Color Book Natale

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Illustrazioni di Alessandra Ceriani



Natale Una festa per tutti

Illustrazioni di Alessandra Ceriani


Testi a cura di Alberto De Pietri e Maria Cristina Giordano

Astræa Editrice s.r.l. Bologna www.astraeaeditrice.it Copyright © 2010 Astræa Editrice Progetto grafico: Cinzia Maurino - Bosio.Associati Ristampe: 0 | 1 | 2 | 3 | 4 Anno: 2010 2011 2012 ISBN 978-88-95649-40-5


Sommario

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La nativitĂ

Babbo Natale

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L’albero di Natale

Addobbi e decorazioni

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Le ricette di Natale

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Introduzione È arrivato, è arrivato, è arrivato! Finalmente è Natale, la festa più attesa dell’anno. Per un giorno accantoniamo tristezza e affanni e ci riconciliamo con il mondo; lo spirito si fa sereno e scorgiamo la gioia negli occhi dei bambini. Che lo si chiami Noël, Weinachten o Christmas, Natale è non solo il giorno in cui si scartano i regali, ma è l’apoteosi di un periodo festoso che in qualche modo chiude l’anno preparando a quello nuovo. Che lo si ami o no, non lo si può neppure sfuggire: a Natale tutto il mondo si fa bello, si colora di rosso e di verde, d’oro, d’argento e s’illumina di piccole luci. Nell’immaginario collettivo, la notte di Natale cade la neve, ci si riunisce in famiglia, ci si scambiano regali e si è tutti più buoni. È la festa dei bambini, che da settimane fremono nell’attesa della notte magica; giorno dopo giorno aprono le caselle del calendario dell’Avvento e scrivono letterine, a Babbo Natale o a Gesù Bambino. Le bambine scrivono lettere più lunghe, si lasciano prendere dall’atmosfera natalizia, dai buoni sentimenti, ma non trascurano di allegare un ricco elenco di giocattoli per sé e qualche dono per i fratelli, per i genitori e i nonni. I maschietti sono più diretti e preferiscono andare al sodo con sobri elenchi di giochi. Una volta le bambine chiedevano bambole e abitini e i bambini macchinine e trenini. Oggi le letterine sono un po’ cam-


biate: telefonini, computer, consolle. Resta però immutato il concetto: siamo stati buoni, ci meritiamo una ricompensa, non importa se siamo grandi o piccini. La mattina di Natale è quella in cui ciascuno di noi vorrebbe, per un giorno, essere ancora bambino e spalancare gli occhi davanti ai regali, tanti o pochi che siano. Il rapimento e lo stupore dei bambini rappresentano per chi ha fatto il dono una gioia che ripaga di ogni sacrificio. Già, Babbo Natale o Gesù Bambino? Chi porta i regali? A scuola, i ragazzi di una certa età lo ricorderanno, c’erano discussioni accese senza mai venire a capo del problema. E sì, il Natale è la festa delle tradizioni e ogni famiglia ha la sua. Le preferenze si vedono subito: c’è chi fa il presepe e aspetta Gesù Bambino, chi preferisce l’albero e senza dubbio attende che Babbo Natale si cali dal camino. Ma quasi in ogni casa, albero e presepe convivono pacificamente. Comunque sia, la notte di Natale è magica e, con la neve o il cielo sereno, l’attesa e la gioia riempiono i cuori di grandi e piccini. Il Color Book del Natale è un libro per la famiglia e per tutti coloro che amano il Natale. Ciascuno troverà qualcosa di interessante: storie, suggerimenti per decorazioni da fare anche con i bambini e ricette per gli amanti dei fornelli.

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Com’è nato

Babbo Natale?

Era una notte buia e tempestosa... All’improvviso si sentì giungere da lontano un allegro scampanellio. «Chi sarà mai a quest’ora?» «Ho, ho, ho! Ho, ho, ho! » rispose una voce familiare. Un vecchio signore panciuto, dalla folta barba bianca, si avvicinava tutto vestito di rosso, su una slitta volante condotta da renne. Con sé portava un grosso sacco pieno di doni per i bambini buoni. Veniva da lontano, dal Polo Nord, o forse dalla Finlandia, nessuno lo sa; di certo si sa che conosceva i nomi, i desideri, le marachelle e le buone azioni di ogni bambino. Calandosi dal camino, scendeva nelle case e deponeva i suoi doni sotto l’albero illuminato. La figura di Babbo Natale trae origine da san Nicola di Mira, un’antica città della Turchia; in Italia è più noto come san Nicola di Bari. Secondo la leggenda, san Nicola era un vescovo cristiano del IV secolo che era solito fare doni ai poveri e deve la sua fama al miracolo della resur-

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rezione di tre fanciulli uccisi da un oste malvagio, episodio rappresentato in un celebre dipinto quattrocentesco di Gentile da Fabriano. La storia di san Nicola ha tuttavia origini ancora piÚ lontane, nella tradizione delle credenze precristiane del Nord Europa. Prima della conversione al Cristianesimo, infatti, fra queste popolazioni si tramandava il mito di Odino, il dio che ogni anno, all’epoca del solstizio invernale, percorreva le terre del Nord per la sua battuta di caccia notturna. I bambini mettevano i loro stivali davanti al camino e li riempivano di carote e fieno per sfamare Sleipnir, il cavallo volante del dio; in cambio, Odino lasciava doni e dolciumi.

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Se Sinterklaas an Nicola Sulla leggenda di san Nicola si fonda la grande festa olandese di Sinterklaas (che cade il 6 dicembre), la reincarnazione cristiana e moderna di Odino, dal cui nome deriva Santa Claus, l’appellativo con cui i bambini americani chiamano quello che in Europa è conosciuto come Babbo Natale. Sinterklaas è rappresentato come un vecchio dalla lunga barba bianca, vestito in abiti vescovili, con tanto di mitra rossa e bastone pastorale: è il patrono di marinai, mercanti, arcieri, bambini, prostitute, farmacisti, avvocati, prestatori di pegno e detenuti; oltre che il santo patrono di Amsterdam e della Russia. Con il suo cavallo volante, il bianco Amerigo, Sinterklaas giunge in Olanda dalla Spagna un paio di settimane prima della notte del 5 dicembre, insieme con Zwarte Piet, uno dei suoi aiutanti. Simile al nostro “uomo nero” – Piet è un ragazzino dalla pelle scura, presente anche nella variante tedesca di Pelznickel o Belsnickle (Nicola Peloso), ma più simpatico – va a fare dispetti scherzosi nel sonno ai bambini cattivi. Piter era un giovanetto etiope che san Nicola aveva liberato; in segno di gratitudine, il ragazzo aveva deciso di rimanere con il santo per offrirgli il suo aiuto.

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Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, intorno agli anni Cinquanta, con l’arrivo dei primi immigrati dalle ex colonie olandesi, si cominciò a pensare che la leggenda avesse dei toni razzisti, tanto che la storia fu modificata in modo da associare il viso nero di Piet al fatto che, scendendo dai camini, si sporcava di nerofumo. Nello stesso periodo san Nicola si trovò ad avere non uno ma più aiutanti: i canadesi, che avevano liberato i Paesi Bassi, consentirono nuovamente la celebrazione della festa di Sinterklaas bandita dai nazisti ma, ignari delle tradizioni, pensarono che se uno Zwarte Piet era fonte di divertimento, un numero maggiore di questi avrebbe divertito ancora di più; da allora Sinterklaas ha uno stuolo di Zwarte Piet che lo aiutano. Gli Zwarte Piet sono per Sinterklaas ciò che gli elfi rappresentano per Santa Claus: si occupano di tutto, dal condurre la nave che giunge dalla Spagna fino a calarsi dai camini. Per i bambini olandesi, la tradizione di Sinterklaas è talmente radicata da distinguersi nettamente dal Babbo Natale di matrice americana, tanto che la consuetudine dello scambio dei doni il 25 dicembre è osservata solo da meno di un quarto della popolazione. Sinterklaas gironzola nelle città e, nella notte tra il 5 e il 6 dicembre, distribuisce ai bambini cumuli di peppernoten, piccoli dolcetti speziati, e le famose chocoladeletters, le iniziali di cioccolato dei nomi dei bambini. I doni sono accompagnati da piccole poesie spiritose che commentano il comportamento di chi le riceve nell’anno appena trascorso.

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Il Babbo Natale moderno

La tradizione di Sinterklaas si diffuse negli Stati Uniti a partire dalla colonia olandese di New Amsterdam (poi New York), ma bisogna attendere la seconda metà dell’Ottocento perché la figura del bonario vescovo olandese si trasformi nel Babbo Natale dei giorni nostri. Nella parodia del 1809 Storia di New York, di Washington Irving, si parla di un Sinterklaas americanizzato con il nome di Santa Claus, privato degli attributi vescovili e rappresentato come corpulento marinaio olandese, avvolto in un mantello verde e con la pipa in bocca. Della stessa epoca sono le raffigurazioni di un signore corpulento, con una barba folta, che indossa un mantello verde ornato di pelliccia lungo fino ai piedi. Santa Claus inizia ad assumere la sua forma definitiva nel dicembre del 1823 con la pubblicazione della poesia The Night Before Christmas, “La notte di Natale”, sul quotidiano “Sentinel” della città di Troy, nello stato di New York. Santa Claus è descritto come un vecchio imponente e gioviale che guida una slitta trainata da otto renne chiamate Dasher, Dancer, Prancer, Vixen, Comet, Cupid, Donder e Blitzen. La vera nascita del Babbo Natale moderno, però, è frutto della fantasia del disegnatore Thomas Nast, che lo raffigurò vestito di rosso con il berretto, tondo e giocondo, accompagnato da slitta e renne, per l’edizione del 3 gennaio 1863 della rivista “Harper’s Weekly”. È a Haddon Hubbard Sundblom, tuttavia, che si deve la consacrazione nell’immaginario collettivo dell’iconografia definitiva di Santa Claus. Svedese di nascita, Sundblom studiò all’Art In-

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stitute of Chicago e all’American Academy of Art negli anni in cui Chicago rappresentava un riferimento nei campi della pubblicità e dell’illustrazione. Nel 1931 Sundblom iniziò una lunga collaborazione con la Coca-Cola, durata fino al 1964, durante la quale ideò numerose campagne pubblicitarie disegnando il Santa Claus dei giorni nostri: un anziano signore, bonaccione e occhialuto, con un costume rosso bordato di pelliccia bianca e una lunga barba bianca, che la sera della vigilia di Natale sale sulla sua slitta trainata da renne volanti e va di casa in casa per portare i regali ai bambini. La popolarità della Coca-Cola era tale che parecchi gli attribuirono l’invenzione di Santa Claus; le campagne di Sundblom contribuirono in ogni caso alla diffusione di questa figura anche in Europa, dove acquistò sempre maggiore rilevanza a partire dal secondo dopoguerra.

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Le leggende

di Babbo Natale

Sul tema di Babbo Natale la fantasia ha potuto sbizzarrirsi, a cominciare dalla collocazione geografica della sua magica dimora. Se per gli americani Santa Claus vive al Polo Nord, per molti europei la sua casa si trova invece a Korvantunturi o forse a Rovaniemi in Finlandia. I norvegesi sostengono che abiti senza dubbio a Drøbak, i danesi affermano che si trovi in Groenlandia e gli svedesi nella cittadina di Mora. Ai primi del Novecento si diceva che Santa Claus producesse a mano personalmente i giocattoli che distribuiva, ma piÚ tardi si

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diffuse la credenza che, pur lavorando sempre artigianalmente, si facesse aiutare da nutriti gruppi di elfi, insieme ai quali si dedicava alla costruzione dei doni per tutto il resto dell’anno. Uno dei tratti che più affascinano i bambini, tuttavia, è l’incredibile capacità di Santa Claus di recapitare i regali a tutti coloro che lo aspettano in una sola notte.

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L’ albero La tradizione vuole che l’albero di Natale sia un abete vero, piccolo o grande, che diffonde in casa un delicato profumo naturale. Si possono comprare alberi giovani in vaso, da trapiantare poi in giardino, ma più comunemente vengono acquistate punte di alberi destinate a morire dopo le feste. Le dimensioni dipendono dallo spazio che si ha a disposizione: chi ha il giardino o il terrazzo, spesso preferisce collocare l’albero all’aperto, a patto che ci sia nei pressi una presa elettrica. Tuttavia oggi sono molto diffusi gli alberi artificiali, che sono certamente meno suggestivi, ma risparmiano la vita agli alberi veri e sono innegabilmente più economici e pratici. Ne esistono di tutti i tipi e dimensioni: alcuni quasi non si distinguono da quelli veri, altri sono bianchi o da tavolo, alti pochi centimetri. Chi non ha spazio sufficiente in casa, può decorare le finestre con alberelli di Natale disegnati con gli appositi pennarelli da vetro (facilmente lavabili dopo le feste), o con decalcomanie e altri adesivi di facile reperimento nel periodo delle feste. Potete anche creare un albero da parete servendovi di fil di ferro verde da giardinaggio (lo si trova nei centri dedicati al faida-te e al supermercato), che modellerete a forma di abete di Natale. Decoratelo con fiocchetti, palline, nastrini e ciò che più vi piace, e appendetelo al muro con un chiodino. Se avete una presa elettrica vicina, provate anche a decorarlo con lucine e fili dorati o argentati.

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Cappon magro 1 kg circa di pesce pregiato (spigola • orata • scorfano) • un’aragosta • 10 gamberi • 4 acciughe • 60 g di mosciame di tonno • qualche ostrica • un cavolfiore piccolo • 150 g di fagiolini • 4 carote • 4 carciofi • un gambo di sedano • un mazzetto di scorzonera • uno spicchio d’aglio • un ciuffo d i prezzemolo • 25 g di pinoli • 25 g di capperi • 3-4 cetriolini sottaceto • 8-10 funghetti sottolio • 2 cucchiai di olive nere snocciolate • 2 tuorli d’uovo sodo • 2 tuorli d’uovo crudo • mezzo bicchiere d’aceto • la mollica di un panino imbevuta nell’aceto • gallette di pane • olio • limone • sale Lessate il pesce, pulitelo e sminuzzatelo. Lessate l’aragosta e i gamberi, puliteli e tagliateli a fettine. Condite il tutto con olio, limone e un pizzico di sale. Lessate le verdure, tagliatele a dadini tenendole divise per tipo, conditele con olio, aceto e sale. Preparate la salsa: frullate cetriolini e funghetti, le olive, i capperi, i pinoli, l’aglio, il prezzemolo, la mollica di pane ben strizzata e i tuorli d’uovo. Unite sale, olio e aceto e frullate ancora 10 secondi. Strofinate le gallette con l’aglio, bagnatele con acqua e aceto e fate uno strato in un piatto concavo. Coprite con il mosciame, poi con un cucchiaio di salsa, poi disponete le verdure a strati, quindi mettete ancora salsa, poi pesce e coprite infine con la salsa rimasta. Guarnite con gamberetti e sottaceti. 6-8 persone

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Ciceri e tria 400 g di tria (tagliatelle di farina e acqua senza uovo) o tagliatelle fresche • 300 g di ceci • 2 pomodori maturi • un gambo di sedano • uno spicchio d’aglio • una patata piccola • una cipolla • qualche foglia di alloro • olio d’oliva • peperoncino • sale Tenete a bagno i ceci per circa 12 ore con un pizzico di bicarbonato, poi sciacquateli e metteteli in un recipiente di terracotta coperti d’acqua fredda, con uno spicchio d’aglio, i 2 pomodori tagliati in quattro, una foglia d’alloro, una cipolla, un po’ di prezzemolo, la patata sbucciata e il sedano. Salate e fate cuocere fino a quando i ceci diventano teneri. Friggete in olio d’oliva 150 g circa di tria; lessate la pasta fresca rimanente nella pentola con i ceci e il brodo. Versate la pasta fritta nella pentola mescolando con un cucchiaio di legno. Spolverate con il prezzemolo tritato finemente e condite con una dose generosa di olio d’oliva e peperoncino. 6 persone

Fregula con le arselle

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1 kg di arselle • 300 g di fregula • 2 bicchieri d’olio d’oliva • 3 spicchi d’aglio • 4 cucchiai di concentrato di pomodoro • un ciuffo di prezzemolo • sale


Persico al mango 4 filetti di pesce persico (circa 350 g l’uno) • un mango • 2 porri • 70 g di burro • 2 lime • 2 scalogni • un cucchiaino di zenzero fresco tritato • un cucchiaio di capperi • 2 cucchiai di salsa di soia • 2 spicchi d’aglio • pepe nero • sale grosso Cominciate con la preparazione della salsa e dei porri un giorno prima di cucinare il pesce. Mescolate lo zenzero, lo scalogno e l’aglio tritati finemente, il pepe, il succo dei lime e un cucchiaio di salsa di soia. Lasciate riposare il composto in frigorifero per almeno 12 ore. Lessate in acqua salata i porri (solo la parte bianca) e fateli raffreddare per 12 ore e più avvolgendoli in un canovaccio, in modo che perdano l’acqua in eccesso. Il giorno dopo, fate caramellare i porri in una padella con una noce di burro, poi metteteli da parte sul piatto da portata riscaldato. Mettete i filetti di pesce persico nella stessa padella aggiungendo, se necessario, un poco di burro. Fateli cuocere circa 5 minuti per lato, quindi poggiateli sui porri, tenendo il tutto in caldo. Tagliate il mango a dadini e fatelo saltare, sempre nella stessa padella, aggiungendo la salsa preparata il giorno prima. Unite i capperi e versate il condimento così ottenuto sul persico. Servite subito. 4 persone

Strudel di zucca, patate e porri Una confezione di pasta sfoglia • 150 g di zucca • 2 porri • una patata • 100 g di salsiccia • 4 cucchiai di pecorino stagionato • sale • pepe • un tuorlo d’uovo • olio d’oliva

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Sbollentate la salsiccia per sgrassarla, poi togliete la pelle e sminuzzatela. Tagliate i porri (solo la parte bianca) a rondelle, lavateli e fateli appassire in padella con poco olio. Coprite e lasciate cuocere per circa 10 minuti. Tagliate la patata a dadini e


aggiungetela ai porri, continuando la cottura a fuoco basso, con il coperchio. Sbucciate la zucca, tagliatela a dadini e mettetela in padella con gli altri ingredienti. Fate cuocere lentamente bagnando con un po’ di acqua, se necessario. A cottura ultimata, schiacciate la zucca e la patata e amalgamatele al porro. Unite la salsiccia e il pecorino, salate e pepate, quindi lasciate riposare per qualche minuto. Foderate una teglia con della carta da forno e stendete un rettangolo di sfoglia sufficientemente largo per potersi chiudere su se stesso. Disponete il ripieno di verdure su un lato della sfoglia e ripiegatela, avendo cura di sigillare bene il bordo. Praticate dei tagli sulla copertura e poi spennellatela con il tuorlo d’uovo. Mettete nel forno preriscaldato a 180° e fate cuocere per circa 30 minuti. Servite tiepido. 6 persone

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