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Algeria

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Fonti

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Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati United Nations High Commissioner for Refugees

I dati contenuti nella tabella a fianco sono forniti dall’Alto Commissariato per i Rifugiati UNHCR. Sono dati ufficiali tratti dal rapporto Global Trends 2010 uscito nel giugno 2011 dai quali è possibile vedere i flussi dei rifugiati in entrata ed in uscita da ogni singolo paese. Per un approfondimento rimandiamo alla consultazione del rapporto stesso.

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RIFUGIATI ORIGINATI DALL’ALGERIA

RIFUGIATI 6.689

RIFUGIATI ACCOLTI NELL’ALGERIA

RIFUGIATI 94.144

PRINCIPALI PAESI DA CUI ARRIVANO QUESTI RIFUGIATI

SAHARA OCCIDENTALE 90.000

Situazione attuale e ultimi sviluppi

Serve austerità

Arriva l’austerità anche in Algeria ed è forte il timore che gli inevitabili sacrifici per la popolazione possano riaccendere la protesta e riportare gli algerini a manifestare nelle strade. Nel 2012 l’Algeria punta alla riduzione del 10,2 % della spesa pubblica e, nello stesso tempo, a prendere delle misure atte a far calare il deficit di bilancio, dopo un anno che ha registrato spese impreviste, quasi tutte mirate a mantenere la calma sociale nel contesto della ‘primavera araba’. La bozza relativa all’anno prossimo prospetta un deficit pari al 25,4 del Pil, contro il 34% stimato per il 2011. Sempre per il 2012 la crescita economica stimata è del 4,7%, contro il 4 stimato per quest’anno, mentre si prevede un lieve aumento dell’inflazione al 4%, contro il 3,5 stimato.

Marzia Lami Il 23 febbraio 2011, con una ordinanza firmata dal Presidente della Repubblica Abdelaziz Bouteflika, è stato revocato lo stato di emergenza in vigore ininterrottamente in Algeria dal 9 febbraio del 1992. Il provvedimento era stato richiesto a gran voce da alcune forze politiche e dalla stampa indipendente (in primo luogo dal quotidiano El Watan) per ridare un senso di normalità al Paese dopo l’ultimo decennio sanguinoso del secolo scorso. Con l’abolizione dello stato di emergenza il Governo algerino è anche venuto incontro alle richieste del movimento di protesta che, all’inizio del 2011, ha portato nelle strade di Algeri e di altre città migliaia di manifestanti “contagiati” dalle concomitanti rivolte in Tunisia e in Egitto. Nel mese di gennaio la repressione della polizia ha provocato cinque morti. La manifestazione più imponente si è svolta ad Algeri il 12 febbraio 2011, ma non si sono viste nelle strade le masse che sono sfilate nelle città tunisine ed egiziane. Lo schieramento degli uomini della sicurezza è stato imponente. In Algeria il malessere sociale resta diffuso. La popolazione si lamenta per il carovita, per i costi degli alloggi, per la disoccupazione, per l’assenza di prospettive dei giovani. Il sistema politico rimane bloccato. Il Presidente Bouteflika, un uomo della vecchia guardia protagonista della guerra di indipendenza contro i francesi, è in carica dal 1999. Afflitto da problemi di salute mai del tutto chiariti, Bouteflika non intende lasciare il potere. Per placare la rabbia degli algerini, Bouteflika ha promesso la creazione di migliaia di nuovi posti di lavoro e la realizzazione di alloggi popolari. Il Presidente ha anche promesso di emendare la costituzione per rafforzare la democrazia rappresentativa. Dopo l’abolizione dello stato di emergenza, nell’aprile del 2011, si è verificato un grave atto di terrorismo in Kabylia, dove un gruppo armato

Generalità

Nome completo: Repubblica democratica popolare di Algeria Bandiera

Lingue principali:

Capitale: Popolazione: Area: Religioni:

Moneta: Principali esportazioni:

PIL pro capite: Arabo, francese, tamazight (berbero) Algeri Circa 35 milioni 2.381.740 Kmq Musulmana sunnita (99%), cristiana ed ebraica (1%) Dinaro algerino Risorse naturali: petrolio, gas naturale, ferro, fosfati, uranio, piombo, zinco Risorse agricole: grano, orzo, avena, uva, olive, cedri, frutta, pecore, bestiame Us 7.000

ha ucciso 13 militari algerini. Il principale gruppo terroristico attivo in Algeria è l’Aqmi, acronimo di al-Qaeda per il Maghreb Islamico. Si ritiene che il leader del gruppo sia Abdelmalek Droukdal, algerino, ex membro del Fis (Fronte Islamico di Salvezza).

I militanti del gruppo al-Qaeda per il Maghreb islamico mirano ad unire le forze jihadiste della regione nordafricana per combattere contro l’Europa e la presenza occidentale nei Paesi del Ma-

Marzia Lami L’Algeria ha vissuto un 2010 relativamente tranquillo. I gruppi terroristi armati che si ricollegano ad al-Qaeda (al-Qaeda per il Maghreb islamico) hanno compiuto azioni meno sanguinose rispetto agli anni precedenti e la loro attività si è concentrata soprattutto nella zona meridionale del Paese. Resta instabile, in parte, anche la situazione della Cabilia, la regione montuosa che si estende da Algeri vero l’Est lungo la costa mediterranea. Il terrorismo che minaccia oggi l’Algeria non ha la forza, i numeri e la pericolosità di quello che ha sconvolto il Paese nel corso degli anni Novanta. La data chiave è il 1991, quando il movimento politico Fis (Fronte islamico di Salvezza) vince il primo turno delle elezioni politiche generali. Di fronte alla minaccia islamista a gennaio i militari interrompono il processo elettorale, il Fis viene dichiarato fuori legge e comincia uno scontro sempre più sanguinoso tra i gruppi terroristi di ispirazione islamica radicale e l’esercito algerino. L’organizzazione terroristica dominante è il Gia (Gruppo Islamico Armato), in seguito affiancato dal Gspc (Gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento). In Algeria il terrorismo islamico raramente ha preso di mira gli stranieri. Le vittime sono state soprattutto cittadini algerini. Nel decennio di sangue sono stati colpiti intellettuali, scrittori, giornalisti, esponenti della vivace società civile che caratterizza l’ex colonia francese. Numerosi anche gli attacchi contro poliziotti e militari. A migliaia i caduti fra la popolazione civile, sia nei centri urbani che nei villaggi. Tra gli stranieri sono stati colpiti esponenti della chiesa cattolica, da sempre minoritaria ma costanghreb. L’obiettivo sembra in gran parte fallito per mancanza di fondi, di uomini e anche per l’azione

repressiva condotta dall’esercito algerino. temente a fianco della popolazione musulmana nei momenti difficili del Paese. Vanno ricordate le uccisioni del vescovo di Orano Pierre Claverie e dei sette monaci trappisti del monastero di Tibherine. Si calcola che in totale le vittime del terrorismo in un decennio siano state circa 100mila. Una via di uscita dal tunnel del terrorismo è stata cercata a partire dal 1999, quando è stato eletto alla presidenza della Repubblica Abdelaziz Bouteflika. Bouteflika ha voluto impegnarsi per la riconciliazione e ha offerto una amnistia ai combattenti islamici in cambio del loro disarmo. Questo processo di riconciliazione è andato avanti con difficoltà e anche ambiguità. Alcuni gruppi hanno continuato le loro attività terroristiche, ma lentamente la vita degli algerini è tornata a

Tensioni con Tunisi per la pesca

La tensione è salita all’improvviso, nell’anno, fra Algeria e Unisca, soprattutto per questioni legate alle acque territoriali e alla pesca. L’episodio più grave in ottobre, con una fregata della Marina Militare Algerina che ha aperto il fuoco contro un peschereccio tunisino, uccidendo un uomo. Secondo quanto riferito dall’agenzia Tap, il battello si trovava circa un miglio all’interno delle acque territoriali algerine. La fregata ha intimato all’imbarcazione di seguirla per attraccare ad un porto, ma chi era bordo si è rifiutato. Questo il motivo per cui i soldati algerini avrebbero poi aperto il fuoco contro il battello. Sono arrivate subito anche tre imbarcazioni della Guardia Costiera tunisina, ma ogni tentativo di prestare soccorso al marinaio è stato inutile.

Quadro generale

Marzia Lami

Abdelaziz Bouteflika (Oujda, 2 marzo 1937)

Abdelaziz Bouteflika è stato eletto Presidente dell’Algeria il 15 aprile 1999. Rappresenta un uomo della vecchia guardia, legato all’esperienza dell’Armata di liberazione nazionale, il braccio armato del Fln (Fronte di liberazione nazionale), al quale si unì all’età di 19 anni. Dopo la conquista dell’indipendenza, Bouteflika diventa ministro della Gioventù a 25 anni e un anno più tardi passa alla guida del ministero degli Esteri. Resta in carica fino al 1979. Dopo la morte del Presidente Boumédiene cade in disgrazia ed è implicato in una vicenda di corruzione e per sei anni sceglie l’esilio. Ritorna in Algeria nel 1989 e vive con un ruolo defilato il decennio degli “anni di piombo”, segnato dall’offensiva del terrorismo islamico nei confronti della popolazione civile. Nel 1999, in occasione delle elezioni presidenziali, Bouteflika di presenta come candidato indipendente. Viene eletto con il 74% dei suffragi e propone all’Algeria una politica di pacificazione nazionale. Bouteflika è stato rieletto nel 2004 e nel 2009, anche se nel 2005 è stato a lungo ricoverato in un ospedale parigino (si sospetta un cancro allo stomaco). La candidatura per un terzo mandato è stata resa possibile da un discusso emendamento della Costituzione, contestato da diverse forze politiche.

Marzia Lami

Proteste timide, al-Qaeda rilancia “Mi sono congratulato con la nostra gente in Libia per la sua vittoria contro il tiranno e faccio appello al popolo d’Algeria a seguire il vostro esempio. I vostri fratelli in Tunisia e in Libia hanno gettato nella pattumiera i loro tiranni: perché non vi ribellate anche voi contro il vostro tiranno?” Con queste parole l’egiziano Ayman Al Zawahiri, 59 anni, considerato il successore di Osama bin Laden alla guida di al-Qaeda, ha incitato il popolo algerino a ribellarsi contro il Governo e il Presidente Abdelaziz Bouteflika. Le parole incendiarie di Al Zawahiri sono contenute in un video di 13 minuti messo in rete nell’ottobre del 2011 e dimostrano come l’Algeria sia ancora considerata un Paese chiave dalla rete internazionale del terrorismo di matrice islamica fondamentalista. Tuttavia la cosiddetta “Primavera Araba” sembra avere contagiato solo in parte la popolazione algerina. In Algeria il malcontento resta diffuso, ma la protesta resta timida.

essere più tranquilla, soprattutto nei principali centri urbani. Anche se negli ultimi anni c’è stata una ripresa delle azioni terroristiche anche ad Algeri, per opera dei militanti di al-Qaeda per il Maghreb islamico attentati del dicembre 2007 e dell’agosto 2008. L’Algeria non ha quindi raggiunto una condizione di completa stabilità e sicurezza. A questa condizione si aggiunge un quadro politico assolutamente immobile. Arrivato alla presidenza nel 1999 Bouteflika, rieletto nell’aprile del 2009 (è il terzo mandato consecutivo), ora conta di restare al potere fino al 2014. Quando divenne presidente, Bouteflika alimentò molte speranze. Promise di ristabilire la pace, la riforma della pubblica amministrazione, della scuola e della giustizia. Assicurò di voler garantire il prestigio della nazione. Ma i progressi sperati non ci sono stati. O sono stati molto timidi, ben al di sotto delle attese. Come ha scritto il quotidiano indipendente El Watan, Boueflika non ha cose nuove da dire e presenta da un decennio lo stesso programma. Restano perciò irrisolti molti problemi come la corruzione, l’inflazione, la disoccupazione e la crisi degli alloggi, che colpisce soprattutto i giovani. Sulla scena politica non si affacciano uomini nuovi e resta dominante una casta di politici, militari e burocrati che gli algerini definiscono genericamente Le Pouvoir (Il potere). Di fronte a questa immobilità l’Algeria non collassa solo perché galleggia su un mare di petrolio. Grazie alle riserve di idrocarburi l’Algeria negli ultimi anni ha potuto arricchire le sue riserve valutarie (145miliardi di dollari) sfruttando gli aumenti del prezzo del greggio (ma con un calo sensibile nel corso del 2009). Tuttavia questa ricchezza non si è riversata sulla popolazione e la forte dipendenza dalle risorse petrolifere non ha favorito una diversificazione dell’economia. Gli introiti incassati dall’export di gas e petrolio vengono in gran parte utilizzati per l’importazione di alimentari, medicinali e materiali per l’edilizia.

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