sartorela e la famiglia di Arturo Vettor, diede vita in quell’epoca alle attività commerciali e artigianali della piazza. Il Caffè Bar Montecavallo fu negli anni ricostruito, ammodernato ed ampliato: all’osteria si affiancherà l’attività di albergo e di ristorante. In quegli anni Dardago poteva così vantare il primo albergo del territorio comunale e una piazza con avviate attività.

Antonio Vettor (Toni Cariola) con la sua inseparabile cavalla «Lisa» e sulla careta tre passeggere... uno dei primi esempi di ‘servizio taxi’ in paese.


Una serie di racconti e aneddoti in parlata locale, accaduti nei nostri paesi.

[racconto]

Continua la pubblicazione dei racconti in parlata budoiese

Presentiamo una figura caratteristica di Budoia

Tomaso Budhelone di Fernando Del Maschio

Tomaso Budhelone lo ai cognossut da vecio, quan che el se veva beldà calmat e nol combinava pì robe che i me à contat i me veci. Quan che l’era pì dhovin i plaseva fa scherthi. Bisogna savè che ’na volta (fin al 1973) se paiava el dathio comunal su dhute le mercanthie che vigneva dhentro in tel comun. Tomaso, par fa un schertho al dathier (Tucci da Pistoia) el met in te un sac ’na mola, che da fora la pareva propio ’na petha de formai, e el fa fenta da vignì dale Crositole. El dathier l’era sempre in guaita e i thia: «Fermo con quel formaggio!». Tomaso el torna in davuor e el se met a core. El dathier drio, Dongia la Cros de Spinel i lo ciapa e i fa verdhe el sac. «Se paielo el dathio ancia sule mole beldhà dopradhe?». ’N’altra volta el vin dho co la mussa a molin, che l’era na che

adhess al è la spethieria. La mussa, invethe che dhi verso el portel del cortif de Bof, la tirava verso el munithipio. «I n’è bastantha muss la dhentro, voto dhi ancia ti?» el thia che i lo senteva lontan. I me contava che l’era un poc antifassista ma, sicome el passava da strambot, no i feva gnent. De sabo el dheva ancia lui ale adunate e quan che i thiava «Duce! Duce» lui el dhiseva «Thuce! Thuce!». «Barba Tomaso bisogna thià Duce». E lui «No! No! I è propio thuce!» La pì bela el à combinadha in canonica a Pradepoth ’na che l’era plevan so fradhel don Antonio. Tomaso l’era dhut dho a ciatalo e el se fermava un po’ de dhis. L’undese de fevrer del 1929 capita de corsa in canonica el caporion dei fassisti «Reverendo! Reverendo! Dovemo far ’na viva, parchè el nostro Duce el ga firmà la conciliassion col vostro Papa». 22

«Volentieri» el dhiss el prete «Tomaso va dho in cantina e tò ’na botha de chel vin da messa». Tomaso el va e el torna co la botha e doi goth. «E vu Tomaso no faseu ’na viva? Tolè un bicer anca vu». Tomaso el tass ma el to el got ancia par lui. «Fasso ’na viva al nostro Duce!» el scominthia el fassiston. «E mi ’na viva al nostro Papa» el prete. «E vu Tomaso?» «Mi fasso ’na viva a quei do porchi de Roma che i sarà la rovina d’Italia».

Tommaso Puppin Budhelone (1892), in una foto scattata verso la fine degli anni ’40 del Novecento, tratta da L’albero genealogico dei Puppin (5° inserto de «Le nostre radici») di Osvaldo Puppin.


[racconto]

Storie, pacassàde, schèrthi, de Dardaĉ de ’na volta...

’n altro anedoto de Cino ‘Ep’

stracà la bicicleta di Flavio Zambon Tarabìn Modola

Un dì d’estàt, de tains àni fa, chi lo sà se dopo avè lavorat o se ’l aveva cualche oruta de, disòn, libertà, al nostre amigo Cino «Ep» ’l à ciapàt su la sô bicicleta, che tra l’altre la pesava ’na soma, e le partit a fa al sô solito giro, ’na che ’l deva nessun i lo sa, ma di sigùr de chilometri in feva ’n grun. Chel dì, se veit che ’l era dut dhò pa’ Lovreit, parchè i lo veva vedut vigne su pa’ la tavela e dopo su pa’ la riva de ‘san Martin’, e chi che i lo veva vedut da visin i giura che ’l era bastantha sudat e plen de polvere, vin che cuan che ’l è rivàt a Ciàl de Molin, doi omis che i era drio a seà un prat, là tacàt, i lo à vedut desmontà da la bicicleta, dopo i ’l à vantàda co’ ’na man tel manubrio e co’ chel’altra pa’ la sela e co’ duta la fortha che ’l veva i ’l à tràta drentro ’n bar de spine. Dopo ’l à tacàt a porconà e dìsin de duti i colori drio a la bicicleta, ’l è parfìn dut drento tel bar de

spine e i la ciapava a pethade. I doi òmis i se vardava, plens de meravea, un co’ l’altre, e un ’l à dita: «Ma che i alo ciapàt? Che l’apia ciapàt ’na solana?». «Chi lo sa» ’l fa chel altre. «Dòn a vede e sentì, chel che ’l à» ’l dis al prin òn. I se invia e ’na volta rivadi ’na che ’l era Cino «Ep» i therca de calmalo, ma nô ’l senteva rasòn e ’l continuava a dise parolàte contro la bicicleta. Alora un de chei doi òmis i dis: «Ma Cino che sucèdelo? Parchè te te la ciàpeto cussì tant co’ la tô bicicleta?». Cino ’l se volta e vedendo che chei doi i era de Dardaĉ, e ància sô parenth, ’l se a calmat e dopo avè dat do-tre soflade al dis: «’L è scuasi tre ore che pedale, de riva in dhò e de riva in su, uncuòi veve deciso de stracàla, stà porthèla de bicicleta, ma nô la se straca mai, anthi pì che pedale pì la cor, e adess nô in podeve pì e alora da la ràbia ’l ài trata ’n tel bar de spine. 23

’Tel sentì stè parole i doi òmis i se à metùt a ride e a ride che i se à parfin pissàt ’nte le barghesse, cuan che i à finit da ride un i dis a Cino «Ep»: «Ma Cino la bicicleta nô ’l è come un òn o ’na bestia, nô la pol stracasse al pedo la pol ronpesse, nô ’l è fata de carne come nealtre ’l è de fer e coràn». Dopo stè parole Cino «Ep» ’l è stàt là ’n poĉ pensieroso e, thenta dise parola, ’l à tiràt fora da ’l bar la sô bicicleta, a proposito nonostante le spine le rode nô le era sbusàde parchè ’nte chei temps le rode le era plene, nô come adess che le à le cameredarie, e dopo, ciapando par man ’na manthina de ’l manubrio e, ciaminando bel belo, ’l se à inviàt, premendo la sô bicleta, dut pensieroso verso Dardaĉ. Chei doi òmis, dopo avè seàt al prat, naturalmente i è tornadi in paese e a duth chi che i incontrava i contava la storia di Cino «Ep» e de la bicicleta che ’l voleva stracà, cussi, tel giro de poĉ tenp dut Dardaĉ al saveva stà storia e Cino «Ep» ’l è passàt par chel che ’l voleva stracà la bicicleta, ma nô ’l era stàt bon!


Anni ’80. Appassionato del territorio, all’ingresso della Busa del Glath.

Italo Callegari

uomo di cultura e di scienza Italo Callegari (classe 1928) amava senza dubbio la cultura in tutte le sue espressioni. Aveva alle spalle studi classici, in parte effettuati in seminario, scuola allora piuttosto severa ed esigente. Assisteva volentieri a conferenze di storia o di archeologia (è stato per anni iscritto al Grapo di Polcenigo); partecipava volentieri a gite di carattere artistico e preparava per gli Alpini gli appunti esplicativi sulle località da visitare durante le famose adunate. La sua predilezione però erano le materie scientifiche, in particolare botanica, micologia e chimica. Inoltre aveva le mani d’oro nell’attività di laboratorio. Oltre alla laurea in Farmacia conseguì la specializzazione in Igiene Pubblica e in Erboristeria. Le piante medicinali erano la sua passione. Per trent’anni diresse il Corso sulle Piante medicamentose e salutari che si svolgeva in tarda primavera in Budoia, con partecipazioni di punta di 50-60 fra farmacisti, medici, erboristi, insegnanti e appassionati. È stato da sempre socio e qualche anno anche nel direttivo della Società Naturalistica «Zenari» di Pordenone dalla quale veniva spesso richiesto di collaborare. Grande fu la sua passione per i funghi. Per molti anni venne chiamato in Sardegna (spesato) per organizzare una piccola mostra in un albergo frequentato da appassionati.

E per finire un piccolo significativo aneddoto. Quasi al termine della grave malattia che lo ha condotto a morte, quando ormai «parlava» solo con gli occhi guardando le lettere dell’alfabeto, in mia presenza il figlio farmacista gli chiese consiglio su un gruppo di piante da stampare su un calendario. Il «vecchio» espresse un nome a noi sconosciuto. Glielo facemmo ripetere. Di fronte alla conferma ci guardammo pensando ambedue che cominciasse a perdere colpi. Però nel dubbio consultai il computer. Aveva ragione Italo! FERNANDO DEL MASCHIO

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Anni Settanta. Durante una lezione di micologia, la sua grande passione. Con un gruppo di amici micologi. 2 giugno 1982. Riceve la nomina di Cavaliere della Repubblica.


Uomo politico e pubblico amministratore Italo Callegari cominciò molto giovane a interessarsi di politica. Già durante la guerra partecipò come staffetta alla resistenza e fu preso dai tedeschi nella famigerata rappresaglia nella valle del Soligo e usato come scudo umano sul parafango di un autocarro. Per sua fortuna la brutta esperienza durò solo mezza giornata. Alla fine del conflitto aderì al movimento giovanile della Democrazia Cristiana, partito allora largamente maggioritario dalle sue partì (Farra di Soligo – Treviso). Durante gli studi universitari a Padova, continuò a occuparsi della vita politica del suo paese e fu eletto nel direttivo di sezio-

munale e nel 1966 sostituì nella Giunta, Liberale Carlon, trasferitosi a Roma, ottenendo con una certa difficoltà dall’allora Sindaco Armando Del Maschio l’incarico formale di occuparsi di Pubblica Istruzione e Igiene e Sanità. Cominciò subito un proficuo lavoro di innovazione. Vincendo le naturali resistenze di «campanile», concentrò in Budoia le classi della Scuola Elementare, risolvendo così l’annoso problema delle pluriclassi (a Santa Lucia una sola maestra per cinque classi). Nel frattempo, nel 1970, chiese e ottenne dalle competenti autorità l’istituzione della scuola a tempo pieno (primo co-

ne prima e Segretario politico poi. Nella seconda metà degli anni cinquanta dello scorso secolo fu eletto nel Consiglio Comunale dove si distinse per le sue idee innovative. Nel 1957 prese la gestione della farmacia di Budoia dal precedente titolare cav. Ignazio Rapisardi. Trasferitosi nel nostro paese non dimenticò la sua fede politica e cercò di rianimare la languente sezione della DC, allora diretta da Fort Giovanni (Pevre). In parte ci riuscì con l’acquisto di nuove leve, fra le quali anche lo scrivente, e mettendo a disposizione del partito la sua esperienza e anche la sua auto per trasferte a Pordenone o Udine, allora nostro capoluogo di provincia. Nel 1964 fu eletto nel Consiglio Co-

mune in regione!). Istituì anche, con qualche difficoltà, un moderno servizio di medicina scolastica, facendo dotare la scuola persino di una poltrona da dentista (finanziata dalla Regione, piuttosto prodiga per questo esperimento). In seguito il Callegari si occupò anche della progettazione e del finanziamento dell’edificio mensa e attività collaterali realizzato in seguito. Fece iniziare in via sperimentale il servizio di raccolta rifiuti, sottoponendo poi a referendum l’applicazione della relativa tassa. Non sempre «vox populi, vox Dei». Infatti il referendum ebbe esito negativo, con la motivazione che la gente aveva la cort (in pieno centro abitato!). Per fortuna avemmo il coraggio di proseguire. 25

Nel contempo il Callegari con la collaborazione del sottoscritto si impegnò anche nella Pro Loco. Sua fu l’idea della Mostra dei Vini e Formaggi locali che ebbe due edizioni e riscosse un buon successo di partecipazione. Allora c’erano tre latterie nel nostro comune e molti ancora si facevano il vino in casa. Le mostre erano seguite da conferenze di enologia. L’esperimento non ebbe seguito per vari motivi, non ultimi lo scarso spirito imprenditoriale e cooperativo (pallino del Callegari) della nostra gente. Penso però che l’idea più famosa di Callegari per la Pro Loco sia «la Mostra dei Funghi», che, cominciata modestamente nella allora piccola sala del Consiglio, usando i banchi della scuola, ha ormai raggiunto un livello quasi nazionale. Sempre in quegli anni l’Assessore organizzò la Giornata Ecologica attirandosi le critiche irridenti degli stessi oppositori che anni dopo, passati in maggioranza, avrebbero tratto vanto di questo evento. Nel 1970 divenne Sindaco il sottoscritto che chiese e ottenne, con qualche resistenza, la conferma di Callegari ad Assessore con gli stessi referati. Continuò l’opera intrapresa con le fognature. Anche per queste avemmo l’onore dei volantini con vignette irridenti (spiritose, ma con lo spirito non si amministra!) da parte del partito di opposizione che a Roma chiedeva a gran voce la priorità agli impianti fognari! Approfittando dell’amicizia personale con l’assessore regionale Giust, entusiasta delle nostre iniziative scolastiche, il Callegari ottenne la promessa di contributo per l’intera rete fognaria da realizzarsi a stralci. Ma le critiche striscianti dei soliti «facitori di opinione», che votavano per noi, fecero andare a monte il progetto. Poco dopo, fra l’altro», cambiò il colore dell’amministrazione. Verso la fine del mandato si presentò l’occasione di un grosso ampliamento del paese di Budoia a mezzo di un imprenditore che aveva intenzione di investire in località Costela. Noi, Callegari in testa, fummo su-


bito favorevoli. Fieramente avverse le opposizioni e in modo subdolo anche nostri elettori (quelli che contavano). Eravamo sotto elezioni (che perdemmo) e la cosa non venne più ripresa. Così Fontanafredda triplicò e noi rimanemmo il ‘comunetto’ che siamo. Ho gìà parlato del pallino del Callegari per la cooperazione. Ne ha tentate parecchie, a volte anche con esito positivo, ma purtroppo di breve durata. Nel 1975 per impegni di lavoro (nel frattempo era diventato titolare di una farmacia nel suo comune natale) non si ricandidò, rimanendo sempre però iscritto alla sezione DC di Budoia. FERNANDO DEL MASCHIO

Ricordo di un amico Esprimo a nome del sindaco De Marchi, dell’amministrazione comunale di Budoia e mie personali le più sentite condoglianze e la partecipazione al loro dolore alla signora Giulia, ai figli, al genero, ai nipoti, amici e famigliari per la scomparsa del loro caro Italo. Parlare di Italo Callegari non è una cosa facile in quanto non era una figura qualunque. Italo era una persona illuminata, lungimirante, fermamente convinto degli ideali ai quali credeva: cattolico praticante nella sua azione politica si ispirava ai principi del solidarismo cattolico. Attento a tutto ciò che atteneva alla qualità della vita delle persone, premuroso nel aiutare con garbo e riservatezza chi si rivolgeva a lui. È stato amministratore comunale dal 1965 al 1975 e come assessore diede vita a diverse iniziativa: sua fu infatti l’idea di istituire la scuola a tempo pieno – una delle prime se non la prima in Regione – e fiore all’occhiello del nostro Comune. Attento alla salute e all’igiene istituì all’interno della scuola un servizio odontoiatrico primo in Regione. Diede vita al servizio raccolta rifiuti e alla prima giornata ecologica. Fu fra i fondatori della Mostra Micologica e della Pro Loco; fu cofondatore dell’A.F.D.S. di Budoia. Attento alla valorizzazione dei prodotti agricoli, diede vita alla mostra dei vini e formaggi nella ex casa del fascio. Aveva in animo la realizzazione di

Italo, l’alpino

PIETRO IANNA

L’Alpino Italo Callegari, veneto, di Farra di Soligo classe 1928, è andato avanti dopo una penosa malattia, sopportata con dignità e cristiana rassegnazione. Dopo il servizio militare svolto presso il Comando Brigata Alpina Julia a Udine, dal 1955 al 1956, attendente dell’allora Ten. Benito Gavazza diventato poi Comandante della medesima Brigata e poi del 4° Corpo d’Armata Alpino, si è iscritto alla nostra Associazione; sino al 2004 presso il Gruppo di Col San Martino Sezione di Valdobbiadene; dal 2005 nel nostro di Budoia, mettendosi subito a disposizione per preparare la parte culturale delle varie trasferte nelle città sede delle Adunate nazionali. Sua anche l’idea del gemellaggio degli Alpini di Budoia con il Gruppo di Col San Martino. Attaccato alla nostra Associazione e ai valori che da sempre emana, esponeva sul terrazzo dell’abitazione in piazza Budoia, un grande tricolore nelle feste nazionali. Ai suoi funerali partecipati da tanta gente, erano presenti le rappresentanze di Col San Martino, Aviano, Fontanafredda, Marsure e Polcenigo. Con il Vice Sindaco Pietro Ianna erano presenti il Vice Presidente Vicario della Sezione di Pordenone Mario Povoledo e il Consigliere Giovanni Gasparet. Gli Alpini di Budoia lo ringraziano per il prezioso apporto dato al Gruppo e per la costante presenza ogni lunedì presso la nostra sede a Dardago.

(dalla commemorazione in occasione dei funerali)

MARIO POVOLEDO

Matrimonio del dottor Italo Callegari con la dottoressa Giulia Cargnello, il 10 giugno 1963, in una località della Liguria.

altre iniziative che se realizzate avrebbero sicuramente cambiato il volto del nostro Comune. Staffetta partigiana, non mancava mai, con il fazzoletto verde al collo, all’appuntamento di fine giugno in Malga Ciamp a commemorare il capitan Maso, ucciso in un conflitto a fuoco dai nazifascisti. Io ho avuto il piacere di condividere l’amicizia di Italo prima come studente e poi da militante politico. La nostra amicizia non è mai venuta meno ma si è consolidata negli anni. In lui ho sempre trovato una persona attenta all’ascolto, aperta e disponibile: consigliere arguto. Era molto riservato e difficilmente si soffermava a giudicare o criticare. Con Italo Callegari indubbiamente se ne va un pezzo di storia del Comune di Budoia. Caro Italo, riposa in pace.

1984. All’inaugurazione del Cippo di Val de Croda con gli amici alpini.

26


l’Artugna porge le più sentite condoglianze ai famigliari

Lasciano un grande vuoto...

Albano Rizzo È già passato un anno da quando Albano ci ha lasciato: il tempo è passato così in fretta da non rendercene conto. Ci sembra sia stato rapito: era entrato in ospedale per guarire, invece la malattia aveva avuto il sopravvento. Ora ci rimangono i ricordi di un padre e un marito affettuoso che amava oltremodo la sua famiglia, perno di tutta la sua vita. MARCELLINA, FRANCESCA E GIUSEPPE

Osvaldo Puppin Caro Osvaldo, delle tante cose a tuo favore, ho sempre ammirato il tuo allegro e combattivo spirito sportivo come il bellissimo goal della tua vestizione a Diacono nel Duomo di Milano con i tuoi fans al seguito per sostenerti. Ecco il gruppo budoiese presente alla cerimonia in sosta a Sotto il Monte ricevuto da Mons. Capovilla per una

Durante l’omelia della Santa Messa, celebrata a Budoia a un mese dalla morte di Osvaldo, don Matteo ha rivissuto i momenti gioiosi trascorsi con Osvaldo insieme a Marina, sua moglie, a suo figlio Renato e Anna, la bambina che avevano in affido.

pausa e arrivare poi in Piazza Fontana per seguire la cerimonia. Molti di questi tuoi fans ti hanno preceduto alla chiamata del Padre per incontrarti nel nome del Signore e pregare per noi e per i nostri cari. Ciao, Osvaldo, il tuo burbero ma simpatico sorriso non lo dimenticheremo facilmente. FORTUNATO RUI


Lasciano un grande vuoto...

Marcella Bastianello Cara zia Marcella, ti vogliamo ricordare... ... con il tuo splendido sorriso con il quale ci accoglievi ogni volta che venivamo a trovarti e le tue braccia aperte pronte ad avvolgerci in un caldo ed affettuoso abbraccio... ...con la tua disponibilità sempre pronta a consigliarci ed essere presente quando ne avevamo bisogno... ...con il tuo orgoglio nel raccontarci la tua vita, nel come eri uscita prepotentemente dal guscio famigliare e di come eri riuscita a crearti il tuo spazio nel mondo... ... con il piacere con il quale ci mostravi i tuoi capolavori di ricamo, maglia ed uncinetto... ... con la tua schiettezza, il tuo modo di porti per come realmente eri, diretta, senza filtri. Questa eri tu ed è come vogliamo ricordarti, tenerti per sempre nei nostri cuori, «La Marcella», con due elle, come ti piaceva spesso puntualizzare. Ti siamo grati per aver fatto parte della nostra vita. GIANNI, MICHELA E CRISTINA

Bondì Marcella, soi cà, ho avuto la fortuna di conoscere le tue capacità, la forza e la tenacia della tua parola. Ho compreso così quel carattere immediato, a volte spigoloso, ma generoso. Da te ho raccolto storie di vita vere, che parlavano di sacrifici, di impegni di lavoro e di consapevoli responsabilità.

CRONACA

Cronaca Giornata Ecologica e maleducazione ambientale La Pro Loco e l’Amministrazione comunale hanno organizzato per domenica 8 aprile la Giornata Ecologica con il motto «Protagonista del tuo futuro, protagonisti nel nostro ambiente» per raccogliere i rifiuti abbandonati. La Giornata è molto importante, soprattutto, per far capire l’importanza dell’ambiente pulito.

Marcella, ciao... ci manchi! La tua allegria, la tua loquacità, la tua forte personalità, talvolta eccessiva, ci mancano. Ci mancano gli abbracci calorosi che ci accoglievano all’arrivo e alla partenza, le lunghe chiacchierate sotto il portone, le discussioni che facevamo insieme. Mancano la tua disponibilità ed il tuo impegno in chiesa, nel coro, in Pesca e la tua disponibilità ogni qualvolta ti veniva richiesta... ci manchi Marcella! Hai sofferto molto, ma ci auguriamo che ora finalmente sarai serena e che da lassù qualche volta tu riesca a guardare giù sulla nostra bella piazza che tu tanto amavi. Ciao Marcella, un forte abbraccio da tutti coloro che ti hanno voluto bene! AIDE E ROSINA

VITTORIO

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Purtroppo dobbiamo fare ancora molta strada perché si affermi la cultura del rispetto ambientale. Basta fare una passeggiata per le vie dei nostri paesi o nelle immediate vicinanze per accorgerci della inciviltà di molte persone: lattine, pacchetti vuoti di sigarette, bottiglie, sacchetti di plastica vuoti o pieni di immondizie! Uno spettacolo disgustoso! Possibile che non si capisca che il rifiuto non va abbandonato nell’ambiente? Se si fa una passeggiata o una corsa in bicicletta e si porta una lattina per dissettarsi, perché la si getta quando è vuota? E che dire dei sacchetti pieni di rifiuti?


Qualcuno tenta di trovare qualche giustificazione. Ma non ci sono scusanti! I rifiuti non vanno abbandonati. Mai! Oltrettutto è una mancanza di rispetto verso il prossimo. Lo stesso si può dire per i maleducati amanti dei cani. Premettiamo che molti, quando li portano a passeggio, rispettano le regole, ma alcuni – chiamiamoli non informati, o meno sensibili o più maleducati – lasciano i «bisognini» dei loro cani per la strada, sui marciapiedi ecc. Questi «bisognini», oltre che essere molto poco estetici, possono anche rappresentare un problema di salute pubblica. Ben venga quindi la Giornata Ecologica auspicando che ci aiuti a comprendere che tutti noi dobbiamo essere i protagonisti del nostro ambiente!

I concerti Per le feste del Santo Natale, nelle nostre parrocchie, si sono svolti con successo ben tre concerti. A Dardago la sera di Santo Stefano hanno cantato i componenti del Collis Chorus e sabato 30 dicembre il Gruppo Vocale «Ottetto Hermann». Sabato 6 gennaio a Santa Lucia l’Insieme Vocale Elastico ha presentato il «Te Deum» di Charpentier. Vive congratulazioni ai coristi e grazie agli organizzatori!

I componenti del Collis Chorus.

Nuovo sistema di raccolta rifiuti Dal 1° gennaio i bidoni dei rifiuti della differenziata per la raccolta «porta a porta» devono essere «personalizzati» con l’applicazione di appositi «TAG» adesivi che utilizzano una tecnologia che permette di quantificare il numero di volte in cui vengono svuotati i contenitori, al fine di monitorare l’andamento delle raccolte differenziate.

I componenti del Gruppo Vocale «Ottetto Hermann».

Agli utenti sono stati consegnati quattro TAG con le scritte: «secco-dry waste», «umido-organic», «carta-paper», «vetro-glass», che vanno applicati sul lato sinistro del contenitore nella zona immediata-

mente sottostante la maniglia. Ricordiamo, specialmente ai lettori non residenti, che i bidoni privi del TAG non vengono svuotati. I TAG sono disponibili presso l’Ufficio Tecnico del Comune.

L’Asilo in maschera!

I contenitori devono essere provvisti dell’apposita etichetta. Altrimenti non vengono svuotati.

29

Ormai è una tradizione consolidata. Per l’Asilo di Dardago il carnevale è un giorno particolare, uno di quelli che si ricordano con piacere. I bambini arrivano da casa già in maschera. E che maschere! Ci sono principesse, pirati, cow boy, spadacini, leoni, coniglietti… e non mancano i personaggi dei cartoni animati, Frozen, Spiderman. Alle 10 tutti nel cortile delle ex scuole, dove, come tutti gli anni,


Grazie, Spelacchio!

gli alpini offrono frittelle, crostoli e bevande. E ci sono anche tanti genitori e tanti nonni. Che bello! Dopo un po’ il cortile è già ricoperto di coriandoli e stelle filanti. Non mancano i canti e le danze preparati dalle maestre! Quindi arriva il momento della sfilata per le strade di Dardago. Il giro è il solito: lungo le vie San Tomé, Rivetta e Della Chiesa e come sempre le mascherine si fermano davanti alla casa di Erika e Malcom perché sanno che ci sono caramelle e dolciumi per tutti! Il tempo passa in fretta e, quando si arriva in Asilo, la mattinata è già finita. Arrivederci al prossimo anno!

Son dudi a votà

Ecco i risultati delle elezioni politiche del 4 marzo 2018. Riportiamo i voti ottenuti dai partiti e dalle coalizioni nelle singole sezioni e il totale del Comune.

Come ogni anno nel mondo, nei giorni e nelle settimane che precedono il Santo Natale, c’è fermento. E Dardago non è da meno. La pulizia della chiesa, i presepi da preparare, i madhi da comprare e adornare, l’albero in piazza da allestire e cosi via, tutti fremono e tutti sono in attesa del gran giorno, bisogna fare ‘bello’ per la Grande Festa, in attesa della mezzanotte quando nasce… Lui. E anche quest’anno... presepe fatto, madhi comprati… si aspetta il dono dell’albero grande per la piazza. Eccolo finalmente arrivare, ma… cos’è, uno scherzo frutto della recessione? Sconcerto generale: è

CAMERA DEI DEPUTATI Partiti

Sez 2 Dardago

Sez 3 Santa Lucia

Totale Partiti

Partito Valore Umano

2

1

2

5

Italia agli Italiani

4

1

4

9

9

32

25

9

66

635

169

153

59

381

2

1

82

58

30

170

Fratelli d’Italia Lega Nord Noi con l’Italia – Udc Movimento Politico Forza Italia + Europa con Emma Bonino

Festa del Gruppo Ana di Budoia Domenica 15 aprile il Gruppo Alpini di Budoia terrà l’annuale festa a Budoia con il seguente programma: – ore 10.00 – incontro presso il Cippo del Cap. Maso per l’Alzabandiera e l’inaugurazione del nuovo pennone; – corteo sino in Piazza Umberto I e deposizione corona al Monumento ai Caduti; – discorsi ufficiali e consegna tessere associative a due nuovi iscritti; – ore 11.00 – Santa Messa in chiesa parrocchiale; – segue brindisi presso l’oratorio parrocchiale. La cittadinanza è invitata.

Totale * di lista

Sez 1 Budoia

5

3

29

11

18

58

Partito Democratico

117

69

70

256

Italia Europa Insieme

1

Civica Popolare Lorenzin

1

1

1

3

Siamo

1

4

5

Patto per l’Autonomia

3

4

7

8

Potere al Popolo

5

6

11

12

143

114

83

340

364

6

4

4

14

14

Movimento 5 Stelle Casapound Italia

1

Rinascimento MIR Lista del Popolo per la Costituzione

334

1

2

5

0

0

3

3

Il Popolo della Famiglia

3

2

5

5

10 Volte Meglio

3

2

1

6

6

Liberi e Uguali

26

2

16

44

44

1

1

1

2

3

1.390

1.448

Blocco Nazionale Per una Sinistra Rivoluzionaria Totale voti validi Bianche Nulle Totale Votanti

2 631

449

310

5

9

1

15

6

4

10

673

492

323

1.488

10

* Nei totali di lista sono compresi anche alcuni voti espressi solo a favore del candidato e non dei singoli partiti.

30


un alberello spoglio, con poco verde, ‘spelacchiato’ come può esserlo un gattino dopo una giornata sotto la pioggia! La notizia corre per tutto il paese, corre sui ‘social’ e tutti i Dardaghesi locali e nel mondo lo vedono, commentano, si agitano. Il problema va risolto. L’orgoglio dardaghese desidera esprimersi in tutta la sua forza e la Comunità è desiderosa di trovare la soluzione del caso. Decisione presa. A Dardago, un albero c’è sempre stato e anche se l’attuale è di nuova generazione è pur sempre il nostro simbolo, è quello che, insieme al campanile, storicamente identifica il paese e la piazza: il «Balerut»! In due giorni si muovono tutti, chi offre manodopera, chi aiuta a trovare la macchina col cestello ele-

vatore, ognuno come può cerca di dare un contributo ed ecco che finalmente Dardago ha il suo albero di Natale. La notizia si diffonde sui ‘social’ e avvisa tutti che il problema è risolto con la promessa che il prossimo anno si farà meglio. È stata anche trovata una collocazione per lo «spelacchio» perché «a caval donato non si guarda in bocca» e oramai anche lui fa parte del paese e trova un posto d’onore sul sagrato della Chiesa accanto al presepe addobbato con luci e stelle e investito della carica di Primo Madho. Ecco questa è la caratteristica positiva dei dardaghesi: l’amore e l’orgoglio per il proprio paese; che porta all’unione, alla positività. L’unione fa la forza? Allora tutti insieme per Dardago! Grazie all’Am-

Nuova vita alla cima di «Spelacchio». Addobbato con semplici ornamenti è diventato il «Grande Madho» del Sagrato. Sotto. I volontari in azione mentre vestono a festa il «Piccolo Balèr».

SENATO DELLA REPUBBLICA Partiti

Sez 1 Budoia

Lista del Popolo per la Costituzione Movimento Politico Forza Italia Lega Nord Fratelli d’Iitalia con Giorgia Meloni Noi con l’Italia – Udc

Movimento 5 Stelle Siamo Liberi e Uguali Il Popolo della Famiglia

Sez 3 Santa Lucia

1

3

6

7

61

28

171

606

147

141

55

343

36

22

12

70

1

1

2

2

1

4

5 342

1

1

3 145

104

74

323

1

1

4

6

6

22

1

10

33

34

2

2

2

6

6

Patto per l’Autonomia

1

0

Potere al Popolo

3

6

Per una Sinistra Rivoluzionaria

3

Casapound Italia

8

3

117 24

Partito Democratico

Italia Europa Insieme

2

Civica Popolare Lorenzin

1

Totale voti validi Bianche Nulle Totale votanti

Totale di lista *

2

Rinascimento MIR

+Europa con Emma Bonino Centro Dem

Totale Partiti

82

Partito Valore Umano Italia agli Italiani

Sez 2 Dardago

1

0

0

2

3

9

10

3

4

5

16

17

68

72

257

324

12

16

52

1

2 1.308

2

600

423

285

1.366

5

6

1

13

4

3

7 7

641

461

296

1.398

* Nei totali di lista sono compresi anche alcuni voti espressi solo a favore del candidato e non dei singoli partiti.

ministrazione Comunale, grazie ai Volontari del Ruial, grazie a tutti. Questa è la dimostrazione che quando si vuole veramente qualcosa, quando è impegnato il sentimento e l’amore si superano gli ostacoli, gli eventuali conflitti e le diversità di opinione e si trovano le soluzioni. Ancora una volta, bravo Dardago e grazie Spelacchio! ADELAIDE BASTIANELLO

31


El sant’Antone de la Crosera dei Mas’ci o de Andholet

Gestore della ex Latteria di Budoia cercasi

Tutte le edicole sacre del nostro Comune sono sempre state curate dai devoti che continuano con dedizione a salvaguardarle. L’occhio attento di Liliana Puppin Putelate, custode dell’altaruol de sant’Antone in tela Crosera dei Mas’ci, ha constatato che la sta-

Al termine della gestione quinquennale del Centro caseario e agrituristico del Cansiglio, l’ex latteria di Budoia cambierà gestione. L’immobile, recuperato dal Comune, dal 2012 ha svolto una preziosa funzione per la comunità, come locale per la vendita di dovrà mantenere funzione e scopi della struttura nell’ambito socioculturale e gastronomico. Il bando è pubblicato sul sito del Comune.

Prossima apertura in Val de Croda

La statua restaurata da Umberto Coassin (a sinistra). La statua sorretta da Gianni Fabbro, Liliana Puppin e Mario Povoledo (a destra).

tua del Santo necessitava di un ritocco. Chi meglio del pittore Umberto Coassin sarebbe potuto intervenire? Così con il sostegno dell’immancabile Mario Povoledo e la disponibilità di Umberto, il restauro procedette velocemente e a febbraio la statua, rimessa a nuovo, è ritornata nel so altaruol. Si tratta della statua lignea, opera dello scultore di arte sacra «Maroder di Pordenone» – come riportato erroneamente dal curato nei documenti dell’Archivio Parrocchiale di Budoia – ossia di Moroder, originario di Ortisei in Val Gardena, operante a Pordenone. È lo stesso artista che realizzò l’immagine del santo per l’altare nella chiesa parrocchiale di Budoia, nel 1905.

prodotti caseari e gastronomici di qualità, abbinata alla valorizzazione dei vini ed altri prodotti pedemontani. Secondo il bando predisposto dalla Giunta la prossima gestione

In Val de Croda proseguono i lavori per ristrutturare quello che era il ristorante «Il rifugio», gestito per diversi anni da Manlio Signora. Prossimamente sarà riaperto dalla vincitrice dell’apposito bando comunale, Vanessa Tassan Mazzocco, che lo gestirà con alcuni collaboratori, tutti con esperienza nel settore della ristorazione. I lavori prevedono anche un piccolo ampliamento dell’immobile, per ricavarne una caratteristica enoteca. L’apertura è prevista entro il mese di aprile.

Fervono i lavori per il restauro e l’ampliamento del ristorante in Val de Croda.

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inno alla vita

Auguri dalla Redazione!

Ciao, sono Mattia, sono nato il 26 gennaio e sono la gioia di papà Simone e mamma Lisa.

Il 25 novembre 2017 Antonietta Bastianello Thisa ha festeggiato, insieme agli adorati nipoti Giulia, Riccardo, Matteo, Luca e ai famigliari, 80 anni.

Rino Sarri e Santa Soldà, una coppia felice nel ricordo del loro 60° anniversario di matrimonio. Congratulazioni da parte di tutti i parenti e amici. Il giorno di Natale Vania Piccoli in Del Zotto ha festeggiato 80 anni. Tanti auguri. I NIPOTI CRISTINA, VANESSA E LUCA

Cara mamma, il tuo sorriso e la tua vitalità sono la prova che la vera giovinezza dipende dal cuore e da come si affronta la vita. AIDE

4 ottobre 2017... una bellissima giornata per Rosina Vettor Cariola... è il giorno del suo 90° compleanno! Nella foto è ritratta insieme alla figlia Adelaide e ad alcuni tra i numerosi parenti: la cognata Lina, i nipoti Antonella e Roberto, Barbara e Angelo e i pronipoti Fabio e Joelle.


I ne à scrit... l’Artugna · via della Chiesa, 1 · 33070 Dardago (Pn) direzione.artugna@gmail.com

Fiume Veneto, 9 febbraio 2018

[...dai conti correnti ]

Cari amici della Redazione, anche quest’anno desideriamo trasmettervi la nostra stima e il nostro grazie per la passione e l’amore che dedicate all’amata rivista. Tramite essa «torniamo» a Dardago dove i sapori erano intensi, i giochi erano i più belli e i luoghi erano per noi la festa e la vacanza.

Quando viene la nostalgia, non è mancanza. È presenza di persone, luoghi, emozioni che tornano a trovarti. Erri de Luca

Grazie ancora e buon lavoro! Con affetto PIETRO, PIERINA, LEONIDA E ANNA ZAMBON

Il grazie va a voi che ci seguite con affetto. Grazie anche per la generosa offerta che accompagnava questa bella lettera.

Infiniti ringraziamenti a tutta la Redazione per l’invio de l’Artugna. SILVANA ZAMBON – PORDENONE

Buon 2018 a tutta la redazione, grata per il vostro impegno. Cordiali saluti. DONATELLA ANGELIN – MILANO

Buona Pasqua a voi della Redazione a tutta la comunità de l’Artugna. SILVANA ZAMBON – PORDENONE

Grazie per tutto quello che fate! Auguri di Buon Anno. ANTONELLA ZAMBON – MILANO

bilancio Situazione economica del periodico l’Artugna Periodico n. 142

entrate

Costo per la realizzazione

uscite 4.712,00

Spedizioni e varie

295,00

Entrate dal 13.12.2017 al 15.03.2018

3.935,00

Totale

3.935,00 34

5.007,00


SETTIMANA SANTA

programma religioso

o ag rd a D

DOMENICA DELLE PALME 25 MARZO

ia do Bu

ia uc L a nt Sa

Ingresso di Gesù in Gerusalemme

• Raccolta offerte Pro Missioni Parr. Sacro Cuore (Pn) • Benedizione dell’Ulivo, processione Santa Messa di Passione

sagrato 11.00

piazza 10.45

sagrato 9.30

17.00-18.15

9.30-11.30

9.30-11.30

20.30

15.00

15.00

20.00

21.00

11.00

11.00

10.00

18.00

11.00

10.00

– 10.00-11.15 – 16.00-17.30

– – 10.00-11.15 16.00-17.30

17.30-18.00 – – 18.00-19.00

LUNEDÌ SANTO 26 MARZO Adoriamo il Signore

• Santa Messa e Solenne Adorazione Eucaristica MARTEDÌ SANTO 27 MARZO • Santa Messa e Solenne Adorazione Eucaristica MERCOLEDÌ SANTO 28 MARZO • Santa Messa e confessioni Solenne Adorazione Eucaristica GIOVEDÌ SANTO 29 MARZO Ultima Cena di Gesù, istituzione dell’Eucaristia e Sacerdozio

Per le tre Comunità • Santa Messa Vespertina in «Coena Domini» rito della lavanda dei piedi; riposizione del SS. Sacramento all’Altare del Sepolcro; spogliazione degli Altari e adorazione; presentazione comunicandi VENERDÌ SANTO 30 MARZO Ricordo della morte di Gesù. Digiuno e astinenza

• Via Crucis in chiesa e Adorazione della Croce Per le tre Comunità • Azione Liturgica della Passione del Signore; adorazione della Croce; Processione; Santa Comunione SABATO SANTO 31 MARZO Vigilia di Pasqua, attesa della Risurrezione

Per le tre Comunità • Benedizione del fuoco ed accensione dei Ceri Pasquali delle tre parrocchie. Veglia Pasquale e Santa Messa di Risurrezione DOMENICA DI PASQUA 1 APRILE Alleluja, Cristo è risorto, alleluja

• Santa Messa Solenne LUNEDÌ DI PASQUA 2 APRILE

Buona Pasqua don Maurizio, don Matteo Consigli Parrocchiali e la Redazione de l’Artugna

• Santa Messa

CONFESSIONI Lunedì Santo Martedì Santo Mercoledì Santo Sabato Santo


Seduta quassù a vegliare il mio gregge, da sempre vi ho visti salire a consolare nel silenzio le vostre anime nomadi, a confortarle nel fresco del verde, a dissetarle di infinito, come è infinito quel giro del sole che mi fa compagnia per tutte le ore di luce, salendo all’alba dal piano e illuminandomi un’ultima volta prima di tramontare oltre le montagne. Anime sole, anime mute alla ricerca di terreno fertile dove affondare le radici di ansie e desideri per trovare la linfa vitale. Qui vi aspetto da secoli, vi accolgo tra le mie braccia, vi rinfranco e vi rincuoro prima che torniate alle vostre umane fatiche. Deve essere stato un posto come questo, con questa luce, questo sole, questo verde, quel monte dal quale non volevano più scendere Pietro, Giacomo e Giovanni: Signore com’è bello, non andiamo via, faremo delle tende e dormiremo qua. Ma il vostro posto è laggiù, in mezzo agli affari del mondo. Quando non potrete salire, rivolgetemi il vostro sguardo affettuoso ed io vi rassicurerò che sono qui ad aspettarvi una prossima volta; mi troverete sempre, sposa fedele al mio colle, soglia possibile tra la terra e il cielo. FABRIZIO FUCILE

❖ Chiesa di Santa Lucia al Colle foto di Paolo Burigana


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