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Libia

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Fonti

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Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati United Nations High Commissioner for Refugees

I dati contenuti nella tabella a fianco sono forniti dall’Alto Commissariato per i Rifugiati UNHCR. Sono dati ufficiali tratti dal rapporto Global Trends 2010 uscito nel giugno 2011 dai quali è possibile vedere i flussi dei rifugiati in entrata ed in uscita da ogni singolo paese. Per un approfondimento rimandiamo alla consultazione del rapporto stesso.

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RIFUGIATI ORIGINATI DALLA LIBIA

RIFUGIATI 2.309

RIFUGIATI ACCOLTI NELLA LIBIA

RIFUGIATI 7.923

Situazione attuale e ultimi sviluppi

La fratellanza senussita

Muhammad Ali Ibn al-Senussi (1787-1859), nato in Algeria e definito come ‘Il grande Senussi’, trasformò gli insegnamenti teorici di Shaykh Ahmad Bin Idris, fondatore della confraternita Tariqa Muhammadiya (e avverso ai particolarismi regionali e tribali della Regione in nome dell’unita dell’Umma islamica), in organizzazioni religioso-politiche. Al-Senussi a sua volta fondò l’ordine sufi della fratellanza senussita, ponendo così le basi della Libia moderna. I senussiti erano militanti attivi e missionari che predicavano la fratellanza e l’unità aldilà delle diversità etniche e tribali. I discendenti di Senussi resistettero all’occupazione coloniale francese prima e poi a quella italiana. Sayyid Muhammad Ali Ibn Idris, nipote del Grande Senussi, guidò la resistenza contro gli italiani e nel 1951 diventò il primo re di Libia. Forse è solo con la Senussia di re Idris I che le diversità tribali si sono in qualche modo attenuate. Il 20 ottobre 2011 la notizia: Gheddafi è morto, ucciso dai ribelli mentre tentava di fuggire da Sirte, la sua città natale. Si chiude così la guerra civile che ha insanguinato la Libia per quasi nove mesi e coinvolto la Nato in un’operazione aerea e navale decisa sì dall’Onu, con la risoluzione 1973, ma da subito contestata e difficile. La morte di Gheddafi scrive la parola fine ad un regime controverso, durato 42 anni. Lo scontro era iniziato il 15 febbraio 2011, con una manifestazione dei familiari delle vittime del carcere di Abu Salim di Tripoli (1270 persone uccise in seguito ad una esecuzione di massa nel 1996), degenerata in battaglia. La Cirenaica diventa l’epicentro della rivolta. Bengasi, Tobruq, Derna, Al Beida, Ajdabiya sono le città nelle quali vengono prese d’assalto caserme e basi militari rimaste fedeli al regime. L’esercito resta con Gheddafi e si arriva inevitabilmente alla guerra civile. Da una parte ci sono le tribù dell’Est, raggruppate sotto l’ombrello del Consiglio Nazionale Transitorio di Bengasi, che rappresenta chi si ribella a Tripoli. Dall’altra ci sono la Tripolitania e il Fezzan. Nello scontro, sanguinoso, si inseriscono anche questioni etniche e linguistiche, come quelle dei berberi dello Djebel Nafusa e si rompono gli equilibri politici e tribali che il Colonnello Gheddafi aveva tenuto in piedi sin dalla presa del potere nel 1969. Il risultato è che nelle battaglie restano sul terreno migliaia di morti, molti dei quali civili che fuggono. Così, il 19 Marzo 2011, a seguito della Risoluzione Onu 1973, la Nato interviene. Ufficialmente per difendere i civili, nella realtà come supporto alle forze ribelli. Lo scontro si protrae per mesi, con momenti di stallo e improvvisi avanzamenti. Poi, il 21 agosto i ribelli annunciano di aver preso Tripoli. In realtà, si combatte ancora, con gruppi di cecchini e sacche di lealisti sparsi per la città, soprattutto a Sud Ovest. Il culmine è la battaglia di Bab el Azizia, il cuore del potere del Colonnello Gheddafi, espugnata dai ribelli dopo tre ore e mezza di combattimenti il 23 pomeriggio. I giorni seguenti i combattimenti toccano il quartiere lealista e ultimo baluardo della resistenza dei fedelissimi di Gheddafi, Abu Salim. Il 26 agosto circa duecento cadaveri vengono ritrovati nell’ospedale di Abu Salim, parte di loro lealisti, abbandonati dal personale medico durante gli scontri. Il 28 altro massacro, questa volta ad opera lealista: 170 cadaveri, molti dei quali carbonizzati, nel quartiere di Khallat el Furjan, poco distante da una delle sedi della 32 Brigata Khamis. Sirte, Bani Walid e Sabha rimangono sotto il controllo delle truppe fedeli al vecchio governo, mentre Gheddafi continua a farsi sentire con messaggi audio mandati in onda da una tv siriana. I combattimenti toccano anche la popolazione nera ancora presente in Libia, accusata dai ribelli di essere al soldo di Gheddafi e di fornire mercenari. Sono numerosi i casi di ar-

Generalità

Nome completo: Repubblica di Libia Bandiera

Lingue principali: Capitale: Popolazione: Area: Religioni:

Moneta: Principali esportazioni: PIL pro capite: Arabo Tripoli 6.120.585 (2008) 1.759.840 Kmq Musulmana (97%), Cristiani (3%) Dinaro libico Petrolio, gas naturale

Us 13.805

resti arbitrari e omicidi, tanto che il Presidente dell’Unione Africana, Jean Ping, invita il Cnt, il Governo provvisorio, a tenere sotto controllo la situazione, evitando stragi. In ottobre iniziano a manifestarsi le prime frizioni all’interno del Governo provvisorio. La presenza jihadista è forte, tanto che il generale Abdel Hakim Belhadj viene nominato comandate della piazza di Tripoli. Belhadj si chiama in realtà al Hasadi, ed è un ex terrorista ed ex detenuto a Guantanamo. Si convoca comunque il primo incontro internazionale con Francia, Inghilterra e Italia, per discutere della ricostruzione. Il tutto mentre prosegue la caccia a Gheddafi, conclusa con la sua cattura e l’uccisione.

Si è combattuto per il controllo del potere, in Libia, nel 2011, con la volontà di abbattere un regime fondato sull’appartenenza tribale e sul clan famigliare. La famiglia Gheddafi controllava direttamente o attraverso amici, l’intera macchina economica della Libia, soprattutto per quanto riguarda il petrolio. E decideva con chi fare affari in modo rigido. Il meccanismo si

UNHCR/A.Branthwaite Ex colonia italiana, la Libia, come entità statale, è un’invenzione recente, legata proprio al dominio italiano nella prima metà del ‘900. La presenza italiana in quella che allora si chiamava Tripolitania risale all’800, ma il primo studio pratico di un piano di occupazione fu sviluppato solo nel 1885, in corrispondenza con quella di Beilul e Massaua in Eritrea. È nel 1911, con la Guerra Italo-Turca (28 settembre 1911-18 ottobre 1912), che inizia il dominio italiano sulla regione. Il 18 ottobre 1912 le due potenze siglano, attraverso il Trattato di Losanna, il passaggio della Regione (Cirenaica

è rotto e ora l’intero pacchetto del controllo dei giacimenti – prima in buona parte italiani – verrà riduscusso, con nuove alleanze internazionali alle porte. Francia e Inghilterra, grandi sponsor della rivoluzione, saranno in prima fila, a discapito dell’Italia, forse troppo amica del Colonnello in passato. e Tripolitania) dall’Impero Ottomano a Roma. Nasce la Libia italiana. Ma la popolazione autoctona da subito filo da torcere ai soldati italiani: leader della resistenza è Omar al Mukhtar. Nel 1931 la svolta: al Mukhtar viene arrestato. Dopo un processo farsa, il 16 di settembre dello stesso anno il vecchio ribelle libico viene impiccato poco fuori Bengasi. Tre anni dopo, nel 1934, viene istituito il Governatorato Generale della Libia (Tripolitania e Cirenaica). Primo governatore è Italo Balbo. Nel 1937 la Libia italiana viene divisa in quattro province: Tripoli, Misurata, Derna e Bengasi. Il Fezzan è compre-

Il Cnt

Il Consiglio Nazionale di Transizione è l’organo politico che si è contrapposto nel 2011 al Governo di Gheddafi. È composto da 31 membri, ma le facce più note sono quelle di Mustafah Abdel Jalil, Presidente, Mahmud Jibril, primo Ministro ad Interim, Hafiz Goga, portavoce nonché vicepresidente, Omar al-Hariri, responsabile delle questioni militari. Al suo interno sono diverse le anime: dai filo occidentali, ai liberisti, con una discreta presenza di simpatizzanti dell’islamismo radicale, abbastanza potenti da far nominare il generale Abdel Hakim Belhadj, ex terrorista ed ex detenuto a Guantanamo, comandante del Tripoli Military Council. Frizioni tra diversi gruppi del Cnt e tra le milizie delle varie città hanno incominciato a manifestarsi poche settimane dopo la presa della capitale. Tra i compiti del Cnt quello di organizzare libere elezioni una costituente. Il Consiglio è affiancato da un Consiglio militare

composto da 15 alti ufficiali.

Quadro generale

Muammar Gheddafi (Sirte, 7 giugno 1942 – 20 ottobre 2011)

È stato per quarantadue anni il padre – padrone della Libia, per lungo tempo spauracchio del mondo occidentale, considerato finanziatore di movimenti rivoluzionari e terroristici. È arrivato al potere nel 1969, a soli 27 anni, con un golpe contro la monarchia filo-occidentale del re Sayyid Hasan I di Libia. È capitano dell’esercito e, una volta al potere, diventa colonnello, in memoria del suo idolo: l’egiziano Nasser. Cacciati gli italiani ancora residenti, il colonnello da vita ad una repubblica, in cui vengono aboliti i partiti e ridotte le libertà. A guidarne il cammino è il Libro verde del 1975. È il periodo del finanziamento ai gruppi eversivi di tutto il mondo. Nel 1979 rinuncia ad ogni carica pubblica e mantiene il titolo di Guida della Rivoluzione, rimanendo padrone della Libia. Negli anni ’80 rivede le relazioni internazionali, riavvicinandosi ai Paesi europei e agli Usa. Pur restando personaggio controverso, ottiene credito internazionale, soprattutto per le posizioni prese durante le due guerre del Golfo. Nella primavera del 2011 reprime le rivolte che nascono in Libia sull’onda di quanto accade negli altri Paesi islamici. È l’inizio della fine, con una lunga guerra civile che si conclude con la cattura e l’uccisione vicino alla città natale il 20 ottobre 2011.

UNHRC/ A. Duclos

Eni, una presenza importante L’Eni è presente in Libia dal 1959 ed è l’azienda petrolifera più importante nel Paese. Nel 2010 la compagnia italiana è stata il primo operatore internazionale di idrocarburi con una produzione di 522mila barili al giorno. GreenStream, il gasdotto lungo 520 chilometri che collega Mellitah, sulla costa libica, con la Sicilia, nel 2010 ha importato dal Paese africano circa nove miliardi di metri cubi di gas naturale. Le controllate Eni, come Snamprogetti e Saipem, hanno inoltre realizzato numerosi progetti, tra i quali le raffinerie di Zawiyah e di Ras Lanuf, l’impianto di ammoniaca e quello per la liquefazione del gas naturale di Brega, l’impianto per il recupero dei condensati di Bu Attifel e le piattaforme per lo sviluppo del campo di Bouri. Il gasdotto e le attività di estrazione sono però ferme da febbraio 2011. Nel giugno 2008 Eni e la società Noc (National Oil Company, società petrolifera pubblica) hanno firmato sei contratti con durata fino al 2042 per le produzioni ad olio e al 2047 per quelle a gas. I contratti in corso, quindi, non dovrebbero essere rivisti con le nuove istituzioni del Cnt. Rimangono dubbi su quando la produzione di petrolio tornerà ai livelli preguerra. Secondo diversi analisti, ci vorranno alcuni anni.

so nel ‘Territorio Militare del Sud’. Durante la II Guerra Mondiale il territorio viene occupato dalle truppe alleate: è il 1943. Con il Trattato di Pace del 1947, il Paese viene diviso in due amministrazioni: Tripolitania e Cirenaica sotto gli inglesi e Fezzan alla Francia. Nel 1951 arriva l’indipendenza. La Libia è il primo Paese africano a liberarsi dal giogo colonialista. Re Idriss I sale al potere. Sarà il primo e l’unico re di Libia. Nel 1969, in settembre, infatti, il giovane ufficiale Muhammar Gheddafi attua un incruento colpo di stato, insieme ad altri ufficiali. In quello stesso anno, Gheddafi allontana gli inglesi dal Paese, chiudendo tutte le loro basi militari. L’anno successivo, confisca i beni ai tanti italiani che ancora sono in Libia e li caccia, aprendo un lungo contenzioso sui danni portati dal colonialismo italiano. Nel 1975 Gheddafi pubblica il Libro Verde, il suo pensiero politico alternativo tra comunismo e liberalismo, una sorta di mix tra socialismo reale e democrazia ateniese, mescolato con gli interessi tribali, gestito dai ‘Comitati popolari’ organismi di base della volontà popolare. Nel frattempo, viene accusato di finanziare i gruppi terroristici internazionali e gli Stati Uniti lo dichiarano nemico numero uno, tentando più volte di ucciderlo, con bombardamenti aerei (1986) e attentati. Lui, continua ad arrestare e far sparire gli oppositori, inseguendoli e uccidendoli anche all’estero. Negli anni ‘90, dopo la prima guerra del Golfo (1991), inizia un lento avvicinamento all’Europa e agli Stati Uniti, operazione che sfocia nella ripresa delle relazioni diplomatiche con Washington e con la ripresa degli affari con il Vecchio Continente. Nulla sembra turbare il regime, sino alla primavera del 2011, quando le rivolte popolare di Egitto, Tunisia e altri Paesi islamici danno fiato ad una opposizione interna che sembrava sconfitta.

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