Astroagenda N.5 primavera/estate 2013

Page 1


CHI SIAMO associazione

astrofili centesi il consiglio direttivo: Davide Balboni (presidente)

Antonella Balboni (vicedirettrice)

Valerio Cantori (segretario) Marco Pilati (direttore) Stefano Melloni ( vice presidente)

Il gruppo è formato da appassionati di astronomia a cui il Comune di Cento ha dato in utilizzo l’osservatorio astronomico “P.Burgatti”, (nel cortile delle scuole medie), in via Dante Alighieri 6. La struttura è utilizzata per divulgare al pubblico le conoscenze di astronomia dando la possibilità di osservare il cielo con gli appositi strumenti. Il nostro impegno è a livello di volontariato e siamo aperti a tutte le iniziative rivolte ad ampliare il nostro gruppo per offrire un servizio sempre migliore alla cittadinanza. Per questo operiamo in modo gratuito, pensando che il vero guadagno sia il poter offrire a tutti il sogno che noi, con tanta passione e forza di volontà, abbiamo sempre inseguito.

APPUNTAMENTI: Aperto al pubblico il primo e l’ultimo venerdì di ogni mese dalle ore 21,00 alle 23,30 Si accettano gruppi di persone e scolaresche anche in altri giorni concordati INFORMAZIONI: E-mail: astrofilicentesi@gmail.com Sito: www.astrofilicentesi.it Facebook: astrofilicentesi Telefono: 346 8699254

www.astrofilicentesi.it

Astrofili Centesi in visita ai Laboratori I.N.F.N. di Legnaro - PD Giovedì 28 marzo 2013, trenta persone associate al Gruppo Astrofili Centesi hanno visitato uno dei quattro laboratori di Fisica Nucleare posti sul territorio italiano: i Laboratori Nazionali di Legnaro (PD). Dopo il pranzo nella mensa dei Laboratori (sei scelte di portate nonché un ottimo servizio!) in compagnia di alcuni ricercatori e dopo aver visionato un breve filmato introduttivo sulla storia dei Laboratori, il tecnologo degli acceleratori, dott. Antonio Dainelli, ha accompagnato gli astrofili a visitare gli impianti che sospingono gli ioni pesanti (acceleratori spenti per l’occasione!) a migliaia di chilometri al secondo e l’antenna gravitazionale Auriga, posta nel settore est del parco di ricerca, spiegando ogni dettaglio sul loro complicato funzionamento. Grande è stato lo stupore per uno scenario a dir poco fantascientifico! Ai visitatori Centesi è stato gentilmente concesso di fare un reportage fotografico che gli Astrofili hanno immediatamente inserito sul loro sito www.astrofilicentesi.it nonché sulla pagina Facebook, riscuotendo così tante visite e consensi da far prendere in considerazione l’ipotesi di ripetere l’evento, il prossimo anno. Per l’ottima accoglienza ricevuta, gli Astrofili Centesi ringraziano tutto il personale dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e in particolare: l’amico dott. Antonio Dainelli, il dott. Marco Cavenago – fisico addetto alle sorgenti di particelle – e la dott.ssa Luisa Pegoraro della segreteria di direzione. Marco Pilati


IN VIAGGIO TRA GLI ANELLI DI SATURNO di Valerio Cantori

S

aturno è famoso come ‘il signore degli anelli’, anche se gli altri tre giganti pianeti gassosi – Giove, Urano e Nettuno – possiedono anelli. Il sistema di Saturno però prende il primo posto poiché i suoi anelli sono estremamente brillanti e molto grandi. Quando vennero scoperti, nel XVII secolo, i disegni li mostravano come enormi ‘orecchie da Topolino’ ai lati del pianeta. Con il miglioramento dei telescopi, gli astronomi si resero conto che erano composti da milioni di frammenti di ghiaccio e roccia.

Gli anelli di Saturno sono composti da milioni di piccoli oggetti, della grandezza che varia dal micrometro al metro, orbitanti attorno al pianeta sul suo piano equatoriale, e organizzati in un anello piatto. Poiché, come per la Terra, l’asse di rotazione di Saturno è inclinato rispetto al piano orbitale, anche gli anelli risultano inclinati. Gli anelli iniziano ad un’altezza di circa 6.600 km dalla superficie di Saturno e si estendono fino a 120000 km, poco meno di un terzo della distanza Terra-Luna.

La loro scoperta è attribuita a Christiaan Huygens, nel 1655; in precedenza già Galileo Galilei aveva notato delle insolite protuberanze ai lati del pianeta, ma la scarsa potenza del suo telescopio e la particolare posizione di Saturno all’epoca - con gli anelli disposti di taglio per un osservatore terrestre, e quindi difficilmente visibili - non gli avevano permesso di distinguerne la forma con chiarezza.

la sonda Cassini tra gli anelli di Saturno

Galileo, a causa dell’insufficiente potenza del suo telescopio, aveva scambiato gli estremi del suo anello per un paio di satelliti

A seguito dell’esplorazione ravvicinata della sonda spaziale Cassini-Huygens il loro spessore è stato misurato mediamente in circa 30 m e sono quindi estremamente sottili.


In compenso gli anelli non sono completamente piatti, in alcune zone le particelle sono addensate in strutture che si estendono da 3 a 5 km sopra e sotto il piano degli anelli, proiettando così lunghe ombre in particolari momenti di inclinazione rispetto al Sole. Gli anelli sono divisi in sette fasce, separate da divisioni che sono quasi vuote. L’organizzazione in fasce e divisioni risulta da una complessa dinamica ancora non ben compresa, ma nella quale giocano sicuramente un ruolo i cosiddetti satelliti pastore, lune di Saturno che orbitano all’interno o subito fuori dall’anello. La divisione più grande fu scoperta da Cassini nel 1675, ed è chiamata divisione di Cassini. Successivamente Bond scoprì che l’anello interno era anch’esso suddiviso (1850), come pure l’anello esterno che è separato dalla Divisione di Encke. I diversi anelli vengono identificati anche con le lettere dell’alfabeto. Originariamente la sequenza partiva dal più esterno (A) verso l’interno (B, C, ecc.), ma con la scoperta di nuovi anelli sia all’interno che all’esterno le lettere sono ora piuttosto mescolate. L’origine degli anelli è sconosciuta. Ci sono due ipotesi principali: che siano il risultato della distruzione di un satellite di Saturno, ad opera di una collisione con una cometa o con un altro satellite, oppure che siano un “avanzo” del materiale da cui si formò Saturno che non è riuscito ad assemblarsi in un corpo unico.

Ricostruzione di un anello di Saturno visto da vicino

Queste due teorie però, probabilmente, andranno presto riconsiderate, perchè esse si basano sul presupposto d’instabilità degli anelli, condannandoli ad una vita relativamente breve (dispersione, o caduta sul pianeta, nel giro di pochi milioni di anni); tuttavia studi recenti hanno ipotizzato che la loro massa sia maggiore di quanto creduto, facendo così spostare la datazione della loro nascita a miliardi di anni indietro. Nell’ottobre del 2009 grazie al telescopio spaziale Spitzer, è stato scoperto il più grande anello di Saturno mai osservato prima di oggi. Questo enorme anello si trova alla periferia del sistema di Saturno, in un’orbita inclinata di 27º rispetto al piano del sistema dei sette anelli principali.

Il nuovo anello scoperto nel 2009 dallo Spitzer

Gli anelli di Saturno e i suoi principali “satelliti pastore”


Saturno fotografato dal telescopio Hubble

Il nuovo anello, che si ritiene sia originato da Febe, è composto di ghiaccio e di polvere allo stato di particelle alla temperatura di -157 °C. Pur essendo molto esteso, questo anello, è rilevabile solo nello spettro infrarosso, perché non riflette la luce visibile.

La sua massa comincia a circa 6 milioni di chilometri dal pianeta e si estende per 11,9 milioni di chilometri. La scoperta potrebbe essere decisiva per risolvere il problema legato alla colorazione del satellite Giapeto: gli astronomi ritengono che le particelle dell’anello, che orbitano intorno a Saturno in modo retrogrado (proprio come Febe), vadano a collidere contro la superficie di Giapeto quando esso, durante il suo moto orbitale, attraversa l’anello. Come un compact disc gigante, gli anelli piatti hanno un’ampiezza di più di 275.000 km – una larghezza sufficiente a riempire la maggior parte dello spazio tra la Terra e la Luna – ma uno spessore inferiore a un 1 km. Dovuto al movimento orbitale verso l’alto o il basso di Saturno e della Terra, il nostro panorama degli anelli cambia.

La sonda Cassini fotografa il satellite Titano davanti al pianeta Saturno

Nel 2003, gli anelli erano al massimo del loro splendore e della loro bellezza. Ma ogni 15 anni li vediamo in perpendicolare. In questo caso diventano invisibili a tutti i telescopi, eccezion fatta per i più potenti. Questo è un ottimo momento per cercare piccoli satelliti in prossimità degli anelli.


LA CONQUISTA DELLA LUNA In memoria di Neil Armstrong di Stefano Francesconi Neil Armstrong

« …credo che questo paese debba impegnarsi a realizzare l’obiettivo, prima che finisca questo decennio, di far atterrare un uomo sulla Luna e farlo tornare sano e salvo sulla Terra….»

E

ra il 25 maggio del 1961 quando l’allora Presidente degli Stati Uniti d’America John F. Kennedy pronunciò queste parole durante una sessione congiunta al Congresso. Il programma spaziale Apollo fu concepito durante la presidenza di Dwight Eisenhower e condotto dalla NASA, ma grazie a Kennedy i fondi disponibili passarono da 500 milioni di dollari nel 1960 a 5,2 miliardi nel 1965 garantendone lo sviluppo. Dopo alcuni anni trascorsi a progettare e realizzare razzi, moduli di comando, il modulo lunare nonché le strategie riguardanti i viaggi e le traiettorie possibili, iniziarono i primi test con gli astronauti designati al progetto. L’esordio fu un vero e proprio disastro: il 27 gennaio 1967 i tre astronauti entrati nella navicella APOLLO 1 morirono carbonizzati a causa di un incendio propagatosi all’interno dell’abitacolo.

Neil nacque a Wapakoneta in Ohio il 5 agosto 1930 e fin da bambino aveva la passione del volo pensate che ancor prima di conseguire la patente di guida sapeva già pilotare un velivolo. Divenne presto uno dei migliori astronauti e gli vennero assegnate varie missioni tra cui il famoso attracco nello spazio di due navicelle rientrante nel programma GEMINI. In quell’esercitazione ci furono alcuni problemi ma Armstrong riuscì a gestire al meglio la situazione evitando un pericoloso incidente. La storica rivalità derivante dalla “guerra fredda” con l’Unione Sovietica fece sì che il programma Apollo accelerasse anche perché nel frattempo i russi avevano inanellato una serie di successi importanti come il lancio del primo satellite artificiale (Sputnik); l’invio del primo uomo nello spazio con Gagarin; la prima attività extraveicolare nello spazio con Leonov; la prima donna nello spazio con la Tereskova.

L’Apollo 1 dopo l’incidente

Qualche mese più tardi Deke Slayton, il responsabile del programma, designò Neil Armstrong come comandante dell’Apollo 11.

Il satellite Russo Sputnik fu il primo satellite artificiale in orbita intorno alla Terra nella storia. Venne lanciato il 4 ottobre 1957 dal cosmodromo di Baikonur


L’unica arma degli americani era lo sviluppo del programma Apollo per la conquista della Luna per la quale i sovietici non si erano preparati. Così, dopo i primi lanci arrivò il momento di partire per la conquista del nostro satellite: Armstrong sarebbe stato il primo uomo a calpestare il suolo lunare e dopo di lui Aldrin mentre Collins sarebbe rimasto al comando del modulo di rientro. Vi svelo una curiosità: molti non sanno che Collins è nato a Roma e che ama l’Italia!

L’equipaggio dell’Apollo 11 era composto (da sinistra a destra) dal comandante della missione (e primo uomo a mettere piede sulla Luna) Neil Armstrong, dal pilota del modulo di comando Michael Collins, e dal pilota del modulo lunare Edwin (Buzz) Aldrin Jr.

Ci troviamo negli Stati Uniti d’America al J.F.K. Special Center, sono le 13:32 del 16 luglio 1969 quando i motori del vettore Saturn V si accendono. Il cuore di Armstrong raggiunge i 110 battiti al minuto! Dopo quattro giorni di viaggio il modulo lunare Eagle si stacca dal modulo di comando Columbia e si prepara all’allunaggio.

Il computer di bordo invia continui segnali di errore e di avaria ma solo per il fatto che non riesce ad elaborare tutti quei dati contemporaneamente! Quando rimangono non più di 15 secondi di carburante l’Eagle atterra sul “Mare della Tranquillità”, sono le 20:17:40 secondi del 20 luglio 1969. Dopo le fasi di preparazione allo sbarco Neil aprì il portellone della navetta, mise il piede sinistro sulla scaletta e pronunciò una frase che è passata alla storia: ”questo è un piccolo passo per un uomo, un grande balzo per l’umanità”! Quasi 500 milioni di persone in tutto il mondo assistettero all’evento! Subito dopo anche Aldrin mise piede sul suolo lunare e insieme al suo collega ebbe una breve conversazione telefonica con l’allora presidente Nixon.


L’intera escursione durò circa due ore e mezza e servì per raccogliere campioni di rocce, scattare foto, sistemare l’EASEP (dispositivo composto da celle multi-specchio, orientato in modo da riflettere la luce di un laser puntato dalla Terra verso la Luna) e commemorare alcuni astronauti morti in precedenti missioni.

Dopo essersi ricongiunti al Columbia i 3 eroi iniziarono il viaggio di ritorno che si concluse alle ore 16:50:35 del 24 luglio 1969 con un ammaraggio nell’Oceano Pacifico.

Venne posta, inoltre, una bandiera americana e una placca con scritto: “Qui uomini dal pianeta Terra fecero il primo passo sulla Luna. Luglio, 1969 d.C. siamo venuti in pace per tutta l’umanità”! A questa missione ne seguirono altre 5 con allunaggi ma i tempi stavano cambiando, la Luna non destava più grande interesse e l’opinione pubblica iniziò a fare pressione per interrompere quello sperpero di denaro chiedendo migliori condizioni di vita. Inoltre gli USA stavano per entrare in guerra con il Vietnam e l’Unione Sovietica non faceva più paura! Il 25 agosto 2012, a Cincinnati, si spegneva Neil Armstrong il pioniere dell’astronautica al quale tutto il mondo deve riconoscenza. L’Associazione Astrofili Centesi intende ricordarlo con affetto. Al termine dell’escursione i due astronauti rientrando nel veicolo danneggiarono con le loro tute ingombranti l’interruttore che avrebbe dovuto azionare il motore per la ripartenza, risolsero il problema utilizzando una penna con la quale chiusero il contatto per azionare la sequenza di lancio; Aldrin conserva ancora quella penna!


Pericoli dal cielo: i meteoriti di Gianmarco Gotti

I

l 15 Febbraio 2013, in una piccola cittadina degli Urali orientali, come molti sapranno, sono caduti dei frammenti di roccia spaziale. Gli specialisti non avevano previsto l’arrivo di questi oggetti per il semplice fatto che erano corpi molto piccoli e, dunque, invisibili ai rivelatori.

Cosa sono queste rocce che hanno provocato danni ad abitazioni e ferito diverse persone? I meteoriti sono detriti spaziali che possono essere attratti dalla gravità terrestre (che si comporta come un grande magnete) e cadere quindi sul nostro pianeta. La maggior parte di questi frammenti si disintegra prima di toccare il suolo perchè i fluidi dell’atmosfera vengono compressi dall’arrivo del corpo; questa compressione produce una pressione dinamica, la quale libera energia sotto forma di calore, disintegrando l’oggetto. Alcuni di questi però, soprattutto se di grandi dimensioni, non vengono distrutti, cadono sulla Terra e formano i crateri da impatto. Uno dei più famosi è il cratere Chicxulub, provocato da un meteorite caduto nello Yucatan e principale indiziato responsabile dell’estinzione di massa del Cretaceo.

I meteoriti hanno masse e dimensioni variabili: da 10^-9 a 10^7 Kg. Quando attraversono l’atmosfera, come detto, tendono a frammentarsi in pezzi più piccoli: uno dei più grandi frammenti ritrovati raggiunge le 60 tonnellate. Non hanno mai dimensioni sferiche o quasi sferiche. Molto importante è non confondere meteoriti con asteroidi. Questi ultimi vengono, infatti, continuamente monitorati e le previsioni di collisione raggiungono anche 1000 anni! Meteor Crater. Un cratere meteoritico in Arizona, negli Stati Uniti, largo circa 1.200m, profondo 170. Generato 49.000 anni fa dall’impatto di un meteorite del diametro di circa 25-30 metri

Come ci salveremo dall’armageddon? di Antonella Balboni

O

gni anno cadono sulla Terra circa 10 tonnellate di detriti spaziali. Nulla di preoccupante però, queste pietre di dimensioni ridotte, si incendiano a contatto con la nostra atmosfera (il fenomeno che noi chiamiamo erroneamente “stella cadente”) e si disintegrano prima di toccare il suolo. Se le dimensioni di queste pietre sono superiori si trasformano in “killer”, fonti di possibili disastri. Un asteroide attorno ai 50m potrebbe provocare distruzioni su scala regionale mentre uno tra gli 1 e i 10km potrebbe causare una catastrofe globale.


A sorvegliare il cielo, per individuare queste possibili minacce ci sono molti progetti, tra cui il Near Earth Object (NEO) messo a punto dalla NASA. Segnaliamo poi il neoShield coordinato dall’Institute of Planetary Research di Berlino che vede la collaborazione di Russia, Stati Uniti e Europa, quest’ultima, per il progetto, ha stanziato 4 milioni di euro nel 2012. Nonostante queste organizzazioni non si riesce a prevedere tutto, molti corpi infatti hanno traiettorie particolari oppure sono molto scuri e quindi difficilmente visibili, qualcosa quindi può sfuggire (come per esempio il bolide in Russia). Come dovremmo comportarci se un corpo pericoloso fosse diretto verso la Terra promettendo enormi danni? Gli scienziati hanno pensato ad alcuni piani ma nessuno di essi è stato approvato, per il momento, come sicuro e funzionale. ESPLOSIONE NUCLEARE: Bombardando il corpo con una testata nucleare si potrebbe frantumarlo in vari pezzi che, cadendo sulla Terra risulterebbero meno dannosi di un unico corpo. La soluzione sembra forse la più semplice ma ahimè non è così… gli asteroidi sono classificati in tre tipologie in base alla loro composizione: rocciosi, sabbiosi e ferrosi e ognuno di esso, se bombardato, si comporta in modo diverso, potendo causare, talvolta, ancora maggiori rischi per il nostro pianeta.

SONDA “KAMIKAZE” Inviare una sonda verso l’asteroide e farla impattare ad una velocità ci circa 10 km/s deviando così, anche se di poco, l’orbita dell’asteroide.

Ricostruzione della sonda e del trattore gravitazionale

TRATTORE G R A V I TA Z I O NALE Unire la sonda kamikaze ad una seconda sonda funzionante da trattore: l’asteroide deviato dall’impatto della prima sonda non ci metterebbe molto a tornare nell’orbita della Terra per via dell’attrazione della forza di gravità del nostro pianeta, quindi il pericolo non sarebbe cancellato ma semplicemente posticipato. interviene allora la seconda sonda “trattore” che, con un peso di almeno 2 tonnellate, dovrebbe attirare a se la roccia per poi spostarla ancora più lontano dalla nostra orbita, in questo modo saremo salvi! L’asteroide oggi maggiormente monitorato è Apophis, di 250 m di larghezza, la cui orbita sembra essere molto vicina a quella del nostro pianeta con possibile impatto nel 2036 (si parla di una possibilità su un milione quindi possiamo dormire sonni tranquilli!). Il 25 febbraio 2013 è stato lanciato nello spazio, a circa 800 km di altezza, il satellite NEOSSat, il cui compito è monitorare rifiuti orbitali per proteggere il nostro pianeta.

Orbita di Apophis nel 2036 La roccia spaziale passerà a soli 31.300 km dalla superficie terrestre, ben al di sotto dei satelliti in orbita

Speriamo gli scienziati riescano a ingrandire il loro grande occhio celeste e a scovare tutti i pericoli che si nascondono dietro l’angolo, di certo non vogliamo fare la fine dei poveri dinosauri!


Alla ricerca dei pianeti extrasolari! di Davide Balboni

P

ianeti extrasolari, quanti sono? Un pianeta extrasolare o esopianeta è un pianeta non appartenente al nostro Sistema Solare, orbita quindi attorno ad una stella diversa dal Sole.

A marzo 2013 ne sono stati individuati circa 900 attorno a stelle di massa come il Sole o superiore, ma le scoperte sono in continuo aumento grazie ai telescopi della NASA in orbita attorno alla Terra, Spitzer, Kepler, Hubble e il Very Large Telescope (VLT) dell’ESO in Cile. Fra i pianeti extrasolari scoperti fino ad ora ce ne sono almeno due interessanti: HD 189733b, un gigante gassoso che è stato studiato e osservato tantissimo e si pensa possa avere lune orbitanti, troppo piccole per essere individuate e Gliese 1214b, di circa 5 o 6 masse terrestri, con una temperatura di qualche centinaio di gradi. Ancora non si sa se sia un pianeta terrestre (roccioso) o un pianeta gassoso. In più il sei per cento delle nane rosse, le stelle più comuni della galassia, ospitano pianeti grandi quanto il nostro e tutti, almeno potenzialmente, abitabili. I più vicini si troverebbero nel raggio di 13 anni luce.

Modi per individuare un pianeta in orbita attorno ad una stella: - Metodo del transito: Se un pianeta transita di fronte alla propria stella, allora è osservabile una riduzione della luminosità della stella eclissata. L’ammontare della variazione dipende dalla dimensione del pianeta e della stella stessa. I pianeti extrasolari si distinguono dalle stelle variabili a eclisse dal fatto che nella curva di luce dei primi c’è un’unica variazione, nelle seconde invece le variazioni sono due. Con questo metodo si possono determinare le dimensioni del pianeta extrasolare.

I telescopi Hubble, Kepler e Spitzer

Il VLT in Cile


- Astrometria: L’astrometria consiste nella misurazione precisa della posizione di una stella nel cielo e nell’osservare in che modo questa posizione cambia nell’arco del tempo. Se la stella ha un pianeta, allora l’influenza gravitazionale del pianeta stesso causerà alla stella un leggero movimento circolare o un’orbita ellittica attorno a un comune centro di massa. Questo movimento viene chiamato effetto Doppler. Il pianeta orbitante attorno alla stella provoca dei cambiamenti nella posizione e nella velocità dell’astro, in quanto entrambi i corpi orbitano in realtà intorno al comune centro di massa. - Dischi circumstellari e protoplanetari: Le nubi di polveri circondano molte stelle, ed esse possono essere individuate poiché in grado di assorbire la luce stellare e riemetterla sotto forma di radiazione infrarossa. Analizzando le nubi di polveri, è possibile individuare elementi che suggeriscono la presenza di pianeti o protopianeti. Come raggiungere questi pianeti? Se si vuole arrivare in un tempo ragionevole, a scala umana, ad un pianeta eventualmente in vicinanza della stella più vicine a 4,365 anni luce (Alfa Centauri) diciamo in 40 anni, bisognerà raggiungere un velocità pari a un decimo di quella della luce.

Altrimenti quando scopriremo come raggiungere una velocità prossima a quella della luce (1miliardo e 80 milioni di km all’ora!) impiegheremo solo 4 anni, sempre per alfa centauri ma poi anche questa strabiliante velocità non basterebbe più per andare su pianeti distanti oltre i 50-100 anni luce. Un pianeta scoperto di recente, Kepler 22b si trova proprio nella fascia abitabile, cioè dove l’acqua è allo stato liquido come sulla Terra. Qual’è la fascia abitabile? In astronomia e astrobiologia, zona abitabile è il termine scientifico per indicare la regione intorno ad una stella dove è teoricamente possibile, per un pianeta mantenere acqua liquida sulla sua superficie. Il concetto è basato sulle condizioni favorevoli per la vita per come noi la conosciamo sulla Terra, dove l’acqua liquida è essenziale per tutte le forme di vita conosciute; quindi i pianeti in grado di avere acqua liquida sono considerati tra i più favorevoli per ospitare vita extraterrestre. Inoltre il satellite Wide-field Infrared Survey Explorer (WISE) della NASA ha scoperto il terzo sistema stellare più vicino al Sole, un sistema binario di due nane brune, stelle fredde e dalla luce debole, distanti appena 6,5 anni luce dal Sole. Questo sistema stellare sarà oggetto di osservazioni per scoprire eventuali pianeti in orbita.


LO SCORPIONE IL KILLER DI ORIONE

LA VERGINE

L

o scorpione è una costellazione dello zodiaco visibile, nel cielo boreale bassa sull’orizzonte, da maggio ad agosto.

Antares è la sua stella principale che rappresenta il cuore dell’animale. Si tratta di una gigante rossa, centinaia di volte più grande del nostro Sole che dista da noi circa 600 anni luce. Segnaliamo poi altre stelle principali come Shaula, Sargas, Dschubba, Wei, Girtab e Graffias. La costellazione è molto vicina al centro galattico quindi in essa si possono individuare numerose stelle doppie e oggetti del profondo cielo. Tra gli ammassi aperti, uno dei più luminosi è M7; ben visibile anche ad occhio nudo. Un altro ammasso ben visibile è l’Ammasso Farfalla, (M6) e l’ammasso NGC 6231. Un altro ammasso aperto, NGC 6124, si trova vicino al confine con il Regolo (la stella più brillante della costellazione del Leone). Tra gli ammassi globulari segnaliamo M4 e M80 mentre tra le nebulose planetarie indichiamo la Nebulosa Farfalla (NGC 6302).

M7, un ammasso aperto molto brillante visibile nella parte meridionale dello Scorpione

MITOLOGIA La dea della caccia Artemide si invaghì di Orione ed iniziò a fargli avances. Orione declinò i ripetuti inviti e iniziò a fare una spietata corte alle Pleiadi, le 7 figlie di Atlante e Pleione. Le inseguiva ovunque senza sosta e per questo, Artemide non potendo sopportare questo affronto, desiderosa di vendetta, decise di inviare nell’abitazione di Orione un velenosissimo scorpione che lo punse a morte. Sia lo scorpione (che morì dopo aver punto Orione) che Orione furono collocati in cielo da Zeus come costellazioni, ma in punti opposti del cielo affinché lo scorpione non potesse più pungere il cacciatore. Quando vediamo quindi la costellazione di Orione tramontare ad ovest vediamo sorgere ad est quella dello Scorpione. La Nebulosa Farfalla nello Scorpione


LE COMETE DEL 2013 di Stefano Melloni

S

ono tre, le comete del 2013 visibili a occhio nudo anche dai nostri cieli. La prima si chiama Pan-STARRS, la seconda LEMMON, e infine l’ultima in ordine cronologico la ISON. Pan-STARRS (C/2011 L4), anche detta Cometa di Pasqua, visibile nell’emisfero boreale per metà marzo, è stata ampiamente fotografata da astronomi e astrofili. Come indica il suo nome, Pan-STARRS è stata scoperta il 6 giugno 2011 dal telescopio Panoramic Survey Telescope & Rapid Response System presso le Hawaii. Alla scoperta si trovava a circa 1,2 miliardi di km dalla Terra e le prime osservazioni hanno consentito di calcolare un’orbita preliminare, poi, successivamente migliorata nei mesi. La sua origine è nella Nube di Oort, composta da corpi ghiacciati pronti a trasformarsi in comete, che avvolge il Sistema Solare alla distanza dal Sole di 100.000 UA, oltre l’orbita di Nettuno. LEMMON (C/2012 F6) Ha una lunga coda di colore verde dovuto dall’etano degassato che circonda il nucleo. Interagendo con le radiazioni del Sole,

provoca questo effetto verde, più o meno allo stesso modo in cui funzionano i neon fluorescenti da lavoro. La cometa Lemmon raggiungerà il perielio (punto più vicino della sua orbita al Sole) il 24 marzo, quando sarà ad una distanza di 0,73 Unità Astronomiche. Nei mesi successivi può diventare visibile dalla Terra, nell’emisfero settentrionale e prima che torni ad essere visibile dovrà fare un viaggio di 50 anni.

ISON (C/2012 S1) la sua scoperta è stata annunciata a settembre 2012, la bella cometa diventerà (speriamo!) la cometa di Natale 2013 in quanto apparirà vicino alla Terra attorno al 28 novembre 2013. Attualmente ISON si trova oltre l’orbita di Giove, ancora quindi lontana dal Sistema Solare interno. Vista la sua orbita altamente eccentrica e inclinata rispetto al piano del Sistema Solare, gli astronomi tendono a pensare che ISON sia una cometa proveniente dalla nube di Oort. Un oggetto che per la prima volta si sta avvicinando al Sole. Qui, si aprono due diversi scenari. Nel caso più fortunato la cometa arriverà intera vicino al Sole, diventando così visibile ad occhio nudo, anche in pieno giorno, per un paio di mesi. Avvicinandosi al Sole, per effetto del grande calore, avverrà la sublimazione (passaggio dallo stato solido allo stato gassoso) del ghiaccio sporco della sua superficie. Il gas emesso e le particelle di polvere, renderanno il corpo ben visibile, emettendo luce e formando una chioma, un alone visibile tutto intorno al nucleo, e la ben nota coda. Oppure è possibile che l’oggetto scompaia mesi prima del passaggio al perielio sbriciolandosi in vari pezzi e/o evaporando ben prima del momento prestabilito quindi deludendo le nostre aspettative di osservazione. Questa triste fine può essere il destino di tutte le comete che, proprio come la ISON, entrano per la prima volta nel nostro Sistema Solare e passano così vicine al nostro Sole. Incrociamo quindi le dita e speriamo che la ISON non ci deluda e si faccia ricordare come “la grande cometa del 2013”.


Astro-Album

Alcuni “flash” sulle iniziative dei mesi precedenti

Giovedì 28 marzo 2013 Visita ai Laboratori I.N.F.N. Legnaro - PD Trenta persone associate al Gruppo Astrofili Centesi hanno visitato uno dei quattro laboratori di Fisica Nucleare posti sul territorio italiano: i Laboratori Nazionali di Legnaro (PD).

TERRA

Cena sociale dicembre 2012 Serate aperte al pubblico e alle scolaresche

SO

14 aprile 2013 visita al radiotelescopio di Medicina (BO)


LO SAPEVI? LA STELLA A NOI PIù VICINA (DOPO IL SOLE) DISTA 40.000 miliardi di chilometri La stella più vicina alla Terra, a parte il Sole, è Proxima Centauri, che si trova a 40.000 miliardi di chilometri di distanza. La luce emessa da Proxima Centauri impiega 4,2 anni a raggiungerci. Fa parte di un sistema di stelle triplo chiamato Alfa Centauri. Se volessimo raggiungerla, con la nostra attuale tecnologia impiegheremmo non meno di 75.000 anni. Non male per una bella vacanza interstellare!

RINGRAZIAMO PER IL CONTRIBUTO DI SOSTEGNO ALL’INIZIATIVA

Presso: CASA della MUSICA Via Genova 26 San Pietro in Casale (BO) info@campidarte.it www.campidarte.it

L’Asso di Cuori studio fotografico

Viale Iolanda 18, Cento (Fe) info@assodicuori.net www.assodicuori.net

Via D.Manin, 15 Cento (Fe) Tel. 051 90.40.40 info@oasiwellness.it www.oasiwellness.it

Bar Penzale

Tabaccheria RIcevitoria Via Penzale, 2/d - Cento (Fe)

Via Renazzo 111/d Tel e Fax 051/900118 Renazzo (Fe)

Gelateria LA CICALA VOBIS COMPUTER

Viale F. Gallerani, 39 Cento (Fe)

Via Ferrarese 37/B 44042 Cento (FE) Tel.051/6832520 - Fax: 051/6832520 www.vobis.it vobiscento@vobiscento.191.it

www.forno-caruso.ory.it fornocaruso@legalmail.it

AUTOMAZIONI PNEUMATICHE Via Ungheria 11, Renazzo (FE) - 44045 Tel 051 6832866 info@poseidonautomazioni.it www.poseidonautomazioni.it


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.