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Sahara Occidentale
Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati United Nations High Commissioner for Refugees
I dati contenuti nella tabella a fianco sono forniti dall’Alto Commissariato per i Rifugiati UNHCR. Sono dati ufficiali tratti dal rapporto Global Trends 2010 uscito nel giugno 2011 dai quali è possibile vedere i flussi dei rifugiati in entrata ed in uscita da ogni singolo paese. Per un approfondimento rimandiamo alla consultazione del rapporto stesso.
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RIFUGIATI ORIGINATI DEL SAHARA OCCIDENTALE
RIFUGIATI 116.415
PRINCIPALI PAESI CHE ACCOLGONO QUESTI RIFUGIATI
ALGERIA
MAURITANIA 90.000
26.000
Situazione attuale e ultimi sviluppi
Pesca contesa
Rischia di finire davanti alla Corte di giustizia europea l’accordo sulla pesca sottoscritto tra l’Unione Europea e il Marocco, un protocollo in base al quale l’Ue paga al governo di Rabat oltre 36milioni di euro per pescare nella acque marocchine, incluse quelle del Sahara occidentale. In base al diritto internazionale i proventi della pesca dovrebbero andare a beneficio di tutte le popolazioni interessate, compreso il popolo Saharawi. Un gruppo di 74 eurodeputati, guidati dal liberaldemocratico britannico Andrew Duff, ha presentato una risoluzione con cui si chiede alla Corte di Giustizia dell’Ue di stabilire se l’intesa vìoli o no i trattati dell’Unione Europea e il diritto internazionale.“Il prolungamento dell’accordo sulla pesca con il Marocco – ha spiegato Duff in una nota – genera un’incertezza sulla sua legalità sia sostanziale che procedurale. Il Parlamento europeo ha il dovere di sapere se gli obblighi Ue e del diritto internazionale sono pienamente rispettati’’.
UNHCR/S. Hopper
La delegazione Saharawi, che ha preso parte alle negoziazioni informali con il Marocco, tenute dal 19 al 21 luglio scorsi a Manhasset (New York), non nasconde il suo malessere dopo il prevedibile insuccesso di questo ottavo round. Alcuni esperti della questione Saharawi non si fanno la minima illusione sui progressi che potrebbero aprire la via verso una soluzione giusta e onorevole del conflitto. I saharawi attendono da parte delle Nazioni Unite il valore legale internazionale come è stato fatto con Timor-Est (un caso simile al problema del Sahara occidentale), antica colonia portoghese annessa all’Indonesia, che ha raggiunto l’indipendenza in seguito ad un referendum di autodeterminazione accettato dalla vecchia potenza coloniale, il Portogallo, e il Governo indonesiano. La ricerca di una soluzione di questo conflitto, vecchio più di tre decenni è stato complicato dalle ambizioni geostrategiche della Francia rispetto alla costa Ovest dell’Africa. Forte del sostegno incondizionato della Francia che non esiterà ad usare il suo diritto di veto al Consiglio di sicurezza per bloccare tutte le soluzioni conformi alla legalità internazionale nel caso del Sahara occidentale, esattamente come agiscono gli Stati Uniti nei confronti di Israele, il Marocco è stato inflessibile a Manhasset. Il rappresentate personale del Segretario generale dell’Onu, M. Christopher Ross, è ottimista fin tanto che il dialogo rimane aperto. Nel suo comunicato ha valorizzato gli aspetti positivi: il “Clima di lavoro e l’accettazione da parte delle due delegazioni di riprendere i negoziati il prossimo settembre per trovare una soluzione giusta, durevole e mutualmente accettabile nel rispetto del diritto all’autodeterminazione del popolo saharawi”. Il problema agli occhi del Rappresentante del Fronte Polisario all’Onu M. Ahmed Boukhari è che i marocchini hanno fatto di tutto per orientare il dibattito su: “Questioni secondarie che sono certamente importanti (le visite delle famiglie saharawi tra Al Ayounee Tindouf, lo sminamento delle zone controllate dal Fronte Polisario, etc.), allo scopo di evitare la questione del referendum di autodeterminazione”. Dietro l’intransigenza marocchina vi è la Francia, mentre, come ha detto Boukhari: “L’Onu è giunto alla conclusione che per fare avanzare le negoziazioni, il responso del popolo è inevitabile”. La stampa e gli osservatori internazionali del fronte Polisario, hanno chiesto la cessazione della repressione contro i cittadini saharawi, la liberazione dei detenuti politici nelle carceri marocchine e il libero accesso ai territori alle Ong. È da sottolineare nuovamente che
SAHARA OCCIDENTALE
Generalità
Nome completo: Repubblica Araba Saharawi Democratica (RASD) Bandiera
Lingue principali: Capitale: Popolazione: Area: Religioni: Moneta:
Principali esportazioni:
PIL pro capite: Hassaniya, spagnolo El Ayun circa 1 milione circa 280.000 Kmq Islamica Sunnita Dinaro algerino nei campi profughi, Dirham marocchino nei territori occupati Fosfati, pesca, petrolio e probabilmente ferro e uranio n.d.
le Nazioni Unite auspicano più che mai una soluzione che garantisca il diritto all’autodeterminazione del Sahara occidentale, mentre il Marocco rimane determinato a bloccare gli sforzi in corso, temendo l’esito del risultato di una consultazione democratica saharawi. La comunità internazionale è chiamata a prendere tutte le misure per fare rispettare i principi di legalità e giustizia nei confronti del Sahara occidentale.
Il Popolo Saharawi è privato del diritto fondamentale e internazionalmente riconosciuto ad avere una terra, su cui vivere in pace e libertà. Il diritto all’autodeterminazione viene negato dal Governo del Marocco, nonostante le numerose risoluzioni di condanna dell’Onu e nonostante Hans Corel, Segretario per gli Affari Giuridici dell’Onu abbia giudicato “illegale” lo sfruttamento delle risorse naturali del Sahara Occidentale, costituite da grandi quantità di fosfati e abbondantissimi banchi di pesce. Molte Nazioni europee considerano illegale Il Sahara Occidentale comprende le Regioni di Saquia el Hamra al Nord e Rio de Oro al Sud, 284mila Kmq. Confina con il Marocco, l’Algeria, la Mauritania e l’Oceano Atlantico. È uno dei territori più ostili alla vita dell’uomo in tutto il pianeta. Aride distese di rocce e dune di sabbia sono solcate da piccoli wadi (letti di fiumi) nei quali si accumula quel po’ di acqua che non riesce mai a raggiungere il mare a causa della rapida evaporazione. Il Sahara Occidentale, già colonia spagnola, è l’ultima colonia africana ancora in attesa dell’indipendenza: al dominio spagnolo, infatti, nel 1975 si è sostituito quello di Marocco e Mauritania, che hanno invaso il territorio. La maggior parte della popolazione è fuggita in Algeria dove, da allora, vive nei campi profughi. In pratica, la questione del Sahara Occidentale è un caso di decolonizzazione mancata. Il popolo Saharawi è privato dal 1975 del suo diritto all’autodeterminazione. Lo dimostrano le tappe di questo conflitto. Il 6 ottobre 1975, il re del Marocco dà il benel’estensione al Sahara Occidentale degli accordi sulla pesca, approvati nel 2006 tra il Parlamento Europeo e il Marocco. Fortunatamente le contraddizioni europee non si applicano al campo umanitario, dove il contributo dell’Unione Europea è decisivo per il sostentamento dei rifugiati. Anche se, purtroppo, gli aiuti umanitari internazionali stanno diminuendo in maniera vistosa e preoccupante. Ad esempio, anche l’Italia, per il 2010 ha ridotto da 7milioni a solo 300mila euro la propria as-
sistenza.
stare alla “marcia verde”, attraverso la quale 350mila marocchini avanzano verso il Sahara Occidentale con l’obiettivo di conquista del territorio. Il 31 Ottobre 1975 inizia l’invasione marocchina nella zona Orientale del Sahara Occidentale. La Spagna intanto si ritira e il 2 novembre Madrid riafferma il proprio supporto all’autodeterminazione della gente Saharawi, allineandosi agli impegni internazionali assunti. Con il ritiro della Spagna, alla fine del 1975 il Polisario (movimento di liberazione che dal 1973 lotta per l’indipendenza) sembra sul punto di guadagnare l’indipendenza. Ma con trattative separate e segrete, Madrid firma un accordo clandestino con il Marocco e la Mauritania. I tre Paesi decidono di spaccare il territorio del Sahara Occidentale fra il Marocco e la Mauritania, evitando di dare l’indipendenza ai Saharawi. Nel 1976 il Fronte Polisario proclama la Rasd, Repubblica Araba Saharawi Democratica, ma l’annessione illegale del territorio dà il via alla guerra fra Marocco e Mauritania, per il controllo del territorio. Decine di migliaia di Saharawi
Quadro generale
Tregua finita
“Il nostro movimento riprenderà presto le armi a causa del fallimento delle trattative con il Marocco sul futuro del Sahara occidentale”. Non lasciano molto spazio alla speranza di una soluzione pacifica del conflitto le dichiarazioni che il leader del Fronte Polisario Mohammed Abdelaziz ha rilasciato, nel settembre del 2011, al giornale arabo “Al-Quds al-Arabi”. Abdelaziz si è detto convinto che se non si arriverà in tempi brevi all’autodeterminazione del popolo Saharawi attraverso un referendum, “la soluzione militare è ormai quella che sta emergendo”. Il leader del movimento indipendentista non ha risparmiato dure critiche alla comunità internazionale e in particolare al governo spagnolo che viene accusato di avere “assunto posizioni favorevoli al Marocco”.
Brahim Dahane (1965)
Brahim Dahane è attivista, Presidente dell’Associazione Saharawi delle Vittime di Gravi Violazioni dei Diritti Umani (Asvdh), bandita dal Marocco. Nato nel 1965, vive ad El Aaiun, nei territori del Sahara Occidentale occupati. Nel 1987, dopo aver partecipato alle manifestazioni di accoglienza della Minurso viene rapito dalle forze di sicurezza marocchine e detenuto in centri di detenzione segreti. Dopo 4 anni viene liberato senza conoscere la ragione dell’arresto. Viene nuovamente arrestato nel 2005. Amnesty International, Human Rights Watch, ed altre avviano una campagna per la liberazione di Dahane, che avviene 2006. Nel 2009, viene ancora arrestato e rilasciato il 14 aprile 2011. Nel 2009 ha ricevuto il Premio Anger per i diritti umani. La Commissione Internazionale dei Giuristi ha motivato il premio riconoscendogli un coraggio incrollabile. Il 16 novembre era però in carcere, tanto che a ricevere il premio a Stoccolma si è recata la sorella Aicha. Nel giugno del 2011 intervistato da Pat Patford, spiega ”C’è il Fronte Polisario che vuole l’indipendenza e i Saharawi credono nel Polisario. Poi c’è il diritto internazionale, la base giuridica che è dalla nostra parte… Il nostro è un Paese offeso dalle armi. Soprattutto è un Paese offeso dal silenzio”.
UNHCR/S. Hopper
Calcio e violenza Anche una semplice partita di calcio può diventare la scintilla che fa riesplodere le violenze. È accaduto nel settembre 2011 a Dakhla, 1.800 km a Sud di Rabat, città simbolo del Sahara Occidentale occupato, dove al fischio finale di un incontro tra la squadra marocchina di Casablanca ‘Chabab Al-Mohammadia’ e quella locale del ‘Moulodia’ sono scoppiati disordini tra i tifosi locali e le forze dell’ordine. Gli scontri sono poi degenerati in violenze che hanno interessato diverse zone della città e per molte ore. Sette persone sono rimaste uccise, tra cui due agenti, venti sono stati i feriti e numerosi i danni, i negozi e le automobili dati alle fiamme. Il ministro dell’Interno marocchino, Taieb Cherkaoui, ha ordinato l’apertura di una inchiesta sulla vicenda.
fuggono sotto i bombardamenti al napalm del Marocco. L’aggressione investì sia il Nord che il Sud del Paese facendo fuggire i Saharawi verso Est, in Algeria appunto, dove è stato concesso loro asilo politico. Il rientro nelle loro terre viene reso ancora più difficile dalla costruzione da parte del Marocco, a partire dal 1980, di un muro elettrificato. È un’impressionante opera militare: bunker, postazioni fortificate, campi minati (mine in gran parte italiane), lungo oltre 2200 Km alto cinque metri fatto di sassi e sabbia; si dice che il suo mantenimento costi al Governo marocchino oltre 1milione di dollari al giorno. Nel 1984, l’Organizzazione degli Stati Africani ammette come Stato membro, la Rasd, espelle il Marocco, nega di fatto valore giuridico agli accordi fra Spagna, Mauritania e Marocco. Nel 1991, dopo 18 anni di guerra, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu approva il Piano di Pace. Dal 6 settembre 1996 la Missione delle Nazioni Unite per il Referendum nel Sahara Occidentale, Minurso, sorveglia il rispetto del cessate il fuoco e organizza il referendum di autodeterminazione che è rimasto solo sulla carta, a causa dell’opposizione del Marocco. Sempre l’Onu, in una decisione specifica sul Sahara Occidentale, trasmessa da Hans Corell, Segretario Generale Aggiunto per gli Affari Giuridici, al Presidente del Consiglio dichiara: “Gli Accordi di Madrid non hanno significato in alcun modo un trasferimento di sovranità sul territorio, né hanno concesso ad alcuno dei firmatari lo status di potenza amministrante, dato che la Spagna non poteva concederlo unilateralmente. Il trasferimento di potere amministrativo sul territorio nel 1975 non riguarda il suo status internazionale, in quanto territorio non autonomo”. La continuazione dello status quo sta conducendo ad una repressione sempre più brutale nelle zone occupate e ad un ritorno alle ostilità. Molti giovani ed anziani parlano apertamente della necessità, per sbloccare l’empasse, di ricorrere alle armi o ad atti di terrorismo che sino ad oggi non sono stati parte della strategia Saharawi.