ASA Magazine 9 - Gennaio 2019

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ASA Magazine Anno 3 – Numero 9 – Gennaio 2019 – Rivista bimestrale

LA RIVISTA DELL’ ASSOCIAZIONE STAMPA AGROALIMENTARE ITALIANA Registrazione Tribunale Lg. 48/1948 – Tutti i diritti riservati – Dir. Resp. Roberto Rabachino

Intervista a Luigi Terzago, nuovo Presidente della FISAR Comunicare il mondo del vino sarà il suo principale obiettivo


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ASA al servizio della corretta comunicazione

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’Associazione Stampa Agroalimentare Italiana è uno strumento di raccordo e di sintesi, di stimolo e di supporto, di analisi e di costruttiva critica. La nostra mission è offrire supporto e collaborazione a tutti quei giornalisti e/o operatori dell’informazione che hanno nella serietà, nella moralità, nella sensibilità, nel rispetto e della deontologia professionale, le loro principali caratteristiche. Iniziative, progetti, eventi collegati ai nostri associati troveranno il giusto spazio all’interno del nostro sito, nei nostri social, nella nostra rivista e nella nostra newsletter inviata settimanalmente a più di 30.000 iscritti. Sensibile alle tematiche legate alla professionalità degli operatori della comunicazione di settore, ASA è anche uno strumento di formazione per i propri iscritti con un programma di corsi specialistici a loro dedicati in forma gratuita.

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ASA MAGAZINE n. 9 / 2019 – Gennaio 2019 – Rivista Bimestrale Registrazione Tribunale Lg. 48/1948 Direttore Responsabile N. 9 / GENNAIO 2019 Rivista Bimestrale

Roberto Rabachino C.so Galileo Ferraris, 138 - 10129 Torino Tel. +39 011 5096123 - Fax +39 011 5087004 direttore.asamagazine@asa-press.com

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Enza Bettelli C.so Galileo Ferraris, 138 - 10129 Torino Tel. +39 011 5096123 - Fax +39 011 5087004 redazione.asamagazine@asa-press.com bettelli@asa-press.com

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Comitato di Redazione e Controllo

Roberto Rabachino, Giorgio Colli, Patrizia Rognoni, Riccardo Lagorio e Saverio Scarpino

Hanno collaborato a questo numero

Roberto Rabachino, Paolo Alciati, Gladys Torres Urday, Alice Lupi, Giovanna Turchi Vismara, Nicoletta Curradi, Jimmy Pessina, Franca Dell’Arciprete Scotti, Carmen Guerriero, Carlo Ravanello, Redazione Centrale

Per la fotografia

Franca Dell’Arciprete Scotti, Carmen Guerriero, Cosetta Dal Cin, Eric Lamblin, Stephane Godin, Ludovic Ismael, Luc Perrot, Ludovic Riviere, Jimmy Pessina


Sommario EDITORIALE UE: nel 2019 i fondi per la promozione agroalimentare salgono a 191 milioni di euro a cura di Roberto Rabachino, Presidente Nazionale ASA

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APPROFONDIMENTO Intervista a Luigi Terzago, neoeletto Presidente Fisar di Alice Lupi

Bilancio di fine anno del Consorzio di Tutela della DOC Prosecco a cura di Redazione Centrale

Intervista a Floriano Zambon, Presidente dell’Associazione Nazionale Città del Vino di Paolo Alciati

Le nuove sfide per il 2000 a cura di Gladys Torres Urday

Intervista a Flavio Nuti, Podere La Regola di Alice Lupi

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TURISMO NAZIONALE Parco Culturale Terre Sicane di Jimmy Pessina

Alla scoperta delle bellezze racchiuse tra il Lago d’Orta e le vallate dell’Ossolao di Giovanna Turchi Vismara

Lesina e Varano, laghi di innegabile bellezza di Nicoletta Curradi

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TURISMO INTERNAZIONALE

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Un pieno di Energia!

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Bodrum, il Paradiso omerico dell’eterno azzurro

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di Franca Dell’Arciprete Scotti

di Carmen Guerriero

Le magiche atmosfere dell’Oltremare Francese di Giovanna Turchi Vismara

Glamour in Costa Azzurra di Franca Dell’Arciprete Scotti

Qingdao, una città “occidentale” nella parte più orientale della Cina! di Carlo Ravanello

L’oro giallo del Sahara di Jimmy Pessina

AGROALIMENTARE NAZIONALE

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San Daniele del Friuli tra arte, cultura e sapori d’eccellenza di Paolo Alciati

NEWS DALL’ITALIA

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Lanciato il nuovo marchio di qualità Mercato Ittico Milano (MIM) a cura di Enza Bettelli

Ettore Prandini eletto Presidente nazionale di Coldiretti a cura di Redazione Centrale

Grana Padano si conferma il prodotto DOP più consumato al mondo a cura di Redazione Centrale


UE: nel 2019 i fondi per la promozione agroalimentare salgono a 191 milioni di euro Buone notizie per il Made in Italy agroalimentare nel mondo che ha raggiunto 41 miliardi di euro di esportazioni nel 2017.

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el 2019 l’Ue finanzierà i programmi di promozione per i prodotti agroalimentari europei con 191,6 milioni di euro: ossia 12,5 milioni in più rispetto al 2018. Un tesoretto in crescita: circa 89 milioni di euro saranno assegnati a campagne in Paesi ad alta crescita come Canada, Cina, Colombia, Giappone, Corea, Messico e Stati Uniti. Parte dei fondi poi saranno destinati alla promozione di prodotti Dop, Igp e bio (circa 35 milioni in totale tra le diverse tipologie di programmi ammessi a finanziamento), per aumentare i consumi di frutta e verdura nel mercato interno (8 milioni) e le esportazioni di carne verso i Paesi terzi (5 milioni). Spazio anche ai finanziamenti per la promozione di prodotti specifici come il riso e le olive da tavola (2,5 milioni ciascuno). Si tratta di prodotti, sottolinea la Commissione nel Regolamento, che avranno aiuti mirati perché i risicoltori europei (e in particolare italiani, dato che oltre metà della produzione continentale avviene in Italia) soffrono il boom di importazioni dai Paesi meno avanzati e gli olivicoltori (principalmente gli spagnoli) subiscono le restrizioni commerciali applicate dagli Stati Uniti. “L’Europa è il primo produttore al mondo di cibo e bevande di qualità. Sono felice di questo ulteriore sforzo sulla promozione”, ha commentato il commissario Ue all’Agricoltura Phil Hogan. “Il numero crescente di accordi commerciali significa maggiori opportunità per i nostri agricoltori e la Commissione europea è pronta a sostenerli nella promozione ed esportazione dei loro prodotti”. E, proprio nei giorni scorsi, sulla “questione riso” la Commissione Ue si è schierata


a fianco dell’Italia riconoscendo il danno economico causato dalle importazioni di riso a dazio zero da Cambogia e Birmania, Paesi per i quali si va verso il ripristino dei dazi. Queste le conclusioni dell’indagine avviata lo scorso marzo dall’esecutivo europeo, che appunto, come prossimo step, proporrà al voto dei 28 Stati membri il ripristino dei dazi ai due Paesi asiatici. “La Commissione ha chiuso l’indagine salvaguardia riso riconoscendo il danno alla risicoltura italiana e con la proposta di ripristinare per tre anni i dazi”, ha commentato su Twitter il Ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Gian Marco Centinaio. “Nei prossimi giorni lavoreremo per avere la conferma definitiva”, ha sottolineato. L’indagine era stata avviata dalla Commissione europea su istanza presentata a febbraio dall’Italia, principale produttore di riso dell’Ue, sostenuta da altri sette Paesi (Francia, Spagna, Grecia, Portogallo, Ungheria, Romania e Bulgaria) con l’obiettivo di stabilire se le importazioni a dazio zero di riso indica da Cambogia e Birmania, consentite dal regime di preferenza commerciale Ue “tutto tranne le armi” a favore dei Paesi più poveri, avessero causato gravi difficoltà ai produttori europei nel 2012-2017. Questo regime ha infatti permesso alla Cambogia e alla Birmania di aumentare esponenzialmente le esportazioni di tessuti e riso indica nell’Ue. Secondo Coldiretti, infatti, le importazioni europee di riso dalla Birmania, sono aumentate del 66%, tra settembre 2017 e luglio 2018. A cura di Roberto Rabachino Presidente Nazionale ASA Fonte quifinanze.it


Intervista a Luigi Terzago, neoeletto Presidente Fisar Gli Associati della Federazione Italiana Sommelier Albergatori e Ristoratori (FISAR) lo scorso ottobre si sono recati alle urne per il rinnovo delle cariche sociali. Luigi Terzago, che è inoltre Associato ASA da molti anni, ha ottenuto il numero maggiore di preferenze, la nuova Giunta Esecutiva l’ha eletto come il nuovo Presidente della Fisar. di Alice Lupi

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uongiorno Presidente, dal primo gennaio di quest’anno è alla guida del Consiglio Nazionale della Fisar. Questo ruolo è di grande responsabilità, ne sente più il peso o più l’onore? L’onore! L’onore per essere arrivato al massimo traguardo della nostra prestigiosa Associazione di Sommelier. Sono emozionato e determinato nel lavorare per raggiungere gli obiettivi

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per i quali gli Associati Fisar mi hanno votato. Quali sono i progetti di massima che metterà in campo?

di crescita delle Delegazioni, soprattutto quelle in difficoltà, e sviluppare la nostra Associazione sia nel Sud d’Italia che in quelle aree dove Fisar non è presente.

Le rispondo prendendo le mosse da una bella frase del filosofo tedesco Jaspers che affermò: “Solo insieme possiamo raggiungere ciò che ciascuno di noi cerca di raggiungere”. I cardini del mio lavoro saranno questi: dare spazio alle risorse interne, che in Fisar sono tantissime. Aiutare il percorso

Oggi, quali aspetti deve affrontare un’Associazione che si occupa di vino come la Fisar che conta oltre 11.000 soci?

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Per una realtà consolidata come la Fisar è sempre importante continuare a lavorare sull’aspetto formativo, qualitativo e


comunicativo. La Fisar è chiamata a partecipare a numerosi eventi in giro per l’Italia anche a fianco di Associazioni importanti con le quali ha una partnership, come ad esempio Slowfood. A questi eventi portiamo la nostra grande professionalità. Posso affermare che la Fisar è un’Associazione di Sommelier professionali. Secondo lei, il sommelier è un comunicatore del vino? Sì, senza ombra di dubbio.

I sommelier sono dei comunicatori del vino. Le dico di più, quando incontro i nostri corsisti, che si approcciano a questo mondo, ripeto loro: “attenzione perché da questo momento cominciate ad essere anche voi dei comunicatori di questo settore”. I sommelier raccontano il vino, e lo raccontano al pubblico che si trovano davanti, che è eterogeneo. Per questo, oltre ad essere preparati e competenti, i AP P ROF O NDI M E NT O

sommelier oggi devono essere anche dei bravi comunicatori. Qual è il messaggio che vorrebbe lanciare durante il suo mandato? Il messaggio è chiaro, una Fisar unita. Unita al di là degli egoismi e personalismi. Un proverbio cinese recita: “L’unità delle persone sa trasformare l’argilla in oro”. Desidero lavorare affinché gli Associati si sentano partecipi delle attività che la stessa Fisar intraprenderà durante il mio mandato.” ▣

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Bilancio di fine anno del Consorzio di Tutela della DOC Prosecco A cura di Redazione Centrale

La Denominazione è nata nel 2009 come un sogno, investendo speranze e energie. Il prossimo anno compie dieci anni e possiamo dirci orgogliosi di quanto siamo riusciti a concretizzare. Un ringraziamento speciale

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va al Governatore della Regione Veneto Luca Zaia, che ha creduto in questo progetto, rivelandosi essere la persona giusta nel momento giusto. In questi anni il Consorzio ha lavorato con accelerazione costante permettendo al Prosecco di

crescere affondando solide radici, portando avanti l’impulso iniziale di Zaia al quale va il ringraziamento corale perdi tutto il mondo produttivo, e non a caso lo consideriamo padre di questa Denominazione.” Apre così la conferenza stampa

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di fine anno il Presidente Stefano Zanette, con voce ferma e carica della giusta consapevolezza. SOSTENIBILITÀ: Dallo scorso anno il Consorzio ha introdotto sistemi di premialità riguardanti il settore del biologico: 1124 di ettari garantiscono almeno 5% di siepi, creando un primo boschetto di quasi 60 ettari. Questo è il motivo che spinge oggi il Consorzio di tutela della DOC Prosecco a inserirsi nel progetto “Campagna Mosaico Verde”, ideato da AzzeraCO2 e Legambiente, atto a riqualificare il territorio adattandolo ai cambiamenti climatici. La Campagna

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prevede un obiettivo ambizioso: piantumazione di 300.000 nuovi alberi e tutela di 30.000 ettari di boschi già esistenti. Le Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia, su proposta del Consorzio, assegneranno le idoneità ai nuovi vigneti della DOC Prosecco attraverso un bando, al fine di premiare le aziende maggiormente virtuose. Tra i criteri di selezione è richiesto di realizzare e mantenere una superficie a siepe o boschetto di almeno il 5% di quella destinata a vigneto. Tale iniziativa, mantenendo l’attuale trend di crescita, porterà alla costituzione di un’area arborea arbustiva, nel triennio 2018-2020, di almeno 180 ettari, così che il Consorzio di Tutela rientrerà

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alla prossima vendemmia. Il 2018 presenta un +6% di incremento, superando così la soglia dei 460 milioni di bottiglie, dei quali il 75% destinato all’export e il resto al consumo interno. Segue il mercato inglese che ha visto, nonostante una leggera diminuzione del volume venduto, un aumento di valore pari al +1,3%. Un dato interessante è l’ulteriore crescita della Francia che con il suo +14% si conferma essere il quarto mercato per il Prosecco DOC a livello mondiale. PRODUZIONE: I dati sono più che positivi (vedi tabelle). “Oggi stiamo vivendo una situazione ideale e ci Il risultato della vendemmia aspettiamo, studi alla mano, è molto soddisfacente; che prosegua nel prossimo 3.600.000 gli ettolitri che futuro e in quella direzione -come da previsionistiamo concentrando ogni corrispondono al +10,8% rispetto alla vendemmia 2017, sforzo. Un dato che ci rende orgogliosi è la crescita più che sufficienti ad arrivare a pieno titolo nel progetto. Per il Zanette la Sostenibilità è al primo posto: “ne siamo fortemente convinti. Abbiamo richiesto a Roma la modifica del nostro disciplinare di produzione per bandire i tre principi attivi più invisi alla popolazione ma perché vada avanti abbiamo bisogno di un indirizzo politico che supporti e rappresenti tutto il sistema produttivo o che individui una soluzione normativa alternativa che coinvolga tutti gli operatori”.

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A N T I C I PA Z I O N I D AT I 2 0 1 8 IMBOTTIGLIAMENTI * 466 Stima milioni di bottiglie immesse sul mercato +6% Incremento rispetto al 2017 (440 mln di bott.) MERCATO ** 116 Mln di bott. destinate al mercato Italia 350 Mln di bott. destinate all’export, di cui 109 Mln di bott. destinate al mercato Regno Unito (Volume -7% , Valore +1,3%) 73 Mln di bott. destinate al mercato USA (Volume +5% ; Valore +9,1%) 41 Mln di bott. destinate al mercato Germania (Volume +6% ; Valore +16,8%) 15 Mln di bott. destinate al mercato Francia (Volume +14%; Valore +27,1%) 2.369 Milioni di €valore delle vendite al consumo *** +13,4% Incremento valore complessivo delle vendite al consumo +6,9% Incremento valore a bottiglia *: Stima con i dati degli imbottigliamenti al 15 dicembre 2018 **: stima considerando gli imbottigliamenti ripartiti utilizzando le percentuali di destinazione ad agosto 2018 ***: stima del valore al consumo, escludendo dazi doganali, accise...

registrata sia in volume che in valore -afferma Zanettesfida per nulla scontata e per niente facile. Segno che abbiamo fatto le mosse giuste”. PROMOZIONE NAZIONALE ED INTERNAZIONALE: “La parola d’ordine per il 2018 è stata “Promozione” e lo sarà anche per il 2019 -riferisce Zanette-. Le attività compiute negli ultimi 12 mesi si sono concentrate in otto paesiobiettivo, nei mercati Ue e a livello nazionale. A partire dal Vinitaly 2018 dove per la prima volta il Consorzio del Prosecco DOC si è sdopppiato aggiungendo al proprio stand consortile, una presenza come Universo Prosecco, perché, sostiene

“siamo convinti sia doveroso lavorare in modo unitario e univoco sul fronte della promozione, per essere più forti e incisiva a livello locale e soprattutto internazionale al fine di comunicare e valorizzare le differenze”. Degne di nota in tal senso sono le attività svolte presso le ambasciate italiane, tra le quali Londra, New Delhi e Canberra, e le tante iniziative culturali. Come il sostegno nel restauro dell’opera di Lorenzo Lotto “I Coniugi” al momento esposta alla National Gallery, le attività svolte all’interno della triennale di Milano e la partecipazione del Prosecco DOC all’Ermitage dove da cinque anni è “Vin d’Honneur”. Ultima ma non meno importante la mostra

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L’ AT T I V I TA’ S O C I A L

del secolo dedicata a Piero della Francesca, ove sono raggruppate per la prima volta sotto ad un unico tetto le opere del maestro della prospettiva. SPORT E SOLIDARIETÀ: il Consorzio di Tutela della DOC è impegnato con orgoglio e soddisfazione nel sostegno allo sport: importante quello nella Super Coppa italiana di Volley all’IMOCO VOLLEY, permettendo di festeggiare le vittorie con gusto e bollicine.

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Segue quello a Cortina2021, di rilevanza internazionale, e non mancherà il sostegno alle Olimpiadi a partire dalla candidatura. Indimenticabili Barcolana, Regata Storica e Superbike, tra tradizione e forti emozioni. Ma lo sguardo che viene rivolto allo sport non conosce distinzione alcuna ed è con il sostegno incondizionato alla squadra di rugby paralimpica de “I Dogi” che si concretizza questa convinzione. “E per chiudere con una notizia che mi sta

particolarmente a cuore -chiosa Zanette- sono lieto di annunciare ufficialmente che lo Stato Maggiore dell’Aeronautica ha accolto la nostra proposta di collaborazione tesa a promuovere la nostra denominazione e i prodotti più rappresentativi dell’agroalimentare italiano nel contesto più ampio della promozione delle eccellenze del “Sistema Paese”, tutto questo anche attraverso la Pattuglia acrobatica più celebrata del mondo.” ▣

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Intervista a Floriano Zambon, Presidente dell’Associazione Nazionale Città del Vino Ai vertici delle Città del Vino è stato riconfermato per il secondo mandato consecutivo il presidente Floriano Zambon, ex sindaco di Conegliano Veneto (Treviso). di Paolo Alciati

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ondata a Siena nel 1987, l’Associazione riunisce oggi 450 Comuni italiani a vocazione vitivinicola ed enoturistica, alcuni molto noti, come Montalcino, Barolo, Marsala, Montefalco, Soave, etc. Zambon si trova ad affrontare un momento delicato per i territori del vino italiani, in una fase di crisi dell’economia generale del Paese che ormai prosegue dal 2008, ma in un settore per molti aspetti in controtendenza e non a caso simbolo del made in Italy. Secondo una recente ricerca interna alle Città del Vino

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nei 450 Comuni associati si contano più laureati e diplomati rispetto alla media nazionale: 17,7% i laureati e 32,4% i diplomati contro il 10,6% e il 28,5% del dato nazionale. Nelle Città del Vino anche la disoccupazione è minore: circa il 9% contro la media nazionale dell’11,4%. E poi nelle Città del Vino si beve e mangia meglio. I più importanti Comuni italiani a vocazione vitivinicola sono tutti nell’Associazione Nazionale: Barolo, Barbaresco, Marsala, Matelica, Montalcino, Montepulciano, Scansano, Conegliano, Valdobbiadene, Pantelleria, solo per citare i più noti. AP P ROF O N DI M E NT O

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Anche in termini di eccellenze gastronomiche la ricchissima offerta di qualità italiana (291 tra Dop, Igp e Stg) e tradizionale (circa 5.000 piatti e PAT iscritti all’Elenco Nazionale del Mipaaft) coinvolge moltissime Città del Vino, che spesso fanno parte anche di altre associazioni di Identità, cioè sono contemporaneamente Città dell’Olio, Città del Bio, del Miele, del Castagno, della Chianina, del Pane, della Nocciola, del Tartufo… Proprio il tema della sinergia tra Città di Identità è alla base del recente protocollo d’intesa tra le Città del Vino e le Città dell’Olio, firmato a dicembre in Puglia. “Quest’accordo – ci spiega il presidente di Città del Vino, Floriano Zambon

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ambientale e agroalimentare dei territori associati, la tutela dei consumatori e la promozione della sicurezza agroalimentare, anche attraverso azioni mirate e momenti di approfondimento, nonché lo sviluppo di piattaforme online a sostegno

– giunge al termine di un lungo percorso comune per mettere insieme esperienze condivisibili che riguardano analoghe attività. Credo che l’accordo possa portare a una più forte integrazione tra le due Associazioni che condividono valori, finalità ed esperienze, soprattutto per sviluppare l’incoming turistico nei territori del vino e dell’olio, che spesso coincidono geograficamente. Sono molti, infatti, i Comuni che aderiscono a entrambe le Associazioni”. Ma cosa prevede nello specifico il protocollo d’intesa con Città dell’Olio? Prevede il coinvolgimento e la collaborazione operativa delle rispettive organizzazioni territoriali, la ricerca di sinergie con soggetti privati e pubblici e le istituzioni locali, regionali e nazionali per attivare specifici eventi e progetti di turismo enogastronomico. Altri obiettivi comuni sono la tutela del patrimonio paesaggistico,

della filiera. Il protocollo d’intesa attiverà uno specifico “tavolo di lavoro” per definire congiuntamente le azioni da sviluppare e verificare lo stato di attuazione di tutte le attività concordate. Presidente Zambon,

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facciamo un passo indietro. Durante l’ultima Convention d’Autunno, in Sardegna, ha annunciato il programma del suo nuovo mandato. Ce lo riassume? I prossimi mesi e il mio nuovo mandato saranno concentrati a rafforzare e consolidare la rete di Comuni a vocazione vitivinicola ed enoturistica, divenuta ormai importante e riconosciuta con grande autorevolezza dalle istituzioni, centrali e periferiche. Per importanza e numero di Comuni è la prima tra le associazioni delle Città di Identità. Partendo da questo intendo indirizzare il nuovo mandato innanzitutto nella valorizzazione delle aree territoriali e dei coordinamenti regionali di Città del Vino. L’11 dicembre a Roma, durante il consiglio e la giunta nazionale, sono stati nominati 4 vicepresidenti, uno per ciascuna delle quattro macroregioni italiane. Questo rafforza l’azione sul territorio e la coesione tra Comuni su

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eventi, progetti, riflessioni politiche. E sulle iniziative più concrete c’è qualcosa di nuovo? Faremo di più per l’animazione dei territori, ad esempio per sviluppare il concorso enologico La Selezione del Sindaco che dal 2019 cambia nome

in Wine City Challenge – Concorso Enologico Internazionale Città del Vino. Lavoreremo anche per una maggior condivisione dei modelli territoriali dei Comuni associati, affinché le buone pratiche possano diventare uno spunto tra Comuni, uno scambio di esperienze, idee e iniziative sul territorio. In tal senso gli strumenti urbanistici, le AP P ROF O N DI M E NT O

norme comunali, ad esempio quelle di polizia rurale, i piani regolatori delle Città del Vino rappresentano un aspetto centrale e irrinunciabile della nostra azione. Norme aggiornate, pratiche e azioni amministrative attente all’ambiente, all’enoturismo e allo sviluppo: in questo modo intendiamo sviluppare e consolidare le relazioni con i nostri interlocutori di sempre,

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le Regioni, il Parlamento e il Governo. Parliamo di enoturismo. A febbraio in Bit sarà presentata l’anteprima del nuovo Rapporto sul Turismo del Vino in Italia Il turismo del vino è un capitolo irrinunciabile per lo sviluppo dei territori rurali e interni. Oltre 14 milioni di visitatori l’anno, un giro d’affari che sfiora i 3 miliardi di euro, secondo il nostro Osservatorio, sono già grandi numeri. Ma il potenziale è molto più ampio e il turismo del vino, come dimostra anche l’esperienza di altri Paesi, o di piccoli Comuni, penso a Montalcino con 1,5 milioni di turisti l’anno, è una scommessa sul futuro del

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nostro Paese, sui territori e la difesa dell’ambiente, sull’imprenditoria, sui giovani e il lavoro, sulla cultura e sugli scambi internazionali. Alle istituzioni diciamo di crederci di più e di fare il possibile per far emergere tutto il potenziale enoturistico italiano. Il turismo del vino può dare una mano a tante famiglie e alle economie locali, è un canale di sviluppo e un modo per combattere una fetta di disoccupazione. Presidente Zambon, di recente si è parlato di defiscalizzare le pensioni per chi andrà a vivere nei territori a rischio spopolamento di alcune regioni. L’idea è nata prendendo

a modello alcuni Paesi come Portogallo e Tunisia. La nostra intenzione è di arrivare a misure a favore di pensionati italiani e stranieri per defiscalizzare le pensioni di chi andrà a vivere in alcune aree a rischio spopolamento del nostro Paese. Penso alla Calabria, alla Sicilia, al Molise, alla Basilicata, alla Sardegna. Questo permetterebbe di combattere lo spopolamento, di arricchire culturalmente i luoghi, di salvare tanto patrimonio edilizio e di creare lavoro. Con l’arrivo degli anziani cresce la domanda di servizi e assistenza, cultura e tempo libero e questo fa lievitare l’offerta di lavoro. Tanti giovani, grazie agli anziani, rimarrebbero o tornerebbero sul territorio d’origine. ▣

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LE NUOVE SFIDE

per il 2019 Rapporto 2018 ISMEA – QUALIVITA sulle produzioni agroalimentari e vitivinicole italiane DOP, IGP e STG. a cura di Gladys Torres Urday

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lla nuova sfera valoriale delle Indicazioni Geogra­fiche rimarcate nel rap­ porto si affiancano ulteriori sfide ed opportunità. Il 2018 ha evidenziato nuovi temi strategici che impongono ad ogni componente del sistema una seria riflessione. In primis il neo protezionismo che, portato in tut­to il mondo da Trump, suona come un campanello di allarme anche per il settore agroalimentare per il rischio della reintroduzione dei dazi; le recenti affermazioni, rilasciate dallo stesso Presidente via so­cial network e indirizzate alla Francia relativamente alle esportazioni vinicole, non lasciano sereni, visto il grande valore rappresentato dai mercati interna­ zionali in questo periodo storico. Nell’epoca dell’A­

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merica First, il surplus di oltre 3 miliardi di euro della bilancia commerciale italiana dell’agroalimentare, non mette al riparo i nostri comparti Food e Wine da guerre commerciali come quella iniziata tra USA e Cina. Un altro tema che ha caratterizzato il 2018 riguarda i ripetuti appelli lanciati in sede ONU di autorizzare tasse ed etichette “punitive” sui prodotti ritenuti ad alto contenuto di grassi, sale e zuccheri con l’obiet­tivo di combattere alcune patologie sistemiche. Un tentativo - non sostenuto da nessuna base scientifi­ca - che paradossalmente si oppone ai principi della dieta mediterranea, che era stata riconosciuta come la più salutare anche dalla stessa organizzazione, e che avrebbe solo il risultato di favorire un approccio metabolico basato su “cibo in provetta”

in contrasto all’ampia gamma di valori contenuti nei secolari pro­dotti tipici made in Italy. Infine sotto la spinta dei grandi colossi dell’infor­matica si sta ponendo al centro del dibattito anche in Italia il tema della blockchain nel settore Food. In un momento storico in cui i consumatori sono più sensibili alla trasparen­za della filiera, come evidenziano le conversazioni digitali oggetto di tale indagine, questa tecnologia, che permette un rapporto diretto tra cittadino e pro­dotti, potrebbe dare ulteriori garanzie su diversi filo­ni quali sicurezza e tracciabilità. Ad oggi sono molte le analisi che concordano nell’affermare che entro pochi anni la blockchain sarà in grado di cambiare l’approccio alla spesa alimentare e non solo di mi­lioni di persone e che coinvolgerà anche il settore delle DOP IGP.

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Questa dimensione allargata della #DopEconomy italiana ha cercato di tratteggiare attra­verso il XVI Rapporto sicuramente impone a tutti gli attori del sistema responsabilità più profonde rispet­to a quelle iniziali. Il superamento delle sfide

eviden­ziate, infatti, non rimane solo un obiettivo economi­co per le aziende, ma assume un valore strategico anche per gli altri attori dei distretti, come le comu­nità e gli enti locali. Sarà quindi necessario uno scat­to in avanti del sistema imprenditoriale supportato da AP P ROF O N DI M E NT O

una classe politica capace di interpretare i nuovi bisogni nel contesto europeo e nazionale. A questo link trovate integralmente il Rapporto 2018 ISMEA – QUALIVITA: https://www.qualivita.it/ download-rapporto-ismeaqualivita-2018/ ▣

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Intervista a Flavio Nuti PODERE LA REGOLA In Toscana, in provincia di Pisa, tra le terre degli antichi Etruschi i fratelli Nuti, Luca e Flavio, portano avanti un progetto di cantina per la produzione di vini di alta qualità, con un rigoroso rispetto ambientale. Il progetto è profondamente allacciato al territorio ma è anche strettamente connesso e nutrito dalla loro grande passione: l’arte. di Alice Lupi

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Oggi, la nostra è una cantina ecosostenibile ed è abbellita con opere d’arte. Sorge nel comune di Riparbella, e precisamente in località Belora, proprio là dove gli Etruschi, sin dal VII secolo A.C., coltivavano la vite. Che cosa è per lei il vino?

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uongiorno Flavio, lei di professione è un avvocato ma è anche comproprietario dell’azienda vitivinicola Podere La Regola. Qual è il suo ruolo all’interno della cantina? Nel pieno della mia professione, che tuttora

svolgo, ho deciso, nel 2000, di affiancare mio fratello Luca, agronomo, nella conduzione dell’azienda familiare prendendo in mano la gestione amministrativa, i rapporti commerciali, la comunicazione e gli eventi. Con Luca, abbiamo sempre lavorato con l’unico obiettivo di essere degni ambasciatori di questo nostro territorio, vocato da sempre alla vite.

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Il vino per me non è solo una bevanda “inebriante” ma è il frutto di un’arte che dagli Etruschi - antichi abitanti della Val di Cecina e della vicina Volterra - è arrivata fino a noi, arricchendosi di storia e cultura, di cui è caposaldo insieme all’arte di fare cibo e l’arte in quanto Arte. Sono tutti aspetti necessari per comunicare la tipicità di un territorio, tanto è vero che in occasione dell’inaugurazione della nostra nuova cantina

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A pagina 26, il vigneto. A pagina 27, la Barricaia e la Famiglia Nuti. A pagina 28, interno della Cantina: sala con il camino del ‘500 e, in basso, il primo piano. A pagina 30, disegno sulle pareti della barricaia, e, in basso, l’artista Stefano Tonelli mentre realizza gli affreschi. A pagina 31, la Cantina di notte e la vigna.

abbiamo realizzato un libro “La Regola degli chef” che, oltre a raccontare la nostra storia, tratta anche dei nostri vini abbinati alle ricette di chef toscani con riferimento anche all’ambito architettonico e artistico della cantina stessa. Quali sono le “Regole” che ispirano la vostra attività? “Territorio, natura e uomini, da questo nascono le nostre... regole”. Questo è lo slogan che ispira la nostra attività sia in vigna che in cantina. Il territorio è l’ambiente in

cui l’attività si svolge, vocato per il clima temperato e la particolarità del terroir (costituito da un’esposizione solare continua e da un suolo argilloso con stratificazioni di sabbie plioceniche e minerali ferrosi). Qui, la natura esprime la ricchezza di vegetazione, basti pensare che le querce da sughero contornano i nostri vigneti che sono rigorosamente coltivati secondo le tecniche dell’agricoltura biologica, senza uso di sostanze chimiche e con metodi ecosostenibili. Infine, gli

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uomini che hanno un ruolo importante non solo nella conduzione ma anche nella fase della raccolta delle uve e nei processi di vinificazione fino all’imbottigliamento. La Cantina Podere La Regola è sita, come accennato da lei, su un territorio che, oltre ad essere vocato alla coltura della vite, è luogo ricco di storia. Quanto questo ha influito sul vostro lavoro? Come dicevo, gli Etruschi hanno vissuto e coltivato

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nutrimento del corpo ma anche dello spirito e manifesta la nostra umanità. Ecco perché abbiamo ideato, su questo tema, il progetto “A Regola d’Arte“. Vogliamo rivalorizzare il senso di umanità che oggi stiamo perdendo. Come?

la vite dove ora sorge la nostra Cantina e questo ci ha suggerito di rispettare ancor di più la storia del luogo, tant’è che la struttura è stata concepita utilizzando solo materiali come cemento, ferro e legno, nel pieno rispetto dell’ambiente. Per i processi di lavorazione utilizziamo l’energia solare mentre per l’illuminazione solo lampade a led. Addirittura il piano primo è interamente in legno e con spazi dedicati agli eventi, ai convegni. Per questo aspetto di ecosostenibilità abbiamo

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ricevuto il premio Ecofriendly 2017 del Touring Club e la Menzione Speciale nel concorso internazionale “La fabbrica nel paesaggio“ promosso dalla Federazione dei Club UNESCO con il patrocinio del MIBACT. La vostra azienda ha ideato un progetto che va oltre il concetto di territorio, di tradizione, di ecosostenibilità… un progetto “A Regola d’Arte”. Il vino, come sostenevano gli Etruschi, non è solo

Attraverso le opere d’arte le quali ricordano la spiritualità che attraverso il vino anche gli Etruschi esprimevano. Questo è il senso dell’affresco, unico nel suo genere – calcoli che è di ben 46 metri lineari per 4 metri di altezza - che l’artista Stefano Tonelli ha realizzato per noi nella barricaia della Cantina. Esso raffigura una danza cosmica in omaggio al sentimento e all’amore che gli Etruschi avevano per questo “nettare divino“. Quest’opera d’arte, lo scorso anno, è stata visitata da Vittorio Sgarbi. Inoltre, il critico d’arte Luca Nannipieri ha curato il libro di Stefano Toninelli ”Somnium”, la cui prefazione è stata scritta dal critico cinematografico Fabio Canessa. Presto, abbiamo intenzione di realizzare, in questo nostro “opificio culturale”, anche un altro progetto che sarà presentato il prossimo 23 aprile in occasione della giornata mondiale del Libro: “La Regola della letteratura“ per valorizzare la narrativa sul vino. ▣

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PARCO CULTURALE TERRE SICANE Viaggi incantati tra arte e natura. Testo e foto di Jimmy Pessina

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l settimanale Settegiorni ha proposto ai suoi lettori un percorso turistico alla scoperta del Parco Culturale Terre Sicane, un prezioso territorio della Sicilia occidentale che comprende le città di Calamonaci, Caltabellotta, Cattolica Eraclea, Menfi, Montevago, Ribera, Sambuca di Sicilia, Santa Margherita di Belice e Sciacca. Per nove mesi i lettori potranno intraprendere un viaggio emozionante (grazie alle linee aeree a low-cost, ora è possibile passare anche un week-end a costi contenuti e impensabile alcuni anni passati) che percorre le strade della bellezza dell’arte e della natura, ma anche un itinerario che apre le porte alle emozioni dei sapori e dei profumi dell’enogastronomia. Viaggiare nel territorio del Parco Culturale Terre Sicane significa ricevere in dono la calda luce del mare, il colore forte dei paesaggi collinari, il gusto antico dell’arte, i sapori di una terra che è luogo di leggende, eroi e miti mediterranei. Sospinto dal desiderio dell’ignoto e dal vento caldo dello scirocco, il viaggiatore può avventurarsi in un territorio dall’identità plurale, un vero e proprio mosaico di cultura greca, araba, normanna e spagnola, dove la Magna Grecia s’incontra con l’Oriente Bizantino, dove il fascino del Medioevo convive con T U RI S M O NAZ I ONAL E

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l’eleganza del Rinascimento e l’arte respira l’aristocratica bellezza dell’Ottocento. Il Parco Culturale Terre Sicane è quel magnifico territorio di Sicilia in cui s’intrecciano miracolosamente le grandi diversità: i fasti dell’antica Cultura e le tradizioni popolari, le sofisticate linee dell’arte e i manufatti semplici dell’Artigianato, la Storia e il folklore, i sapori forti della cucina dei pescatori e le dolcezze dei profumi collinari. Il Parco Culturale Terre Sicane offre al viaggiatore una molteplicità di itinerari turistici con escursioni naturalistiche, percorsi culturali, archeologici ed enogastronomici in un territorio che possiede ancora oggi una natura

incontaminata, un mare pulitissimo ed un incantevole paesaggio mediterraneo. Nelle nove città che costituiscono il Parco, in esse il viaggiatore troverà i segni, le calde espressioni ed i segreti scenari di una umanità legata al filo della memoria di antiche tradizioni storiche. Il Parco Culturale Terre Sicane accoglierà non solo il turista, ma soprattutto il “viaggiatore”, quella persona che vorrà cogliere l’anima di una grande terra: l’infinito celeste del mare di Sciacca. Non c’è scelta: visto che è impossibile riassumere qui circa 3 milioni di anni di storia, sulle origini di Sciacca vi racconteremo che, vista la sua felice posizione geografica e la

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A pagina 32 e 33, Sciacca vista dal mare. A pagina 34, Sciacca: Cala dell’Ovo, Punta Pisapia; in basso, spiaggia di Cianciana. In questa pagina, Parco Naturale Terre Sicane.

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In questa pagina, Olivastro, riserva di Torre Salsa. A pagina 37, Belice. A pagina 38, Menfi: Chiesa del Collegio; in basso, sculture del sole. A pagina 39, Cattolica Eraclea, spiaggia; in basso, Montevago.

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ricchezza del suo territorio, la città è stata abitata sicuramente fin dal Neolitico inferiore (7500 anni fa) e che tracce di insediamenti umani nelle grotte saccenti sono documentate in modo completo fin da 3500 anni fa. Dell’odierna cittadina la parte più antica è sicuramente quella rappresentata dal quartiere Figuli e il suo nome, Sciacca, probabilmente proviene dall’arabo: o da As-saqah (fessura), ad indicare la posizione al vertice inferiore delle sue due valli, o da Syath (bagno), visto che fin dalla notte dei tempi la zona era conosciuta per i suoi bagni termali.

Perché Sciacca è sempre più meta ambita per le terme, vapori sulfurei che soffiano dentro il monte Kronio dalle incredibili capacità curative. Ben lo sapevano gli antichi e ben lo sanno i turisti di oggi che uniscono l’utile al dilettevole, un bel bagno termale curativo e depurativo con un magnifico soggiorno in questo splendido angolo di mare. Tutta la città viene sommersa dai colori brillanti, quei colori del sole che poi ritroviamo nelle ceramiche maiolicate, forma di arte che definire tradizionale sarebbe molto riduttivo: le ceramiche qui venivano preparate fin dai tempi remoti, forse anche

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grazie ai “forni” gentilmente offerti dalle stufe del Kronio. A Sciacca, ovviamente, oltre al famoso Carnevale, si festeggia molto: troppo bello il luogo per non aver mille motivi per fare festa. C’è la festa del Santo Patrono, la Madonna del Soccorso, c’è il Festival del mare, ci sono i giochi pirotecnici dell’ultima notte dell’anno e le processioni. Infine, ci sono le “gioie” della cultura più materiale, quella archeologica che, oltre a sostanziose necropoli e gli scavi tutt’intorno alla cittadina, svela anche allo sguardo più ingenuo il Castello dei Luna, costruito T U RI S M O NAZ I ONAL E

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nel 1380 ed ancora oggi perfetto fondale scenografico che, dall’alto della sua rocca, conferisce al centro abitato una fisionomia unica. Più “recente” di circa 200 anni, lo Steripinto, il palazzo in stile gotico-catalano che con la sua aria severa eppure elegante impreziosisce con la sua semplice esistenza tutta Sciacca, così come lo fanno la chiesa di Santa Maria del Giglio e quella di Santa Maria dell’Itria,

anch’esse cinquecentesche, e il rinascimentale duomo dedicato a Maria Maddalena. Panorami straordinari, sia che guardi a monte o in fondo alla strada, che si apprezzano sicuramente di più dopo aver degustato la salsiccia (ottima quella arrostita) saccente, condita con olio locale e accompagnata con vino di queste colline. Ora vi è chiaro perché chi va per la prima volta a Sciacca non smette più di tornarci?. ▣

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A pagina 40, Sambuca di Sicilia: Borgo e Lago Arancio. In questa pagina, Realmonte, foce dei Platani; in basso, Caltabelotta, Chiesa Madre.

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Alla scoperta delle bellezze racchiuse tra il Lago d’Orta e le vallate dell’Ossola Natura, arte, cultura, enogastronomia sono i segreti da riscoprire nelle ridenti località delle province del Verbano, Cusio, Ossola in territorio piemontese. di Giovanna Turchi Vismara – Credit Photo Cosetta Dal Cin

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’Italia non soltanto vanta numerose città d’arte, preziosi musei a cielo aperto, ma anche tanti piccoli centri che, ubicati tra monti e vallate, sin dai secoli passati hanno saputo unire alle incomparabili bellezze dei paesaggi naturali veri e propri gioielli d’arte. Natura, arte, cultura, enogastronomia sono i segreti da riscoprire nelle ridenti località delle province del Verbano, Cusio, Ossola in territorio piemontese. E’ un viaggio non solo tra siti suggestivi a ridosso delle

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Alpi Pennine e Lepontine, ma anche una opportunità che permette di venire a contatto con genti profondamente orgogliose del proprio territorio, costantemente impegnate a valorizzarne le caratteristiche e a mantenere vivo il ricordo delle antiche tradizioni che raccontano di sacrifici e duro lavoro ma anche di incrollabile dignità e profonda religiosità. Tale spirito già si coglie percorrendo i sentieri che circondano il Lago d’Orta, piccolo lago prealpino in provincia di Novara, racchiuso tra armoniche sequenze di rilievi morenici,

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e che Balzac, ammirandolo nelle brume mattutine, definì “una perla grigia in uno scrigno verde”. Al centro del Lago, a pochi minuti di barca da Orta, sorge la piccola isola di San Giulio legata ad un alone di leggenda. Giunto ad Orta proveniente dall’isola di Egina nel 303, San Giulio, santo viaggiatore, approdò su quello stretto e roccioso lembo di terra camminando sul suo mantello steso sulle acque, e dopo aver sconfitto i mostri e i serpenti che l’abitavano e aver costruito una chiesa, lo scelse come sua ultima dimora. Oggi, T U RI S M O NAZ I ONAL E

in un’atmosfera quasi atemporale che suggerisce silenzio e mistero, si erge l’Abbazia Mater Ecclesiae. E’ un grande monastero di clausura di monache benedettine che, nel laboratorio da loro stesse instaurato, nel silenzio e nella preghiera si dedicano al restauro di preziosissimi tessuti antichi. Costeggiando il lago sulla sponda orientale, partendo da Pella si raggiunge il Santuario della Madonna del Sasso, in località Boleto, edificato su un’imponente roccia granitica che scende a strapiombo sul lago. All’interno del Santuario,

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costruito tra il 1730 e il 1748 si trovano un grande ciclo pittorico di Lorenzo Peracino, pittore e scultore valsesiano e una “Deposizione” di Fermo Stella di Caravaggio, allievo di Gaudenzio Ferrari. Il santuario, dedicato alla Madonna Addolorata, è una importante meta di pellegrinaggio, in riferimento al miracolo relativo al drammatico episodio in cui la Madonna salvò dai massi che cadevano per lo scoppio delle mine 350 scalpellini che lavoravano nelle cave sottostanti. Costeggiando il lago si possono visitare varie località. La più importante è Omegna, città natale di Gianni Rodari, ridente di fiori

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d’estate, illuminata dalla neve d’inverno e sede di importanti aziende. Attraversata la piana di Gravellona Toce si raggiunge il villaggio lacustre di Mergozzo, situato sull’omonimo lago caratterizzato da uno stupendo paesaggio di aspre cime e verdi boschi. La cittadina vanta a suo simbolo un Olmo secolare che dal 1600 si trova al centro della piazza principale. Qui è da visitare il piccolo ma interessante Museo Archeologico che illustra gli usi dei popoli che hanno abitato il territorio fin dall’antichità. Tra le varie frazioni della zona spicca Candoglia, nota per

la famosa cava di marmo regalata dagli Sforza alla Veneranda Fabbrica del Duomo. Con questo marmo è stato realizzato il Duomo di Milano e tutt’ora viene usato per i rifacimenti e i restauri necessari. Al centro della Val d’Ossola, ben nota per le cascate del Toce, si trova Vogogna, uno dei borghi più belli d’Italia e sede del Parco Nazionale della Val Grande. La cittadina, che conserva un patrimonio ricco di storia che risale ai Celti e ai Romani, ha vissuto il suo massimo splendore al tempo dei Visconti. E’ imponente il Castello Visconteo fatto costruire nel 1348 da Giovanni Visconti, Vescovo di Novara.

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Contemporanea è anche l’ampia e poderosa cinta di mura, che sussiste tutt’oggi, e che protegge l’intero paese e il Palazzo del Pretrorio situato ai piedi della scalinata che conduce al Castello. Entrambi gli edifici, dopo lunghi lavori di restauro, sono oggi adibiti a sedi di mostre e di convegni. Tra i numerosi monumenti e opere d’arte è da segnalare il Mascherone Celtico conservato nel Palazzo del Pretorio. Addentrandosi nelle zone più interne della provincia del Verbano Cusio Ossola per raggiungere la Valle Antigorio, ci si imbatte in borghi di montagna che mantengono intatto il gusto e il sapore delle culture antiche. Attraverso sentieri naturalistici

riportati all’agibilità grazie all’impegno della Comunità Montana e agli aiuti della Comunità Europa si possono raggiungere gli angoli più nascosti, ricchi di selvaggia bellezza e impreziositi da capolavori d’arte. Ne è esempio la Chiesa Parrocchiale di Baceno di epoca medievale che con la sua facciata a capanna è monumento nazionale. Sulla facciata della chiesa è raffigurato un San Cristoforo, protettore dei viandanti, opera di Antonio Zanetta, allievo di Gaudenzio Ferrari, e all’interno a cinque navate ci sono affreschi del XV e XVI secolo. Il ritrovamento in loco di un’accetta risalente al terzo millennio a. C. porta testimonianza di insediamenti

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umani già da quel periodo. Da Baceno si raggiunge, all’imbocco del Parco Naturale Veglia Devero, Croveo noto come paese delle streghe, per le persecuzioni di donne considerate tali tra il 1570 e il 1610. Qui, percorrendo una mulattiera lungo il torrente Devero si raggiungono le “Marmitte di Croveo”, imponenti blocchi rocciosi scavati dall’acqua che origina una panoramica cascata e legate ad una antica leggenda del diavolo e ai processi delle streghe. All’interno del paese è ben conservato il torchio settecentesco usato per la spremitura di una specie particolare di pere, dette Pir, da cui si ricavava un sidro

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corroborante in quei tempi di perenne carestia. Proseguendo nel percorso e lasciato il paese di Goglio con la sua centrale idroelettrica, costruita nel 1912, si entra, attraverso gallerie, nel cuore della montagna sino a raggiungere la piana del Devero a 1600 metri. La vasta area del Parco naturale Veglia-Devero è salvaguardata da leggi

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severissime. Qui, nel respiro di una natura incontaminata, ricca di prati e di alpeggi colorati da mirtilli, rododendri e lariceti, trovano il loro regno numerose specie di animali quali cervi, caprioli, camosci, fagiani di monte, pernici bianche. Qui, presso il Museo dell’Alpeggio, ricco di rustiche testimonianze, si possono gustare tipici prodotti locali

come il pane di segale, i formaggi degli alpeggi, Bettelmatt e Crampiolo, bresaola e prosciutti ossolani, miele, marmellate e biscotti. Ad accompagnare il tutto c’è il buon vino ossolano Ca de Matè della cantina vinicola Garrone, ai cui proprietari va il merito di aver valorizzato il vitigno autoctono ossolano che comprende uve nebbiolo. ▣

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Lesina e Varano, laghi di innegabile bellezza Non solo due fra i laghi più grandi e importanti dell’Italia meridionale, ma anche autentici scrigni di sorprendenti attrattive di flora e fauna che meritano di essere svelate. di Nicoletta Curradi

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na realtà suggestiva, che si incontra appena si tocca il suolo pugliese: i laghi di Lesina e di Varano, che non sono solo due fra i laghi più grandi e importanti dell’Italia meridionale, ma anche autentici scrigni di sorprendenti attrattive di flora e fauna che meritano di essere svelate agli occhi dei visitatori. Non basta ammirare esternamente questi affascinanti specchi d’acqua, con i loro colori cangianti nelle varie ore del giorno: è importante conoscerne bene le caratteristiche e le ricchezze naturali e per farlo abbiamo rivolto alcune domande al

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dottor Raffaele D’Adamo, biologo marino e ricercatore all’ISMAR Lesina, l’Istituto di Scienze Marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Dottor D’Adamo, ci può raccontare la sua esperienza a Lesina? Lavoro qui dal 2001, all’inizio per lo sfruttamento biologico della laguna, poi per lo studio degli ecosistemi costieri. Ci spieghi nel dettaglio in cosa consistono le sue ricerche. Il CNR, dal 1968, ha dato una svolta agli studi sulla valorizzazione della pesca e sulla qualità delle acque del lago, nel rispetto della

sostenibilità. Io conduco ricerche, per esempio, sul ciclo riproduttivo dell’ostrica nostrana piatta e dell’orata. Studio anche la bottarga, la cui quantità è in aumento. Grazie alla bassa salinità della laguna la bottarga rimane più integra, non si sbriciola. L’anguilla è invece ritenuta la regina del lago di Lesina. Oltre al pesce mi occupo anche di salicornia, cioè l’asparago di mare, una pianta tipica di questi litorali. Si raccoglie in estate, è molto usata in cucina, anche con il pesce, ed è ricca di sali minerali e vitamine, ideali per la salute. T U RI S M O NAZ I ONAL E

Ha pubblicato anche libri su questi temi? Sì, sono autore di numerose pubblicazioni scientifiche su tematiche del mare e delle lagune” Ringraziamo il dottor D’Adamo e andiamo alla scoperta di questo ambiente naturale così attraente. Per godere appieno della bellezza del lago di Lesina è consigliabile utilizzare il servizio Lagobus, cioè un trasporto che permette ai turisti e ai cittadini lesinesi di navigare sul lago e sul canale Acquarotta, uno dei

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canali che collegano il lago al mare, per poter osservare e conoscere la fauna e la flora autoctona. Nelle ore mattutine può capitare di incontrare i pescatori e assistere alla pesca di cefali, orate, granchi e anguille, pesci che vengono

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poi sistemati per la vendita al piccolo ma fornito mercato del pesce sul lungolago. Il lago di Lesina può vantare un bellissimo lungolago, sul quale si può passeggiare e pure sostare per un caffè o un aperitivo nei locali.

Il lago di Varano non ha un lungolago, ma il paesaggio è ugualmente bello e nelle sue vicinanze si possono visitare luoghi sacri come la grotta di San Michele e la chiesa della SS. Annunziata con il Crocifisso di Varano.

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I pescatori utilizzano reti diverse a seconda della specie da pescare: bertovelli per le anguille e paranze per altri pesci. Appunto alla paranza è dedicata una festa che ormai è un’istituzione a Lesina. Quest’anno, per la terza edizione, ha calamitato tanti visitatori in un weekend soleggiato e piacevole sul lago. Molto gradite le proposte agli stand dell’artigianato e dell’agroalimentare a chilometro zero (si può dire centimetro zero!). Indiscussa protagonista dell’evento, organizzato dalla sezione provinciale della Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa, è stata l’anguilla, cotta alla brace dai pescatori. In cucina anche l’Associazione Cuochi Gargano e Capitanata che ha preparato un intero menù a base di prodotti lacustri. Non poteva mancare la paranza, latterini e gamberetti rigorosamente fritti. E non è mancata nemmeno tanta musica ad allietare la festa. La pregiata anguilla di Lesina rappresenta la fonte di una florida attività e la sua notorietà ha superato i confini della sua

terra, non solo perché si è conquistata i palati dei buongustai, grazie al suo sapore delicato, ma perché i ristoratori, di ottimo livello e molto numerosi a Lesina, hanno saputo valorizzarla, tramandando per generazioni modi tipici di cucinarla e inserendola nei loro menù. Nelle terre

garganiche il sodalizio tra pescatori e contadini è assai stretto; spesso i due mestieri sono esercitati dalla stessa persona ed è inevitabile, allora, che anche l’anguilla si unisca agli ortaggi, quasi a suggellare un’unione frequente nel Gargano, quella tra i sapori del mare e quelli della terra.

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È il caso della minestra d’anguilla, una vera e propria sinfonia di sapori. Si racconta che abbia origini antiche e derivi dalla necessità di nascondere l’odore dell’anguilla ai padroni, i latifondisti proprietari della laguna, ai quali i pescatori, loro dipendenti, la sottraevano per sfamarsi. L’anguilla, tagliata a pezzi e scottata in acqua, si unisce a patate, melanzane, peperoni, pomodori e altre verdure di stagione, spontanee e no, fra cui anche le cicorielle e il sedano selvatico. Alla fine olio al peperoncino e due fette di pane abbrustolito completano il piatto. Chi vuole conoscere meglio la realtà di Lesina ha a disposizione il Centro Visite, ben organizzato e gestito, che custodisce il Museo Etnografico “Casa del Pescatore” e un suggestivo acquario di acqua salmastra collegato con la laguna di Lesina per vie sotterranee, il primo in Europa, con numerose specie di pesci e testuggini. ▣

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UN PIENO DI ENERGIA! Nelle Alpi bavaresi, le due Perle Alpine Berchtesgaden e Bad Reichenhall offrono storia, natura e benessere. Testo e foto di Franca Dell’Arciprete Scotti

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on tutti sanno che la regione alpina tra la Germania meridionale e l’Austria era un tempo remoto coperta dall’acqua di mare. Lo testimonia oggi, in un paesaggio completamente

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cambiato, la presenza di montagne ricche di sale. Siamo nel Berchtesgadener Land, in Baviera, a pochi chilometri dal confine austriaco e da Salisburgo. Qui sorgono, vicinissime, due deliziose cittadine, Berchtesgaden e Bad

Reichenhall, che hanno fatto della salute il loro fiore all’occhiello. Non a caso sono entrate, uniche due cittadine in Germania, nel consorzio “Alpine Pearls”, un club prestigioso che raccoglie, nell’arco delle Alpi, le località

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ideali per vacanze di qualità, ecocompatibili, con tutti i comfort e soprattutto senza auto. Qui la mobilità dolce è normale: in autobus o in treno si raggiungono le mete più incantevoli e grazie alla tessera di soggiorno si possono utilizzare i mezzi di trasporto pubblici gratuitamente. Molti centri di noleggio propongono biciclette e biciclette elettriche da utilizzare sulle ottime piste ciclabili, mentre le soluzioni TrenoBici permettono di spostarsi comodamente anche a lunghe distanze senza usare l’auto privata. E poi, per merito del benefico sale nascosto nelle T U RI S M O I NT E RNAZ I ONAL E

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montagne, si possono godere speciali acque curative e termali, ideali soprattutto contro le allergie. Negli stabilimenti di Bad Reichenhall, infatti, si

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praticano bagni e inalazioni con l’AlpenSole, una soluzione salina naturale con straordinarie proprietà curative, che è uno degli ingredienti principali di queste

acque termali: ideali per proteggere dalle allergie, riequilibrando il sistema immunitario. La sorgente, visitabile, si trova direttamente sotto la città, protetta dall’inquinamento ambientale e servita da un impianto idraulico che risale al 1834. Nelle grandiose Rupertus Therme, che prendono il nome da San Ruperto, il patrono delle miniere di sale alpino, si può scegliere la propria area wellness personale tra una varietà di saune, il fitness center e l’area “Sport and Family” più adatta a gruppi familiari (www.rupertustherme.de). Gli stessi esercizi turistici “allergiekerfreundlich” di Bad

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Reichehnall si attengono a un protocollo di qualità per ridurre i disagi degli ospiti affetti da allergie. Una vacanza dunque di salute e benessere in questa zona protetta delle Alpi Bavaresi. Ma le due cittadine offrono molte altre attrattive ai visitatori curiosi. A Bad Reichenhall è di grande interesse, anche per capire l’importanza storica del sale, vero “oro bianco”, la visita alla Alte Saline, monumento di archeologia industriale di importanza europea. Qui, oltre alla cappella in stile neo romanico, la sala

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macchine storica e il sistema di gallerie sotterranee con le sorgenti di acqua salina, colpiscono l’attenzione le due gigantesche ruote ad acqua del diametro di 13 metri e un peso di 15 tonnellate l’una, che girano ininterrottamente da quasi 2 secoli. Il lavoro si svolgeva per mezzo di macchine sempre più avanzate, che incanalavano l’acqua salata e la spingevano in una rete di tubazioni fino alla ebollizione, evaporazione e raffinazione del sale. Da quando è stato costruito, circa 170 anni fa, questo impianto di estrazione di acqua salina funziona giorno e notte e il segnale

della campanella, che suona a intervalli regolari, indica al guardiano della sorgente che tutto va bene. Usciti dalla Alte Saline, si scopre il fascino di Bad Reichenhall, tipico centro termale europeo, frequentato tra fine ‘800 e primi ‘900 dalla nobiltà europea: viali alberati, il giardino termale reale o Kurgarten, creato nel 1869, ancora oggi uno dei parchi termali più belli d’Europa, con l’imponente e affascinante edificio liberty del Gradierhaus. Nel centro storico il municipio affrescato con personaggi simbolici; nel quartiere medievale intorno alla

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piazza di San Floriano case autentiche del ‘600 dai classici tetti a spiovente; nella cattedrale di San Zeno, fondata secondo la leggenda da Carlo Magno, un bellissimo portale romanico. L’altra “perla alpina”, Berchtesgaden, era già dall’800 una meta ambita per ospiti importanti come re bavaresi, artisti e nobili. Oggi i moderni turisti passeggiano piacevolmente tra le vie del centro storico tra gli edifici in stile rococò decorati da graffiti colorati, la chiesa parrocchiale con le due torri e il Castello Reale che è ancora sede della nobile famiglia Wittelsbach e testimonia la storia del casato reale bavarese. Nei sobborghi esterni di Berchtesgaden, nelle viscere della montagna, si apre la miniera di salgemma, che invita a fare un viaggio nel sale e nel tempo. La visita è davvero intrigante: si svolge con un trenino, con una zattera di legno sul lago sotterraneo, con un grande scivolo che fa lanciare urla di

emozione. Si scoprono così tutti i segreti della lavorazione del sale e di questa miniera che è tuttora in funzione (www.salzzeitreise.de). Intorno si apre un paesaggio da fiaba: laghi romanticissimi, circondati dal luccichio delle Alpi Bavaresi e boschi fitti di abeti. In questo angolo di Baviera è stato creato nel 1978 il Parco Nazionale di Berchtesgaden, per lasciare intatta e spontanea la natura senza l’intervento dell’uomo. Qui si trovano ancora angoli selvaggi diventati rarissimi nell’area mitteleuropea. Vari punti informativi sia in centro città, sia in alcune località del parco, permettono di scoprire sentieri, passeggiate, livelli di difficoltà, aree ricreative e le molte specie animali e vegetali che sono protette. Paradiso per tutti gli sportivi, il parco offre divertimenti sia d’estate che d’inverno. Sciatori, appassionati di snowboard e amanti di slittino trovano piste, impianti di risalita e comprensori sciistici

che si possono raggiungere comodamente con gli autobus di linea. Affascinanti e romantiche le gite in slitta trainate dai cavalli, che portano lentamente ad una riserva dove si vedono i cervi al pascolo, o le escursioni guidate con le ciaspole, lontano dalla confusione delle piste. Piccole chiese isolate, dai campanili affusolati o dalle cupole a cipolla sottolineate da profili rossi sulla calce bianca si stagliano contro i panorami grandiosi di montagne e boschi. Una tra tutte è la famosa parrocchia di Ramsau, che già nell’800 fu soggetto preferito dai pittori che si riunirono in questo piccolo villaggio delle Alpi bavaresi. Le loro opere che ritraggono gli scorci più belli della zona e delle montagne, costituiscono un percorso originale del sentiero intorno al lago. Le copie sono esposte su cavalletti, esattamente nella posizione in cui l’occhio dell’artista aveva fissato quei panorami. ▣

CONSIGLI DI VIAGGIO Nel segno della mobilità dolce, sarebbe bene giungere in zona in treno: ottimi per questo viaggio i treni DB, www.bahn.com/it Con Interrail 30 Paesi, un unico pass ferroviario, oltre 40.000 destinazioniin Europa, www.interrail.eu/it Tutte le info: www.alpine-pearls.com/it, www.germany.travel

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Bodrum, il Paradiso omerico dell’eterno azzurro Storia, spiagge bianchissime, mare blu, profumi dolci e speziati, cucina golosa e vini corposi di una terra ricca di meraviglie. Testo e foto di Carmen Guerriero In collaborazione con Ufficio Cultura e Informazioni dell’Ambasciata di Turchia

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odrum, l’antica Alicarnasso, riserva insperate sorprese, anche al turista più esigente. Non solo per il mare, così azzurro, così intenso che si imprime negli occhi e nel cuore da divenire quasi necessario, ma per la ricchezza straordinaria di risorse che a partire dagli anni sessanta ne hanno fatta una delle mete turistiche maggiormente preferite tanto dalla ricca classe borghese turca quanto dai turisti stranieri. Crocevia storico di diverse popolazioni Elleniche, Bizantine, Ottomane, Persiane, Romane, Doriche, nel corso dei secoli, Bodrum è espressione di tutte queste molteplici e diverse

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In questa pagina, dall’alto: Isola di Orak; alba a Karacasogut dal caicco. A pagina 62, Bodrum: panorama dalla terrazza dell’Hotel El Vino Boutique. A pagina 63, Bodrum: porto e castello.

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influenze, che ne hanno tracciato un profilo artistico e architettonico estremamente affascinante. Simbolo di Bodrum è il magnifico castello di Bodrum, anticamente di San Pietro, che domina dall’alto il mare e tutta la città, con la sua imponente architettura medievale. Costruito nel XV secolo dai Cavalieri Ospitalieri, ha una superficie di quasi 2800 m² e ospita un importante museo di archeologia marina che custodisce relitti di navi greche, fenicie e romane. Il porto, circondato da colline verdissime costellate da case basse, a schiera, imbiancate a calce, è una straordinaria tavolozza di colori, stagliata tra cielo e mare, punteggiato da una fitta foresta di alberi

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delle barche a vela, yacht lussuosi splendenti di lucido, semplici barche di pescatori adorne di spugne e polpi stesi al sole e caicchi tradizionali. Bodrum possiede una vasta flotta di caicchi, velieri tradizionali costruiti principalmente nei cantieri dei dintorni della città, che offrono bellissime gite nelle baie silenziose circostanti raggiungibili solo dal mare, della durata da un giorno a una settimana, a prezzi molto convenienti (dalle ore 10:00/11:00 fino alle ore 16:00/17:00. Il percorso classico prevede nel programma la visita all’isola Nera e alle sue sorgenti d’acqua calda e al villaggio di pescatori di Ortakent). Il consiglio è di contrattare qui, in modo da poter

selezionare imbarcazione, giro e prezzo! Appena subito dopo il porto, la città rivela tutto il suo fascino tipicamente mediterraneo, che si distende tra i tanti vicoli brulicanti di negozi, locali, discoteche e “lokantasi”, ristorantini sempre pieni di gente a qualsiasi ora del giorno e fino a notte tarda. E’ il famoso Bazar, il mercato di Bodrum, il regno del “contraffatto originale”, capi, gioielli, borse, sciarpe, vestiti e oggetti delle migliori marche mondiali talmente fatti bene che è quasi impossibile distinguerli dagli originali. Ovviamente, è una eterna festa per tutti gli appassionati di shopping griffato, quasi d’autore! Tutto questo, tra profumi

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inebrianti di loukoum, gelatine di frutta, simit (pane ad anello coperto di semi di sesamo e appena sfornato), fiori di zucca ripieni, böreği e otlu Tepsi böreği, cioè rotolini e torta rustica di pasta fillo,

menta, spinaci e ricotta. E poi kebab, quello vero e buono, nelle sue tante gustose versioni, persino vegetariana, con carote, peperoni, cipolle e zucchine tagliate fini e ricoperte dalla

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classica salsa allo yogurt, del Trafo Restaurant, gestito direttamente dalla Municipalità di Bodrum, proprio dietro porto e castello. Arka è la piacevole alternativa, a prezzi modici ed in un ambiente simpatico, per i nostalgici della buona pizza napoletana in abbinamento a birre artigianali e vini locali. Di sera, per cena, la scelta dei locali è davvero imbarazzante tra semplici trattorie di pescatori, dove assaggiare polpo, calamaro, cernia, cozze ripiene, e raffinati cocktail bar e ristoranti tipici di cucina turca. Per i più esigenti, Avlu Bistro Bar offre una esperienza “Slow Food” nei suoi menu, combinando cucina turca, nota per i suoi sapori ricchi e unici, a deliziose componenti di quella Mediterranea e

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mondiale, cura ai dettagli, impiattamento elegante ed una notevole carta di vini, sia locali che internazionali, in un ambiente caldo e rilassante. Ospitalità a 5 stelle a El Vino Hotel & Suites, un bellissimo hotel affacciato sui tetti e la baia di Bodrum, strutturato in diversi fabbricati, su vari livelli, con stanze arredate in modo tradizionale, tappeti colorati, tende ricamate alle finestre e ai balconi, affacciati sulla rigogliosa vegetazione di piante e fiori ornamentali. Al centro, una piscina dove rilassarsi nelle ore più calde, sorseggiando the o caffè offerto alle 5 insieme a dolci e biscotti. In una zona quasi segreta, un percorso straripante di bouganvillee conduce a un’altra piscina, più piccola, e ad un’incantevole terrazza

privée dove, a richiesta, è possibile gustare la sontuosa colazione, rigorosamente tête-à-tête…! Per i palati più esigenti, la ricchissima e varia colazione, con prodotti freschi, tipici e di qualità è la promessa di prelibate degustazioni al ristorante in terrazza, tra piatti tradizionali rivisitati, vini del territorio, tra cui anche il proprio, e un panorama mozzafiato! Bodrum è famosa anche per la sua ricca produzione di mandarini. Bodrum Yadigari è un’azienda familiare, fondata da Ömer Aras, il più grande produttore di mandarini della penisola di Bodrum che coltiva da decenni i mandarini, meravigliosi piccoli, profumatissimi agrumi con i semi - in Italia ormai,

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A pagina 64, Bodrum, El Vino Boutique Hotel: in alto, la bella e buona colazione. In basso, Kavhalti, la tipica colazione turca. In questa pagina, Bodrum: piscina dell’hotel El Vino Boutique. A pagina 66, simit. In basso, crostini con avocado, salmone e aneto fresco (Ristorante Avlu, Bodrum).

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praticamente introvabili - qui, invece, coltivati e, poi, lavorati in marmellate, scorzette, succhi di frutta e loukum, le gelatine di frutta tipiche turche. In cima alla collina, salendo verso la Moschea di Tepecik dal porto degli yacht, si trova il Mausoleo di Alicarnasso, un tempo considerato da Plinio il Vecchio come una delle sette meraviglie del mondo, i resti della monumentale tomba che Artemisia fece costruire per il marito, nonchĂŠ fratello, Mausolo, satrapo della Caria, ad Alicarnasso tra il 353 e il 350 a.C

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L’anfiteatro di Bodrum, meraviglioso esempio di teatro classico greco, offre viste spettacolari sulla città e ancora oggi viene utilizzato per proporre spettacoli dal vivo, secondo una lunghissima tradizione che risale a più di due millenni fa. Appena fuori Bodrum, a Çömlekçi, Selva İşmen conduce, insieme al marito Haluk, entrambi ingegneri, la Karnas Vineyards Milas, l’unica azienda vitivinicola di Bodrum, che produce Zinfandel Rosé, Zinfandel e Shiraz, olio e marmellate biologiche. Gümüşlük, appena fuori Bodrum, è una località rinomata per i suoi raffinati ristoranti di pesce, praticamente sull’acqua, approdo di lussuose barche, dalle atmosfere romantiche, tovagliato e mise en place raffinate e… conto adeguato! Yalikavak è una deliziosa località marina al nord di Bodrum, con tanti ristorantini, locali e cocktail bar affacciati sul mare, dove gustare piatti di pescato fresco e specialità locali. Passando in mezzo a boschi di abeti, Yalıçiftlik vanta una lunga spiaggia sabbiosa antistante l’isola dı Orak, scalo di tutte le barche che fanno il tour di Gökova, dal mare limpido che fa eco, poco oltre, alla spiaggia di Çökertme, situata vicino a Mazi, altra sosta obbligata dei tour di caicchi, dal mare splendido e ristorantini tipici

lungo la spiaggia. Circa 4 km più avanti, Çiftlikköy evoca le atmosfere di un tipico villaggio egeo, mentre sulla spiaggia di Inceyalı, tra sole, mare e pescato freschissimo, gli amanti dei tappeti possono osservare il procedimento della tessitura locale. A Karacasöğüt, il risveglio sul caicco è un’alba piena di colori e di emozioni, difficile da dimenticare, che si dipanano lungo tutta la Costa Turchese. Di fronte, sull’altra sponda dell’Egeo, l’isola di Meis, famosa Kastellorizo del film Mediterraneo, segna il limite del desiderio, eternamente sospeso tra Grecia e Turchia. ▣

A pagina 67, Meis Castellorizo, Grecia, vista da Kalkan, Turchia. In basso, barattoli di marmellata di mandarini. A pagina 68, pizza marinara, (Pizzeria Arka, Bodrum). In basso, piatto di formaggi locali (Ristorante El Vino Boutique Hotel, Bodrum). In questa pagna, mega kebab nel bazar di Bodrum.

Info: www.turchia.it

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LE MAGICHE ATMOSFERE dell’Oltremare Francese Qui la natura si esprime nelle voci più diverse e con paesaggi mozzafiato. di Giovanna Turchi Vismara – Foto Eric Lamblin, Stephane Godin, Ludovic Ismael, Luc Perrot, Ludovic Riviere

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in foreste equatoriali, imponenti cascate, vulcani addormentati, lagune dalle acque trasparenti, spiagge di sabbia bianca, in uno stupefacente contrasto di climi, fauna e flora.

La natura si esprime nelle voci più diverse. Paesaggi mozzafiato si articolano

Guadalupa è un arcipelago che comprende cinque isole di una bellezza sorprendente e dalle proposte

e varie destinazioni dell’Oltremare francese, avvolte in atmosfere di magiche serenità, regalano al visitatore esperienze indimenticabili.

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più accattivanti. La BasseTerre offre un turismo attivo a contatto con la natura; la Grande-Terre è per vacanze relax sulle più belle spiagge di sabbia bianca; la Désirade è per un soggiorno ecologico a contatto con una natura incontaminata; Les Saintes invitano a rigenerarsi nei tipici villaggi dei pescatori; MarieGalante è per un soggiorno

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decisamente romantico. I motivi di svago e divertimento sono tantissimi durante tutto l’anno. Particolari sono il Natale Kakado a Vieux-Habitants, la Festa delle Cuoche a Pointeà-Pitre, il famoso Carnevale della Guadalupa in marzo, aprile, maggio, e poi festival di jazz, fiere gastronomiche, eventi sportivi. E non manca il piacere di scoprire i migliori rhum agricoles dell’arcipelago seguendo La Route du Rhum. Il massimo comfort è assicurato sia negli hotels da 1 a 5 stelle e nelle ville da favola che nei piccoli hotels di charme. Sono molte anche le novità. Le Relais

du Moulin**** a SainteAnne (Grande-Terre) è stato rinnovato con 46 bungalows e 20 suites attorno a un tipico mulino. Tendacayou Home & Spa è un sito ecoturistico di capanne sugli alberi a Deshaies (Basse-Terre), nel cuore di un giardino tropicale di 2500 mq. Tra le ville esclusive vi sono Le Jardin 4 épices, ultra elegante, sull’isola Marie-Galante, e Willisa River in prossimità della riserva Cousteau dell’isolotto Pigeon, vicino alla splendida spiaggia di sabbia nera di Malendure. www.leisoluidiguadalupa.it La Martinica, nel cuore

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dei Caraibi, accosta a una eccezionale varietà di paesaggi un ricco patrimonio storico e culturale. Il suo Parco Natural, che copre i 2/3 della superficie dell’isola, è uno scrigno di biodiversità e con oltre 250 km di itinerari va dalle spiagge alla foresta tropicale alle montagne. E’ raggiungibile con un sentiero anche il rilievo più alto, la Montagne Pelée (1397m). Il nuovo museo Père Pinchon, dedicato al precursore della biodiversità, possiede collezioni archeologiche, botaniche, ornitologiche. Eventi top sono il Raid des Alisées, 4 giorni di trial, mountain bike e kayak,

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e la Transmartinica, raid di 120 km. Sono molto d’effetto le gare nautiche come il Martinica Cata Raid, regata di catamarani dal 27 gennaio al 2 febbraio e il Tour della Martinica, a fine luglio, con le tipiche barche yole, dichiarate patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. In Martinica il rhum agricolo è l’unico al mondo ad avere ottenuto la doc dal 1996. Nove distillerie aprono le porte ai visitatori come la distilleria Clément a Le François nel suo domaine classificato monumento storico, o Neisson a Le Carbet, dove viene prodotto l’unico rhum bio doc del mondo. www.martinique.org Reunion, isola esotica e

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grandiosa tuffata nell’Oceano Indiano, vanta paesaggi spettacolari e conta uno dei vulcani più attivi del mondo, il Piton de La Fournaise. Sulla costa ovest nella splendida laguna blu con acqua a 27° si possono svolgere in tutta sicurezza attività di balneazione e nautiche. Per i visitatori, oltre ai grandi hotel e resort, vengono proposte soluzioni insolite come dormire in una “bolla” trasparente a 1500 metri di quota o in una capanna su pilotis su un’isola, a La Rivière Saint Louis. Sono di notevole interesse le visite alle gallerie di lava. Particolare è la visita del tunnel blu che racchiude spettacolari e uniche sculture di lava di 22.000 fa. Salendo

sui siti grandiosi dell’est dell’isola come il Piton des Neiges o il Piton Maido, aperto sul circo montuoso di Mafate, si può ammirare lo spettacolare levar del sole. Simbolo della Reunion è la Vaniglia blu, unica al mondo, premiata come prodotto d’eccellenza e apprezzata dai più grandi chef. E’ ottenuta con un metodo di lavorazione esclusivo e due anni di affinamento. www.reunion.fr Tahiti, mitica terra legata all’arte e alla vita di Paul Gauguin, è un paradiso che conta ben 118 isole e atolli disseminati nell’Oceano Pacifico. Il particolare ambiente lagunare e lo scambio di correnti con l’Oceano aperto danno vita

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ad una fauna e ad una flora straordinarie, dai giardini di coralli ai pesci pagliaccio, agli squali, alle megattere. Tutte meraviglie da ammirare a bordo di barche dal fondo di vetro o noleggiando un catamarano o uno yacht. Nei resort con Spa e centri benessere si possono sperimentare i rinomati trattamenti polinesiani come il massaggio Taurumi o le essenze al fiore di Tiarè. Numerosi sono anche gli eventi sportivi e di intrattenimento. Ad agosto si svolge la Air Tahiti Nui Tahiti Pro Teahupo’o Trial, una gara di surf alla quale partecipano i migliori surfisti tahitiani ed internazionali. A novembre l’appuntamento è con la Haswaiki Nui Va’a, una competizione tra canoe

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degli appuntamenti più importanti dell’anno è la Festa dell’Avocado che si svolge a Marè ed è arrivata alla 25^ edizione. E’ una festa tutta dedicata al mondo degli agricoltori che coltivano questo frutto esotico fin dal 1953. In questa terra, fuori dalle solite rotte, i visitatori oltre a provare l’emozione di La Nuova Caledonia, felice poter soggiornare tra le locali mix di cultura francese e melanesiana, vanta la laguna tribù, dedite all’artigianato, più grande del mondo (24.000 alla musica e alla danza, possono degustare le tante Kmq), dichiarata 10 anni fa specialità all’avocado tra cui patrimonio Unesco, e una l’avocat beurre e il famoso stupenda barriera corallina milkshake di avocado, la ove vivono numerose specie protette. Nella “Grande Terra” cui ricetta è segreta. Qui si possono ascoltare le vecchie una spettacolare distesa leggende e i miti raccontati di mangrovie crea in modo da Papa Jo’on, uno dei spontaneo il famoso Cuore “guardiani della foresta”. di Voh, simbolo del territorio www.nuovacaledoniatravel.it ▣ e reso celebre dal fotografo Yann Arthus-Bertrand. Uno

polinesiane tra le lagune di Huahine, Bora Bora, Taha’a e Raiatesa. In settembre vi è il Festival dell’ukulele, e in giugno gli stilisti di moda tahitiani, durante la Tahiti Fashion Week, presentano le loro creazioni. www.tahititourisme.it

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GLAMOUR in Costa AZZURRA Evasioni nel Principato di Monaco in occasione dell’elegante Festival Printemps des Arts de Monte-Carlo. Testo e foto di Franca Dell’Arciprete Scotti

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ertamente è un paradiso dorato. Ma il Principato di Monaco, lo stato più piccolo del mondo, dopo il Vaticano, ampio solo 2 chilometri quadrati, accoglie democraticamente tutti. Non solo gli happy few che posseggono un appartamento negli svettanti grattacieli di Monte-Carlo o La Condamine, o uno yacht ormeggiato nel famoso Port Hercule, o un tavolo fisso al Casinò. Il Principato offre, infatti, una ricca stagione culturale a cui tutti possono avere il piacere di partecipare. L’occasione primaverile immancabile è il Festival Printemps des Arts di Monte-Carlo, in programma quest’anno dal 15 marzo fino al 14 aprile, che propone performances di grande ricercatezza. Sotto la presidenza della Principessa di Hannover, il Festival Printemps des Arts celebra l’arrivo della bella stagione a Monaco, colorando di note da oltre trent’anni la Costa Azzurra,

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motivo di forte richiamo culturale per un turismo internazionale. Per 5 settimane 22 concerti e un film ospitati in 9 differenti luoghi del Principato. Un programma denso di appuntamenti che mescola con intelligenza tradizione e innovazione si svolgerà in luoghi mozzafiato: dal lusso iconico dell’Hôtel de Paris al fascino liberty dell’Opera, dalle moderne ed eleganti sale dell’Auditorium Ranieri III e del Grimaldi Forum alla cornice inusuale del Museo Oceanografico, costruito a fianco della mitica Rocca di Monaco. E il programma, curato da Marc Monnet, direttore del Printemps des Arts, spazia dal barocco al

contemporaneo, arrivando alla musica asiatica della Mongolia e alla produzione spettacolare di Karlheinz Stockhausen. Parallelamente alla contemporaneità si snoda un percorso imbastito sul pianismo romantico di Chopin, Schubert, Mendelssohn, Liszt e Brahms. A preludio dei concerti il pubblico ha anche la possibilità di incontrare gli artisti che illustreranno le opere in programma. Insomma c’è solo l’imbarazzo della scelta (www.printempsdesarts.mc). La manifestazione, che appare come una festa gioiosa della musica e delle arti, è l’occasione perfetta

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A pagina 76, Centro Storico. In questa pagina, il Casinò di Monte Carlo. A pagina 78, collezione di automobili storiche. A pagina 79, Jardin Exotique e Museo Oceanografico.

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per scoprire le attrattive del Principato, angolo riparato dai venti e dalle correnti, dove splende quasi sempre il sole e si passeggia tra giardini fioriti, cosparsi di opere d’arte. Porto naturale sin dall’antichità, al riparo di una rocca scoscesa, Monaco ha una posizione eccellente che la protegge. Fin da 700 anni è governato dai Grimaldi, che hanno contribuito, soprattutto con Ranieri, al suo formidabile sviluppo. In cima alla Rocca il Palazzo del Principe, nella piazzetta di Fontvieille la sua ricchissima collezione di automobili storiche e sportive, comprese quelle del Grand Prix de Monaco, in giro per il Principato, ovunque, fotografie di Ranieri e Grace

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negli anni d’oro del loro matrimonio. In basso il suggestivo porto di Fontvieille, ricavato dal mare negli anni ’70, che può ospitare fino a 275 barche di ogni tipo, popolato dal bianco candido di yacht lussuosi. Al principe Alberto I, invece, autorevole esploratore scientifico, si deve la fondazione nel 1906 del famoso Museo Oceanografico, tappa imperdibile del viaggio. Ricchissimo di specie marine e di strumenti di esplorazione, è affascinante anche per la forma espositiva: tra acquari giganti e specie esotiche, si passeggia immersi in un mondo incantato. C’è poi il famoso carré d’or, con le insegne di grandi marchi del lusso, tutti

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In questa pagina, il Palazzo dei Principi. A pagina 81, Jardin Japonais. A pagina 82, il Grimaldi Forum. In basso, l’ingresso del Casinò di Monte Carlo.

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concentrati intorno al Casinò e all’Hotel de Paris. Qui atmosfere Belle Epoque, con imponenti costruzioni in vetro e ferro battuto, statue sulle facciate, decori in mosaici dorati, palazzi sfarzosi, alcuni dei quali classificati come monumenti storici e lusso a piene mani ovunque. Davvero notevole e fotografatissimo il Casinò, inaugurato nel 1863, ricostruito nel 1878 da Charles Garnier e diventato in poco tempo il fulcro della vita mondana monegasca con le sue incantevoli sale da gioco, le ampie vetrate colorate e gli sfarzosi lampadari in bronzo. Come un tuffo nella Parigi di fine ‘800, e a poca distanza da Place du Casinò, l’Hotel

Métropole Monte-Carlo regala ai visitatori un magnifico spettacolo di eleganza e classe. Gli indirizzi più cool della città si trovano proprio qui, come la lussuosa Spa Métropole by Givenchy, la Odyssey Pool griffata Karl Lagerfeld e i due stellati ristoranti dello chef Joël Robuchon: Yoshi (1 stella Michelin) e Joël Robuchon (2 stelle Michelin). La cultura trova i suoi spazi deputati: gallerie d’arte, l’importante Museo Nazionale ospitato in due ville d’epoca, Villa Paloma e Villa Sauber, tra le più belle del primo Novecento. Mentre una passeggiata tranquilla nel centro storico, collocato sulla sommità del Rocher, fa riscoprire le origini

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genovesi del Principato: strade strette e pittoresche chiamate carrugi, tutte con il doppio nome, francese

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e genovese, case strette dipinte di rosa e giallo, piccole piazzette e un’infinità di negozi e negozietti di

souvenir. Per rilassarsi, infine, tra uno spettacolo, una visita ai musei e una giocata al Casinò, ecco gli splendidi giardini ricchi di piante e fiori, roseti e piazze fiorite. Il Giardino Esotico, che domina dall’alto le Rocher, il porto e il mare, accoglie migliaia di piante “succulente” diverse. Più recente, il Giardino Giapponese offre un’oasi di pace zen al centro dei grattacieli monegaschi: un armonioso percorso tra lanterne, cascate, isole e bambù, composizioni di pietra, acqua e vegetazione (www.visitmonaco.com/it). ▣

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QINGDAO,

una città “occidentale” nella parte più orientale della Cina

Un sottile fil rouge lega ancora il breve periodo coloniale tedesco con la vulcanica attività di questa moderna città portuale cinese. di Carlo Ravanello

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u l’uccisione di 2 missionari tedeschi, la cui sicurezza era stata garantita dall’imperatore della Cina in persona, a dare un pretesto al Kaiser Guglielmo II per occupare, il 7 novembre 1897, la baia di Kiautschou, un territorio di 550 kmq con

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circa 83.000 abitanti, il cui capoluogo era Tsingtao, l’odierna Qingdao (che letteralmente significa, in cinese, Isola Verde), sita sulla costa meridionale della Penisola di Shandong e della sua omonima Provincia. Sottoposta all’amministrazione diretta della Marina Imperiale

germanica, la concessione territoriale, ottenuta dal governo cinese a partire dal 1898, divenne un caso esemplare di accurata gestione coloniale tedesca: già all’inizio del I Conflitto Mondiale, Tsingtao, in precedenza anonimo villaggio di pescatori, contava oltre 200.000 abitanti grazie ai

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numerosi canali scavati dall’amministrazione tedesca, agli impianti di acqua potabile, che ne facevano un caso quasi unico nell’immenso Impero, al birrificio Tsingtao, tutt’ora esistente, e all’università: oltre agli indispensabili collegamenti ferroviari e telegrafici cui i coloni europei non sapevano rinunciare. Pur essendo terminata già nel 7 novembre 1914, esattamente 17 anni dopo l’occupazione, l’amministrazione teutonica era già riuscita a dar corpo a una parte delle grandi aspettative,

che contemplavano l’apertura dell’enorme mercato cinese al commercio europeo a dimostrazione della grande importanza commerciale e militare che era stata attribuita alla nuova “vetrina sull’Estremo Oriente”. Questa apertura non ha mai cessato di esistere e malgrado le due dominazioni giapponesi e il periodo oscurantista del Kuomintang di Chiang Kai-Shek, la città ha conservato un certo sapore “occidentale” specialmente nella parte edificata nella prima parte del XX secolo. La città,

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A pagina 84, tramonto a Qingdao. In questa pagina, folklore cinese a Qingdao. A pagina 86, la baia di Qingadao e, in basso, il quartiere commerciale. A pagina 87, una tipica pagoda.

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che occupa una superficie di 10.654 kmq ed ha circa 8 milioni di abitanti, si affaccia su una costa lunga ben 730 chilometri. Gode di estati miti e di inverni relativamente temperati, sottoposta com’è a un regime monsonico, piovoso prevalentemente in giugno e luglio, ma con brevi precipitazioni nei mesi autunnali. Lo Shandong, con i suoi

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98 milioni di abitanti, rappresenta oggi la 2^ provincia per dimensioni del mercato interno, con un’incidenza del 9,2% sul totale nazionale. Nel 2016 ha esportato per 124 miliardi di USD e

importato per 87 miliardi di USD. È, inoltre, una delle province più industrializzate della Cina, terza per contributo al PIL nazionale. La sua ampia disponibilità di risorse e la significativa

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presenza di imprese private la pongono inoltre al 4° posto, secondo il China Indicator of Provincial Business Attractiveness, fra le province più attrattive per gli investimenti stranieri.

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In questa pagina, il quartiere moderno. A pagina 89, in alto, costruzioni tradizionali. In basso, abitazioni moderne. A pagina 90, l’Hotel Shangri-La. In basso, lo studio dell’ex governatore tedesco. A pagina 91, l’ingresso del porto.

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n viaggio a Qingdao e il ruolo della ristorazione italiana

Sono capitato a Qingdao alcuni anni fa e del tutto casualmente, durante le trattative per l’apertura di un rapporto commerciale fra questa lontana Regione cinese e la nostra Regione Siciliana. Qui ho scoperto che in questa immensa città – ma in Cina tutte le città sono immense! - si erano svolte le regate veliche dei XXIX Giochi Olimpici di Pechino 2008. Il campo di regata di Qingdao, con la sua prevalenza di venti leggeri, forti correnti e onda imprevedibile, con l’aggiunta di perturbazioni con vento forte e pioggia, si è confermato estremamente difficile e selettivo. Indimenticabili le due medaglie azzurre di Qingdao: prima è arrivata la medaglia di bronzo dell’italo-argentino Diego Romero Paschetta (Circolo Nautico Sturla) nella classe Laser, poi è arrivata la medaglia d’argento della strepitosa atleta toscana Alessandra Sensini (Yacht Club Italiano), che nel wind surf ha sfiorato l’oro ed è diventata la più titolata velista olimpica di tutti i tempi con le sue 4 medaglie in 5 Olimpiadi. T U RI S M O I NT E RNAZ I ONAL E

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A supporto di questi atleti e di tutti gli altri che non hanno certo demeritato, anche se non hanno potuto salire sul podio, si è mossa tutta una massa di accompagnatori e appassionati di vela che hanno rumorosamente invaso le strade e i locali di Qingdao dove, a distanza di anni, se ne conservano ancora gli allegri ricordi. Centri di ritrovo fondamentali, manco a dirlo, i ristoranti di cucina italiana che, seppur non numerosi, rappresentano degnamente in questa città la tradizione e la cultura italiane. Sempre

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frequentatissimi dai clienti occidentali (pochi gli Italiani, poiché secondo stime locali i residenti nostri compatrioti non sarebbero più di un

centinaio), godono di una grandissima reputazione fra le classi dirigenti cinesi - politici, funzionari di partito, militari e grossi commercianti - che se

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ne servono per meglio figurare nelle occasioni più importanti.

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Ristoranti italiani a Qingdao

Situati tutti nella parte “nuova” di Qingdao, i ristoranti italiani (almeno una ventina e tutti buoni) gravitano in quella che può essere definita la “city” economica e commerciale della città, del distretto di Shinan e di tutto il territorio dello Shandong, che con i suoi 100 milioni di abitanti

rappresenta una grossa fetta della popolazione cinese. In questa regione gli interessi commerciali con i paesi europei, americani e oceanici sono molto elevati ma va detto che solo grazie alle Olimpiadi gli imprenditori italiani hanno cominciato a drizzare seriamente le orecchie. Ci risulta che un Consorzio Maremmano, sulla scia dell’inossidabile Alessandra Sensini, si sia fatto avanti proponendo suoi produttori disponibili a entrare in joint-ventures con operatori cinesi (il che rimane conditio sine qua

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non per poter entrare nel mercato cinese). Ritornando ai ristoranti, abbiamo avuto modo di frequentarne alcuni e di constatare che per la qualità dei prodotti presentati e per la precisione del servizio nulla hanno da invidiare alle migliori performances di casa nostra. Il simpatico giapponese Hirotaka Kawachi conduce con grande professionalità il minuscolo “Trattoria Verde” (20 posti nel quartiere di Shanghanglu), dove bisogna prenotare con giorni di anticipo.

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L’amico Hiro, che si è specializzato in Italia e parla discretamente la nostra lingua, prepara solo al momento i suoi piatti coadiuvato da una schiera di bravissimi collaboratori/allievi: tutte le preparazioni di mare, cotte e crude, da lui sono insuperabili e i vini bianchi sono prevalentemente italiani. Di maggiori dimensioni il “Salvatore Pasta Fresca”, sito nell’ombelico commerciale della città, proprio di fronte all’immenso palazzo municipale e all’ingresso del viale che porta alla piazza 4 Maggio e al mare. Lo chef Roberto Bernasconi opera prevalentemente a Shanghai ma le sue frequenti presenze a Qingdao imprimono una

In questa pagina, il Ristorante Trattoria Verde. In basso, il Ristorante Pasta Fresca da Salvatore. A pagina 93, la Piazza 4 Maggio e il porto turistico.

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forte italianità a tutta la cucina: buona la carta dei vini italiani e no. Il Da Vinci Restaurant è la sofisticata espressione del migliore albergo cittadino, il Shangri-Là che si trova al numero 9 della Xiang Gang Zhong Lu. Nel menu degustazione sono presenti un antipasto a base di bottarga, salsa di carciofi e gelato al pepe, cui seguono la pasta fatta in casa con ricotta e prosciutto di Parma o i tagliolini all’astice, il carpaccio di manzo ai porcini con rucola e

Trattoria Verde Shanghanglou 100 hao - Qingdao Pasta Fresca Salvatore First Floor Nord Building of Golden Plaza N. 20 Middel Hong Kong Road - Qingdao Ristorante Da Vinci Hotel Shangri-Là 9 Xiang Gang Zhong Lu - Qingdao

parmigiano o il filetto alle olive nere con capperi e salsa di pomodoro. Un’offerta tutta italiana,

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da annaffiare con i migliori vini della fornitissima cantina. ▣

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L’oro giallo del

S A H A R A Sabbia, arsura, immobilità, desolazione: tutto ciò è deserto in astratto, ma non il Sahara. Testo e foto di Jimmy Pessina

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a luce è abbacinante, il riverbero della sabbia giallo oro, che riflette i raggi di un sole implacabile, stordisce. Sabbia, arsura, immobilità, desolazione: tutto ciò è deserto in astratto, ma non il Sahara. Nell’immaginario collettivo, in parte stereotipato, mancano i paesaggi a sorpresa, la musica delle dune, i cimiteri di automobili con pezzi deformati dal caldo, le ombre silenziose di geologi indaffarati e un po’ strambi. Questi e altri flash emergono dal racconto di un antropologo, insieme alle proposte di itinerari e ai consigli derivanti da una

consolidata esperienza diretta. Come animato dai ginn (i fantasmi del deserto), il vuoto prende vita con i suoi segreti, le insidie, le infinite malìe. A correrci su, coi sandali a pianta larga, il Sahara ha un suono sordo. Gli Inglesi lo definiscono efficacemente con flat, che significa rumore piatto ma al tempo stesso di forte tonalità. E’ cosi che si impara a conoscere il Sahara, correndoci su, per ascoltare il suono della sabbia percossa dai piedi. Nel Sahara cantano anche le dune. Per un fenomeno non ancora ben spiegato, la frizione di miliardi di granelli, uno sull’altro, provoca vibrazioni che si trasmettono nell’aria.

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Tra i dirupi dell’Air, la catena montuosa nigeriana suggestiva al pari dell’Hoggar algerino, è facile trovare all’improvviso visioni meravigliose, come un anfiteatro che fa da proscenio, attraverso il suo limite occidentale, a una piana sterminata che, dopo migliaia di chilometri di sassi e dune, arriva all’Oceano Atlantico. I Berberi usano la parola Sahara per un ambiente in cui vi è assenza di pascolo. Il termine “deserto”, nella nostra accezione di vuota desolazione, in arabo è “al-badia”, da cui la denominazione di beduino, ossia chi vive nel deserto. Il Sahara è anche vita, dipende

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da come lo si accetta o ci si adatta. Un esempio è fornito dal geko, un innocuo animaletto costretto a muoversi velocissimo. Quando deve proprio fermarsi lo fa appoggiando sulla sabbia infuocata solo due zampe, una anteriore e una posteriore. Dopo pochi attimi le solleva, mettendo a terra le altre due. Probabilmente questa lotta per la sopravvivenza rappresenta una sfida che deve essere per forza vincente. Il deserto in qualche modo non sta mai fermo. Qui si muovono anche le montagne: pensate alle dune. Anche tra i miliardi di sassi neri dell’hammada (deserto piatto e sassoso), la percezione è quella del movimento che

si propaga dalla terra al cielo e l’aria, per la calura, trema. Nel Sahara, che ci appare immoto, come dice la leggenda basta un battito d’ali di una farfalla in un’oasi per scatenare la tempesta di sabbia. E’ la teoria del caos, un altro mattone matematico sui fenomeni naturali.

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A livello terra la sabbia, a mezzogiorno, può raggiungere 70/80 gradi centigradi. Di notte, la temperatura dell’aria scende alcuni gradi sotto lo zero. L’unica risposta comportamentale nel Sahara è legata alla scelta tra la tana sotterranea e il movimento

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incessante. A chi desidera iniziarsi al Sahara conviene affidarsi alle agenzie specializzate, con una solida organizzazione in loco, che possono offrire viaggi, a volte impossibili, anche a chi non è molto preparato. E non crediate, poi, che per vivere

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una fantastica esperienza nel deserto sia indispensabile addentrarsi in un territorio che ha un’estensione di 8 milioni di kmq. E’ sufficiente andarsene in Marocco (dalle parti di Zagotra, per esempio), o in Tunisia (Tzour e Nefta, il Chott el Djerid e

Douz). Qui è già Sahara, come a migliaia di chilometri di distanza. L’atmosfera delle mitiche Hammada, Erg, Air può essere fantasticamente vissuta con una certa serenità e soprattutto con prudenza che, tra le dune di sabbia dorata, non guasta mai. ▣

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SAN DANIELE DEL FRIULI

Tra arte, cultura e sapori d’eccellenza Arroccato sulla cima di una collina dai dolci pendii, San Daniele del Friuli domina un panorama vastissimo che permette, in giorni particolarmente limpidi, di vedere perfino il mare Adriatico distante un’ottantina di chilometri. È riconosciuta come la capitale della lingua friulana, in quanto si parla un friulano perfetto ed è definita anche la “Siena del Friuli”. di Paolo Alciati

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l centro storico è caratterizzato da palazzi e chiese di notevole pregio storicoartistico come l’antico Palazzo Comunale del XV secolo e la sottostante Loggia. L’edificio è sede della sezione antica della Biblioteca Guarneriana, poco distante si trova l’unica abitazione rimasta intatta dell’antico borgo medievale la Casa del Trecento - che ospita un piccolo museo con reperti risalenti alla Prima e alla Seconda Guerra Mondiale. Nei pressi si trova la Chiesa di S. Maria della Fratta, risalente al 1350 circa. A G RO ALI M E N T ARE N AZ I ONAL E

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All’interno dell’edificio si possono ammirare un affresco che rappresenta la caccia al falcone ed i resti di una Madonna in trono con Bambino, entrambi del sec. XV, una delle grandi campane del Duomo, risalente al 1400, ed una tela seicentesca che rappresenta la Deposizione di Cristo. Proseguendo si giunge al Parco del Castello, luogo fortificato dell’XI secolo. Il castello fu saccheggiato ed incendiato dai contadini nel

1511 e poi ulteriormente danneggiato da un terremoto. Fu ricostruito nel 1517 ma subì successivi danneggiamenti, i resti vennero venduti nel 1756 e su quel luogo venne eretto Palazzo Ticozzi - de’ Concina. Accanto alla villa si erge la settecentesca Chiesa di San Daniele in Castello il cui campanile risale al 1486 mentre in piazza Cattaneo troviamo un’interessante fontana cinquecentesca. Non molto distante si trova il

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A pagina 101, Duomo di San Michele Arcangelo e Loggia; in basso, Santuario di Madonna di Strada. A pagina 102, casa del ‘300 e Chiesa di Sant’Antonio Abate. In questa pagina, Chiesa di Sant’Antonio Abate, particolare.

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Portonàt, l’unica porta della cittadina rimasta intatta, realizzata nel 1579 su disegno dell’architetto vicentino Andrea Palladio. Da non perdere la splendida Chiesa di Sant’Antonio Abate, nota anche come la “Cappella Sistina del Friuli”: la facciata, di gusto gotico veneziano, è in pietra d’Istria e presenta un rosone con al centro la Madonna con il Bambino. All’interno è possibile ammirare uno stupendo ciclo di affreschi eseguito tra la fine del 1400 ed il 1522 da Pellegrino da San Daniele. Imponente è il Duomo di San Michele Arcangelo. Consacrato nel 1806, presenta una facciata di ispirazione palladiana opera dell’architetto Domenico Rossi, con portali bronzei del

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1982 opera dello scultore sandanielese Nino Gortan. All’interno è possibile ammirare il Fonte battesimale scolpito da Carlo da Carona (1510), la Trinità di Antonio de Sacchis, detto il Pordenone (1535 ca.) e due trittici decisamente particolari situati nel coro, risultato dell’accostamento di sei tele: le due centrali - raffiguranti lo Sposalizio della Vergine e la Circoncisione di Gesù - sono opera di Pomponio Amalteo (1549), mentre i quattro dipinti laterali, che rappresentano Caino e Abele, il Sacrificio di Isacco, Mosè e Aronne e la Raccolta della manna, sono del pittore Girolamo Lugaro (1625). Un’altra chiesa che merita di essere visitata è il Santuario di Madonna di Strada, uno

degli edifici barocchi più importanti della regione. Costruito nel XVII secolo, al suo interno è custodita l’ancona raffigurante una Madonna con Bambino dipinta nel 1506 da Pellegrino da San Daniele e ritenuta miracolosa dalla popolazione locale. La Biblioteca Guarneriana (www.guarneriana.it) è una delle prime biblioteche pubbliche in Italia e la prima in Friuli. Nacque per volontà di Guarnerio d’Artegna, pievano di S. Daniele, il quale, nel 1466, donò alla Chiesa di San Michele 173 codici manoscritti che, nel corso della sua vita, aveva copiato o fatto copiare e decorare nello scriptorium da lui organizzato. Con il suo lascito, Guarnerio esprimeva

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A pagina 106, Civica Biblioteca Guarneriana: Sala Fontaniniana, e, in basso, Brunetto Latini, Tresor (1368), In questa pagina, Civica Biblioteca Guarneriana, dall’alto: Miniatura; Antonio Panciera, Epistolario (sec. XV); Pietro Lombardo, Le Sentenze (sec. XII). A pagina 108, Civica Biblioteca Guarneriana, Libro d’Ore (sec. XV),

la volontà che i suoi libri fossero custoditi In un luogo in cui fosse possibile leggere e studiare senza la necessità di portar fuori i testi da quella stanza. Così facendo si evitò un’eventuale dannosa dispersione della raccolta che si è preservata quasi inalterata nei secoli costituendo uno dei fondi librari più coerenti ed interessanti dell’Umanesimo italiano. Tra i manoscritti più antichi, il più prestigioso è la cosiddetta Bibbia Bizantina, codice che presenta un alone di mistero per quanto concerne la sua provenienza e le cui miniature costituiscono un’interessante A G RO ALI M E N T ARE N AZ I ONAL E

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commistione tra elementi occidentali e levantini. Altri codici, invece, contengono opere di umanisti e di autori greci e latini. La raccolta si arricchì nel 1736 grazie alla donazione di monsignor Giusto Fontanini che lasciò anche i mezzi necessari alla realizzazione di una libreria lignea. Il lascito Fontanini comprendeva fra l’altro un “codice” contenente l’Inferno dantesco. Nel 1749 fu acquistato dalla comunità sandanielese un codice della fine del 1400 contenente Il Canzoniere e I Trionfi del Petrarca al quale si aggiunsero nuovi lasciti tra il 1700 ed il 1800. Nel 1797, durante il periodo napoleonico, furono sottratti alcuni codici per ordine del commissario francese Gaspare Monge. Solo l’abilità del bibliotecario nel fingersi smemorato limitò il danno. La biblioteca fu visitata da illustri personaggi come Foscolo, Nievo e Carducci. La Guarneriana Antica possiede 600 codici manoscritti, 80 incunaboli, 700 cinquecentine ed altre preziosità a stampa per un totale di 12.000 libri antichi.

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Nei suoi locali sono conservati l’Archivio Storico Comunale e quello dell’antico Ospedale di Sant’Antonio. Ma questo delizioso territorio è conosciuto in tutto il mondo soprattutto per il prelibato prosciutto (www. prosciuttosandaniele.it).

Grazie al vento alpino con sentori resinosi, alla brezza marina salmastra e all’umidità, il clima è perfetto per la produzione e stagionatura. Il suo sapore delicato ed un perfetto equilibrio tra gusto

accattivante e genuine proprietà nutrizionali ne hanno fatto un perfetto ambasciatore dell’ospitalità friulana e della qualità della vita. La sua fama, partendo dagli anni ’20 con la nascita dei primi “prosciuttifici” - ambienti che trasformarono la cantina di un annesso domestico in un’attività vera e propria - è cresciuta molto più della sua produzione. Il San Daniele è prodotto solo con maiali nati nel centro-nord Italia ed allevati esclusivamente con alimentazione controllata, prevista dal Disciplinare di Produzione, a base di siero di latte e cereali nobili. Il processo produttivo è quello tradizionale: le cosce devono avere un peso non inferiore a 12 Kg e solo per quelle che superano il controllo di conformità inizia il processo di lavorazione vero e proprio. Le carni selezionate vengono conservate per 24 ore a una temperatura che va dai -1° C a + 3° C così da farle “tonificare” e successivamente rifilate con

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appositi tagli per favorire la perdita di umidità. Passate ulteriori 24 ore le cosce vengono ricoperte di sale marino e stese ad una temperatura tra gli 0 ° e i 4 °C. riposando, secondo tradizione, per un numero di giorni corrispondente al numero di chilogrammi del suo peso. Questo processo consente la conservazione naturale, il mantenimento dell’integrità della carne e ne migliora il gusto. Dopo la salagione i prosciutti vengono pressati lungo la massa muscolare per far penetrare in profondità il sale e dare alla carne una consistenza ottimale per la

successiva stagionatura. Questa fase, esclusiva del San Daniele, conferisce ai prosciutti la caratteristica forma a chitarra. Le cosce salate vengono messe a riposare in saloni dedicati, con umidità variabile tra il 70 e l’80% e una temperatura tra i 4 ° e i 6 °C . Questo processo dura fino al quarto mese dall’inizio della lavorazione e permette al sale di penetrare in maniera omogenea e distribuirsi uniformemente all’interno del prosciutto. Successivamente le cosce vengono lavate con acqua tiepida; è una fase molto importante perché favorisce

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la tonificazione della carne e, con il cambio di temperatura, ha inizio il processo di maturazione. Il Disciplinare di Produzione prevede che la stagionatura avvenga rigorosamente all’interno del territorio comunale di San Daniele del Friuli e che si protragga almeno fino al tredicesimo mese dall’inizio della lavorazione mantenendo una condizione ottimale di temperatura, umidità e ventilazione. Sulla parte non coperta dalla cotenna viene applicata la sugna, una pasta costituita da grasso suino e farina di riso o di frumento, al fine di proteggere e al tempo

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stesso ammorbidire quella porzione di carne, evitando dunque che la carne sottostante si asciughi. Durante la stagionatura ogni singola coscia è controllata periodicamente attraverso la battitura - che serve per controllare la consistenza del prosciutto - e la puntatura, che consiste nell’infilare un osso di cavallo in determinati punti della carne per valutarne lo stato di stagionatura e la bontà attraverso l’olfatto. Solo al compimento del tredicesimo mese avvengono gli ultimi accertamenti sul prodotto da parte dell’istituto di controllo e i prosciutti che superano questi test vengono certificati e marchiati a fuoco

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con il marchio “San Daniele”, che comprende il codice identificativo del produttore e garantisce la qualità del prodotto. Appena tagliata, una fetta di San Daniele è di colore rosso-rosato nella parte magra e bianco candido in corrispondenza del grasso. L’aroma è delicato e diventa più persistente con il protrarsi della stagionatura. Si possono riconoscere sfumature tostate di crosta di pane, note di frutta secca e malto d’orzo. Il sapore è delicato, la sapidità e gli aromi tipici della carne stagionata si fondono insieme producendo una piacevole e appagante sensazione in bocca. Alla masticazione la

fetta è tenera, si scioglie in bocca. Il prosciutto intero va conservato in luogo fresco e riparato, possibilmente a temperature inferiori o uguali a +20 °C. Una volta aperto, invece, in frigorifero (da 0 ° a +7 °C), coperto con della pellicola trasparente sul taglio Grazie alle sue caratteristiche inimitabili, il Prosciutto di San Daniele è tutelato dallo Stato Italiano fin dal 1970 e dal 1996 è protetto anche dall’Unione Europea come DOP. Le caratteristiche così peculiari ed apprezzate del suo prosciutto, fanno di San Daniele del Friuli la meta di centinaia di migliaia di persone durante l’anno, specialmente nell’ultimo fine

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settimana di giugno, in cui prende vita “Aria di Festa”, la grande manifestazione di rilevanza internazionale che recupera l’antica sagra medievale del prosciutto trasformando i vicoli, le piazze del centro storico ed alcune aziende in suggestivi luoghi di degustazione. “Il fatturato del Consorzio di

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tutela veleggia spedito in crescita verso i 345 milioni di euro – spiega Mario Emilio Cichetti, Direttore del Consorzio - di cui il 20% dall’export con tre mercati di riferimento principali: Francia, Germania e USA e un quarto in espansione, quello canadese che, grazie al Ceta (n.d.r.: l’accordo economico e

commerciale globale tra il Canada e la UE) permette l’indicazione della DOP sul prodotto, facendo chiarezza su un mercato invaso da numerose imitazioni e falsi”. Al Consorzio - costituito nel 1961 - aderiscono 31 aziende tra grandi produttori e piccoli artigiani, sono tutti all’interno dei confini amministrativi del Comune di San Daniele del Friuli e hanno nella correttezza, equità, integrità, lealtà, collaborazione e rigore i principi alla base del comportamento da loro promosso sia nei rapporti interni sia esterni. Nel loro Codice Etico sono raccolte le buone norme da seguire per il rispetto quotidiano dei valori umani e il raggiungimento di una coerente reputazione e affidabilità del Consorzio

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La lavorazione: A pagina 113, salagione e pressatura. In questa pagina, stagionatura e sugnatura. A pagina 115, puntatura e marchiatura.

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stesso. La produzione è all’incirca di 2.600.000 prosciutti all’anno e 17 milioni di confezioni di San Daniele affettato in vaschetta. Oltre al prosciutto crudo il territorio è famoso anche per un’altra raffinata e prelibata specialità: la Regina di San Daniele, trota salmonata affumicata, allevata in modo naturale nelle acque del Tagliamento (www.friultrota.com). Fu Giuseppe Pighin, oltre trent’anni fa, a immettere i primi avannotti nel suo laghetto ma nessuno avrebbe immaginato che la sua trota sarebbe diventata così famosa tanto che gli esperti affermano che non ha proprio

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nulla da invidiare al più diffuso salmone affumicato. Il colore della carne è rosa più o meno intenso, più carico se salmonata e alimentata con gamberetti. La Regina di San Daniele è un filetto di trota completamente salato e spinato a mano, affumicato lentamente a freddo per quattro giorni (non oltre 30 °C) con una miscela di legni ed erbe aromatiche e infine confezionato in buste sottovuoto, senza conservanti né coloranti; nel 2000 ha ottenuto il riconoscimento di Prodotto Agroalimentare Tradizionale (Pat). È soprattutto un alimento che

ha un alto valore biologico per le sue proteine e aiuta a combattere le malattie cardiovascolari poiché ricca di acidi grassi polinsaturi - in particolare l’Omega 3 - che contribuiscono a innalzare il colesterolo HDL, il “colesterolo buono” la cui validità contro l’ipercolesterolemia e le malattie cardiovascolari è ampiamente dimostrata dalla ricerca ufficiale. I nutrizionisti la consigliano perché molto digeribile ma anche nutriente, grazie a un elevato valore proteico e alla presenza di tutti gli aminoacidi essenziali. ▣

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Lanciato il nuovo marchio di qualità Mercato Ittico Milano (MIM) E’ impor tante sapere sempre quali pesci prendere! SogeMi lancia il marchio di qualità ‘Mercato Ittico Milano’ all’insegna della sicurezza alimentare e per rafforzare l’identità del polo milanese e fare squadra con la filiera. a cura di Enza Bettelli - fonte Ufficio Stampa SogeMi

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dati più rappresentativi del Mercato:

• Il Mercato Ittico di via Cesare Lombroso, con 11mila mq, 1.300 tesserati e 25 grossisti, chiude il 2018 con oltre 75 milioni di euro di vendite e 100.000 quintali di prodotti commercializzati; • La provenienza dei prodotti commercializzati è suddivisa tra pescato proveniente dall’estero (65%) e pescato proveniente da mari italiani (35%), mentre il 70% giunge da allevamenti e il 30% da pesca; • La sicurezza alimentare, tratto distintivo dell’offerta del MIM, è garantita dai controlli veterinari unici, effettuati ogni mattina, e dalla tracciabilità dei prodotti. Un nuovo marchio di qualità e di luogo che, ispirato alle caratteristiche uniche del Mercato Ittico più importante d’Italia, veicoli i valori di qualità ed eccellenza italiana che lo contraddistinguono. Il tutto per far sì che contribuisca a creare un’identità unitaria rafforzando il primato riconosciuto al polo milanese e diventando un vantaggio competitivo per gli operatori della filiera. Questi i presupposti della mattinata organizzata da SogeMi - Società per Azioni che, per conto del Comune di Milano, gestisce i mercati agroalimentari all’ingrosso della Città – per svelare agli operatori del settore e alla stampa il nuovo marchio

“Mercato Ittico Milano”, creato per valorizzare le eccellenze del polo ittico meneghino e spronare gli operatori a fare squadra intorno ai valori e principi che rappresenta, dando anche alla struttura di via Cesare Lombroso una nuova immagine interna.

conoscere ancor più sul mercato la grande qualità che caratterizza i prodotti ittici commercializzati al MIM”, ha concluso Ferrero.

“Sono convinto della forte carica identitaria che questo marchio e la nuova veste del Mercato Ittico Milano trasmetteranno agli operatori della filiera”, ha dichiarato il Presidente SogeMi Cesare Ferrero (nella foto). “Questo marchio è nato per valorizzare ancora di più il lavoro e la professionalità dei singoli operatori che la mattina popolano il mercato, e servirà per comunicare meglio ai consumatori il modello virtuoso di approvvigionamento e trattamento delle materie prime. L’obiettivo è far

• Pesca sostenibile e PCP. Ogni mattina il MIM offre una vasta scelta di prodotti provenienti da metodi di pesca sostenibili che rispettano le norme della Politica Comune della Pesca (PCP); • Sicurezza alimentare. Garanzia della qualità della materia prima grazie a controlli veterinari unici effettuati ogni mattina, e tracciabilità dei prodotti; • Catena del freddo. I prodotti che transitano nel MIM devono rispettare la catena del freddo e garantire elevati standard d’igiene per offrire la migliore qualità;

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Alla base del nuovo marchio ci sono le caratteristiche uniche del polo ittico di via Cesare Lombroso:

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Q U A L I TA’ E D E C C E L L E N Z A I TA L I A N A SO.GE.M.I. è la Società per Azioni che, per conto del Comune di Milano, gestisce i mercati agroalimentari all’ingrosso della Città, garantendone il funzionamento tramite l’erogazione di qualificati servizi atti a supportare le attività commerciali svolte dagli operatori. Assicurare il benessere degli utenti garantendo qualità, sicurezza e capacità di scelta dei prodotti a prezzi concorrenziali è la mission di SogeMi. I mercati all’Ingrosso milanesi (Ortofrutticolo, Ittico, Floricolo e Carni) costituiscono una delle maggiori realtà a livello europeo per il commercio

• Correttezza commerciale. La tutela della correttezza delle transazioni commerciali è garantita dalla Piattaforma Cassa Mercato e dalla pubblicazione del Bollettino Prezzi; • Trasparenza dei processi. Chi opera all’interno del MIM deve garantire il rispetto rigoroso delle normative, mentre la legalità nei mercati è garantita da apposito Protocollo. Tra le garanzie offerte dal polo milanese, e che il nuovo marchio rafforzerà ulteriormente, ci sono senza alcun dubbio i rigorosi controlli veterinari effettuati sulle materie prime, come sottolineato dal Consulente Veterinario per l’autocontrollo del Mercato Ittico Milano, il Dott. Valerio Ranghieri: “Sono certo che questo marchio servirà a

all’ingrosso dei prodotti agroalimentari freschi, e SO.GE.M.I. S.p.A. è impegnata nello sviluppo di programmi innovativi finalizzati al superamento del loro tradizionale ruolo annonario. Questo per favorire la creazione di un centro polifunzionale di servizi integrati nel settore agro-alimentare mediante la creazione di strutture innovative in grado di offrire risposte a nuove utenze, alla distribuzione organizzata e alla creazione di spazi tecnologicamente attrezzati destinati alla conservazione, lavorazione e trasformazione dei prodotti.

trasmettere in maniera ancora più forte l’unicità dei controlli veterinari effettuati presso il MIM grazie alla presenza di un presidio veterinario all’interno del mercato. Il sistema di autocontrollo implementato dal team veterinario specialista in ispezione dei prodotti ittici, di cui fa parte anche il Dott.Gabriele Ghisleni, garantisce grazie a rigidi controlli la sicurezza di coloro che acquistano le materie prime e dei loro clienti che le consumano”. Il marchio MIM nasce con l’obiettivo di diventare un plus competitivo che gli operatori potranno utilizzare sul mercato della ristorazione per valorizzare ancora di più i prodotti e il sistema intero di quello che è unanimemente riconosciuto come Mercato Ittico più importante d’Italia. ▣

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Il Mercato Ittico Milano in cifre • 11mila mq di estensione (Mercato Ittico); • 100.000 q/ anno di prodotti commercializzati nel 2018; • 25 grossisti; • 1.300 tesserati; • 35% dei prodotti con provenienza nazionale; • 65% dei prodotti con provenienza estera; • 70% dei prodotti sono allevati; • 30% dei prodotti sono pescati.

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ETTORE PRANDINI eletto Presidente

nazionale di Coldiretti Voto unanime dell’Assemblea dei delegati di tutte le regioni riunita presso Palazzo Rospigliosi a Roma, sede della maggiore organizzazione di imprese agricole d’Italia con 1,6 milioni di associati. a cura Redazione Centrale da Comunicato Stampa Coldiretti

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ttore Prandini, 46 anni, lombardo con tre figli, è il nuovo Presidente nazionale di Coldiretti. È stato eletto all’unanimità dall’Assemblea dei delegati di tutte le regioni riunita presso Palazzo Rospigliosi a Roma, sede della maggiore organizzazione di imprese agricole d’Italia con 1,6 milioni di associati. Laureato in giurisprudenza, Prandini guida un’azienda zootecnica di bovini da latte e gestisce un’impresa vitivinicola con produzione di Lugana. Dal 2006 è alla guida della Coldiretti Brescia mentre dal 2012 è al vertice della Coldiretti Lombardia. Dal 2013 è inoltre vice

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Presidente dell’Associazione Italiana Allevatori e Presidente dell’Istituto Sperimentale Italiano “L. Spallanzani”. È stato eletto Presidente nazionale di Coldiretti dopo aver ricoperto per quattro anni la carica di vice Presidente nazionale. “In un momento così importante con sfide e cambiamenti per il nostro Paese, l’agroalimentare Made in Italy rappresenta una certezza da cui partire per far crescere economia e occupazione ma anche per tutelare l’ambiente, il territorio e la sicurezza dei cittadini”, spiega il Presidente di Coldiretti Ettore Prandini e aggiunge “Gli agricoltori stanno facendo la loro parte ma possiamo e dobbiamo dare di più creando le condizioni per garantire reddito alle imprese, rilanciando un sistema in grado di offrire prezzi più giusti alla produzione, meno burocrazia e maggiore competitività, a partire da una politica di accordi di libero scambio che non penalizzino

i nostri prodotti a livello internazionale fino a una legge comunitaria per l’etichettatura d’origine che garantisca vera trasparenza e libertà di scelta ai consumatori”. Prandini prende il timone di un’organizzazione in crescita che ha esteso la propria rappresentanza dalle imprese singole alle cooperative, dal settore agricolo a quello della pesca, dall’agricoltura tradizionale alla filiera agroalimentare con le fattorie, i mercati, e le botteghe di Campagna Amica e il progetto per una Filiera Agricola tutta italiana. La Coldiretti, fondata nel 1944, conta su 1,6 milioni di associati ed è una grande forza sociale che rappresenta la maggioranza assoluta delle imprese che operano nell’agricoltura italiana che la rendono la più grande Organizzazione agricola italiana ed europea a cui fanno capo circa il 70 per cento degli iscritti alle Camere di Commercio

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tra le organizzazioni di rappresentanza. La Coldiretti è anche la prima organizzazione agricola datoriale come numero di imprese che assumono manodopera. La sua diffusione è capillare su tutto il territorio nazionale: 20 Federazioni regionali, 95 Federazioni interprovinciali e provinciali, 853 Uffici di zona e 4.143 Sezioni comunali. In pratica, l’organizzazione è presente in quasi ogni comune del nostro Paese. Del sistema Coldiretti fa parte, tra l’altro, Creditagri Italia, la prima “banca” degli agricoltori italiani, e la Fondazione Campagna Amica della quale fanno parte 7.502 fattorie, 1.187 mercati e 2.352 agriturismi, ai quali si aggiungono botteghe, ristoranti e orti urbani, per un totale di oltre 8.200 punti vendita. Ettore Prandini sarà affiancato dalla nuova Giunta confederale composta dai tre vice Presidenti Nicola Bertinelli (Emilia Romagna), David Granieri (Lazio) e Gennaro Masiello (Campania) oltre che da Maria Letizia Gardoni (Marche), Francesco Ferreri (Sicilia), Daniele Salvagno (Veneto), Savino Muraglia (Puglia) e Roberto Moncalvo (Piemonte). Si tratta della Giunta più giovane di sempre con un’età media di 41 anni e 9 mesi, poco superiore a quella media dei Presidenti delle Federazioni Coldiretti sul territorio che è di 43 anni e 10 mesi, anch’essa la più bassa della storia. ▣

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GRANA PADANO si conferma il

prodotto DOP più consumato al mondo Anche nel 2018 il Grana Padano si conferma il prodotto Dop più consumato del mondo con una quota record di 4.940.000 forme. a cura di Redazione Centrale

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na tendenza positiva che trova riscontri anche nelle esportazioni che, nei primi 9 mesi dell’anno, hanno fatto segnare un incremento del 5,4%. “Segnali positivi – ha spiegato Stefano Berni, Direttore Generale del Consorzio – che si registrano anche nell’aumento degli acquisti delle famiglie (+4,6%) e nel settore della ristorazione (+7%), con un +6,9% nel Retail. Bene anche il dato del ‘grattugiato’ che fa segnare, rispetto all’anno passato, un +10%”, crescita destinata tutta all’export”. Forte e significativo, poi, l’incremento, rispetto al 2017, delle forme ‘Grana Padano Riserva’ che, con un 32% in più, testimonia di come il consumatore apprezzi prodotti d’eccellenza. “Mai in passato – ha

aggiunto Stefano Berni, Direttore del Consorzio – era stato consumato tanto Grana Padano, sia in Italia che all’estero, quanto nel 2018. A rendere vincente e a confermare il primato di prima DOP del mondo è la coesione e l’unità di intenti di un intero sistema, costituito da duecento consorziati, capace di confrontarsi, misurarsi anche con calore ma procedere sempre con rinnovata energia ed entusiasmo”. “Il successo dei consumi – ha proseguito Berni – è dettato da tre fattori: il prezzo conveniente proposto dalla Grande Distribuzione ai consumatori, la crescente qualità con un gusto sempre più vicino alle richieste delle famiglie e la percezione sempre più radicata che si tratta di un formaggio assolutamente naturale tra i meno grassi sul mercato, realizzato con latte di vacche

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rigorosamente nutrite pressoché solo con foraggi e alimenti del nostro territorio e, infine, il Piano Produttivo con una quantità correlata ai consumi e adeguate risorse aggiuntive per promozionare fuori Italia le crescite produttive”. “Questi primi dati del 2018 – ha concluso il Direttore Berni – ci fanno guardare con ottimismo al nuovo anno. Le nostre aziende, con serietà, sacrifici e professionalità, nonostante la crisi economica e le difficoltà generalizzate per imprese e famiglie, dimostrano di saper proporre un prodotto che trova riscontri importanti sia a livello nazionale, sia internazionale. Siamo certi che, anche per il cenone di Capodanno, il Grana Padano, con il suo gusto unico e inimitabile, sarà protagonista della tavola degli italiani e di tutti gli amanti del buon cibo”. ▣

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